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La mia festa di compleanno cuckold gay

By 13 Agosto 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Dopo la traumatica e eccitante esperienza in treno, la mia vita era radicalmente cambiata. Papà aveva proposto a Gio di venire a vivere con me e così fu: avevano deciso, con la mia umiliata approvazione, di dormire nel letto insieme mentre io dormivo in camera mia da solo. Solo ogni tanto e a loro piacimento mi era permesso di dormire con uno di loro. L’altro avrebbe avuto la notte libera per andare a fare il maiale in giro.
Giunse di lì a poco la mia festa di compleanno e papà il giorno prima mi disse che avrei avuto una graditissima sorpresa. Non stavo più nella pelle: da un lato mi arrovellavo per immaginarmi cosa si fossero inventati e soffrivo all’idea di cosa potesse scaturire da due menti perverse come le loro, dall’altro ero eccitato ogni minuto di più pensando a cosa sarebbe successo se avessi lasciato correre la mia immaginazione.
La sera successiva ero in camera mia dopo cena quando sentii suonare alla porta. Papà con Gio erano già sotto ma non mi era stato dato il permesso di scendere fino a loro ordine. Dopo un bel quarto d’ora venne Flavio a chiamarmi: era in slip e quando si girò per scendere le scale vidi che se li era infilati in mezzo al culo a mo’ di perizoma. Immediatamente mi sentii ribollire di eccitazione. Scesi in salotto e vidi un bel gruppo di persone, amici di papà e credo ormai anche di Gio che chiacchieravano amabilmente sui divani e in piedi, alcuni affettuosamente abbracciati a scambiarsi effusioni.
Appena fui a metà delle scale, Gio esprdì: ‘Ecco il cornuto!’.
Non mi aspettavo quella sua uscita e, se a un lato rimasi offeso per quella presentazione poco elegante, dall’altro questo pensiero sparì subito sopraffatto sa un senso di piacere umiliante per l’appellativo che pubblicamente mi era stato dato.
Tutti si volsero e scoppiò un applauso e diverse persone si avvicinarono a Giovanni baciandolo in bocca, con lo sguardo sempre rivolto verso di me, come a farmi vedere che sul mio ragazzo non avevo nessun potere.
Due uomini del gruppo, un signore sulla sessantina e un ragazzo di appena vent’anni, si avvicinarono a me e, sputandomi addosso mi dissero: ‘Benvenuto alla tua festa di compleanno porco cornuto. Vedrai che bello spettacolo”. Mi tolsero la maglietta e restai in slip con il pisello, come al solito, già svettante per l’eccitazione al pensiero di quello che mi poteva aspettare.
Il ventenne mi bacio in bocca e il tizio che lo accompagnava aprì l’elastico dello slip e sputò dentro diverse volte. Poi si rivolse a mio padre e chiese: ‘Flavio, mi sta scappando da pisciare. Posso usare tuo figlio, o meglio il cornuto maiale, come cesso?’. E mio padre: ‘Ovvio, potete farne quello che volete!’. Fu così che, forzandomi sulle spalle perché mi mettessi in ginocchio, disse al ragazzo di porsi alle mie spalle tenendo l’elastico aperto e iniziò a pisciarmi nello slip. Mi stavo eccitando e inarcai un po’ la schiena per sentire col culetto la protuberanza del cazzo del giovane amichetto. Era già duro e sembrava avere un bell’arnese.
Forse però mi stavo eccitando già troppo per cui Gio intervenne e fermamente disse: ‘Ora basta maiale. Non sei tu che devi godere! Vieni qui immediatamente!’. Come un cane, obbedii al suo ordine: mi avvicinai e lui mi prese la faccia fra le mani, forzò perché aprissi la bocca e sputò diverse volte dicendo: ‘Tu non puoi godere stronzetto. Ora starai legato e vedrai come ti faccio festeggiare il compleanno brutto maiale pervertito’. Non dovevi spingerti così con i miei amici e ora la paghi’.
Cominciavo addirittura ad avere quasi paura ma non ebbi tempo di preoccuparmi: subito papà mi venne a prendere con altri due suoi amici panzoni e mi portarono vicino alla ringhiera della scala. Comparve una corda con la quale mi legarono nudo alla ringhiera dicendomi: ‘Ora soffrirai veramente puttana cornuta.’.
Lo stomaco mi si strinse quasi a farmi male immaginandomi così ormai mi aspettava viste le premesse: uno spettacolo dal quale ero l’unico escluso e il cui protagonista, in quanto mio ragazzo, era Giovanni.
Per terra avevano steso un grande telo di plastica. Tutti erano ormai nudi e sui tavolini erano sparsi anche cazzi finti e plug di ogni dimensione. Purtroppo per me e per la figura che facevo, il mio cazzo depilato era duro come il marmo e questo fece sì che la compagnia di porci davanti a me cercasse qualsiasi porcata per aumentare ancora la mia eccitazione senza che avessi modo per reagire.
Giovanni era preso in mezzo a quattro persone, i due panzoni che mi avevano legato, di circa 50 anni, decisamente robusti, con cazzi non lunghi ma palle molto grosse, e a due ragazzi più o meno suoi coetanei e decisamente ben dotati. Papà invece era con il ventenne e un suo amico professore di scuola superiore con il quale, a come capii, aveva una relazione aperta.
Completavano la compagnia altre cinque persone, di età miste che in breve iniziarono a far parte dell’orgia. Io strabuzzavo gli occhi alla vista di quei cazzi, di quelle palle e di quei culi soffrendo come un cane per non potervi partecipare, ma eccitatissimo all’idea che (soprattutto Gio e mio padre) stavano amoreggiando con i loro amici completamente presi e senza la minima considerazione per la mia presenza.
Giovanni slinguava i suoi amici rimanendo tutti e quattro abbracciati e emettendo di tanto in tanto dei gemiti di goduria. Le loro lingue si intrecciavano e si scambiavano di bocca in continuazione. La saliva si mescolava in un unico bacio pieno di passione che mi faceva scoppiare il cazzo. Il mio ragazzo non si curava minimamente della mia presenza e avevo gli occhi lucidi per la sofferenza nonostante il cazzo duro. Soffrivo come una bestia a vederlo così preso e immaginavo quante volte già lo avesse fatto. Le mani del gruppetto accarezzavano ogni centimetro dei corpi, titillavano i capezzoli che ogni tanto venivano ciucciati e insalivati, prendevano in mano i cazzi durissimi e spalmavano sulle cappelle la bava che usciva dai meati e che a volte veniva avvicinata alle labbra di qualcuno per essere gustata. I culi venivano accarezzati e palpati, messi in bella mostra e insellati per sentire le dita che si insinuavano negli sfinteri. Iniziarono poi a sputarsi in bocca: soprattutto Gio la prendeva in bocca e anche in faccia, lasciando che i suoi amici lo leccassero. Papà invece era in piedi con il ragazzo e il prof che gli leccavano la cappella e le palle a turno, limonandosi la bavetta che usciva dal meato. Flavio aveva le gambe un po’ aperte e il ragazzo, Francesco, molto vispo, iniziò a insalivarsi anche le dita per infilargliele nel culo.
Gli altri della compagnia erano sdraiati per terra sul telo e si stavano leccando ovunque, iniziando a turno a infilarsi i dildi nei culi. Giovanni si staccò dal suo gruppo di amanti e raggiunse quello a terra iniziando a ciucciare cazzi come capitava, mentre toglieva i dildi dai culi e li leccava guardandomi con aria arrapata. Io ero lì legato con un’aria quasi supplichevole come volesse chiedergli di poter partecipare. Lui, come risposta al mio sguardo, si voltò immediatamente mostrandomi il culo a pecorina e infilandosi uno dei plug più grossi nel culo. Il cazzo gli restava duro e subito una bocca prese a ingoiarlo fino alla base massaggiando le palle con la saliva che colava dalla bocca. Gemeva Gio e iniziò a dimenare il culo: ‘Fatemi godere come un porco amori miei. Vi amo tutti. Scopiamoci come i più maiali porci schifosi davanti a quel cornuto del mio frocetto!’.
Il prof lasciò il ragazzo a ciucciare papà e, avvicinatosi di spalle a Gio, gli tolse il plug e in un sol colpo gli infiò il cazzo dentro fino ai coglioni. Il mio amore emise un urlo di goduria e si voltò per scambiarsi baci bavosi mentre uno dei due panzoni si mise sotto di lui ciucciandogli il cazzo e infilandogli anche un suo dito in culo. L’altro grassone si avvicinò al gruppo e disse all’amico suo simile: ‘Fatti pisciare maiale. Gio fagli la doccia”. Con il cazzo del prof in culo e il suo semiduro, Giovanni iniziò a pisciare addosso al suo amico spalmandogli il liquido sul pancione e sul cazzo e le palle. Il prof lo spinse in avanti e rimase praticamente a 69 con l’amico. Iniziò a ciucciarlo così con foga che il panzone esclamò: ‘Amore mio Gio mi fai venire voglia di pisciarti in bocca come una puttana’.’, e prima che se ne rendesse conto il mio ragazzo aveva la bocca piena di piscia che spruzzava dal cazzo del suo amico e gli colava sulla faccia e sul collo.
Papà intanto si era posto a gambe aperte anche lui sul telo ed era circondato dal gruppetto anonimo (non ne conoscevo uno e non si erano nemmeno presentati, per quello che poteva valere presentarsi a me) che lo palpava in ogni centimetro del corpo fremente dall’eccitazione. Qualcuno di loro iniziò a infilargli i dildi in culo a piacere e alternava sempre più spesso le dita. Papà gemeva e sbavava e di lì a poco il ragazzo ventenne si avvicinò e gli disse: ‘Papà voglio limonarti mentre ti fai aprire il culo!’. Papà?? Ma che cos’era quel nome? Pensai io tra me e me’.
Mio padre, sentendosi appellare con quel nome, gli rispose: ‘Bimbo mio, cucciolo di papi, slinguami con tanto amore come sai fare tu quando ci vediamo con il tuo prof, mentre mi faccio aprire il culo’. Iniziarono un lingua in bocca molto arrapante e il mio cazzo continuava ormai da tempo a colare bavetta a fili sul telo. Il ragazzo, vedendo il mio cazzo duro e la bava, la venne a raccogliere con la lingua e la porse in bocca a papà dicendo: ‘Guarda tuo figlio cornuto com’è eccitato. è proprio un frocetto cornuto!’. ‘Mi fa schifo, rispose mio papà, per questo deve vedere come godiamo. Infilami le dita in culo bimbo mio’. Si girò con il culo verso di me così che mentre il ragazzo si mise a 69 con papà ciucciandosi i cazzi, gli infilò in breve tutta la mano nel culo fin oltre il polso!
Dalle parti di Gio intanto, un altro loro amico si era posto sopra di lui e, insinuandosi davanti al panzone che lo scopava, riuscì anche lui a infilare il suo cazzone nel culo: con due membri a scoparlo Gio non capì più nulla e urlava oscenità e sconcezze di ogni tipo: ‘Scopatemi davanti al ricchione, riempitemi di piscia, voglio essere il vostro amore porco!!!’. E papà di rimando: ‘Amore fatti riempire’. Quando avremo i buchi pieni li faremo vedere a quel cornuto di mio figlio e poi ci leccheremo davanti a lui’. Io stavo quasi per piangere: di dolore nel cuore perché non venivo minimamente considerato da nessuno, ma anzi deriso e umiliato davanti a tutti, e di male all’uccello perché era da troppo tempo che era duro e non ne potevo più.
Urlai per attirare l’attenzione ma sortii l’effetto contrario: tutti erano ormai infoiati al limite e al mio urlo seguirono quelli dei porci che scopavano davanti a me. Papà sborrò in bocca al ragazzo che lo fistava e il suo cucciolo in bocca a Flavio, mentre il prof lasciò che la sua crema li ricoprisse spruzzando dall’alto. Gio invece era messo peggio. Due cazzi in culo e uno in bocca che lo riempirono di crema mentre tutti gli altri, messisi a cerchio, uno alla volta sborrarono sulla schiena del mio amore.
Quando tutti ebbero sborrato, si misero in fila con Gio sdraiato a pancia in giù: gli raccoglievano un po’ di sborro dalla schiena e gliela infilavano nel culo ormai aperto come un antro, mentre lui si strusciava sul telo pieno di piscia.
Il mio cazzo era arrivato al punto di non ritorno e iniziò da lì a breve a eruttare sborra. Non l’avessi mai fatto!!! Appena se ne accorse papà, si avvicinò a me e mi sputò in faccia: ‘Stronzo, godi pure a fare il cornuto così tanto da schizzare senza segarti. Sei proprio il frocio di casa, essere inutile e schifoso!’.
Seppi solo dirgli: ‘Sì papino mio’ Grazie”. Sbagliai ancora; dire papino al mio genitore fece ingelosire il ventenne che avvicinatosi a Flavio lo abbracciò stretto e mi disse: ‘Che cazzo dici maiale. Flavio è solo il mio papà! Puttana cagna!’.
Mi sentivo umiliato immensamente, non valevo più niente per nessuno e il colpo finale me lo diede Gio: prese a calpestare il mio sborro per terra dicendo: ‘La tua sborra questo merita puttana, di essere calpestata sotto i piedi perché non vali un cazzo’.
Ormai stavano colando lacrime di offesa sul mio viso ma nonostante tutto il mio cuore diceva che era proprio quello ciò che volevo: essere schifato, non considerato, umiliato e possibilmente davanti a tutti.
Mentre ero in quella condizione così degradante, a turno il gruppo si ripulì in bagno continuando comunque a manifestare gesti di affetto verso Gio e mio padre.
Il colpo finale me lo diede il ragazzo con il prof. Dopo essersi lavati e fatti la doccia insieme al mio ragazzo e mio papà, vennero insieme in salotto e Gio mi disse: ‘Cornutello mio’. Anzi cornutello e basta’ Non sei mio come io non sono tuo’ Stanotte per festeggiare il tuo compleanno di cornuto, io, Flavio il mio amore e Francesco con il prof dormiremo insieme. Ti toccherà sentire i nostri godimenti mentre dormirai nel letto che ti porterai in camera nostra. Starai lì a guardarci mentre ci ameremo con passione e amore. Buon compleanno frocio inutile”.
Le lacrime mi colavano ma cominciavo di nuovo a sentirmi eccitato: rivedere Gio con mio padre e in più con due nuovi amanti mi stava già arrapando. Che notte avrei passato?…
Grazie amore mio di rendermi così inutile e umiliato. Questo merito

Il racconto continua’.
Sempre graditi commenti e consigli a maiale.perverso@hotmail.it

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