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La curiosità porta a nuove scoperte

By 31 Agosto 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Stavo succhiando un cazzo! Non potevo crederci eppure era quello che accadeva. A pochi centimetri dalla mia faccia il viso di mia moglie Amanda, che fino a qualche attimo prima aveva leccato golosamente quell’uccello, mostrava stupore ma, ogni tanto, i suoi occhi roteavano a mostrare un proprio intimo piacere. Il motivo era che tra le sue cosce Helga la moglie di Francesco, il proprietario del cazzo che stavo succhiando, la leccava con foga e passione. Ah, dimenticavo: il mio di cazzo con erezione da brivido era preda della bocca e della lingua di Francesco. In pratica ci stavamo facendo un fantastico 69. Amanda, mia moglie, visto e considerato che non aveva speranza di riappropriarsi del cazzo di Francesco si mise a leccare la fica di Helga. La scena era il lettone matrimoniale della villetta in affitto e ora presentava due mega 69 tra partner dello stesso sesso.
La storia che aveva condotto le nostre due coppie Francesco e Helga e Amanda mia moglie e il sottoscritto, Sandro, a una tale promiscuità partiva da lontano. Eravamo amici da lunga data e per anni avevamo condiviso viaggi, vacanze e cene a volte a casa di uno a volte dell’altro. Tutti e quattro professionisti e senza figli avevamo modo di gestire il nostro tempo e non perdevamo occasione per incontrarci e stare insieme. L’amicizia profonda che ci legava a poco a poco si tramutò in intimità. Era diventato normale che, durante i fine settimana o per le vacanze loro venissero a dormire a casa nostra o noi nella loro. La sera si faceva tardi e la mattina ci si svegliava quando si voleva. D’estate soprattutto si stava in abbigliamento succinto e ci era capitato spesso di incontrarci in corridoio o davanti alla porta del bagno seminudi. Una di queste sere si era bevuto un po’ di più e i discorsi si erano fatti più piccanti e intimi. Ci prendevamo in giro sulle rispettive capacità amatorie e ognuno di noi maschietti vantava prestazioni da far arrossire una pornostar. Io poi generosamente accreditavo la mia Amanda di capacità linguistiche fuori della norma. Non stavo di certo esagerando: Amanda quando faceva un pompino lo faceva con tutti i sentimenti. Nella sua bocca il cazzo veniva accolto e trattato in modo favoloso. Riusciva a leccare e succhiare nel medesimo tempo. A volte mentre succhiava riusciva anche a provocarsi un orgasmo e senza toccarsi. Come facesse per me era un mistero ma lei diceva che le piaceva così tanto che le veniva naturale. A volte si metteva in posizione di 69 con la sua fica sulla mia faccia ma quello che le piaceva di più era mettersi a pecorina con il culo vicino al mio viso e, mentre succhiava, si faceva penetrare dal mio pollice. Io glielo avvicinavo alla fica grondante e lo facevo scorrere prima piano su e giù trovando il clitoride e massaggiandolo fino a provocarle delle intense scariche elettriche, poi lo infilavo e la penetravo. Iniziavo lentamente muovendo bene il dito dentro di lei poi sempre più velocemente e, mentre il pollice la stantufava l’indice e il medio colpivano il suo buco del culo che si contraeva al contatto. L’altra mia mano era sul mio cazzo e lo accarezzava mentre entrava e usciva dalla sua bocca. In questo modo lei poteva approfittare per prendermi il pollice e ingoiarlo a simulare un pompino doppio. Insomma, usando un po’ di immaginazione, era come se succhiasse due cazzi mentre veniva violentemente chiavata. Le dita che battevano sul buco del culo le scatenavano fantasie di doppie penetrazioni. Già, perché mia moglie non aveva ancora deciso se le piaceva di più essere scopata o inculata. Non disdegnava neanche leccare la fica all’occasione.

Quando eravamo più giovani avevamo avuto una storia trasgressiva con Alex una amica comune. Ci eravamo trovati una sera in tre con un’atmosfera carica di erotismo che era sfociata in una vera e propria orgia. Una delle mie fantasie, oltre a quella di vederla succhiare il cazzo di un altro era quella di vederla alle prese con la fica di un’altra. Lei mi accontentò subito. Dopo i primi preliminari svoltisi sul divano, durante i quali il mio cazzo saltò allegramente da una bocca all’altra, Amanda prese per mano l’altra donna Alex e la condusse in camera da letto. Lì si tolse di dosso quel poco che ancora aveva e spogliò Alex lentamente e completamente. Mentre lo faceva con la bocca indulgeva sul suo collo, sulle spalle per scendere fino ai capezzoli leccandoli e succhiandoli. Alex aveva delle tette minuscole ma perfette: due vere coppe di champagne, mentre Amanda &egrave dotata di due seni prorompenti e altrettanto belli. Amanda sempre succhiandole i capezzoli la distese sul letto e, scendendo lentamente con la bocca, le leccò l’ombelico e infine le si infilò tra le cosce a slinguazzarle la fica. Nelle nostre fantasie io dovevo restare a guardare e segarmi. Inizialmente feci così ma, quando Alex in preda a una frenesia senza limiti si rovesciò addosso a Amanda e con un rapido ribaltamento si mise in posizione di 69, la vista del suo culetto impertinente e della sua fichetta depilata accarezzata dalla lingua di mia moglie fece scatenare anche me. Rapido mi avvicinai e con un colpo solo penetrai Alex. Fu come se l’avessero trafitta. Inarcò la schiena e la testa, la bocca aperta a prorompere in un grido silenzioso, scattò verso l’alto. L’afferrai per i capelli e la baciai sul collo e sulle spalle mentre con le mani le afferravo i seni titillandole i capezzoli mentre la pompavo a più non posso. Amanda intanto era tutta indaffarata a leccare nell’ordine: le mie palle, il mio buco del culo, la fica di Alex e la mia asta che andava su e giù. Non riuscii a resistere per molto ma quanto basta per provocare uno squassante orgasmo a Alex. Dopodiché me ne venni dentro di lei che, spossata, si lasciò andare sul corpo di Amanda ricominciando piano a leccarle la fica. Amanda intanto aveva estratto il mio cazzo e se lo stava succhiando tutto alternandolo con la fica di Alex per non perdere una sola goccia del mio sperma che colava abbondante. Mi sciolsi lentamente dal groviglio ma visto che Amanda non voleva saperne di smettere di succhiarmi né l’altra di leccare lei allargai i nostri corpi fino a che non mi trovai davanti la fica pregna di umori di Alex e vi infilai la lingua. Avevamo, inconsapevolmente, realizzato un’altra delle nostre fantasie: il triangolo dove tutti leccavano e venivano leccati. Il tempo di riprendermi (e non ci volle molto considerato il lavoro di lingua delle due assatanate) e ecco che avevo di nuovo il cazzo in tiro per un altro round. A questo punto l’unica che non aveva goduto era Amanda che reclamava la sua parte. La misi a pecorina e le infilai l’uccello nella fica. Intanto Alex si dava da fare con le sue tette. Per lei che le aveva così piccole avere a disposizione quel ben di Dio era come il coronamento di un sogno. Le strizzava e le leccava succhiando i capezzoli che, duri com’erano, sembravano due cazzetti. Amanda intanto, per non essere da meno, leccava la sua fichetta glabra. Però la sentivo che le piaceva sì, ma non era completamente soddisfatta. ‘Lo vuoi nel culo?’ Domandai. ‘Come l’hai capito?’ Rispose pronta. Non me lo feci ripetere due volte: lo sfilai dalla fica e lo appoggiai al buco del culo. Dovete sapere che, in quel periodo, praticamente ogni nostra scopata finiva con il mio cazzo nel suo culo e lì venivo. Lo facevamo talmente spesso che eravamo arrivati al punto, come dicevamo ridendo, che bastava che io appoggiassi la punta dell’uccello nei dintorni del suo buco che questo se lo ingoiava da solo. Nonostante questo il suo sfintere era ancora abbastanza elastico da stringere la mia cappella tanto che a me sembrava di sverginarla ogni volta. Il risultato era che, non importava quante volte ero venuto prima, quando iniziavo a incularla il mio arnese ridiventava duro e durava anche. Alla fine, non appena la sentivo avere l’orgasmo, venivo anch’io. Anche quella volta successe così e Amanda godette ancora di più a causa del continuo leccare di Alex che, sentendola venire, si era precipitata a leccarle la fica.
Appena il tempo di sfilare il cazzo che Alex se ne era impadronita leccandolo tutto mentre Amanda si dava da fare con la sua fica. Per quella sera, anzi ormai si era fatto notte la finimmo lì. La mattina Alex doveva andare al lavoro abbastanza presto e si svegliò alle sei. Io e Amanda eravamo addormentati e Alex ci svegliò leccandoci a turno cominciò con me e appena me lo fece diventare duro passò alla fica di Amanda non senza prima averle succhiato avidamente i capezzoli. Poi a malincuore si dette una rapida rinfrescata e se ne andò. Io ero rimasto con l’uccello in tiro e Amanda con le cosce in fiamme. Ci guardammo e ci abbracciammo. Amanda mi montò sopra e si impalò. Mentre rispondevo ai suoi colpi mi davo da fare con i suoi capezzoli che lei aveva avvicinato alla mia bocca. Così facendo si era chinata verso di me e io le posi le mie mani sulle natiche divaricandogliele.
Amanda si inarcò e mi disse: ‘Porco!’
‘Perché porco?’ Risposi candido
‘Lo sai bene porcone; lo sai che adesso ne vorrei un altro nel culo!’
‘Beh, qui Alex non ci può aiutare. Dobbiamo trovare un’altra soluzione.’
‘Dici sul serio?’ Domandò lei ansimando forte.
‘Certo! Tu hai soddisfatto la mia voglia di triangolo con un’altra donna e ora tocca a me ricambiare.’
‘Tu hai qualcosa in mente! A chi stai pensando?’
‘Non fare la furba! Lo sai benissimo. Pensi che non mi sia accorto come guardi Francesco e come lui ti guarda. Poi un mese fa, a capodanno, avete ballato così stretti che tutti hanno cominciato a mormorare.’
Amanda non ci stava. ‘Forse mormoravano perché tu ballavi con Helga (la moglie di Francesco) e le palpavi il culo.’
Touché! ‘Ha un culo formidabile, non trovi?’
Intanto che facevamo questi discorsi ci stavamo arrapando sempre di più e Amanda aveva annaspato nel cassetto del comodino tirandone fuori il dildo nerboruto compagno di tante sue battaglie. L’aveva preso in mano e se lo stava passando sulla lingua per poi ingoiare tutta la smisurata cappella. Facendo questo l’aveva portato vicino alla mia bocca e io, così per curiosità, avevo iniziato a leccare l’asta. Amanda vide il movimento e si arrapò ancora di più. Smaniava di metterselo in culo ma era talmente grosso che aveva un po’ di paura. Le tolsi il problema. Mi sfilai dalla sua fica e la misi su un fianco, appoggiando il suo culo al mio uccello. Immediatamente il cazzo le scivolò nel buco e lei lo accolse con un sospiro. Intanto continuava a spompinare il dildo e, giusto per gradire, ogni tanto mi passava la cappella che anche io succhiavo con il massimo del piacere. Poi aumentai il ritmo dell’inculata e mentre la sentivo ansimare sempre più mi tolsi di bocca il dildo e, bello lubrificato della mia saliva, glielo infilai nella fica. Amanda non capì più nulla e iniziò un lungo e poderoso orgasmo. Anch’io ero partito e le scaricai nel culo tutta la sborra che mi era rimasta.

Questo episodio ci spinse a desiderare di avere con Francesco e Helga un approfondimento più concreto di quelli che, fino a quel momento erano stati solo degli approcci stuzzicanti, doppi sensi e, in occasione di qualche libagione più abbondante, anche qualche strusciata e palpata. Niente di più. Nessuno di noi quattro aveva preso il coraggio di saltare il fosso. Ora però, alla luce della nostra esperienza con Alex ci sentivamo forti e baldanzosi tanto da dirci che ci avremmo provato. L’occasione non tardò. Come dicevo prima ci vedevamo spesso e a volte si cenava e si finiva a parlare fino a tarda notte. Fu in occasione del weekend della Pasqua successiva. Avevamo organizzato una gita in Umbria e prenotato un agriturismo per tre giorni. La verità &egrave che, anche se si facevano chiamare Agriturismo, in effetti ci avevano affittato una isolata villetta a due piani proprio in mezzo alla campagna Umbra sistemata sul crinale di una collina. Ai piedi della villetta c’erano boschi di querce e tra loro si intravedevano sprazzi di verde più chiaro a indicare la presenza di minuscoli prati. Ad una decina di metri dalla villetta c’era un’altra costruzione più piccola ma sembrava più un deposito di attrezzi che una casa vera e propria e poi non c’era nessuno né dentro né fuori. O almeno così pareva. Doveva essere alimentata elettricamente, però, visto che c’era un cavo volante che collegava i due tetti. Non ci soffermammo sulla cosa più di tanto. A noi non sembrava vero di poter godere di quella pace e tranquillità. Già il primo giorno lo avevamo passato a esplorare i dintorni percorrendo i sentieri e fermandoci a volte nei boschi che incontravamo. Eravamo sempre in testa io e Helga che avevamo fama di intraprendenza e gusto all’esplorazione. Francesco con la sua aria compunta da studioso (portava anche gli occhiali) seguiva un centinaio di metri più indietro con Amanda alle calcagna. Fu mentre attraversavamo uno dei tanti macchioni che li perdemmo di vista e ce ne rendemmo conto solo dopo un po’. Non sapevo dire quanto tempo era passato ma di sicuro più di una mezz’ora. &egrave che quando stavo con Helga il tempo sembrava volare. Lei era splendida con i capelli biondi corti corti e la sua figura piccola ma snella sempre sottolineata da indumenti che mettevano in risalto il suo seno non grossissimo ma pieno e sodo e il suo culetto impertinente. Non portava quasi mai il reggiseno e era un piacere anche solo osservarla muoversi.
Ci rendemmo conto di essere rimasti soli e fummo per un attimo interdetti. Sembrava quasi che avessimo aspettato tanto quel momento da non essere ben sicuri di come ci dovessimo comportare. Le presi lentamente la mano e la portai alla bocca sfiorandola con un lieve bacio. Lei aprì il palmo e lo pose delicatamente sulla mia guancia… e fu tutto. Ci fermammo ritornati improvvisamente alla realtà e il brusco risveglio ci fece rendere conto che era da un po’ di tempo che non sentivamo né vedevamo i rispettivi partner. Per superare l’istante di imbarazzo facemmo dietrofront per ritornare verso di loro. Percorremmo un bel tratto di terreno il che ci fece rendere conto di quanto tempo fosse effettivamente passato. Non li vedemmo subito e anche quando li scorgemmo sbirciando tra le fronde non eravamo ben certi di quello che stavamo guardando. Solo dopo un lungo attimo ci rendemmo conto che Francesco era appoggiato a un tronco d’albero gli occhiali di traverso e i pantaloni abbassati e Amanda inginocchiata che glielo stava succhiando. Erano tutti e due molto presi e non si accorsero di noi che eravamo rimasti impietriti. Lentamente mi riscossi e misi una mano sulla spalla di Helga tirandola dolcemente per farla arretrare. Si girò e mi guardò. Era a metà tra sconvolta e eccitata. Gli occhi le brillavano e il respiro era accelerato. Le feci cenno di tacere e nel contempo di allontanarsi. Passo dopo passo ci facemmo indietro di parecchi metri fino a essere fuori della loro portata. Helga ora mi guardava apertamente e con aria di sfida. Non diceva nulla ma mi appoggiò entrambe le braccia sulle spalle. Non capivo più niente ma l’attirai a me e le posi la mia bocca sulla sua passandole leggermente la lingua tra le labbra appena dischiuse. Fu un bacio lieve e tenerissimo. Helga si appoggiò sul mio petto e io sentivo il suo cuore battere forte. Poi avvertii il suo corpo prendere una decisione. Fu come se si sciogliesse e io più che abbracciarla mi fusi con lei. Ora era lei che mi baciava e mi accarezzava. Prendeva le mie mani e se le portava al petto. Quando le misi le mani a coppa sui seni ricevetti come una scossa. Lei intanto si era liberata del leggero top e era rimasta a torso nudo. Mi chinai piano e mentre con la mano aperta le sorreggevo la schiena lei si inarcava all’indietro e porgeva il suo seno alla mia bocca. Le passai piano le labbra prima su uno poi sull’altro per tornare lentamente indietro e sfiorare finalmente i capezzoli. Si inturgidirono subito e io li alternai in bocca leccandoli e succhiandoli piano. Ora era lei che cercava il mio uccello che nel frattempo era diventato enorme. Lo liberò dai calzoni e, mentre io mi sdraiavo piano sul tappeto erboso, si chinò su di lui e lo accarezzò con le mani e con la lingua. Poi lo prese in bocca e iniziò a succhiarlo. Era diverso dal pompare goloso di Amanda. Helga lo trattava con delicatezza e con lentezza facendoselo bene entrare quasi fino alle palle e facendolo uscire piano piano leccandone ogni centimetro. Io non volevo venire ma lei mi impose con un gesto di restare così e continuò il suo movimento fino a che non esplosi nella sua bocca. Stentava a trattenere tutto ma si mise d’impegno per non sprecare niente. Io la presi per le braccia e la feci venire vicino a me. La baciai e sentii il mio sperma assieme alla sua saliva entrare nella mia bocca. Tutto questo era successo senza che avessimo detto una parola. Ora, calmati, fui io che interruppi il silenzio che fino a quel momento era stato rotto solo dai miei e dai suoi sospiri.
‘Non dovevi farmi venire. Volevo mettertelo dentro e far venire anche te.’
Mi mise una mano sulla bocca. ‘Non preoccuparti ci sarà tempo per questo. Ora ho solo dato corpo a tutti i miei desideri repressi. Era tanto che volevo prendertelo in bocca. Me lo sognavo la notte come sarebbe stato farti un pompino. Ora che lo so, so anche che &egrave stato superiore a ogni mia aspettativa.’
Che potevo ribattere. Ero sbalordito. Scoprire che anche lei mi desiderava fu uno di quei momenti che non si dimenticano più per quanto campi.
Intanto si era rialzata e rimessa il top.
‘Vieni ora raggiungiamoli. Vedrai che anche loro avranno finito.’
Infatti li raggiungemmo poco dopo e li trovammo perfettamente composti che parlavano fitto fitto.
‘Possiamo interrompere?’ Dissi io. Si scossero come colpiti da un bastone.
‘Certo, certo,’ fece Francesco imbarazzato. Amanda invece sembrava a suo agio. Mi si avvicinò e chiese maliziosa: ‘Dove vi eravate cacciati? Non &egrave che vi siete infrattati a fare cose?’
‘Ma &egrave naturale,’ risposi, ‘esattamente come avete fatto voi.’ Così dicendo la attirai a me e la baciai. Aveva in bocca ancora il sapore dello sperma di Francesco.
‘Mmm… buono feci. &egrave piaciuto anche a te?’ Amanda mi guardò sorpresa e ammirata per la mia perspicacia ma Francesco diventò di tutti i colori e rimase fermo come un baccalà. Fu Helga che gli si avvicinò e passandogli la lingua tra le labbra gli disse: ‘E tu che ne dici, la trovi buona la sborra di Sandro? Sai ne ha eiaculato tanta che ho fatto fatica a ingoiarla tutta.’
A questo punto le carte erano in tavola e ce ne uscimmo tutti con una bella risata liberatoria. Io mi spostai tra Francesco e Helga e misi le braccia attorno alle loro spalle mentre Amanda si strusciava addosso a lui. Così abbracciati ritornammo alla villetta. La sera era già scesa e in aprile e, per di più, in campagna il fresco si faceva sentire. Mentre Amanda e Helga si davano da fare per ingegnare qualcosa per cena io e Francesco scendemmo in legnaia a fare il carico di legna per il caminetto. Per la prima volta ci trovavamo faccia a faccia e Francesco, vedendo che io la prendevo sportivamente, piano piano si rilassò.
‘Sai,’ disse quasi a giustificarsi, ‘quando tua moglie mi si &egrave avvicinata non immaginavo cosa volesse fare né, tantomeno, me l’aspettavo.’
‘Ah! Lo immaginavo,’ gli risposi tranquillo, ‘&egrave stata lei a prendere l’iniziativa.’
Sulle prime tentò cavallerescamente di attribuirsi la ‘colpa’ della prima mossa ma, di fronte al mio sguardo ironico, desistette.
‘Ok! &egrave stata lei e io non mi sono opposto.’
‘Perché avresti dovuto? Non ti piace Amanda? Da come l’hai sempre guardata sembrava il contrario.’ Mi stava quasi dando sui nervi quella sua aria da seminarista colto a menarselo.
Capì l’antifona e si riprese immediatamente.
‘Va bene! Mettiamo le cose in chiaro: Amanda mi ha sempre fatto sognare e scoparla era uno di quei sogni!’
‘Oh! Finalmente! Così va meglio! Dal canto mio non posso dirti altro se non che avrei dato il mio testicolo sinistro pur di scopare Helga. Che poi mi facesse un pompino lo annoveravo tra i dieci desideri più irrealizzabili della mia vita. Invece &egrave proprio quello che &egrave successo oggi. Per dirla tutta, però, &egrave stato un po’ anche merito vostro. Quando siamo tornati indietro vi abbiamo visto mentre Amanda te lo stava succhiando.’
‘Uno dei più bei pompini della mia vita!’ Confermò Francesco mentre gli si illuminava il viso al ricordo.
‘Te l’ho sempre detto, ricordi, che Amanda con la bocca era fantastica. Però devo dirti che Helga non &egrave da meno. Con il cazzo in bocca si trasforma: sembra che più che leccarlo lo adori. Ti fa sentire un dio.’
Francesco riflett&egrave un attimo poi disse pensoso: ‘Ma che c’avrà ‘sto cazzo che alle donne piace così tanto?’ Mentre facevamo questi discorsi il mio di cazzo si stava ridestando e un’occhiata tra le gambe di Francesco mi confermò che anche a lui succedeva la stessa cosa.
‘Boh!’ Risposi. ‘Chissà che stanotte non lo scopriamo!’ E così dicendo allungai la mano e mi soffermai a tastargli l’uccello. Per un momento si irrigidì e rimase interdetto poi lentamente sorrise e ricambiò la carezza al mio uccello infilando una mano nei miei pantaloni. Io non mi feci pregare e gli abbassai la cerniera tirandoglielo fuori. Lui fece altrettanto e in un attimo ci ritrovammo ognuno con l’uccello dell’altro in mano. Lo segai due o tre volte poi mi chinai e glielo presi in bocca. Fu una sensazione stupenda. Niente a che vedere con il dildo freddo e inanimato. Questo era caldo e pulsava. Stavo cominciando un bel su e giù quando sentii Francesco protestare.
‘Ehi! Non fare l’ingordo! Fammi provare anche a me!’
In un lampo me lo tolse dalla bocca e mentre mi raddrizzavo lui già era in ginocchio che, dopo averlo segato ben bene, se lo infilava in bocca. Avremmo continuato così chissà per quanto tempo ma dall’interno le due donne reclamavano perché
la cena era pronta e il caminetto ancora spento. Ci ricomponemmo e, prima di entrare con le fascine di legna, ci scambiammo un profondo bacio che ci lasciò un po’ stralunati. Le donne si accorsero che avevamo qualcosa di strano quando entrammo ma pensarono di essere loro la causa del nostro turbamento. Noi facemmo finta di niente e in un attimo approntammo un bel fuoco che, assieme all’abbondante vino rosso, non tardò a scaldare l’ambiente. Man mano che il calore saliva i vestiti se ne andavano e alla fine restammo tutti con solo gli slip addosso. Le donne erano nel bel mezzo di una disputa su chi di loro due avesse le tette più belle e ci incitavano a toccarle e a valutarle. Noi rispondemmo che, in qualità di spettatori, non potevamo sapere molto più di quello che la vista e il tatto ci consentiva e che un giudizio pregnante lo poteva dare solo chi le tette le aveva. Così, quasi per gioco, Helga iniziò a palpare e tastare il seno a Amanda, che dal canto suo, non si fece pregare a fare lo stesso con quelle di Helga. Le due donne non tardarono molto e iniziarono anche a leccarsele le tette con reciproca grande soddisfazione. Intanto noi due seduti sul divano le guardavamo e i nostri cazzi crescevano assieme alla nostra libidine complice anche qualche breve segata che ogni tanto ci scambiavamo. Le donne intanto si erano alzate e, strettamente abbracciate con la bocca dell’una su quella dell’altra, si diressero alle scale per salire al piano di sopra. C’erano due camere da letto ma avevo la sensazione che ne sarebbe bastata una. Infatti entrarono nella stessa stanza, si tolsero gli slip e a turno andarono a farsi il bidet. Noi entrammo in camera che il bagno era occupato da Helga dopo che Amanda si era servita. Francesco si era dato una rinfrescata prima di cena ma io ancora non avevo avuto l’occasione. Così entrai in bagno intanto che Helga stava facendo pipì. Io mi misi nel bidet e mi lavai abbondantemente poi lasciai il posto a Helga. Mentre lei si accomodava io, nel cercare di prendere l’asciugamano, la sfiorai sulla schiena con la punta dell’uccello. Se l’avessi colpita con un pugnale non avrebbe avuto uno scatto più repentino. Si volse come un serpente e ingoiò al volo il mio uccello. Non c’&egrave che dire. Le piaceva proprio tanto fare pompini. In un attimo attenuò e sconfisse l’effetto che l’acqua fredda aveva prodotto e lo fece tornare dritto e gagliardo.
‘Helga,’ le dissi, ‘non &egrave che non apprezzi ma se mi fai un altro pompino come quello di oggi pomeriggio, sarò fuori uso tutta la sera e magari poi potresti pentirtene.’
Se lo tolse dalla bocca a malincuore e posando un bacetto sulla cappella ormai paonazza lo esortò: ‘Ok, bimbo mantieniti così che c’&egrave del lavoro da fare!’
Rise e risi anch’io. Si alzò si asciugò e mi asciugò e così abbracciati entrammo in camera. Qui i giochi erano già in uno stadio avanzato: Amanda era sopra Francesco e si stavano facendo un favoloso 69. Il cazzo di Francesco entrava e usciva dalla sua bocca come uno stantuffo mentre la lingua di Francesco saettava nella fica di Amanda che, pur con la bocca piena, emetteva mugolii di piacere da far resuscitare un morto. Per fortuna eravamo in campagna e non ci poteva sentire nessuno (o almeno così pensavo). Io e Helga ci avvicinammo e lei si inginocchiò sul bordo del letto vicino alla bocca di suo marito. In un attimo si dimenticò di me e del mio cazzo e si dedicò a slinguare con impegno la fica di Amanda assieme a lui. Io Mi avvicinai alla bocca di Amanda con il mio uccello e glielo strofinai sulla guancia. Amanda si riscosse immediatamente e rendendosi conto che aveva due cazzi a disposizione inizio a succhiarli con moto alternato. Alla fine però non sembrava soddisfatta e, allora, allargando il più possibile la bocca li volle prendere tutti e due. Ora sì che sembrava felice. Succhiava e succhiava e sembrava non voler finire mai. Io intanto sentivo con il mio uccello quello di Francesco e in me montava sempre più la voglia di concludere quello che avevo iniziato nella legnaia. Helga, intanto, era salita sul letto e si era sdraiata a fianco del marito. Piano piano gli aveva sottratto la fica di Amanda e ora era la sola titolare dell’oggetto. La leccava e succhiava come nemmeno 10 minuti prima aveva fatto con il mio uccello. Io e Francesco ora eravamo disoccupati e affidati alla bocca e alla lingua di mia moglie. Non tardò molto che Francesco allungò la mano e cominciò a tastarmi le palle risalendo poi sull’asta a guidare il mio cazzo nella bocca di Amanda. Io piano piano lo sfilai e cominciai a avvicinarlo alla bocca di Francesco. Lui non ci pensò due volte e, appena il mio uccello fu a tiro, lo ingoiò golosamente. Amanda a vedere la cosa si eccitò ancora di più e, in breve, fu scossa da un orgasmo nella bocca di Helga. Io approfittai del suo momentaneo sbandamento e, steso a fianco di Francesco potei finalmente prendere in bocca il suo cazzo mentre lui ancora succhiava il mio.

Stavamo, quindi, facendoci un bel 69 tra partner dello stesso sesso e la cosa sembrava piacerci proprio tanto. Helga e Amanda intanto avevano avuto orgasmi multipli e ora si stavano avvicinando. Helga si pose vicino alla mia bocca e per un po’ ci scambiammo l’uccello del marito. Poi lo pretese tutto per sé mentre Amanda faceva lo stesso col mio cazzo. Io e Francesco ci scambiammo un’occhiata e ci dedicammo lui alla fica di Amanda io a quella di Helga. Avevamo così composto uno splendido quadrilatero che andò avanti per qualche tempo. Poi sempre Helga pretese che io glielo infilassi nella fica mentre lei, a pecorina continuava a succhiare il cazzo del marito. Amanda si mise al suo fianco e pretese la sua razione del cazzo di Francesco. Da brave amiche se lo divisero e io, per non turbare lo spirito di generosità che aleggiava a tratti lo toglievo dalla fica di Helga e lo mettevo in quella di Amanda. Per farglielo sentire bene fino in fondo mi ero messo in piedi sullo scendiletto e loro si erano avvicinate al bordo del letto. Intanto avevano ripreso a baciarsi e avevano completamente dimenticato Francesco. Io gli feci cenno e lui si mise in piedi sul letto alla mia altezza indirizzando il suo cazzo alla mia bocca. Così mentre chiavavo le due amiche mi gustavo il succulento pompino che stavo facendo a Francesco. Amanda aveva, intanto, preso il sopravvento e si era appropriata del mio cazzo e non voleva più toglierselo dalla fica. Helga si era arresa e le si era messa tra le cosce a leccarle la fica e ogni tanto dava una bella slinguata alle mie palle. Amanda, mai sazia, si era sistemata in un altro favoloso 69. Ora, però, che la sua fica era preda della bocca di Helga Amanda pensò bene di cambiare canale. Si tolse il mio cazzo dalla fica, lo fece insalivare ben bene da Helga e se lo presentò al buco del culo. Il mio cazzo come al solito trovò la strada a occhi chiusi, come si suol dire e io cominciai a inculare Amanda con vigore. La mia eccitazione era alle stelle mentre sentivo che Amanda stava per avere l’ennesimo orgasmo e sentivo che anche il cazzo di Francesco nella mia bocca stava in qualche modo cambiando. Si era infatti ingrossato ancora di più e Francesco ansimava e si contorceva. Accadde tutto in un attimo. Amanda era in preda a un furioso orgasmo ingigantito dal mugolare di Helga sotto di lei. Io sentivo arrivare il mio di orgasmo e appena mi uscì il primo schizzo di sborra direttamente nel culo di Amanda, Francesco mi riempì la bocca del suo sperma. Non capii più nulla e, mentre succhiavo e ingoiavo la sborra di Francesco proruppi in una monumentale eiaculazione. Il culo di Amanda non ce la fece a trattenerla tutta ma ci pensò Helga a che nulla andasse perduto. Intanto io ero quasi soffocato e in mio soccorso venne Amanda che mi si avvicinò e leccò tutta la sborra che non ero riuscito a trattenere. Anche Helga passò la mia a Francesco che la bevve avidamente. Poi ci baciammo scambiando saliva e sperma senza più sapere da chi proveniva.
A questo punto eravamo esausti e erano appena le dieci di sera. Ci accasciammo e piombammo, abbracciati, in un sonno profondo. La mattina dopo belli freschi e riposati decidemmo di fare una lunga passeggiata nei boschi. Ci attrezzammo con panini, bibite e plaid e ci avviammo. Non facemmo molta strada però. Non appena trovammo un piccolo spiazzo tra gli alberi stendemmo i plaid e ci sdraiammo. Il sole filtrava appena ma noi non esitammo a metterci nudi. Ovviamente le coppie erano invertite io con Helga e Amanda con Francesco. Avevamo tante cose da scoprire gli uni dalle partner dell’altro. Però ce la prendevamo comoda e ci dedicammo a una attenta esplorazione reciproca dei nostri corpi. Così mentre io percorrevo centimetro dopo centimetro con le mani e la bocca il corpo di Helga sentivo, ma sembravano così lontani, che anche gli altri facevano lo stesso. Fu tutto bello e non tentammo di affrettare la cosa. Volevamo gustarcela più a lungo possibile e l’attesa faceva crescere il nostro desiderio. Poi bocca sulla bocca iniziammo a scambiarci confidenze e sensazioni.
‘Ho visto che hai fatto un favoloso pompino a Francesco,’ disse Helga, ‘raccontami, com’&egrave stato, che sensazioni hai avuto?’
‘ Non so esattamente che meccanismo mi &egrave scattato ma l’ho trovato naturale e anche molto soddisfacente. Però non devi farti strane idee. Quando penso a voi due sei tu quella che voglio. Di Francesco mi interessa solo il cazzo e anche quello sempre in funzione della tua presenza.’
‘Com’&egrave vero! Anch’io quando leccavo Amanda ero arrapatissima al pensiero che tu mi guardavi e quando succhiavi il cazzo di Francesco era come se condividessimo qualcosa.’
Intanto anche Francesco e Amanda si stavano dicendo qualcosa.
‘Tu hai il cazzo più grosso di quello di Sandro,’ diceva Amanda, ‘ma vorrei lo stesso prenderlo in culo. Senti la mia fica…’ e così dicendo si portò la mano di Francesco tra le cosce… ‘la senti com’&egrave bagnata e questo al solo pensiero di averti dentro il mio sfintere…’
‘Accidenti Amanda stai veramente grondando! Bisognerà fare qualcosa.’ E così dicendo si mise tra le sue cosce e iniziò a leccarla.
‘Ragazzi,’ intervenni, ‘non &egrave che voglio rompervi le palle ma se cominciamo così stasera saremo spompati. Come diceva mio nonno: mangiateci anche un po’ di pane!’
Si riscossero e si unirono a noi e così tutti e quattro vicini continuammo a scambiarci effusioni. A un certo punto Francesco avvicinò la bocca al mio orecchio e mi sussurrò: ‘Amanda vuole che glielo metta in culo e tu? Non lo vorresti anche tu?’ Rimasi un attimo interdetto e ma, immediatamente, mi si presentò alla mente nitidamente la scena: io a pancia in su e gambe alte divaricate, Francesco che me lo stava pompando in culo e il mio cazzo in bocca a Helga che succhiava golosamente. Mancava solo un tassello: avevo anch’io un cazzo in bocca, uno vero e non un dildo, ma non riuscivo a vedere di chi fosse. Tutto questo mi passò davanti agli occhi in un lampo ma qualcosa dalla mia espressione doveva essersi palesato perché Francesco mi diede un morso all’orecchio sussurrandomi: ‘Porcone!’ Io feci finta di niente e, riprendendo la sua domanda precedente risposi: ‘Beh, &egrave una cosa che non avevo contemplato,’ cercavo di fare l’indifferente ma ero anche un po’ arrapato, ‘potremmo anche provare. Però mi piacerebbe anche che tu ricambiassi.’
‘Non c’&egrave problema, anzi non vedo l’ora!’ E così dicendo mi mise una mano sul cazzo già mezzo duro accarezzandomi insistentemente.
Intanto il cielo si stava annuvolando e dal colore delle nubi sembrava che promettesse pioggia. Per fortuna non eravamo distanti da casa. Ci rivestimmo in fretta e, raccolte le nostre cose rientrammo. Giunti alla casa ci separammo. Le ragazze entrarono per organizzare un pasto decente e noi andammo sul retro per fare ancora un po’ di legna. Niente di meglio, pensavamo, di un pomeriggio e una serata davanti al caminetto mentre fuori infuriava la burrasca che, intanto sembrava caricarsi proprio bene. Mentre eravamo lì a raccogliere legna mi colpì l’occhio un particolare che stonava con l’immagine dei dintorni come l’aveva memorizzata il giorno prima. Fu un leggero movimento ma bastò a farmi concentrare sulla porta del capanno. Mi fermai un attimo e guardai meglio. Non mi ero sbagliato: la porta stava come palpitando. Un leggero movimento indotto dalla brezza che stava aumentando piano piano. Feci un cenno a Francesco e con il dito lo invitai a fare silenzio. Poi sempre a cenni gli feci capire che volevo avvicinarmi al capanno senza far rumore. Così feci e mi accorsi che anche Francesco mi stava seguendo. Ci avvicinammo alla porta del capanno e vedemmo che non era chiusa.
L’alito di vento la faceva socchiudere e accostare piano. Ci avvicinammo allo spiraglio e la prima cosa che ci apparve all’occhio, forse perché era proprio vicino alla porta fu uno scooter con due caschi appoggiati sul sellino. Guardando meglio, intanto che i nostri occhi si abituavano alla penombra, scorgemmo un locale ampio con un angolo cottura in fondo e nel mezzo, a sinistra un tavolo e quattro sedie e a destra un ampio divano con un tavolino basso davanti con sopra una tv accesa e a fianco un videoregistratore, di quelli vecchi a cassette. Dall’alto schienale sporgevano appena le sommità di due teste. Maschi, probabilmente. Non si erano accorti di noi intenti com’erano a guardare lo schermo. Non c’era antenna nel capanno e supposi, indovinando, che stessero guardando una videocassetta. Ma perché proprio lì; non potevano vedersela più comodamente a casa loro? La risposta fu immediata. Guardando lo schermo e sentendo l’audio pieno di grugniti e sospiri, anche se eravamo un po’ lontani era chiaro che stavano guardando una cassetta porno. Non doveva essere un film poiché la ripresa sembrava essere stata fatta da un punto fisso. Molto più probabilmente era una ripresa amatoriale. Mentre scorrevano le immagini mi sembrò che qualcosa in esse fosse stranamente familiare e quando scorsi la corta zazzera di Helga intenta a spompinarmi tutto mi apparve chiaro. Anche Francesco era giunto alle stesse conclusioni: quello era il video delle nostre performances della sera precedente. Come fosse arrivato lì dava adito a una serie di considerazioni di cui nemmeno una piacevole. Ora ero incazzato e indignato per la violazione della privacy e, senza pensarci sopra spalancai rumorosamente la porta e entrai decisamente nella stanza. I due sul divano sobbalzarono ma la sorpresa fu tanta che restarono immobili dov’erano. Con due passi fui tra la tv e loro e potei guardarli. Alla luce dello schermo mi apparvero due ragazzotti giovani totalmente sconvolti, mezzo spogliati e con le braghe calate alle caviglie che si stavano segando: o meglio l’uno segava l’altro. Uno dei due era bruno, ben piantato con la pelle scura dovuta, probabilmente, alla vita all’aria aperta, l’altro più magrolino, castano chiaro, la pelle liscia e bianca: decisamente uno di città. In due non dovevano superare i quaranta anni. Erano talmente basiti che non avevano neanche ritirato le loro mani.
‘Beh!’ Li apostrofai con voce alterata. ‘Si può sapere cosa cazzo ci fate qui e dove vi siete procurati quel video!’ La mia faccia non doveva promettere niente di buono e i due ragazzi sembravano terrorizzati. Francesco intanto sembrava distratto e non mi aiutava certo nel dare forza alla mia protesta. Mi voltai di scatto per farmi dare manforte ma lo vidi assorto, rivolto verso televisore. Automaticamente ne seguii lo sguardo e mi ritrovai a guardare me stesso mentre inculavo mia moglie e, contemporaneamente facevo il pompino a lui. Sembrava quasi ipnotizzato e ansimava. Sotto i pantaloni della tuta il suo uccello cominciava a gonfiarsi. ‘Ehi!’ Cercai di scuoterlo, ‘ti pare il momento? Guarda che questi due ci hanno spiato in maniera indegna! Dobbiamo dargli una lezione.’
‘Veramente ce la stai già dando tu una bella lezione… di come si succhia un cazzo.’ Era stato uno dei due ragazzi a parlare, il moro. Mi girai di scatto verso di lui pronto alla lite ma lui aveva perso la sua aria impaurita e imbarazzata mi guardava con aria di sfida e sfoggiava un bel sorriso. Anche il suo cazzo, momentaneamente ammosciato dalla nostra intrusione, aveva ripreso vigore nella mano dell’altro che, quasi automaticamente aveva ripreso a segarlo. Cercai di riprendere in mano la situazione e o aggredii chiedendogli bruscamente: ‘Dimmi come ti chiami!’ Lui per niente scosso rispose senza abbandonare la sua aria di sfida: ‘Antonio… Toni per gli.. amici; e lui &egrave Mario… ‘Mary’ per gli… amici.’ Sentendosi chiamato in causa Mario… ‘Mary’ gli rivolse uno sguardo lascivo e poi continuò a dedicarsi al suo cazzo. Sentivo che la situazione mi stava sfuggendo di mano e non sapevo come fare a riagguantarla. Ci pensò Francesco a dare il colpo di grazia: si avvicinò a ‘Mary’ e, tiratosi fuori l’uccello dalla tuta, glielo mise sotto il naso. Il ragazzo non si scompose e si mise, con grazia e maestria a leccarlo dalle palle in su, lungo tutta l’asta, per poi arrivare alla cappella che baciò con devozione per poi infilarla in bocca. Iniziò a fare un pompino da favola e io automaticamente ne seguivo i movimenti quasi mimandoli. Francesco era al settimo cielo. ‘Guarda che questo fa i pompini meglio di te e delle nostre donne messi insieme.’ Non stentavo a crederlo visto l’impegno e la cura amorevole che ci metteva. Toni intanto aveva ritirato il suo uccello dalla mano di Mario, che ormai era diventato definitivamente ‘Mary’, e se lo stava menando. Mi guardò negli occhi e ammiccò abbassando lo sguardo al suo cazzo. Mi mossi come in trance mi avvicinai a lui e mi inginocchiai tra le sue gambe. Glielo tolsi di mano le lo segai piano scappellandoglielo fino a farglielo diventare duro poi, memore della tecnica appena appresa da ‘Mary’ cominciai a passare la mia lingua delicatamente su tutta l’asta a partire dalle palle. Continuai per un po’ così fino a che Toni contorcendosi sul divano mi fece capire che non ne poteva più e, solo allora, mi infilai la cappella in bocca. Era più grande di quella di Francesco già notevole e mentre lo succhiavo mi immaginavo di mettermela nel culo. Tremavo al pensiero vista la grossezza ma al tempo stesso l’idea mi eccitava da morire. Intanto Francesco si era sdraiato sul tappeto e, con ‘Mary, sempre all’opera sul suo cazzo, si era avvicinato a me. Allungò la mano e mi tirò giù i pantaloni della tuta mettendomi l’uccello allo scoperto. Io ce l’avevo già duro e Francesco cominciò a mungermi poi, senza altri preliminari, se lo infilò in bocca. Non era la prima volta che Francesco mi faceva un pompino e, anche se la tecnica non era delle più sopraffine, sopperiva con un entusiasmo che difficilmente ci si sarebbe aspettati da lui. Succhiava e ingoiava il mio cazzo fino alle palle e si sentiva che era eccitato come ancora non lo avevo visto. Fui il primo a venire e Francesco quasi ne rimase soffocato ma non mollò la presa e, avidamente ingoiò tutto. Poi fu la volta di Toni che mi riversò in bocca un fiume di sborra. Non ce la feci a trattenerla tutta e un po’ mi colò sulla maglia della tuta. ‘Mary’ anche se ne venne sulla sua stessa mano mentre Francesco, ultimo, lo gratificava con una serie di potenti schizzi nessuno dei quali andò perduto. Ora ci stavamo ricomponendo e eravamo tutti un po’ imbarazzati. Io e Francesco per primi dato che eravamo la parte lesa e non &egrave che avessimo fatto valere i nostri diritti in maniera proprio perentoria. Anche i ragazzi, visto che avevano, comunque, qualcosa da farsi perdonare, non sembravano proprio a loro agio. Fui io che ruppi la tensione dicendo: ‘Beh! Visto che ora ci siamo presentati, che ne dite se entriamo tutti in casa a mangiare un boccone. Lo sperma &egrave buono ma non sazia molto!’ Ci fu una risata generale che servì a rasserenare tutti. Toni ringalluzzito disse spavaldo: ‘Allora ci presentate anche le donne?’
‘Stanne certo’ replicai, ‘ e gli presenteremo anche il tuo cazzo. Sono sicuro che lo gradiranno molto, anche più di quanto ho fatto io!’
‘ Non dimenticate di portare il videoregistratore e la cassetta e, mentre mangiamo, ci spiegate come avete fatto a registrarla’ intervenne Francesco.
Loro si guardarono con un sorriso furba e si caricarono l’attrezzatura. Insieme ci preparammo a fare i circa dieci metri che ci separavano dalla casa. Come aprimmo la porta ci investì un raffica di vento e un leggero scroscio d’acqua. La tempesta stava, anche lei, facendo i suoi preliminari. Mi fermai e dissi a Toni che era meglio che coprisse il videoregistratore. Lui tornò indietro, staccò dal rotolo un sacchetto nero della spazzatura e infilò tutto dentro. Quando fummo pronti schizzammo verso la casa ma la porta era chiusa e prima che Amanda arrivasse a aprire eravamo già zuppi. In casa il tepore del caminetto si avvertiva già e, dato che la temperatura esterna si era abbassata di colpo, fu una sorpresa piacevole. Evidentemente la legna raccolta il giorno prima era stata sufficiente e, anzi, ce n’era ancora e sarebbe bastata per tutta la sera. Quando piombammo nella cucina-soggiorno le donne rimasero interdette e lo sguardo interrogativo ci chiedeva spiegazioni per quell’aumento di ospiti. Feci io le presentazioni: ‘Questi sono Toni e Mario due ragazzi che sono venuti qui in scooter ma, con questo tempo, non possono certo ripartire. Quando avrà smesso di piovere se ne andranno. Toni, Mario, loro sono le nostre mogli Helga e Amanda’. Non specificai chi era moglie di chi, tanto loro lo sapevano già. ‘Avremmo tutti un certo languorino non &egrave che possiamo sgranocchiare qualcosa?’ Era già tardi per il pranzo e non era ancora ora di cena ma Amanda non si perse d’animo e mise in tavola i panini che avevamo preparato per il nostro picnic finito anzitempo. Li aveva tagliati e presentati con un contorno di olive e sottaceti. ‘Però voi, prima, cambiatevi e asciugatevi. Siete zuppi. Anche tu Sandro guarda come si &egrave ridotta la tua maglia!’ Soffocai un risolino e anche a Toni si illuminarono gli occhi. Salimmo al piano di sopra e entrammo tutti in una camera. In un attimo ci spogliammo e, a turno, andammo in bagno a darci una rinfrescata. Intanto ridevamo e non perdevamo occasione per strusciarci e tastarci. Demmo a Toni e Mario due delle nostre tute e noi ci infilammo direttamente i pigiami. Scendemmo di sotto e Amanda ci invitò a mangiare qualcosa intanto che loro preparavano un buon sugo per una bella spaghettata serale. ‘Datevi da fare,’ disse, ‘ma non abbuffatevi, tra un paio d’ore si cena.’ Tra due ore non sarebbe stata precisamente l’ora di cena ma eravamo in campagna e bisognava adeguarsi ai ritmi della natura. Appena fa buio cena e poi a letto. Al solo pensare ‘letto’ mi arrapai: sapevo benissimo che il letto, questa notte sarebbe stato molto affollato. Mentre stavamo spiluccando le mogli, curiose, volevano sapere tutto sui ragazzi. Li interrogavano e intanto se li guardavano apertamente interessate al loro aspetto che le tute non riuscivano a mascherare del tutto. In particolare guardavano Toni che faceva intravedere una muscolatura di tutto rispetto. Così tra un boccone e l’altro scoprimmo che era effettivamente un ragazzo di campagna e che aiutava il padre nel podere a valle della casa dove stavamo. Questa, ci disse, era la casa dove abitavano prima e che avevano lasciata per la cascina più a valle molto più comoda per i loro spostamenti visto che era proprio a ridosso dei campi che coltivavano. Avevano quindi ristrutturato la casa dove adesso eravamo e la affittavano come bed and breakfast. Si erano però tenuti il vecchio fienile (quello dove li avevamo beccati) anche lui ristrutturato. La storia di Mario era completamente diversa. Lui veniva dalla città e si era appena iscritto alla facoltà di ingegneria informatica. Conosceva Toni da quando erano ragazzini perché la sua famiglia veniva ogni anno a passare le vacanze presso la famiglia di Toni che affittava ai genitori di Mario, ambedue professori di liceo, una stanza in casa. Così tutta la famiglia di Mario praticamente trascorreva l’estate lì. I due ragazzini erano cresciuti insieme e erano diventati amici intimi (quanto intimi lo sapevamo io e Francesco). Ora dopo tanti anni i genitori di Mario si erano separati e non venivano più a trascorrere l’estate lì ma il ragazzo non voleva rinunciare a stare con il suo amico Toni e così ormai era diventato uno di famiglia e le vacanze le passava sempre a casa sua. Anzi divideva proprio la stanza con Toni. Questi era un vero contadino ma non si era accontentato delle nozioni tramandate dai suoi genitori e prima ancora dai suoi nonni sull’agricoltura e la cura del bestiame. Si era infatti iscritto e aveva completato la scuola agraria aggiungendo alla tradizione anche gli ultimi ritrovati della scienza. Ora era lui che diceva al padre come e dove coltivare e aveva rivoluzionato e razionalizzato i sistemi dell’azienda che ora stava cominciando a rendere bene. Mario invece non sapeva distinguere una pera da un fico ma era un diavolo con il computer e entrava in rete come un hacker esperto. Aveva poi una particolare predilezione per i sistemi di comunicazione in generale e per la cattura delle immagini video in particolare (ecco spiegato da dove veniva la violazione della nostra privacy). La sua apparenza timida e le sue lunghe ciglia unite a un fisico quasi efebico avevano suscitato l’istinto di protezione delle nostre mogli che ora lo trattavano con delicatezza e lo coccolavano apertamente. Mentre stuzzicavamo pane e salame a Toni venne in mente che in casa doveva esserci ancora un po’ del vino dell’anno precedente e aperta la vecchia madia che troneggiava in soggiorno ne rimosse alcune tavole dal fondo e ne estrasse una decina di bottiglie. Il vino si dimostrò ottimo e andava giù che era un piacere e in breve contribuì, assieme al caminetto che ruggiva lì vicino, a scaldare l’ambiente a dispetto del nubifragio che intanto si era scatenato fuori. Toni si dimostrò anche un ragazzo di compagnia e raccontava fatti e storie del posto che incantavano Amanda e Helga. La maggior parte dei racconti era a sfondo sessuale e l’atmosfera da calda minacciò di farsi incandescente. Mi sembrava giunto il momento di svelare alle donne il piccolo segreto che avevamo fin lì custodito e dopo un’occhiata complice con Francesco, pregai Mario di mettere in funzione il suo marchingegno. Mario arrossì ma ora le donne morivano di curiosità e non avrebbero rinunciato a vedere una cosa che le avrebbe ‘lasciate senza parole’ come sottolineai. Loro immaginavano che fosse una banale cassetta porno quella che stavamo per visionare e dissero che in quel campo ben poche cose anzi, praticamente niente, avrebbe potuto ‘lasciarle senza parole’. Così mentre Mario preparava il tutto loro sistemarono i cuscini del divano sul tappeto e noi ci accomodammo. Mario fece partire il video e si sedette anche lui. La prima immagine era un po’ sfuocata e vi si vedevano due donne che entravano in una camera strettamente abbracciate. Si stavano baciando appassionatamente e i loro visi erano seminascosti. Amanda e Helga ridevano e scherzavano e dicevano: ‘Tutto qui? Noi sappiamo fare di meglio!’. Ad un tratto si vide che una delle due si era tuffata tra i seni prosperosi dell’altra e questa per agevolarle il movimento rovesciò il capo all’indietro. Lo shock con cui Amanda si accorse che quello era il suo viso e che quella che le leccava le tette era Helga fu impagabile. Anche Helga era rimasta impietrita mentre io e Francesco eravamo scoppiati in una risata che sembrava più un ululato. I due ragazzi erano interdetti e si erano un po’ defilati non sapendo cosa attendersi. Sapevano di averla fatta grossa e anche se noi maschi avevamo ormai accettato la situazione non potevano immaginare quale sarebbe stata la reazione delle donne. Loro intanto non sapevano che pesci pigliare e continuavano a guardare il video come ipnotizzate. Amanda si riscosse per prima e rivolgendosi a Mario gli sibilò: ‘Lo hai fatto tu questo?’ Lui era ormai terrorizzato e balbettando si proruppe in mille scuse dicendo che lo avrebbe distrutto e che, per carità, non lo denunciassero. Ma Amanda era infuriata per un’altra cosa: ‘ Ma non vedi che riprese hai fatto? Sembro una nana con le tette quasi sul pavimento!’ Amanda si riferiva all’angolo di ripresa. Effettivamente la telecamera posta in alto rendeva giustizia alle figure sia maschili ma soprattutto femminili solo quando queste erano distese sul letto. Le persone in piedi sembravano gnomi deformi. Amanda si riconciliò con la ripresa e il suo responsabile solo dopo che una serie di inquadrature che la riprendevano distesa sul letto soprattutto impegnata a leccare cazzi e fiche mostrandola in tutto il suo splendore. Helga che non aveva avuto problemi particolari dalle riprese invece se la stava godendo e, anzi, aveva iniziato a titillare il suo clitoride partecipando attivamente alla visione. Mario era ancora sconvolto e Amanda lo aveva preso sotto la sua ala, per così dire, infatti lo stava accarezzando e vezzeggiando. Piano piano se lo era distesa a fianco e ora lo stava spogliando delicatamente. Ben presto il ragazzo fu nudo e mostrò un bel cazzetto in corso di inturgidimento. Amanda si inorgoglì pensando di avergli fatto quell’effetto ma non aveva notato che Mario stava scivolando sul suo lato ‘Mary’ e si stava eccitando perché ora sullo schermo c’eravamo Francesco e io intenti nel nostro succoso 69. Quando se ne accorse Amanda non si scompose più di tanto e sentenziò: ‘Chissenefrega qual’&egrave il motivo per cui ti arrapi, l’importante &egrave che lo tieni così per un po’!’ Detto questo si spogliò del tutto e si mise a segarlo con impegno. Lui chiuse gli occhi e la lasciò fare. Non protestò neanche quando lei si chinò e glielo prese in bocca: dopotutto un pompino &egrave un pompino. Intanto noi non &egrave che eravamo stati lì impalati e io avevo tirato fuori il mio cazzo così come aveva fatto Francesco e avevamo cominciato a menarcelo reciprocamente. Toni era ancora un po’ timoroso ma ci pensò Helga a farlo sciogliere. Anche lei ora era nuda e lo aveva letteralmente avvinghiato. Lo baciava e gli infilava la lingua in tutti i pertugi. Toni si arrese e con uno scatto si alzò e si liberò dei vestiti poi prese Helga e la fece alzare. Lei era piccola e leggera al suo confronto e lui la sollevò facilmente prendendola per i glutei. Lei sembrò sparire contro il suo petto e tra le sue braccia muscolose. Toni la tenne stretta con un solo braccio attorno alla vita e con l’altra mano si prese l’uccello in mano e glielo spinse dentro con un solo forte colpo. Helga inarcò la testa la bocca spalancata in un grido muto. Restò un attimo così come paralizzata poi iniziò a rispondere agli affondi di Toni. In un attimo si trasformò in una furia selvaggia e cavalcava il suo puledro con veemenza. Intanto anche Amanda aveva compiuto il suo piccolo miracolo e era riuscita a farsi impalare da Mario che ora stava disteso ma continuava a tenere gli occhi chiusi. Francesco forse per un senso di altruismo pensando che probabilmente il ragazzo stava facendo violenza su se stesso scopando una donna, gli si avvicinò in ginocchio e gli strusciò il suo cazzo sugli occhi e sulla bocca. Mario sentendo un oggetto con cui aveva, sicuramente, più familiarità aprì gli occhi, sorrise e con espressione carica di gratitudine iniziò a leccare la cappella di Francesco. Se la lavorò così bene da suscitare l’ammirazione di Amanda che per non essere da meno si chinò a pretendere la sua parte. Così il cazzo di Francesco passò da una bocca all’altra e lui sembrava al settimo cielo. Intanto Mario continuava a pompare la fica di Amanda e io, vedendola china sul suo petto a succhiare alternandosi con Mario la cappella di Francesco, mi ricordai di una sua vecchia fantasia: avere tre cazzi dentro di lei e mi preparai a metterglielo nel culo. Prima però il mio uccello aveva bisogno di una bella lubrificata. Mi alzai in piedi e mi accostai a Francesco che sentendomi vicino aprì gli occhi. Non fu necessario dire niente: mi prese l’uccello in mano e se lo portò alla bocca.
‘Succhialo bene e bagnalo, che lo voglio mettere nel culo a Amanda.’ Dissi piano ma non abbastanza e Amanda sentì. La vidi che si passava una mano sulla fica e ne tirava via gli umori che stavano colando. Poi se li spalmò ben bene sul buco del culo infilandosi anche un dito dentro. A questo punto era bell’e pronta e io mi misi dietro a lei le appoggiai la cappella sul buco e glielo spinsi dentro. Amanda sembrò impennarsi come un cavallo poi iniziò a darci il ritmo sia a me sia a Mario Per una monumentale doppia penetrazione. Intanto lei si era definitivamente appropriata del cazzo di Francesco e se lo stava quasi ingoiando dalla eccitazione che l’aveva pervasa. Fu una serie infinita gli orgasmi che ebbe e che alla fine portarono anche noi a sborrare. Per primo venne Francesco nella sua bocca e lo sperma che ne colò raggiunse le labbra di Mario che lo leccò avidamente. Qualcosa doveva essersi mosso dentro di lui a sentire quel sapore e accelerò i suoi colpi arrivando ben presto a godere nella fica di Amanda. Lei intanto aveva avuto l’ennesimo orgasmo e io sentendo il pulsare del cazzo di Mario che le scaricava nella fica e la contrazione dello sfintere di Amanda che accusava il colpo proruppi in una sborrata memorabile dentro il suo culo. Le nostre esternazioni sembravano avere fatto effetto anche su Toni che ormai impalava Helga con tanta forza che lei veniva sollevata a ogni colpo. Si vedeva il cazzo di Toni che usciva quasi tutto dalla fica di Helga, solo la cappella restava dentro e poi lei che si schiantava sul suo ventre emettendo ogni volta un verso gutturale di animale ferito. Improvvisamente il movimento subì una brusca accelerazione poi i due restarono come una statua di sale per lunghissimi secondi. Solo la schiena di Helga si muoveva squassata da irrefrenabili sussulti mentre Toni con un tremito lungo tutte le membra le scaricò dentro una sborrata devastante. Noi stavamo vedendo quello spettacolo e in qualche modo, ognuno per la sua parte, ne eravamo deliziati, increduli, invidiosi ma tutti indistintamente emozionati. Helga scivolò letteralmente dal corpo di Toni che ebbe appena la forza di accompagnarla verso i cuscini, poi si accasciò ancora scossa dalle ultime convulsioni. Anche Toni non sembrava averne più e piombò a terra come un tronco abbattuto. Noi tutti ci avvicinammo ai due per coglierne i primi commenti e fu Helga che con voce singhiozzante proruppe: ‘Non lo avrei mai creduto che si potesse avere un orgasmo simile!’ Nel dirlo le scendevano lacrimoni dagli occhi che subito si tradussero in un pianto dirotto e liberatorio. Amanda era incredula: anche lei aveva avuto orgasmi a ripetizione e provato sensazioni del tutto sconosciute e in qualche modo dirompenti ma una reazione simile era al di fuori di ogni sua immaginazione. Guardava Helga e Toni alternativamente e non sapeva capacitarsi. Restò per qualche attimo perplessa poi la vidi assumere una espressione netta segno evidente che aveva preso una decisione. E io sapevo qual era quella decisione perché nel frattempo guardava Toni. Per un attimo restammo tutti lì fermi e silenziosi poi uno alla volta, Amanda per prima poi tutti gli altri ci avviammo verso il bagno per darci una sistemata. Dato che il bagno era unico entrammo anche in due per volta. Chiudevo la fila io e dietro me dopo un lungo momento arrivò Helga. Andò a finire che, rimasti per ultimi dividemmo il bagno io e lei. Mentre si sciacquava il viso io entrai in doccia. Dopo qualche minuto entrò anche lei. Vedendola così piccola e quasi smarrita mi venne istintivo abbracciarla. Lei rispose al mio abbraccio abbandonandosi completamente. La baciai teneramente, rispose al bacio altrettanto teneramente. Non volevo essere io il primo a parlare, aspettavo la sua decisione: se avesse taciuto avrei rispettato il suo silenzio. Per un attimo restammo così e io ero felice di sentire il suo petto contro il mio poi, improvvisamente disse: ‘Io non so cosa mi ha preso ma quel ragazzo mi ha totalmente sconvolto, il suo cazzo non mi &egrave entrato solo nella fica ma mi &egrave sembrato di averlo dentro tutto il corpo cervello compreso.’
‘Forse un po’ posso capirti. Prima di venire in casa là nel capanno ho avuto modo di succhiarglielo e, anche se non ho molte esperienze nel settore, visto che il mio primo cazzo &egrave stato quello di tuo marito e &egrave avvenuto appena ieri, ho avuto anch’io una sensazione di sconvolgimento interiore che non mi &egrave del tutto passata. Chissà forse il suo uccello possiede qualche proprietà al di fuori del normale.’ Cercavo di minimizzare e di ironizzare ma lei in qualche modo parve essere d’accordo.
‘Sai,’ disse, ‘non so se &egrave un’esperienza che voglio ripetere. In qualche modo sono stata meglio quando ho scopato con te. Mi sono sentita più protetta e… amata.’ Ora ero io che quasi mi commuovevo. Mi chinai e la baciai. Poi la baciai ancora. Uscimmo dalla doccia turbati ma sapevamo entrambi che qualcosa tra noi era cambiato. Il sesso, alla fin fine, non &egrave tutto. Ma conta ancora molto e noi avevamo davanti tutta la notte e io ero ben deciso a dare corpo a tutte le mie fantasie.
Scendemmo di sotto e trovammo tutti gli altri seduti a tavola. Amanda aveva buttato la pasta e di lì a poco avevamo ognuno davanti a sé un bel piatto di penne all’arrabbiata. Erano arrabbiate davvero perché le donne quando avevano fatto il sugo non avevano certo lesinato in peperoncino. Amanda serviva e diceva, rivolta ai maschi: ‘Mangiate e non vi preoccupate del peperoncino più tardi vi servirà!’ Intanto che lo diceva sfiorava con il seno la faccia di Toni che sembrò gradire molto l’attenzione. Il vino girava e in poco tempo fummo di nuovo tutti su di giri. Mia moglie si era seduta in braccia a Toni e gli si strusciava contro. Lui le aveva tolto la maglietta e le succhiava i capezzoli. Io mi ero sdraiato sul divano insieme a Francesco con Helga in mezzo a noi. Mario tornato a fare ‘Mary’ si inginocchiò di fronte a noi e ci tolse gli slip mettendoci i membri allo scoperto, poi alternativamente si dedicò a succhiarceli. Io baciavo Helga e il marito le tolse il top e gli slip lasciandola nuda poi si chinò a succhiarle i capezzoli. ‘Mary’ intanto sembrava gradire più l’uccello di Francesco che il mio e tanto fece che riuscì a trascinarlo in terra sui cuscini. Francesco che non voleva stare lì a fare la bella statuina si girò e si mise a fare un bel 69 con ‘Mary’. Lo vedevo che gli succhiava forte l’uccello e lui faceva altrettanto. Mia moglie intanto si era messa a pecorina e incitava Toni a schiaffarglielo dentro. Toni che sembrava fresco come una rosa si sputò sulla maestosa cappella e gliela infilò in un colpo solo fino a farle sbattere le palle contro le chiappe. Amanda letteralmente emise un muggito e poi si abbandonò alla sfrenata sbattuta. Ero rimasto solo con Helga e non so se fu il caso o se inconsapevolmente era quello che avevamo voluto. Ci stavamo baciando e mentre lei con la sua piccola sapiente mano risvegliava la mia torpida appendice io passavo delicatamente il dito sul suo piccolo delizioso clitoride causandole dei piccoli continui brividi. Poi mi alzai e la sollevai passandole una mano sotto le gambe e un’altra dietro la schiena. Co il piede spinsi un paio di cuscini dietro il divano e lì la adagiai. Poi mi dedicai, partendo dal viso, a coprirla di piccoli baci. Scesi lungo il collo poi piano mi avvicinai ai suoi piccoli seni che baciai fittamente tutto intorno ai capezzoli e quando la sentii tesa allo spasimo finalmente le presi i capezzoli in bocca. Sospirò profondamente e io continuai a baciarli e a succhiarli. Poi scesi sullo stomaco piatto sempre baciando e leccando fino a trovarmi all’altezza dell’ombelico. Con la punta della lingua lo esplorai a fondo sentendone le sue reazioni di piacere. Proseguii ancora fino a giungere al monte di venere. Era completamente privo di peli e la mia lingua scorreva liscia. Dopo un tempo che a lei parve infinito le posi le mie labbra sulle sue grandi labbra. Queste erano appena accennate e la sua fichetta sembrava una piccola fessura deliziosa in un corpicino perfetto. Finalmente con la lingua le diedi piccoli colpetti per poi passare a titillare il clitoride. La sentivo fremere tutta e emettere gridolini di piacere. Affondai tutta la faccia e la penetrai decisamente con la lingua. Ora Helga non si conteneva più e smaniava e si contorceva ma io non mollavo la presa. Volevo sentirla venire nella mia bocca e questo dopo poco immancabilmente avvenne. Fu un orgasmo prolungato e mi inondò il viso dei suoi umori che bevvi e ingoiai. Helga mi attirò su di sé e mi baciò a lungo sussurrandomi: ‘Ora sì che sono felice!’ Il mio uccello però sembrava non aver ancora inalberato le sue insegne e Helga mi diede un leggero bacio e mi disse: ‘Non preoccuparti, ci penso io.’ Mi fece sdraiare a mia volta e percorse tutto il mio corpo con la sua bocca. Mentre scivolava così su di me sentivo la punta delle sue tettine che mi sfiorava e dove toccava sembrava che fosse passata con la punta di una sigaretta accesa. Ancora prima che arrivasse al mio uccello questo era bello dritto e lei, felice, se ne impadronì. Ricordavo ancora il primo pompino che mi aveva fatto nel bosco ma questo, se possibile, fu ancora più favoloso. Ormai ero allo stremo delle forze e le mie riserve di sperma erano esaurite e, almeno così credevo, visto che Helga con la sua bocca riuscì a portarmi a un altro potente orgasmo. Il bello &egrave che mentre io venivo nella sua bocca anche lei ebbe un orgasmo, come se lo fosse procurato per me rimase un mistero visto che le sue mani erano sempre state vicine al mio cazzo, ma la gioia di essere venuti assieme, quella rimase. Ci riabbracciammo e Helga si accoccolò tra le mie braccia dove io la trattenni accarezzandola e baciandola.
Dall’altra parte del divano provenivano grida soffocate e colpi sordi. Incuriositi ci affacciammo dallo schienale e la scena che ci si presentò era degna di un baccanale romano. Al centro c’era Amanda che, sdraiata su un fianco, era riuscita a farsi mettere nel culo l’arnese di Toni che la pompava con foga. I tonfi che sentivamo era il ventre e le palle di Toni che sbattevano contro le chiappe di Amanda. Davanti a lei in posizione classica si era messo Mario che la stava chiavando. A fare onore alla sua duplice natura ci aveva pensato Francesco che dietro a lui glielo aveva messo nel culo. Il trenino stava andando alla grande e tra tonfi urla e sospiri tutti e quattro sembravano al settimo cielo. Li guardavamo affascinati e io non potevo fare a meno di fissare lo sguardo sul palo di Toni che entrava e usciva dal buco del culo di mia moglie. Il primo istinto fu di provare un senso di invidia e fui sopraffatto dal pensiero di poter provare quel poderoso cazzo nel mio di culo. Al tempo stesso, però, la dolce presenza di Helga e le sensazioni che lei mi aveva provocato pervadevano ancora il mio corpo e il mio spirito. Mi sentivo come lacerato combattuto com’ero tra le mie voglie e i miei sentimenti. Helga seguì il mio sguardo e, cogliendo il mio turbamento mi disse: ‘Non devi vergognarti. Quel cazzo ha qualcosa di magnetico e forse di malefico in sé. Io lo so. Ho potuto vedere chiaramente dentro di me solo dopo averlo provato. Ora so che ti amo ma so che anche tu dovrai passare questa prova che, forse, sarà la tua catarsi emotiva e ti riporterà per sempre a me o, forse, ti si aprirà un altro mondo e mi lascerai. Lo so che corro un grosso rischio e che il risultato potrebbe essere quello di perderti un attimo dopo averti trovato ma se tu reprimessi ora le tue pulsioni non ti avrei mai veramente tutto per me e i miei dubbi e le tue incertezze avvelenerebbero il nostro rapporto. La baciai, che altro potevo fare e ripresi a guardare la scena. Amanda era come impazzita: si dimenava assecondando i colpi che le infliggeva Toni e gli urlava: ‘Inculami! Oh, sì, così! Inculamiiii!’ Intanto scandiva il tempo a Mario attirando e respingendo il suo bacino. Francesco dietro di lui sembrava molto preso mentre lo inculava e ogni tanto gli mordeva il collo e gli strizzava i capezzoli. Non c’era solo lussuria in quello che faceva ma anche una certa tenerezza. Chissà forse Francesco aveva davvero trovato la sua di strada. L’epilogo non si fece attendere molto. Amanda venne clamorosamente in un ultimo squassante orgasmo provocando anche una potente eiaculazione a Toni. Doveva essere stata veramente notevole visto quanta sperma colava dal suo culo. Ancora qualche colpo e venne anche Francesco nel culo di Mario che, così stimolato, fu scosso da un forte tremore e si scaricò nella fica di Amanda. Erano tutti stremati e non si preoccuparono di pulirsi. Rimasero così mentre i cazzi piano piano si afflosciavano e la sborra colava sui cuscini presto assorbita. Amanda si girò verso Toni avvinghiandosi a lui e baciandolo profondamente e lo stesso fece Mario girandosi verso Francesco che lo accarezzava e baciava. La loro disposizione non era un semplice caso. Sembrava più una scelta definitiva. Dopo un po’ i loro movimenti si quietarono e restò solo il loro respiro profondo a indicare che erano piombati nel sonno. Io mi alzai facendo piano per non disturbarli e presa per mano Helga mi avviai verso le scale. Ci dirigemmo in camera e ci sdraiammo sul letto. Fu una sensazione stupenda quella di essere soli e anche solo poterci abbracciare. Anche se a una decina di metri c’erano i nostri rispettivi consorti a noi sembrava di essere a mille miglia di distanza. Ci addormentammo così l’uno tra le braccia dell’altra felici come, forse, non lo eravamo stati mai. Mi svegliò una lama di luce vivida che entrava da una stecca mancante della persiana. Sentivo che qualcosa era cambiato nell’aria. Il cinguettio degli uccelli e l’assenza delle raffiche di vento che soffiava la sera prima mi diceva che oggi era una splendida giornata. Io mi sentivo felice perché la sensazione di benessere che avevo provato nell’addormentarmi non mi abbandonava e chi me l’aveva causata era proprio qui vicino a me. Senza guardare allungai la mano alla ricerca di Helga. Incontrai solo il lenzuolo. Mi scossi, aprii gli occhi e, immediatamente, la mattinata si fece cupa. Helga non c’era. Mi dissi: non significa niente, sarà in bagno o di sotto a fare colazione, magari si &egrave svegliata presto e &egrave andata a fare una passeggiata. Ma sapevo che mi stavo solo ingannando: Helga se n’era andata. Sul comodino un biglietto. Diceva: ‘Vado via, &egrave meglio così. Non cercarmi a casa, non ci sarò, non più. Questo &egrave un numero di cellulare che non conosce nessuno. Se mi cercherai qui saprò che, forse, per noi una speranza ancora c’&egrave. Un bacio. Ti amo. P.s.: Prendo la moto dei ragazzi. La lascerò al parcheggio della stazione. Le chiavi le metto sotto il tappetino.’ Tenevo in mano il biglietto di Helga e ne cincischiavo i bordi. Ero confuso e combattuto e il mio primo impulso fu: cerco di raggiungerla ma erano già le nove e non sapevo da quanto tempo se n’era andata. Alla stazione potevano essere passati chissà quanti treni e io non sapevo neanche quale direzione aveva presa. Feci una doccia e cercai di schiarirmi le idee. Mi vestii e scesi di sotto. Gli altri dormivano ed erano ancora abbracciati. Afferrai al volo un paio di merendine e una bottiglietta di acqua e uscii. Vagai nel bosco alla ricerca di me ma non riuscii a trovarmi. Dopo tre ore rientrai e trovai gli altri che non sembravano troppo preoccupati della nostra assenza. Anche Francesco pareva tranquillo e, anzi, mi fece: ‘Ma come non te ne sei andato con Helga?’
‘A quanto pare no. Ah guardate,’ feci rivolto ai ragazzi, ‘ ha preso la moto, ma la ritrovate al parcheggio della stazione.’
‘Nessun problema.’ Rispose Toni.
Amanda intanto mi guardava in modo strano e sembrava anche un po’ imbarazzata: ‘Sandro dobbiamo parlare.’
‘Non ti preoccupare, Amanda,’ la tranquillizzai. ‘&egrave tutto a posto. Va bene anche per me.’ Sembrò sollevata e disse: ‘Bene allora mettiamoci a tavola, ieri abbiamo fatto tanto sugo che ce n’&egrave ancora, sempre che non vi dispiaccia mangiarvi un’altra arrabbiata.’
Per quello che mi importava avrebbe potuto mettere in tavola anche il mangime del gatto. Ma decisi di non far trasparire le mie emozioni e mi aggregai agli altri che, affamati come lupi, non vedevano l’ora di mettere sotto i denti qualcosa. Fu un pranzo strano. Io sembravo lo spettatore e loro i protagonisti di una telenovela. Francesco che palpava spudoratamente Mario, oramai diventata definitivamente ‘Mary’, che si schermiva come una verginella e Amanda che si strusciava in tutti i modi possibili a Toni. Finalmente il pasto finì e io dissi che se agli altri non dispiaceva facevo un salto in città per spedire alcune mail. Dove eravamo non c’era rete e anche i nostri smartphone non riuscivano a connettersi. Purtroppo eravamo venuti con una sola macchina, il mio Suv, e Amanda e Francesco sarebbero rimasti a piedi se solo avessero voluto spostarsi da qualche parte. Se pensavo di suscitare delle obiezioni avevo fatto male i miei conti. Non mi si filò nessuno, Annuirono distrattamente e si dedicarono a altro. Io salii di sopra a prendere le chiavi e quando scesi mi venne incontro Toni che mi chiese un passaggio alla stazione così avrebbe potuto recuperare il motorino. Amanda era di spalle che stava lavando i piatti ma io mi accorsi subito che non era per niente contenta. Quando &egrave contrariata ha un modo tutto suo di incassare il collo che &egrave inconfondibile. Era strano ma scoprii che la cosa mi lasciava del tutto indifferente eppure solo due giorni prima avrei fatto di tutto per capire cosa aveva e, se possibile, l’avrei consolata. Ora mi sentivo come liberato da un peso, presi il giubbotto e me ne andai senza salutare. Salii in macchina e misi in moto. Toni arrivò di corsa e montò quasi al volo.
‘Ehi! Ma volevi mettermi sotto?’ Più che incazzato sembrava incuriosito. ‘Non &egrave che ce l’hai con me perché mi sono scopato tua moglie? Da come ti comportavi ieri non mi sembrava che questo tipo di cose ti facesse effetto.’
‘Senti, per quello che mi riguarda puoi scoparti mia moglie fino a farla svenire. Fino a ieri avrei anche partecipato e con entusiasmo ma oggi &egrave tutto diverso. Se vuoi puoi prendertela e tenertela così te la scopi come e quando vuoi.’
‘Ma allora &egrave una cosa seria. Senti a me non piace intromettermi nella vita degli altri. Credevo che per voi fosse tutto un gioco e volevo giocare anch’io. Ma se devo essere causa di guai, guarda che me ne vado subito.’
Sembrava sincero e io mi ammorbidii.
‘Ok, fai finta che non ho detto niente. Il mio malumore non &egrave stato causato né da te né da quello che hai fatto.’
Si tranquillizzò un po’, ma non del tutto. ‘Scusa puoi fermarti un attimo voglio parlarti seriamente.’
Accostai alla stradina di campagna ma lui mi fece cenno di proseguire ancora un poco. A un certo punto mi disse: ‘Ecco entra in quel sentiero.’ Mi infilai in una stradina così stretta che le fronde strusciavano contro le fiancate della macchina. Dopo alcune decine di metri il sentiero girava quasi novanta gradi e sbucava in una piccola radura contornata da una folta macchia di lecci. Non c’era modo di andare avanti e io feci un paio di manovre per rimettermi in posizione per ritornare da dove eravamo venuti.
‘Dai spegni il motore.’ Disse Toni.
Feci come diceva e rimasi in attesa di quello che doveva dire. Ora sembrava aver perso ogni baldanza ma si fece coraggio ‘Tua moglie mi piace molto.’ Riuscì a dire.
‘Ah! Perfetto! Adesso dimmi qualcosa che non so perché questa non &egrave una notizia, per così dire, inaspettata.’
‘Lei vuole che venga a vivere con voi.’ Disse tutto d’un fiato.
Questa era indubbiamente una notizia ma in qualche modo non mi sorprese. Amanda era così: quando voleva qualcosa semplicemente la prendeva. ‘E tu, cosa faresti a casa nostra? Il ragazzo alla pari? Certo che le tue prestazioni sono sopra la norma e potresti guadagnarti vitto e alloggio solo con il tuo uccello.’
‘Ma tu? Tu cosa ne pensi?’ Ora sembrava ansioso di avere la mia approvazione.
‘E che cosa te ne frega di quello che penso io? &egrave mia moglie quella che devi scopare ed &egrave lei che deve essere d’accordo ma sembra che su questo punto non vi siano problemi.’ Quest’ultima frase mi era sfuggita e dimostrava la mia amarezza ma Toni non poteva immaginare da dove provenisse e pensò che a parlare fosse la mia gelosia. Mi si accostò e mi pose una mano sulla gamba. ‘Non devi essere geloso. Io voglio anche te non solo tua moglie.’ Il suo contatto fu come una scossa elettrica e, mio malgrado, il mio uccello reagì. Toni se ne accorse e mi mise una mano tra le gambe accarezzandomi sopra la patta. Prima che me ne rendessi conto mi aveva già tirato giù la zip e il mio cazzo era schizzato fuori. Toni lo prese in mano e cominciò a segarlo piano. Aveva una certa delicatezza di tocco del tutto in contrasto con il suo corpo robusto e muscoloso. ‘Non mi sono dimenticato che ieri mi hai fatto un pompino favoloso, ora tocca a me.’ Così dicendo si abbassò e iniziò a baciarmelo. Un paio di leccate e se lo mise in bocca iniziando a succhiare forte. Succhiava come chiavava: con l’energia di un torello. Presto non mi bastò più e cercai, contorcendomi di arrivare al suo uccello. Per quanto grande la mia macchina non si prestava a quel tipo di evoluzioni, allora lo fermai prendendolo per i capelli. ‘Ehi, un momento, accidenti! Vediamo di metterci più comodi.’ C’era un telo cerato nel bagagliaio. Lo scaricai e lo distesi sull’erba ancora umida. Sopra ci misi anche un plaid; non c’era senso a beccarsi un raffreddore. Toni intanto si era tolto i vestiti di dosso e ora disteso con i muscoli tonici e scolpiti sembrava una statua greca. Lo guardavo mentre mi stavo spogliando e mi accorsi che lo desideravo. Mi distesi vicino e cominciai a accarezzarlo. Lui rispose alle mie carezze e baciandomi sul petto e sull’addome scese piano a riprendere il mio cazzo in bocca. Ora ero libero di muovermi e girandomi mi misi in posizione di 69. Eravamo sdraiati di fianco e finalmente il suo uccello era a portata della mia bocca. Lo guardai ancora stupito per la sua grossezza e lunghezza. Sembrava dotato di una sua propria vita. La lucida cappella e la poderosa asta davano una sensazione di potenza assoluta. Lo appoggiai alle labbra aspirandone l’afrore e gustandone le stille di lubrificazione che ne uscivano. Poi lo presi di nuovo in bocca (ricordavo ancora il pompino che gli avevo fatto il giorno prima) e mi adoperai per il mio e il suo piacere. La fatica dei due giorni precedenti però si faceva sentire e pur arrivando quasi all’eiaculazione nessuno dei due riuscì a sborrare. Ci rimettemmo faccia a faccia e avevamo tutti e due un’aria delusa.
‘Certo,’ parlai per primo cercando di sdrammatizzare, ‘se potessimo infilarlo in un buco sarebbe diverso, no?’
‘Beh, se vuoi puoi provare.’ Disse ammiccando.
‘Davvero posso mettertelo nel culo?’ Ero incredulo ma anche speranzoso.
‘Perché no? A patto che mi prometti che prima o poi io possa fare lo stesso con te.’
‘Ma sei matto?’ Ero sinceramente spaventato. ‘Con una cappella così, tu mi manderesti all’ospedale.’
‘Non &egrave detto. Guarda Mario. Ti sembra che stia così male?’
‘Non dirmi che lo hai inculato?’ Mentre formulavo la domanda mi ero già dato la risposta: era ovvio che se lo fosse inculato e infatti, ‘ Naturale, sono anni che lo faccio. Cosa ti credevi che ci facevamo solo seghe?’ Intanto glielo stavo accarezzando e lui accarezzava il mio di uccello. Mi ridiventò presto duro e lui si girò sul fianco mettendo le sue chiappe muscolose a contatto con il mio cazzo. Mi insalivai bene la mano e la passai prima sul mio uccello e poi sul suo buco infilandoci anche un dito. Entrò subito e questo la diceva lunga. ‘A quanto pare anche Mario si &egrave dato da fare con il tuo culo, eh?’
‘Se proprio lo vuoi sapere non solo lui. Ma questa &egrave una storia che prima o poi ti racconterò. Ora sbattimelo dentro che ne ho voglia.’
Non me lo feci ripetere e dopo un paio di strusciate glielo appoggiai allo sfintere spingendo piano. Toni, però, era impaziente e diede una bella spinta all’indietro infilandoselo tutto in un colpo. Il mio cazzo non poteva in alcun modo essere messo a confronto con il suo ma prima che comparisse Toni sulla scena era considerato un ottimo attrezzo. Cominciai a pompare e sentivo che lui rispondeva a ogni mio colpo. Io davo sempre più ampiezza alle escursioni del mio cazzo nel suo culo e arrivavo quasi a estrarlo per poi affondarlo fino alle palle. Toni sembrava gradire e cominciò a sospirare forte. Intanto il suo sfintere, quando la mia cappella minacciava di uscire si contraeva avvolgendola e inducendola a gonfiarsi ancora. Dopo un po’ credevo che mi si fosse raddoppiata e io ero preda di una eccitazione squassante. Avevo preso in mano il suo cazzo e lo mungevo forte al ritmo dei colpi che gli infliggevo. L’effetto del suo sfintere aveva fatto salire talmente il mio livello di godimento che me ne venni urlando e lo stesso fece lui sulla mia mano. Ci volle un po’ di tempo prima che ci riprendessimo e tra i due sembrava Toni il più sconvolto. Si tenne il mio cazzo nel culo finché non fu talmente afflosciato che uscì da solo. Anche dopo faticò a riprendersi. ‘Sandro,’ disse con voce roca, ‘mi sembra che tutti i cazzi che ho preso nel culo prima di oggi siano stati solo come dei preliminari. Tu mi hai aperto un mondo. Sensazioni come queste non le avevo mai provate. Promettimi che me le farai sentire ancora.’
‘Ma certo, cosa credi?’ Intanto che lo dicevo ero sincero.
Con calma ci rivestimmo dopo esserci ripuliti con le salviettine umide che tenevo sempre con in macchina. Riprendemmo la stradina principale e dopo un quarto d’ora imboccammo la statale. Toni aveva ripreso l’argomento trasferimento e io avevo ancora qualcosa da comunicargli. ‘Resta inteso che io non ho niente in contrario a che tu ti trasferisca da noi anche perché, di fatto la casa &egrave di Amanda che l’ha ereditata dai suoi genitori. Io ho ancora la mia vecchia mansarda in centro che non mi sono mai deciso a vendere anche se mi hanno offerto cifre da capogiro. Intendo trasferirmi là per cui non vi starò tra le palle.’
La notizia e le sue implicazioni lo colsero alla sprovvista e per un po’ non seppe cosa dire poi, dopo aver a lungo riflettuto: ‘Questo significa che hai deciso di lasciare Amanda? Se &egrave così mi dispiace proprio. Spero che non sia colpa mia. Immagino di non poter fare niente per farti cambiare idea anche se…’ e qui mi mise una mano sull’uccello che, incredibilmente, ebbe un guizzo e iniziò a indurirsi, ‘se… averti tra le palle sarebbe stato un gran piacere.’
‘No tu non c’entri niente e smettimela di menarmi il cazzo che sto cercando di ragionare e così non ci riesco.’ Ritrasse la mano con un sorriso sornione. ‘Ho deciso di stare un po’ da solo per capire cosa voglio veramente dalla vita. Il nostro incontro forse &egrave stato come la mano del destino che ci ha presi e scrollati tutti. Guarda Francesco per esempio: ora sembra felice come una pasqua e sta sempre a pomiciare con Mario, scusa ‘Mary’, indubbiamente ha trovato la sua strada. Anche Amanda da quando ha assaggiato il tuo cazzo ha trovato una tale felicità e serenità che io mi sento di troppo. E tu? Cosa dire di te. Hai la forza di un toro e scopi come un toro sia che lo dai sia che lo prendi. Sei una forza della natura e Amanda &egrave completamente soggiogata. Ora hai deciso di stravolgere la tua vita: per cosa? Per un po’ di fica? Non credi di aver preso una decisione ragionando più con il cazzo che con la testa?’
‘In questo caso non sono il solo.’ Replicò pronto Toni. ‘Tu stai facendo la stessa cosa. Credi che non mi sia accorto di quello che provi per Helga? A proposito dov’&egrave andata?’ Non aspettò risposta. ‘Per quel che mi riguarda mi frullava già da un po’ di tempo l’idea di andarmene in città. Vorrei anche iscrivermi a Agraria e cercare di affrontare la vita lontano dalla famiglia. Ora l’azienda &egrave ben avviata e mio padre e le mie due sorelle maggiori possono benissimo mandarla avanti da sole. Mia madre…’ Qui ebbe come un singulto, ‘&egrave morta più di due anni fa. Sai lei veniva dalla città dove aveva due appartamenti, vicini all’università, affittati a studenti. Ognuno di questi ha quattro stanze e un grande soggiorno. Qualche anno fa mia madre li aveva ristrutturati e ora ogni camera ha il suo bagno: di fatto sono otto piccoli appartamenti. Lei li ha lasciati a me sicché posso contare su una discreta rendita. Se starò da voi lo farò solo per piacere e non per convenienza. In qualsiasi momento posso togliere il disturbo e trasferirmi in uno di quei monolocali.’
Lo guardai con occhi nuovi e decisamente ammirati. Il ragazzo non solo aveva un gran cazzo ma anche un cervello equilibrato. Non male per un ragazzo di appena vent’anni.
‘Ok, Toni, mi hai convinto. Non pensavo minimamente che tu volessi approfittare di noi, anzi, mi corressi, di Amanda visto che io ho già un piede fuori dalla porta. Sapere che hai delle risorse tue mi fa sentire meglio e meno responsabile delle scelte che vai a fare.’ In effetti immaginare che qualcuno potesse approfittarsi di Amanda era quasi un pensiero blasfemo. La sua mente di avvocato non aveva mai permesso a nessuno di prevaricarla. &egrave vero, a volte, anche lei prendeva delle decisioni sull’onda delle emozioni ma, vuoi per caso vuoi per una inconscia forma di autoprotezione, non le si ritorcevano mai contro. Questo non lo dissi a Toni ma in cuor mio gli augurai di aver preso la strada giusta e augurai ogni felicità a Amanda. Il nostro tempo insieme era finito e il bilancio non era poi così male. Eravamo stati bene e ci eravamo divertiti da matti. Se la nostra intesa non aveva retto ai colpi (&egrave proprio la parola giusta) degli ultimi due giorni vuol dire che non era destinata a durare. Nessun rancore e nessuna recriminazione e, sperai tanto, che fosse lo stesso per lei. Arrivammo davanti alla stazione e Toni vide subito il suo motorino. ‘Eccolo là. Fermati pure e grazie per il passaggio.’
‘Grazie a te, il tuo di passaggio mi ha ripagato con gli interessi ma non ti preoccupare ci vedremo ancora stasera e… stanotte.’
Sorrise e ammiccò poi si voltò e lo vidi allontanarsi il corpo gagliardo e muscoloso come se andasse alla conquista del mondo.
Vagai un po’ per la città e la sera mi infilai in una pizzeria. Per tutto il giorno non avevo fatto altro che pensare a Helga e il cellulare dove avevo trascritto il suo numero sotto un triplo punto interrogativo (???) mi bruciava in tasca. Ma non volevo ancora chiamarla. Volevo che lei restasse da sola qualche giorno. Quando l’avrei chiamata volevo essere ben certo di quello che le avrei detto e volevo essere altrettanto sicuro che lei avesse chiarito i suoi dubbi e le sue incertezze. Sapevo che quello con Helga non sarebbe stato un rapporto ‘usa e getta’. Qualche giorno di riflessione ci avrebbe fatto solo bene.
Rientrai in casa verso le undici e le luci erano spente. Salii al piano di sopra per andare in bagno. Mi feci una rapida doccia e, con indosso solo i boxer mi preparai a scendere. Volevo dormire nel divano così non avrei disturbato i piccioncini. Infatti dalla camera di Francesco sentivo i sospiri di ‘Mary’ e da quella di Amanda e Toni i gridolini di mia moglie. Buon per loro: sembravano tutti felici. Scesi e mi accomodai sul divano. Ci misi sopra un plaid e un altro me lo stesi addosso. La notte era ancora abbastanza fresca e nel caminetto le ultime braci si stavano spegnendo.
Fui svegliato in piena notte da un fruscio e dal rumore di un rubinetto aperto. Aprii gli occhi. La luce delle scale era accesa e nella stanza, pur nella penombra, scorgevo delle figure. Erano Francesco e ‘Mary’ che stavano bevendo un bicchiere d’acqua. Durante il sonno dovevo essermi agitato e il plaid mi era scivolato di dosso. Dovevo anche aver fatto un qualche sogno erotico, me ne rimaneva una vaga traccia nella mente ancora mezzo assonnata e il risultato si vedeva tra le mie gambe. La cappella usciva dalla patta dei boxer e la cosa non sfuggì a ‘Mary’. Lo vidi che diceva qualcosa a Francesco che annuiva. ‘Mary’ mi si avvicinò e si sedette sul divano accanto a me.
‘Un bel risveglio vedo, non &egrave che stavi pensando a me?’
‘O a me?’ Francesco era comparso vicino a ‘Mary’.
‘Ragazzi,’ farfugliai, ‘che vi prende? Non ne avete avuto abbastanza di cazzo in questi due giorni?’
‘Beh, sai come si dice,’ intervenne ‘Mary’, ‘ogni lasciata &egrave persa e sprecare tutto questo ben di Dio &egrave un insulto alla miseria.’ Francesco annuiva sorridendo e ‘Mary’ delicatamente prese in mano il mio cazzo liberandomi contemporaneamente dei boxer. Lo segò per un po’ poi si chinò e si mise a leccarlo golosamente.
‘Scusami amore,’ disse rivolto a Francesco, ‘ ma ogni tanto una novità fa bene.’
Francesco intanto si era tolto anche lui i suoi boxer e era rimasto nudo. Si stava facendo una sega e, ben presto, anche il suo cazzo si irrigidì. Mentre ‘Mary’ era passato decisamente al pompino Francesco mi avvicinò il cazzo alla bocca e io, ormai definitivamente arrapato lo impugnai e iniziai a leccarlo. Data la posizione era come se Francesco mi scopasse in bocca e io assecondavo il suo movimento.
‘Non farlo venire ancora, mi raccomando,’ sentivo che diceva.
Volevo dirgli di non preoccuparsi che con tutte le sborrate di questi giorni non credevo di averne ancora a disposizione ma avevo la bocca occupata e poi non era una notizia interessante.
‘Ti ricordi cosa ti avevo chiesto l’altro giorno a proposito del mettertelo nel culo?’ Mi chiese. ‘Sei ancora d’accordo?’
Io annuii, non potevo fare altro e allora Francesco rivolto a ‘Mary’
‘Leccagli bene il buco del culo e preparalo che ora glielo faccio assaggiare.’
‘Mary’ obbedì prontamente e, sempre tenendo in mano la mia asta, passò a lubrificarmi il buco del culo. Lo leccò per benino con la punta della lingua. Era dura e guizzava: sembrava un piccolo cazzo. Trovai la cosa piacevole e mi rilassai. ‘Mary’ se ne accorse e provò con il dito. Non sentivo dolore e il suo dito esperto mi solleticava piacevolmente. Provò a infilarcene due di dita e, con mia sorpresa, non incontrò resistenza e il mio piacere aumentò.
‘Vieni ora,’ disse rivolto a Francesco, ‘&egrave quasi pronto.’ Così dicendo infilò anche il terzo dito e io mi sentii quasi spaccare. Durò poco e piano piano mi abituai anche a quella nuova presenza. Francesco aveva tolto il suo cazzo dalla mia bocca e provai un po’ di rammarico ma quasi subito ‘Mary’ si distese vicino a me. Aveva ripreso in bocca il mio cazzo e, dato che era in posizione di 69, mi ritrovai davanti alla faccia il suo uccello. Lo leccai con gratitudine e intanto sentivo che Francesco strusciava la sua cappella sul mio buco del culo. Restò così per alcuni lunghissimi istanti fino a che temetti che avesse cambiato idea. Ora ero io che mentalmente lo imploravo di mettermelo dentro. In quei due giorni, evidentemente, Francesco aveva imparato molte cose sulla penetrazione anale e sapevo già chi era stato il maestro. Finalmente la sua cappella si fermò e iniziò a farsi largo nel mio sfintere. Ricordavo come Toni, quel pomeriggio, avesse assecondato la mia penetrazione e cercai di imitarlo. Evidentemente mi riuscì bene e il cazzo di Francesco entrò tutto e lui ne restò sorpreso: ‘Non mi dire che ti sto sverginando perché non ci credo. Sembra che non hai fatto altro che prenderlo nel culo!’
Non potevo parlare e gli feci pollice in su: che lo interpretasse come voleva. Mi venne in mente che stavo realizzando la fantasia che mi era balzata in mente la prima volta che Francesco mi aveva proposto di mettermelo nel culo. In quel sogno mi immaginavo sdraiato a pancia in su, gambe all’aria mentre lui me lo infilava. Allora mi ero figurato che sarebbe stata Amanda a succhiarmi il cazzo mentre io lo succhiavo a mia volta a una figura generica e indistinta e di cui vedevo (e sentivo) solo l’uccello.
Lo sfondamento mi riportò alla realtà (dura &egrave il caso di dirlo), mi provocò un sussulto e solo appena un po’ di dolore. Francesco, paziente, si fermò dando il tempo al mio sfintere di adattarsi al corpo estraneo che vi era penetrato. Poi fu solo un godimento continuo. Mi rammaricai solo di una cosa: di non averlo provato prima. Quante inculate mi ero perso ma, mi ripromisi, avrei recuperato.
I nostri mugolii dovevano essere arrivati al piano di sopra perché vidi, con la coda dell’occhio, che Toni, da solo, stava scendendo dalle scale. Bene, mi dissi, ora siamo qui solo noi maschietti. Lui intanto si avvicinò e a mo’ di saluto tastò il culo e le palle di Francesco e poi si avvicinò al culo di ‘Mary’ che continuava a succhiarmi con fervore. Si sputò sulla mano e iniziò a insalivarlo. Poi si inginocchiò e si mise a leccarglielo. Sentivo che ‘Mary’ stava gradendo la cosa. Il suo cazzo nella mia bocca sembrò gonfiarsi ancora mentre lui aumentava il ritmo del pompino che mistava facendo. Toni, con calma, si alzò e mise il suo mostruoso uccello tra le natiche di ‘Mary’. Lui con movimento automatico spinse il culo indietro e accolse in un sol colpo il cazzo di Toni. Aveva avuto ragione quel pomeriggio a dirmi che al suo uccello non era precluso il piacere anale. Mentre la mia eccitazione aumentava sotto i colpi di Francesco stavo già fantasticando su cosa sarebbe stato prendere nel culo un palo simile. Ne ero terrorizzato ma, nel medesimo tempo mi resi conto che lo volevo a tutti i costi. I miei pensieri si tradussero in un aumento del ritmo del mio bacino contro le palle di Francesco che ne era estasiato. ‘Sandro, ma sei proprio una troia, lo prendi nel culo come se non avessi fatto altro nella vita!’ Toni sentì e lo vidi sorridere e ammiccare interrogativamente verso di me. Io avevo un solo sistema per fargli capire la mia voglia di sentirmi sfondare da lui e abbassai più volte le palpebre.
‘Cambio!’ Disse Toni e Francesco lo guardò e soprattutto guardò me. La domanda muta gli si leggeva in faccia ma lui, a scanso di equivoci la pronunciò: ‘Ma davvero vuoi il suo cazzo nel culo?’
Anche a lui stesso battito di ciglia.
‘Ah, beh, contento tu!’
Toni aveva estratto il suo cazzo dal culo di ‘Mary’ che non parve particolarmente felice ma si riprese poco dopo quando Francesco gli infilò il suo di cazzo. Certo la differenza era notevole e la sentiva tutta ma c’era l’amore che sopperiva alle dimensioni. Non che Francesco fosse un minidotato come, d’altronde non lo ero io, ma messi a confronto con l’uccello di Toni tutti gli altri scomparivano. ‘Mary’ ci mise poco a adeguarsi e, in breve, tornò a dimenarsi felice. Ora Toni si avvicinava al mio culo e io non sapevo se essere felice o terrorizzato. Appoggiò la sua cappella al mio buco già abbondantemente lubrificato e mi guardò dicendo: ‘Dammi tu il via e fermami se senti troppo male.’ Feci di sì con la testa e lui tentò una prima entrata. Istintivamente mi irrigidii e lui si ritrasse. Presi un attimo di respiro togliendomi di bocca l’uccello di ‘Mary’ e lo esortai a continuare. Questa volta Toni tenne la sua cappella contro il mio buco dandomi il tempo di assimilare l’idea e di rilassarmi. Appena questo succedeva la lieve ma costante pressione che lui esercitava lo spingeva sempre più dentro. Fu così che la cappella entrò e lui la tenne così ferma dicendomi: ‘Muoviti tu quando sei pronto. Io non ho fretta ti aspetto stai tranquillo.’ La consapevolezza che potevo condurre il gioco mi tranquillizzò e mi fece rilassare ancora. Sporsi il bacino verso di lui e lo feci entrare ancora un paio di centimetri ma poi sembrò che incontrasse un muro: non andava avanti e ogni più piccolo movimento mi provocava dolore. Lui se ne accorse e si tirò indietro piano. La cappella tornò indietro e quasi uscì. La conseguenza fu un’ondata di piacere che mi travolse. Lo fermai con la mano perché la voce non mi usciva. Appena la sentii di nuovo in posizione mi feci più baldanzoso e diedi una bella spinta. Entrò come risucchiato e si fermo al punto di prima forse un’inezia più dentro. Rifeci lo stesso movimento e mi ritirai quasi a farlo uscire: ancora fui preda di un piacere intenso. Toni aveva mostrato di aver capito e piano piano cominciò a muoversi avanti e indietro. Ora decisamente me lo godevo. Ad ogni movimento di spinta corrispondeva una piccola progressione. Toni aumentò gradualmente il ritmo fino a che, quasi senza accorgermene, sentii le sue palle battere contro le mie natiche. Ero incredulo ma dovevo constatare che avevo preso tutto il cazzo di Toni. Era entrato completamente. Furono sensazioni parzialmente coscienti poi fui travolto da una fiammata di piacere allo stato puro. Toni si scatenò e mi martellò di colpi squassanti. Io non ragionavo più e continuavo a incitarlo. Succhiavo di tanto in tanto il cazzo di ‘Mary’ ma più spesso lo segavo e basta perché avevo bisogno di respirare a bocca aperta. ‘Mary’ in preda al delirio per il modo in cui lo inculava Francesco, ingoiava il mio cazzo fino alla radice e quasi si soffocava. Avrei voluto che la cosa non finisse mai ma, come al solito, l’epilogo fu fragoroso: Toni mi venne nel culo e io, contemporaneamente venni in bocca a ‘Mary’. Lui succhiò tutto, anche se non mi erano rimaste molte scorte, ma lo sentivo ansimare e vidi il cazzo di Francesco avere una serie di contrazioni mentre gli vuotava nel culo tutto quello che gli era rimasto nei coglioni. Io ero ancora arrapato e ripresi in bocca il cazzo di ‘Mary’. Non ci volle molto e anche lui mi scaricò in gola una quantità insospettata di sborra. Ero talmente eccitato che la ingoiai tutta e continuai a succhiarlo finché non protestò e mi implorò di smetterla. Improvvisamente tutta l’attività frenetica che ci aveva animato cessò e tutti, uno dopo l’altro, crollammo accasciandoci dove capitava come marionette a cui, di colpo, fossero stati tagliati i fili. Per primi si ripresero Francesco e ‘Mary’ che abbracciati si diressero, senza dire una parola, verso le scale. Io restai dov’ero, gli occhi chiusi, con umori e fluidi che uscivano da tutte le parti. Toni, seduto in terra con la schiena appoggiata al divano, mi fissava. Passò ancora qualche lungo minuto poi Toni, visto che io non reagivo,si rassegnò e si diresse anche lui alle scale. Riaprii gli occhi e vidi che fuori il cielo stava tingendosi di rosa. Mi feci forza e, nudo com’ero, mi diressi verso la porta di casa. Uscii all’aperto e il freddo dell’alba mi sferzò ridandomi un po’ di vigore. Andai verso la doccia esterna: un semplice tubo di gomma appeso a una mensola sul muro della casa con, alla sua estremità, una grossa cipolla bucata che doveva essere stata il terminale di un innaffiatoio. Aprii il rubinetto e mi buttai sotto il getto. L’acqua era gelida e mi colpiva con forza la pelle come tante punte di spillo. Resistetti fin che potei mentre mi insaponavo con un pezzo di sapone di Marsiglia (ne esistevano ancora sul mercato o era un residuato degli anni sessanta?). Alla fine ne uscii con il corpo pulito e con la mente più chiara. Rientrai in casa senza badare alla scia bagnata che lasciavo dietro di me. La donna delle pulizie avrebbe avuto ben altro di cui preoccuparsi che non poche gocce sul pavimento. Al piano di sotto non c’era bagno e nemmeno asciugamani. Aprii il cassetto a fianco del forno a gas e trovai dei teli di cucina. Li presi tutti e, uno alla volta, li usai per asciugarmi. Mi venne subito in mente Amanda che (quando? forse mille anni fa) mi rimproverava perché usavo il telo di cucina per asciugarmi le mani dopo essermele sciacquate nel lavello. ‘C’&egrave il bagno per questo!’ Diceva indignata. Amanda! Da quando era iniziata quella vacanza non avevo neanche più pensato a lei. Ogni giorno che passava era come se me la fossi lasciata indietro di dieci anni. Ora non era altro che un ricordo sbiadito sullo sfondo della mia vita nebulosa. Avevo varcato una soglia ma non riuscivo a scorgere oltre. Mi ero messo alla prova, avevo dato corpo alle mie fantasie senza timore, senza ripensamenti. Ora era il momento di capire quale indirizzo avrei dato alla mia vita. Potevo scegliere. Tornare a casa con Amanda e Toni. Già mi figuravo la scena con noi due a guardarci in cagnesco e disputarci il cazzo di Toni. ‘Tu l’hai preso due volte!’ ‘E tu, allora? Te lo sei fatto mettere nel culo e nella fica contemporaneamente: adesso tocca a me e me lo succhio tutto!’ Toni all’inizio avrebbe guardato tutto questo con divertimento poi, all’università, avrebbe sicuramente conosciuto qualcuno (maschio o femmina o una coppia, non importa) e se ne sarebbe andato lasciandoci, avendone le palle piene delle nostre gelosie e dei nostri rancori. Ci saremmo ritrovati soli a rinfacciarci la nostra perdita e ci saremmo inevitabilmente lasciati non bastandoci più l’uno all’altra. Già mi vedevo cupo e solo, vagare da un bar gay a un parcheggio, di quelli segnati sui siti porno, dove si possono rimorchiare trans o qualche marchettaro. Rabbrividii e non per il freddo. L’altra via, un nitido spiraglio di luce che fendeva il buio delle mie cupe previsioni, era una zazzera bionda, una figura esile e decisa, una dolce, dolcissima creatura: Helga. Pensando a lei immaginavo anche che ci sarebbero state tante cose che avremmo dovuto dimenticare l’uno dell’altra, tante immagini da rimuovere. Ci saremmo dovuti leccare le ferite a vicenda ma, sapevo che per noi il metro della morale comune non aveva senso. Noi eravamo in grado di distinguere tra i veri sentimenti e le pulsioni dei nostri corpi. Sapevo che il nostro amore era spuntato a dispetto di promiscuità sessuali che la gente perbene chiama depravazioni. Non potevo che essere d’accordo con De Andr&egrave quando ci ammonisce che i diamanti sono sterili mentre dal letame… .

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