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Racconti Gay

Il superdotato

By 28 Marzo 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

“Dimmi che sei un superdotato attivo” Di tanti modi di rompere il ghiacchio, questo era certo il più originale.
“Sono un normodotato preferibilmente passivo, se fossi uno attivo attivo starei in giro a rimorchiare, se fossi superdordotato sarei anche presuntuoso … tu?”
“Io sto cercando di rimorchiare …. ma devo pare che debba fare di più, allora vieni a casa mia?”
“Dovrei interpretare questo come un messaggio subliminare per dire che sei attivo e superdotato?”
“Perch&egrave subliminale? Io direi che &egrave un modo diretto”
“Per quale motivo un bel ragazzo come te non va a rimorchiare donne?”
Non potevo credere che un ragazzo alto circa un metro e novanta, due spalle da nuotatore, occhi neri, capelli neri, carnagione scura, stesse cercando di rimorchiarmi in un pub frequentato prevalentemente da gay della periferia romana.
“Sai, stasera ho voglia di farmi un bel sedere e tu non sembri male”
“Ti ringrazio per il complimento, ma forse una donna sarebbe più interessante, non trovi”
“Si certo, ma una donna la devi rimorchiare, poi se poco poco le interessi non te la dà la prima sera, anche se viene a letto con te &egrave difficile che ti faccia un lavoro di bocca, poi per darti il culo …. al primo appuntamento … sarebbe un miracolo, specialmente quando vedono la mazza”
“Quindi un giovane uomo … in un bar gay … hai ottime probabilità di riuscita, tu cosa fai con un uomo?”
“Baci, carezze, al massimo una sega, ma non lo prendo in bocca e tutto il resto. Io sono Marco, allora andiamo a casa mia”
“Caspita, già hai decio che accetto, non chiedi neanche?”
“Non staresti quì a parlare”
“Roberto”
In breve tempo eravamo fuori dal locale, lui in macchina, io dietro con il mio scooter.
Arrivati a casa sua, salimmo in ascensore e lì mi propose
“Ti andrebbe di vestirti da donna per me?”
“Ma dai, ho il pizzetto, i peli sulle gambe, non &egrave mai stata una mia fantasia”
“Su dai, che ti costa, ti cambi un attimo, mica usciamo”
“Ed i vestiti?”
Lì venne fuori che lui abitava con la sorella, ora in America per studio, che io ero sposato e mia mogli stava dai genitori per qualche giorno, lui abitualmente si portava a casa donne o uomini ai quali faceva indossare gli abiti della sorella che il giorno dopo portava in lavanderia.
Entrando a casa mi accompagnò direttamente in camera della sorella, mi aprì l’armadio e disse:
“Prendi quello che vuoi, il bagno &egrave lì, io vado a preparare qualcosa da bere”
Andai in bagno per svuotare un po’ l’intestino, mi diedi una bella lavata, poi tornando in camera trovai ed indossai un paio di tanga neri mandando il mio pisello sotto verso dietro, delle calze, una minigonna nera ed una maglietta nera lunga. Mi sentivo ridicolo, ma ormai stavo giocando. Lo raggiunsi in cucina, vicino al tavolo dove avevo poggiato il casco, le chiavi, il giubetto.
“Ti manca solo il trucco”
“Il trucco scordatelo, magari hai anche un album fotografico delle tue avventure” troncai.
“A questo non ci avevo pensato …”
Mi si avvicinò porgendomi il bicchiere e mentre bevevamo iniziò a parlarmi col viso vicino al mio, poi scese sul collo e la sua voce divenne un alito, accarezzava la mia pelle, mi baciò. Tutta la mia schiena era percorsa da brividi, lui passò alle mie spalle ed infilò le mani sotto la maglietta, arrivando ai miei capezzoli, torturandoli mentre mi baciava il collo. Iniziai a sentire il suo sesso premere sulle natiche, si sentiva che era grande, poi sempre baciandomi iniziò ad accarezzarmi sopra le calze, alzò la minigonna e prese a palparmi il sedere, scese con la bocca e con la mano mi invitò a piegarmi in avanti. Alzò la gonna, abbassò le calze fino a toglirmele e cominciò a leccare, baciare e mordere il mio sedere; con una mano stringeva il mio sesso ed i miei genitali, ero un’onda di godimento.
Lo fermai
“Ora vediamo la dotazione”
Abbassai i suoi pantaloni e già dai boxer si intravedeva una pacco enorme, abbassati anche questi trovai un pisello colossale, con la mano non riuscivo che a cingerlo per trequarti, con le due mani una sull’altra ne avanzava per una terza, sotto due palle che non stavano in una mano per quanto erano grandi, mi brillavano gli occhi, mi buttai con la bocca su quell’oggetto come un affamato in un piatto di pasta, presi a bacialo, leccarlo, salire e scendere sull’asta, girare intorno al glande, presi in bocca le palle, provai ad ingoiarlo, ma più di tanto non potevo, allora realizzai:
“Mica vorrai entrare con questo coso?”
“Non ti preoccupare, tutti si impauriscono, ma poi tutti escono da quì contenti, ci penso io a spianare la strada continua il tuo lavoro sei bravissimo”
Poi continuò a parlare facendomi complimenti, dicendomi che avrabbero dovuto darmi la patente, anzi avrei dovuto insegnare l’arte, intanto io continuavo a giocare con quell’attrezzo come se non ne avessi mai visto uno, più per il mio godimento che per quello che potevo procurare a lui.
Fu lui a fermarmi
“Adesso iniziamo a fare sul serio” così dicendo mi fece alzare e da uno sportello estrasse un bricco con dell’olio, “Piegati sul tavolo” Ero di nuovo nella posizione di prima, in piedi, piegato sul tavolo, solo che questa volta lui stava iniziando ad entrare in me con un dito dopo avermi tolto il tanga.
“Hai il condom, vero?” mi assicurai, lui frugò in una tasca dei pantaloni che ormai gli erano alle caviglie e ne poggiò uno sul tavolo, poi riprese il suo lavoro.
Poggiava il dito sul mio ano, spingeva pianissimo, fino a farlo entrare, poi lo ritirava fuori e ricominciava; quando la zona era diventata abbastanza elastica ed unta disse “Ora passiamo a due” e ricominciò il lavoro con due dita, stavo davvero godendo, ogni volta che entrava era un sussulto, quando usciva un dolore di vuoto, piano, lentamente, fino a giungere a “Ora diventano tre” Trovò un po’ di resistenza la prima volta, poi meno e poi meno ancora, mentre era con tre dita nel mio culo squillò il mio cellulare; mi affrettai a cercarlo nel giubino, era mia moglie
“Cosa stai facendo?”
“Mi sto facendo inculare da uno conosciuto superdotato conosciuto al pub”
“Ma che dici?”
“Te lo passo”
Girai il cellulare a Marco annuendo con il viso e lui disse
“Ciao, confermo quanto detto da Roberto, te lo ripasso”
e mi ripassò il cellulare
“Ma dai, cosa stai facendo?”
“Sono a casa di questo ragazzo conosciuto al Pub e gli sto insegnado come duplicare i DVD dal suo PC”
Poi mentre Marco sorrideva a continuava a lavorare, lei mi parlò del più e del meno fino a chiudere la conversazione
“Sei un pazzo, e se ci credeva?”
“Ero sicuro”
Marco continuò il suo lavoro, fino all’atteso “Ora passiamo al serio”
Aprì il condom, poco dopo sentii di nuovo la pressione sull’ano, leggerissima, continua, costante, piano piano lo sentivo entrare ed i miei muscoli cedere, non saprei dire quanto entrò, ma non mi faceva male, quindi come aveva fatto con le dita prese ad uscire e rientrare, uscire e rientrare, godevo e soffrivo, godevo e soffrivo, poi iniziai a sentire la pressione interna, era chiaro che stava cercando di entrare sempre più con quella sua asta lunghissima ed io piano piano lo prendevo. Prese poi a scoparmi veramente, ma non sentivo le sue palle battere contro le mie, non sentivo la sua pancia sulle mie natiche, era chiaro che non era entrato tutto, era chairo che non sarebbe potuto entrare tutto. Provai a toccarmi il mio pisello, moscio, ancora più piccolo paragonato a quel bestione di Marco, era umido, gocce di presperma uscivano dalla punta, provai a menarmelo, ma lui mi fermò. “Mica vorrai finire subito, non avere fretta”
Continuò a pomparmi per una decina di minuti, veloce, lento, uscendo e rientrando, stavo godendo in tutti i modi, nonostante non avessi un’erezione. Poi mi propose di andare in camera da letto, stavo per alzarmi quando mi fermò e mi diresse in una specie di figura da pattinaggio, camminai piagato in avanti con lui ficcato dietro (era troppo lungo per temere che potesse scappare fuori) e Marco che teneva le mie braccia allunagte verso dietro.
Che sensazione strana, oltre la posizione scomoda del movimento, il fatto di camminare con un arnese piantato dietro.
In camera di Marco c’era uno specchio di lato al letto e lui mi fece mettere a coltello in modo da vedere la mia immagine riflessa, salì a cavallo di una mia gamba e mi alzò l’altra, quindi ricominciò a scoparmi mentre vedevo il suo arnese entrare ed uscire da me, restandone comunque fuori per almeno un pugno. Continuò a scoparmi fino a che mi prese il pisello in mano e cominciò a farmi una sega, resistetti poco e venni sul mio petto, Marco racolse con le sue dita lo sperma e me lo portò alla bocca per farmelo assaggiare, poi salì sopra di me, si tolse il condom e mi diede da leccare il suo arnese; ripresi il lavoro di prima e faticai abbastanza prima di farlo venire, una quantità inaudita di sperma mi inondò il viso ed il petto, ero felice.
Lui si scansò
“Lavati il viso, ti aspetto per il secondo round”
Stupefatto dissi: “Come il secondo? Sei appena venuto con mezzo litro di sperma e non sei contento?”
“No, non sono ancora entrato completamente in te, te lo voglio dare tutto”
Contento, impaurito, emozionato e un po’ demotivato andai in bagno, mi sciacquai e tornai sul letto. Marco mi rimise in bocca il suo attrezzo “Toccami un po’ le palle, vedi come diventa subito duro”, in effetti fu così. Dopo averlo ripulito dai resti di sperma e rilavorato un bel po’, Marco mi mise a pancia in su, estrasse un condom dal comodino e scese a piantarsi tra le mie gambe. Questa volta iniziò a scoparmi lentamente, poi ad ogni affondo aumentava un poco il ritmo e lo spazio conquistato dentro di me, arrivò a scoparmi velocissimo, dandomi la sensazione di essere spintonato ogni volta che con il cazzo arrivava alla fine della corsa, dolore e libine lasciarono il posto al solo godimento. Il mio pisello ricominciò ad eruttare presperma, mentre iniziai a sentire le palle di Marco sbattere contro i miei glutei, poi arrivò anche la pancia, l’avevo preso dentro tutto. Poco dopo Marco si fermò tenendo il suo arnese completamente dentro di me.
“Allora, te lo avevo detto che ci sarei riuscito, hai visto?”
Non risposi, il mio sguardo gaudente, il mio pisello, i muscoli del mio ano che si stringevano intorno alla sua mazza parlavano per me.
Ricominciò a pompare, velocemente, uscendo quasi tutto e riaffondando dentro, godevo in un rantolo di gioia. Quando ormai iniziavo a sognare che quel godimento, quella scopata sarebbe potuta andare avanti tutta la notte, Marco estrasse la sua mazza, sfilò il condom e con le mani cinse il suo pisello ed il mio in un’unica sega. Venne prima lui, io dopo poco, sulla mia pancia c’era un lago di sperma e fui fortemente tentato di allunagre una mano per berne un po’, ma mi trattenni.
Marco andò in bagno e tornò con il rotolo della carta igienica.
Mi sembrava troppo intimo e non lo feci, ma avrei voluto riprendere in bocca quell’arnese e tenerlo un po’ in mano, come un bimbo che sa che deve restituire il giocattolo e lo vuole godere fino alla fine.
Mentre mi rivestivo con i miei abiti da uomo, lui ciondolava nudo intorno, era uno spettacolo da vedere, sia per la sua bellezza di uomo che per la sua dotazione di natura. Sulla porta mi ha salutato con un bacio ed il suo arnese che iniziava a rialzare la testa.

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