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Racconti di DominazioneRacconti Gay

IL VICINO VIENE A PRENDERE IL CAFFE’

By 19 Maggio 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Desidero prenderlo selvaggiamente nel culo. Mi prude il buco del culo. Per questo ho chiamato un mio vicino, qua, nell’appartamento in cui vivo, per un caff&egrave al volo. So che &egrave gay. Ma lui non sa’
Entra e sono sul divano. Lo saluto ma non posso fare altro che inginocchiarmi ai suoi piedi e abbracciarlo all’altezza del pacco. Affondo la mia testa tra le sue gambe ma lui non retrocede. Con una nervosa calma gli sbottono i jeans e glieli calo alle caviglie. Faccio lo stesso con gli slip e prendo il cazzo in mano. &egrave grande, ancora mollo e mi inchino al suo sapore, assaggiandone appena la cappella. Poi, più lentamente, lo infilo tutto in bocca prima che diventi duro e grosso e turgido ed umido. Lo prendo tutto in bocca e lo sento crescere tra le labbra, tra i denti, sulla lingua. Non posso respirare. La porta di casa &egrave ancora spalancata e se qualcuno passasse sul pianerottolo mi vedrebbe intento a spompinare il mio vicino, così, senza mollare la mazza, mi allungo e do un calcio al legno che gira sui cardini sbattendo con un tonfo secco. Riprendo a giocare con la verga del vicino, che intanto mi ha accolto e ha deciso di giocare con me, e questa &egrave diventata dura, definitivamente dura, pulsante, con le vene che disegnano dei quadri astratti sulla pelle, e le mie mani che stringono voraci l’arte, e la baciano.
Ora lui &egrave alle mie spalle e infila la sua carne dentro di me. quasi piango dal dolore ma il piacere che sento bruciare all’interno &egrave più forte e la mia ansia ha trovato uno sfogo. Mi pompa nel culo con una forza che il suo aspetto remissivo non dimostrava. Mai una lamentela, mai un rumore; alle assemblee di condominio mai la voce troppo alta, ma ora che sprigiona tutta la sua potenza, io non posso fare altro che accoglierlo con tutta la pena che porta con se. Si impadronisce anche di me l’energia che lo spinge ad affondare i suoi fianchi nei miei. E allora inizio ad ansimare. Sento il mio corpo che spinge all’indietro, desideroso di farsi sfondare sempre più a fondo. Inginocchiato sul divano retrocedo con le reni verso di lui. Alle mie spalle, sopra di me, mi schiaccia prepotentemente verso i cuscini di pelle del mobile antico. Il nostro incontro, all’altezza del mio buco del culo, genera una energia elettrica che faccio fatica a misurare. Ma sulle mie iridi vedo le scintille, e nei miei intestini si scatena la tempesta. Ansimo, gemo, frigno ma intanto godo e pulso. Il mio membro floscio danza al ritmo degli spasmi orgasmici anali. La mia mano corre prima sulla coscia del mio amico e poi sul mio inguine e mi trastullo. La sborra cola calda sulla pelle del divano. Ma lui non ha ancora finito. Continua a sventrarmi le natiche.
Mi schizza sulla faccia tutta la sua sborra. Dopo essere uscito dal mio buco del culo e essersi seduto sopra il mio sperma, ho iniziato a spompinarlo di nuovo, come all’inizio del nostro incontro. Questa volta, però, un sapore nuovo, di muschio e sangue, si &egrave mischiata al suo gusto di maschio e umido. &egrave una sborrata abbondante, godo nel sentire i getti atterrarmi sulle guance e sulle palpebre. Il cazzo si rilassa e cerca la mia bocca per essere pulito a fondo. Torna mollo mentre &egrave tra le mie labbra, e la pelle si piega come un palloncino sgonfio. Però non sa da plastica, ma da carne, da sborra, da desiderio appagato ma non del tutto, sa da ‘rivediamoci perché avrò presto ancora voglia di te’. Il suo cazzo mollo ha il sapore di una scopata futura che spero mi sfondi ancora’
Vado in cucina e metto sul fuoco la moka per il caff&egrave’

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