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Racconti Gay

L’ultima richiesta

By 28 Marzo 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Sapevo che saremmo giunti a questo punto, non potevo sapere con esattezza quale fosse il punto, ma sapevo che c’era e ci saremmo arrivati.

Tutto &egrave cominciato circa tre anni fa, ero stanco ed annoiato del lavoro che stavo svolgendo e passavo molto tempo sulle chat, ovviamente non per rimorchiare adolescenti, ma per conoscere uomini che condividessero la mia passione per il sesso e l’essere bisex.
Nelle chat si parla un po’ di tutto e tra i vari chatter e storie incontrai tale Stef73. Dopo le consuete quattro domande standard età, attivo/passivo, cosa cerchi, come sei, avevamo stabilito che avevamo circa la stessa età, io sono poco più di un anno più grande, che lui era sposato attivo, io che ero sposato passivo, cercavamo complicità e sesso tra uomini e che io ribadivo di essere alto un metro e settantacinque, occhi e capelli neri, pizzetto, 75 kg, normodotato che quando stava con gli uomini non gli diventava duro, mai stato con una donna diversa da mia moglie, poche esperienze con uomini, sempre protette. Lui uno e ottanta, occhi e capelli neri, 77 kg, normodotato e non aveva mai avuto rapporti con nessun altro da quando era fidanzato con l’attuale moglie.
Poi parlammo delle nostre vite, ovviamente entramabe informatici, come il 90% di chi frequenta la chat di giorno, io deluso e lui già manager, quattro chiacchiere sulle competenze, poi si ritornò sul sesso e sulle fantasie ed in quest’ambito mi venne l’idea di proporgli di farmi un colloquio, che avrei superato sicuramente in modo brillante la prova pratica etc etc.
Fummo interrotti da una telefonata che lui ricevette, subito dopo mi propose effettivamente di fare il colloquio, di spedirgli il CV e di andare da lui, presi la cosa alla leggera, anche perch&egrave non avrei mai mandato i miei dati ad uno conosciuto su una chat gay, lui insistette fino a darmi i suoi, nome, cognome e nome della società. Gli risposi che ci avrei pensato ed eventualmente avrebbe avuto il mio CV da un determinato indirizzo email.
La sera stessa ebbi uno screzio con il capo, tornai al mio posto ed inviai il CV. Quella sera non ho dormito pensando ad un eventuale sputtanamento, al mio lavoro ed alla mia famiglia.
Dopo un paio di giorni mi telefonò la segretaria della società per fissarmi un appuntamento con l’ingegner Xxxxxx per un colloquio.
La cosa si era fatta seria, ero indeciso se annullare tutto od andare a farmi una cosa veloce nello studio di questa nuova conoscenza, ci pensai molto, alla fine decisi di andare, arrapato al massimo nella certezza di concludere qualcosa.
Quella mattina ero al massimo, con un completo stupendo color antracite, una camicia gialla ed una cravatta raffigurante un quadro di monet, scarpe nere, calzettoni neri, boxer neri in microfibra; barba fatta, gel, sorriso a trentatude denti ed occhi brillanti.
Fui accolto dalla segretaria e parcheggiato in sala riunioni: “Appena si libera l’ingegner Xxxxxx la riceve”.
Finalmente arrivò l’ingegner Xxxxxx o meglio Stefano, non potevo essere sicuro che la persona che avevo davanti fosse quella con cui avevo parlato in chat, fisicamente rassomigliava alla descrizione, ma … chissà … comunque un bel ragazzo; chiese alla segretaria di non essere disturbato.
Affrontammo il colloquio di lavoro in modo preciso ed accurato, raccontai le mie competenze, la mia formazione, la mia carriera, mi fece delle domande, rispose e mie domande sulla società. Pensai che il mio CV fosse stato girato e che invece di farmi la rilassante scopata che avevo fantasticato ero realmente arrivato ad un colloquio di lavoro.
Quando ormai la conoscenza volgeva a termine, Stefano mi ha detto:
“Per me ora basta, mi manca solo da farti fare la prova pratica, vieni a farmi questo benedetto bocchino”. Rimasi basito, finalmente si era scoperto, finalmente era finito il gioco e si iniziava a fare sul serio, la mia fantasia risalì a mille, così l’eccitamento. Mi alzai, chiusi la porta a chiave e arrivai dietro la scrivania, aveva già i pantaloni slacciati ed il pisello di fuori. Diedi il meglio che potessi, girando con la linua sul glande, forzando un poco il buchino del pisello, leccando e prendendo in bocca le palle, scorrendo con la lingua l’asta guardandolo negli occhi, affondandolo in gola il più possibile, segandolo e slinguazzandolo. Mentre ero in ginocchio tra le sue gambe squillò il telefono, mi fermai mentre litigava con la segretaria che non avrebbe dovuto passargli nessuno, poi prese a parlare:
“Ciao Yyyyyy scusami ma sono occupato …. si sto facendo dei colloqui … guarda, ho tra le mani la persona giusta” e dicendo questo mise le mani sulla mia testa e mi spinse a continuare il mio lavoro “adesso mi manca solo di convincerlo … non ti proccupare, farò del mio meglio …. ti faccio sapere, ciao” Continuai il mio lavoro fino a che non sentii che Stefano stava venendo, quindi feci per spostarmi ma lui mi bloccò la testa con la sua asta in bocca e venne. Dovetti bere tutto per non affogare, buonissimo, dolce, pastoso, stupendo, ma in alzai incazzato: “Lo sai che così si passano anche le malattie, vaffanculo” lui rispose: “Io non ho nulla” ed io: “Un cazzo, tutti dicono di non avere nulla, ma io faccio solo sesso protetto lo stesso, se mi hai passato qualcosa ti faccio causa” “Ma di che? Ti ho detto che non ho mai tradito mia moglie, questa &egrave la prima cosa che faccio senza lei”
Ci fu un po’ di silenzio di ricomposizione, poi mi disse:
“Tu prendi 37.000 euro, io te ne offro altrettanti per entrare da noi, 42.000 se sei disposto a farmi questo lavoro quando mi gira l’anima.”
“Ma davvero mi offri un lavoro? Io pensavo fosse solo una scusa per una scopata!”
Poi parlammo, parlammo e ci chiarimmo su molte cose, dal fatto che quel servizio la moglie non glielo offriva, al tipo di lavoro, al non essere considerato uno speciale, alla conferma del posto anche se non accettavo il gioco che avevamo appena fatto, a considerare quei soldi non come una marchetta ma come un anello ad un amante e vari discorsi non tralasciando un accordo di regressione dal servizio aggiunto. Alla fine accettai il posto con il surplus.
Per un paio di anni quando Stefano aveva voglia mi chiamava dicendo: “Roby ho bisogno di un servizio” ed io sapevo che entrando in stanza da lui dovevo chiudere la porta e girare intorno alla scrivania. Fuori da quell’attimo in quella stanza, noi eravamo due persone normalissime, ero un impegato come tutti gli altri, coccolato, bistrattato, facevo gli straordinari, prendevo premi, aumenti e cazziatoni.
Poi l’anno scorso, nel colloquio annuale, Stefano parlando dell’aumentomi fece un’altra delle sue proposte:
“Tu adesso stai a 44.000 euro, per quest’anno puoi passare a 46.000 oppure a 50.000, se oltre al solito servizio mi dai anche il culo”
Mi aveva visto diverse volte nudo nelle doccie di molte partite di calcetto alle quali avevamo partecipato, la moglie non glielo dava, quindi voleva me. Io era un paio di anni che ne ero in astinenza, la cosa non mi dispiacque più di tanto, chiusi la porta dell’ufficio ed andai tra le sue gambe, dopo un po’ che lavoravo mi alzai e mi abbassai i pantaloni, vidi Stefano estrarre da un cassetto un gel e capii che era sicuro che avessi accettato, sicuramente contanto sulla mia bisessualità e non sul fattore economico. Fu una bella scopata, cambiammo diverse volte posizione, ma non mi diede ne baci ne mai mi toccò l’uccello, per lui era solo uno sfogo.
Adesso i messaggi erano due, al precedente si aggiunse “Roby ho bisogno di prendere una cosa” ed io sapevo che dovevo slacciarmi i pantaloni.
Passati sei mesi da quel nuovo contratto, mi convocò di nuovo, c’era da prendere un lavoro dalle parti di Ancona, saremmo andati assieme per tre giorni e due notti. Partimmo in macchina e come al solito non si parlò minimamente del nostro rapporto, parlammo di famiglia, di lavoro, di calcio, anche di sesso, ma no di noi due. Superata la prima giornata di lavoro arrivammo all’albergo, dato il voucher, il portiere ci consegnò una sola chiave, camera doppia. La cosa non mi piacque molto, trovavo che una società come la nostra poteva pagarci due stanze senza problemi, ma poi scoprii che la cosa era stata voluta da Stefano per scoparmisi tutta la notte, da sotto la doccia alla sveglia della mattina successiva.
Alla fine torniamo all’inizio della storia, per un bel premio di 2.000 euro più 3.000 se convincevo il cliente, avrei dovuto fare da cicerone per Roma ad un tizio di Treviso e poi accontentare certe sue voglie … Stefano mi assicura che il tizio &egrave un alto papavero e che non avrò modo di rivederlo, anche che figurerò come un hostess di una società esterna e non come dipendente.
Ho due giorni di tempo per pensarci, ma mi chiedo, se accetto, quale sarà la prossima?

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