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Racconti di DominazioneRacconti Gay

il mio maschio mi mette in gara

By 14 Settembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Come avrete già letto in altri racconti ho una relazione con un mio amico che ormai dura da anni e che mi fa vivere momenti di alto erotismo ma che contemporaneamente mi assoggetta al suo volere ed alle sue fantasie che credetemi, sono illimitate e mi fanno raggiungere gradi di eccitazione e di godimento che mi rendono schiava/o del suo volere. Per maggior chiarezza il proseguire del mio racconto mi chiamerò sempre con appellativi al femminile perché tale mi sento e cosi vuole il mio uomo tanto da farmi gareggiare con una sua amante molto porca che lo soddisfa in tutte le sue fantasie e per eleggere la sua favorita tra le due e per questo io ci metterò tutto l’ impegno possibile in quanto la vittoria della mia avversaria farebbe si che il mio uomo mi mettesse un po’ in disparte, fatto che già al solo pensiero, mi fa mancare il respiro e mi getta nel panico, ma veniamo hai fatti.
Una settimana fa il mio amico mi chiama al telefonino e mi dice ‘ Milena, questo e il mio nome al femminile, raggiungimi al lavoro perché devo parlarti’ , io pensando volesse stabilire un appuntamento per incontrarci da qualche parte rispondo che sarei volata da lui, chiudo il telefono e nella mia mente incominciano a materializzarsi scene di sesso con il mio lui protagonista assoluto il suo sesso si configura nella mia mente sempre enorme e le fantasie mi fanno eccitare, nel vestirmi per incontrarlo e rendere ancora più eccitante la cosa, non metto gli slip ma decido di indossare un perizoma di merletti che mi si infila tra le chiappe solleticandomi il buchino e sopra indosso i jeans che sento strofinare sulle mie chiappe nude con ulteriore eccitazione che mi inebria la mente. Arrivo al suo ufficio e lo chiamo per scendere lui dopo un po’ arriva e mi guarda sorridendomi io mi sciolgo e gli prendo la mano per salutarlo e la accarezzo ma la lascio subito per la paura che qualcuno che conosciamo possa vederci e sospettare qualcosa, lui mi accompagna al bar e mi fa sedere dicendomi che mi deve parlare ,comincio ad avere paura penso che ci sia qualcosa di grave che deve dirmi e mi manca il respiro, lui accorgendosene mette la sua mano sotto il tavolinetto ,che coperto dalla tovaglia che copre a sguardi indiscreti le gambe, mi accarezza la gamba e mi sussurrandomi, ‘tranquilla Milena non avere paura e solo un gioco che voglio che tu faccia per me ‘ a questo punto mi sciolgo vorrei buttargli le braccia al collo baciarlo ma mi trattengo perche siamo in un bar , lui continua, tu sai io ho un’altra amante , quell’un altra amante mi inorgoglisce perche mi mette allo stesso livello della sua donna amante , e ti ho già detto quanto sia troia e cosa le faccio fare io in pubblico e con altri maschi, adesso ho deciso che vi metterò in gara tutte e due separatamente, da premettere che lei non sa di me mentre io so di lei, e vedrò che delle due riuscirà meglio a farmi godere ed appagare la mia fantasia erotica, inutile dire che la sua non era una richiesta ma un ordine a cui lui sapeva benissimo che mi sarei assoggettata senza alcun ostacolo ed anzi che il compiacerlo mi avrebbe solo procurato piacere ed fatto vivere momenti di altissimo erotismo, quindi subito gli chiesi trepidante quale era questa prova che dovevamo affrontare e lui mi rispose che domani mi avrebbe detto e ci saremmo incontrati nella sua casa di campagna che era libera mentre nel pomeriggio avrebbe visto l’altra ,nelle stessa casa di campagna, a cui avrebbe comunicato la stessa cosa e che poi si sarebbero fermati li a scopare forse anche con un suo amico che ogni tanto faceva partecipare ai nostri incontri erotici e che, sia io che l’altra, conoscevamo bene e gradivamo essendo lui un gran maschio sempre in tiro e con litri di sperma caldo da potere gustare.
Tornando a casa non riuscivo a distogliere la mente dalle parole che mi aveva detto lui e chiedendomi cosa avrebbe mai potuto studiare di più perverso di quanto mi aveva e ci aveva fatto fare so che lei e stata coinvolta in una gang in un parcheggio in autostrada mostrata in un grande magazzino mentre si provava dei vestiti lasciando il camerino con la tenda chiusa a metà fatta prostituire per gioco ad un camionista che ha pagato 100 euro per scoparla, mentre a me mi aveva fatto fare pompini in un parcheggio a chi si avvicinava alla nostra macchina, portata in un prive e fatta travestire e scopare da tutti, portata in treno e fatta scopare a turno da venditori di colore nel gabinetto del treno, tutti questi ricordi che si accavallavano nella mia mente mi eccitavano in modo inebriante facendomi girare la testa e perdere la cognizione del tempo.
Era finalmente arrivato il giorno dell’appuntamento io mi ero preparata depilandomi un poco le braccia e il buchino per renderlo il più liscio possibile le gambe ed il sedere non occorreva perche non ho peli la barba con pelo e contro pelo per rendere la mia faccia più liscia possibile insomma tutto per essere più vicino possibile ad una donna la sua donna. Avevo messo in uno zaino tutto l’occorrente trucchi parrucca vestito calze scarpe anelli collane ecc.ecc. e via a correre da lui con la certezza di godere.
La strada non era molto lunga ma abbastanza trafficata per cui si doveva procedere lentamente, tutto questo mi faceva godere del panorama che si poteva ammirare, il mare tranquillo da un lato e la campagna un po’ ingiallita dal sole e dalle alte temperature della stagione, mentre guardavo distrattamente e nel contempo pensavo all’incontro, vedo un ragazzo sul ciglio della strada con la macchina in panne che mi fa cenno di fermarmi, devo dirvi che avevo già superato il ragazzo perché la voglia e la fretta di incontrare il mio maschio mi facevano diventare egoista , ma poi guardando l’orologio e vedendo che ero molto in anticipo, pensai che avrei potuto essere io nelle stesse condizioni di difficoltà e mi sarei molto arrabbiata se nessuno mi avesse aiutato, per cui fermai la macchina e suonando il clacson gli feci capire di avvicinarsi che lo avrei aiutato.
Il ragazzo si avvicina velocemente alla mia macchina e affacciandosi al finestrino che avevo abbassato mi spiega che la macchina gli si è bloccata e sarebbe stato molto felice se avessi potuto accompagnarlo da un meccanico, gli dissi di si e lui si accomodò al mio fianco, si presentò dicendo di chiamarsi Marco e di essere per motivi di lavoro nella nostra città, devo dirvi che il suo sorriso ed il suo modo di parlare mi avevano preso, forse perché ero troppo eccitato da prima, ma lo guardavo veramente con molto interesse sorridendo alle sue battute e tranquillizzandolo sul disturbo che non voleva arrecarmi, mi volle offrire qualcosa al bar io presi una limonata lui un caffè e proseguimmo, non so cosa mi aveva fatto quella limonata ma delle fitte addominali mi fecero fermare e piegare per calmare il dolore Marco preoccupato mi chiedeva cosa poteva fare per aiutarmi io non sapevo cosa rispondere e mi piegai ormai vinto dal dolore lateralmente appoggiandomi con il busto sulle sue gambe, il dolore non mi fece rendere conto dell’accaduto, ma mentre il dolore piano piano svaniva mi resi conto di ciò che stavo facendo, ero sulle gambe di uno sconosciuto appoggiato con la faccia sul suo inguine con il suo cazzo, che forse visto il mio strusciamento nel contorcermi, aveva preso consistenza ed era anche notevole, rimasi in quella posizione ancore fingendo che il dolore non si fosse calmato e continuando , questo volta maliziosamente, a strusciare la mia faccia sul cazzo ,che ormai era completamente eretto, attraverso il pantalone lui mi lasciava fare non so se preoccupato per il mio star male o per il piacere di sentirsi accarezzato dal mio viso, un rapido sguardo al suo volto mi fece capire che ogni volta che strofinavo il viso su di lui, sospirava e reclinava il capo indietro un chiaro segno di godimento, ormai avevo perso ogni ritegno mi piaceva quel cazzo averlo cosi vicino alla mia bocca mi aveva disinibito completamente per cui mi feci coraggio e con la mano furtivamente armeggiai con la cerniera del pantalone abbassandola, non vidi in lui alcuna reazione anzi si allungo un pò per favorirne la discesa al che infilai la mano dentro scostai gli slip e presi in mano quel cazzo pulsante e caldo, duro come il ferro, lo accarezzavo piano e lui gradiva e mi accarezzava il capelli, mi resi pero conto che eravamo in mezzo una strada e che poteva essere pericoloso e dunque, sempre stringendo il suo cazzo, gli chiesi se voleva appartarsi con me in un posto più riservato la sua non fù una risposta ma un lungo gemito di piacere ‘ siiiiiiiiiiii ‘ allora senza togliere la mano dal cazzo accesi la macchina con una mano ingranai la prima e poi partii salendo verso una stradina interna che era di fronte, li fermai la macchina gli slacciai il pantalone e finalmente potei vedere lo spettacolo del suo cazzo bello lungo grosso duro, lo masturbai piano ma poi non resistendo oltre mi abbassai e con la lingua gli leccai la cappella già bagnata, nel fare questo mi torno in mente che avevo un appuntamento con il mio uomo e dunque dovevo affrettarmi, allora lo presi tutto in bocca facendolo scivolare fino in gola come mi aveva insegnato il mio maschio e continuai cosi salendo e scendendo su quel bel cazzo pensando a quando lo avrei raccontato a lui e a come si sarebbe eccitato ascoltandomi, nel frattempo sentivo Marco chiamarmi in tutti i modi troia, zoccola,puttana mi diceva che ,mi avrebbe messo incinta con la sborra che mi avrebbe fatto bere e pian piano gridava tutto il suo piacere finche con un affondo più profondo degli altri non mi riempi la gola di caldo nettare io lo tirai un po’ fuori per gustarlo sulla lingua e sentirne il sapore lui continuava a gemere ed a venire era un vulcano dal suo cazzo usciva lava incandescente che mi faceva godere e gemere, gli ultimi schizzi li appoggiai sulle labbra per poi gustarli raccogliendoli con la lingua e mostrando ancora di più, se mai ci fosse stato il dubbio, quanto ero troia e come mi piaceva la sborra ed il cazzo, gli succhiai ancora un po’ il cazzo per pulirlo e poi come lo avevo uscito lo riposi dentro i suoi slip non prima di avergli dato un tenero bacio di ringraziamento sulla cappella, lui si aggiusto io misi in moto la macchina e lo accompagnai dal meccanico, non avevamo più parlato ma ci eravamo solo scambiati complici sguardi e dolci carezze per poi salutarci come vecchi amici mentre ancora sentivo nelle narici il suo maschio profumo e nella bocca il suo caldo gusto.

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