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Racconti Gay

Mohamed

By 19 Febbraio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Dal diario di Marco Everhard Dupont, italo-francese giramondo

Torniamo indietro ai tempi del secondo anno di Psicologia, Erasmus a St.Etienne, otto mesi di follia, la scoperta delle mille sfaccettature della vita.
Incontro Mohamed in un bar di St.Etienne. Io sto bevendo una birra con altri studenti internazionali, soprattutto studentesse. Viene fuori che c’&egrave una festa in una delle residenze studentesche. Mentre ce ne andiamo, vedo questo ragazzo di colore intento a studiare i depliant dell’università. E in un impeto di cortesia, attacco bottone e gli chiedo se &egrave appena arrivato anche lui. Scambi brevi, si chiama Mohamed, viene dalla Sierra Leone. Lo invito alla festa di quella sera. Lui sorride, ringrazia. Lo rivedo nel pub fumoso e denso di bassi, con un grande sorriso mi dice -Hai, visto, sono venuto!- Io annuisco, gli presento Pippo di Bari e non posso fare a meno di notare che Mohamed potrebbe fare incetta di figa in quel pub. Alto quasi uno e novanta, i riccioli corti, occhi grandi e labbra carnose, lineamenti non troppo marcati. Ha un fisico da nuotatore, una camicia variopinta che lascia intravedere una muscolatura soda, levi’s 501 troppo stretti sulle gambe tornite. Io e Pippo siamo con un gruppo di spagnole. Balliamo, tutti annebbiati dalla birra e dalle tre bottiglie di Pernod trafugate al centro commerciale e degli spinelli di hashish scadente confezionati da Pippo di Bari. Continuiamo a bere. Una birra, un whiskey, un bicchiere di vino. Usciamo fuori a fumare nell’aria tiepida di settembre. Le ragazze spagnole cedono e se ne vanno. Pippo sta limonando un’olandese grassa vestita da zoccola. Io mi ritrovo solo con Mohamed a finire una delle canne di Pippo. Dopo un po’ decidiamo di andare via. Deduco che lui viva nella mia stessa residenza. Parlottiamo un po’ sulla via, le voci strascicate nell’ebbrezza. Arriviamo sotto il mio studentato, gli dico.
-Dove abiti?- Lui mi dice che abita dall’altra parte della città, mi chiede se può salire un po’ da me. Io non ci faccio caso, gli dico certo che si. Ci sediamo sul letto nel mio minuscolo studio, a continuare le nostre conversazioni sconnesse.
-Ce l’hai la ragazza?- mi fa lui. Io gli dico di no. Cerco di riportare la conversazione ad altri piani più superficiali.
-Ma ti piacciono le ragazze?- incalza lui, e mi guarda dritto negli occhi massaggiandosi il mento. Io gli dico di si. Lui annuisce.
-E i ragazzi?- E a quel punto non ho più saliva.
-In che senso?- gli chiedo, e lui sorride e si sbottona la camicia e io lo guardo incapace di dire una sola parola. Lui lascia cadere la camicia e allarga le braccia, tende gli addominali ed i pettorali, la schiena dritta e una tensione armonica lungo tutto il suo corpo.
-Beh, sei bello,- gli dico io quasi involontariamente. Ed era bello. La pelle nera sudata nella sera di tarda estate, i muscoli tonici e spessi e lunghi, le spalle larghe ben stondate, le gambe muscolose sotto i levi’s aderenti. E a quel punto noto il pacco che gli gonfia il tessuto spesso dei jeans. Lui mi sorride e mi fa cenno di avvicinarmi. Io ho il cuore a mille, mi avvicino e lui già mi prende la mano e mi ritrovo a toccare la sua carne liscia e calda. Mohamed. Con la mano comincia a palparmi il cazzo, ed io faccio lo stesso, chiudo gli occhi e gli slaccio i jeans e lui se li abbassa e se li sfila con disinvoltura. I suoi boxer neri gonfi all’inverosimile di un cazzo ancora solo immaginabile. Con la mano scivolo nei boxer, sento i suoi coglioni gonfi e una peluria rada, la base del cazzo enorme, mentre lui mi sta baciando sul collo. Mi toglie la maglietta. Mi dice di spogliarmi del tutto. Rimango nudo, quasi tremante, Mohamed mi sta fissando con un sorriso malizioso, io cado in ginocchio ai suoi piedi e gli mordo il pacco, gli sfilo i boxer e mi ritrovo davanti un cazzo eretto oltre i venticinque centimetri, spesso e nodoso, nero come cioccolata. Non capisco più niente, ho solo voglia di leccare quel corpo e comincio a succhiargli i coglioni, lo sento ansimare e mi eccita da matti, glielo prendo in mano. E’ così spropositato di fronte ai miei diciannove centimetri d’ordinanza. Ho voglia di prenderglielo in bocca, allora piano piano lecco e mordicchio la lunga via fino alla sua cappella gonfia. Lo scappello mentre glielo prendo in bocca. Mi riempie. Scopro la mia bocca lunga e spaziosa e inebriata in fantasie di lingue e ritmi alternati, ogni volta affondo semore di più, fino a farmi venire un conato. Ho il cazzo di marmo che mi fa quasi male da quanto &egrave gonfio di voglie. Mohamed sta dicendo a bassavoce -Si, succhiamelo, dai…-, mi tiene la testa saldamente in una mano, la muove su e giù sul suo cazzone al ritmo che gli piace, io mi sento una puttana, e mi eccita da morire. Poi Mohamed mi fa sdraiare sul letto, su un fianco. Io lo vedo mentre tira la tenda, il suo culo a panettone muscoloso e tenero e forte di muscoli come la schiena larga. Ci lanciamo in un sessantanove fatto di gemiti e il suo bacino che comincia ad ondeggiare ficcandomi il cazzo in gola fin quasi a soffocarmi. Ormai non gli sto più facendo un pompino, &egrave lui che mi sta scopando in bocca. Intanto mi succhia il cazzo lentamente, e con della crema idratante mi spalma il buco del culo. Sento fresco, e le sue dita che mi solleticano. Poi il suo medio comincia a premere contro il mio culo ben lubrificato, esita un istante prima di venire risucchiato dentro. Sento caldo, e un senso di violazione terribilmente eccitante. Lui comincia a giocare con il suo dito dentro di me, carezzandomi la prostata, fa avanti e indietro e mi succhia e io gemo di piacere e voglio solo succhiare più forte. Lui esce e poi rientra con due dita, sento il buco del culo aprirsi teneramente alla sua spinta. Ed &egrave allora che per poco non orgasmo e mi metto seduto e gli dico -Scopami nel culo, Mohamed.- Lui ride e mi fa sdraiare sulla schiena, si mette le mie gambe sulle spalle e comincia a premere con il suo enorme uccello contro il mio culo vergine. E centimetro dopo centimetro me lo ritrovo dentro, i movimenti dolci del bacino che si fanno più profondi, decisi. Sento caldo e una sensazione nuova, il suo cazzo che mi riempie mi porta ad un abbandono mai provato. Lo vedo stagliarsi davanti a me, socchiude gli occhi e li riapre e mi guarda, mi tiene per le caviglie e mi incula con foga e con calma, io sento che mi apro sempre di più e ho i brividi lungo la schiena per i suoi colpi che mi sbattono, solleticandomi la prostata.
-Oh, si, Mohamed, scopami, dai, voglio sentirti godere…-
E lui sorride e mi guarda e comincia ad incitarmi con schiaffi sulle chiappe, aumenta il suo ritmo e il mio cazzo prende a pulsare senza che io nemmeno lo stia toccando. E sento l’orgasmo salire inaspettato, -Oddio, Mohamed, si, si, vengo…- E un attimo dopo mi basta scappellarmi per eiaculare tre begli schizzi spessi di sborra sotto i colpi di Mohamed. Lui mi guarda negli occhi, -Ti piace, eh, farti scopare da me?- E poi esce lentamente dal culo, col cazzone duro ancora più grande di prima, e io posso sentire il mio ano respirare e contrarsi. Mohamed si china su di me, mi lecca la sborra dalla pancia e me lo prende in bocca per ripulirlo, dopodich&egrave ingoia tutto il mio seme e si passa la lingua sulle labbra carnose. A quel punto mi prende con forza e mi fa mettere a pecorina, mi sculaccia e poi mi rientra dentro, ancora più in profondità, il ritmo ancora più selvaggio. Mi sembra che il mio orgasmo non sia ancora finito Mi tiene per i fianchi e sento il rumore delle mie chiappe contro i suoi addominali, mi sorprendo ad inarcare la schiena e offrirgli più che posso di me, spalancandomi davanti a lui e alla sua furia. Ora capisco cosa provano le donne, ad essere lì, passive, con la carne di qualcuno che ti riempie di piacere. Mi sento una troia, e aspetto soltanto che Mohamed si avvicini all’orgasmo, ma sembra non venire mai. Dopo altri dieci minuti di colpi nel culo, ce l’ho di nuovo di marmo, -Oh, Mohamed, mi fai godere ancora, voglio che mi sborri nel culo,- mi ritrovo a dirgli. E lui si eccita, e comincia a pompare secco, io lo intravedo nello specchio guardare la mia schiena e continuare a sculacciarmi di tanto in tanto, sento il suo respiro ormai affannato. Me lo prendo in mano e comincio a segarmi, mentre lui ormai ad ogni colpo esce fuori di me e poi rientra fino in fondo, mi sembra che il suo cazzo mi arrivi quasi allo sterno. Mi formicolano le mani e sento il suo cazzo ingrossarsi e pulsare dentro di me. E a quel punto lo sento salire, spingere a fondo, e ho un altro orgasmo, la poca sborra che mi resta schizza sulle coperte del mio letto e mi fa stringere il culo, il che manda Mohamed in estasi. Lo sento martellarmi da dietro con tutta la sua forza, guardo nello specchio e lo vedo godere, lo sento impalarmi a fondo e un attimo dopo sono pieno delle onde calde della sua sborra. E poi passa un tempo indefinito con il suo cazzo che molto lentamente perde l’erezione e mi si sfila dal culo. Lui mi fa mettere a pecorina davanti allo specchio, il mio buco del culo &egrave arrossato, largo, aperto, si contrae e Mohamed me lo lecca con trasporto. Erano le tre passate, ed ero distrutto dalla mia prima ingroppata. Baciai Mohamed sulla bocca e lo salutai. Sapevo che ci saremmo rivisti.
Dal diario di Marco Everhard Dupont, italo-francese giramondo

Dopo un paio di settimane a St.Etienne, mi scopro infoiato come non mai. Mohamed si &egrave appassionato al mio culo, e almeno un paio di volte a settimana finiamo da me o da lui. Da parte mia, non mi stanco mai di avere il suo cazzo spesso nel culo. Non l’ho ancora detto a nessuno, ma non me ne vergogno affatto. Una sera, parlando, ci viene l’idea di andare al Friendly, un pub gay discretamente situato in uno dei vicoli del centro storico. Entriamo con nonchalance, nell’ambiente sovraccarico di colonia e profumi dolciastri e odore di birra. Ci sono una quindicina di ragazzi divisi in due capannelli, e un paio d’altri sono soli al bar a sorseggiare le loro birre alsaziane. Io Mohammed ci guardiamo, ci sediamo fra i due bevitori solitari e ordiniamo una caraffa di ros&egrave. Subito, il ragazzo alla nostra destra attacca bottone, parlando della rivalità vino-birra e altre cazzate da rimorchio. Si chiama Laurent, avrà una trentina d’anni, &egrave smilzo e secco, con la barba ben rasata ed i capelli inturgiditi dal gel. Ha una magliettina attillata comunque troppo grande per il suo fisico mingherlino, dockers beige. Quel che mi piace di lui sono gli occhi chiari e le labbra carnose. Parlando e bevendo, viene fuori che il suo ragazzo lo ha lasciato. Laurent dava la colpa a se stesso e alla sua infedeltà. A quel punto, l’uomo sulla sinistra entra educatamente nel discorso e in uno strano accento dice a Laurent che quello con i problemi era il suo ragazzo, che il sesso non doveva essere una trappola di esclusività. Poi si presenta, si chiama Rudolf, ha quarantadue anni ed &egrave un architetto di Berlino che lavora per il comune di St.Etienne. E’ alto, un po’ appesantito ma fondamentalmente robusto e muscoloso, biondo con un filo di barba ispida. Andiamo avanti a parlare, ordiniamo una birra chiara a testa e poi, fattasi mezzanotte, Rudolf dice che deve andare. Poi si blocca un attimo, ci guarda velocemente uno ad uno e butta lì un -A meno che non vogliate venire da me…-
Io guardo Mohamed e tutti e due ridiamo sotto i baffi. Laurent &egrave un po’ meno convinto, ma Mohamed gli sussurra qualcosa nell’orecchio che lo fa ridere, e due minuti dopo siamo sull’Opel di Rudolf alla volta della sua casetta appena fuori città. In macchina, Mohamed gira in fretta uno spinello, poi lo accende e lo passa a Laurent. L’odore pungente invade la macchina. Non &egrave l’hashish scadente che compro da Karim il turco, &egrave buono, e il solo fumo passivo mi fa girare la testa. A metà strada siamo già mezzi fatti, e vedo nello specchietto Mohamed che sussurra qualcosa a Laurent. Il francesino ridacchia e poi lo vedo piegarsi su Mohamed, cominciare a magnuscargli il cazzo. Sento la lampo aprirsi, lo schiocco dell’elastico delle mutande, e da li in poi Rudolf smette praticamente di guardare la strada, aggiusta lo specchietto e si gode Laurent che succhia il mostro di Mohamed.
-Ti eccita guardarli, Rudolf?- chiedo io
-Da morire,- mi fa lui, e mi guarda in modo strano. Allora decido di doppiare i gesti di Laurent, e mi chino sull’architetto già tutto in tiro. Ce l’ha bello grosso, più corto di quello di Mohamed ma forse ancora più tarchiato. Odora un po’ di urina dopo le pisciate di birra del bar. Lo prendo in bocca, comincio ad improvvisare, gli lecco i bordi della cappella, la punta, sento la macchina sbandare leggermente ogni volta che cambio ritmo.
-Bravo, Marco, si, ci sai fare, con la bocca…-
Poi siamo nel vialetto d’ingresso di casa sua. Usciamo dall’auto, e ci affrettiamo ad entrare. La casa &egrave bella. Rudolf mette sù un po’ di strana musica pop tedesca e stende qualche coperta sul pavimento del salone. Poi mi guarda e dice:
-Dov’eravamo rimasti, noi?- Allora mi inginocchio e di nuovo mi faccio strada verso il suo cazzo dalla peluria biondastra. Laurent &egrave a pecorina per terra, Mohamed gli tasta e gli carezza il culo, gli lecca il buco e poi comincia a schiaffeggiargli le chiappe. -Sei una piccola troia, vero?- Laurent geme, dice -Si.- A quel punto Rudolf mi fa cenno di spostarmi e le due coppie si fondono. Mohamed comincia a penetrare Laurent. Il francesino, si e no un metro e sessanta per meno di cinquanta chili, sembra una quaglietta. Ho paura che Mohamed lo sventri col suo mostro da venticinque e passa centimetri.
-Scopami, bel cazzone nero, sono la tua troia…- dice il francese, che un attimo dopo me lo prende in bocca ed io, in ginocchio, continuo a succhiare il cazzo a Rudolph. Gli palpo le natiche grandi e sode, la sua pancia da bevitore di birra mi eccita inspiegabilmente, succhio i suoi coglioni gonfi, mi rendo conto che li vorrei ingoiare. La stanza ben presto &egrave gonfia di eccitazione. Rudolf mi sussurra all’orecchio che mi vuole inculare, e io mi metto a pecorina.
-Si, Rudolf, voglio farti godere, voglio che mi godi dentro…-
Laurent, per terra su un fianco, ora geme come una vera troia sotto i colpi di Mohamed, -Più forte, tesoro, più forte…- e Rudolf gli dice di prendermelo in bocca. La bocca del francesino &egrave piccola ed abile, più Mohamed lo incula, più Laurent si sbizzarisce a succhiarmelo. I suoi gemiti soffocati dal mio cazzo gonfio mi eccitano da matti. Per non parlare del tarello di Rudolf che ormai mi &egrave entrato dentro del tutto, e senza sforzo mi incula a ritmo serrato. Vedo Laurent riempito davanti e dietro, e allora mi metto anch’io su un fianco, e mentre Mohamed e Rudolf ci inculano con crescente insistenza, io e Laurent ci lanciamo in un infuocato sessantanove.
-Guarda che troie,- dice Rudolf a Mohamed. -Vi piace, eh? Dai, voglio vedervi urlare di piacere come due puttanelle…- Di tanto in tanto, la mia bocca lascia cazzo del francesino e si spinge fino a leccare le palle di Mohamed. Ad un certo punto sento Laurent gridare, tremare e contorcersi, e un attimo dopo il suo cazzo si gonfia pulsando, mezzo moscio sotto i colpi di Mohamed. So che sta per venire, e allora me lo infilo più in fondo che posso.
-Siiii, sii, così, ah, ragazzi, mi fate godere…-
-Sei una troia,- si intromette Rudolf. Dillo, che ti piace prenderlo nel culo.
-Siiiii, ah, mi piace nel culo…oohhhhh…sono una troia…oh, così MOhammed, così, siiiii, ahhh, così, ancora…succhia, Marco, dai, dai, vengo…- Sento la sua sborra inondarmi la gola, e lui grida come se lo stessero torturando. Un attimo dopo &egrave un giocattolo inerte nelle mani di Mohamed, che lo sta spaccando in due. Allora dico a Mohamed di scoparmi in bocca. Lasciato Laurent alla sua estasi post-orgasmica sulla coperta, mi metto a pecorina e mi ritrovo con il cazzone di Mohamed in bocca e quello di Rudolf a slargarmi il culo. Ora si che mi sento puttana. Ho il gusto della sborra di Laurent in bocca e ne voglio altra. Sento Rudolf aumentare l’andatura, gli chiedo di venirmi in bocca. Lui si sfila ma dice no, mi vuole venire in faccia. Si mette in piedi accanto a Mohamed, io sento il mio culo respirare, aperto come una mela, e guardo Rudolf negli occhi mentre si masturba e mi guarda spompinare il cazzone di Mohamed. Un attimo dopo lo sento urlare, e continuando a segare Mohamed mi metto bene davanti al tedesco che mi sborra in faccia colate calde e filanti di piacere. -Ah, si, ah, guarda, guardati tutto coperto di sborra, troia…-
Poi glielo prendo in bocca e succhio le poche gocce rimaste, mentre quasi si piega in due dal piacere. E nello stesso istante, Mohamed viene anche lui, imbrattandomi tutto della sua solita sborrata abbondante. Io continuo a succhiare piano i cazzi di tutti e due. Laurent ci guarda e si sta già masturbando di nuovo. Allora Rudolf gli dice di leccarmi la sborra di dosso. Laurent sorride e comincia a ripulirmi tutto, riempiendosi la bocca di sborra. Poi me la passa in bocca, per la gioia di Rudolf. Gusto l’ammasso filamentoso e amarognolo con vaghe note di mandorla, e glielo ripasso ancora mentre lo metto a pecorina e comincio a scoparlo nel buco già ampiamente aperto da Mohamed. E’ bagnato e non fa resistenza. E’ caldo ed accogliente. Niente da invidiare ad una figa. E da tanto che sono eccitato mi bastano poche pompate per eiaculargli nel culo e spingergli il cazzo fino alla curva del suo retto. Rudolf &egrave già intento a scaldare l’acqua per un te nel bollitore, Mohamed si riveste, ancora mezzo in tiro. Laurent ha il fiatone e il buco del culo totalmente spannato. Io non mi sono mai sentito così puttana.

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