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Racconti Gay

Piove

By 10 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

– Piove, governo ladro!!!

Una sera sfigatissima di metà novembre, un venerdì sera dopo una giornata orrenda di lavoro, un freddo cane’ cosa si può volere di più? ” basta, ce ne ho piene la balle, cambio lavoro!’ dico al mio socio come da un mese a questa parte, probabilmente ce ne ha piene le palle anche lui di sentirmi ripetere sempre la stessa storia’

– Beh, &egrave un buon orario’ andiamo a nanna?

Annuisco, sono le tre e forse &egrave il caso di andare a riposare, abbiamo passato la serata a bere un po’ di qua ed un po’ di la, sono sveglio dalle sei e mezza e la stanchezza comincia a farsi sentire. Partiamo dal parcheggio dell’ultima birreria diretti verso casa, silenzio. La pioggia cade, i vetri della macchina si appannano e devo far andare la ventola perché non vedo niente’

– Andiamo a puttane?

– ‘ lo sai che queste cose non le faccio’

– Nemmeno io, però magari &egrave la sera giusta!

– Guarda, non mi sembra il caso’

Finito il discorso. Ogni tanto se ne parla, ma siamo persone ‘serie’, o quantomeno abbiamo una sfiducia ‘commovente’ relativamente all’igiene personale delle prostitute’ oh, a dirla breve abbiamo paura di prendere qualche malattia; timore penso fondato, con tutto quello che gira’ ” ma si, mettiamo il preservativo!’ ‘tu ti fideresti?’ ‘No” ‘E allora ‘cazzo dici?!’ ‘

– Dai, ti faccio felice, facciamo il puttan tour, sempre che ce ne siano in giro con questo tempo!

Ride. Faccio una piccola deviazione e mi dirigo verso la città, tanto di tempo ce n’&egrave, poi a casa non ho nessuno che mi aspetta’ cinque minuti di strada e si comincia; sotto un distributore di benzina ce ne sono una decina’ quando le vedo (ipocrita? Può darsi, anzi sicuramente ma pazienza, sono fatto così’) penso sempre ‘poverine’, ‘ma chi glielo fa fare’ ed altre amenità del genere’ però a volte mi rifaccio gli occhi, ‘ ‘oh, guarda quella là con gli stivali e gli shorts arancio!!’ ‘mii che figa!” bei discorsi!!! La ‘zona’ &egrave lunga circa tre chilometri, lungo la statale, poi’ poi cominciano i trans. Faccio per tornare indietro.

– Noo, dai, vai avanti ancora un po’!!

– Chi, a vedere i travoni?

– Ma seee, dai, ci facciamo due risate!!

– Va bon, andiamo.

Tiro dritto. Buio, poi sulla destra la zona industriale, figure altre sotto i lampioni con l’ombrello in mano’ gambe lunghe, seni al silicone, forse parrucche’ non lo so, non ho mai verificato quest’ultimo aspetto. Di fronte a noi una macchina ferma, un Mercedes relativamente nuovo, i vetri appannati’ lo guardiamo entrambi, sappiamo cosa sta succedendo sui sedili di quell’auto..

– Certo però che coraggio, chissà cosa ‘prendono su’ quelli lì’

– In che senso, di malattia o nel sedere?

Risata a denti stretti. A sinistra, vicino al cancello di una ditta, eccone un altro’ o altra? Comunque’ sarà alto/a uno e ottanta, indossa un paio di stivali neri con dieci centimetri di zeppa, pelle non troppo scura, una mini arancio e giubbotto in pelle, nero anche quello’ i capelli sembrano castani, tra la luce scarsa e la pioggia sui vetri non vedo troppo bene, sono corti, arrivano all’incirca sulle spalle’ &egrave di spalle, si gira, indossa un paio di occhiali con le lenti rosse, tipo’ tipo quelli di non mi viene in mente chi. Lo ‘passo’, faccio una cinquantina di metri e poi giro la macchina. Torno verso lui/lei

– Dai, fermati’

Il socio mi guarda. Sto andando piano, protesto, ” e se mi prendono il numero di targa?’ ‘ma piantala, chi vuoi che ci sia in giro con sto’ tempo!” va bene, mi fermo. Il trave ci vede, si avvicina, abbasso il finestrino dal lato del passeggero, una folata di aria gelida entra nell’abitacolo’

– Buonasera!!!

Buonasera, dice!!! Con il tempo che c’&egrave come fa ad essere una buona serata per qualcuno che se ne sta sul marciapiede per tutta la notte? Rido, mi copro il volto non so se per no far vedere che sto ridendo o per non farmi vedere (probabilmente più la seconda), il mio socio sta zitto, il trans non parla’ alzo lo sguardo e vedo Fabio ( il mio amico) che mi guarda, probabilmente vuole che sia io a chiedere il prezzo, poi come al solito diremo ‘troppo, troppo’ e via a casa’

– Oh, guarda che figa!?

Non me l’aspettavo. A quanto pare &egrave rimasto colpito’ guardo anche io.

Ha ragione. Appoggiato al finestrino della macchina c’&egrave una persona veramente bella. So che detto così può sembrare banale, infantile, mah’ insomma, come definire una bellissima ragazza qualcuno che sai che &egrave un uomo? Non ci credo, deve essere una donna; i capelli sono lisci, la pettinatura sembra un po’ quella delle teen-ager che ci sono in giro adesso e i capelli non sembrano affatto finti’ insomma, una parrucca non ce l’ha di sicuro. Ma a parte i capelli’ il viso!! I lineamenti delicati, le guance lisce, le labbra carnose ma naturali, la bocca non troppo grande’ si alza gli occhiali e ci guarda negli occhi’ ha gli occhi scuri, moderatamente a mandorla’ chissà da dove viene, per essere orientale mi pare troppo alto/a, e poi i trans della città non sono mica tutti brasiliani? Il mio sguardo scende’ il collo sottile’ il giubbino &egrave aperto e si vede il seno, una terza-quarta trooppo perfetta per essere vera contenuta a stento dal reggiseno’ nessuno ha ancora detto niente, lui/lei aspetta, ci osserva, non sembra scocciato/a dal nostro silenzio, o ha tempo da perdere oppure abbiamo fatto colpo! Ma no, solo che non pare avere fretta e si comporta in modo differente da tutte le prostitute con cui ci siamo fermati a ‘chiacchierare’, loro vanno subito al sodo, ’30 euro bocca figa!!” ha un che di aristocratico, direi esagerando ‘

– Sei una donna, vero?

Ho rotto il silenzio. Non me la sentivo di dire qualche volgarità a una sì splendida creatura, se anche il mio socio &egrave stato zitto vuol, dire che anche lui &egrave a disagio. Perché non sgommiamo via, mi aspetto che mi dica da un momento all’altro’ lui/lei sorride, probabilmente ha capito cosa ho detto’ beh, se non altro non conosce solo i vocaboli ‘classici’ della lucciola’ pare che però non sia in grado di rispondere, o almeno non risponde, ‘ sono curioso. Fabio mi guarda’ ‘per me &egrave una donna’ chissà da dove arriva!!!’ &egrave rimasto colpito davvero anche lui’ l’oggetto della nostra curiosità toglie i gomiti dal finestrino, penso che si sia rotto le palle di aspettarci, si allontana un poco camminando all’indietro’ lascia l’ombrello sull’asfalto e si apre il giubbino, mostra il seno, lo sguardo non sembra quello di qualcuno che mostra la ‘mercanzia’ con volgarità’ quasi timidamente abbassa il reggiseno e ci mostra i capezzoli, di medie dimensioni e turgidi, scuri, ‘ poi le mani scendono ancora, arrivano sulle cosce, prendono l’orlo della gonna e la alzano’ il perizoma &egrave nero, dicono che il nero snellisce ma in questo caso non riesce a nascondere un vistoso rigonfiamento nella zona pubica’ quasi non ci credo’ scosta lo slip di lato e ci mostra il suo arnese’

Silenzio. Saranno passati cinque secondi, non di più. Mi sblocco, ingrano la marcia e fuggo, il mio ‘collega’ non protesta. Nello specchietto vedo il travestito che senza fretta si sistema, raccoglie l’ombrello e ritorna dove l’avevamo trovato.

Sto tremando. Mi sono reso conto che ho passato cinque secondi in adorazione di quel viso eccezionale, di quel corpo stupendo e soprattutto di quello che questo corpo mostrava tra le gambe. Non me l’aspettavo. Mentre lui/lei stava fermo/a sotto la pioggia che bagnava i suoi capelli, il suo viso, il suo corpo io ero fermo a fissare il suo pene, grande come il mio o forse più, duro, eretto come il mio quando funziona, bagnato e luccicante’ una visione sconcertante, non quanto per il fatto che sul quel corpo fosse una cosa stonata ma perché’ perché ci stava bene, insomma!! E poi’ e poi se non avessi avuto il timore di prendermi qualche accidente’ in poche parole, stavo per scendere dalla macchina. Totalmente fatto. Devo essere impazzito. Sarei sceso dalla macchina e l’avrei abbracciato/a, toccato/a ovunque, gli/le avrei baciato la bocca, i seni, sarei sceso lungo l’addome e alla fine mi sarei fermato davanti a quel coso in adorazione, l’avrei osservato, umido e lucente sotto la luce dei lampioni, le vene in risalto e una forma non cilindrica, quasi sfaccettata’ l’avrei toccato, accarezzato, e poi’ l’avrei ingoiato, tutto o almeno tutto quanto mi era possibile ingoiare. Ecco, questo mi preoccupa.

Siamo già un paio di chilometri lontani dal luogo dell’incontro (chiamiamolo così). Nessuno dei due fiata. Guardo il ‘passeggero’, &egrave rosso in viso, chissà cosa sta pensando’ magari si &egrave accorto dei miei pensieri e si preoccupa’

– Torniamo indietro?

La domanda mi coglie di sorpresa. E adesso? Non l’ha detto nemmeno sorridendo, mi giro un attimo e mi sta guardando, &egrave serio, direi che non scherza’ ok, sospiro, mi ‘confesso’, al massimo dopo tre litri di alcool penserà che stia scherzando’

– Io me lo’ me la sarei fatta!

– Anche io’

A ruota libera.

– Ma’ sai cos’&egrave’

– Ti ha sorpreso il cazzo.

– Si.

– Stiamo diventando culattoni.

– Oh, calma, a me la figa piace!!

– Si, ma’

– Ma?

– Era eccezionale!!

– Cosa, il fisico o il pisello?

– Tutti e due, ma’ ecco, avrei voluto toccarlo!!!

A intuito direi che sta parlando di ‘quello’. Penso che’ penso che cazzo, stiamo parlando di un cazzo!!

– Sarà bisessualità?

– Bah, può darsi’ tu gli avresti tirato una pompa?

Siamo a un bivio, tutti e due. Pare che abbiamo pensato entrambi la stessa cosa, ma non vogliamo fare la prima mossa. Lui sta zitto, allora parlo io, tanto nessuno mi prende sul serio, soprattutto quando parlo di sesso’ tutti pensano sempre che quando dico ” non mi tira più’ oppure ” ma no, ma no, con quella lì ho solo un rapporto platonico’ li stia prendendo per i fondelli’

– Io penso di si. Ma’

– ‘ ma non ti fidi. Comunque anche io’

Si &egrave rilassato. Ha capito. Oppure mi sta tirando per il culo’ bon continuiamo con la farsa.

– Se vuoi ti presto il mio!!!

Ride. Mi accendo una sigaretta e tiro giù il finestrino, siamo a due chilometri da casa sua.

– Davvero?

Lo guardo. Sorride ma pare che non stia scherzando. Ci penso un attimo. Vicino a casa sua c’&egrave una strada poco illuminata. Senza chiedere niente mi ci infilo, mi allontano dalla statale. Fermo la macchina, spengo i fari. A destra campi, a sinistra campi, davanti e dietro praticamente niente, intorno il buio e la pioggia. Lui non protesta. La mia sigaretta &egrave a metà, silenzio’ sento il rumore di lui che si muove sul sedile, ha ruotato il bacino ed &egrave appoggiato con le spalle alla portiera, più o meno all’altezza del montante, mi guarda’

Ci frequentiamo, o meglio usciamo insieme da tre anni. Ci siamo fatti delle amicizie in comune, gente che magari conoscevamo già sia io che lui. Ci siamo trovati subito simpatici. Abbiamo bevuto tanto, abbiamo rimorchiato meno (più lui di me, comunque’). Ha vent’anni, gioca a basket, &egrave alto uno e ottanta, suppergiù come me, i capelli neri moderatamente lunghi, curati, gli occhi azzurri, un bel viso e un bel fisico’ il tipo che quando lo vedi lo invidi un po’ e ogni tanto pensi che vorresti essere come lui. Fa strage di diciottenni, io a vent’anni non ci sono mai riuscito, quando no va all’università ‘becca’ fuori dalle superiori, io l’università non l’ho fatta’magari il mio problema &egrave questo. Insomma, &egrave bello e piace, non &egrave una novità. Ma’ ma ora siamo soli, in macchina, in una stradina di campagna senza la scusa di una canna o di una cassa di birra da vuotare. Chissà’ magari pensa le stesse cose anche lui (probabilmente escludendo tutto il discorso relativo a bellezza, fisico e successo con le donne).

Lo guardo anche io. &egrave strano’ alle superiori mi era successa una cosa del genere, ero uscito con un’amica (giuro, amica) e, al momento di salutarla sotto casa sua’ era successo quello che era successo. Ok,, ma lui &egrave’ &egrave un LUI, insomma.

Bisogna accettarsi. Sono così? Sarò così fino in fondo. Lo penso quando mi accorgo che ci sono lati del mio carattere che non conoscevo. Lui mi osserva. I vetri della macchina si sono appannati, la ventola non la accendo, si consuma la batteria, e poi’ la ventola funziona se la macchina &egrave spenta? &egrave bello’ stacco il sedere dal sedile, mi avvicino con gli occhi aperti, se fa per mollarmi un pugno almeno forse riesco ad evitarlo’ urto con la coscia la leva del cambio (non si pensi male, la leva del cambio non finisce ‘lì”)’ non si muove e chiude gli occhi, il mio ginocchio sinistro preme contro il suo, appoggio il palmo della mano sinistra a fianco della sua coscia, con il pollice la sfioro, il mio viso &egrave a dieci centimetri dal suo’ si fa avanti. Sento le sue labbra che premono contro le mie, chiudo gli occhi. Non sembrano poi così diverse da quelle di una ragazza. Si schiudono, la lingua bagna le mie, le apre ed entra nella mia bocca’ &egrave morbida, calda, bagnata, io ho la bocca secca, serro le labbra per umettarle un po’, poi mi avvento dentro di lui, ruoto la testa di lato per’ per fare meglio, diciamo. Ci stiamo baciando, chi l’avrebbe mai pensato. Si fa largo dentro me con sensualità, bacia bene, spero di essere all’altezza’ si stacca. Mi guarda.

– Hai le labbra secche.

– Solo questo?

– No, hai anche la bocca un po’ impastata, ‘ però baci bene.

Ride. Rido anche io, cos’altro posso fare? Riesco a tirare fuori una Brooklyn dalla tasca, tenendomi in equilibrio sulla mano appoggiata al sedile con l’altra la scarto’ ‘Ne vuoi metà?’ ‘Si, dai” butto la carta sul tappetino, tanto domani devo lavare la macchina’ le sue mani si portano sui miei fianchi, sento le dita che premono sui miei scarsi addominali laterali o come diavolo si chiamano e mi invitano ad assumere una posizione relativamente più comoda.

Sono sopra di lui, nella posizione solitamente occupata dalle ragazze quando ci si apparta. Sono alto, tocco sotto il tettuccio, ma vuoi mettere la soddisfazione’ gli passo le mani fra i capelli, sono morbidi, lui sale lungo la schiena, all’altezza del petto, sulle spalle, le mani giunte dietro al mio collo’ mi porta a sé, gli inclino la testa, comincia il secondo giro’ con veemenza, la masticazione mi ha inumidito la bocca, mi sento più a mio agio’ labbra scivolose come piace a me, lingua che si avviluppa alla mia’ gli sfioro le guance lisce, si &egrave rasato bene, non &egrave molto diverso dall’accarezzare una donna, in fondo’ scende fino ai fianchi, mi tira fuori la maglietta da jeans e mi tocca la pelle nuda, un brivido, ha le mani gelide, conficca le dita nella carne e sale lentamente, porta le mani sul petto e con un dito sfiora i capezzoli, mi intrufolo anche io sotto i suoi vestiti, sento il suo calore premendo contro il suo addome, il suo petto’ liscio, duro, lo immagino con i muscoli un poco segnati, gli alzo il maglione, la camicia, la maglietta ed appoggio il viso alla sua pelle, il suo cuore batte forte’ sa di buono, di sapone’. mi piace, mi piace tanto, mordo il capezzolo, poi lo sfioro con le labbra, le mani sulle sue spalle, la pelle d’oca’ mi infila le mani nei pantaloni, sulle natiche, le stringe forte e le allarga’

Torno al mio posto. Un po’ sono spaventato, ho un’erezione incredibile, sento il ‘coso’ che mi fa male tanto preme sui pantaloni. Tiro un sospiro e chiudo gli occhi. Prima che abbia il tempo di girarmi verso di lui me lo ritrovo sopra, sorride, mi bacia e la sua mano si butta sulla mia cintura’ ecco ci siamo, penso. Ci mette poco a sfilarla’ butto giù il sedile, vedo che tocca sotto il tetto e voglio ‘metterlo comodo” lo spavento, il timore &egrave passato. &egrave dritto sopra di me, scivola sulle mie cosce e mi si sistema sulla pancia, la mano lentamente sbottona i jeans, si posa su mio membro, &egrave fredda, lo accarezza da sopra gli slip e poi vi si infila, lo stringe, il pollice sfiora il glande, sorride… muove la mano avanti e indietro, stupendo’ mi verrebbe da dire che si vede che non &egrave alle prime armi ma &egrave ovvio, ha alle spalle anni di esperienza con il suo’ muove il bacino avanti ed indietro, per me &egrave un invito’con un dito sfioro i suoi addominali, sodi, lisci’ sento il calore sul viso, devo essere rosso come un pomodoro, sarà anche vergogna’ in un attimo gli slaccio la cintura e sbottono la patta, i suoi slip bianchi, il suo cazzo (perdono per il termine scurrile, ma penso di avere esaurito i sinonimi) li riempie, aspetta solo di essere tirato fuori’ lo accarezzo con il palmo della mano, le vene leggermente in rilievo, sarà lungo più o meno come il mio, niente di eccezionale, però &egrave bello, incurvato verso l’alto’ mah, però ad una seconda stima direi che forse &egrave un poco più grosso di quello del sottoscritto’ il glande &egrave gonfio, rosso’ un po’ di peli sul pube, non troppi, chissà, magari si rade anche lì’alzo lo sguardo e vedo lui che mi fissa, poi fissa il ‘suo’ con aria orgogliosa, mi sorride, ricambio.

– Lo vuoi?

Si che lo voglio!!! Dopo tutti i discorsi di prima!!!! Però’ ma sarò il primo? Ok, probabilmente non sono cose da pensare in momenti come questo’ cosa faccio, glielo chiedo? Con che faccia?!

– ‘ non ti preoccupare, sei il mio ‘primo uomo”

Mi ha letto nel pensiero. Comincio a credere alla telepatia’ va bene, mi fido. E adesso? Come si fa? Mi vede titubante, pensa bene di togliermi dall’impaccio e lo avvicina alle mie labbra sfiorandole, odora di pelle e di’ di’ di detersivo, diciamo. Che idiota che sono, certo che si lava!!! Va bene, ci sono. Gli sfilo un poco i pantaloni, abbasso gli slip e metto le mani sulle sue natiche, si irrigidisce, pelle d’oca perché ho le mani fredde, ha un sedere veramente di marmo, lo accarezzo, su e giù dolcemente, poi aumento la presa, lui si inarca, si spinge avanti, apro la bocca e lo lascio entrare.

Strano, di solito sono le ragazze che fanno queste cose’ non ha un brutto sapore’ e poi, sbaglio o lo desideravo? Adesso &egrave mio, devo darmi da fare. Serro le labbra e cerco di produrre un po’ di saliva, seguo i contorni della cappella con la lingua, &egrave liscia, la succhio, avanti e indietro lentamente ricordandomi che alla mia ex dicevo che era meglio ‘spingere’ che ‘tirare’, si muove anche lui, mi prende la testa e me lo spinge più a fondo, sento la punta sul palato e la saliva che arriva, i peli pubici sul naso, comincio a muovermi più velocemente e lui asseconda i miei movimenti’ ci ho preso gusto, le mie mani stringono le sue natiche, le allargo, spinge ancora più a fondo, gli piace e piace anche a me, porto una mano davanti e gli accarezzo i testicoli e la base del ‘coso’, li stringo leggermente, sembra gradire, sfioro l’interno coscia, mi spingo ancora su alla base dello scroto e poi indietro’ mi ritorna in mente il trans di prima, con non molta immaginazione il mio primo pompino potrei averlo fatto a lui/lei’ riporto la mano sul sedere e lo apro, scendo verso il basso e con il dito medio sfioro il suo buchino umido, allarga le gambe, i muscoli si contraggono’ mi fermo, lo lascio uscire.

La punta del suo pene all’altezza del naso, un colpo di lingua, &egrave umido, bagnato, con la mano destra lo stringo, &egrave caldissimo, molto più di quanto non sembrasse in bocca, pulsa, lui contrae i muscoli e il ‘coso’ punta verso l’alto, stringo di più e muovo la mano con quel movimento che conosco fin troppo bene, solo mi appare strano farlo su qualcosa che non sia il mio’ alzo lo sguardo e vedo il suo sorriso, mi sta guardando, ridendo mi dice che sono una puttana e gli rispondo un ‘può darsi’ con un sorrisetto malizioso, il palmo della mano sinistra sui suoi testicoli come a soppesarli, li stringo un poco e aumento il ritmo del movimento, il dito medio punta il buco, stringe le natiche il pudico ma si vede che gli piace’ no, stasera non me la sento di entrare, mi limito a seguirne i contorni, anche lì poche peli, sembra quello di una donna, gli chiedo se si rade proprio dappertutto e mi risponde che non tutti sono pelosi come me, ‘grazie’ e rido, gli do dello stronzo’ e me lo ricaccia in bocca, chiudo le labbra più di prima e riprendo a spompinarlo con veemenza, la sua mano sinistra mi preme sulla mia nuca mentre l’altra rovista nelle mie mutande, trova quello che cerca e lo stinge, quasi mi fa male, si muove in modo convulso, irregolare, in mezzo alle sue natiche il suo sudore, la schiena asciutta e calda, affondo le unghie nella pelle, si inarca, mi piace un casino quando fa così, aumenta ancora il ritmo del suo movimento con il bacino’ poi esce.

Lo guardo, mi guarda, penso di avere capito che sta per venire. E poi dicono che siamo degli animali!!! Pensa te, mi ha dato pure il preavviso!!! Un vero gentiluomo!!! Lo capisco. Tra le (non molte) ragazze che ho avuto nessuna ha mai ‘portato a termine’ il lavoro’ ” se veramente sono una puttana, dovrei andare fino in fondo, no?’. Rido, ride anche lui, ormai non ho limiti (oddio’), se sono arrivato a mettermi in bocca il pisello di un mio amico lo farò anche venire, no? ” e poi, se vieni fuori mi sporchi il maglione’ vabb&egrave, quello si lava, ‘ ma i sedili della macchina?!’ gli espongo questa mia teoria, ” se proprio insisti”, ” insisto” e riprendo il mio lavoro, più lentamente, con la mano’ &egrave veramente durissimo, probabilmente manca poco’ onde evitare inutili ‘spargimenti di sangue’ lo ingoio, progressivamente aumento il ritmo, mi spingo fino a sfiorare con le labbra il suo pube, capisco che ‘mi arriva fino in gola’ o ‘gola profonda’ non sono solo modi di dire (chissà, magari sono un virtuoso della pompa!!), con le mani continuo a toccargli i testicoli, il sedere, le cosce’ i suoi muscoli continuano a contrarsi, si muove, appoggia il viso allo schienale del sedile posteriore e mi blocca sotto di lui, respira sempre più velocemente’ dentro la mia bocca il ‘suo’ sussulta una, due, tre volte, poi’ un getto violento sul fondo della cavità orale, poi un altro, sempre forte, e un altro ancora, provo a non deglutire, ancora uno di minore intensità, ho la bocca piena del suo sperma’ rallento il movimento e ne ingoio un po’, cominciava a mancarmi il respiro’ &egrave vero, ha un gusto dolciastro’ lo stesso odore del mio, misto a quello della pelle del basso ventre’ &egrave caldo, caldissimo, pastoso’ lo trattengo ancora un poco e con la lingua lo ‘spalmo’ intorno al suo membro, deglutisco, sfioro la punta del glande e dalla piccola ‘bocca’ esce quella che sembra essere l’ultima goccia, la lecco via’ pare che non ce ne sia più. L’erezione comincia a scemare, lo lascio uscire tentando di non sporcarmi, lui si rialza, mi guarda con gli occhi stanchi, il respiro ritorna lentamente alla normalità’ il ‘coso’ &egrave lì, davanti ai miei occhi, lo afferro alla base con due dita e lo pulisco con la lingua dalla mia saliva e dal seme di cui l’ho cosparso mentre diventa sempre più piccolo’

– Vuoi un fazzoletto di carta?’ guarda se riesci a prenderlo, c’&egrave il pacchetto lì, nella tasca della portiera’

Senza dire niente trova il pacchetto, ne estrae uno e se lo pulisce, poi ne tira fuori un altro e se lo infila negli slip insieme all’attrezzo, se lo sistema un po’ e ritorna al suo posto’ io resto lì, sdraiato sul sedile con i pantaloni sbottonati e il coso duro fuori dalle mutande appoggiato sul ventre’ fuori non si vede niente, i vetri sono completamente appannati, non si sente niente’ che ore saranno? Le quattro e dieci’ &egrave veramente tardi, non vorrei che i suoi gli rompessero le palle per l’orario’ alzo lo schienale’

Si muove, mi si avvicina e mi bacia, dolcemente, sembra che cerchi di raccogliere i resti che mi ha lasciato prima, poi si allontana’ ” grazie”, con una voce gentile, quasi stesse chiedendo scusa’ gli occhi bassi si alzano e mi fissano, bellissimi’ sfiora ancora le mie labbra, poi sorride’

– ‘ spero sia stato di tuo gradimento!

– Una professionista non avrebbe saputo fare di meglio’

– ‘ ma vai a cagare!!!

Risate. Lo so, ridiamo tanto’

– Ti porto a casa, si &egrave fatto veramente tardi.

– E io?

– Tu’ aspetterai’ anzi, che cazzo dico, aspetterò io, ‘ adesso &egrave tardi, il ‘mio momento’ me lo voglio godere, non voglio una roba veloce.

– Va bon’

Il mio pisellino si sta spegnendo. Lo rimetto al suo posto, abbottono tutto, allaccio la cintura e riaccendo la macchina, la ventola al massimo per spannare il parabrezza, le do una mano con lo straccio’

Un minuto di silenzio ed eccoci di nuovo in marcia, il viottolo sbuca su un’altra strada asfaltata, ‘ piove ancora, via con il tergi’ siamo davanti a casa sua.

– ‘ no, no, niente bacio della buonanotte, magari ti vede qualcuno’

– Beh, per quanto possa essere utile, grazie e buonanotte.

Apre la portiera’

– Ah, ascoltami: ci sentiamo?

– Domani ho la partita, per la settimana prossima si vedrà’

– Ok. Buonanotte.

– ‘notte’

Riparto. Ecco, &egrave andata’ certo che a pensarci bene non &egrave mica una cosa tanto normale!!!! Ho ancora in bocca il suo sapore’ il membro si riattiva, ripenso a quello che &egrave successo e lo sento che spinge, vuole anche lui almeno lo scarico a mano’ arrivato a casa mi masturbo nella doccia, nudo, pensando a lui, al ‘suo’, a me sotto di lui, al trans visto prima’ punto verso l’alto inarcandomi e vengo quasi subito, due fiotti di liquido schizzano in aria e ricadono sul piatto, il resto mi cola sulla mano’ caldo, denso ed appiccicoso’ un brivido mi scuote, il pene impiastricciato, porto la mano alla bocca, lo assaggio, lo stesso sapore di prima’ poi come al solito i rimpianti; succede sempre così, dopo l’orgasmo via a pensare ma cosa ho fatto, come mi possono venire in mente certe cose’ e via dicendo. Pulisco tutto, vuoto la vescica, mi faccio il bidet, mi lavo i denti e mi infilo sotto le coperte dopo essermi messo il pigiama. La casa &egrave silenziosa’ ah, caro vecchio bilocale da quaranta metri quadri!!! Dalle ante chiuse filtra la luce dei lampioni’ non riesco a dormire. I rimorsi di prima sono scomparsi ed &egrave ritornato il desiderio, ma’ come faccio? Con che faccia mi posso fare sentire ancora con lui? E gli altri? Sospetteranno? Che faccio’ il cellulare &egrave ancora acceso, gli mando un sms… vigliaccata finch&egrave si vuole, ma chissenefrega’ ‘sabato prossimo?” passa qualche minuto, ma si, tanto starà dormendo’ risposta. Oi, &egrave ancora sveglio!! ‘va bon, che si fa, dove si va?” ‘vieni a trovarmi?” ‘cena?” ” se ti va, anche altro”’ ‘si può fare. E con gli altri?” ci stava pensando anche lui’ ‘segreto?” ‘ok. ‘notte’ e grazie” ” per te questo ed altro. ‘notte” ‘scemo, vai a dormire!’.

Sorrido. Spengo tutto e mi infilo sotto le coperte.

Domani &egrave un altro giorno’.

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