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Racconti erotici sull'IncestoRacconti GayTrio

In nome del padre, del figlio e ……

By 24 Giugno 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

1. Pensieri di un padre.

Ancora 200 Km in questa autostrada di merda, la Salerno-Reggio Calabria che chiamare autostrada è un complimento inaudito. Non vedo l’ora di arrivare a casa, e stavolta sono più ansioso del solito. Mia moglie Elena è al mare con mio figlio più piccolo, Davide di 14 anni, ma suo fratello, Paolo, di 18, non è voluto andare con loro ed è rimasto a casa da solo.
Sono ansioso e preoccupato, non perché Paolo non sappia arrangiarsi da solo, ma perché da qualche mese ho scoperto che a mio figlio piacciono i maschi, ma non quelli della sua età (e chi non si è fatto le seghe con gli amici alla sua età?), ma quelli maturi, muscolosi e pelosi, ed ho il timore che qualcuno se ne approfitti.
Con mio figlio ho sempre avuto un ottimo rapporto, ed essendo lui un po’ timido e introverso, ho cercato di dargli la sicurezza che solo un buon padre sa dare al figlio. Quando ho saputo delle sue propensioni gay non ne ho fatto un dramma, come mia moglie, che quando lo ha sorpreso a sbaciucchiarsi con un amico ha avuto quasi un colpo al cuore. Sono stato sempre convinto che ognuno deve cercare la forma di piacere e di soddisfazione sessuale che più gli aggrada, se non vuole finire complessato e frustrato. E Paolo ha molto apprezzato questa mia apertura mentale ed il mio atteggiamento comprensivo.
Il fatto è che ho cominciato ad avvertire quasi un po’ di gelosia, nel senso che pensare il mio Paolo inculato da qualche vecchio vizioso mi provoca una sofferenza acuta. E la gelosia si è andata trasformando in un attaccamento quasi morboso a quel ragazzo, alle sue insicurezze, al bisogno di protezione che ispira. Se Paolo ha voglia di essere posseduto da un uomo maturo, mi sono detto più volte, perché lasciarlo finire nelle mani di sconosciuti, magari mal intenzionati?
Io mi considero un maschio degno di tal nome, anche per il mio aspetto di montone mediterraneo, moro e villoso, la fica non mi è mai mancata. Si sa, i camionisti sono molto ricercati dalle signore porche: vanno, vengono, sono forzuti, hanno tanta rabbia da scaricare. Ma ho più di una volta ricevuto attenzioni e profferte anche di colleghi maschi, attratti soprattutto dal bestione che si agita in mezzo alle mie gambe. E debbo dire che un paio di volte mi sono lasciato spompinare da baldi giovanotti particolarmente infoiati, che volevano che glielo sfondassi. E, visti i bei culi modellati che avevano, stavo lì lì per cedere alle loro richieste, se non mi avesse preso il timore di un qualche contagio.
E’ anche vero che, da quando ho scoperto la latenza omosex di Paolo, ho cominciato a provocarlo, quasi per spingerlo a fare outing. Una sera, mentre chiavavo di brutto Elena, avevo lasciato appositamente socchiusa la porta della camera da letto; l’ho sentito alzarsi per venire a spiarci. Io scopavo con foga, con grandi e forti spinte del cazzo nell’utero di mia moglie che delirava di piacere, e intanto pensavo che lui si eccitava allo spettacolo del mio culo sodo e peloso che si contraeva ad ogni affondo. E godevo da morire nell’immaginare che, subito dopo, lui era corso in camera per farsi una delle più belle sborrate della sua giovane vita.
Del resto, ho notato negli ultimi tempi che lo stesso Paolo ha cominciato a guardarmi con insistenza quando giro per casa solo coi boxer, esibendo le mie gambe muscolose ed il torace coperto da una selva di pelo nero. E, sapendo delle sue inclinazioni, più di una volta dopo la doccia non mi sono preoccupato di coprire il bassoventre, l’uccellone penzolante sui coglioni pelosi e grossi come palle da tennis. E tutte le volte mi sono trovato a chiedermi: ‘Che padre sono se nego al mio ragazzo la gioia di toccare, palpare e annusare quel corpo e quel cazzo che tanto desidera?’.
Ma basta, non posso pensare a queste cose, è già da quando sono partito questa mattina alle 4.30 dalla Sicilia, col mio carico di frutta e verdura, che ho il cazzo duro che mi fa male, anche se l’ho sistemato lungo la coscia destra e sembra un tronco di legno coperto dalla ruvida stoffa blu dei jeans. Devo pensare a guidare, su questa maledetta autostrada, ma non riesco a distrarmi dal pensiero che mi perseguita. Immagino già, tra due-tre ore, di entrare in camera sua, di trovarlo già sveglio, che si rigira nel letto pensando proprio al mio rientro. E immagino di farla finita con le mie titubanze, di entrare nella sua stanza e di calarmi i jeans seduta stante e invitarlo a leccarmi il cazzo, i coglioni, le cosce pelose e di realizzare la prima serie dei suoi desideri, chiamiamoli così, orali. Ma quello è solo l’aperitivo, perché lui l’enorme mazza paterna la vuole in culo, e tocca a me accontentarlo, con l’amore che un padre deve al proprio figlio, cercando di farlo soffrire il meno possibile.
Ancora 100 Km e sarò finalmente a casa: ho il cazzo sempre più duro, se non riesco a pensare ad altro finisce che dovrò tirarmelo. Adesso mi fermo al prossimo Autogrill, così vado a pisciare e respiro un po’ d’aria fresca che mi farà bene, sono sicuro. Parcheggio il mio TIR rosso fuoco, scendo dal camion e mi avvio agli urinatoi, belli allineati. Tiro giù la zip e lo estraggo a fatica, tanto è si è indurito. E’ così lungo che devo stare a una certa distanza dal pisciatoio per non farlo toccare. Mentre cerco di concentrarmi per pisciare, si avvicina un ragazzo, giovane, di un’età simile a quella di Paolo; mi si pone accanto e si tira fuori l’uccello, piccolo, roseo, al confronto del mio sembra una miniatura; ma non piscia, guarda invece il mio cazzo enorme ed eretto e sembra sbalordito.
Io lo guardo sorridendo e gli faccio un cenno con la testa. Lui sembra d’accordo e mi segue nel camion, parcheggiato nell’angolo più lontano del parcheggio. Giunti in cabina non perde tempo e mi afferra la patta dei pantaloni, sembra affamato di sesso. Lo tira fuori e lo contempla estasiato, palpandomelo bene e scappellandolo completamente. Sento che sussurra:
‘Com’è grosso! Non ne avevo mai visto uno così’.
Decido di farglielo succhiare un po’, ma non voglio sborrare, perché voglio lasciare i coglioni pieni per mio figlio. Lui prende in bocca la cappella, aprendo le mascelle al massimo e io lo lascio fare, senza spingere, godendomi la linguetta che si agita attorno al cappellone. So per esperienza che per sborrare devo infilarlo in gola, e questa volta non voglio farlo, voglio solo scaricare un po’ di voglia. Intanto gli sfilo pian piano i pantaloni e gli palpo bene il culo, un culo sodo, con pochi peli biondicci nel solco delle chiappe: proprio come mio figlio!
Ma non voglio pensarci: gli dico che devo andare e lui sembra deluso, perché evidentemente si aspettava una bella sborrata in gola, da ingoiare. Lo ringrazio, gli faccio qualche complimento per la sua bocca morbida e calda e ci scambiamo il numero di cellulare, non si sa mai. Poi riparto e torno a pensare quando arriverò a casa. Penso per prima cosa mi farò una doccia, giacché ho sudato molto: e penso che l’odore di maschio sudato non potrà che eccitarlo ancora di più.
Ma ecco, sono al casello, ancora venti minuti e sarò a casa. Sono certo che Paolo mi sta aspettando, che anzi si sta toccando l’uccello e il buco del culo, in attesa di suo padre, il toro di famiglia.

(continua)
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roki_rae@hotmail.it

Il racconto è stato scritto a quattro mani col mio amico Gale. 2. Pensieri di un figlio.

Uffah! Che caldo che fa oggi! Mi sento tutto illanguidito, ma mi ha preso un nervosismo sottile, che non mi dà pace. So io quel che mi ci vorrebbe!….. Sono disteso sul mio lettino in maglietta e slip e penso, penso, ansimo e mi tocco in continuazione. Finora sono andato avanti a segarmi guardando filmini porno o giornaletti pieni di tette e culi femminili e maschili. Ora non mi basta più. Ho bisogno di far sesso vero. A me piacciono i maschi, ho voglia di leccare e ciucciare bei cazzi, di sentirmi aperto e penetrato da lunghe balestre di carne. Basta coi cazzetti mosciarelli dei miei amici, basta con le lingue bavose del bidello, del macellaio o dell’edicolante. Alla fine resto sempre insoddisfatto, frustrato, avvilito. Ho bisogno di un bel cazzo grosso, pulsante, che mi carichi di energia.
E dire che ce l’ho a disposizione! Sì, l’unico maschio che mi attrae e mi eccita più di ogni altro è lui, mio padre Rocco. Non so come è nata questa ossessione: mio padre è spesso via per lavoro, fa il camionista, ma quando è a casa è sempre affettuoso con me e con Davide mio fratello. Mio padre è un bell’uomo, moro, muscoloso, molto peloso, in gioventù faceva lotta greco-romana. Spesso, quando ero più piccolo, faceva la lotta con me, insegnandomi delle mosse strategiche, e ricordo ancora con un brivido la sensazione di sicurezza, di assoluta dipendenza e sottomissione che provavo quando mi costringeva alla resa in poche mosse. Poi, da quando sono diventato più grande, ho visto che la lotta la fa con mio fratello Davide. Chissà, forse è stata proprio la gelosia nei confronti di mio fratello piccolo ad alimentare questo intenso desiderio.
Fu una domenica mattina che sentii dei rumori dalla stanza di mio fratello e incuriosito socchiusi la porta. Vidi mio padre che faceva la lotta con il mio fratellino, che rideva come un matto, come se gli facessero solletico, e provai una fitta di gelosia nei suoi confronti. A un certo punto sentii la voce alterata di mio padre che diceva:
‘Eh, no, lì non puoi fare la presa’ lo sai che le palle non si possono stringere? Lo sai che fai male?’
Evidentemente quella troietta di Davide, facendo il finto tonto, aveva afferrato le grosse palle di mio padre, facendolo urlare di dolore. Da allora è stato un crescendo di curiosità e di desiderio, di vederlo nudo, di sapere di più cosa gli piace nel sesso, di quante volte lo fa e con chi. Ho incominciato perciò a spiarlo.
Una notte sentii che tornava da una delle sue trasferte. Di solito va in bagno e si fa una doccia prima di andare a letto. Quella notte si diresse verso il bagno, sbadigliando e avviò l’acqua della doccia, ma prima di spogliarsi gli venne voglia di pisciare e, tiratasi giù la zip, cacciò fuori il suo uccellone e si abbandonò ad uno scroscio lungo e rumoroso. Io ero senza respiro, con il cuore che mi batteva all’impazzata: tra poco l’avrei visto nudo.
Mio padre era ora rimasto in maglietta e con uno slip che non lasciava nulla all’immaginazione: la maglietta attillata fasciava a mala pena i grossi muscoli pettorali in rilievo, mentre la selva di peli neri usciva dallo scollo per raggiungere la base del collo taurino. Io volevo toccarmelo, ma non osavo quasi respirare per paura di fare rumore ed essere così scoperto, e aspettavo con trepidazione il momento sublime, quello in cui Rocco, con un gesto lento e voluttuoso, avrebbe liberato la sua virilità dallo stretto abitacolo in cui era stata costretta per così lungo tempo.
Ma mio padre sembrava non avere fretta; con un movimento lento si tolse dapprima la maglietta, lasciando esposto il meraviglioso torace, talmente peloso che non si vedeva un solo centimetro di pelle nuda; potevo sentire distintamente l’odore acre, sensuale e animalesco del sudore di mio padre, un odore che mi dava alla testa, provocandomi una erezione quasi dolorosa, tanto era forte. Ed ora veniva il momento tanto desiderato, il momento in cui l’uomo avrebbe mostrato l’oggetto più ambito del mio desiderio, il simbolo stesso della virilità. Ma mio padre sembrava quasi attardarsi, quasi che si sentisse osservato e volesse fare aspettare il momento tanto desiderato, come uno spogliarellista davanti a un’orda di donne assatanate. Ma alla fine mise la mano allo slip e lo strattonò in giù fino alle caviglie; fu allora che lo vidi, un meraviglioso, enorme, grosso cazzo, circondato da moltissimo pelo, venoso e più scuro del resto del corpo, con l’enorme cappella a fatica ricoperta dalla pelle, con due coglioni grossi come limoni, anch’essi completamente ricoperti da un abbondante pelo nero.
Lentamente, papà se lo toccò per qualche istante, per poi passare a grattarsi vigorosamente sotto i coglioni. Poi si voltò verso il bagno e mostrò il solido culo, pelosissimo. Quando si voltò per chiudere la porta della doccia potei ancora ammirare per un attimo il magnifico e gigantesco organo: praticamente, ancora in stato di riposo era lungo di più del mio al culmine dell’erezione!
Ora, finita la scuola, sono da solo a casa con mio padre, mia madre è andata al mare con Davide e io non ho voluto seguirli. L’idea di restare solo con mio padre per due settimane mi ha subito eccitato moltissimo, dal momento che ormai tutte le mie fantasie sessuali, che mi assalgono in continuazione, vertono sul fisico di quell’uomo magnifico e culminano nell’immaginare il grosso organo responsabile della mia vita e del suo piacere.
E’ quasi da un paio d’anni che mi sego quasi esclusivamente pensando al cazzo di mio padre: una delle mie fantasie preferite è che mio padre mi tratta come una ragazzina e mi strusci il suo enorme arnese sul mio, chiamandolo grilletto, mentre mi infila lentamente le grosse dita nel culo, prima uno, poi due, cercando di dilatarlo e farlo rilassare in vista della bestia muscolosa ed eretta che entrerà di lì a poco. E mentre mi titilla con l’enorme testa del membro, mi sussurra parole oscene e dolci al tempo stesso, con la sua voce profonda e sexy:
‘Paolino, o, come ti devo chiamare, Paoletta?… tu sei il mio bambimo, o, se ti piace, la mia bambina’. dai, lasciati fare, non avere paura del cazzo di papà, non ti farà male’. lo so quanto lo hai desiderato, ora è il momento che te lo prendi’ toccalo, senti quanto è grosso e duro il cazzo di papà ‘ tra poco ti farà andare in paradiso’.
Quella notte, in punta di piedi, cercando di non farmi sentire da mio padre che fischiettava sotto la doccia scrosciante, mi avvicinai alla porta del bagno: mio padre aveva lasciato fuori in un mucchietto i vestiti ed io, delicatamente, sollevai prima la maglietta, poi i jeans, e con fare furtivo mi appropriai degli slip di papà, per poi correre rapidamente in camera mia.
Mio padre porta degli slip bassi e molto aderenti alle sue parti intime: con mano emozionata e tremante potei toccare la grossa sacca sformata sul davanti che, ancora calda, aveva contenuto fino a qualche momento prima l’oggetto del mio desiderio. Poi se me la portai al naso per odorare l’intenso odore di maschio che vi traspirava: un eccitante odore di piscio, di presperma, di sudore e di altri umori mi sopraffece, provocandomi una eccitazione talmente forte da farmi quasi svenire. Leccai poi in corrispondenza le macchie più evidenti, dove alcuni lunghi peli contorti erano stati lasciati dal contatto con le grosse palle. Poi presi da sotto il letto quello che ultimamente era diventato il mio giocattolo preferito, un pezzo di manico di scopa che avevo segato in modo da farne un paletto; per renderlo più realistico avevo inciso un grosso solco a circa 6 cm dall’estremità, e l’avevo lavorato in modo da farlo assomigliare ad un vero cazzo, con tanto di cappella bene in rilievo.
Questa volta vi posi le mutande di mio padre e incominciai a succhiarlo, gustandomi tutti gli eccitanti umori di cui erano impregnate; gemendo di piacere roteavo la lingua e intanto me lo spingevo sempre più in profondità, come pensavo che avrebbe fatto un vero uomo per godere sempre di più. Avrei voluto continuare a lungo quella esperienza, e soprattutto volevo masturbarmi sul momento con l’aiuto di quel magnifico giocattolo, ma la paura di venire scoperto mi consigliò di riportare l’indumento sottratto al mucchio dei vestiti di mio padre. Arrivai appena in tempo, giacché mio padre si stava asciugando e tra pochissimo sarebbe uscito per recuperare i vestiti.
Che maschione arrapante è mio padre! L’ho spiato tante volte mentre si scopa la mamma, mentre le trivella la fica col suo trapano, muovendo su e giù il suo bacino possente e facendola delirare di goduria. Una notte ho sentito un urlo lancinante di mamma, poi un lamento prolungato: ho capito che in quel momento papà l’aveva inculata, sfondandole lo sfintere, ed ho provato (mi vergogno a dirlo) un’acuta gelosia, perché quel bestione palpitante lo volevo io nel culo.
Ora lui sta tornando, tra un paio d’ore riempirà la casa della sua presenza. Chissà se capirà che lo aspetto, lo desidero. E’ tanto comprensivo con me, sa che non mi piacciono le ragazze, ma, a differenza di mamma, la prende con filosofia.
‘Paolino, non ti preoccupare’, mi ha detto un giorno in tono confidenziale, se non addirittura complice, ‘l’importante è non avere sensi di colpa, godere in libertà’.
Ma io non ho trovato mai il coraggio di dirgli che è con lui che voglio godere in libertà. Non ce la faccio più, scoppio di voglia, sento l’affanno, quasi mi manca il respiro ‘. Ho deciso, mi faccio trovare nudo sul letto, vediamo come reagirà’.

(Continua)


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3. Padre e figlio, soli.

L’enorme Tir rosso sangue guidato da Rocco parcheggiò lentamente nella piazzola riservata, Rocco sbadigliò di stanchezza. Era spossato per la lunga traversata e, per di più, aveva gli ormoni scombussolati per i pensieri torbidi che gli avevano fatto compagnia. Si avviò verso il cancello di casa, toccandosi il grosso pacco tra le cosce, chissà se avrebbe potuto liberarsi di quel tormento.
Quando aprì la porta di casa, la vista degli oggetti familiari, l’odore che ormai gli mancava da una settimana lo sopraffecero e un sentimento di tenerezza lo pervase, allontanando per un momento la spinta pulsionale:
Era stanco, sporco, sudato, aveva urgente bisogno di farsi una doccia. Ma, anziché verso il bagno, si diresse macchinalmente verso la camera del figlio. Aprì la porta lentamente e scorse sul letto scompigliato il corpo nudo di Paolo, ancora così tenero e adolescenziale, con le belle spalle, i fianchi, i glutei in esposizione. Ebbe un tremito di passione, sospirò pesantemente, ebbe l’impressione che il ragazzo dormisse. E, in effetti, Paolo fingeva di farlo. Sulle prime pensò di non disturbarlo e stava quasi per chiudere la porta, ma l’istinto cieco si era impossessato della sua volontà e rimase lì ad ammirare il suo giovanotto, a indagare tutti i particolari di quel corpo attraente, sino a quando focalizzò il suo sguardo sulle natiche di lui, sul solco che le divideva e sul foro scuro nel quale confluivano.
Il culo di Paolo era irresistibile. E Rocco non resistette dall’avvicinarsi al letto, dal togliersi di dosso la camicia sudaticcia, dall’inginocchiarsi vicino al bordo e dall’avvicinare la sua testa, il suo naso, la sua bocca, a quell’orifizio. Voleva baciarlo, leccarlo, succhiarlo. Si trattenne, cominciò ad accarezzarlo lievemente, per non svegliarlo. In realtà Paolo avvertiva già i brividi di quel toccamento, ma si sforzava di contenere le sue reazioni. E riuscì a farlo per un bel po’, mentre le dita del padre gli sfioravano i fianchi e le terga. Ma, quando Rocco indugiò col il suo medio proprio sul foro anale e cominciò piano piano a forzarne l’ingresso, la resistenza del ragazzo si sfarinò rapidamente. Troppo era il piacere che quella pressione gli provocava.
Allora si lasciò scappare un gemito e non potè fare a meno di smuovere il bacino. Ma Rocco ormai era andato, il suo cazzo cresceva a dismisura e guidava le sue azioni al posto del cervello; non ritirò il dito, continuò a introdurlo nel canale, millimetro dopo millimetro, mentre con la mano libera aveva cominciato a segarsi compulsivamente.
Poi, in un lampo, accadde quello che entrambi avevano sognato, senza avere il coraggio di dichiararselo reciprocamente. Al culmine dell’eccitazione Rocco inserì il suo dito medio quasi sino in fondo, Paolo emise un grido di dolore misto a piacere, si girò di scatto e incontrò subito il volto rosso, sudato, trasognato, del padre che sembrava lì lì per avventarsi sul suo culo e baciarlo, leccarlo, morderlo, chissà.
Non ebbero bisogno di dirsi nulla. In un istante l’uomo e il ragazzo si trovarono avvinghiati l’uno all’altro, immediatamente divorati da un vortice di desiderio senza fine, con Rocco che forzava la bocca di Paolo con la sua grossa lingua rasposa per un bacio violento e appassionato, e il ragazzo che si abbandonava a quella furia. Mentre il padre lo baciava così appassionatamente, Paolo accarezzava quel duro corpo di maschio adulto, inalando l’odore di quel petto villoso e sudato e di quelle ascelle pelose e bagnate, quasi non credeva ai suoi occhi ed alle sue mani.
Poi il desiderio del padre prese il sopravvento e, salito sul letto e levatosi sulle ginocchia, si portò il viso di Paolo all’altezza del suo pube, tenendogli la testa ferma con una mano, facendo uscire a fatica l’enorme bestione, già scappellato, meravigliosamente scolpito di grosse vene pulsanti, sotto lo sguardo ammirati del ragazzo che da giorni non aspettava quella visione e quel momento.
Paolo allungò la mano per afferrare quel cazzo meraviglioso che usciva dai jeans del padre e incominciò a palparlo in modo lento e voluttuoso, mentre Rocco chiudendo gli occhi, sospirò e disse:
‘No, Paolino, lascia fare a me’.
Lo spinse dolcemente a girarsi, a distendersi a pancia in giù. Paolo ubbidì senza alcuna resistenza, ma un brivido lo colse quando sentì che il padre gli divaricava un poco le gambe e gli allargava le chiappe, prima di posizionare la sua bestia proprio all’ingresso dell’ano. Era la cosa che più desiderava, ma in quel momento ebbe un moto di paura.
Il padre se ne accorse e lo rassicurò:
‘Lasciami fare, Paolo. Non ti irrigidire. Sentirai un po’ male, ma, vedrai, passerà subito, e dopo sarà solo piacere’.
Si sputò sul palmo della mano e cominciò a lubrificarsi il cazzo, mentre col dito medio aveva ripreso ad esplorare lo sfintere. L’ingresso fu improvviso e violento e Paolo non poté trattenersi dal gridare forte:
‘No, papà, ti prego, è troppo grosso, mi fai male!’
Ma Rocco sapeva che ormai non poteva più tornare indietro, interrompere in quel momento la penetrazione avrebbe comportato una svolta traumatica nei loro rapporti. Gli rispose suadente:
‘Calma, Paolino, un po’ di pazienza, stringi i denti, trattieni il respiro, è questione di pochi momenti’.
Iniziò così una lenta, ma decisa penetrazione, con l’uomo che faceva uscire quasi del tutto l’asta per poi riguadagnare il terreno perduto con un colpo vigoroso di reni. Paolo continuava a gemere di dolore, ma ormai era anche lui convinto che ora o mai più, che doveva resistere per meritarsi la realizzazione del suo sogno.
Dopo un bel po’ di tentativi e di colpi, ben assestati, l’uomo si fermò e, postosi sulla schiena del ragazzo, che poteva sentire il corpo peloso e sudato del padre che lo stringeva in una morsa incredibile, sentì l’uomo che, un po’ ansimante, sussurrava:
‘Lo senti adesso? è tutto dentro, fino ai coglioni. Comincia a muoverti lentamente con il culo, goditelo come meglio ti piace questo bastone. Adesso tuo padre ti fa sentire come si usa il cazzo e per tutta la vita te lo ricorderai, con qualsiasi uomo andrai, perché il primo vero cazzo che si prende è quello che conta’.
Così dicendo l’uomo incominciò a fottere, prima piano, poi con spinte sempre più forti. Paolo si sentiva squarciato, con l’asta enorme che gli esplorava gli intestini e che, ad ogni passaggio della grossa cappella sulla prostata, gli faceva provare una sensazione che gli oscurava il cervello, tanto era sublime.
Fu all’ennesimo passaggio della testa del cazzo, che gli tendeva il retto fino all’inverosimile, che Paolo sentì il bisogno improvviso di contorcersi in una serie di spasimi, mentre il suo membro, ormai durissimo e incollato al ventre, aveva cominciato ad eiaculare gettando sul lenzuolo una serie di spruzzi di seme bianco. Nel frattempo il padre aveva avvolto con al sua manona il suo organo gocciolante per cogliere il frutto del piacere e gliela aveva portata alla bocca, in modo da fargliela gustare:
‘Dai, lecca la tua sborra e rilassati, che tra poco riceverai nel culo quella di papà’.
Rocco incominciò ad accelerare i colpi, con penetrazioni sempre più profonde, mentre i grossi coglioni pelosi sbattevano ormai regolarmente ad ogni colpo sulle palle contratte del figlio. Ansimava e accompagnava ogni spinta con espressioni oscene, da camionista appunto:
‘Dai, dai, piccola troia di papà’. Non sei contento che, a sverginarti sia tuo padre?… Ti rompo il culo, così te lo ricorderai per sempre’.
Dopo una serie di colpi che lasciarono Paolo senza fiato, Rocco incominciò ad eruttare una serie di getti di sborra densa e caldissima, accompagnata da bestemmie triviali. Infine si accasciò sul corpo del figlio, sudato, ansimante e felice di aver eseguito il suo compito di toro infoiato.
Paolo si sentì struggere da una sensazione di felicità infinita, che lo fece piangere di gioia e che mai più avrebbe provato in vita sua. E Quando si furono placati, padre e figlio si distesero affiancati e cominciarono ad accarezzarsi, come due innamorati. Rocco colse l’attimo per rivelare al figlio il suo pensiero:
‘Vedi Paolo com’è bello godere quando non si hanno remore o pregiudizi? ‘. Vedi, io faccio sesso con i maschi come con le femmine ‘. è un vero peccato negarsi la bellezza di queste esperienze diverse’ vorrei tanto che anche tu, oltre al cazzo di un maschio, godessi della fica di una donna ‘ pensaci con calma, sappi che io sono qui, la famiglia è qui per aiutarti a conquistare la piena libertà sessuale’.
Il discorso sorprese non poco Paolo, che restò a lungo pensieroso. Rocco sdrammatizzò subito:
‘Non ti preoccupare Paolo ‘ non dovrai rinunciare al cazzone di papà ‘ ma mi piacerebbe tanto che, per esempio, provassi la ficona di mamma’. eh, che ne dici?’
Paolo lo guardò un po’ smarrito, il padre gli sorrise, lo accarezzò dolcemente e aggiunse:
‘Stai tranquillo, ci penso io”

(continua)
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roki_rae@hotmail.it
4. Pensieri di una madre.

Che cavolo di vacanza è questa! E che cavolo di famiglia è questa! Io e Davide qui da soli, Rocco e Paolo a casa. So che mio marito fatica come un mulo, ed avrebbe anche lui il diritto di riposarsi e di rinfrancarsi con una bella scopata. Non ci vediamo da quindici giorni, ed è un’assenza che mi pesa. Ho anch’io le mie esigenze di donna, prima che di moglie. Non sono da buttare. Voglio vedere quante donne, alla mia età, possono mettere in mostra due tette così floride, due cosce così tornite e due chiappe ancora tanto sode!
Sì, ma non posso passare il pomeriggio sul letto a toccarmi, a titillarmi i capezzoli appuntiti, a tormentarmi il clitoride e le grandi labbra. Ho bisogno del cazzo, dello spadone di mio marito, che mi squarcia le cavità più intime e mi manda in visibilio! Non ce la faccio a reprimermi, ho una febbre sottile che mi pervade e non mi dà requie.
Debbo riconoscere che il cazzo mio marito non me lo ha fatto mai mancare. E’ una furia e non si stanca mai. E’ una trivella, mi slabbra la fica, mi fa venire a ripetizione. E’ capitato certe volte che sia stata io a chiedergli di darmi tregua. E, quando ha insistito per prendersi il culo, all’inizio l’ho pregato di rinunciare, avevo un sacro terrore che col suo bestione mi squartasse in due. Ma non c’è stato niente da fare, era un toro infuriato, me l’ha rotto senza pietà. Sul momento l’ho odiato, ma qualche minuto dopo deliravo di piacere.
E’ un montone il mio Rocco. Già, ma in questi giorni cosa farà per sfogare le sue voglie? Non credo che si riduca a tirarsi una sega, non è il tipo. Con la proboscide che si ritrova ha sicuramente bisogno di riempire qualche buco! E chissà se abborda qualche puttana sull’autostrada, o piuttosto se se la spassa con qualche collega nel parcheggio di qualche motel’.
E che starà facendo ora a casa? ‘.. Quando mi ha chiamato non mi ha dato l’impressione di essere nervoso, impaziente, arrapato. Mi è sembrato piuttosto tranquillo e su di giri. Mi ha fatto parlare anche con Paolo, ed anche lui mi è parso più allegro del solito. Vuoi vedere che”?
Oddio, no, non è possibile! ‘. Quando mi ha detto che la tendenza gay di nostro figlio non era una tragedia e che il ragazzo aveva bisogno di essere compreso, gli ho detto -è vero- che se la vedesse lui. Ma non credo che sia diventato accondiscendente, complice.
Oh madonna, e se fosse? Non ci voglio nemmeno pensare: casa mia peggio di un bordello di omosessuali! No, no, no. Debbo chiamarlo subito Rocco e dirgli di venire subito qui. Non posso vivere con questo tarlo che mi trapana il cervello!
Ah com’è difficile fare i genitori! Chissà da quanto tempo Paolo è entrato nel giro dei gay?! E se quel pomeriggio, entrando distrattamente nella su camera, non lo vedevo coi miei occhi che si sbaciucchiava e si abbracciava con Stefano, non ci avrei mai creduto.
Forse ho sbagliato ad aggredirlo, a rimproverargli di essere un degenerato, forse avrei dovuto aumentare la mia tenerezza per spingerlo verso una sessualità più serena.
E il povero Davide? Che ne sarà di lui in un ambiente familiare libertino? A pensarci bene, devo stare più attenta, che non finisca come il fratello. In spiaggia lo vedo sempre socializzare con altri ragazzi, mai con una ragazza’. Certo ha solo 14 anni, ma è proprio quella l’età più pericolosa.
A proposito, che starà facendo in questo momento? E’ chiuso nella sua stanza.’. Fammi andare a vedere’..
Mmmmm ‘. è girato di spalle, è un bel ragazzo, guarda che spalle, che braccia e che belle chiappette che ha! ‘. E’ anche più bello di Paolo’. Ma che fa? Dorme? ‘ No, non credo, si muove, si agita piano ‘. Mmmm ‘. Ho capito, se lo sta tirando! ‘. Beh, alla sua età è naturale ‘.. Sì, ma si infila un dito di dietro ‘. Oddio! ‘. Con la destra si masturba l’uccello ‘. Ma ha la sinistra sul culo ‘. Sì, si è infilato un dito proprio lì ‘. Ma che è? Una maledizione? ‘.
Il cuore mi batte all’impazzata, il sudore mi si gela addosso. Ma forse sono io che ho sbagliato tutto. Forse sarei dovuta essere più confidenziale, più permissiva. Forse toccava a me di far conoscere a mio figlio un po’ di femminilità. Eppure l’occasione l’avevo avuta, quando sorpresi Sergio, l’amico di Paolo, che frequentava spesso la nostra casa, inginocchiato per spiarmi dal basso in mezzo alle cosce. Gli feci un sorriso, gli accarezzai la testa e, facendo finta di nulla, gli chiesi come stava sua madre. Il ragazzo, colto in flagrante, era diventato rosso peperone e, balbettando, mi chiese se poteva andare in bagno. Poverino, non ce la faceva più, aveva bisogno di farsi una sega all’istante!
Certo, non sono più una ragazzina, ma come donna valgo ancora qualcosa. Lo vedo da come gode mio marito, quando mi sfonda col suo pistolone. E lo vedo anche da come mi guardano i porci dei maschi che incontro, che si girano a guardarmi il culo e bofonchiano parole volgari. Per non parlare di Filippo del minimarket, o di Giuseppe dell’ingrosso di frutta e verdura, che ormai non riescono più a trattenere la loro eccitazione e si toccano senza riguardo i loro pennelloni in mia presenza. Faccio finta di niente, mi libero del loro corteggiamento sempre più asfissiante, me la cavo con qualche sorriso di circostanza; ma chissà come e con chi sfogano tutto il loro arrapamento.
Possibile che non debba riuscire a smuovere un bel ragazzo come Paolo? E chi lo dice che, cucinato a dovere, non possa avere una reazione da maschio? Oddio, che pensieri che mi vengono!….. Sedurre mio figlio? ‘. Fare la puttana con lui? ‘. Certo, se servisse, lo farei più che volentieri’.. E poi anche con Davide? ‘..
Non posso restare così, con questi tormenti. Domani torno a casa. Qui mi sento di impazzire.

(continua)


roki_rae@hotmail.it 5. Ancora il padre.

Ebbene sì, sono proprio un porco. Ho inculato mio figlio ed ho goduto come un porco. Il fatto è che, alle soglie dei 45 anni, sento che la fica di mia moglie non mi basta più; anzi, i culi teneri mi intrigano sempre di più. Non faccio differenza tra culi femminili e culi maschili, ma devo dire che possedere un bel maschietto, facendolo urlare di dolore durante la penetrazione e poi sentirselo contorcere dal piacere nel corso dell’inculata, mi dà un piacere ancora più perverso e sottile.
Io sono un uomo di gusti semplici, mi faccio un culo così col lavoro, sempre a caricare e trasportare ortaggi dalla Sicilia a Roma, ma penso di avere avuto due grandi fortune nella vita. La prima è il mio cazzo, che è ben più grosso della media e si inturgidisce al primo pensiero sozzo che mi viene; la seconda è la mia famiglia, con una moglie ancora procace e vogliosa di cazzo e i miei due bellissimi figli.
Con mia moglie ormai ho rotto gli indugi, e non contento della sua bella fica pelosa e bagnata, una sera le ho rotto il culo senza tanti complimenti: e lei ha goduto, dio se ha goduto! Coi miei figli la cosa si sta evolvendo in una maniera che mai avrei immaginato solo qualche anno fa: da quando mia moglie ha scoperto che Paolo è gay e se la fa con il suo amichetto Stefano, ho incominciato ad avere anche dei pensieri luridi su di lui, pensieri che si sono concretizzati in una seduzione, prima fatta di sguardi, poi di qualche toccamento, culminati infine nello sverginamento del suo bellissimo e strettissimo culo.
Non contento, dopo che mi sono ristorato con una bella doccia, sono tornato da Paolo e abbiamo ripreso a toccarci, fino a quando gliel’ho dato in bocca. Dapprima ha esitato, poi l’ha leccato con un entusiasmo che non ho mai visto in mia moglie, e io, infoiato come un toro, gliel’ho spinto in gola fino alle tonsille tenendogli la testa ferma mentre gli scaricavo un bicchiere di sborra calda.
Paolo l’ho visto soddisfatto e sereno. Ne ho approfittato per dirgli che deve conquistare la massima libertà e maturità, deve assolutamente fare l’esperienza di scopare una donna. Mi ha fatto deboli obiezioni; ho insistito e, anzi, gli ho detto che potrebbe cominciare con la madre, sì, con mia moglie, e che avrei pensato io a organizzare tutto.
Con Davide non dobbiamo fare l’errore commesso nei riguardi di Paolo. Lui è ancora piccolo, ma con lui ho già cominciato a parlare del sesso, anche per evitare che possa crescere con qualche complesso, com’è accaduto a suo fratello maggiore. Qualche mese fa gli ho abbassato i calzoncini, ho preso in mano il suo pisellino, l’ho scappellato e lui ha avuto piccole contorsioni di piacere. E’ un angelo biondo Davide, a guardargli il corpo mi sono sentito percorrere da pulsioni quasi pedofile.
Dio, quanto sono porco! Oro mi scopo tutta la famiglia! Eppure ho dei colleghi camionisti marocchini che hanno sverginato i figli anche in età molto più precoce, uno addirittura a sei anni, e non è che abbiano dei fuscelli tra le gambe, perché li ho visti sotto la doccia e, se tanto mi da tanto, quando ce l’hanno duro chissà che bestie’
Ma non voglio indugiare oltre su questi pensieri libidinosi che un padre non dovrebbe avere nei confronti dei figli’. Elena mi ha telefonato e mi ha detto che domani rientra in anticipo. Non ce la fa a stare lontana tanto tempo. Ho capito che le manca il cazzo. Gliel’ho detto sorridendo al telefono, sbeffeggiandola; mi ha mandato al diavolo. Poi ha avanzato il sospetto che io mi sia sfogato diversamente ‘ le ho detto che non ero solo in casa, poi mi sono fermato, intuendo di aver fatto una gaffe’ E rimasta interdetta, l’ho rassicurata dicendo che a voce avremmo parlato di tutto.
E’ il momento di dare una sterzata alla famiglia. Domani è un giorno importante.

(continua)


roki_rae@hotmail.it 6. Padre e madre, non proprio soli.

Davide aveva brontolato un po’ per il rientro anticipato, ma Elena non ce la faceva più a stare lontana dal marito, per di più col pensiero di Paolo che la tormentava.
Per il ritorno della moglie, Rocco aveva preparato una deliziosa cenetta, lui era bravo a industriarsi in cucina. La cena si svolse in un clima di allegria, Elena trovò il figlio Paolo molto affettuoso e rilassato.
Ma la donna aveva una voglia accumulata da 15 giorni e non vedeva l’ora di rinchiudersi in camera da letto col marito. Davide era stanco e se ne andò subito a letto. Rocco si affrettò anche lui a seguire la moglie in camera non senza aver strizzato l’occhio a Paolo: un modo per ricordargli quello che si erano detti il giorno precedente, e cioè la bellezza di essere bisex, di potere scegliere o alternare i maschi e le femmine, i cazzi e le fiche.
Elena era chiaramente in debito di cazzo quella sera e si comportò da vera troia: Assalì il marito impossessandosi del suo cazzo e praticandogli un bocchino famelico;si allungò sul letto spalancando le cosce e invitandolo ad una penetrazione selvaggia, brutale:
‘Dai, montone mio, entrami dentro, sventrami ‘ ho una fame di cazzo che non ci vedo! ‘. Sì, dai su con questa trivella ‘ aaahhhh ‘. sìììììì ‘. daiiiii’.’
Rocco si lasciava guidare da lei ma non deluse le sue aspettative, la pistonò con forza facendola sbrodolare e delirare. Poi, una volta presa la spinta, la rigirò a pancia sotto, le allargò le chiappe con le mani e, col cazzo lubrificato dalla broda di lei, le squarciò le pareti dello sfintere, spingendo il suo bastone sino all’intestino, mentre lei grugniva come una scrofa. Infine, con un urlo bestiale, a mala pena trattenuto, lo scaricò in culo tutto il contenuto dei suoi coglioni.
Quindi, stesi uno accanto all’altro, mentre Elena accarezzava i grossi coglioni pelosi di Rocco e lui le accarezzava lentamente il grilletto, incominciarono a confidarsi teneramente.
‘Ti è mancato il mio cazzo, eh, amore mio?’
‘Certo, lo puoi immaginare. Ma ti confesso che sono stata in pensiero per te e per Paolo’.
‘Per me? In che senso?’
‘Beh, mi è venuto il dubbio ed il timore che questo bel cazzo nel frattempo si trastullasse a sfondare altri buchi”
‘Gelosona! ‘ il fatto è che una fica come la tua dove la trovo? ‘. Ho sofferto anch’io la lontananza, sai”
‘Ti debbo dire che sono anche molto contenta di Paolo’ l’ho trovato disteso, rilassato, direi felice, come non mai. Mica avrà trovato finalmente l’amore?….
‘Mmmm ‘ penso proprio di sì’. ma non quello che speri tu’ Paolo aveva bisogno di provare un maschio vero, robusto, virile, che gli desse quello che i suoi amichetti non possono dargli’..
‘Non dirmi che’ oddio, ma sei impazzito?… gliel’hai hai rotto?’
‘Tesoro, era quello che lui desiderava più di ogni cosa ‘. Ha goduto da dio’
‘Ma sei un porco!… Chissà che male gli hai fatto!’
‘Beh, sai, la prima volta si soffre sempre un pò, ma poi passa. E poi il culo è fatto per ricevere il cazzo, e tu l’hai imparato bene. E poi non è mai morto nessuno per un cazzo in culo!’
‘Ho pensato molto a Paolino, mi sono detta: che peccato! un ragazzo così bello e sensibile, che potrebbe far felice tante donne, e che invece si è fissato sui maschi!’
‘Guarda che, dopo averlo fatto godere, gli ho fatto un bel discorsetto”
‘E che gli hai detto?’
‘Che lui deve godere in libertà senza negarsi nulla ‘ che si gode col cazzo, ma ancor più con la fica ‘ e che noi in famiglia siamo qui per aiutarlo ad emanciparsi’.
‘E lui?’
‘è rimasto un po’ dubbioso, ma mi pare che abbia capito’ che ne dici? non ti piacerebbe che tu fossi la prima donna per lui?’
‘Oddio, Rocco, ma sei proprio un pervertito!…’
‘Guarda Elena che, se fai un piccolo sforzo, Paolo lo facciamo diventare davvero un ragazzo libero e maturo, lo liberiamo dalle sue fobie ‘.’
‘Rocco, me lo sono chiesto in questi giorni se avessi potuto fare qualcosa per mio figlio ‘ ma mi è sembrato mostruoso che una madre ‘.’
‘Per amore di un figlio, per il bene di una famiglia, si può fare questo ed altro ‘.’
Elena non trovò nulla da controbattere a queste ultime parole del marito il quale, acquisito l’assenso tacito della moglie, guardando verso la porta esclamò ad alta voce:
‘Vieni Paolino, vieni in mezzo in noi!…’
Paolo aveva assistito alla scopata furibonda dei genitori ed alla loro chiacchierata confidenziale ed era eccitatissimo. Scostò la porta e si palesò tenendosi in mano il cazzo già inalberato. Alla sua vista la madre ebbe un tremito, arrossì violentemente e si strinse al marito, il quale continuò ad incoraggiarlo:
‘Dai, bello, vieni ‘. Ti vedo già bello arrapato ‘. Vieni, guarda che bendidio che c’è in questo letto ‘. Guarda che meravigliose tette ha ancora tua madre, ancora sode e dure!’. chi lo direbbe che ha allattato due figli?…. Guarda che bel ventre largo, che pelle liscia e morbida, e che fica bagnata, aperta con questo solco rosso vivo in mezzo ai peli!… Su, avvicinati, è la sorca che ha dato tanto piacere a tuo padre, dove tuo padre ha infilato il suo cazzone turgido per anni e non si stanca mai di farlo’.. Vedi come si bagna a questi discorsi, avrebbe proprio bisogno di un bel cazzo giovane e inesperto per svezzarlo e fargli provare il piacere che tutti gli uomini devono provare’. E poi vedi che belle chiappe morbide! E questo buco divino ‘ ti assicuro Paolo che metterlo in culo ad una donna come tua madre è molto più eccitante che ad un maschio ‘ una volta che glielo infili, te lo risucchia dentro, te lo massaggia, e poi si contrae continuamente mentre la inculi’. Dai, non mi dirai che non vuoi metterlo alla prova questo bel cazzo che ti ritrovi’.’
Paolo si muoveva con passo incerto, ma piano piano era approdato al letto e, liberatosi rapidamente della maglietta e dei boxer, avanzava carponi al centro del letto, proprio in mezzo ai genitori. Elena era imbarazzata quanto il figlio, ma ormai il gioco era andato troppo avanti perché potesse fermarlo. Rocco, invece, si mostrava pienamente a suo agio, sapeva che toccava a lui facilitare quell’approccio che avrebbe dato una svolta alla vita della sua famiglia.
Paolo si posizionò nel posto che i genitori gli avevano lasciato libero, cioè in mezzo a loro. Era ancora impacciato, ma brandiva un cazzo spaventosamente eretto. Rocco gli sorrise e si rivolse alla moglie:
‘Vedi Elena che bell’attrezzo ha il nostro Paolo!?… è un vero figlio di suo padre!…. è un vero peccato che debba usarlo solo per farsi una sega’ non mi dire che non ti piacerebbe sentirtelo dentro, eh ‘. Ti conosco, troia ‘. Dai, apri le cosce e dagli il benvenuto’.
Elena effettivamente si dispose a ricevere il cazzo del figlio allargando le cosce, anche se ad occhi chiusi. Ma, siccome Paolo ancora indugiava a muoversi, fu il padre a spingerlo a mettersi a cavallo della madre e a puntare il cazzo imbufalito del giovane sulla ficona slabbrata della moglie. Poi si piazzò alle spalle del ragazzo e, per stimolarlo, cominciò a solleticargli il buco del culo con le sue dita.
Il cazzo di Paolo penetrò lentamente nella fica materna; Elena allungò le sue mani sui fianchi del figlio e lo attirò di più a sé, muovendo la fica in modo da risucchiarselo tutto dentro; nel frattempo Rocco aveva indirizzato il suo batacchio verso il culo di Paolo e aveva dato inizio ad una lenta ma inarrestabile penetrazione.
In breve padre, madre e figlio diedero vita ad una scopata a tre fantastica, incredibile. Paolo pistonava con energia la fica di Elena, con le mani aggrappate alle sue tettone, e scopriva per la prima volta il piacere di possedere una donna, mandando la madre letteralmente in visibilio e vivendo per la prima volta anche l’esperienza straordinaria di una scopata abbinata ad una inculata: un piacere indescrivibile, inarrivabile.
Rocco era entusiasta:
‘Dai Paolo, hai visto cosa ti perdi a rinunciare a questi piaceri?… e tu Elena, hai capito che Paolo è un maschio a tutti gli effetti? ‘. è tutto suo padre ‘. gli piacciono i maschi e le donne ‘. i cazzi e le fiche ‘ ahahah ‘.’
A quel punto anche Elena, che già aveva liberato più volte i suoi umori vaginali, ansimando, riuscì a dire al figlio:
‘Sì, sì, figlio mio ‘. chiavami, prendimi, sfondami la fica ‘. sì, riempimi, dammi il tuo seme’ lo voglio!’
Paolo impazziva per il doppio piacere che i genitori gli donavano, accelerò i colpi e, nel giro di un paio di minuti, liberò la sua energia accumulata e inondò di sborra la fica della madre gridando:
‘Sìììììì ‘.. vengooooo ‘.. ti do tutto, mamma ‘. tutto per te ‘. sììììì’
Quasi contemporaneamente anche Rocco arrivava al culmine dell’eccitazione e scaricava la sborra residuata dalla scopata precedente nel culo del figlio.
Restarono ancora incatenati l’uno all’altro per qualche minuto, poi si distesero sfiniti sul letto e, con i corpi ancora intrecciati, si concessero un po’ di riposo per riprendersi.
L’incantesimo si era rotto, la famiglia aveva trovato un nuovo equilibrio ed un nuovo livello di serenità. Mancava all’appello solo il figlio minore, Davide, ma aveva 14 anni e non c’era fretta. Per quella famiglia era iniziata una nuova vita, libera da pregiudizi e da rinunce.
Sicuramente il piccolo non avrebbe sofferto le difficoltà del fratello maggiore.

continua?…..


roki_rae@hotmail.it

Grazie, anche a nome di Gale, ai tanti amici che hanno espresso il loro apprezzamento per questa storia.

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