Skip to main content
Racconti di DominazioneRacconti Gay

La nostra storia

By 16 Ottobre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Il mio nome è Sandro e ho 40 anni, alto un metro e settantasei per settantacinque chilogrammi, non grasso, ma neppure particolarmente muscoloso. Questa storia, totalmente vera, inizia molti anni fa quando di anni ne avevo 18. La mia migliore amica, Carla, aveva un fratello minore di nome Marco di 17 anni. Un ragazzino, ma con un carattere forte e determinato, un vero bullo, moretto e muscoloso. Io stravedevo per lui, anche senza averne una piena consapevolezza ero attratto fisicamente e già avevo compreso, anche se solo a livello mentale, che potevo trovare piacere tanto con un umo che con una donna.
Nonostante l’età non c’erano state ancora esperienze significative, se non qualche primo approccio esplorativo con mio cugino Franco durante le vacanze, ma avevo studiato molto sfruttando le riviste di mio fratello maggiore e l’idea di sperimentare condizionava i miei pensieri. Il problema ora era: ‘Come iniziare un approccio senza sputtanarsi e senza passare per gay?’.
Fu un percorso molto lungo, ma mi venne in aiuto da un lato l’assidua frequentazione di sua sorella Carla cosa che mi consentì di essere praticamente di famiglia in casa loro e nella loro attività di vivaisti, dall’altro i nostri caratteri inclini alle sfide e alla testardaggine. Furono mesi di continue sfide e provocazioni, a carte, a pallone, nel riuscire o nel non riuscire a fare una determinata cosa, ogni occasione era buona.
Dalle sfide si passò alla lotta, uno dei modi migliori per toccarsi fra maschi senza destare sospetti. Io ormai avevo preso l’abitudine di mirare ad afferrargli le palle per bloccarlo e costringerlo alla resa era una mossa vietata, ma Marco non mi disse mai di non farlo. Era chiaro che anche lui era incuriosito e voleva sperimentare, ma non potevamo dichiararci apertamente.
Era ormai passato un anno dall’inizio delle nostre sfide ed io avevo intanto preso la patente e con la nostra compagnia andammo sul fiume a fare il bagno, era una bellissima giornata d’inizio estate. Eravamo distesi sulla riva quando ci accorgemmo che non avevamo nulla per aprire le bottiglie di birra ‘come cazzo facciamo a berle?’ dissi e Marco mi rispose ‘scommetti che riesco ad aprirle?’, ‘senza coltellini e senza romperle?’ aggiunsi e lui di rimando ‘ovvio senza romperle’,’se ci riesci faccio quello che vuoi’ gli dissi consapevole di cosa stavo facendo. Marco afferrò con la sinistra il collo della bottiglia proprio sotto il tappo, prese un piccolo sasso piatto dalla riva e facendo leva tra la sua mano e la corona della bottiglia la stappo. Risata generale, apertura di tutte le altre bottiglie e la cosa finì lì almeno per il momento.
Alla fine dell’estate i miei genitori andarono in ferie ed io restai in città con mio fratello che però mi lasciò un fine settimana solo per andare anche lui via con la sua fidanzata. Era l’occasione giusta, ma non potevo essere io a fare la prima mossa. Per come conoscevo Marco, tutto doveva sembrare provenire da lui, io potevo solo fare in modo di creare l’occasione propizia. Mi sentivo come il ragno che tesse la ragnatela in attesa della preda, ma io cosa volevo essere? Preda o predatore ?
Sabato sera uscimmo tutti insieme ed io chiesi a Marco di fermarsi da me per farmi compagnia. Quella sera bevemmo molto o almeno facemmo finta, essere un po’ brilli è sempre una buona scusa, poi verso la mezzanotte lasciammo Carla e gli altri amici al Bar e rincasammo perché io al mattino dopo avevo delle commissioni da sbrigare per mio padre, ovviamente non era vero, ma tutto doveva essere giustificabile. Appena arrivati a casa, proposi a Marco di vedere un film porno prima di andare a letto cosa che fu subito accettata e, distesi sul divano uno accanto all’altro, cominciammo a guardare il film. Da lì a sbottonarci i pantaloni per una sega in compagnia il passo fu brevissimo d’altronde non era la prima volta che succedeva. L’aria si era ormai surriscaldata, il film, l’alcol, la sega tutto contribuiva, a un certo punto però suona il campanello ‘chi cazzo è ?’ pensai. Rapidamente ci rivestimmo e spento il televisore, andai ad aprire.
Sulla porta ci si presenta Carla. ‘i nostri genitori hanno chiuso la porta con il chiavistello non posso svegliarli all’una di notte, dormo con voi e poi domani gli spiegherò, tanto gli ho lasciato un biglietto’. A nulla valsero i nostri consigli di andare a casa e d’altronde non potevo insistere più di tanto per non destare sospetti. L’arrivo di Carla aveva spezzato l’incantesimo con Marco, ma la sua presenza mi consentiva quantomeno di dormire con lui. Sistemai Carla nella mia camera ed io e suo fratello andammo a dormire nella camera dei miei genitori.
Era caldo e casualmente nessuno dei due dormiva col pigiama’. Una volta spenta la luce Marco, mi disse ‘mi devi pagare una scommessa’, ‘quale scommessa’ risposi ‘al fiume hai scommesso che se perdevi avresti fatto tutto quello che volevo’ ,’è vero’ -ammisi- ‘cosa vuoi?’, ‘il film mi ha eccitato troppo fammi un pompino’.
L’occasione era arrivata, ma non potevo tradirmi, ‘tu sei matto – ma che cazzo – credi davvero che per una scommessa io ti faccia una pompa?’, ‘ le scommesse sono scommesse, ma se non hai il coraggio di mantenere la parola fa pure’ mi rispose. ‘Sei un gran bastardo lo sai che non mi tiro indietro mai, se vuoi un pompino, l’avrai’ lo dissi con la giusta dose di rabbia, l’immagine era salva, lo facevo solo perché ero una persona di parola ‘.
Marco si appoggio con la schiena alla testiera del letto ed io mi misi disteso in mezzo alle sue gambe, abbassai le sue mutande e presi in mano il suo cazzo già duro e svettante. Simulando il giusto grado di disgusto cominciai a leccare l’asta e le palle fino a che Marco non mise le mani sulla mia testa forzandomi a prenderlo in bocca. Inizia così un lento saliscendi mettendo in pratica tutto quello che avevo imparato negli anni, era una vita che aspettavo quel momento e finalmente era giunto. Tuttavia il mio piano era un altro, non avevo nessuna intenzione di fermarmi a un pompino, io volevo provare a prenderlo nel culo. Da qualche tempo avevo capito che era quello che volevo provare, ma non potevo certo chiederglielo ‘Marco mi vuoi inculare?’, impossibile, sarebbe stata un’ammissione troppo esplicita. La cosa doveva succedere per caso e contro la mia volontà, in questo modo entrambi avremmo avuto una scusa.
Marco cominciava a gemere, ed il suo cazzo vibrava sempre di più nella mia bocca. Ormai non avrebbe tardato molto a venire e proprio in quel momento sfilandomi da lui dissi: ‘ bene Marco ora che ti ho fatto il pompino siamo pari o pagato il mio debito’ , ‘non se ne parla proprio tu mi devi far venire’ urlo Marco ‘parla piano deficiente vuoi che tua sorella ci senta?’ , ‘tu mi hai chiesto un pompino e questo ti ho fatto cosa vuoi che ti dia anche il culo?’ . Negli occhi di Marco balenò una luce cattiva e non si fece scappare l’occasione, ‘sì, se non vuoi farmi venire con la bocca devi darmi il culo, o bevi o il culo’ .
La mia fu un’interpretazione magistrale devo ammetterlo ‘ a no! di bere la tua sborra proprio non se ne parla allora preferisco il culo’. Marco non se lo fece ripetere due volte e in un attimo mi ritrovai alla pecorina sul bordo del letto con lui dietro che mi insalivava il buco. Ovviamente io sapendo da molto tempo come sarebbe andata a finire (almeno nei miei desideri) mi ero preparato con vari ortaggi trovati nella cucina di casa ed il mio culo era quindi abbastanza elastico e pronto (almeno credevo), ma la finzione doveva continuare. ‘Mi raccomando fai piano se mi fa male, ti fermi’ ‘ma certo non ti preoccupare farò pianissimo’ mi disse e cominciò a spingere lentamente il cazzo, d’altronde nessuna delle sue morosine gli aveva dato questa opportunità e lui non voleva certo mancarla. ‘Fai piano Marco ti prego fai piano” guaivo e lui accarezzandomi la schiena mi rassicurava ‘ dai ancora un poco, resisti e quasi entrato, dai ancora un piccolo sforzo, forza..’.
Il cazzo era ormai dentro e dopo un attimo Marco cominciò a muoversi lentamente dentro di me; ‘sei sicuro che sia la prima volta?’ mi disse, ‘certo che è la prima volta che cazzo credi’ gli urlai. Fu a questo punto che Marco si stese sula mia schiena allungò le due mani davanti alla mia bocca e cominciò una serie di affondi che mi fecero vedere le stelle. Per quanto un po’ preparato quella era davvero la mia prima volta, ma questo non impedì a Marco di penetrarmi fino in fondo facendomi sentire le palle che cozzavano contro il mio culo in una violentissima cavalcata che lo portò di li a poco a riempirmi l’intestino. Ci ritrovammo così distesi uno sull’altro e così rimanemmo per un po’ poi, a turno, andammo in bagno a ripulirci ed io a dare sfogo alle mie voglie ancora represse.
Una volta a letto dopo una decina di minuti di silenzio Marco disse ‘ non dobbiamo farlo mai più è stato un esperienza ma ora basta’ certo Marco gli dissi ‘ questa è l’ultima volta’ ed invece era stata solo la prima”.. (continua)
L’amicizia con Marco continuò e si rafforzò negli anni. Posso dire che per me è il migliore amico e credo che sia così anche per lui e forse proprio per questo abbiamo potuto fare cose che diversamente non avremmo mai avuto il coraggio di fare.
Nei mesi seguenti al nostro primo rapporto continuammo a frequentarci come se nulla fosse successo, ovviamente non perdevamo l’occasione di sfidarci vicendevolmente ed io in particolare non perdevo occasione per metterlo in condizione di ‘punirmi’.
Ovviamente sia a causa del suo lavoro che del mio frequentare l’università, le occasioni di vederci da soli non erano tantissime e quelle in cui poter combinare qualcosa ancora meno. Senza contare che, sebbene attirati dall’opportunità di fare esperienze inconsuete e sfogarci sessualmente, rimaneva forte il freno morale, la consapevolezza di fare qualcosa di socialmente non accettato e l’incapacità di comprendere se eravamo ‘gay’ o ‘depravati’ (la consapevolezza sulla bisessualità, sulla possibilità di provare piacere in modo neutro rispetto al genere venne molto dopo).

I nostri incontri intimi erano comunque molto rari e potevano passare tre o quattro mesi tra l’uno e l’altro e talvolta anche di più. Si era, però, già innescata una dinamica abbastanza chiara: Marco era l’attivo ed io il passivo. All’inizio avevo provato a richiedere a Marco di poter giocare anch’io un ruolo attivo o di essere ‘pagato’ quando vincevo qualche scommessa con prestazioni sessuali, ma nonostante qualche successo iniziale avevo capito ben presto che se volevo continuare il rapporto dovevo accettare di essere passivo e consentire a Marco di auto convincersi che chi è attivo non è ‘strano’, ma semplicemente sfoga un proprio istinto. Ricordo una sera che Marco doveva consegnare alcune piante in una località poco distante dal vivaio e mi chiese di accompagnarlo con il furgone. Ovviamente non persi l’occasione.
Partimmo, e come sempre avveniva cominciammo a stuzzicarci, il rituale era abbastanza consolidato, si cominciava raccontandoci di come andava con le nostre rispettive fidanzate; di cosa si era fatto, di cosa non volevano fare, il racconto dell’ultima scopata e così via. Poi la frase di rito ‘basta parlare di queste cose che poi va a finire male’, ma in verità è proprio lì che si voleva arrivare ‘ . La frase: ‘Aprimi i pantaloni e tiramelo fuori’ era la naturale conseguenza.
Così io rapidamente aprii la patta dei suoi pantaloni ed estrassi il suo cazzo già abbastanza in tiro e con la mano sinistra cominciai a segarglielo. Pensavo che Marco avrebbe accostato in qualche strada laterale, ma quello che mi chiese mi lasciò stupito. ‘chinati e prendilo in bocca’, ‘ma stai guidando ci vedono’ gli risposi. ‘fai come ti dico, vai giù e prendilo in bocca’. Ovviamente feci come richiesto, mi distesi sul sedile e cominciai un lento pompino. Intanto Marco come se niente fosse continuava a guidare ed ogni tanto quando stavamo per incrociare una macchina sentivo la sua mano premere sulla mia nuca per impedirmi di risalire proprio nel momento in cui i fari ci illuminavano.
Fortunatamente il furgoncino era abbastanza alto rispetto alle altre auto, ma certo più basso di altri camion che ci incrociarono, ciò nonostante mi tenne sempre appoggiato alle sue gambe ed io continuai il mio sapiente lavoro di bocca. Ormai ero diventato ‘abbastanza bravo’ come diceva lui, sapevo cosa gli piaceva, affondavo il suo cazzo nella mia bocca senza mai prenderlo con le mani e lavorando velocemente con la lingua continuavo a spingerlo sempre più in profondità. ‘Sei meglio della mia fidanzata’ mi diceva, ed io continuavo felice tutto questo fino a quando, rallentando la guida, ma aumentando il ritmo del pompino non mi inondò la bocca del suo sperma. ‘cazzo Marco, lo sai che non voglio’ gli dissi, dopo essermi rialzato e aver sputato in un fazzolettino, ‘ non fare tanto lo schizzinoso alla fine dovrai imparare a berla’ mi disse ridendo.

Un’altra volta accompagnai Marco e sua sorella Carla, la mia amica, oltre Varazze per ritirare un carico di fiori per il vivaio. Il programma prevedeva di arrivare a destinazione, caricare il furgone, dormire in loco e ripartire il mattino successivo. Essendo ormai estate, ed io libero da esami, mi aggregai molto volentieri.
Arrivati a destinazione e caricato il furgone, ci dirigemmo nel vicino paese per mangiare qualcosa e fare una passeggiata sul lungomare, nulla di speciale giusto per far venire ora di coricarci. Ci avevano sistemato in una stanza attigua al vivaio in realtà un deposito ma, sapendolo, ci eravamo attrezzati con materassini e sacco a pelo. Ci disponemmo io al centro e Carla e Marco ai miei lati. Vista la situazione non pensavo si potesse fare gran che e quindi mi accinsi a dormire, ma mi sbagliavo. Mentre io ero sistemato di schiena Marco, si mise in pancione e subito dopo sentii la sua mano che mi accarezzava il pacco e lentamente mi calava il pigiama e i boxer.
Preoccupato per la situazione che si stava creando, mi girai di fianco verso Carla, ma la situazione peggiorò avendo così offerto il sedere alla mano di Marco che incoraggiato da quello che a lui sembrò un invito cominciò a stuzzicarmi il buco. Poco dopo sentii la sua mano appoggiata alla mia bocca e l’indice a forzare le mie labbra così da bagnarlo e facilitargli il lavoro. Le dita di Marco cominciarono un lungo lavoro di intrusione dentro di me con un lento movimento rotatorio che mi faceva impazzire.
Io restavo immobile con gli occhi fissi sul volto di Carla, grondando di sudore e con il terrore che aprisse gli occhi. Mi girai quindi intenzionato a porre fine alla cosa ma Marco guardandomi fisso negli occhi mi indirizzo rapidamente a prendere in bocca il suo grosso membro cosa che prontamente feci nell’illusione di farlo venire subito. Marco non venne anzi, per non fare rumore, non si muoveva limitandosi a tenere premuta la mia testa sul suo pacco così da prolungare il pompino al massimo. Quando poi Carla cambiò posizione voltandosi e dandoci la schiena sentii le mani di Marco girarmi nuovamente di fianco. Il suo respiro sul mio collo si fece più vicino e sentii il suo petto appoggiarsi alla mia schiena. Lentamente il cazzo di Marco ampiamente inumidito dal mio precedente lavoro di bocca si fece strada nel mio buco, mentre con la gamba mi avvolgeva per impedirmi di muovermi.
La posizione non consentiva a Marco di fare grandi affondi dentro di me, ma continuava a penetrarmi fino alla radice del suo lungo cazzo per poi uscire lentamente e rientrare di nuovo in un interminabile avanti-indietro. Avrei voluto guaire a ogni affondo ma non era possibile e a ogni buon conto Marco mi teneva la sua forte mano sulla bocca. La situazione eccitante e il lungo pompino diedero i loro frutti, sentii Marco irrigidirsi il suo cazzo pulsare e lunghi fiotti di sperma riempirmi fino all’orlo.

Quando riuscivamo, ci incontravamo a casa sua o da me o in un piccolo appartamentino che i suoi genitori avevano comprato a Carla ma che lei non utilizzava. I nostri incontri ormai anche se rari erano molto intensi. I ruoli come detto erano chiari, io passivo e Marco attivo. Non era tuttavia più solo una questione di sperimentare il sesso, volevamo entrambi qualcosa di più. Erano ormai gli anni della grande diffusione di internet che, per me che mi vergognavo e ancora mi vergogno, anche ad andare a comprare una scatola di preservativi, fu una vera rivelazione.
Un’infinita quantità d’immagini, storie, stimoli, opportunità era alla nostra portata ed entrambi restammo affascinati dal mondo del bondage, del S/M, dei ruoli sub e Dom. La nostra sperimentazione si rivolse quindi verso queste esperienze e le nostre rispettive posizioni furono ovvie: io sub e Marco Dom. In realtà io sono naturalmente dominante e questa è anche il ruolo che agivo con le mie fidanzate e poi con mia moglie, ma con Marco era tutta un’altra cosa. A lui si doveva e si deve un’obbedienza cieca totale e assoluta.

Quando Marco e i suoi genitori cambiarono casa io, lo aiutai nel trasloco, era più di un anno che non ci incontravamo ‘sessualmente’, lui si era ormai definitivamente fidanzato con quella che sarebbe poi diventata sua moglie e anch’io ormai avevo compiuto il gran passo.
Quando quel pomeriggio arrivai da lui, lo vidi particolarmente agitato. ‘vieni a vedere cosa ho trovato ieri sera spostando l’armadio’ mi disse. Da dietro l’armadio tirò fuori una borsa coperta di polvere con dentro vecchie riviste s/m ‘è da ieri sera che sono eccitato ripensando ai vecchi tempi’ mi disse avvicinandosi e spingendomi contro il muro. ‘dai Marco lascia stare è passato tanto tempo ” risposi. ‘tu sei la mia cagna, la mia schiava e fai quello che io ti ordino’. Era la prima volta che Marco si rivolgeva a me al femminile ed anche la prima volta che usava la parola ‘cagna’.
Quelle parole per me furono una gioia, l’essere umiliata mi eccitava enormemente, ma Marco era sempre stato restio a questo perché pensava, avrebbe pregiudicato il nostro rapporto. Io invece volevo essere per lui non uno schiavo o una schiava ma una schiava-cagna (l’essere cagna, come avevo imparato, è un atteggiamento mentale di forte subordinazione, amore, fiducia, ma soprattutto dedizione incondizionata, dedizione e adorazione verso un’unica persona che è il tuo Padrone Assoluto).
Immediatamente mi misi a terra accucciata ai suoi piedi, lui mi accarezzò la testa compiaciuto e con un colpetto del piede m’indirizzo verso il corridoio e il bagno. ‘brava la mia cagnolina ora spogliati nuda’, ‘mettiti a novanta gradi con le mani appoggiate alla vasca’, ‘sei stata disubbidiente e devi essere punita’. Se non fossi stata pronta il primo sonoro schiaffo che mi giunse sul sedere, mi avrebbe scaraventato dentro la vasca da bagno. Mi uscì un urlo per il dolore, ma con il secondo colpo marco fu molto chiaro: ‘Guai a te se urli o ti muovi, sei stata disubbidiente ed io ti punisco. Anzi dovresti ringraziarmi perché ti sto educando’, capii che aveva davvero letto molto e si era preparato ‘ . ‘grazie Padrone’ gli risposi ed era un ringraziamento sincero ‘ .
Dopo una decina di colpi che mi fecero arrossire il fondoschiena Marco, si pose dietro di me puntò il suo cazzo sul mio buco e senza aspettare un secondo mi penetrò violentemente. Tutti i miei sforzi erano concentrati sul mantenere l’equilibrio, mentre Marco affondando con violenza dentro di me mi riempiva d’insulti. Pensavo si sarebbe scaricato rapidamente dentro di me e invece lo sentii uscire e girarsi verso il lavandino, ero un po’ deluso ma lui, senza voltarsi, mi disse ‘ non preoccuparti che avrai il tuo osso’ ‘ora mettiti giù’, mi accucciai nuovamente tra le sue gambe e il suo cazzo ancora bagnato d’acqua s’infilo naturalmente dentro la mia bocca. ‘ ciuccia l’osso cagna’ mi disse ed io inizia a pompare famelica.
Il cazzo entrava sempre più in profondità e la lingua vorticava senza sosta, ben presto Marco cominciò ad ansimare con più forza, fino a quando con violenti fiotti mi riempi la bocca. Non riuscii però a staccarmi da lui, le sue mani premevano sulla mia nuca e mi tenevano incollato al suo inguine. ‘bevi tutto cagna ingoia il succo del tuo Padrone’ non potevo fare altrimenti e ingoiai ‘.. avevo creato un mostro ” .

‘Che cosa stai facendo”.. ‘buongiorno Dottore sono in una riunione posso richiamarla più tardi’ ‘no ora vai in bagno ti metti un dito su per il culo ti fai una foto e me la mandi poi all’una corri da me’ ‘ si Dottore non mancherò’.
Era diventata ormai un’abitudine che Marco mi chiamasse mentre ero al lavoro chiedendomi cose strane come quella, si divertiva un mondo. Lasciai un attimo la riunione di approvazione del bilancio e feci come mi aveva richiesto. Poi alle 12,30 sciolsi la riunione rinviandola al pomeriggio e presa la macchina corsi dal mio Padrone. Uno squillo e il cancello si aprì, corsi all’ultimo piano, la porta era socchiusa entrai e richiusi. L’appartamento era in penombra, senza dire una parola scivolai ai suoi piedi la testa bassa e le mani dietro la schiena. ‘buongiorno Padrone’ . ‘Buongiorno cagna mi piace metterti in imbarazzo lo sai’ ‘si Padrone’, ‘ora apri la bocca’ .
Il pompino fu lungo, lui stravaccato sulla poltroncina del computer ed io ai suoi piedi. ‘vai in bagno spogliati e mettiti nella doccia’ mi disse. Sapevo che alla fine quel momento sarebbe arrivato me lo prometteva da un sacco di tempo a volte come minaccia a volte come premio. Quando mi raggiunse in bagno, io ero già pronto: inginocchiato nel piatto doccia con la schiena appoggiata alle fredde mattonelle di ceramica. ‘E’ da questa mattina che non piscio, lo tenuta tutta per te’, non feci in tempo a rispondergli che un getto caldo di urina mi colpì sul petto, in viso, sulla testa ‘ . Era tanto che fantasticavo su come potesse essere questa esperienza e ora, il mio Padrone mi faceva il piacere di farmela sperimentare. Finito di pisciare Marco si sporse in avanti ed io gli asciugai con la lingua le ultime gocce. ‘ora lavati’ mi disse. Mentre finivo di sciacquarmi Marco, entrò in doccia mi voltò e con le dita piene di doccia schiuma cominciò a prepararmi il culo.
Il suo cazzo entrò dolcemente in me ‘ho bisogno di svuotarmi le palle sei felice?’, ‘qualunque cosa fa felice il mio padrone fa felice me’ gli risposi. Con la destra mi teneva per le palle mentre con la sinistra schiacciava il mio volto contro le piastrelle, tutto il suo corpo spingeva dentro di me e ben presto mi riempì. ‘lavati e torna al lavoro tra poco arriva mia moglie”’ .
Un estate decidemmo con un gruppo di amici di andare a trascorrere alcuni giorni a cavallo di ferragosto in un campeggio in Trentino. Uno splendido camping sulle rive di un bellissimo lago anche se con delle acque non certo caraibiche per la temperatura. Eravamo in 6 in due tende. Io, Marco e suo cugino Giulio in una e gli altri nell’altra. Come al solito io, forte del fatto che in pubblico i nostri ruoli erano perfettamente paritari, non perdevo occasione di stuzzicare Marco. Ovviamente si trattava di battute del tutto normali per ragazzi della nostra età incentrate sulle dimensioni del sesso, la virilità , le prestazioni ecc., ma sia io che lui sapevamo che quasi ogni frase era carica di doppi sensi. Quando poi ci ritrovavamo soli Marco non perdeva occasione per ripagarmi. Il pomeriggio del secondo giorno, dopo una mattinata intensa sul lago, Marco ed io ci ritrovammo distesi in tenda a sonnecchiare, Giulio che dormiva in tenda con noi era invece andato con altri due ragazzi a fare una partita a bigliardo mentre Stefano, l’ultimo dei nostri amici, era nella sua tenda. Mentre ero disteso sul materassino sentii un pugno fortissimo sulla spalla destra, aprii gli occhi giusto in tempo per vedere Marco che si scaraventava sopra di me riempiendomi di colpi sulle spalle e sul petto. ‘ora ti faccio vedere io chi lo ha più duro’ mi disse ‘devi imparare chi è che comanda’. In effetti sentivo già il suo cazzo premermi sulla pancia mentre con le mani cercavo di parare la grandine di colpi che mi stava rifilando. Cercai di scaravoltare Marco a terra, ma lui più forte di me e meglio posizionato ebbe ben presto campo libero, con la mano sinistra teneva i miei polsi sopra la mia testa, mentre con il bacino si era ormai spostato sul mio petto. Appena pronunciai la frase ‘OK mi arrendo’, la sua mano destra era già impegnata a liberare il suo grosso cazzo dall’ingombro del costume per posizionarmelo sulle labbra. Cercai di tenere la bocca serrata, ma sapevo che non avrei avuto scampo. ‘Apri la bocca e tira fuori la lingua’ mi disse e così feci. Una volta che le mie difese furono vinte Marco si posizionò a gambe larghe in mezzo alla tenda mentre io iniziai a succhiarglielo, ero diventato abbastanza bravo anche se ancora alle prime armi.
‘Allora ragazzi avete finito di fare casino’ disse a quel punto Stefano dalla sua tenda, ‘sì, certo ora è tutto a posto’ rispose Marco ed iniziò a conversare con Stefano mentre io continuavo il pompino. Talvolta Stefano si rivolgeva anche a me, ma mi era difficile rispondere senza interrompermi così spesso finiva che Marco rispondesse per me. Il gioco finì di li a poco quando sentimmo rientrare gli altri amici, allora Marco velocemente mi mise sotto, aprì di poco la cerniera della tenda, ed usci con la testa e parte delle spalle. E mentre intratteneva gli altri ragazzi facendosi raccontare di come era andata la partita a bigliardo mi riempì la bocca ‘. un grande attore ‘. .

Marco ha sempre gradito scoparmi con una certa comodità per questo fin dai primi anni, soprattutto quando ci trovavamo a casa mia, non disdegnava di fare un giro nel frigorifero per verificare se cerano ortaggi utili alla bisogna. Quando poi riusciva ad avvertirmi con qualche giorno d’anticipo non mancava mai di richiedermi di avere a disposizione banane, cetrioli o zucchine. Le prime volte, in realtà, si limitava ad utilizzare le dita, ma poco alla vola alle dita si sostituirono come detto vari ortaggi. In vero cercammo anche altri tipi di oggetti meno deperibili, ma non trovammo nulla di adatto, ma soprattutto che garantisse una giusta dose di ‘sicurezza’. In questo, devo riconoscerlo, il mio Padrone è stato sempre molto attento. La possibilità di acquistare oggettistica idonea quali falli e plug era allora lontana e quindi non si poteva che ripiegare sugli ortaggi, ben protetti da un robusto preservativo. Il lavoro di allenamento fu lungo, ma costante, infatti Marco non voleva assolutamente utilizzare creme od emolienti, voleva che io arrivassi ad essere ‘naturalmente’ largo’ . Uno dei nostri giochi preferiti consisteva in questo: Dopo esserci eccitati vicendevolmente Marco mi posizionava in modo tale da esporre al meglio il mio culo, poteva essere a pecorina sopra un letto, oppure piegato in due sopra una seggiola, o a novanta gradi appoggiato ad uno sgabello basso, comunque sia Marco mi bendava e, se possibile, mi legava. Il fatto di non vedere e di non potermi muovere mi ha sempre eccitato moltissimo consentendomi di estraniarmi da tutto ciò che mi succedeva intorno concentrandomi sulle sensazioni che provavo. Dopo avermi preparato Marco iniziava ad introdurre i vari oggetti che aveva a disposizione procedendo per dimensione e consistenza, ad ogni inserimento mi domandava di riconoscere sia l’ortaggio/frutto introdotto sia la sua dimensione che quanto ne avesse inserito. Ad ogni mio errore ricevevo una sonoro schiaffo sul fondoschiena, tuttavia Marco si accorse ben presto che molto spesso io sbagliavo di proposito per il piacere di essere sculacciato. Fu così che un giorno si presentò a casa mia con una piccola spatola di gomma, di quelle che si utilizzano per togliere la maionese dal frullatore. Quando fui legato mi disse ‘ora vediamo se sbagli’ ed effettivamente l’introduzione di quello strumento mi educò ad essere più rispettoso del mio Padrone, non mentii più imparando che le punizioni non sono fatte per il piacere della schiava, ma del suo Padrone. Migliorai anche molto nell’indovinare le dimensioni degli ortaggi perché i colpi della spatola erano veramente dolorosi. Una volta che il mio buco era bello largo Marco introduceva l’oggetto al momento con la massima circonferenza ‘adesso ti tappo un attimo’ e poi si veniva a posizionare davanti alla mia bocca. ‘preparami la mazza’ mi diceva ed io provvedevo solerte ad insalivargli il cazzo. Poi ritornava dietro di me ed estratto il temporaneo tappo dava sfogo a tutta la sua voglia repressa. Nel tempo il gioco con gli ortaggi è rimasto un nostro cult, anche se oggi il mio Padrone ha aggiunto una variante, infatti non devo più indovinare la dimensione, ma devo essere capace di trattenerlo in situ, nonostante lui mi faccia camminare o in contemporanea mi scopi la bocca. Ovviamente, essendo il mio ano dopo così assiduo allenamento molto elastico, l’esercizio non è così facile ed il rischio di sbagliare molto alto. Avevamo comunque imparato che l’utilizzo di pochi oggetti: una benda, delle corde, una spatola, potevano ampliare di molto la nostra soddisfazione nel gioco”

La storia con Marco è sempre stata caratterizzata da alti e bassi ossia periodi in cui ci incontravamo spesso e periodi in cui non ci vedevamo per nulla. In realtà anche quando non ci incontravamo fisicamente non mancavamo di stuzzicarci via mail. Io soprattutto non mancavo di inviare a Marco racconti o link a video che trovavo su internet così da mantenere sempre vivo l’interesse. Sapevo però che dovevo escogitare qualcosa che spronasse la sua fantasia ed il desiderio di sperimentare cose nuove. Nelle mie lunghe peregrinazioni su internet avevo trovato alcuni suggerimenti su come auto produrre qualche oggetto da introdurre nei nostri incontri. Ovviamente non avendo un luogo dove riporre il materiale doveva trattarsi di oggetti di piccola dimensione che potessero essere riposti in una piccola valigetta. Fu un periodo di febbrile attività per trovare tra ferramenti e negozi di bricolage tutto quello che poteva servire. Per prima cosa realizzai una frusta con un manico da martello ed una coda di fili di nailon stretti a treccia, poi una splendida e molto dolorosa utilizzando strisce sottili di gomma tagliate da camere d’aria di bicicletta. L’introduzione di questi due oggetti rivitalizzò molto i nostri incontri. Marco si esaltava nell’arrossarmi la schiena ed il sedere con un gioco di polso degno di miglior tennista. Se le fruste avevano esaltato Marco, le manette lo mandarono fuori di testa. Con della catena di metallo ricoperta da una guaina per isolare i tubi avevo preparato quattro bracciali che si bloccavano alle mie estremità con quattro piccoli moschettoni, volendo erano anche dotati di una catenella per unire i polsi e le caviglie. Sono sempre stata bravo/a nei lavori manuali e devo dire, senza orgoglio, che anche da un punto di vista estetico e delle rifiniture avevo fatto un buon lavoro. Le catene non apportavano nulla di più al gioco rispetto alle corde, ma modificavano psicologicamente la mia condizione, le catene erano proprie degli schiavi e questo diede un impulso del tutto nuovo al nostro rapporto. Il fatto poi che la schiava preparasse gli strumenti della sua tortura era ancora più accattivante. Mollette e pinzette completarono la prima dotazione autoprodotta. Fu un periodo molto intenso della nostra storia in cui imparai a sopportare il dolore, anche se non mi è mai piaciuto particolarmente e soprattutto a obbedire completamente al mio Padrone. Devo dire che da questo punto di vista sono stata un’allieva molto indisciplinata. Tendenzialmente io cerco di prevenire i desideri del mio Padrone, ma in questo commetto l’errore di presunzione di sapere quello che il mio Padrone vuole e talvolta di far passare per desideri del Padrone quelle che sono mie voglie. Con molta pazienza e molta frusta Marco mi ha insegnato ad essere solo ed esclusivamente un oggetto sessuale a non fare nulla che non mi sia stato espressamente ordinato, a non rispondere se non interrogata. Per premiare i miei sforzi ed il mio impegno una sera Marco mi regalò collare e guinzaglio ‘.. il più bel regalo mai ricevuto.
Per ogni evenienza tutte le volte che uscivamo con Marco io dovevo mettere in macchina la valigetta, non era detto che l’avremmo usata, ma doveva esserci. In alcune occasioni finimmo, dopo una serata in birreria, nel mio ufficio. Quando andavamo nell’ufficio sapevo che la serata sarebbe stata dedicata alle punizioni: frusta, dildo, coda. Infatti, non so ancora come, ebbi il coraggio di acquistare in un sexy shop on line alcuni oggetti: un plug con coda, una maschera da cane, un dildo con canula, delle palline anali. Marco amava e ama molto utilizzarli. Tirate le tende, chiusa a chiave la porta, quella stanza risuonava delle mie urla e delle scudisciate infertemi dal mio Padrone. Anche sulle urla ho imparato molto ci sono momenti in cui posso urlare e menti in cui non posso e ciò non dipende certo dal mio dolore, ma dal desiderio del mio Padrone’…

Casa dei miei genitori è libera, lascio il lavoro e mi preparo, come ordinato. Nuda di fianco alla porta di casa con il collare ed il guinzaglio. Marco mi ha mandato un sms ‘ dalle 9,30 fatti trovare pronta’. Io aspetto sul pavimento fresco dell’ingresso. Alle 10,10 suonano alla porta un trillo lungo, apro lasciandola socchiusa e aspetto. Marco sale rapido le scale entra e chiude la porta ‘brava la mia cagna’ mi dice, mentre tirando il guinzaglio mi fa alzare la testa per guardarmi in faccia. Struscia il suo pacco sulla mia faccia per farmelo sentire poi mi strattona e mi conduce in camera da letto. Tutto è già pronto. Un sonoro schiaffo mi prende in pieno volto ‘sei stata molto disubbidiente e sarai punita’ ‘come ti permetti di insistere per vederci?’. Effettivamente in questo ultimo periodo sono stata troppo insistente avevo troppa voglia di vederlo ed ho esagerato nel mandargli sms e mail. ‘Tu sei la mia cagna e ti fai scopare quando lo dico io, non quando vuoi tu!’. ‘vai a prendere una sedia’. La sedia è la punizione che amo di meno, non per il dolore, ma perché non posso toccarlo e la mancanza di contatto fisico mi uccide’. Legata mani e piedi alle 4 gambe della sedia offro il mio culo e la mia bocca ai capricci di Marco. Su di me sperimenta la tensione di tutte le fruste, fino a che il mio culo non è completamente rosso. ‘ora ti allargo bene e ti faccio passare la voglia di disturbarmi’ mi dice. Piano inizia ad allargarmi il buco con le dita e poi con il plug anale che fa entrare ed uscire lentamente da me, ma so bene che sono solo una preparazione’.. Per cercare di mantenere allargato il mio buco avevo letto su di un sito della possibilità di utilizzare una camera d’aria da bicicletta e subito avevo provato. Dopo vari tentativi di individuare quella giusta a costruire un degno surrogato di un dildo gonfiabile. Questo in assoluto era lo strumento che Marco preferiva. Come avevo intuito Marco prese dalla valigetta la camera d’aria, la piegò e ne inserì una estremità in un preservativo extralarge, misura che utilizzavamo allo scopo. ‘Ora vedrai come ti allargo’ lentamente posizionò dentro di me la camera d’aria e poi collegò la piccola pompetta. Due o tre colpi e già sentii le pareti dell’ano tendersi, una volta accertatosi che non sarebbe fuggita fuori Marco si posizionò davanti a me facendomi alzare la testa, ‘voglio guardarti in faccia mentre ti gonfio’ mi disse sorridente. Ogni volta che pompava la camera d’aria si gonfiava un po’ di più dilatandomi il buco, in breve tutto il mio corpo era in tensione . una eccitazione fortissima mi pervadeva fin quando Marco, ritornando dietro di me, non estrasse la camera d’aria sostituendosi con il suo cazzo. Iniziò una cavalcata selvaggia che proseguì a terra con Marco che mi scopava restando in piedi mentre io ero coricato con il culo in aria e i piedi accanto al volto in una posizione che solo una grande eccitazione può consentire di mantenere. ‘sei bagnata come una troia, mi piace quando godi con il culo’ ed effettivamente ero letteralmente un lago, anche se non pensavo fosse possibile per un uomo, ma probabilmente il persistente sollecito alla prostata aveva prodotto quegli effetti. Marco continuò a scoparmi senza sosta fino a riempirmi completamente poi come se nulla fosse successo si rivestì e uscendo mi disse ‘rimetti tutto a posto e torna al lavoro, tu godrai un’altra volta’.
Quella che segue è una parentesi, anche se tra un fatto e l’altro sono passati anni, nella storia tra il mio Padrone e me un ‘ménage à trois’ un gioco nel gioco.
Nel vivaio dei genitori di Marco durante il periodo primaverile/estivo si succedevano vari apprendisti/e che restavano giusto il tempo di una campagna. Delle apprendiste non ce ne era una che Marco non avesse ‘conosciuto’ in modo più approfondito. Che si fosse limitata a fargli un pompino nel magazzino o si fosse fatta scopare in macchina certo è che tutte avevano ceduto a Marco. Con Francesca, però, le cose erano andate diversamente. Francesca era più giovane di noi ed era un tipo molto focoso, una vera macchina del sesso. Un viso non eccezionale, ma un corpo con tutte le curve al posto giusto, due tette grasse e gonfie da far invidia ad una vacca da latte e un culo grosso e sodo da perderci la testa. L’idea di andarci a letto insieme ci prese subito entrambi, ma non era facile raggiungere lo scopo. Marco la lavorò ai fianchi con costanza ed ostinazione per tutta la campagna, prima le divenne amico, poi se la portò a letto come aveva fatto con tutte le altre, ma all’idea di fare nuove esperienze Francesca si ritirava. Il fatto che si ritraesse era inaccettabile per Marco, una sfida che non voleva assolutamente perdere, ma solo dopo due anni di un costante martellamento la cosa fu matura, e noi ci facemmo trovare pronti a cogliere il frutto succulento dei nostri desideri e delle nostre fatiche.
La prima volta la portammo nella casa della sorella di Marco che era libera, quando io arrivai loro erano in camera da letto ed erano ormai avanti coi primi approcci ‘, ma Marco aveva dimenticato i preservativi per cui ci lasciò un attimo per andare a prenderli in auto. Io ero molto imbarazzato, ma Francesca, già carburata, prese l’iniziativa e cominciò a spogliarmi. Il lavoro per convincerla era stato davvero lungo, ma in realtà era stata tutta finzione. Francesca non vedeva l’ora di fare quell’esperienza, ma non voleva sputtanarsi e noi eravamo proprio li per aiutarla. Quando Marco ritornò ci trovò sul letto con Francesca in mezzo alle mie gambe avvinghiata al mio cazzo. ‘Non mi avete aspettato? sei proprio affamata, Fra, ma vedrai che ti facciamo passare la fame’ disse e si posizionò dietro di lei accarezzandole dolcemente la schiena ed indugiando sul prosperoso sedere. ‘però sei stata maleducata a non aspettarmi vero?’ le disse e lei senza staccarsi dal mio cazzo mugulò un ‘si’ che mi fece attizzare ancora di più. Poi, con mio grande stupore, vidi Marco togliersi la cinghia dei pantaloni e piegatala in due colpire con forza le chiappe di Francesca ‘ che, invece di ritrarsi o cercare di scappare, non si mosse ma anzi sporse il culo all’indietro e si diede ancora più da fare col pompino che intanto mi stava regalando . Senza dirmi nulla il mio Padrone aveva probabilmente cominciato a giocare il ruolo del master anche al di fuori del nostro rapporto, la cosa era più che normale, ma mi ingelosì un poco. Intanto Marco dopo aver assestato un altro paio di colpi sul sedere di Francesca aveva terminato di spogliarsi e salito sul letto spinse in avanti Francesca che si sdraiò sopra di me poggiando la sua faccia sulla mia spalla e le sue grosse tette sul mio petto. Marco le fu subito sopra e senza indugio la penetrò con un solo colpo, sentii Francesca cercare di divincolarsi, allora mentre le accarezzavo i capelli le sussurravo, ‘dai Fra stai buona è giusto che il tuo padrone ti punisca’ ‘certo che è giusto è stata disobbediente’ mentre diceva questo Marco si era praticamente disteso su Francesca che con la faccia girata di fianco e premuta sulla mia spalla non poteva vedere gli sguardi che intercorrevano tra noi. Il viso di Marco era a non più di qualche centimetro dal mio, i suoi occhi fissi nei miei. Mi fece segno di aprire la bocca, prima mi bagnò le labbra con la lingua e poi, appena vide che cominciavo a prenderci gusto lasciò che un grumo della sua saliva gli cadesse dentro. Il suo sguardo era più eloquente di tante parole ‘bevi e taci’ diceva e così feci. ‘Impalati su Sandro’ fu il suo nuovo ordine per Francesca che, mentre lui si sfilava, faceva entrare il mio cazzo dentro di lei. Marco girò attorno al letto e si venne a posizionare sopra di me davanti a Francesca. Io quindi disteso sul letto, Francesca a smorza candela su di me e Marco in piedi a cavallo del mio corpo che si faceva spompinare da Francesca. Poi Marco si inginocchiò per baciarla, ma era ovvio per me che quella mossa era funzionale a che io potessi leccargli il culo cosa che prontamente feci. Marco dava quindi il ritmo e ad ogni bacio di Francesca corrispondeva un mio bacio al buco del culo del mio Padrone. Poi Marco prese Francesca e la posizionò a pecorina cominciando a scoparla, io allora mi posizionai sotto di lei le misi in bocca il mio cazzo e cominciai a leccarle le grandi labbra, ovviamente la posizione mi permetteva di vedere il mio Padrone entrare ed uscire dalla figa di Francesca che mi riempiva la bocca di umori visto il doppi trattamento a cui era sottoposta. Ogni tanto con sapienza sostituivo la mia lingua con i miei due pollici a solleticare il clitoride così da permettermi di leccare le palle del mio Padrone che si muovevano ritmiche proprio sopra il mio naso. Per Marco questo però non era sufficiente e, incurante del rischio, sovente usciva da Francesca e faceva scorrere il suo cazzo lungo il sesso della nostra amica fino a tuffarsi dentro la mia bocca per poi tornare ancora più bagnato dento di lei. Con Francesca quel pomeriggio facemmo di tutto, la scopammo in più posizioni, l’inculammo a turno e ovviamente la prendemmo in due contemporaneamente. Devo ringraziare il mio Padrone perché senza di lui io non avrei mai fatto questa esperienza, ma ciò che rendeva ancora più particolare la situazione era la regia di Marco che anche in quell’occasione decideva per me cosa dovessi fare.
La seconda volta che scopammo insieme Francesca fu nel ‘nostro’ Motel. In questa occasione Marco era alla guida con al fianco Francesca ed io mi nascosi dietro tra i sedili per non farmi vedere dalla reception. Presa la chiave avemmo giusto il tempo di entrare in camera ed eravamo già nudi a fare sesso. Marco era particolarmente infoiato quella sera e praticamente Francesca non si era ancora completamente spogliata che già Marco aveva cominciato a scoparla in piedi mentre io sul tetto la leccavo. Nelle uscite con Francesca Marco mi consentiva di dare sfogo alla mia parte più ‘maschia’ in realtà gli occhi e gli sguardi del mio Padrone condizionavano non poco il mio agire. In questi incontri non potevamo ovviamente dare sfogo ai nostri giochi di ruolo tradizionali per cui ci eravamo ricavati due ruoli ‘alternativi’. Marco era il toro da monta ed io il gregario, quello che mentre lui la sfonda senza pietà le tiene la mano e l’accarezza per tenerla buona’. Francesca in realtà non aveva bisogno di essere ‘convinta’ a darla via, si può dire senza offesa che era una ragazza navigata per cui neppure io mi facevo grandi scrupoli nel prenderla. In particolare io mi dedicavo con piacere al suo buco posteriore appena un po’ più stretto di quello anteriore. La voglia repressa si scaricava tutta su di lei e spesso mi trovavo ad incularla con più forza del necessario solo per vederla divincolarsi e sentirla mugulare mentre Marco la teneva bloccata infilandole il suo grosso cazzo fino in fondo alla gola. Quella sera Marco era oltre che molto infoiato anche molto fantasioso e non so come si era procurato un boccetto di sciroppo alla fragola, per tutta la sera ci farcimmo reciprocamente di sciroppo. Francesca ne succhiò parecchio spalmato sui nostri uccelli e sulle nostre palle e noi lo gustammo leccandolo via dalle tette e dalla figa della nostra bella maialona. In verità le sorprese quella sera furono molte, infatti Marco dopo un po’ tiro fuori una bella corda, di quelle che si usano in barca, con la quale iniziò a legare le tette di Francesca così da stringerle e renderle dure e turgide come non le avevo mai viste. Francesca non mi sembrò turbata della cosa, ma anzi si lasciò legare senza porre resistenza, segno che anche in privato Marco doveva averle chiesto giochi di questo genere. Sta di fatto che una volta legate le tette e bloccata Francesca al letto ci divertimmo a succhiarle e a mordergli i capezzoli come se fossimo due gemelli sul seno della propria balia. Il vantaggio del Motel, come si sa, sono le comodità a partire dal letto enorme e quella volta verso la fine della nostra serata di sesso sfrenato Marco mi chiese di stendermi di schiena sul letto e fece stendere Francesca su di me, il mio cazzo le scivolò dolcemente dentro la figa ormai larga e bagnatissima e cominciammo a scopare con grande trasporto mio e di Fra, poi percepii Marco posizionarsi dietro di lei e pensai che stesse per incularla, l’abbracciai quini stretta per impedirle di sottrarsi e facilitare il lavoro di penetrazione del mio Padrone. Con mio grandissimo stupore sentii invece il cazzo di Marco farsi strada anche lui dentro la figa di Francesca reclamando il suo spazio tra il mio e le pareti vaginali. Francesca assolutamente non preparata a questa fantasiosa variante cominciò a divincolarsi gridando ‘fermo, fermo se entri mi apri in due..’, ma non so onestamente se dicesse sul serio o solo per esternare la sua partecipazione, sta di fatto che nessuno di noi prese neppure in considerazione l’idea di fermarsi, anzi cominciammo ad accelerare il ritmo sempre di più e lo strofinarsi dei nostri cazzi, che si muovevano insieme dentro di lei ,ci donava delle sensazioni che non avevamo mai provato prima, non so onestamente chi godesse di più sta di fatto che ben presto le venimmo simultaneamente dentro .
L’ultima volta, per ora, che scopammo in tre con Francesca fu a casa sua. Era andata a vivere da sola da qualche mese in un piccolo condominio in un paese della cintura periferica e ci sembrò giusto andare a vedere la nuova casa e con l’occasione anche il letto. Dall’ultima volta che avevamo scopato insieme erano passati diversi anni noi ci eravamo nel frattempo ‘sistemati’ mentre Fra aveva collezionato una valanga di fidanzati che dopo averla ben chiavata la lasciavano regolarmente. Proprio l’astinenza da alcuni mesi di Francesca facilitò il lavoro di Marco nel convincerla a rinverdire i vecchi tempi. In realtà occasioni per approfittarsi di lei ve ne erano state molte altre ma non avevamo voluto forzare la mano, soprattutto Marco in verità. Quella volta invece le cose andarono diversamente. Per fare le cose con comodo ci invitò a cena, a dire il vero fummo noi a portare le pizze. Marco era particolarmente euforico e nell’ avvicinarci alla casa mi disse: ‘vedrai che sorpresa ti ho preparato’, ‘lo so’ risposi ‘andiamo dalla Francesca ‘..non credo solo per mangiare ” , ‘di più vedrai’ mi rispose sorridendomi. Ed effettivamente quando Francesca ci aprì la porta del suo appartamentino era completamente nuda e coperta solo da un piccolo grembiulino bianco. ‘Sei stata bravissima, ero certo che non mi avresti deluso’ le disse Marco dandole un bacio di saluto sulle grandi tette che strabordavono dalla minuscola pettorina. Anch’io l’abbracciai e le mie mani corsero a palpare la sua schiena e soprattutto il suo impareggiabile fondoschiena che da solo meritava una serata di pazzie. Ci fece quindi entrare e dopo aver visitato la casa ci sedemmo a tavola mangiando e chiacchierando amabilmente mentre Francesca, sempre nuda, si alzava più volte per servire a tavola lasciandosi ogni volta palpare generosamente. Ormai la serata aveva preso la sua strada e mi ritrovai a riflettere sulla facilità, quasi naturale, che aveva Marco di convincere e manipolare le persone. Forse perché dava per scontato che le cose dovessero andare come lui voleva e questa sua convinzione nella voce e nei gesti condizionava conseguentemente l’agire degli altri. Fu così, seguendo questo pensiero, che quasi senza accorgermene dissi ‘ Fra, vai sotto il tavolo e pompami l’uccello che ho voglia di liberarlo’ Francesca mi guardò stupita, guardò Marco e poi come fosse la cosa più naturale del mondo si mise a carponi e finì sotto il tavolo. Mentre Francesca mi liberava il cazzo dagli slip e lo faceva sparire dentro la sua bocca avvolgendolo con le sue carnose labbra guardai Marco e lo vidi sorridere di compiacimento con uno sguardo che diceva ‘complimenti non mi sarei mai aspettato tanto coraggio da te’ devo confessare che mi sentii molto orgoglioso di me stesso. Dopo che Francesca ebbe riservato lo stesso trattamento anche a Marco ci spostammo in camera da letto per continuare la serata. Anche questa volta Marco aveva già pianificato il tutto. Me ne accorsi quando, dopo che io e Fra ci eravamo sistemati sul letto per un classico 69, Marco disse ‘Fra dove tieni il tuo amico?’. Al momento non capii cosa stava succedendo e mi feci anche l’idea, assurda, che dall’armadio stesse per uscire un terzo uomo. La risposta di Francesca mi chiarì l’arcano, ‘è nel primo cassetto del comò’. Vidi quindi Marco estrarre dal cassetto un bel fallo anatomico in lattice ed avvicinarsi a noi. La situazione ‘pubblica’ mi tranquillizzava e quindi sapevo che non era per me’. Così quando me lo mise in mano dicendomi ‘fanne buon uso’ capii che dovevo farlo sparire dentro Francesca. Francesca gradì molto il nuovo arrivato e aumentò il ritmo della pompa andando all’unisono con il mio stantuffarle dentro il dildo. Ben presto però fu Marco a dettare i tempi della scopata quando senza troppi convenevoli spinse il suo grosso cazzo nel culo di Francesca accompagnando l’operazione con la frase ‘te l’avevo detto che ti avrei riempito tutti i buchi’. Poi Marco allungandosi su Francesca le cinse gli occhi con una benda nera che probabilmente aveva preso anch’essa dal comò. con Francesca bendata sapevo che le fantasie di Marco si sarebbero scatenate infatti, subito dopo, si scambiò di posto mettendo il suo cazzo nella figa ormai grondante di Francesca e il fallo ad allargarle ancora di più il culo. L’effetto si fece subito sentire non solo per Francesca che sebbene ormai larga colse la differenza di circonferenza del dildo che finì per spanarle il culo, ma anche per me perché il cazzo di Marco cominciò a scivolare sempre più spesso nella mia bocca. Poi venne il finale, Francesca continuava a godere e ad essere su di giri, un po’ per l’eccitazione alle stelle e molto per l’alcol che le avevamo fatto bere in abbondanza. Marco conducendola docilmente la fece mettere a pecorina sul letto. Il viso schiacciato tra i cuscini, la schiena flessa ed il culo alto e poi mi disse ad alta voce ‘su Sandro è tutta tua inculala e falla urlare’. Era un invito che non potevo declinare, mi alzai in piedi sul letto e mi posizionai dietro di lei con l’intenzione di prenderla dall’alto così da esercitare la massima pressione, ma vidi che Marco mi faceva segno di no con il dito e con la mano mi indicava di abbassarmi allora capii cosa voleva fare, mi posizionai quindi in ginocchio e cingendola per i fianchi iniziai lentamente a penetrarla. Subito dopo sentii la voce di Marco sussurrarmi all’orecchio ‘Più forte Sandro, più forte, falle sentire come sei maschio’ e quasi in contemporanea la sua mano mi faceva flettere leggermente la schiena così da facilitargli l’ingresso nel mio culo. Da inculatore ad inculato, la violenza dei colpi che infliggevo a Francesca erano in realtà solo funzionali a coprire il movimento del cazzo di Marco dentro di me e dopo poco ero io solo che mi muovevo. Avanzavo ed inculavo retrocedevo ed ero inculato”..
La nostra storia 5
Racconto breve, anzi brevissimo

Da qualche tempo non succede nulla tra Marco e me (vedi i miei racconti precedenti). Un po’ per gli impegni di entrambi un po’ forse per la stanchezza che può caratterizzare le relazioni lunghe come la nostra. Fatto sta che tra Natale e l’ultimo dell’anno sono passato dal vivaio per vedere come stava senza alcun secondo fine e visto che nel turno del mattino al vivaio è solo abbiamo iniziato a parlare .
Ho colto l’occasione per aggiornarlo dei contatti che avevo avuto su alcuni siti e delle mail che mi erano arrivate; infatti dal mese di ottobre dello scorso anno mi ha obbligato a pubblicare su vari siti i resoconti delle nostre avventure. Lui in parte ne era al corrente, ma non era aggiornatissimo perché non riesce mai ad essere sufficientemente solo per leggere bene le mail che gli rigiro, per cui l’ho ragguagliato. L’atmosfera si è subito riscaldata: battute, doppi sensi, ammiccamenti…. ma non è successo nulla e dopo un po’ sono ripartito per i miei giri (ogni tanto devo lavorare anch’io o quantomeno fare finta. Dopo una mezz’ora arriva questo messaggio: “però almeno un pompino potevi farmelo” gli ho
subito risposto: “il padrone ordina la schiava obbedisce” non può una schiava prendere l’iniziativa. Il giorno successivo verso l’una gli ho mandato un messaggio: “se sei al vivaio passo a prendere il caffè” mi ha risposto: “passa pure te lo faccio corretto panna”.
Alle 14 ero da lui, sapevamo entrambi come sarebbe andata a finire, ma come al solito l’abbiamo presa alla lontana, cosa ti a scritto xxx, hai fatto le foto per Master66
(che è un padrone virtuale che ho conosciuto sul web) ecc. Poi vedo che si allontana e va a mettere il campanello alla porta d’accesso del vivaio ritorna nel retro e mi spinge
verso lo sgabuzzino. “Mettiti giù puttana” mi dice, io volo in ginocchio davanti al suo pacco ormai gonfio “sei proprio una cagna affamata” “vero?” e mi colpisce al volto con la mano aperta, i miei occhiali volano per terra, “avanti rispondimi zoccola” “si padrone sono una puttana vogliosa” “non posso fare a meno del suo cazzo” gli rispondo tenendo gli occhi bassi all’altezza del suo pacco. Lui si slaccia lentamente i bottoni dei jeans (mi fanno impazzire i bottoni al posto della cerniera) il suo cazzo è già duro e scappa fuori
parandosi proprio davanti alle mie labbra. La mia bocca si apre e lo inghiotto cominciando a far roteare la mia lingua tutto intorno alla mazza. Lui si gusta il pompino appoggiandosi con la schiena alla parete dello sgabuzzino… poi si ritrae “alza la testa, guardami in faccia cagna” mi dice e mi colpisce ancora al volto, “chi ti ha detto di succhiarlo?” “non puoi proprio farne a meno vero?”. “Sì padrone perdonami mi piace troppo il tuo cazzo”… .
“Tu devi fare solo quello che ti dico perché mi servi solo per svuotarmi” “non ti devi permettere di prendere iniziative…quante volte devo diretto!!!!”.
Mi prende per la testa e comincia ad infilarmi il cazzo sempre più in profondità nella gola avanti e indietro sempre più velocemente, “dai troia ingoialo tutto, dai che ti riempio lo stomaco” ogni tanto mi sale un conato di vomito, ma continuo a pompare. Lui mi ha afferrato per le orecchie e guida il ritmo della scopata, io mi sforzo di ingoiarlo e di leccarlo allo stesso tempo come piace a lui. Le lacrime mi rigano il volto, ma lui non mi vede, la mia faccia è schiacciata contro il suo pacco il suo cazzo dentro di me fino alle palle…. Poi accelera ancora “dai troia, dai! così succhia , ingoia, ingoia tutto così da bravaaaaaaaaahhhhhhhh”. Mi erutta dentro tutto il suo seme che mi riempie la gola ed io ingoio veloce perché nulla venga sprecato e continuo a pomparlo e a far muovere la lingua attorno alla sua mazza le mie braccia gli cingono le gambe quasi che avessi paura che possano portarmelo via.
Si stacca da me, io ricado sui talloni, alzo gli occhi verso di lui, verso il mio signore, la mia lingua corre a raccogliere le ultime gocce di sborra dalla punta del cazzo e dalle sue dita che lui gentilmente mi porge.
Grazie Padrone per essere così buono con la tua inutile schiava……
Mi si chiedeva di fare il master? Non potevo crederci eppure il messaggio era inequivocabile…. Io non avevo mai avuto un ruolo Dominante nella relazione con Marco e a parte la piccola esperienza con la Fra ( vedi la nostra storia 4 il padrone mi porta a scopare) non avevo mai neppure pensato di agire un tale ruolo. Il ruolo del master è quello più difficile perché ci si aspetta dal Dom la capacità di gestire tutto il gioco pensando al proprio e all’altrui piacere e non è una cosa facile bisogna esserci portati. Dalla mia avevo l’esperienza con Marco, una grossa dose di fantasia e perversione e la voglia di sperimentare cose nuove…..,ma poteva bastare?
La cosa era iniziata qualche giorno prima, un semplice messaggio di questo tenore: ‘i tuoi racconti mi piacciono molto mi faresti provare le stesse cose’ a cui lusingato rispondo ‘ ti ringrazio dei complimenti, ma io sono la parte passiva e non l’attiva’..:-) ‘ la risposta, appunto, mi lascia basito ‘ beh perché non provi un altro ruolo l’esperienza ce l’hai ed io sono pronto ad imparare’. Cosa fare? La situazione mi intrigava e quindi ci scriviamo ancora qualche messaggio. Io lo istruisco sul fatto che una schiava deve rivolgersi con il lei al proprio padrone, che deve cominciare ad utilizzare il femminile e non più il maschile quando parla di se e lei segue docilmente le mie indicazioni per cui alla fine le scrivo ‘tu sai tutto di me perché hai letto i miei racconti ma io niente di te raccontami qualcosa” . il giorno dopo mi arriva una lunga mail’.
‘Ciao il mio nome maschile è Francesco quello femminile Sara. Non ho molte esperienze e nessuna da schiava come te cmq ho iniziato da ragazzo quando ero alle medie, allora, si studiava insieme ad altri amici e noi eravamo in 5 c’era una coppia di cugini, un vicino di casa, mio cugino ed io. Un giorno dopo finito di studiare (normalmente andavo subito a casa) i quattro iniziano a toccarsi il cazzo ed in particolare uno di loro inizia a toccare gli altri mentre io resto a guardare senza capire cosa stesse succedendo finché si abbassano i pantaloni tirando fuori i loro cazzi e dopo un po’ quello che toccava tutti si gira col culo rivolto verso gli altri e iniziano a turno ad infilarglielo dentro, devo essere sincero la cosa non mi disturbava anzi mi eccitava anche non partecipando. La cosa si ripeteva spesso finché un giorno ho chiesto ai miei amici che volevo provare anch’io a prenderlo in culo, all’inizio non volevano ma visto la mia insistenza hanno accettato e adesso pensandoci anche se ho sentito dolore mi è piaciuto

molto tanto da continuare con loro per circa 1 anno. Da allora non avevo più fatto sesso con un uomo sino a quando militare a Foggia ho conosciuto un uomo attraente cordiale e gentile, mi ha invitato a casa sua abbiamo mangiato e dopo cena ha iniziato a toccarmi sulle spalle poi sulle gambe non mi sono tirato indietro anzi volevo che proseguisse ma non sapevo prendere iniziativa così per mia fortuna ci ha pensato lui a prenderla prima togliendomi la camicia e poi ordinandomi di togliere pantaloni e mutandine una volta nudo mi ha chiesto di fare una giravolta per vedermi meglio, ho subito eseguito il desiderio, poi si è avvicinato e toccandomi tutto mi ha fatto abbassare sino all’altezza del suo cazzo e mi dice di prenderlo in bocca non volevo farlo ma con la sua gentilezza sono riuscito a prenderlo in bocca poi gli ho dato anche il culo. Ho avuto altre esperienze analoghe. Ma da quando amo vestire da donna ed essere scopata da donna non ho ancora trovato nessuno. Invece x quanto riguarda il vestire da donna è iniziato x gioco quando x lavoro sono stato in Francia dove ho avuto la fortuna di conoscere una donna di 46anni che era nella segreteria di direzione ,così poco a poco abbiamo fatto amicizia e dopo un po’ che ci frequentavamo di nascosto dagli altri mi ha invitato a casa sua e tra una parola e l’altra ci siamo ritrovati in camera da letto non so perché ma ha iniziato a farmi vedere tutta la biancheria che aveva e ad un certo punto mi ha chiesto se mi piaceva uno slip di pizzo ed ho detto di si lei l’ha preso e appoggiato sul letto poi è passata alle calze, alle gonne, alle camicette ed alle scarpe, ogni volta che dicevo mi piace prendeva il capo e lo poggiava sul letto, non immaginavo quale fosse il suo fine ma poi l’ho scoperto perché alla fine mi ha chiesto se volevo provare ad indossarli, mi sono messo a ridere ma, poi incuriosito e forse eccitato (dico forse perché non sapevo ancora che dopo mi sarebbe piaciuto )ho accettato, mi sono
vestito aiutato anche da lei ed ha voluto anche truccarmi ,mettere lo smalto alle mani e piedi il tutto sempre tra una carezza e un bacio ,quando sono stato del tutto vestito le scarpe le ho messe a metà avendo lei un numero più piccolo del mio e abbiamo iniziato a fare sesso e la sorpresa più grande è stata che nel mentre scopavamo ha iniziato a leccarmi il culo e mi piaceva un mondo poi ho sentito un dito entrarmi dentro non ho detto nulla anzi mi sono eccitato ancora di più lei l’ha capito che mi piaceva ed ha continuato infilando due dita poi s’è alzata e tornata dopo alcuni minuti con in mano un plug ed un cazzo di gomma ,beh senza stare a farti il resoconto mi ha scopato con molto piacere sia suo che mio, lo abbiamo fatto anche altre volte fino a quando sono rientrato in Italia. D’allora quando posso mi vesto da donna naturalmente senza truccarmi perché non so farlo e senza parrucca perché come ti dicevo costano un po’ troppo x le mie finanze personali .
Ora a grandi linee anche tu sai di me.
Spero ti abbia fatto piacere.
Baci Sara’

Porca miseria! Cogliere o non cogliere l’occasione? Avevo in testa un sacco di dubbi. ‘sarò all’altezza o farò una figuraccia?’. Per di più sarebbe stata la prima volta che avrei incontrato qualcuno al di fuori di Marco (vedi le mie storie) ne valeva la pena? Non sapevo cosa fare poi pensai che arrivati ad un certo punto della propria vita non si possono perdere le occasioni e le esperienze vanno vissute tutte per cui decido ‘vado avanti”’. Scopro che Sara è di Forlì, ma essendo un tecnico della manutenzione di impianti medicali viaggia molto. Continuiamo a mandarci messaggi per tutto il periodo delle ferie natalizie e l’eccitazione sale sempre di più . Alla fine voglio essere chiaro con lei e le scrivo ‘Ciao Sara, per me può andar bene incontrarci, ma sappi che io non sono interessato ad una semplice storia di sesso, non varrebbe il rischio e le complicazioni che potrebbero derivare da questo incontro, per cui se vuoi incontrarmi devi essere la mia cagna, la mia schiava e renderti disponibile ad ogni mio desiderio e a farti educare. Riflettici e fammi sapere’. La sua risposta non tardò molto ‘ sono pronta, farò tutto quello che mi chiederai e esaudirò ogni tuo ordine’. ‘A no! Sara’cominciamo subito male mi dai del tu? Sei stata disobbediente e ti dovrò correggere’per il tuo bene ovviamente”.
Il dado era tratto e ora bisognava agire. Qualche tempo dopo Sara mi comunica che sarebbe stata a XXXXX per alcuni giorni e avrebbe alloggiato nell’albergo XXXX per cui ci accordiamo sul giorno del nostro primo incontro. Telefono e prenoto anch’io una camera nello stesso albergo. I giorni sembrano non passare mai fino a che arriva mercoledì e alle 16 sono già in macchina. Dopo un oretta di viaggio sono arrivato; prendo la mia camera e mi faccio una doccia poi verso le 17,30 le mando un messaggio ” sei pronta?” mi risponde immediatamente “sono pronta”, “allora arrivo” le rispondo. Dopo due minuti busso alla sua porta e alla frase ‘chi è?’ rispondo, per la prima volta nella mia vita, “il padrone”. La porta si socchiude ed io entro. La stanza è in penombra come convenuto e dietro la porta lei è in ginocchio le mani lungo i fianchi e lo sguardo basso. “Ciao Sara”, ” buonasera padrone” mi risponde. Porta una lunga parrucca bionda che le incornicia il viso, un abitino nero e calze auto reggenti è piccola Sara non sarà 60 kg, mi avvicinò a lei e le accarezzo la testa compiaciuto e lei subito appoggia le sue labbra sul mio pacco per baciarlo…..la lascio fare, ma le dico ” piano Sara non essere così irruente” , ” mi perdoni padrone, ma ho troppa voglia” mi risponde. Le faccio piegare la testa in avanti e prendo da una tasca il mio collare e glielo metto, poi dall’altra estraggo il guinzaglio e faccio scattare il moschettone “ecco adesso sei la mia cagnetta …. sei contenta?” “si padrone” mi risponde.
L’allontano dolcemente da me e la faccio alzare “su fatti vedere” lei si alza e piroetta su se stessa, il guinzaglio danza nell’aria, la fermo e mi avvicinò a lei. Il mio petto aderisce alla sua schiena con le mani cominciò ad accarezzarla davanti; il petto, la pancia….il suo pacco è già gonfio e gonfia le mutandine di pizzo, ma mai quanto il mio che le preme da dietro sul culo. ” lo senti il mio cazzo piccola” ” certo padrone” ” e lo vuoi?” ” si padrone” ” lo avrai, al momento giusto lo avrai” le sussurro all’orecchio. Poi le spingo in avanti la schiena così che si pieghi a 90 gradi, lei docile mi asseconda. Le sollevo l’abito appena sopra il sedere, un bel sederino con due chiappe divise da un perizoma di pizzo bianco’ lo accarezzo, poi scosto il perizoma e con il dito assaggio la consistenza del suo fiorellino. Non fa molta resistenza…meglio, penso, una fatica in meno.
“Forza girati e mettiti in ginocchio!” , la mia voce è cambiata, ora deve imparare chi è il padrone, bisogna definire bene e da subito i ruoli . Sara si volta e si posiziona davanti a me . ” in ginocchio ti ho detto oca!” le dico alzando la voce. La tv accesa copre le nostre parole e ci garantisce da orecchie indiscrete. Lei un po’ frastornata ubbidisce. ‘Avanti slacciami le scarpe e poi spogliami’, lei esegue … impacciata …., ma non bisogna essere troppo severi’ le prime volte. Dopo poco ha riposto i miei abiti sulla sedia ed io ho tenuto la maglietta e i boxer, mi piace che il padrone non sia completamente nudo. “Baciami i piedi in segno di sottomissione” le dico e lei si prostra fino a terra, sento la sua lingua sui miei piedi, l’umido delle sue labbra tra le mie dita e assaporo il piacere di possedere….. “Alzati e prendilo in bocca” ormai non c’è la facevo più ad aspettare, la sua bocca si apre ad accogliere il mio cazzo. Lo bacia, lo succhia, lo lecca, si vede che vuole fare bella figura non c’è bisogno che la inciti, che le dica di prenderlo fino in fondo, di far roteare la lingua sull’asta…sa già tutto ed ha un grande entusiasmo…..
Mi siedo sul letto e mi sposto verso il fondo così da appoggiare la schiena alla testiera. La conduco col guinzaglio e lei mi segue docilmente si sistema per il lungo tra le mie gambe e continua il suo lavoro di bocca… ogni parte della mia asta è insalivata e lappata. Sara ci mette grande impegno quasi volesse dimostrarmi la sua felicità. “Leccami il culo” le ordino e la sua lingua si sposta rapida sotto le mie palle. Scorre veloce dentro e attorno al mio buco, non una protesta, un’ esitazione…un dubbio…fantastico…comincia a piacermi questo ruolo! Allargo le gambe per facilitargli il lavoro, appoggio i miei piedi sulle sue spalle e le accarezzo la testa……Il mio cazzo pulsa…. rischio di venire e non voglio. Le afferro il mento con le mani e le alzo la testa per guardarla negli occhi “lo sai Sara che l’altro giorno sei stata irrispettosa vero?” ” si padrone” ” e lo sai che ora ti devo punire per questo” “si padrone, ma è proprio necessario? Non può scoparmi e basta?” . Lo sapevo che era alla sua prima esperienza nel gioco sub/Dom e immaginavo già la sua resistenza ” lo sai Sara i patti erano chiari è questo il gioco a cui voglio giocare…non vuoi farmi contento? Non vuoi accontentare il tuo padrone?” ” si padrone fai pure” mi risponde, non so però con quanta convinzione…..
Mi alzo dal letto e apro la valigetta che avevo appoggiato vicino alla tv. Con cosa cominciare? Non voglio spaventarla, ma deve capire subito cosa voglio e cosa vorrò in futuro….. Quante emozioni, li conosco tutti questi oggetti, Marco li ha sperimentati tutti su di me e più volte. Lei si sporge per guardare, ma la rimetto subito al suo posto ” testa sul materasso e culo in aria svelta!” ” e braccia distese davanti alla testa” . Prendo il plug più piccolo, quello rosso con la coda di cavallo, lo cospargo di gel lubrificante e comincio a solleticarle il culetto. Il plug fa appena un po’ di resistenza, ma poi entra facilmente allargandola per bene. E’ fantastica carponi sul letto con la lunga coda che le scende in mezzo alle gambe’. Poi prendo un paio di mollette di legno e mi posiziono di nuovo dietro di lei, le sposto le mutandine di pizzo bianco “allarga le gambe” le dico e le aggancio le mollette alle palle. Lei si ritrae quando metto la prima, ma con la mano le cingo i fianchi e la tengo al suo posto ” da brava stai ferma, non muoverti” è docile Manuela, un agnellino ….sacrificale….. . Poi prendo la frusta, quella leggera con i fili di corda sintetica, “ora iniziamo la tua correzione ” e comincio a colpirla. Lei si agita, più per ruolo che altro lo so, l’ho sperimentata su di me, se il padrone non esagera con la forza del braccio è più un fastidio che un dolore quello che si sente. ” Su conta i colpi” e lei inizia ” 1..,2..,3…..” Bravissima, docile ed ubbidiente… Ormai il mio cazzo ha voglia di prenderla non posso più aspettare. Tolgo le mollette, il plug e depongo la frusta, veloce mi metto il preservativo e spargo un altro po’ di gel sul cazzo e sul suo buchetto. Mi avvicino le appoggio la cappella al culo, con le mani le fletto la schiena e comincio a spingere. Lei fa resistenza lo so che ne ha presi pochi e il mio cazzo è ben più grosso del plug anale, ma non posso essere tropo dolce. Continuo a fare pressione lei cerca di divincolarsi, ma la tengo saldamente per i fianchi. Il cazzo si apre la strada dentro di lei lentamente, piano piano, centimetro dopo centimetro senza fermarmi entro in lei. La apro fino a sentire le mie palle appoggiarsi alle sue chiappe….”brava Sara, brava, sei stata bravissima, dai ancora un poco resisti…” Sara si lamenta, la sento mugolare , voglio vederla lamentarsi, la giro pancia all’aria e le sono sopra. Le gambe appoggiate sulle mie spalle, guinzaglio e parrucca si intrecciano tra loro, ma nulla mi interessa ormai. Lo so che in quella posizione le farò forse più male, ma voglio guardarla negli occhi mentre l’inculo. Tutto il mio corpo preme sopra di lei , il suo viso è tutta una smorfia, ma nulla mi può fermare, mi distendo su lei, la mia bocca accanto alle sue orecchie ” ti piace Sara, lo vuoi o mi devo fermare?” “Ancora ancora” sussurra. Non me lo faccio ripetere punto i piedi e spingo, spingo con tutte le mie forze. Il mio cazzo entra ed esce dal suo culo come un pistone impazzito. Poi la alzo, seduta sopra di me e lascio che si impali da sola salendo e scendendo lungo il mio cazzo. Fino a quando non resisto più assecondo il suo movimento, accelero il movimento dei fianchi sempre più velocemente e infine la riempio……… mi accascio e lei sopra di me. Restiamo fermi un attimo poi estrae il mio cazzo , mi bacia le palle e mi toglie il preservativo, con dolcezza la sua bocca mi bacia sulla cappella e gioca con il mio cazzo.
Mi alzo e vado in bagno, mi sciacquo e torno a stendermi sul letto. Lei in piedi mi guarda, la faccio avvicinare ed inginocchiare a fianco del letto. ” sei stata brava, una vera troietta lo sai?”. Lei mi guarda compiaciuta, allungo la mano per accarezzarla, lei me la prende e comincia a baciarla, la lascio fare…devo riprendermi dalla cavalcata… . ‘Vieni piccina riprendilo in bocca’ le dico e lei si sporge sul letto restando in ginocchio sul pavimento e comincia a leccarmi. Prima le palle poi l’asta salendo e scendendo con grande bravura….. Alla fine le dico: “Hai voglia di venire Sara?” ” si padrone ho voglia per favore fammi venire” mi risponde ‘….”ma tu cosa sei?” le domando… lei non capisce cosa voglio. Io faccio dondolare il guinzaglio…..allora comprende.. “la tua cagna padrone” risponde. “Brava e allora visto che sono buono ti consentirò di venire…ma come vengono i cani su da brava stenditi sulla mia gamba’ …..mi guarda negli occhi e capisce. Si alza e si stende sul letto, il suo cazzo appoggiato alla mia coscia io continuo a tenerla per il guinzaglio perché le sia chiaro anche in quel momento chi comanda e lei comincia a strofinarsi sempre più velocemente. Ansima, sbava, si contorce, io l’accarezzo e l’incoraggio ‘dai piccola, forza strusciati per bene, così fammi vedere come ti piace fare la cagnetta, dai muoviti per bene’.’ Lei si impegna al massimo il suo corpo è un fascio di muscoli in tensione e non dura a lungo il suo sforzo’ dopo poco viene……
“brava Sara, ora Troia con la lingua puliscimi tutta la gamba dalla tua schifosa sborra e poi vai a cambiarti che mi devi pagare la cena’..ho fame ormai” ”.. ci sarà un seguito?
Da quando Marco mi ha obbligato ad aprire un profilo su un sito d’incontri mi si è aperto un mondo fantastico, non solo ho soddisfatto i miei desideri, ma ho anche ampliato le mie esperienze’cosa si può volere di più da un sito d’incontri?
r03;Il messaggio arriva di sabato sera ‘il tuo padrone cerca nuovi schiavi, tu cerchi un nuovo padrone?’ la mia curiosità è stuzzicata’prima di rispondere vado subito a vedere il profilo e che sorpresa’ un tipo veramente ben messo di corpo e ‘.. . Le foto raccontano sempre qualcosa di noi a volte voluto a volte…inconscio…..ha dei pettorali fantastici che fanno venire l’acquolina in bocca e traspare un carattere deciso, forte, quasi spavaldo…..mi piace un casino…. Rispondo subito ‘è un ipotesi che potrei valutare’ e la sua risposta è immediata e decisa: ‘descriviti’. La cosa mi puzza’ quello che sono è scritto nel profilo e nei miei racconti’perché chiedermi di descrivermi? Se non ha letto nulla che interesse può avere per me? Comunque sono stato abituato che ad un ordine si ubbidisce per cui scrivo ‘ 45 anni, 1,76 per 76 kg, capelli corti e pizzetto, non grasso, ma neppure atletico.. pulito, educato e amante della trasgressione, prevalentemente sub anche se ultimamente ho avuto anche un esperienza da dom , per il resto è tutto nei racconti se vuoi la mia mail è nel profilo’. La risposta non tarda ad arrivare ‘buona descrizione ma non capisco l’accenno alla tua esperienza da dom. Con me l’unica cosa che puoi fare senza avere il mio permesso è respirare’ . E’ molto autoritario e la cosa mi piace, ho sempre avuto un debole per i caratteri forti e decisi per coloro che sanno ” guidarti” …. Bastano pochi messaggi e già ha combinato di incontrarmi ed io mi sono lasciato condurre, appunto, senza un minimo di cognizione. In fin dei conti non so nulla di lui’. . Poi all’improvviso un messaggio ed una mail ‘ scusa ho fatto un errore da principiante ed ora devo cancellare il mio profilo poi ci sentiamo’ . Ecco, come volevasi dimostrare ‘. tutto finisce in un buco nell’acqua. Beh pazienza, anche se il tipo mi intrigava comunque per correttezza gli rispondo ‘Non c’è dubbio che sia rimasta un po’ delusa anche perché ormai la fregola era tanta…la novità, la situazione ecc…, ma capisco perfettamente che la vita “reale” va tutelata prima di ogni altra cosa…. per cui resterò qui buona ad aspettare in attesa (spero) di potermi distendere ai tuoi piedi….’. Un messaggio più di circostanza che altro infatti non immaginavo che mi rispondesse ed invece il giorno dopo arriva una nuova mail ‘Hai parlato di fregola… propio quella mi ha tradito! Controllavo troppo spesso la posta e mia moglie si è insospettita. Ora sono un sorvegliato speciale . Ognuno nella vita ha il suo cerbero! Comunque se passi da qui fammi sapere quando che ti dico dove incontrarci per una veloce conoscenza “informale”. Buona giornata’. Forse allora non era una bufala, anche perché nelle mail che mi manda in seguito mi dà nome , cognome e luogo di lavoro’ . Controllo immediatamente su internet ed effettivamente il negozio d’abbigliamento esiste c’è anche un sito con varie foto e porca miseria eccolo, vedendolo lo riconosco subito. Nelle foto sul profilo aveva gli occhi coperti, ma il contorno è lo stesso! Sarà alto un metro e ottanta e forse più, spalle larghe, niente pancia capelli castano chiaro, occhi verdi e pizzetto…. porca puttana …. non c’é che dire… oserei dire bono. Non c’è dubbio che fa sul serio per cui gli propongo una data e lui accetta anzi rilancia ‘ quando verrai voglio che tu abbia qualcosa infilato nel culo per poter verificare quanto sei dilatato’. Mi lancia una sfida? Non ha idea di quanto la cosa mi ecciti ‘benissimo voglio proprio vedere come farai a controllarmi’ gli rispondo . La sua risposta mi spiazza anche questa volta ‘dirò che sei un rappresentante che viene a controllare una partita di maglie fallate’..per aver dubitato di me sarai punito..’
La giornata è nebbiosa e l’autostrada trafficata, mettermi in macchina per così tanti chilometri per un incontro di pochi minuti…ma che senso ha? Ma ho troppa voglia di conoscerlo anche se al tempo stesso ho molta ‘. non so neppure io come definire questa sensazione’paura che gli faccia schifo? Timore di non essere all’altezza delle aspettative’.. non so bene comunque sto andando e questo è l’importante. Dentro di me c’è un turbinio di sensazioni: l’incredulità per aver accettato l’invito di uno sconosciuto e l’eccitazione per la stessa ragione. Dubbi e speranze litigano ed ho lo stomaco in gola. All’ultimo autogril utile mi fermo. Vado in bagno e mi metto il plug, speriamo sia contento’
Arrivo a Ferrara, con l’indirizzo e il navigatore è un attimo arrivare in centro. Parcheggio e mi incammino ore 11,30 in punto. Quest’oggi non mi sono messo la camicia, ma un maglioncino girocollo così sono più pratico. Il negozio è dove deve essere due belle vetrine’di vestiario sportivo e tecnico , entro o non entro’ ormai non posso tirarmi indietro’entro. Lo riconosco immediatamente è alla cassa che sta facendo lo scontrino ad una ragazza. E’ tale e quale alle foto e alla descrizione che mi ha dato; ora sono ancora più agitato di prima. Mi guarda con la coda dell’occhio forse ha capito’, ma ovviamente non dice nulla se non salutarmi. La ragazza paga ed esce ed io mi avvicino’. . ‘Salve sono Marco Rossi cercavo il sig. Franco’ , ‘piacere sono io’ e mi allunga la mano per darmi una vigorosa stretta di saluto . ‘Venga mi segua, scendiamo in magazzino’ mi dice e poi rivolgendosi ad una commessa ‘vado in magazzino a far vedere quella merce’.mi assento una mezzora’ ‘va bene sig. Franco’ risponde e noi usciamo. Lui fa strada ed io lo seguo come un cagnolino, sono totalmente nel pallone, incapace di dire o fare qualcosa di autonomo. Facciamo alcuni passi e poi lui dice ‘ecco entriamo qui’ e apre la porta vetrata dello stabile a fianco del negozio. Scendiamo una rampa di scale finchè non arriviamo ad una porta che immette in un grande deposito dove sono appesi vari capi di abbigliamento. ‘Ecco qui staremo tranquilli per un po”dice. Io non ho ancora proferito una parola se non presentarmi e sto facendo la figura dell’ebete ma lui, fortunatamente, ha in mano la situazione. ‘cominciamo dall’ispezione girati’ io appoggio il soprabito e mi slaccio i pantaloni che mi scivolano a mezza coscia poi mi abbasso lo slip e mi piego a 90 gradi. ‘ bene vediamo’ mi dice ‘ah carina la coda’ e comincia a fare andare avanti e indietro il plug. Per l’occasione ho messo quello rosso con la coda da cavallo, mi sembrava un’idea carina….’in verità speravo in una dimensione maggiore’ esclama. Cazzo non è soddisfatto’ penso , ma come faccio a dirgli che lo so che è piccolo, ma quello più grosso non è ancora arrivato’.porca miseria è un mese che l’ho comprato on line’.. Sento la sua mano accarezzarmi il sedere e il pollice spingere con forza il plug all’interno del mio culo, poi le sue mani mi afferrano le natiche e sento i due pollici farsi strada a fianco del plug dentro il mio culo. Il buco cede ed ora lo sento che mi allarga tirando verso l’esterno le pareti dell’ano ” bene vedo che sei bella elastica non capisco perché non hai osato di più, ma vedrai che ci rifaremo in futuro ” …. non mi dà il tempo di giustificarmi. ‘Piegati di più che ora ti punisco per aver dubitato di me’. Sento il colpo di un elastico sul sedere, poi un altro ancora, ‘allarga bene le gambe’ un colpo forte e preciso mi prende la palla destra, vorrei urlare’. o quantomeno lamentarmi’.., ma il luogo non lo consente per cui soffro in silenzio. ‘Stai ferma e non ti muovere’ mi dice ed io ubbidisco e altri 4/5 colpi arrivano decisi sulle mie palle gonfie’ ‘alzati e legatelo’ e mi passa gli elastici’ io eseguo e me li metto alla base del cazzo’ ‘brava ora rivestiti’ . Mi metto a posto boxer e pantaloni e mentre armeggio con la cintura lo vedo che prende un cartone piegato e lo butta a terra davanti a se. Non ci vuole molto per capire. Finisco di abbottonarmi e mi posiziono in ginocchio davanti a lui, occhi bassi e mani lungo i fianchi’devo prendere l’iniziativa o aspettare? ‘Tiramelo fuori’ eseguo, ha i bottoni al posto della cerniera’ le mie mani sono impacciate, li sbottono, slaccio la cintura e abbasso il bordo dello slip e un bel cazzo di notevoli dimensioni, nonostante sia ancora quasi a riposo, sfugge fuori e mi si para direttamente davanti alla bocca. Dietro al cazzo noto un ventre piatto e leggermente definito, non mi sono sbagliato deve avere un gran bel corpo sotto quegli abiti e mi ritrovo a pensare che sono proprio una “puttana” … . Lui mi passa un preservativo e dice ‘preparalo e mettici il preservativo’ con la mano comincio a segarlo ed in fretta il suo cazzo prende la giusta consistenza. Apro il preservativo e lo srotolo. ‘Comincia pure’ mi dice ed io comincio a pompare. Cerco di mettere in pratica tutto quello che ho imparato, tutto quello che mi piace. Lo bacio, lo lecco, ma soprattutto lo ingoio. Cerco di prenderlo tutto, di farlo entrare il più possibile dentro la mia bocca fin giù nella gola. Ogni tanto qualche conato di vomito si presenta, ma io deglutisco e procedo. Voglio fare bella figura, se voglio avere qualche possibilità che uno così si possa ancora interessare a me devo dargli qualcosa in più di altri e di altre… Il trattamento deve piacergli perché sento il suo cazzo ingrossarsi e le sue mani spingermi la testa contro il suo pacco. Vorrei chiedergli cosa vuole, cosa preferisce, ma non è il momento devo andare ad intuito. Ogni tanto lascio la pompa per delle veloci leccate alla mazza e poi fin giù alle palle per risalire infine e riprenderlo in bocca. ‘Ma che brava troietta che abbiamo trovato’ è l’unico commento che fa ed io ne sono felice. So che non dovrebbe essere così che almeno la prima volta dovrei fare un po’ più di resistenza, ma non ce la faccio è più forte di me essere sottomesso mi fa impazzire, mi piace mi soddisfa…… Con una mano tengo e sego la sua mazza, mentre con l’altra lo accarezzo sotto le palle. Vorrei solleticargli l’ano, a me piace molto, a Marco anche’..ma a lui piacerà? Non voglio rischiare per cui desisto e mi concentro nella mia pompa e dò il meglio di me, viste le condizioni. Con il bacino comincia a muoversi ritmicamente facendo entrare ed uscire il cazzo dalla mia bocca, poi si toglie il preservativo e comincia a segarsi davanti alla mia bocca, con la lingua gli solletico la cappella mentre la sua mano si muove sempre più velocemente” alzati la maglia’ mi dice ed io ubbidisco. Non posso più vederlo, ma immagino cosa sta succedendo. Un rantolo soffocato e sento il suo sperma colpirmi sul petto, uno due tre schizzi caldi, densi, poi il suo cazzo strusciarsi sul mio petto ‘. ‘puoi pulirti ora’ ”..
Finisco di risistemarmi, lui si è già riabbottonato la patta dei pantaloni e mi guarda io sono imbarazzatissimo e come al solito sorrido’praticamente non ho detto una parola avrò fatto sicuramente la figura dello scemo. ‘perché sorridi’ mi domanda ‘nulla di che è che sono un po’ imbarazzato è la prima volta che faccio una cosa del genere”’a dire il vero anche per me è la prima volta con un uomo’ ‘.
Ci salutiamo, lui ritorna al negozio io alla mia macchina, mi siedo e per prima cosa mi libero l’uccello dagli elastici che intanto si sono attorciliati ai peli del pube e non è un operazione ne facile ne indolore. Poi ripenso a quello che è appena successo chissà se gli sarà piaciuto se sarà rimasto soddisfatto’. Guardo la posta’un email ‘Mi dispiace solo per il poco tempo. Ci rifaremo in futuro’ beh allora forse non sono andato così male’.ci potrà essere un seguito’.. e riparto felice.

Leave a Reply