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Racconti Gay

mapugli: “La fattoria”

By 26 Ottobre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

La scuola anche per quest’anno era ‘finalmente’ finita ma io, purtroppo, sono stato bocciato.
Fu per questo motivo che per punizione mio padre mi accompagnò da suo fratello (mio zio Pippo) che ha un azienda agricola, per passare tutta l’estate a sgobbare nei campi sotto il sole insieme ad ogni sorta di animale tipico delle fattoria. Ovviamente avrei preferito andare dai nonni al mare, ma non mi opposi, del resto era tutta colpa mia. Non ho studiato durante l’anno e ormai era troppo tardi per rimediare’
Arriviamo alla fattoria di pomeriggio, faceva un caldo pazzesco, ci accolse mia zia Maria, felicissima di vedermi: lei mi vuole un gran bene, anche perché non ha figli suoi. Mio padre si raccomandò di farmi lavorare tanto, così avrei imparato quanto è realmente dura la vita. Successivamente mi salutò, si rimise in macchina e ripartì solo, diretto verso casa, lasciandomi al mio “destino”. Appena mio padre partì, mia zia mi rassicurò subito che avrei fatto solo qualche lavoretto a patto di non dire nulla a mio padre. La cosa mi tranquillizzò, e abbracciata la zia per ringraziarla portai la mia valigia in camera. Sistemate le mie cose, scesi con l’intenzione di andare a salutare mio zio, che nel frattempo stava lavorando nella stalla. Li trovai lo zio Pippo intento a sistemare del fieno con il forcone. Mio zio era un trentenne alto, abbronzato, bello e con una muscolatura parecchio sviluppata per via del lavoro’ Appena mi vide lasciò tutto e venne ad abbracciarmi: era felice di vedermi; mi disse poi che in un certo senso era felice che mi avevano bocciato, così sarei stato un po’ con lui e la zia visto che non mi vedevano mai. Rientrammo in casa verso orario di cena. Zia maria aveva cucinato il pollo per festeggiare, era tutto buonissimo e durante la cena, tra una parola e l’altra raccontai dei miei, della mia vita, delle solite cose insomma ma erano due anni che non vedevo gli zii, e loro erano rimasti un po’, come dire, indietro. Dopo cena io e lo zio ci sedemmo sotto il portico, lui a fumare io a tenergli compagnia. Ci perdemmo in chiacchere, parlando del più e del meno: mi raccontava del lavoro, di com’era faticoso, ma di come allo stesso tempo lo amava. Si fece tardi, e andammo a letto. Poco prima di entrare in camera dissi a mio zio che volevo aiutarlo fin da subito e di svegliarmi l’indomani per iniziare il lavoro. La mia camera era graziosa e si affacciava su un bel terrazzo che permetteva un panorama sui campi coltivati. Aprì la porta per fare entrare l’aria fresca ed uscii fuori. Ad un tratto notai che anche la Adv stanza dei miei zii dava su quel terrazzo e anche loro avevano la porta aperta, ma avevano la luce soffusa e parlavano di me, sottovoce. Io ero in silenzio, volevo ascoltare ciò che dicevano ma il bisbiglio cessò. Il silenzio veniva interrotto solo dai rumori della campagna, ma pochi istanti dopo altri rumori disturbarono la tranuillità del momento: erano gemiti, baci e sussurri. Cazzo. Lo zio cominciava a darsi da fare, ed io curioso, in silenzio, mi avvicinai e mi misi a spiarli in modo da vedere bene la scena ma allo stesso tempo da non essere scoperto. C’era mia zia sul letto, a gambe larghe e mio zio che con gusto le leccava la figa. La pratica durò poco, perchè mio zio la fece girare (finalmente riuscì a vedere lo zio completamente nudo’ Mmm aveva un bellissimo un cazzo, maestoso e nodoso, ma soprattutto bello dritto) e glielo mise dentro di colpo. Incominciò a fotterla, con forza e maestria. Io non resistetti più e cominciai a toccarmi, fino ad arrivare a farmi una sega. Mio zio la fotteva sempre più veloce, e urlava lei di piacere, e lui sempre con più forza la scopava penetrandola completamente. Ad un tratto rallentò, levò il cazzo e cercò di metterglielo nel culo ma lei rifiutò alchè lui lo rimise dentro e finalmente sborrò e in quel momento sborrai anch’io. Mi allontanai subito e tornai in camera: non potevo credere a quello che avevo visto’ Mi coricai sul letto e mi addormentai. Alle 5.30 mio zio mi svegliò ed io, ancora assonnato, scesi in cucina dove trovia mia zia che aveva già preparato la colazione. Mangiammo, poi mi vestì e subito corsi in stalla ad aiutare lo zio.
Passai tutta la mattinata in stalla a dare da mangiare agli animali, a pulire ogni tipo di sterco, e a fantasticare su mio zio ed il suo bellissimo cazzo’ A mezzogiorno rientrammo in casa per il pranzo e dopo mio zio mi disse che avevo il pomeriggio libero e potevo fare quello che volevo: presi allora la canna da pesca e mi diressi al fiume che era poco distante. Arrivato sull’argine, dopo aver sistemato la canna con l’esca, misi un telo a terra e mi sdraiai. Era bello ma non riuscivo a smettere di pensare a mio zio, e in particolare al cazzo di mio zio. Cominciai a toccarmi e lentamente iniziai una lenta sega. Nel frattempo mi stimolavo il culo con un dito, ma non mi bastò più, volevo di più. Ne misi due e presi a masturbarmi anche il culo. Ma le dita non mi bastavano, volevo ancora di più. Mi guardai attorno e vidi la custodia della canna da pesca: la insalivai e cominciai ad infilarla dentro il mio culo, poi chiusi gli occhi. Mmmm stavo godendo e subito poco dopo eruttai sborra. Alla fine aprì gli occhi e… Cazzo!! Davanti a me c’era lo zio Pippo con la canna in spalla ed una faccia di puro stupore. Immediatamente mi coprì, ero imbarazzatissimo. Lui si scusò, disse che voleva farmi una sorpresa venendo a pescare con me, ma che non credeva di disturbarmi. Allora si sedette a terra sul telo e si rammutolì. Io, ancora imbarazzato, mi ricomposi velocemente e mi avvicinai cercando di scusarmi, di spiegargli ma lui mi disse che era stupito, molto stupito. Non tanto per la sega, era stato giovane e anche lui e quando la voglia chiama è difficile non risponderle, piuttosto a shoccarlo fu il come cercavo lo stimolo del piacere scopandomi il culo con la custodia della canna da pesca. Io gli dissi che ormai era stupido continuare a nascondere la mia natura di gay e gli spiegai che mi piaceva prenderlo, e tanto anche, ma che non l’avevo mai fatto con un uomo. Mio zio non disse niente, e silenzioso si mise a pescare. Ogni tanto mi chiedeva che sensazioni provavo nel mettermi oggetti nel culo, ed io rispondevo che era una sensazione meravigliosa, unica, e che non ne potevo fare a meno. Quel pomeriggio prendemmo molti pesci e verso orario di cena ci avviammo verso casa. Nel tragitto mi promise che avrebbe mantenuto il segreto con tutti, essendo una cosa così importante. Io lo abbracciai per ringraziarlo. Dopo cena andai in camera e mi misi sul terrazzo a godermi il fresco. Era tardi, la campagna era silenziosa, ma poco dopo senti nuovamente la scena della notte precedente: mio zio e mia zia stavano scopando, rumorosamente stavolta però. Sentivo che mio zio insisteva però per scoparle il culo di mia zia ma lei categoricamente si rifiuta. Allora lui furibondo si alzò dal letto e dal nervoso uscì sul terrazzo nudo. Appena mi vide, qualcosa scattò nella sua mente. La notte era particolarmente calda, pertanto io ero completamente nudo se non per un semplicissimo slip che mi nascondeva le nudità. Deciso vedo che si avvicina a me, velocemente. E’ incazzato, gli si legge in volto. Senza dire una parola si avvicinò a me. Io mi alzai per lasciargli il posto sulla sedia. Feci per entrare nella mia stanza ma lui mi afferrò un braccio e con forza mi fece girare contro il muro. Appoggiò il suo gran cazzo sul mio buco del culo e iniziò a sfregarcelo contro. Mi disse all’orecchio che lui voleva fottermi, che voleva infilzarmi il culo e farmi gridare di piacere. Mi disse che voleva sborrarmi nel culo, che voleva scoparmi fino a farmi venire senza toccarmi. Senza dire niente mi girò, prese la mia testa fra le sue mani e mi abbasso, con forza. Mi spinse all’altezza del suo cazzo, e me lo ficcò in bocca. Iniziò a scoparmi la bocca, con forza il suo manganello entrava e usciva dentro di me. La mia eccitazione era incontrollabile, dentro le mutande pochi istanti dopo venni senza nemmeno toccarmi. Poi mi alzò, mi girò nuovamente e in un colpo solo mi sbattè la sua verga dentro. Il dolore era immenso, volevo urlare ma con una mano mi tappò la bocca e cominciò, una volta entrato tutto, a fottermi prima piano, facendolo entrare tutto e poi estraendolo. Il glande era davvero grosso, e tutte le vole per il mio sfintere era un dolore aprirsi. Dopo pochi attimi però, complice forse la mia saliva sul suo cazzo, lo zio riuscì ad entrare più facilmente: il mio buchetto si era abituato, e il dolore poco a poco svaniva e prendeva piede invece una sensazione strava dentro di me: il piacere stava arrivando, violento e voleva essere alimentato. Lo zio capì che i miei gemiti non erano più di dolore, il ritmo era diverso: stavo iniziando a godere. Iniziò allora a fottermi più veloce, sbattendomi il cazzo tutto dentro fino a sentire le sue grosse palle venire a contatto con il mio culo. Il dolore sparì completamente, ed io iniziai a godere come un matto. lo sentivo tutto dentro di me, tutto sino in fondo. Mio zio sembrava un toro, mi fotteva con una foga ed una forza inaudita. Ad un tratto lo estrasse, mi prese e mi appoggiò a pancia in su sul mio letto. Qui rientrò dentro di me, e mis copò con forza guardandomi dritto negli occhi. Vedevo il suo volto, il suo sguardo parlava da solo. Lo zio era un toro, mi stava scopando come un forsennato. Poi sentì il suo cazzo ingrossarsi, e i suoi occhi chiudersi. Con un grido venne dentro di me. Venne tanto, e copiosamente. I getti violenti si infrangevano sulle pareti interne del mio culo, provocando in me piaceri indescrivibili. Senza toccarmi sborrai anch’io, quattro lunghi schizzi che finirono sulla mia pancia. Mi sentivo le viscere inondate, ero pieno di una crema deliziosa. Lui si accasciò su di me, perriprendere fiato. Poi si alzò e silenziosamente uscì prima da me, poi dalla mia camera. Io sfinito mi addormentai…
Il mattino successivo scesi più tardi del solito e la zia, mentre preparava la colazione, mi disse che doveva partire per andare da sua sorella perché non stava bene. Insomma io e mio zio c’è la dovevamo cavare da soli. Risposi che non c’erano problemi, e che avrei pensato io alla casa e al cucinare.

Andai nella stalla dove mio zio lavorava e appena mi vide non disse nulla, continuò a lavorare senza nemmeno salutarmi. Io ci rimasi davvero male, ma mi misi a svolgere comunque le mie mansioni. Verso le dieci andai a salutare mia zia che si raccomandò di fare tutto bene, poi entrai in casa per preparare il pranzo. Ho sempre saputo cucinare bene, la nonna mi aveva insegnato, così preparai un buon pranzetto e alle 12.00 lo chiamai avvisandolo che era quasi pronto. Lui arrivo subito, ma andò in bagnò, si lavò, e poco dopo entrò in cucina. Senza dire niente si sedette, mangiò in fretta e mi disse, a metà tra il furibondo e l’imbarazzato:
‘ieri sera non è successo niente ok?’.
Io annuii, poi abbassai la testa e silenziosamente continuai a mangiare.
Mio zio finito di mangiare si alzò, salì in camera e si chiuse dentro. Io lavai tutto, poi salii anch’io. C’era un caldo infernale perciò abbassai le tapparelle: in penombra era più fresco; mi spogliai, mi gettai sul letto e mi addormentai. Mi svegliò mio zio quando ormai era sera. Subito scesi in cucina e trovai la cena pronta perciò mi scusai, ma lui in risposta rise dicendo che non era successo nulla. Mangiammo, poi mio zio come tutte le sere si mise sotto il portico a fumare. Io invece mi misi a riordinare e rassettare, e finito ciò uscii fuori e mi sedetti sui gradini. Mio zio parlò della bella serata, ma vedevo che girava il collo come se gli dolesse. Chiesi quindi cosa avesse, e in risposta lui mi disse che era stanco, e il mal di collo era dovuto al duro lavorare della giornata. Gli proposi allora un bel massaggio, spiegandogli che ero bravo e di fidarsi. Inizialmente fù scettico, ma poi accettò. Ci spostammo in camera sua, dove si tolse la camicia e pantaloni e rimase in mutande. Quindi si sdraiò sul letto. Aveva un corpo da favola.
Cominciai ad ungermi le mani con dell’olio d’oliva e iniziai il massaggio: prima il collo, poi la schiena sino agli slip. Lui disse che ero bravo e che sarebbe rimasto li per ore. Scesi allora a massaggiare le gambe sino ai piedi, belli grandi, quindi massaggiai le dita anche tra le fessure. Io ero eccitatissimo, ma essendo girato di schiena mio zio non poteva vedermi. Adv Avevo il cuore in gola, e dopo mezz’ora di massaggio da dietro lo feci girare a pancia in su. Iniziai dai piedi, risalii le gambe e, cazzo, era eccitato anche lui e si vedeva parecchio. Il cazzo usciva dagli slip ed era bloccato solo dall’elastico. Continuai il massaggio, risalendo agli addominali e involontariamente sfiorai la cappella: era bella lucida, umida, e aveva la classica gocciolina di presperma. Mi misi a cavalcioni, modi smorzacandela (avevo però i pantaloncini), per massaggiare i pettorali. Mio zio stava in silenzio, con gli occhi chiusi. Nel massaggiare i pettorali strusciavo il mio culo sul suo cazzo. Mi tolsi da sopra e continuai il massaggio in modo contrario. Arrivato agli addominali, facendomi coraggio continuai senza dire niente e gli abbassai gli slip. Nessuna risposta da parte dello zio, il che mi fece capire che apprezzava ciò che stavo per fare. Mi unsi allora le mani con l’olio d’oliva e presi il cazzo in mano: bello, maestoso, nodoso, grosso e cominciai a fargli una lenta sega. Arrivai alle palle, grosse e pelose, e lui allargò le gambe per facilitarmi le cose. Lo massaggiai sino ad arrivare al buco del culo, poi presi in mano il cazzo, mi abbassai e con la lingua leccai la cappella, la inglobai tutta, cominciai a leccarla, a succhiarla, e mio zio mi guardava, si mordeva le labbra. Era in estasi. Leccai bene tutta l’asta, partendo dalla punta e scendendo fino alle palle. Poi risalii e giunto in punta mi rimisi il cazzo in bocca cercai di introdurlo tutto, ma non ci riuscivo: era troppo lungo, troppo grosso e quasi soffocavo! Lo zio appoggiò una mano sulla mia testa e fece pressione in modo da spingermi a farlo entrare tutto. Nel frattempo mi levai i pantaloncini e con l’olio mi unsi il buchetto del culo e lo preparai penetrandomi con le dita. Andai avanti parecchi minuti in questo modo, poi mi rimisi sopra di lui, a smorzacandela, e preso il suo cazzo lo puntai al mio buco e flop, mi impalai tutto. Entrò, e non provai nessun dolore, solo piacere. Mio zio, da fermo che era, cominciò a muoversi, fottendomi. Ma il gioco lo guidavo io, salendo e scendendo su quel maestoso palo con un’abilità che non credevo di avere. Sempre con il cazzo piantato nel culo lui mi sollevò di peso, e cominciò a fottermi stavolta da in piedi. Ero in estasi, lui era meraviglioso, mi sbatteva in modo selvaggio con forza. Sentivo il suo cazzo sfiorare le mie viscere, toccare le pareti del mio intestino. Mi mise a pecorina e continuò a scoparmi. Credevo che prima facesse forte, ma non avevo ancora visto nulla. Sarà stata la posizione favorevole, o il mio sfintere ormai allenato e slabbrato, fatto sta che l’intensità aumentò ancora, e ancora, e ancora. Non ragionavo più, provavo dentro di me piaceri che mai più nella mia vita ho provato. Il piacere mi annebbiava la mente, ero un manichino nelle sue mani. Volevo godere, volevo essere sbattuto da lui in ogni modo e posizione, con tutta la forza che aveva. Volevo urlare di goduria, perdere totalmente il controllo. Mi sentivo pieno di lui e subito senza toccarmi esplosi in un copioso orgasmo. Le contrazioni del mio sborrare lo eccitarono ancora di più, e sentii il suo cazzo ingrossarsi e iniziare a pulsare: ci siamo, di li a poco mi avrebbe inondato di sborra. Non mi deluse, e difatti sborrò una quantità incredibile di sperma dentro il mio culo, e senza uscire da me si accasciò sul mio corpo. Si addormetò, sfinito, con ancora il cazzo semi eretto dentro di me. Delicatamente lo spostai, e andai in doccia per pulirmi. Pensavo a quello che era successo e mi sentivo bene. Tornai nel mio letto e mi addormentai. I giorni successivi potete immaginarveli, come potete immaginare il proseguimento della mia estate. Magari ve la racconterò, o magari no. Chissà.

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