Skip to main content
Racconti EroticiRacconti Gay

Io , Puttana come sempre!

By 24 Giugno 2023No Comments

Ciao. Mi presento: sono bisex. No, il nome non lo dico. Potresti riconoscermi. Sì, all’anagrafe sono maschio; un etero sono per tutti, ma con segrete, spiccate tendenze omosessuali. Uno come tanti altri: sposato, virile, che sa chiavare le femmine, ma con mille prurigini e fantasie che, in fine, lo inducono a provare ad essere donna.

Da qualche tempo frequento il Bosco della città in cui vivo, in cerca di… compagnia. A volte mi accontento di prenderlo in bocca e succhiarlo; quando sono più fortunato, me lo sbattono nel culo.

Ieri mattina avevo una gran voglia, una voglia irresistibile. Era presto, l’aria fresca attizzava il fuoco che aveva arso tuta la notte dentro di me e ancora bruciava. Passeggiavo con ostentata noncuranza, mentre, invece, l’occhio di falco, smanioso, perlustrava la vegetazione intorno, in cerca di un movimento che segnalasse la presenza di una preda da ghermire o di un cacciatore a cui arrendersi.

Un fruscio davanti! Sul vialetto invaso da felci e ligustri, intravedo la figura di un maschio. Si accorge di me. Lo punto come un cane da caccia. Evidentemente è esperto. Mi guarda con un mezzo sorriso e si tocca il pacco. È chiaro che vuole una conferma. Afferro anche io il mio pacco. Muove lentamente la testa in senso di comprensione. Mi dà le spalle, girandosi e procede, sicuro, verso l’avvallamento del terreno, dove la vegetazione è più rigogliosa. Scende il pendio. Prima di scomparire tra la vegetazione rigogliosa, si gira appena. Mi guarda, strizzando l’occhio, complice, per assicurarsi che lo segua.

Scompare, ma io gli sono dietro e, dopo un attimo di esitazione, distinguo nuovamente la sua figura. Si avvicina ad una quercia enorme circondata da folti cespugli. L’ombra è fitta. Si addentra fra l’alta vegetazione del sottobosco e si appoggia al tronco rugoso, soppesando, sornione, la mia figura. Il gigantesco tronco nodoso lo copre parzialmente. Mi guarda intensamente, mentre m’avvicino. Arrivato a due passi di distanza, mi fissa negli occhi, slacciandosi lentamente la cintura dei pantaloni. Se li cala fino ai piedi. Ora il turgido, grosso attrezzo si protende senza pudori verso di me. Gli sono difronte e sento il respiro del maschio sul mio viso, come a segnarne la proprietà.

Gli occhi hanno qualcosa di magnetico; sono fissi nei miei. Mi calo in fretta i pantaloni, infoiato dalla situazione. Guardo verso il basso, scorrendogli il ventre nudo, ipnotizzato dal monumento di carne che s’irrigidisce e si tende Mi denudo completamente le cosce che tremano di desiderio. La robusta testa scappellata del suo membro vibra nella mia direzione, quasi ad annusarmi.

Un sorriso si stira sulle mie labbra, mentre, pallido, febbrilmente gli cingo i fianchi. Lui continua a fissarmi senza un’ombra di emozione; solo il grosso pene freme dalla voglia. Pulsa ripetutamente, scartando a destra e sinistra nella sua turgida erezione. Sono a stretto contatto con quel corpo che freme di desiderio per me. Il suo fiato accalorato sul mio viso mi stordisce. È caldo, pieno di bramosia. Mi desidera! Le gambe sembrano non sostenermi più. È veloce a inserirmi la larga lingua in bocca.

Trasalisco. È arrogante, irriverente. Lo assecondo, mentre mi infila la lingua in bocca. Sono su di giri; la libidine è al massimo. Come due ragazzini “limoniamo” come degli ossessi, mentre le mani, ingombrate dai reciproci membri, agitano l’altrui strumento sessuale, alla ricerca di reciproco piacere.

Ringalluzzito dalla intimità raggiunta, allungo la mano verso lo scroto. Quasi con devozione, le mie dita accarezzano le palle che, sode, accompagnano lo sproporzionato batacchio, rigido nella sua erezione. L’uomo, il bruto, autorizzato dal mio atteggiamento, mi afferra per le palle. Un attimo di terrore. Che fa? Le stringe! Le stringe fino a lasciarmi senza fiato. Ansimo, senza un grido, con la bocca spalancata.

Avverto di essere in suo potere e, infatti, mi guida, costringendomi ad abbassarmi sulle ginocchia, rattrappito sui miei coglioni contorti. Si siede su un masso. Devo assecondarlo per evitare che mi strappi i pendenti. Mi accartoccio sulle palle, mentre costringe, ben volentieri, le mie labbra ad avvicinarsi pericolosamente alla gigantesca escrescenza, simile a una grossa scimitarra, che si protende fuori dal ventre panciuto.

Il fine è chiaro e io lo accetto. Mi mostro ben lieto di assecondare le intenzioni dell’aggressore. La violenza con cui me lo schiaffa in bocca, mi costringe a rinculare, ma le sue mani sono due artigli per la mia testa. e rimango incastrato contro l’addome peloso, mentre avverto che la lama scivola fino all’esofago. Cerco di divincolarmi, di prendere fiato, di respingere quel montone che mi si infigge nella gola. Tossicchio, cercando di respirare col naso. I movimenti del bruto sono violenti, ripetuti, senza tregua. Sento che lui rallenta, affannando. Emette un grugnito prolungato. Sta per arrivare! Non vedo più niente, tanto mi spinge con le mani sulla nuca, comprimendomi gli occhi contro il ventre peloso. Il mio istinto vorrebbe scappare prima che sia soffocato, ma l’accesa libidine dell’istante che vivo mi arresta fino a desiderare la morte. Continuo, instancabile, a pompare, mentre le budella si contorcono, il cervello m’impone di rintuzzare i conati che risalgono dallo stomaco verso la bocca.

Provo nausea per quanto mi sta accadendo. Lui capisce e, rapido, spara le sue cartucce a mitragliatrice fra le mie mascelle devastate dal grosso obice. Il liquido burroso mi riempie la bocca, scivola veloce verso l’esofago. Un rigurgito prima che raggiunga lo stomaco! Risale, si riversa fuori dalle labbra, segnalando il livello del troppo pieno, mentre cerco, inutilmente, di contenerlo , ma, violento sfugge dalle labbra. Fiotti caldi urtano il palato, lasciando viscida la gola. L’unica soluzione è inghiottire tutta quella sborra, se non voglio finire affogato. e mi adeguo di buon grado. Respiro col naso, mentre l’ebbrezza di quel sentore di muschio, acido, viscido intasa le narici. Eccitante sapore di maschio!

Fino all’ultima goccia si svuota l’enorme attrezzo, riempiendo l’orcio che travasa. E quando tutto è finito, mentre ansima per riprendersi, non so frenare l’impulso di scaraventarmi contro la sua bocca per baciarlo appassionatamente, come mai avevo fatto con nessuno altro maschio. Distesi per terra, continuo a infliggergli piccoli baci, mentre lui mi asseconda, menandomi l’uccello.
Tanto lo agita che alla fine ottiene ripetuti e violenti fiotti della mia sborra. Bellissimo, naturale, come se avessi chiavato una femmina, mentre colpevole è la sua esperta mano che ne rimane coinvolta dall’onda di riflusso che gli scola sulla coscia. Io, stordito, inebriato, salgo al settimo cielo.
Svuotato completamente, crollo in preda a violenti brividi di piacere senza che possa più eiaculare. Disteso sulla sua pancia, mi aggrappo a lui e gli lecco la mano intrisa del mio sperma, raccogliendo il liquido con la lingua, giù, fino alla coscia. Soddisfatti entrambi, restammo incollati. Assalito dal torpore, incollato al suo ventre, avverto che si muove. Mi spinge, spostandomi di lato. Si alza. Sussurra: “Ciao, Amico!”. Lo vedo allacciarsi i pantaloni, fermandoli con la cintura; a gambe larghe. Si scrolla il sacco scrotale che gli si incolla addosso, e, veloce, risale la china. Oltre la collina scompare alla vista, senza volgermi uno sguardo.
Stordito, solo, sperduto, cerco conforto, fissando il cielo terso che brilla in alto. I rami lo intarsiano con mille fronde. Il canto degli uccelli si leva in gloria al creato, mentre fisso il tutto, incantato. Privo di forze, ma rigenerato nello spirito, provo una strana leggerezza di corpo e mente.

Spero di incontrarlo di nuovo, mentre mi esercito quotidianamente nel mestiere più antico del mondo. Sono una puttana!

Nina Dorotea

Disponibile

Leave a Reply