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Le checche isteriche

By 27 Settembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Una volta ci trovammo a casa di un maschio e tutte e tre ci eravamo preparate, eravamo vestite da femminucce, tutte ben depilate, truccate di rossetto, di phard sulle guance, profumo da ragazze e collant da mignotta ma collant belli velati e setosi, aperti nel punto giusto, cio&egrave in mezzo alle gambe.
Eravamo tutte e tre sedute per terra, nel salotto, si nel salotto di un uomo, un vero uomo che tutte e tre desideravamo e lui ci stava ospitanto.
Il pavimento era di piastrelle e siccome il riscaldamento era coi termosifoni, noi sentivamo il freddo sulle nostre cosce, ma eravamo felice.
Chiacchieravamo come tre checche, femminucce, ci piaceva atteggiarci come tre troiette, ci confrontavamo su come eravamo vestite e su come atteggiarci in modo ancor più femminile.
Eravamo sedute come tre sirenette, con le gambe mese nel modo più femminile possibile, tutte da un lato.
Ci dicevamo la nostra voglia di esser castigate, di averlo in bocca, ridavamo, finch&egrave non arrivò lui, si proprio lui, il padrone, il maschio, il proprietario della casa, accompagnato da altri amici, altri due, ma disse che probabilmente ne sarebbero arrivati degli altri.
Il capo, ci presentò i suoi amici, due camionisti, tutti avevano sui 50 anni, avevano la pancetta, erano virili, belli pelosi, e con delle mani grandi, piene di calli e un po’ sporche ‘si vedevano che erano appena tornati dal lavoro, avevano il nero nelle unghie, si capiva che volevano sfogarsi, che non vedevano un buco da un po’ e avevano voglia di rilassarsi,’.di svuotarsi.
Loro erano in piedi attorno a noi, noi sedute che ci sfioravamo, ci accarezzavamo le gambe, eccitandoci nel sentire i collant.
Loro avevano tutti e tre i jeans e delle scarpe antinfortunistiche, e ci accerchiarono, ci salutarono e si presentarono e noi anche, ognuno si scelse la sua puttanella, io la fortunata venni selezionata da quello che più mi piaceva, il padrone, l’organizzatore.
Il padrone: ciao bella’come va?, ho voglia’, vedo che anche tu ne hai’
Mi accarezzo la guancia con la sua mano ruvida, mi fece passare il medio e l’indice sulle labbra cercando di infilarle nella bocca in modo dolce, aspettando una mia risposta che non si fece attendere.
Le sue dita entrarono dentro la bocca,dentro le labbra umide e al sentire la loro spinta verso i denti, io li aprì e lui le inserì e io come niente fosse, le feci incontrare con la mia lingua e li lui stette fermo e io in modo timido, come una cagnolina, con la punta della lingua iniziai a leccargliele, e poco dopo iniziai a succhiargliele, come fossi la sua fighetta, la sua puttanella e li lui iniziò ad accarezzarmi la nuca, i capelli con l’altra mano, per poi spingermi la nuca verso il suo uccello, i jeans.
Lui: si, brava, hai voglia di cazzo, vero bella puttanella?
Con la mano sinistra , ben aperta mi spingeva il viso sul suo cazzo e sentivo sulla guancia quanto fosse duro, in tiro e questo mi eccitava, sentivo che lui aveva voglia, tanta voglia.
A quel punto tmi tolse le sue dita dalla mia boccuccia e tirò giù la lampo, a quel punto mi fece spazio in mezzo alla patta, e spingendomi la bocca, ormai libera dalle sue dita, a contatto con gli slip.
Col mio naso, con gli occhi, con le labbra soprattutto sentivo un bastone di carne, duro, molto duro e lui mi faceva strisciare il mio viso su di esso, da destra a sinistra e dall’alto verso il basso, sentivo la cappella dura, a fungo.
A quel punto aprì un po’ la bocca e gli mordicchiai quel tronco.
Lui : ti piace vero il mio cazzo, bella troia? Perché non me lo succhi dai.
Tirò giù lo slip e fece uscire la sua verga che subito uscì, come curiosa.
La cappella mi guardava, sentivo le sue attenzioni, ero concretata solo su quel dono, su quella verga.
Mi fece scivolare il suo cazzo su tutta la faccia e sentì un odore forte di pipì, si capiva che era stato fuori tutto il giorno, dal mattino presto fino alla sera tarda e già dalle mutande si sentiva quell’odore.
In altri casi avrebbe dato fastidio, ma dato che io ero li a voler finalmente donarmi per un maschio, per il mio padrone, sentire quell’odore di pipì mi eccitava, volevo essere la sua schiava, la sua serva, volevo fargli io il bid&egrave, ma con la mia lingua .
Lui: puliscimelo tutto’.
Io dal basso, guardandolo con gli occhi, con le pupille puntate in alto , in posizione devota strisciai le mie gambe come una sirena e iniziai a leccarglielo, si dalle palle, che erano belle piene.
Pian piano salì lungo in fusto pieno di nervi , di vene e più salivo e più sentivo quel profumo di pipì che il mio amato padrone emanava.
Finalmente arrivai alla sontuosa cappella e lì mi fermai, aprì la boccuccia, tirai fuori la linguetta , e con la punta iniziai ad assaggiare il misto di pipì e sperma che lui aveva, lo mordicchiai un po’ facendogli la faccia da proietta e guardandolo con gli occhi timorosi ma eccitati iniziai a leccargli sempre più la gua grande cappella finch&egrave non sentì il suo desiderato ordine.
Lui: SUCCHIAMELO, ‘.MIGNOTTA.
Mi venne il cazzo duro e da lì mi buttai , feci entrare completamente la sua cappella e poi il resto del suo cazzo, iniziai a succhiarlo avidamente, finch&egrave lui non mi fece cenno di seguirlo, si tolse i pantaloni, le mutande, si sedette sul divano, divaricò le gambe e mi disse:
Puttana portami la birra e le patatine che sta per iniziare la partita, voglio proprio gustarmela con te che me lo succhi.
Io mi alzai e sentì il suo e lo sguardo degli altri maschi sulle mie gambe, il mio culetto.
Io coi tacchi come una femmina camminai e tornata indietro gli diedi tutto come fossi la sau cameriera, la sua serva, contenta di esaudirlo.
Mi inginocchiai davanti a lui e chinandomi sulle sue gambe spalancate imboccai il suo bel cazzo ormai in tiro, e duro.
Avevo fame di cazzo, sete della sua sborra, aveva un odore di pipì molto forte e leccandoglielo e succhiandoglielo lo ripulì di tutta quella pipì rimastagli da tutto i giorno, e dopo esser stata sicura di averglielo pulito bene, leccato e rileccato ingoiai la saliva mischiata con le sue gocce di pipì e qualche goccia di sborra.
In altre occasioni avrei vomitato, ma in questo caso invece mi batt&egrave forte il cuore , mi eccitai moltissimo, il mio cazzo diventò ancora più in tiro, più duro, e sfregò sui miei collant, sulle mie balze di pizzo belle ruvide, si il mio cazzo si scappellò da tale eccitazione avevo provato e la parte del piacere sfrgò sulla balza ruvida di pizzo, a tal punto da farmi ricordare bene, farmi venire voglia durante il pompino che stavo facendo a quell’uomo vero, di far sfregare un po’ tra di loro le mie gambe e quindi farmi sentire bene che indossavo i collant da femmina e quindi ero vestita da femminuccia in ginocchio.
Mi misi poi a leccargli anche i testicoli, anche loro avevano lo stesso sapore, si da uomo ed erano anche sudati, e i suoi peli talvolta rimanevano nella mia bocca.
Coi denti gli mordevo lo scroto, la sacca, mi divertivo a tirargliela e aprendo bene la bocca mi misi tutto un testicolo nella mia bocca ed iniziai a leccarglielo ad inumidirlo pienamente con tutta la mia saliva e mi misi a lavarglielo totalmente, ci giocai con la lingua, cercavo di tirarlo, come se volessi mangiarmelo, come fosse mio e vedevo che lui si eccitava, respirava con la bocca e ogni tanto mi degnava del suo sguardo, eccitato e mi rivolgeva la parola.
Uomo: uhmm, s..ss’siii, bella troia, siii, divoramelo, mangiamelo’
Lui intanto stava guardandosi la partita con i suoi amici’mangiava i pop corn e si degustava la birra fresca e ogni tanto faceva anche qualche rutto.
Uomo: (rutto) sii, mangiati il mio cazzo, puttanella, si’.
E poi rivolto agli altri suoi amici” ma cazzo’che coglione’poteva segnare”
Gli altri..’ si infatti” e poi rivolgendosi alle mie amiche ‘ dai puttana, succhia, cazzo, succhia, fammi godere”.e poi uno rivolto al mio padrone ‘ ma sta troia che mi hai dato ‘.’
Il mio padrone ‘he ‘che ha?’
L’altro che si chiamava Igor” potrebbe succhiare meglio cazzo’, ma dove l’ha trovata? Ma la tua come &egrave?’
Mio padrone: ‘ l’hai scelta tu, comunque la mia per ora mi sta facendo eccitare’comunque &egrave presto per dire che &egrave brava’adesso vedremo cosa saprà fare’se vuoi dopo te la prendi , te la presto , ma adesso cazzia la tua, falla lavorare, sculacciala, frustala’
Io provai una scossa di eccitazione che arrivò fino alla cappella, il suo complimento mi diede forza nell’impegnarmi meglio.
Io: ‘grazie padrone, farò tutto quello che vorrai, sono tua, ti amo,’, perché non ti rilassi completamente?, perché non fai la pipì’? Non scomodarti ad andare in bagno, ad alzarti, con tutta questa birra dovrai farla’vero, ‘.vero? ti prego dimmi che la devi fare, la vorrei tanto, mi sentirei una vera schiava’
Il mio padrone: ‘brava, così’.appena mi scappa te lo dico, anzi stai attenta non ho voglio di dirtelo, quando mi scappa la faccio e tu la devi bere tutta’adesso leccami bene, puliscimi bene il culo, mi prude, puliscimelo’.
Lui si mise più sdraiato in modo da mettermelo in faccia e comunque poter ancora bere, mangiare e guardare la televisione comodamente.
Io rimasi un attimo perplessa, mi feci forza e mi avventurai nel bosco di peli e con le mani gli allargai un po’ le chiappe ed iniziai a leccarglielo, mi feci forza e dopo diverse leccate venne il momento di mettere la lingua in bocca’, lo feci e cercai di mandare subito giù la saliva senza sentirne il gusto, non volevo sentirmi male. Poi mi misi a rifarlo, leccandolo in modo più profondo, riuscendo af infilargli la punta della lingua un po’ dentro il secondo canale e sentendo la sua respirazione capì che stava godendo il mio caro porco e allora andai avanti nella mia impresa palpandogli intanto le gambe e la pancia per poi masturbarlo con una mano e massaggiandogli le palle con l’altra.
Dopo 10 minuti così, lui si tirò su e mi disse che doveva pisciare.
Mi preparai , mi mise il cazzo in bocca e la tanto desiderata piì arrivo, non tanta, giusta, si giusta per esser bevuta direttamente senza farla uscire e senza sporcare da nessuna parte.
Finita , gli leccai e succhiai con avidità la cappella e a quel punto iniziai a darci dentro nel pompino .
Lo guardavo e lo spompinavo, andai avanti con determinazione e i risultati non si fecero attendere.
Sentì il cazzo pulsare, lui ansimare, mi mise una mano sulla testa, come dominio per non rischiare che io mi spostassi ed invece ingoiassi tutto e di li a poco raggiunse l’orgasmo e ricevetti diversi getti di crema calda, gustosa’..era stupendo, speravo non finisse mai, speravo di non riuscirne a bere, speravo di non riuscirla ad ingoiare, volevo sentirmi male, sopraffatta dalla sua forza, speravo di venirne innondata, di farla uscire’ma purtroppo la mia sete era tanta, la mia perversione era maggiore della sua porcaggine e allora la inghiottì e la degluti, con gusto e poi mi misi a pulirglielo per l’ennesima volta.
Lui gridò come un matto: ‘ siiiii, aaaa, venggooooo, succhia troia, succhia’
A quel punto lui mi spostò la testa: ”vattene, ‘ ed io da brava puttana mi spostai lasciandolo riposare’
Essendo uomo capì benissimo lui, non come le donne che ci rimangono male.
Lui mi disse vattene perché non servivo più, l’avevo soddisfatto, l’avevo svuotato e la cosa migliore per lui adesso era stare tranquillo.
Igor: ‘ ei, se hai finito dammi la tua mignotta che la voglio castigare per bene come dico io ahahahah’
Mio padrone:’prenditela’
Igor spostò la sua puttana mandandola dal mio padrone e mi prese per i capelli.
Igor:’mettiti a pecora, voglio il tuo culo’ehehe’
Io eccitato, avevo il cazzo che perdeva sborra, gocciolava, ma mi misi col sedere verso di lui .
Mi misi a scodinzolarglielo davanti a lui, e mi giravo a guardarlo come una troietta .
Lui arrivò, mi aprì le natiche di forza, mi fece male e lì col cazzo bello duro iniziò a spingermelo dentro.
Io avevo il sederino praticamente quasi vergine e lui si inumidì la cappella e le dita per bagnarmi un po’ dentro e poi iniziò a spingere.
Mamma mia che male che sentivo e questo mi piaceva, mi piaceva tanto, sentivo che si stava per allargare, lui con le mani indirizzò il cazzo sul mio culetto e quando azzeccò, sentì il culo aprirsi, un male incredibile’lancinante e dall’altra il mio cazzo era ultra in tiro con la pellicina che mi tirava nel punto del piacere, sarebbe bastato un niente per farmi raggiungere l’orgasmo.
Igor intanto mi palpava le cosce, le gambe, mi sentivo sua, mi metteva le dita in bocca per farmele leccare ed io lo facevo con gusto e lui capiva che mi sarebbe piaciuto leccare un’altra cappella, un altro cazzo, succhiarne un altro, perché si volevo cazzi, cazzi, solo e niente altro che tanti tantissimi cazzi per ore, volevo esser castigata, violentata, volevo esser abusata.
Igor mi aprì le natiche, e mi spinse la cappella dentro, mi misi a gridare, e subito cercai di correggere la mia voce, volevo fare bene la femmina, e cercai di gridare come una vera checca’
La cappella morbidamente dura era entrata, sentivo un vero dolore, ero immobile, le gambe ben aperte, o respiravo in modo affannoso, il cuore mi batteva fortissimo, sentivo un dolore lancinante continuo e speravo lui andasse in modo delicato, anzi lui stesse fermo con il suo bastone di carne.
Io mi misi a supplicarlo”la prego signore’mi fa male, molto male, la prego, abbia pietà’
Igor.’ehehheh, sei mia , si bella checca sei mia, ti sto sfondando il culetto, lo sai che ti sei depilata bene? Lo sai che hai delle chiappe, un sedere più bello delle donne? &egrave bello da leccare, da mordere e hai delle belle cosce, stai benissimo coi collant da mignotta’il tuo culetto &egrave mio dolce puttana’ehhehe’
A quel punto riprese a spingere, a spingermelo dentro, mamma mia che bello, siii, come mi piaceva, si che dolore’.ero piegata, ero nelle sue mani, ero in una posizione da cui non riuscivo a muovermi.
Lui spinse e sentì aprirmi dietro di me, mi misi a gridare:’ aaaaaaaiiiiiaiiaiaaa.
Igor:’ siiii, ti sfondoooooo’
Io provavo troppo dolore, allora con una mano mi girai e cercai di bloccarlo, misi la mia mano sul suo petto, ma lui eccitato ancor di più prese la mia mano e la rimise davanti e’
Igor:’ puttana, sei una cazzo di puttana, devi stare ferma e lasciare che ti sfondi’.hai capito??’
A quel punto volle farmi pentire di aver provato a ribellarmi e spinse con più forza, molta più forza, senza più soste, con determinazione, provai un dolore lancinante e costante, anzi sempre più forte, più profondo, sempre più dentro di me, non resistetti, iniziai a piangere, mi faceva male, troppo male, sentivo proprio un bastone, un tronco dentro di me, dentro il mio corpo, dentro il mio culetto, mi stava profanando, violentando, sodomizzando.
Gridai , anche coi versetti da fighetta, ma gridai, supplicai, tutti mi sentivano, si eccitavano, lo invogliavano a sottomettermi, ero piegata , avevo la testa per terra, sul tappeto e i polsi me li teneva fermi.
Arrivato in fondo, Igor per un attimo lascio libere le mie mani, perché mi aprì le chiappe per darmi il colpo finale, per farmi entrare fino all’ultimo cm il suo cazzo dentro di me, ed io feci l’ultimo urlo.
A quel puntoi stette fermo un minuto, sembrava come se volesse risparmiarmi, sentivo dentro di me il bastone di carne che mi teneva fermo.
A quel punto iniziò a scoparmi, ad incularmi, tirò indietro il suo cazzo lasciando dentro la cappella e poi rientrò fino alla fine, iniziò ad andare avanti ed indietro.
Se l’avesse fatto lentamente avrei provato meno dolore, ma facendolo col suo ritmo mi distrusse dentro, mi bruciò tutto dentro ed ogni volta che arrivava in fondo dava sempre il colpo finale procurandomi dolori da farmi saltare.
Igor era una bestia, un animale ed io per lui ero la sua cagna da punire ed addomesticare, iniziòa scoparmi sempre più velocemente, mi teneva le chiappe ben aperte ed iniziò a sculacciarmi, sempre più forte su entrambe le chiappe fino a farmele diventare rosse.
Mi scopava , mi sculacciava, mi palpava le gambe , la schiena, mi teneva la testa spinta verso il basso, e poi mi tirava i capelli, poi appoggiò la sua pancia, il suo torace nudo e villoso sulla mia schiena e mi abbraccio, mi sembrava come se mi volesse bene, come se in quel momento mi amasse, mi sentivo sua, protetta, di sua proprietà, sentì la sua barba folta sul mio collo, perché si mise a leccarmi tutta, anche le orecchie procurandomi un piacere, dei brividi che sommati al suo bel cazzo che tanto mi stava profanando e le sua mani palpando, mi fece raggiungere l’orgasmo, schizzando 3 o 4 volte.
Mi sentì la testa pulsare, rovente, ero rincoglionita, non capivo più niente ero venuta, si, ma lui no, lui non ancora e non sembrava volesse raggiungerlo.
Da quella posizione si mise a profanarmi con impeto, con velocità, si perché così era più veloce col suo cannone.
Ormai piangevo, dal dolore, dal piacere, non capivo più niente, il culo era ormai largamente sfondato, mi stava distruggendo la muscolatura, me lo stava slabbrando.
Andò avanti per altri 30 minuti, finch&egrave non si mise a gridare inarcandosi e svuotandomi tutti i litri di sborra che da qualche parte doveva mollare, ma al posto che dentro una bella fighetta o su dell’erba di un triste parco, la sborra la schizzo dritta dritta dentro il mio corpo.
Che bello, ero stata trattata come desideravo, ero stata usata come uno straccio, che forti che rano, che uomini, si veri uomini, mica come me che in realtà ero una checca, una mancata femmina’
A quel punto si tolse e si sdraiò sulla poltrona lasciandomi lì, ferma.
La sborra calda la volevo tenere dentro di me quindi strinsi le chiappe, era mia, tutta mia.
Intanto arrivarono altre persone, altri maschi, 4 o 5 , io stetti ferma, le mie amiche vidi che erano prese a succhiare ed anche venivano sfondate.

Io ero col capo rivolto verso il basso e ad un certo punto vidi degli anfibi sotto il mio viso, una mano mi prese per i capelli e mi tirò su il viso, e subito mi mise un cazzo in bocca, io neanche feci in tempo a vedere chi fosse, e dovetti subito iniziare a succhiare a spompinare.
Intanto un altro arrivò da dietro e subito me lo mise dentro, di colpo, aia che male, ma essendoci dentro sborra scivolò benissimo.
Quello dietro: uhmmm, sento la sborra calda di un altro, si sta troia me la fotto anche io e venne subito, tempo 5 minuti ed anche lui mi venne dentro e subito dopo un altro ed anche lui raggiunse l’orgasmo in breve.
A questo punto mi sentì il culo sfondato, i muscoli che non riuscivano a tenerlo chiuso, sia perché stanchi, sia perché annientati ed allora iniziò a colarmi sborra sulle gambe, sui testicoli, sul collant nero.
Ero eccitatissima, sentire litri di sperma su entrambe le mie gambe, sentire i commenti degli altri su di me che si segavano nel vedermi così’
Ma per non darmi pausa, quello che stavo spompinando raggiunse l’orgasmo venendomi in bocca e costringendomi a tenerla senza ingoiarla.
Uno di quelli che si stava segando da dietro nel vedermi colare il culetto, venne davanti e me lo ficcò in bocca e tempo 2 minuti anche lui mi sborrò dentro concedendomi tanto sperma ed anche lui non volle che lo ingoiassi.
Avevo la bocca abbastanza piena, ma altri due arrivarono e dopo il primo il secondo mi innondò alla grande.
Io ero in difficoltà, persi un po’ di sperma, colandomi dal lato della bocca, tutti videro che un po’ colò e l’ultimo che me l’aveva concessa si incazzo tutto eccitato,tirò fuori la sua cinghia e mi prese a cinghiate dicendo che ero una puttana e che non potevo permettermi di perdere il suo sperma.
Tutti gli diedero ragione, tutti si eccitarono.
Io provai un dolore sulle chiappe fortissime, ma questo mi eccitò, facendomi fare uno schizzo.
A quel punto ero in difficoltà, avevo la bocca piena di sperma, sentivo il peso, il gusto forte, l’odore ma soprattutto capì che avrei avuto difficoltà ad ingoiarla, perché era molto densa, unita.
A quel punto dopo avermi sbattuto i loro cazzi sul viso e qualcun altro avermi schizzato negli occhi mi costrinsero ad ingoiarla tutta assieme, tappandomi il naso e minacciandomi se l’avessi fatta uscire.
Provai ad ingoiarla, ma mi venne il conato di vomito, mi sentì malissimo, era come voler far passare un macigno nella mia gola, mi sembrava che si bloccasse tutta la gola, i porci mi costrinsero ad aprire la bocca, volevano eccitarsi nel vedere il lago bianco, si il lago di sborra ed anche volevano schizzarmi dentro.
Io cercai di ingoiare, mi venne da vomitare, cercai di fare il massimo e riuscì a farlo.
Mamma mia mi sentivo male, sentì tutti quei litri entrarmi dentro, ero diventata la loro baldracca da usare come fogna.
Mi videro stesa , distrutta, erano riusciti, loro, i maschi , a domarmi, a far vedere che loro erano più forti di me, loro checca, e che tale dovevo rimanere, annientata, riempita, con dentro di me più della loro sborra che del mio corpo.
Ero loro, tutta loro’.adesso non so cosa mi avrebbero fatto’

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