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Mio figlio gay

By 21 Dicembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Mio figlio gay
Quando nella vita si pensa di aver visto tutto e di essere pronti ad accettare tutto, succede sempre qualcosa che manda all’aria le tue convinzioni.
Mi chiamo Nadia, ho quarant’anni ben portati e un figlio Niki di 18 anni che vive con me.
La mia vita non è stata semplice. Circa dieci anni fa ho scoperto di essere attratta dalle donne, non che prima amassi molto gli uomini, a parte il padre di Niki non ho mai frequentato nessun altro.
A ripensarci bene, anche il padre di Niki l’avevo scelto perché non aveva nessuna caratteristica del macho e la nostra vita sessuale era stata molto limitata.
Dieci anni fa ho conosciuto una donna che ha risvegliato i miei istinti addormentati.
Dopo alcuni incontri appassionati nel salotto di casa sua ho capito quale fosse la mia vera natura.
Ho accettato il fatto di essere lesbica come si accetta il colore degli occhi o il paese dove si nasce.
Ne ho parlato con mio marito, gli ho spiegato che era qualcosa che non potevo controllare, lui ha capito e pur dispiaciuto ha accettato il divorzio.
Da molti anni vive in America, ci scriviamo ogni tanto, si è risposato e ha altri figli. Una storia finita.
Quello che da un po’ di tempo mi dà da pensare è Niki.
Ho sempre avuto il timore che, crescendo fra donne e conoscendo soprattutto uomini gay, la sua formazione ne avrebbe risentito. Anche se poi ho pensato, vista la mia esperienza, che l’ambiente può poco rispetto alle proprie inclinazioni.
I miei dubbi comunque si sono presto dissolti. Un giorno, mentre rimettevo in ordine la sua camera, ho trovato in fondo all’armadio un pacco di riviste pornografiche che, e questo ha dissolto tutti i miei dubbi, erano piene di immagini di maschi intenti a fare sesso fra loro.
Avere un figlio gay per una lesbica non dovrebbe creare problemi di tipo morale ma tant’è.
Da quel giorno ho cominciato a guardare mio figlio con occhi diversi. Era un bel ragazzo, non c’è che dire, magro, lineamenti molto delicati, praticamente senza peli e ho cominciato ad immaginare come si sarebbe potuta svolgere la sua vita sessuale.
Poi, un giorno, non potendone più, ho affrontato la questione con lui che non si è mostrato affatto sorpreso della mia scoperta; mi ha detto che sentiva un’attrazione verso gli uomini e che a lui stava bene così anzi, ha chiesto il mio aiuto e la mia complicità.
Non potevo di sicuro fare la moralista così gli ho confermato il mio affetto e gli ho promesso che non lo avrei ostacolato nelle sue scelte.
Certo è stata dura.
Soprattutto quella volta che tornando a casa e sentendo dei rumori soffocati in camera sua l’ho visto per la prima volta fare sesso con un uomo.
La porta era semiaperta, lui era inginocchiato ai piedi di Marco un amico di Elena, la mia compagna, indossava un paio di tanga che da alcuni giorni non riuscivo più a trovare ed era intento a succhiare l’uccello di Marco che, con la camicia sbottonata e i pantaloni ai piedi, guidava la sua testa con la mano. Dai miei tanga spuntava il suo uccello in erezione e quando Marco cominciò ad eiaculare nella sua bocca Niki fu travolto dall’orgasmo. Vidi i lunghi fiotti del suo sperma bagnare i pantaloni di Marco.
Mi ritirai turbata come non mai.
Cercai di analizzare le mie emozioni.
Ero sua madre e quella visione mi aveva sconvolto ma, se mia madre avesse visto me affondare il viso fra le cosce aperte di un’altra donna per esplorare con la lingua ogni piega della sua figa non sarebbe rimasta meno sconvolta.
Marco aveva trentacinque anni ma anch’io avevo fatto sesso con ragazze dell’età di Niki e non mi sentivo certo in colpa per questo.
Cercai di accettare il fatto che era la sua vita e dopo essermi un po’ calmata ebbi un moto di tenerezza verso di lui.
Qualche giorno dopo eravamo in camera mia, un po’ scherzando un po’ sul serio gli dissi che avevo scoperto la sparizione di alcune paia di mutandine e gli chiesi se ne sapesse qualcosa.
Lui scoppiò a ridere e mi rispose che era solo un prestito. Gli feci notare che i prestiti si chiedono.
“Va bene” mi rispose “allora posso chiederti in prestito quel paio di tanga neri con le perline”.
“Sai dove sono” capitolai sconsolata.
Si diresse verso il cassetto con gli occhi che brillavano dalla libidine e cominciò a cercare.
“Dio mamma che bello. Dove li hai trovati” esclamò all’improvviso.
“Cosa tesoro?”
“Questi magnifici arnesi”
D’un tratto mi ricordai che in fondo al cassetto c’erano due dildi lasciati lì da una mia amante occasionale.
“Dove li hai comprati?”
“Non li ho comprati. Li ha lasciati una mia amica. Comunque sei proprio un ficcanaso.”
“Li cerco da tanto. Mi sono stufato di usare astucci di compassi, flaconcini di deodorante e stupidaggini simili'”
“Niki! Risparmiami i particolari e rimetti a posto quei cosi” mi sentivo in imbarazzo.
“Davvero non sai dove potrei trovarli?” mi chiese speranzoso.
“No tesoro. Te l’ho detto non li ho comprati io. Proverò ad informarmi. Vieni qui adesso”
Lo abbracciai
“Ti piacciono tanto questi tanga?” fece di sì con la testa “Allora te li regalo”.
“Grazie sei un tesoro. Vado a provarli.” Mi baciò sulle labbra e sparì.
Andai a prendere i due dildi. Uno era doppio di quelli che le donne usano per i rapporti di penetrazione reciproca l’altro era un normale vibratore di discrete dimensioni. Spinsi il pulsante di accensione e cominciò a vibrare.
Pensai all’uso che ne avrebbe fatto Niki e mi chiesi cosa avrebbe provato nel penetrarsi con quell’arnese.
Io non avevo mai pensato al mio culo come una zona erogena. Non so cosa mi spinse ma riaccesi il vibratore e cominciai a passarlo sulle mutandine fra i glutei. Ebbi una sensazione piacevole ed intrigante.
Mi sfilai gli slip, tirai su le gambe e cominciai a muoverlo intorno al buchetto, la sensazione aumentò e piano piano si trasformò in frenesia. Provai a spingerlo dentro, all’inizio incontrai qualche difficoltà poi, lentamente entrò la punta. La vibrazione stimolava talmente le pareti dell’ano che quasi senza accorgermene me lo ritrovai quasi tutto dentro. Con la mano gli impressi un movimento rotatorio e dopo pochi minuti mi ritrovai in preda ad un orgasmo squassante. Rimasi inebetita per alcuni minuti, mai avevo provato un orgasmo così sconvolgente.
Avevo scoperto una nuova fonte di piacere. Nei giorni successivi ripetei l’esperienza più volte.
Provai anche a coinvolgere Elena in questi nuovi giochi ma non se ne mostrò entusiasta. Il nostro rapporto attraversava un momento di crisi e i nostri incontri erano diventati sempre meno frequenti.
Non mi preoccupai più di tanto, ormai avevo un nuovo amante.
La cosa non doveva essere sfuggita a Niki che ogni tanto, sogghignando, alludeva a ‘certi ronzii rumorosi di incerta natura ‘.
Arrivò carnevale. Niki fu invitato ad una festa in maschera.
“Ho deciso di vestirmi da donna. Mi aiuti a truccarmi?”
“Dovrò prestarti anche un vestito immagino?”
“E un perizoma e le scarpe e le calze.”
“Tutto il mio guardaroba insomma” brontolai.
La sera prima della festa ci dedicammo al trucco. I capelli glieli cosparsi di gel e glieli pettinai dritti in testa colorandoglieli con striature azzurre e viola, per il trucco usai la mano leggera, gli prestai un paio di orecchini facendomi promettere che non li avrebbe persi.
Poi gli mostrai un perizoma nero e un paio di autoreggenti. Gli brillarono gli occhi. Si spoglio in un attimo e indossò il perizoma pavoneggiandosi davanti allo specchio.
“Hai un bel culetto” gli dissi “Però vediamo di darci una mossa.”
Infilò le calze e tornò a specchiarsi.
Presi un vestitino nero con una gomma molto ampia e lo aiutai ad infilarlo ed infine mi chiese un paio di scarpe con i tacchi a spillo.
“Te lo sconsiglio. Se non sei abituato camminerai come un ubriaco”.
“Chi t’ha detto che non sono abituato?” Già che scema pensai.
Devo dire che avevo fatto un ottimo lavoro. Il risultato era perfetto.
“Se non ti conoscessi ti farei la corte” gli dissi.
“Lesbicaccia” mi rispose ridendo.
Stavo per rispondergli per le rime quando suonarono alla porta.
“Deve essere Marco che viene a prendermi.”
“Che schianto” esclamò appena lo vide “se non ti conoscessi ti farei il filo”.
Niki mi fece l’occhietto e si avviò con Marco alla festa.
Io avevo ricevuto alcuni inviti ma non avevo voglia di andare da nessuna parte così, dopo aver visto un po’ di televisione, me ne andai a letto a dormire.
Ad un certo punto della notte fui svegliata da alcuni rumori soffocati, immaginai che fosse Niki che ritornava dalla festa e cercai di riprendere sonno. I rumori però continuavano così mi alzai per andare a vedere. La porta della sua camera era semiaperta e la stanza illuminata dalla tenue luce dell’abatjour.
Mi avvicinai alla porta e sbirciando dentro e vidi Niki in ginocchio sul letto con il vestito alzato sulla schiena mentre Marco da dietro lo inculava.
Questa volta non mi scandalizzai minimamente anzi, fui felice per Niki.
La sera successiva, a causa del mio lavoro, ci vedemmo solo dopo cena, lui venne in camera mia a salutarmi.
“Come è andata la festa?” gli chiesi.
“Bene, bene. Senti il vestito e il resto l’ho messo a lavare. Il vestito si è un po’ macchiato…”
“Immagino anche di cosa” gli risposi sorridendo.
“Vuoi dire…”
“Se vuoi la tua privacy almeno chiudi la porta”.
“Non si arrabbiata vero?”
“No tesoro. Come è andata con Marco?”
“Male. è uno stronzo. Questa mattina era tutto imbarazzato . Mi ha farfugliato che non capiva cosa gli fosse successo, che era ubriaco, che lui quelle cose non le aveva mai fatte ed era meglio non frequentarci più. Insomma io do il culo per la prima volta ad un ragazzo e lui se ne viene con tutte queste stronzate. Oltretutto glie è piaciuto eccome…”
“Capisco come ti senti” lo consolai. Ci sedemmo sul letto e lo abbracciai per rincuorarlo.
“Sono le disavventure che capitano a chi esce fuori dalla norma, è capitato tante volte anche a me. Donne sposate che prese dal momento si lasciano andare e poi si pentono pensando alle conseguenze e buttano tutta la colpa su di te. Ti ci dovrai abituare.”
“Tu almeno hai Elena. Ha proposito è un po’ che non la vedo. Che fine ha fatto?”
Mi allungai sul letto. “Siamo un po’ in crisi. Un po’ tanto.”
Si allungò vicino a me per consolarmi.
“Mi dispiace” e mi abbracciò. “Non che a me piacesse molto, però sapevo che ci tenevi tanto”.
“Le cose cominciano e finiscono. Basta non prendersela troppo.”
“Ecco il perché di tutti quei ronzii…” ammiccò ridendo.
“Stupido screanzato, ti sembra il modo di parlare a tua madre” volevo essere indignata ma mi scappò da ridere.
Ci consolammo un po’ poi gli chiese “Davvero era la prima volta che lo… insomma hai capito.”
“Sì. Era la prima volta che mi facevo… sodomizzare. Avevo fatto altre cose pomp… rapporti orali, masturbazioni reciproche. Volevo farlo la prima volta con un ragazzo che mi piacesse e Marco mi era sembrata la persona giusta. Certo da solo quando mi prendeva la voglia mi sono infilato di tutto. Mi viene una specie di frenesia… non so se hai mai provato ad infilarti qualcosa nel buchetto… ”
“Beh sai” gli risposi ammiccando “tutti quei ronzii…”
“E brava mammina” mi guardò compiaciuto “Allora sai di cosa parlo…”
Annuii.
“Sì so di cosa parli. E cosa usavi per …. Senti chiamiamo le cose con il loro nome. Per incularti.”
“L’idea mi è venuta vedendo quelle penne con tutti quei ricambi. Hai presente?”
“Sì”
“Poi l’astuccio tondo del compasso, l’astuccio di metallo di un sigaro… insomma cose così. Io non ho amiche che mi regalano vibratori.” disse con tono invidioso.
“Ti sei fissato con il mio vibratore.”
“Dai fammelo rivedere” mi chiese.
Aprii il cassetto del comodino e glielo passi.
Lo guardò con attenzione, poi trovò il pulsante per accenderlo.
“Si sono scaricate le pile.” gli dissi.
“Ci credo…” scoppiammo a ridere tutt’e due.
Lo aprì, controllò le pile.
“Ne ho una scatola in camera mia, aspetta un attimo.”
Tornò con due pile nuove, sostituì le vecchie e lo riaccese. Il ronzio basso e persistente riempì la stanza.
Lo provò sul dorso della mano poi, si alzò la maglietta e se lo strusciò sui capezzoli che si indurirono all’istante. Ci scambiammo uno sguardo complice.
“Vuoi che esca?” gli chiesi.
“No. Resta pure.”
Si sfilò di colpo i pantaloni della tuta e gli slip, sollevò le gambe e iniziò a far scorrere il vibratore fra le natiche poi cominciò a spingerselo dentro.
Il suo corpo cominciò a muoversi ritmicamente per favorire l’introduzione poi tirò su le gambe di colpo e con movimenti rapidi e precisi si procurò l’orgasmo.
L’avevo osservato con un misto di tenerezza e partecipazione. Gli passai una salvietta per asciugare lo sperma che gli aveva inondato la pancia.
“è fantastico questo arnese” mi disse ridandomelo.
“Sì. Ormai è diventato il mio amichetto.”
“Dai non ti trattenere” mi disse guardandomi negli occhi” Si vede che muori dalla voglia.”
Non mi feci pregare, mi sfilai i pantaloni e gli slip e mi procurai un solenne orgasmo aumentato dal fatto che mio figlio mi guardasse.
“Spero che me lo presterai qualche altra volta?” mi chiese quando ci fummo un po’ calmati.
“Certo. Sai dov’è. Tu però tieni sempre una confezione di pile di riserva.”
“Contaci.”
Ormai eravamo complici e spesso ci capitava di farlo insieme.
Una sera decidemmo di uscire insieme, ci mettemmo in tiro e, dopo aver cenato e girato per po’ a vuoto, finimmo in un pianobar. L’ambiente era piacevole e rilassato, mi stavo godendo la musica quando mi accorsi della coppia che era seduta a pochi metri da noi.
La donna aveva all’incirca la mia età e mi stava fissando interessata, ricambiai un sorriso di cortesia e la guardai meglio. Era di una bellezza molto sexy ma discreta. Il marito aveva qualche anno di più ma anche lui era a suo modo affascinante.
Con grande sorpresa mi accorsi che stava filtrando con Niki. Tornai con lo sguardo alla donna e lei mi sorrise.
Non c’era alcun dubbio che fosse interessata a me. Ne fui lusingata, se non ci fosse mio figlio pensai.
Dopo qualche minuto Niki si alzò per andare al bar subito raggiunto dall’uomo del tavolo.
Quando tornò mi accorsi che gli brillavano gli occhi.
“Quei signori del tavolo vicino mi hanno chiesto se vogliamo unirci a loro”
“Non mi sembra il caso” replicai.
“Dai mamma” insistette “Lui mi piace molto e credo che tu non sia indifferente a sua moglie”.
“Appunto per questo. Ti ricordi qualche volta che sono tua madre? Ci mettiamo a rimorchiare insieme adesso?”
“Ma dai che c’è di male? Se non ci fossi io accetteresti?”
“Sì. Penso di sì” ammisi.
“E allora, dai siamo talmente in confidenza noi due che possiamo fare tranquillamente queste cose. E poi mica dobbiamo dirgli che siamo madre e figlio”.
L’idea mi intrigava parecchio, erano mesi che non stringevo una donna fra le mie braccia. Lei poi più la guardavo e più la trovavo affascinante.
In fondo, pensai, con Niki avevamo condiviso alcune esperienze erotiche. Mi decisi.
“Va bene. Però mi raccomando che non venga fuori che sono tua madre. Intesi?”
“Certo, certo”.
Si alzò velocemente e si avvicinò all’uomo del tavolo, scambiarono poche parole poi l’uomo si rivolse a me e m’invitò al loro tavolo.
“Venga a sedersi con noi” aveva una voce calda e suadente “mia moglie Nora” ci presentò “Io sono Marco”.
Per tutta la serata non mi degnò più di uno sguardo tutto preso da Niki, a differenza di sua moglie che sembrava veramente affascinata da me almeno quanto io lo ero da lei.
Dopo una mezz’ora circa Marco propose di andare a bere qualcosa da loro “Non abitiamo distanti, seguiteci con la vostra macchina”.
Una volta in macchina Niki manifestò tutto il suo entusiasmo.
“Che bello, sono così arrapato”
“Niki che modo di esprimerti” lo ripresi sorridendo.
“Perché tu non lo sei? Vi ho visto sai come vi guardavate.”
“Ma certo che sono arrapata anch’io. Cosa credi”.
“Visto che ho fatto bene ad insistere”.
Seguimmo la loro fino al cancello di un villino, parcheggiammo e ci avviammo insieme dentro casa.
Marco ci preparò da bere mentre Nora ci guidava in una stanza nel mezzo della quale troneggiava un’enorme vasca d’idromassaggio.
Ci spogliammo e ci immergemmo tutti nell’acqua ribollente.
Nora si accomodò vicino a me e ogni tanto mi carezzava i capelli e il collo mentre Marco e Niki si scambiavano occhiate piene di libidine.
Quando uscimmo dalla vasca i due uomini si asciugarono velocemente e tornarono in salotto. Mentre mi stavo asciugando Nora si avvicinò alle mie spalle e cominciò ad accarezzarmi la schiena, mi girai le presi la testa con le mani e le infilai la lingua in bocca. Mentre ricambiava il bacio le sue mani percorrevano il mio corpo con studiata lentezza.
Quando ci staccammo lei sorridendo mi prese per mano e mi portò in salotto.
Vidi quello che mi aspettavo: Niki inginocchiato ai piedi di Marco intento a fargli un pompino.
Io e Nora ci guardammo sorridendo e ricominciammo a baciarci.
Volevo assaporare tutto il suo corpo così lentamente scesi con la bocca al collo, ai seni, alla pancia e, finalmente, in mezzo alle sue gambe.
Ero pazza di libidine, dopo aver frugato Nora nelle più intime pieghe mi offrii a lei che non chiedeva di meglio.
Mentre eravamo con la testa una fra le gambe dell’altra intente a regalarci l’ennesimo orgasmo udii i gemiti di piacere di Niki che chinato sul divano riceveva fra le sue natiche l’uccello di Marco.
Fu una serata entusiasmante per entrambi.
Passarono alcune settimane quando una sera, al ritorno dalla palestra, mentre mi stavo spogliando sentii Niki avvicinarsi e la sua mano accarezzarmi il culetto.
“Sai mamma che hai proprio un bel culo.”
“Ti piace” ero contenta del complimento.
“Hai mai provato a farlo con uno vero… con un uomo intendo?” capii a cosa alludesse.
“è così diverso?” gli chiesi.
“Sì. è molto meglio. Ti andrebbe di provare?”
Realizzai solo allora cosa stava proponendomi. Ci pensai un attimo sopra e poi gli chiesi
“Sei sicuro di quello che vuoi fare?” Saranno state le sue carezze o il clima che si era creato fra noi la cosa non mi dispiaceva affatto
“Sì. è un po’ che volevo chiedertelo”
“Ma non ti piacciono gli uomini?” gli chiesi meravigliata.
“Sì certo. Ma tu mi piaci parecchio. Sarà il tuo fisico asciutto e muscoloso così androgino o le esperienze fatte insieme non so. Ho proprio voglia di farlo”.
“Dai allora”. Finii di spogliarmi e mi diressi verso il letto lui mi seguì, mi misi in ginocchio e si chinò dietro di me.
La sua lingua cominciò a frugare fra le pieghe del mio buchetto insalivandolo e allargandolo. Poi sentii la sua punta farsi strada dentro la mia pancia. Assecondai le sue spinte e in poco tempo esplodemmo insieme.
“Ti è piaciuto?” mi chiese.
“Tanto. E a te?”
“Anche a me.”
Nei giorni successivi ripensavo spesso a quanto successo e, per quanto mi rendessi conto che la situazione era a dir poco inusuale, non riuscivo a sentirmi in colpa.
Le cose erano andate avanti naturalmente avevamo assecondato i nostri desideri e questa è sempre stata la mia filosofia di vita. Non potevo certo cambiare adesso e, il fatto che Niki la pensasse come me, mi piaceva.
Mentre riordinavo i miei cassetti mi capitò fra le mani il doppio fallo, lo presi in mano e ripensai all’uso che ne avevamo fatto con la donna che me l’aveva lasciato.
Mi balenò un’idea, fra qualche giorno sarebbe stato il compleanno di Niki, gli avrei fatto un bel regalo.
“Per il tuo compleanno non prendere impegni” gli chiesi “ti preparerò una cena con i fiocchi e un bel regalo”.
Ne fu contento “Festeggeremo alla grande” mi disse guardandomi negli occhi.
“Certo”
Quella sera cenammo di gusto e annaffiammo la cena con una bottiglia di spumante.
“La cena era ottima” mi disse ormai sazio “ma il regalo?”
“Aspetta e vedrai”. Mi alzai e mi diressi in camera mia. Mi spogliai, recuperai il doppio dildo e me lo infilai nella fica. Ne rimaneva fuori un’abbondante porzione. Mi guardai allo specchio, ero inquietante, il dildo aveva lo stesso colore della mia carnagione e, con il mio corpo magro e il seno piccolo sembravo una creatura androgina.
Mi affacciai sulla porta.
“Allora piccolo sei pronto?”
A Niki brillarono gli occhi “Vuoi dire…”
“Certo tesoro. Vieni.”
“Fantastico” Mormorò avvicinandosi. Mi guardava affascinato mentre si denudava velocemente, poi si girò e si appoggiò al muro mettendosi in posizione.
Guidandolo con la mano appoggiai il dildo sull’apertura del buchetto. Era tanta la sua voglia che praticamente si impalò da solo.
Cominciammo a spingere insieme fino all’orgasmo.

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