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Racconti Gay

Il nuovo collega 4

By 29 Luglio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Da quel venerdì sera cambiò la mia vita e quella di Tony. Il sabato mattina ci svegliammo nudi nello stesso letto, vicini l’uno all’altro, i cazzi svettanti di desiderio. Ci stiracchiammo e sentii il culo ancora un po’ frastornato per il magnifico trattamento della sera prima. Ci scherzai sopra con Tony e lui mi promise che lo avrebbe lasciato in pace per tutto il giorno. Il problema era spiegarlo alle due bestiole in mezzo alle gambe. Allora Tony si lanciò verso di me impugnando la base dell’asta con una mano e con l’altra accarezzando una tetta mentre la sua bocca famelica cercava il primo bacio della mattina. Ricambiai subito le attenzioni verso la sua asta (accidenti come mi piaceva sentirla scorrere nella mia mano!) e gli presi la testa per non farlo smettere di baciarmi. Continuammo per vari minuti a segarci, a carezzare, baciare e succhiare le varie parti dei nostri corpi fino a che, liberatoria, non giunse l’eiaculazione che sancì il piacere raggiunto.
Così ritemprati andammo a lavarci e, una volta finita la colazione, facemmo il piano della giornata: spese per noi e per la settimana, vasche in centro e cazzeggio: era tanto che non mi ci si dedicavo perché durante i week end ero sempre a mettere in ordine e a pulire per tutta la settimana. Tony invece aveva una colf che veniva tre mattine alla settimana e questo spiegava la casa sempre in ordine. Girando per la città mi capitò un paio di volte di cogliere uno sguardo stupito, e forse un po’ geloso, in un paio di maschi che mi videro assieme a Tony. Anche se lui non usava nessun gesto che denotasse agli occhi degli altri la nostra relazione sessuale (sembravamo solo due amici in giro), ne rimasi colpito e, devo dire, anche un po’ lusingato: ero il ragazzo (o la ragazza?) di Tony e tutti quelli che lo avevano conosciuto (e magari anche assaggiato) ne sarebbero stati invidiosi.
Per la serata Tony organizzò una cosa ‘classica’, pizza fuori e poi in un pub ad ascoltare musica ballare e rimorchiare. Sì proprio rimorchiare. Non ci credevo quando me lo disse che avremmo portato a casa un paio di ragazzotte e che lui ne avrebbe procurato una anche per me. ‘E’ il mio regalo di benvenuto! In realtà nel mio lavoro l’immagine conta e far credere in giro che siamo due scapoloni dediti al tacchinaggio eviterà storie e accrescerà la mia fama’. Lo ammirai mentre girava per i tavoli e attaccava discorso con la metà delle persone che incontravamo, alla fine ci sistemammo con una compagnia abbastanza numerosa e, incredibile a dirsi, alla fine della serata portammo due belle manze a casa di Tony a bere ‘il bicchierino della staffa’! Erano tutte e due molto belle, niente da paragonare a Elisa e adesso erano lì e fra poco ci sarei andato a letto! Incredibile! Ma fu proprio quello che successe. Ce la spassammo fino a notte inoltrata con entrambe e poi, stremati ci abbandonammo nelle braccia di Morfeo in un intreccio di membra sfiancate dal piacere del sesso.
La colazione all’una fu un brunch e terminata che fu accompagnammo le due amiche a casa loro ripromettendo di vederci presto. Rientrati in casa ce ne andammo a dormire un altro po’. Non so che ora era ma quando mi svegliai avevo il cazzo in tiro, nonostante le prestazioni notturne (o forse proprio per quelle), e avevo Tony che mi stava abbracciando da dietro con un braccio tra testa e spalla e l’altra mano sulla tetta. Spinsi un po’ il culo verso le sue parti basse e avvertii la presenza della sua bestiolina già in stato avanzato di agitazione. Lentamente le sue mani presero ad accarezzarmi, mi girai verso di lui e questa volta presi io la situazione in mano, lo feci stare disteso di schiena. Prima mi misi a cavalcioni su di lui nella posizione del 69 per leccargli la sua bella mazza mentre lui mi lubrificava per bene il buchino (ormai già più largo). Poi quando mi sentii pienamente pronto, mi girai e mi misi sopra di lui. Allargai le natiche mentre lui teneva puntato il suo bastone caldo verso la mia rosellina ben ammorbidita. Piano me lo infilai, un po’ alla volta, poi, quando fu tutto dentro, mi chinai e lo baciai. Lui continuava a toccarmi le tettine e io cominciai a muovere il bacino per prendere pieno possesso del mio gradito ospite.
Fu una scopata lenta, assaporata istante per istante, colpo dopo colpo, decisa e governata da me in ogni momento, quando fermarsi, quando lanciarsi in una sfrenata cavalcata, quando ruotare il bacino attorno alla sua asta, quando fare su e giù. Tony continuò a massaggiarmi tette e capezzoli e a ricambiare i baci nei momenti nei quali venivo a prendermeli, non fece mai un movimento per scoparmi meglio, mi lasciò campo libero. Avvertii un suo irrigidimento e fui conscio dal suo sguardo che era pronto a riempire di sperma il preservativo che proteggeva la sua verga e lasciai che la libidine mi travolgesse. Gli imbrattai il torace di liquido appiccicoso ma lui non se ne curò anzi mi strinse a lui.
‘Matteo promettimi una cosa come io la prometto a te. Domani andiamo a fare gli esami sulle malattie trasmettibili sessualmente. Se tutto ok allora faremo sesso libero solo io e te. Se vai con un altro, uomo o donna che sia, lo farai solo protetto. D’accordo?’ ‘Ma certo va bene. Ma come mai?’ ‘Perché ti voglio sentire mio fino in fondo senza intermediari di lattice a filtrare le nostre sensazioni’ Un caldo bacio suggellò la reciproca promessa. La prima volta che provammo senza barriere fu un trionfo della sessualità e ricordo ancora con grandissimo piacere la sensazione che mi diede sentire il suo caldo sperma riempirmi il canale rettale.

Dopo un mese in cui passavamo quasi tutte le notti assieme, prendemmo la decisione di andare a vivere insieme. Lasciai il mio appartamento in affitto e firmai con Tony un contratto di subaffitto della seconda camera e dell’uso di cucina, salotto, bagno con tanto di clausole di recesso (da applicarsi chiaramente se un giorno ci saremmo lasciati per non ritrovarmi dalla sera alla mattina su una strada). Agli altri raccontammo che così abbassavamo le spese e siccome ci stavamo facendo la fama di ‘sventra papere’ in coppia la cosa passò abbastanza come naturale: eravamo due single che folleggiavamo.
Armando non la bevve. Ascoltò la storia quando venne fuori la prima volta alla macchinetta del caff&egrave in ufficio e anzi mi assecondò davanti agli altri colleghi. Quando fummo a pranzo mi disse con fare complice ‘adesso mi racconti tutto perché la storia dei due dongiovanni che vogliono risparmiare sull’affitto io non la bevo!’ Gli raccontai tutto. Come potevo non farlo visto che oramai sapevo tutto di lui e di tutte le sue avventure. Tony non fu dispiaciuto quando glielo dissi anzi mi sembrò quasi contento ‘Armando &egrave una persona meravigliosa che sta soffrendo perché non ha una storia stabile adesso. Spero di trovare presto qualcosa per lui’. Rimasi stupito dell’affermazione ma non discussi perché mi aveva abituato alle sue mille risorse. Lavoravo serenamente ed ero sempre più apprezzato in Azienda e alla sera condividevo con Tony la storia delle sue trattative e spesso rimanevo stupito per l’inventiva che metteva in atto per raggiungere l’obiettivo di un buon contratto. Qualche volta, se doveva uscire la sera a cena con clienti, mi aggregavo e venivo presentato come consulente esterno e suo collaboratore.
Dopo qualche mese che vivevamo assieme Tony fu impegnato con una trattativa veramente importante e delicata. L’interlocutore era un industrialotto della zona che aveva fatto parecchi milioni e possedeva ormai un impero fatto di svariate aziende. Una sera ci trovammo a cena noi due con questo commendatore Piero **** e il suo responsabile Relazioni Esterne un biondino vanesio e pieno di se che però non contava niente in azienda. Lui invece era un omone di oltre un metro e ottanta, con una bella pancetta e i pochi capelli brizzolati a sancire il fatto che forse era più vicino ai sessanta che ai cinquanta. La cena era stata piacevole e aveva preso una piega anche di intimità e di confidenza (una delle tattiche di Tony) e quando il biondino si alzò per andare in bagno me ne uscii con un ‘Ma tua moglie non dice niente per il fatto che sei sempre (avevamo ormai optato per il tu) via anche la sera per lavoro?’ ‘Ma vedi Matteo, a mia moglie importa soprattutto che io porti a casa tanti soldi così lei li può spendere. Siccome siamo senza figli e poiché &egrave gelosa vuole controllare sempre con chi vado via. Se per caso c’&egrave una donna, anche la più racchia molla tutti i suoi impegni e viene a presidiare la cassaforte. Fa conto che ha fatto assumere sua sorella, che &egrave una vera arpia, come mia segretaria personale e quindi sa cosa faccio, dove vado e con chi mi vedo. E’ impossibile sfuggire!’ Allora Tony intervenne con arguzia ‘Ma allora Piero mi hai detto due cose molto importanti di tua moglie.’ ‘E cosa?’ ‘Beh la prima &egrave che non ti ha mai dato il suo ‘lato B-!’ ‘Vero!’ ‘La seconda &egrave che proprio per questo motivo dovrebbe dubitare anche degli uomini. Ho sentito delle storie di maschietti che ti fanno godere più della migliore troia professionista!’ Piero lo guardò come colpito da una verità che non gli aveva mai attraversato la mente. Ritornò il suo tirapiedi e il discorso si portò su temi più generali.
Verso la fine della serata Piero se ne uscì con il fatto che al porto di ****, poco distante, aveva una ‘barchetta’ a motore e che gli sarebbe tanto piaciuto andare in giro il week end ma non aveva nessuna coppia di amici da invitare. ‘Se vuoi possiamo venire io, Matteo e anche un vostro amico. Ci stiamo senza disturbarti?’ ‘Beh ho 6 cabine’ (alla faccia della barchetta!) ‘Allora se facciamo così tua moglie non deve venire e può restare con le sue amiche’ concluse Tony. Un sorrisetto increspò le labbra di Piero. Tornando a casa gli chiesi ‘Ma quando hai parlato di un amico a chi pensavi e cosa hai in mente di preciso?’ (Ormai cominciavo a conoscere la sua mente machiavellica). ‘Invita a cena a casa nostra Armando per domani sera che poi ti dirò’. Ma mi dovetti tenere la curiosità anche la sera dopo perché a un certo punto Tony prese Armando sotto braccio e lo portò fuori sul terrazzo con la scusa che doveva chiedergli una cosa riservata.
Sospettavo qualcosa, che volesse usare Armando come esca con Piero. Glielo rinfacciai poi quando fummo soli in camera (per non insospettire la donna delle pulizie, facevamo sesso cambiando stanza ogni sera). Lui mi guardò e mi disse qualcosa che mi lasciò stupito ‘Senti Armando &egrave maggiorenne e adulto, anche Piero lo &egrave. Io offro a lui, e credo anche all’altro, una possibilità. Se desidereranno coglierla entrambi perché negarglielo? In fin dei conti sono adulti e consenzienti: non ho mica puntato una pistola ad Armando o a Piero!’. Beh forse aveva anche ragione ma io restavo un inguaribile romantico e la cosa non mi piaceva del tutto. Il giorno dopo quindi, alla pausa pranzo, chiesi ad Armando cosa ne pensasse e se la cosa lo disturbasse. ‘Senti. La conosci la mia storia e sai che non mi sarei mai laureato se non avessi raccolto i soldi con un comportamento un po’ ‘spregiudicato- diciamo così. Tony non mi offre né soldi né niente. Vengo lì di mia volontà e passerò un week end in compagnia di due amici e di una persona che non conosco. Se mi piacerà, sarò io che cercherò di fare qualcosa e sicuramente non perché me lo ha chiesto Tony, anche perché non lo ha fatto. Stai tranquillo e goditi anche tu il mare!’ Forse avevano ragione loro.
Sabato mattina una giornata splendida e luminosa ci accolse al nostro ingresso in darsena. Tutti sapevano dove si trovava la ‘barchetta’ di Piero. Era un sedici metri con ampi locali e 7 posti letto. Uscimmo lentamente e poi, una volta in mare aperto, cominciammo a solcare l’Adriatico verso la Croazia. La barca si muoveva decisa solcando le scarse onde che increspavano il mare. A metà strada ci fermammo perché Piero propose di fare un bagno proprio al largo. Tony si guardò in giro e poi disse ‘Ma con questa meraviglia di barca, con nessuno in vista, ti dispiace se faccio il bagno nudo?’ ‘Ma scherzi! Lo faccio anch’io così. Ormai saranno passati quasi trent’anni dall’ultima volta che l’ho fatto nudo. Mia moglie poi ha cambiato idea e non se né più fatto nulla’. Fu così che ci ritrovammo tutti nudi come mamma ci aveva fatto e ci lanciammo in acqua. Nuotare nudi nell’acqua profonda &egrave una sensazione bellissima che non avevo mai provato. Dopo una decina di minuti cominciammo a risalire, sciacquandoci prima dalla salsedine sul predellino a livello mare con la doccia e stendendoci, nudi, ad asciugarci al sole. L’ultimo a risalire fu Armando e io colsi lo sguardo con cui Piero lo guardava, un misto di curiosità e soddisfazione e ‘ chissà. In effetti Armando aveva proprio un bel fisico, alto, slanciato, senza un filo di grasso, i capelli neri ricci e corti, gli occhi nocciola, la barba tagliata, il petto villoso ma non in maniera fastidiosa, l’unica caratteristica che aveva in abbondanza erano i glutei, scolpiti e scultorei sembravano quelli dei bronzi di Riace.
Non so se lo fece apposta ma si mise davanti a Piero e si chinò in avanti per stendere il suo asciugamani mettendo in evidenza anche il buco del culo. Avvertii una certa agitazione dalle parti di Piero. Una volta asciutti riprendemmo la strada per la Croazia direzione Lussino. Alla vista della costa ci avvicinammo alle scogliere della costa dove si trovavano i nudisti e ci rimettemmo nudi a prendere il sole. Piero e Armando si facevano sempre più vicini e confidenti l’un l’altro e spesso li vedevamo parlottare. In mare poi spesso, anziché nuotare tra le fresche acque, preferivano scherzare con spruzzi vari e inseguimenti, giocavano come bimbi felici. Pranzammo in barca con frutta e verdura che il nostro ospite aveva fatto predisporre prima della partenza. Il tutto sempre nudi forse perché Piero voleva rifarsi di tutti gli anni in cui aveva perso questo piacere per colpa di quell’arpia della moglie. Alla fine Piero se ne uscì ‘A parte la cabina in fondo che &egrave la mia, voi sistematevi come meglio credete. Io vado a fare un pisolino’. Ero già d’accordo con Tony che avremmo fatto i bravi e quindi ci dividemmo su due cabine. Io presi quella vicino a Piero e Tony la più lontana. Ci eravamo appena ritirati in cabina quando sentii passare Armando verso la cabina di Piero. Curioso come non mai non resistetti e mi misi a spiare senza farmi vedere.
‘Scusa Piero posso chiederti il favore di spalmarmi un po’ di dopo sole sulle spalle perché non vorrei spellarmi tutto. Se vuoi dopo contraccambio’. Conoscevo quel timbro di voce e cominciai a capire come sarebbe andata a finire. Piero non si fece pregare e si piazzò alle spalle di Armando, entrambi nudi, e cominciò a spalmargli crema sulle spalle. L’altro non restava fermo e continuava a spalmarsene sul torace, sulle cosce, dietro le gambe, e così facendo sfiorava l’uccello del suo massaggiatore. Dopo un numero adeguato di passaggi strategici a stimolare la crescita ornitologica, si piegò in avanti per spalmarsi la crema anche sulla parte sotto il ginocchio e così facendo sporse indietro il suo sedere. Piero non resistette più, gli afferrò i fianchi e lo portò verso di se e, con mia grande sorpresa gli afferrò il cazzo e cominciò a menarglielo. Armando allora si girò e cominciò a segarlo con grande abilità. Lo spinse poi a sedersi sul bordo del letto e si chinò a fargli un bocchino. Avevo provato l’abilità della bocca del mio collega e devo dire che era veramente bravo di lingua e labbra. Con la mano libera intanto si stava preparando il buco del culo, complice anche la crema dopo sole.
‘Basta che ti voglio inculare!’ Piero staccò il viso dal suo bastone ormai duro e troneggiante e lo fece alzare e mettersi a pecora sul letto. Armando allargò le natiche con le mani mentre Piero si infilava un provvidenziale preservativo che l’altro gli aveva allungato. Puntò la cappella all’ingresso del paradiso e cominciò a spingere. Non sentivo bene le parole che Armando sussurrava ma si doveva trattare di consigli su come non fare male. Passarono un paio di minuti e poi vidi Piero afferrarlo per i fianchi e cominciare a pompare. Le loro voci erano rantoli di piacere prima sussurrato poi urlato. ‘Ti sfondo il culo!’ ‘Dai sfondamelo. Così. Sì dai, ancora, più forte!’ Fu quasi in sincronismo che urlarono entrambi il loro piacere con un verso animalesco. Rimasero così avvinti per qualche lungo istante, poi l’intreccio di membra si sciolse e Armando con il dolce sorriso che gli conoscevo avvicinò il volto di Piero e lo baciò intensamente e poi, staccandosi da lui gli disse ‘Grazie. E’ stato proprio bello’ ‘Vieni qui stai con me. Non ho molte energie ma se dopo quando ci svegliamo c’&egrave ancora l’alzabandiera non posso mica perdermi l’occasione!’. Io ero in una condizione incredibile di eccitazione e allora scivolai piano verso la cabina di Tony. Quando mi vide entrare nudo e con l’asta in resta mi guardò un po’ preoccupato che venissi meno all’accordo tra di noi. ‘Piero e Armando stanno dormendo assieme stanchi di sesso e mi chiedo perché io e te non possiamo imitarli!’ Mi guardò mentre un sorriso cominciava a incorniciare il suo viso e mi attirò verso di lui.
La giornata passò poi tra bagni di mare e bagni di sole. Una cena di pesce nel migliore ristorante della città concluse in maniera degna la giornata. Da quando ci eravamo alzati dopo il ‘riposino’ pomeridiano, era chiaro a tutti, anche se non conclamato, che io e Tony eravamo una coppia e che Piero e Armando un’altra. Ma non c’erano smancerie o fugaci toccamenti era tutto sereno e naturale. Piero sembrava un uomo che ha raggiunto la vetta della felicità e spesso coglievo sguardi di desiderio verso le forme del mio amico. Armando sembrava invece come intimidito da quello che gli era capitato, quasi non volesse credere o illudersi che quella storia potesse avere un futuro. Ci ritirammo ognuno nelle nostre cabine, attesi che Armando si fosse infilato in quella di Piero e quindi sgattaiolai da Tony. Mi rannicchiai tra le sue braccia ma Tony portò l’indice alla bocca e poi indicò verso la cabina di Piero: voleva ascoltare i rumori. Dopo alcuni minuti di relativo silenzio cominciammo ad avvertire cigolii e rumore di movimenti conosciuti. Poi le loro voci si fecero più forti fino a che riuscimmo a sentire quello che si stavano urlando nel momento culminante ‘Dimmi che sono un porco!’ ‘Sì sei un porco. Sei il mio porco. Sbattimi, sfondami tutto!’ Misi le mani sulle orecchie di Tony ‘Adesso smettila di fare il guardone e cerca di non fare troppo rumore: hai sentito come si sente’ Mi misi a cavalcioni e inforcai il suo randello.
Tony concluse con successo il contratto con l’azienda di Piero, anche se non nelle dimensioni sperate (Piero era veramente un osso duro nelle trattative di lavoro!) e da quella volta lo cominciammo a frequentare in maniera ufficiale .
ettoreschi@yahoo.it

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