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Racconti Gay

Le lezioni di Matematica

By 8 Maggio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Frequentavo la facoltà di fisica. Studente fuori sede con pochi spicci in tasca che ogni mese mi pesava chiedere ai miei genitori.
Per ridurre al minimo le richieste e colmare i pochi sfizzi e frivolezze arrotondavo facendo ripetizioni di matematica a studenti del liceo: li facevo venire a casa mia, sempre verse sera dopo aver finito il mio studio.
Le lezioni erano noiose, spesso gli studenti avevano solo bisogno di qualcuno che li facesse studiare e non di un vero insegnante ma con uno dei ragazzi mi trovavo bene, era sveglio e le lezioni con lui erano piacevoli.
Si chiamava Giorgio, 19 anni, era all’ultimo anno di scientifico e doveva preparare la maturità. Era un ragazzo molto carino, fisico asciutto con dei lineamenti quasi femminili perché molto delicati, pelle chiara quasi glabra, due begli occhi azzurri e dei capelli ricci castani portati un po’ lunghi come solo gli adolescenti si possono permettere.
Era una giornata di primavera cominciata con un tiepido sole ma verso sera era esploso un temporale.
Giorgio citofona con qualche insolito minuto di ritardo per la lezione, quando fuori ha già cominciato a piovere da quasi una mezzora.
Apro la porta e lo trovo fradicio ed infreddolito. Uscito senza ne ombrello ne impermeabile si è completamente inzuppato.
Lo invito ad entrare e gli offro una doccia calda e dei vestiti asciutti. Costretto dalla situazione accetta.
Apro l’acqua calda nella doccia, gli porgo un asciugamano e lo invito a fare come se fosse a casa sua mentre recupero dei vestiti.
Presi un pantalone della tuta ed una maglietta busso alla porta del bagno: ‘Posso? ho i vestiti asciutti..’, ‘ Entra pure! ‘ risponde.
Lui è nudo, e sta usando l’asciugamano per asciugarsi le spalle, il suo corpo rapisce la mia attenzione, il busto glabro e asciutto ma soprattutto un pene discretamente lungo e sottile, con pochi peli chiari ad incorniciarlo.
Non sono gay. Non ho mai avuto rapporti con un uomo di alcun tipo. Non mi sono mai sentito attratto da nessuno. Ma quel pisello è bellissimo. Ne sono attratto. Lo voglio.
‘Grazie’ seguito da una mano sporta per recuperare i vestiti mi permette di svegliarmi e distogliere lo sguardo che probabilmente è rimasto molto più a lungo di una inevitabile sbirciata e il mio imbarazzo probabilmente mi si legge in faccia. Esco dal bagno e lo aspetto alla scrivania.
I pochi minuti di attesa sono infiniti e i miei pensieri non possono che essere per lui ed il suo splendido uccello..ma non posso..Non credo sia omosessuale e l’imbarazzo di un rifiuto sarebbe insostenibile. In realtà nemmeno io sono omosessuale.
Così cerco di convincermi dell’ infattibilità della cosa mentre Giorgio con i capelli ancora umidi arriva in salotto.
Comincia la lezione, facciamo degli esercizi sui quali cerco di concentrarmi per distrarmi dai pensieri di poco fa, ma la mia mente mi gioca brutti scherzi: mi ritrovo a guardarlo, ad annusarlo..sto impazzendo. Siamo uno accanto all’altro, dobbiamo leggere in due dallo stesso foglio e le nostre braccia sono vicine, sentono l’una il calore dell’altra, si sfiorano senza toccarsi.
Mentre sta pensando alla soluzione e porta la penna alla bocca: con la punta della stessa tira il suo labbro verso il basso mentre il suo sguardo è fisso sul foglio.
Mi chiede aiuto perché non conosce la risposta, così spiegando i passaggi scrivo la soluzione sul suo quaderno. Mi giro verso di lui e lo guardo negli occhi mentre in automatico continuo il mio discorso, senza pensare a quello che dico continuo a parlare, mi sono perso nei suoi occhi, lui ricambia con uno sguardo che non so se sia di concentrazione ho della stessa natura del mio.
Mi interrompe: ‘ Scusa devo andare al bagno..’ e si alza di scatto, quasi spaventato.
In quel momento, mentre cerco di capire se ho fatto in qualche modo trapelare i miei pensieri e ho causato io quella reazione,noto che, i miei inconsistenti pantaloni della tuta indossati Giorgio non riescono a trattenere il pisello quantomeno semi-eretto del mio studente.
Questa volta l’imbarazzo è scolpito sul suo volto paonazzo e sul suo corpo pietrificato: capisce che ho notato la sua eccitazione.
Dopo un lentissimo istante riprende il movimento interrotto in precedenza tornando a dirigersi verso il bagno.
‘Aspetta..’ Dico con mia stessa sorpresa.
Mi alzo in piedi, il mio sguardo cerca e trova il suo, inizialmente lontano. Mi avvicino percorrendo il passo che Giorgio è riuscito a fare prima che lo fermassi.
Allungo la mia mano verso la sua e la afferro, mentre avvicino il suo viso al mio con l’altra.
Sento per la prima volta il suo sapore sulle mia labbra. Un bacio leggero, dolce, quasi impercettibile.
Riprendo il suo sguardo, sento la sua mano stringere la mia. Riprendiamo a baciarci, questa volta con più foga, le nostre lingue si sfiorano prima e poi danzano l’una nella bocca dell’altro.
Lascio la sua mano e porto la mia sulla sua vita, sollevo la maglietta e accarezzo la sua sottile pelle. Sento un brivido corrergli attraverso il corpo.
Lentamente scendo verso il pube fino al suo pacco ormai marmoreo. Accarezzo l’asta lungo la sua lunghezza attraverso il cotone dei pantaloni. Sento il suo ventre muoversi avanti ed indietro.
Allora abbasso la tuta e libero il suo pisello. Riprendo ad accarezzarlo: sento il calore del suo membro sul mio palmo, la consistenza così simile ma diversa dal quella del mio.
Sono in estasi.
Comincio una lenta sega mentre il nostro bacio continua e le nostre lingue continuano ad assaggiasrsi l’un l’altra. Riconosco il piacere che gli sto dando dai suoi movimenti e questo non fa altro che aumentare il mio desiderio e la mia eccitazione.
Allontano il mio viso dal suo. Non ho il coraggio di guardarlo negli occhi mentre mi inginocchio a lui.
Mi trovo così davanti al suo pisello. Ancora una volta ho la possibilità di ammirarne la bellezza: non più di una quindicina di centimetri ma sufficientemente sottile da farlo sembrare lungo, duro come il marmo, la pelle del prepuzio leggermente tesa mostra la cappella da cui una goccia di rugiada d’amore zampilla mi riempie gli occhi. La pelle tirata dello scroto e i pochi peli chiari incastonano il pene che mi accingo a succhiare: appoggio il suo cazzo al labbro inferiore, con la lingua assaporo quella goccia anticipo del premio che tra poco andrò a guadagnarmi.
Faccio passare la lingua tra cappella e prepuzio facendola girare intorno.
Sento i primi mugolii.
Mi aiuto con entrambe le labbra per scappellarlo mentre lo prendo in bocca, mi spingo fino alla fine. Un principio di conato all’inizio quasi mi blocca ma resisto.
Comincio a pompare: su e giù.
Il suo sapore così dolcemente amaro mi riempie.
Non ci vuole molto finché le mie mani che stringono i glutei sentano i muscoli contrarsi. Aumento il ritmo, sta per venire m anche se l’imbarazzo non gli consente di avvisarmi.
Sento la sua mano sulla mia testa spingermi a fondo e il primo schizzo in gola.
Mi riempie del suo prezioso liquido biancastro.
I suoi muscoli si rilassano mentre mi tolgo il cazzo dalla bocca e con la lingua lo pulisco per bene.
Mentre faccio per rialzarmi lui si tira su i pantaloni imbarazzato.
Dopo un breve istante di silenzio in fretta e furia riprende il suo zaino e si dirige alla porta.
Non riesco e non so cosa dire mentre sento la porta chiudersi.

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