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Racconti Gay

La piscina… continua ancora

By 14 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Accompagnando Helmut in albergo quella sera, facemmo il piano per la giornata successiva: organizzammo in modo da passare insieme la prossima notte. Giunti davanti all’hotel dove il tedesco alloggiava, ci lasciammo con solo una stretta di mano, ma lo sguardo che ci scambiammo e l’intensità della stretta esprimevano come meglio non avrebbero potuto, la profondità dei sentimenti che l’esperienza vissuta assieme aveva generato.

Ci sentivamo entrambi colpiti da una avventura che ci aveva fatto scoprire, parlo almeno per me, percorsi di piacere mai prima esplorati. Helmut aveva già provato questa esperienza, ma era nata in modo traumatico prima e comunque si era conclusa senza aver esplorato tutto il terreno che essa offriva.

In questo eravamo simili ed entrambi vergini. Ripensai anche alle mie precedenti avventure ‘border line’ con il mio amico Fausto ma non si potevano per nulla avvicinare a quanto avevo provato con Helmut. Assieme a Fausto avevo vissuto solo un’esperienza adolescenziale di conoscenza del proprio corpo anche attraverso il corpo di un proprio simile, ma non c’era stato mai un rapporto così intenso e sconvolgente: quello che avevamo fatto era stato solo di farci dei grandi segoni l’un l’altro ma mai ci aveva sfiorato solo l’idea di pensare ad una penetrazione!

Ed invece ora eccomi qua con il culo che mi manda dei messaggi contrastanti, un po’ si lamenta per come &egrave stato squassato, ma un po’ mi chiede: ‘Dov’&egrave finito quel bel cazzone che mi riempiva tutto?’. Guarda te cosa mi succede! Tornato a casa mi infilo come un treno a letto ma invece di addormentarmi ripenso a come sarà l’indomani sera. Faccio mentalmente tutti i preparativi logistici: la cena, la vasellina, i preservativi, il letto, gli asciugamani per Helmut. Rifletto anche sui sentimenti e le emozioni che hanno accompagnato questa mia sconvolgente esperienza. La sensibilità di cui siamo stati capaci sia io che Helmut, e che ci ha accompagnato nei passaggi più ‘invasivi’ dell’altro &egrave una qualità che non mi ero mai reso conto di avere. Credo poi che la cosa più importante che mi &egrave capitata sia stata la capacità di donarmi in maniera totale e in un modo mai immaginato prima. Poi passo ad immaginare cosa mi piacerebbe fare con lui e cosa mi piacerebbe che lui mi facesse e su questi dolci pensieri il sonno rifocillatore scende su di me.

La sera successiva arrivo, dopo aver sistemato per bene casa mia, all’albergo e vedo venirmi incontro Helmut che ha a tracolla una sacca. ‘Come ti sei organizzato?’ gli chiedo ‘Ho detto a portiere che stasera abbiamo due figone che ci aspetta noi due! Gli ho chiesto di tenere nascosto tutto a mia moglie e ho dato lui 10 euro. Domattina torno faccio terapia e poi partire’.

Ho scelto di mangiare qualcosa preso in rosticceria a casa mia e ad Helmut la cosa va bene. Durante la cena mi sembra che Helmut sia particolarmente agitato e gli chiedo se ci sono problemi. Mi sorride e nel suo italiano stentato mi dice ‘No problema. Ho sorpresa per te dopo!’ La notizia mi fa scatenare la curiosità e andiamo avanti dieci minuti io a cercare di capire cosa ha preparato, lui a tenere nascosta la sua ‘sorpresa’. Finito di mangiare infilo i piatti in lavastoviglie, metto su un CD con un misto di brani che vanno per la maggiore, pop e rock, mi volto verso di lui e gli dico ‘Allora tira fuori la sorpresa!’ Helmut prende tempo e mi chiede di lasciarlo solo nella stanza da letto e di mettermi intanto ‘comodo’ sul divano.

Mi spoglio quasi del tutto rimanendo con i boxer e la canottiera, poi predispongo a portata di mano tutti gli strumenti del caso: vasellina e preservativi a gogò: ne ho comprati da soddisfare un plotone intero! Sento la porta aprirsi e mi volto. ‘Cazzo!’ esclamo e lui, appena nominato, si inalbera subito. Lo spettacolo che mi si presenta davanti mi arrapa da impazzire. Helmut si &egrave completamente spogliato e poi ha indossato un reggicalze nero con agganciato un paio di calze nere a maglia sottile, sopra di questo un paio di mutandine di pizzo pure loro nere, ed infine un reggiseno in tinta, poi, a completare il tutto, una parrucca castana e un trucco molto intenso sulle labbra. Rimango sconvolto e il mio cazzo si innalza a significare al mondo intero il gradimento per lo spettacolo fuori programma.

Deglutisco a fatica e lascio che Helmut si avvicini a me sempre di più. Mi bacia ficcandomi la lingua umida e morbida a frugare nella mia bocca fino a che la mia lingua non gli risponde. Ho spesso baciato donne con il rossetto, e confesso che non mi piace molto, ma questa sera la cosa mi attizza da morire. Le mie mani intanto scorrono lungo il suo corpo ad accarezzare i glutei fasciati dal reggicalze. Avverto la presenza ingombrante di un ‘lui’ che non ci dovrebbe essere ma che cresce sempre più fino a sbocciare fuori dalle mutandine di pizzo nero. Helmut sembra infoiato mi toglie di forza la canottiera e comincia a succhiarmi il petto ed i capezzoli, mi butta sul divano e mi tira giù i boxer. Si inginocchia davanti a me e si fionda sul mio uccello prendendoselo in bocca.

Sono affascinato dalla forza e dal desiderio che Helmut mette nei suoi gesti: si capisce che vuole sentirsi ‘donna’ e confesso che la cosa comincia a stuzzicarmi assai. Mi sposto per contraccambiare e ci ritroviamo lanciati in un 69 forsennato. Gli ho tolto le mutandine e vedere che il cazzo, che sto leccando, spunta da un palcoscenico costellato dal reggicalze, mi fa impazzire e mi fa comprendere come si possa desiderare un trans. Le mie mani frugano tra le sue chiappe a cercare prima il solco e poi il buco. Mentre la mia lingua percorre il suo bastone in su e giù, le mie dita piene di vasellina predispongono la sua apertura con movimenti dolci ma decisi.

Anche Helmut sta stimolando il mio buco e avverto le piacevoli sensazioni risalirmi dal culo fino al cervello. Ad un certo punto Helmut non ne può più e si mette disteso sul divano reggendosi l’incavo dietro li ginocchio di entrambe le gambe, per potermi ricevere guardandomi in faccia. Mi infilo il preservativo, lo lubrifico abbondantemente di vasellina, punto il mio cazzo sul suo buco, mi porto le sue gambe sopra le mie spalle e poi comincio con delicatezza (la posizione richiede di posizionarsi bene per poter scorrere senza fare del male) la lenta marcia verso la fonte del piacere. Il mio cazzo, gia ampiamente preparato dalla sbocchinata del mio compagno, ora &egrave duro come la roccia, anche perché la vista delle calze continua a darmi stimoli supplementari.

Centimetro dopo centimetro mi faccio strada dentro Helmut, conquisto lentamente terreno riempiendo il suo intestino di calda carne fremente. Lui mi accoglie come meglio non si potrebbe fino a che il mio cazzo non raggiunge il fondo. Aspettiamo un attimo, poi ricominciamo, dentro e fuori per lubrificare al meglio il condotto. Ormai lo sfintere asseconda il mio movimento ed Helmut &egrave riuscito a capire come bisogna spingere nella posizione ‘alla missionaria’. Probabilmente la ‘pecorina’ &egrave più naturale, ma indubbiamente questa posizione da delle sensazioni diverse, per certi versi anche più intense, anche se &egrave più difficile da gestire.

Vedo i suoi occhi guardarmi e il suo sguardo chiedermi ‘prendimi: sono tuo!’ Punto meglio i piedi e comincio ad accelerare il ritmo, mentre lo sento prima mugolare, poi respirare affannosamente, infine urlare in tedesco il suo orgasmo. Il mio cervello si cortocircuita mentre la sborra comincia a scorrere lungo il canale del mio cazzo andando a riempire il serbatoio del preservativo. Le sensazioni arrivano ad ondate che sembrano in un primo momento destinate a travolgermi poi, lentamente, si calmano e lasciano spazio al respiro e a riprendere il contatto con la terra e il proprio corpo. Helmut mi stringe a sé e mi bacia dolcemente ‘danke mein liebe!’, i suoi occhi splendono del sorriso di soddisfazione e di appagamento. Resto sopra di lui anche dopo che il mio cazzo, sgonfiandosi, si &egrave sfilato dal suo buco.

Poi si riscuote e, guardandomi questa volta con un sorriso malizioso, mi scosta e mi dice ‘Ora anche cazzo di bimba volere suo piacere!’. Andiamo in camera adesso, lui mi fa distendere di fianco a lui e con le sue mani sapienti riprende il massaggio del mio orifizio. Le terminazioni nervose sono tutte sovra eccitate dopo che le sue dita le hanno percorse in lungo e in largo fino a fare distendere ogni piega e allargare ogni tessuto. Sono pronto a riceverlo e glielo comunico mettendomi a carponi. Tutti i miei sensi sono tesi a cogliere il fiorire di stimoli e piaceri che la marcia di avvicinamento mi procurerà. Lo sento puntare la sua cappella contro il mio buco, fa a lungo un movimento circolare tutto intorno e poi via, la cappella sparisce nel mio culo. Mi irrigidisco, poi memore delle precedenti esperienze provo a spingere fuori il nuovo intruso. Lui si lascia respingere, ma poi quando smetto, riconquista nuovi centimetri, e così via fino a che non mi sento tutto pieno e la testa mi sembra stia scoppiando! Il mio cazzo moscio sbatte contro le gambe mentre Helmut spinge il suo uccello dentro di me. Avverto che il mio compagno si sta irrigidendo nella tensione che precede l’esplosione liberatoria, guardo la mia immagine allo specchio, vedo le gambe di chi mi sta inculando fasciate dalle calze, sento le sue mani sui miei fianchi quasi a voler sottolineare un possesso pieno del mio corpo, la vista mi si annebbia e lascio che il culo diventi il centro del mio mondo e mi faccia scoppiare i fuochi d’artificio del piacere. ‘Dai Helmut dai, fottimi, sborrami in culo, scopami, dai, dai, daiiii!’ Il ritmo si fa più frenetico fino a che lentamente non si placa nella soddisfazione dell’inculata conclusa!

Il mio culo, una volta ancora violato, mi urla il suo profondo piacere che supera e sovrasta il dolore della penetrazione.

Ci abbracciamo e quasi senza dire niente il sonno ci coglie.

A metà notte mi sveglio spinto da un bisogno fisiologico. Ritornato dal bagno mi ficco sotto le lenzuola ma il sonno, contrariamente ad altre volte, non riprende con facilità. La presenza di un corpo caldo vicino a me non &egrave comune alla mia esperienza di scapolone e questo mi fa scoprire impressioni non frequenti. La mia mano corre ad accarezzare la coscia di Helmut: &egrave coperta dalla calza perché indossa ancora il reggicalze! Il ricordo della sua entrata trionfale in salotto vestito con indumenti intimi femminili mi ritorna in mente e, unitamente alla piacevole sensazione di caldo sotto le lenzuola, rispetto al freschetto della notte, mi fa crescere l’uccello. Frugo tra le pieghe del solco e sento ancora presenti gli umori e la vasellina che copiosamente ho dispensato nel suo culo. Infilo la prima falange nello sfintere e comincio un movimento circolare a sforzare ancora il suo orifizio. Lui comincia a mugolare e, svegliatosi lentamente, contraccambia infilandomi il suo dito nel culo. Lo sento girare in tondo ad allargare il mio buchino e avverto il mio culo che un po’ implora ‘Ancora? No!’ ma soprattutto mi dice ‘Ancora? Si!!!’ Ed &egrave soprattutto quest’ultima sensazione che predomina e governa i miei desideri. Ora le nostre dita sono infilate fino alla base e ci stiamo fottendo il culo con esse. Con la mano libera prendo il cazzo di Helmut e comincio a tirargli una sega, lui fa altrettanto con me. Continuiamo così fino a che le dimensioni dei nostri uccelli ritornano al massimo della forma e della durezza. Ho una idea perversa e la racconto ad Helmut che si dice disposto ad assecondarmi.

Corro a prendere un piccolo martelletto per piantare chiodi da quadri. Gli ricopro il manico con un preservativo e la lascio che Helmut, con la sua innegabile dolcezza me lo infili dentro. Con l’ospite nel culo faccio mettere il mio amico a carponi e lo punto. Non servono molte manovre e con qualche spinta ben assestata gli sono dentro nel culo fino alla base. Allora le mie mani vanno a cercare il suo cazzo e lo afferrano alla base e cominciano a menargli un segone. Helmut per godere del piacere nelle mie mani deve muovere il suo didietro dando vita così al movimento che il mio cazzo desidera. E’ un vortice parossistico quello che sto per raggiungere con uno pseudo cazzo nel mio culo, con me che sto inculando Helmut e al tempo stesso lo sto facendo venire con una sega! Stringo sempre di più il suo cazzo, spingo avanti e indietro con sempre più forza e frenesia e lo inculo ripetutamente fino a che le ultime gocce della mia sborra non hanno percorso il loro ultimo tragitto e le mie mani si ritrovano piene del suo sperma. Ci abbandoniamo stremati dalla violenza dell’orgasmo e, lentamente mi sfilo l’ospite dal culo. Ci riaddormentiamo e questa volta non ci disturberà più nessuno questa notte.

La mattina ci risvegliamo nudi, vicini l’uno all’altro, protagonisti di una intimità di cui abbiamo scordato l’origine e che aveva senso ieri sera quando ci siamo persi nella follia della passione, del desiderio e della libidine più profonda. Oggi sento che la laida molla ha concluso la sua spinta propulsiva.

Mentre lo accompagno all’aeroporto avvertiamo entrambi che l’avventura ha esaurito tutti i suoi rivoli e che non c’&egrave futuro. Promettiamo comunque di tenerci in contatto e chi lo sa, magari in futuro potremo ancora vederci . . . Una stretta di mano suggella la promessa fra di noi.

Lo guardo attraversare la barriera dei controlli di polizia, si gira e mi saluta con la mano. Contraccambio. Mi sento sfinito. Stanco di culi e di cazzi. Adesso ho proprio voglia di perdermi dentro una bella figa liquorosa con delle tette almeno da terza misura!

Vedo avvicinarsi spaesata una bella biondina, ben messa soprattutto davanti, con in mano un foglio che si guarda intorno alla ricerca di qualcosa. Spalanco il mio sorriso per le migliori occasioni ‘Salve, mi chiamo Ettore. Serve qualcosa?’ Mi guarda prima spaesata, poi mi radiografa lentamente dall’alto al basso, quindi mi sorride e . . . . .chissà!

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