Skip to main content
Racconti Gay

L’estate di Ganni – 2 Vanda ed Ermanno

By 1 Ottobre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Quella sera Gianni rimase a casa con i nonni, dopo una lauta cena nel corso della quale si era fatto fuori una frittata da almeno quattro uova. Era veramente stanco, ma soprattutto desiderava stare solo con se stesso per riflettere finalmente su quanto gli era successo. Rimase a guardare la tele non più di una mezz’oretta poi disse ai nonni ‘Oggi devo aver preso troppo sole: vado a letto. Domani sto ancora via tutto il giorno. Notte!’. Erano brave persone, non facevano troppe domande, come invece i suoi genitori, e non insistevano nemmeno perché facesse da balia alla scema di sua sorella Elisa. La casa dove abitavano era grande per gli standard urbanistici di adesso e difatti risaliva ad un fortunato investimento fatto da suo nonno ancora negli anni sessanta o settanta. C’erano due camere grandi e due piccole, così come due erano i bagni, pertanto aveva la sua cameretta autonoma, purtroppo vicino a quella di sua sorella, con cui condivideva anche il bagno piccolo. Aprì la finestra e tirò su la tapparella.
Faceva molto caldo e, memore anche del piacere che aveva provato nello stare tutto nudo in spiaggia e dentro il mare, pensò di dormire nudo. Già il solo contatto del lenzuolo sulle sue nudità ebbe un effetto accrescitivo nel suo compagno di vita. Ripassò con calma nella mente tutti gli avvenimenti del giorno, a quelli che gli avevano dato piacere in modo rispettoso della cultura corrente, ma soprattutto anche agli altri. I due ragazzi che si scopavano, la vista e il contatto con l’uccello di Ermanno e infine a come aveva goduto nelle mani del suo nuovo e anziano amico con il cazzo e con il culo. Vedeva ancora l’espressione estasiata che dipingeva il volto del ragazzo castano quando l’altro lo stava inculando e pensò di aver avuto anche lui lo stesso aspetto mentre le dita lo defloravano nelle sue intimità. Ripensò quindi a come gli era piaciuto sentirsi circondare dal corpo di Ermanno che lo segava e al fatto che lo strusciare del cazzo sul suo buchino gli aveva causato un prurito strano e piacevole.
‘Che stia diventando frocio?’ si chiese? Da un lato questi fatti sembravano dire di sì. Dall’altro il piacere alla vista della figa di Vanda tranquillizzava il suo essere e il pensiero agli infiniti tradimenti alla moglie di Ermanno e l’imminente incontro con Vanda gli confermarono che l’uomo non era frocio. Forse fra i tanti tradimenti che aveva perpetrato c’erano stati anche maschietti ma la sostanza non cambia. ‘E comunque ho goduto come un porco. Perché devo rinunciare?’ Su questo pensiero si tranquillizzò e cercò di prendere sonno. Ma non aveva fatto conto con i suoi diciotto anni, con gli ormoni che giravano in circolo, con le immagini della giornata che gli ritornavano alla vista e soprattutto le sensazioni provate che riviveva in continuazione. L’erezione che aveva, lo riconobbe, non era di quelle che si calmano da sole ma aveva bisogno di un intervento manuale per quietarsi.
Un pensiero un po’ porco gli balenò nella mente e decise di andare a segarsi in bagno. Chiuse la porta a chiave, cercò negli armadietti una crema fino a scovare un vecchio barattolo di Leocrema, si mise a cavalcioni del bidet e, trascurando per ora il suo uccello, prese a cospargersi il culo di crema. Quando si sentì confidente di aver abbassato le resistenze passò a introdursi un dito, poi due, infine tre. Ora per riuscire a penetrarsi con un minimo di inserimento dovette sollevare una gamba. Aveva modo così di esaminare le sensazioni che questa stimolazione gli produceva e doveva riconoscere che erano proprio deliziose. Decise allora di lasciarsi andare e, impugnato l’uccello con l’altra mano cominciò a menarsi. Chiuse gli occhi e immaginò che quello che sentiva nella mano fosse il contatto con l’uccello di Ermanno, mentre quello che sentivano il suo cazzo e il suo culo venissero non dalle sue estremità ma da quelle dell’uomo. Fu sconvolto da come sentì crescere il piacere dai suoi lombi, era come se una diga avesse ceduto e tutta l’acqua si riversasse a valle. E Gianni volle lasciarsi travolgere da questo fiume in piena.
Non poté urlare per non farsi sentire ma fu scosso come mai e dovette stare almeno cinque minuti a ricomporsi. Si lavò veloce e infine lasciò che il sonno finalmente vincesse tutte le resistenze. Al mattino si risvegliò con una nuova erezione ma decise di rinunciare a soddisfare la voglia mattutina perché era curioso di vedere come andava con la Vanda oggi. Facendo colazione pensò alla donna. Con la mente cercò di ricordarne sia il volto, comunque gradevole senza trucco, ma soprattutto il corpo: i suoi seni sodi e consistenti, le cosce solide e tornite, il ventre che prometteva un’accoglienza dolce e mai provata. Si rese conto che continuare con questi pensieri lo avrebbe messo in imbarazzo con i nonni ed Elisa, la sorella pestifera. Si concentrò allora sulla conversazione che avveniva intorno al tavolo della colazione: le solite sciocchezze poi la domanda: ‘Ieri dove sei andato al mare?’ ‘Oh beh ho camminato verso *** fino a che non ho trovato una spiaggia con una trentina di persone e mi sono fermato lì. A proposito devo portarmi un po’ di crema da sole e doposole perché se resto fuori tutto il giorno lui picchia veramente. E tu Elisa cosa hai fatto’ E mentre la sorella enumerava le amiche con cui era stata in compagnia, pensò di essere riuscito così a sviare il discorso da se stesso.
Fu quindi con una certa ansia che ritornò alla spiaggia dei nudisti, vuoi perché voleva ritrovare le piacevoli sensazioni di stare nudo, vuoi perché Ermanno gli aveva promesso che lo avrebbe aiutato ‘ Non c’era nessuno dei due. Delle persone che avevano riempito la spiaggia ieri solo le due coppie, le due donne secche, gli scandinavi e i due amanti bellocci. Si sistemò grosso modo nello stesso posto di ieri e aspettò. Un quarto d’ora dopo giunse finalmente una persona, forse la più attesa. ‘Mo guarda che bel giovanotto che mi trovo qui in spiaggia! Stai a vedere che &egrave il mio giorno fortunato!’ ‘Buongiorno Vanda’ ‘Ma che buongiorno e buongiorno, mo dammi del tu, ciao Gianni!’ ‘Beh allora ciao Vanda. ‘ non poté resistere ‘ Ed Ermanno?’ con grande naturalezza Vanda disse ‘Dormiva ancora’ una pausa poi, con un sorriso malizioso a illuminare il suo viso ‘Si vede che ha avuto una notte ben movimentata!’. Anche Gianni sorrise e pensò che il vecchio marpione aveva colpito ancora: ora toccava a lui, ma come bisognava fare?
Non ci fu problema a riguardo perché la Vanda cominciò ‘Ma un bel ragazzone come te deve essere pieno di belle ragazzine’ ‘Beh sa, volevo dire sai, non &egrave così facile ” ‘Oh signore non mi dire, io ai miei tempi non me la tenevo mica tanto stretta, anche se a volte anche voi maschietti avete tante di quelle paure! Tu hai avuto paura la prima volta?’ Gianni arrossì violentemente: non era abituato ad avere un linguaggio così chiaro con una donna, ma decise di giocare la carta della sincerità ‘Beh veramente non &egrave che ci sia stata una prima volta ” ‘Mo davvero? Oh povero ragazzo! Ma il mondo deve essere proprio pieno o di stronze o di inibite se un bel ragazzone come te non ha ancora combinato!’ E il suo sguardo si posava sul basso ventre di Gianni che cominciava a sentire che i discorsi stavano risvegliando il suo compagno di vita. La Vanda continuò il suo affondo ‘Ma dimmi un po’ e con che tipo di donna ti piacerebbe farlo?’ Qui il terreno si faceva minato ma forse poteva offrire anche spazi di nuove conquiste e allora Gianni con cinismo la buttò lì ‘Beh non &egrave che abbia un tipo, mi piacciono le donne belle, rosse, brune, bionde, giovani e no. Ad esempio tu sei una bella donna ”
Con un sorriso malizioso la Vanda sondò ancora più a fondo la disponibilità del ragazzo ‘Mo non ci credo mica che tu vorresti fare sesso con una signora come me’ ‘Beh perché no? Sicuramente mi insegneresti bene quello che vuole una donna e io lo farei volentieri a te!’ Oramai l’amo, da ambo le parti era gettato. Vanda, decisa, gli chiese ‘Dov’&egrave il posto dove andate a mangiare con Ermanno? Avrei voglia di stare un po’ riparata e da sola. Mi faresti compagnia?’ ‘Ma certo. Vieni ti accompagno’ Raccolsero le loro cose e cominciarono a salire. Gianni si scoprì cavaliere perché dopo ogni scalino si fermava e offriva una mano a Vanda per aiutarla a superare l’ostacolo. Come ricompensa riceveva il piacevole contatto con il suo corpo ogni volta che veniva raggiunto nel gradino dove l’aspettava. Giunsero così nello spiazzo dove ieri Gianni si era piacevolmente masturbato con Ermanno, ma oggi era un altro giorno e soprattutto c’era un’altra persona. Si girò verso la donna, che gli arrivava poco sopra la spalla, e chinò la testa per baciarla. Lei lo attirò a se e rispose con un caldo e umido bacio al suo timido tentativo. Sentiva la lingua cercare piacere nel suo cavo e con la sua dirimpettaia e lasciò che la sua passione per il bacio venisse soddisfatta e cominciò a ricambiare invadendo con la propria lingua la bocca dell’altra in una impareggiabile lotta volta non alla supremazia ma solo a darsi soddisfazione reciproca.
Vanda prese una mano di Gianni e la sistemò dietro alla base della schiena, l’altra la portò invece al suo seno e mentre con una teneva la testa del ragazzo con l’altra spingeva il suo culo verso il proprio ventre a godere dello sbocciare dello splendido bastone. Per Gianni fu una scarica elettrica poter assaporare con la propria mano la soave rotondità del seno, percepire la durezza del grande capezzolo e avvertire lo splendido calore che gli dava il contatto con ogni centimetro di pelle della donna. Lei lo fece stendere per terra e gli sussurrò in un orecchio ‘Adesso ti spiego cosa piace alle donne’. Gli insegnò a leccare e succhiare i seni, a carezzare ogni palmo di carne, e infine lo fece avvicinare con la bocca che aveva lavorato così tanto anche alla rosea fessura circondata dal bosco nero di peluria. Era proprio come un bocciolo di rosa inumidito da una sconosciuta rugiada. Assaporò quindi per la prima volta il nettare di una donna e fu sopraffatto dal violento afrore che emanava, ma poi vi si gettò con rinnovato vigore perdendosi in quel giardino di odori.
Lo eccitava molto anche ascoltare i rantoli di Vanda che evidentemente apprezzava e molto il trattamento di Gianni. Ora il ragazzo sentiva il proprio cazzo che scoppiava e non ce la faceva più a tenerlo. Si dimenò cercando di portarlo a contatto della figa e la donna capì il suo bisogno impellente e allargando le gambe lo accolse in sé. Quando il suo uccello entrò nel paradiso umido e caldo si sentì morire e dopo pochissimi colpi venne sborrando copiosamente. Si sentiva abbattuto per essere venuto così presto ma Vanda lo strinse con le cosce a sé per impedirgli di uscire e gli sussurrò parole dolci nelle orecchie ‘Bravo, per essere la prima volta hai resistito a lungo. Ora stammi dentro così e baciami e poi leccami le tette’ In un attimo il pensiero della recente defaillance svanì dalla mente del ragazzo concentrato ora sulle nuove fonti di piacevoli sensazioni. Stava rendendosi conto che a lui piaceva molto leccare e succhiare, che per lui la bocca era uno strumento di goduria pari quasi alle mani, e quindi lasciò che le sue labbra e la sua lingua si impossessassero della bocca carnosa di Vanda e poi dei suoi seni prosperosi che accennavano appena all’inizio del decadimento.
Succhiava e leccava mentre la mano di Vanda gli carezzava dolce i capelli. E, quasi senza accorgersene, avvenne il miracolo. Si ritrovò dopo qualche minuto con l’uccello nuovamente duro, questa volta bello tosto, quasi marmoreo. Vanda cominciò a mugolare muovendo per quando possibile il bacino. Per un po’ continuò questo gioco fino a che Vanda come invasata lo fece scostare e lo fece sedere sul bordo della lastra di pietra e gli si mise a cavalcioni. Ora la donna poteva muoversi con più libertà e questo si traduceva in nuovi stimoli per il ragazzo che afferrò a piene mani le tette strizzando i capezzoli e si stese lasciando che la femmina in calore dettasse i ritmi e i tempi del loro piacere reciproco. La sentì un attimo irrigidirsi attorno al suo cazzo, poi rilasciare i muscoli ma al tempo stesso avvertì come una presenza, un cambio di ritmo, come se fosse successo qualcosa. Sbirciò curioso e con grande sorpresa vide Ermanno che dietro la donna le stava leccando il culo. I sospiri di Vanda si facevano più rochi e profondi e oramai cominciavano ad accompagnarsi a frasi di incitamento ma Gianni non capiva se erano per lui o per l’uomo alle sue spalle.
Poi ci fu un cambio di posizione perché Vanda si stese tutta sopra di lui, sentì del tramestio, poi cominciò a sentire qualcosa che strusciava contro il suo uccello ma non direttamente a contatto, come ci fosse una sottile pellicola a separarlo. Non capì cosa fosse esattamente fino a che non riconobbe la forma della cappella e la nodosità del bastone di Ermanno che stava violando le terga della donna. Vanda era come invasata cominciò a muovere il bacino e a urlare il suo desiderio di sentirsi profanata, davanti e dietro, di sentirsi pienamente riempita. Gianni non poteva muoversi poteva solo tenere la sua rigidità dentro il caldo antro della bolognese. Il movimento lo faceva tutto Ermanno con il suo uccello provocando piacere sia in Vanda sia su Gianni che veniva come segato dal cazzo dell’anziano amico. Quando l’orgasmo squassante scosse le membra di Vanda fu per Gianni come essere travolto da una forza della natura che non riusciva a dominare gli sembrava quasi che gli strappassero l’uccello dalla forza delle spinte e allora, come un giunco, si abbandonò al vento della tempesta e venne nuovamente. Mentre riempiva il ventre di Vanda per la seconda volta di sborra calda, sentì che Ermanno menava ancora qualche fendente prima di urlare il suo piacere e di accasciarsi sulla schiena della donna.
Non so per quanto tempo rimasero così ad aspettare che i respiri si calmassero e i tessuti si ricomponessero lasciando posto alla dolce rilassatezza che segue ogni orgasmo. Alla fine si separarono e si accasciarono l’uno accanto all’altro con Vanda ancora una volta in mezzo ai due maschi. ‘Mi avete fatto morire! Siete dei porci! Ma tanto cari!’ Sospirò con una voce affaticata dallo sforzo, quindi si girò verso Gianni a baciarlo dolcemente sulla bocca e poi riservò lo stesso trattamento anche ad Ermanno. ‘Sei un traditore! Ti avevo detto che non lo volevo nel culo, ma hai voluto fare di testa tua!’ C’era però dolcezza nel tono delle frasi. Quindi si girò verso il ragazzo e accarezzandoli il viso gli chiese ‘Allora bel montone, come &egrave andata la prima volta?’ ‘E’ stato bellissimo Grazie!’ La abbracciò ma fu un contatto di affetto e non di sesso, da parte di entrambi. ‘Andiamo in spiaggia?’ chiese Ermanno e, faticosamente, gli altri lo accontentarono. Gianni si gettò sullo stuoino e lasciò che il calore del sole e il tepore del piacere provato lo colpissero e vi si abbandonò.
Poi venne il momento del bagno poi ancora andarono a mangiare nel luogo del misfatto ma, nonostante a Gianni non dispiacesse di riprendere il discorso di prima, Vanda ed Ermanno sembravano quietati nei loro ardori: d’altra parte non avevano certo 18 anni! Riposarono a lungo nel luogo fresco e arieggiato, poi si avviarono alla spiaggia. Presero stancamente il sole del primo pomeriggio mentre regnava calma piatta tutto intorno. I due bonazzi andarono a fare il bagno ma non nella solita rada dove Gianni ed Ermanno li avevano già visti scoparsi ardentemente, girarono dalla parte opposta. ‘Vieni al bagno?’ Gli chiese Ermanno. Gianni si alzò e seguì il suo maturo amico e compagno di scopate lungo un sentiero scosceso fino a che non giunsero in una piccola insenatura cosparsa di grandi scogli piatti di diverse altezze sul mare. ‘Allora come &egrave andata piccolo grande chiavatore?’ ‘Madonna Ermanno &egrave stata una cosa incredibile: &egrave meraviglioso!’ ‘Hai visto che sono riuscito a lavorartela bene? Avanzo un piacere!’ ‘Davvero sei riuscita a convincerla a farlo con me?’ ‘Beh diciamo che in mezzo alle gambe avevi un argomento che una brava signora non disdegna mai! Quindi &egrave stato facile spingerla nelle tue braccia. Come vedi non sono un egoista. Più tutti scopano e sono felici più si aprono a nuove esperienze e più godiamo tutti!’ ‘Ma chissà che cazzo stava a dire?- pensò Gianni mentre lo seguiva in acqua.
Nuotarono un bel po’ quindi Ermanno si fermò su uno scoglio ad asciugarsi. Gianni lo raggiunse sullo scoglio vicino. Dopo dieci minuti Ermanno riprese ‘Allora, vuoi continuare con la tua educazione sessuale oppure vuoi limitarti alle seghe e a qualche scopata nel mare della figa?’ Non capiva perché ma Gianni aveva l’impressione che se avesse seguito Ermanno in questi discorsi, avrebbe incontrato una volta di più il piacere e cominciò ad avere, pur senza motivo, un principio di erezione. Decise di stare al gioco. ‘Non mi accontento Ermanno. Voglio volare più alto ancora!’ ‘che bella espressione gli era venuta in mente, forse l’aveva letta da qualche parte- ‘E allora facciamo volare il giovanotto!’ così dicendo si spostò in fronte al giovane e lo tirò verso di se in modo che le gambe penzolassero dallo scoglio. Ermanno si chinò sul fiore del piacere che stava sbocciando prepotente e lo ingoiò tutto cominciando a succhiarlo.
Per Gianni fu come essere travolto da un autobus e trascinato giù lungo un precipizio, ma scelse di non opporre resistenza anzi di abbandonarsi alle amorevoli cure e chiuse gli occhi per assaporare tutto la goduria che era procurata. Non vide ma percepì con i sensi tesissimi quello che Ermanno gli riservava, le lunghe leccate al tronco cosparso di venuzze, la succhiata al glande, le palle inghiottite e poi sputate umide di saliva, e infine la lingua maliziosa che cominciò a ticchettare alla porta del suo piacere posteriore. Ad un certo punto Ermanno gli dilatò le chiappe e baciò completamente il suo buchino succhiandolo violentemente quasi a volerlo inghiottire. Gianni sentì la lingua farsi strada prepotentemente tra le pieghe della pelle che proteggevano la sua verginità, distendendola con ampie leccate. Era una voluttà che il giovane non aveva mai provato e che cominciò a farlo ansimare, da un lato desideroso di abbandonarsi al precipizio dei sensi, dall’altro timoroso di quello che avrebbe trovato alla fine del suo viaggio.
‘Stai tranquillo e non ti farò male!’ Lo ammonì l’amico e lui allora fece un profondo sospiro e, stendendo indietro la testa come aveva visto fare al giovane castano con i capelli lunghi, lasciò che Ermanno seguisse il suo disegno perverso. Ripetutamente l’acqua del mare fu usata per inumidire il suo ingresso a favorire l’ispezione amorosa e talvolta piacevole delle dita dell’amico. Ma questa volta non c’era la volontà di farlo venire, anzi sembrava quasi che le dita dentro di lui indugiassero a cercare di sfiancare definitivamente le difese erette da millenni di evoluzione a difesa del canale intestinale. E queste difese lentamente cedevano lasciando che il corpo fosse invaso sempre di più da un languore nuovo e mai provato. Gianni provava un po’ di fastidio per la oramai significativa violazione (aveva tre dita costantemente infilate dentro) ma anche coglieva le ondate di sensazioni che come scariche elettriche partivano dal suo culo e salivano al cervello fino creare un corto circuito di sensazioni.
Si sentì mormorare brevi frasi senza senso mentre l’amico aveva ripreso a leccargli l’asta che oramai aveva raggiunto la durezza del marmo. Ermanno capì che Gianni era sul punto di venire e si fermò lasciando che la pulsione del suo uccello si calmasse ma mantenendo costante il movimento rotatorio delle dita a violare il bocciolo di rosa collocato nel mezzo delle chiappe sode e abbronzate. La mano libera corse a titillare i capezzoli del ragazzo, a palpare con evidente piacere le tettine sporgenti, e a Gianni sembrò per un attimo di essere la Vanda quando lui gli riservava il medesimo trattamento. E allora capì, comprese a fondo cosa gli stava per accadere, ma era anche annientato nella sua volontà, come se stesse volando a cinque metri di altezza e osservasse la scena come se non lo riguardasse. Capì e fu cosciente che ora desiderava andare fino in fondo, voleva sentirsi come si era sentita Vanda, piena, piena dappertutto e godere e basta.
Ermanno capì che il ragazzo era pronto e portò le gambe sulle proprie spalle, con una mano allargò le chiappe e con l’altra puntò il suo uccello alle porte della piccola caverna del piacere che il giovane in questo modo gli offriva. ‘Ora io sto qua fino a che non pensi di voler provare. Stai tranquillo e rilassato che &egrave meglio per tutti. Quando te la senti spingi, d’accordo. E dimmi se senti male o se vuoi stare in un’altra posizione.’ Aveva parlato con voce calma, quasi la questione non lo interessasse. Gianni aspettò che le contrazioni del suo ano si calmassero, poi fece un profondo respiro, cercò di rilassare i muscoli e ‘ spinse in fuori. Il glande dell’uomo percorse pochi centimetri a violare l’anello sfinterico interno. Gianni si fermò con un balzo del cuore in gola. Era diverso dalle dita ma alla fine capì che la natura del fastidio era la stessa. E allora ancora un profondo respiro e un’altra spinta. Ora percepì chiaramente che l’intero glande aveva superato la barriera e si era posizionato oltre l’anello protettivo.
Sensazioni sconosciute cominciarono a fluire, le contrazioni del suo ano gli consentivano di accarezzare e di sentire l’intruso in tutte le sue caratteristiche somatiche. Quando sentì che i tessuti si erano abituati al fastidio della penetrazione, un nuovo respiro e una nuova spinta e questa volta sentì che l’uccello di Ermanno gli stava scivolando dentro senza più ostacoli. Quando le palle dell’amico sbatterono contro le sue chiappe Gianni capì che era tutto dentro. Lanciò un sospiro di dolore, forse più per la forma che perché avvertisse un dolore lancinante. L’uomo ora stava fermo dentro di lui, solo un movimento circolare, quasi a voler allargare ancora di più l’ingresso già violato. E le sue mani ora che tornavano ad accarezzarlo, sul ventre, sui seni, sui capezzoli, sull’ombelico. Continuò così per alcuni minuti fino a che non fu lo stesso Gianni che cominciò inconsapevolmente a chiedere con un movimento del culo che l’uccello defloratore cominciasse il suo lavoro.
Ma Ermanno non aveva fretta, voleva che i tessuti e i muscoli cedessero completamente ogni resistenza per accogliere solo il piacere che la sodomizzazione causava. E allora cominciò a tirarlo fuori lentamente salvo poi reinfilarsi dentro, pochi centimetri verso l’uscita, poi ancora dentro. Gianni diventava ad ogni movimento sempre più cosciente del proprio corpo e delle infinite sensazioni che a valanga gli stavano salendo dai lombi, e del cazzo imperiale che lo stava impalando e di cui lui sentiva ogni asperità, ogni vena, tutta la sua durezza.
‘Lo vuoi Gianni?’ gli chiese con voce roca Ermanno e al povero ragazzo non restò che lasciare che il suo destino avesse corso e sospirò il suo ‘Sì’. L’uomo allora cominciò a pompare nel suo culo, prima dei colpi lenti e profondi, poi colpi frenetici e rapidi, poi ancora la lentezza e la profondità e così via ad esplorare tutta la gamma di sensazioni che le viscere del ragazzo potevano dare a lui e al suo legittimo proprietario. Gianni ora era talmente sopraffatto dalle percezioni che affluivano dalle terminazioni nervose che temeva che il suo cervello andasse in corto circuito. Voleva registrarle tutte per poi riesaminarle, analizzarle di nuovo, ma queste erano sempre di più, ad ogni colpo di più, ad ogni mazzata nel suo retto di più, fino a che il suo cervello disse basta e allora le parole che mai aveva immaginato sgorgarono senza ritegno dalla sua bocca ‘Sì, dai. Sfondami il culo, dai, sono tuo, tutto tuo’ Per quanto possibile cercava di accompagnare le frasi con i movimenti del suo bacino verso il profanatore delle sue intimità.
In tutto questo coacervo di sensi avvertì chiaramente la mazza di Ermanno irrigidirsi di più e fu cosciente di quello che sarebbe successo e che l’amico gli avrebbe urlato con voce roca: l’arrivo dell’orgasmo. Con stupore vide che anche il suo cazzo stava dando fondo ai fiotti del piacere e fece appena in tempo ad accompagnare gli ultimi schizzi impugnandolo alla base. Stremato abbandonò le sue membra e attese che il respiro raggiungesse dei ritmi più consoni e che il cuore cessasse di martellargli nel petto. Una mano lo accarezzo sul viso ‘Come &egrave andata?’ C’era un tono di dolcezza nella domanda e Gianni si lasciò travolgere dall’appagamento e dal languore che solo il pieno appagamento può dare ‘Oh sì, &egrave stato bellissimo. Sei stato magnifico’ Ma Ermanno stava chinandosi su di lui, sempre più vicino, il viso sempre più accostato, tanto che Gianni trovò naturale schiudere le labbra al bacio e per la prima volta la lingua di un uomo penetrò nella sua bocca.
Il giovane sulle prime rispose con una certa rigidità dell’estremità, ma poi lasciò che essa si sciogliesse e fu ancora una volta una nuova piacevole sensazione che gli venne regalata. Quel giorno era un grande giorno: il giorno delle prime volte e lo voleva scolpito nella propria memoria. Quando tornarono alla spiaggia gli sembrò che il viso di Vanda si fosse increspato in un leggero sorriso di complicità con Ermanno, ma comunque si accomodò a far sì che il sole del pomeriggio baciasse le sue membra stremate dal piacere. A pochi metri da se vide il giovane castano con i capelli lunghi che lo stava guardando. Quando gli occhi si incrociarono, Gianni ebbe l’impressione che il viso fosse attraversato come da una rivelazione e che questo si traducesse in una lieta espressione degli occhi.
Ognuno di loro tornò subito a fare quello che stava facendo e qualcuno avrebbe potuto pensare che non fosse successo niente, che quell’infinitesimo che aveva trasmesso una scossa o un messaggio tra i due, non fosse mai avvenuto. Ma Gianni invece era convinto che l’altro avesse capito, e lo avesse sentito pari a sé.
Quella era l’ultima settimana di Vanda in vacanza e i due maschietti si dedicarono a lei per lasciarle un ricordo profondo di quella esperienza ligure. Dopo la sera trascorsa con Ermanno, Vanda si dedicava all’educazione del giovane allievo facendogli eseguire tutte le cose che oramai il marito non riusciva più a riservarle. Il venerdì addirittura gli offrì il culo e così, dopo averla chiavata nella figa, Gianni si perse anche nei piaceri che gli intestini della donna gli destinarono. Nel pomeriggio invece Ermanno si impegnava a insegnargli a provare piacere con il culo impalandolo con la sua carne calda e palpitante e facendogli un corso accelerato di kamasutra omosessuale.
Stremato, alla sera, Gianni aveva poca voglia di andare in giro e quando, stanco, si ritrovava disteso sul letto, la mente ripercorreva quanto gli era accaduto nella giornata e faceva fatica a capire cosa gli piacesse di più fino a che decise che gli andava bene tutto, bastava lasciar sfogare gli ormoni che giravano vorticosamente nel suo corpo di diciottenne sano e voglioso. Erano piaceri diversi ma oggi non voleva scegliere a quale rinunciare, li voleva entrambi, fino in fondo

ettoreschi@yahoo.it

Leave a Reply