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Racconti Gay

Pornochef

By 20 Marzo 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Finalmente ho trovato lavoro in un ristorante come si deve!
Dopo aver girato fin troppe cucine in cui nemmeno gli scarafaggi avevano il coraggio di nidiare, a contatto con pseudo-chef che a malapena distinguevano le olive taggiasche dalla cacca di ratto che trovavano in dispensa, relazionandomi con capisala il cui unico obbiettivo era dare fondo ai fondi delle bottiglie che rimanevano sui tavoli, finalmente un locale come si deve, con uno chef coi cazzi e controcazzi e un caposala che sa come fare il suo lavoro.
Certo, la paga non &egrave da gourmet, ma quello che imparo ha un valore inestimabile.
Oltre a Chef Giorgio in cucina c’&egrave Tony come aiuto-cuoco e io come secondo aiuto-cuoco. Praticamente mi tocca sbucciare aglio, affettare cipolla, pulire e sfilettare il pesce, riordinare la cucina a fine servizio. Chef Giorgio mi ha fatto pure preparare qualche piatto che ha passato il suo esame ed &egrave tornato pulito dalla sala.
A volte il lavoro &egrave stressante, soprattutto nei fine settimana quando la sala si riempie e facciamo anche due servizi, ma i capi sanno lavorare e portiamo a compimento tutto nel miglior modo possibile.

Il mercoledì &egrave il giorno libero di Tony, in cucina restiamo solo io e Chef Giorgio. Giorgio arriva di buon’ora con molti ingredienti freschi appena acquistati ai mercati generali. Mi fa sentire il profumo del basilico, del sedano; mi svela i segreti del pesce, dei suoi occhi, delle sue squame e dei suoi colori; i tagli migliori del manzo, cosa serve per preparare cosa; perfeziona le mie tecniche di uso del coltello, mi spiega le proprietà dei diversi materiali delle pentole.
Pendo dalle sue labbra. Ogni sua parola mi riempie il cuore.
Sto sfilettando un branzino e incontro qualche difficoltà in più del dovuto. M’impegno ma quel maledetto pesce non ne vuole sapere di tagliarsi come si deve. Improvvisamente sento le mani di Chef Giorgio sulle mie, il suo petto dietro di me e il suo viso sulla mia spalla. Il cuore mi manca di un colpo.
‘Tienilo così,’ mi dice e mi mostra come fare girando la mia mano sul pesce, ‘il coltello deve entrare in questa maniera.’ la lama affonda nelle carni bianche del pesce e per magia prendono la forma che lo Chef vuole dar loro.
Quando finisce non stacca le mani dalle mie. Io sento il cuore che rimbalza nel petto. Mi volto vesto di lui e trovo i suoi occhi fissi nei miei e il suo sorriso caldo e invitante.
‘Credi forse che non ti abbia capito?’ mi chiede. Io ciarfuglio qualcosa che non riesco ad intendere nemmeno io. Lui sorride ancora di più e poi appoggia le sue labbra sulle mie.
Una scossa di passione attraversa il mio corpo e il calore mi avvolge. Mi sento vibrare dalla punta dei piedi a quella dei capelli, passando per il bacino ed il sesso che comincia a inturgidirsi. Forse attendevo questo momento dal primo istante in cui ho incontrato Chef Giorgio.
Giorgio mi stringe la testa con le mani e fa roteare la sua lingua contro la mia. I nostri corpi incollati. Io lo cingo per le spalle e mi abbandono al suo bacio. Voglio essere completamente suo.
Lo Chef si allontana da me e mi guarda con i suoi occhi chiari. Le sue sapienti mani mi accarezzano il petto, s’insinuano tra i bottoni della giacca, poi scendono, scendono, scendono. Slacciano i bottoni dei pantaloni e raggiungono il mio sesso eccitato, lo stringono e lo portano alla bocca.
L’umido calore delle sue labbra mi assorbe completamente. Mugolo di quel piacere che solo un pompino fatto con grazia sa donare. Giorgio lavora di labbra e di lingua. Si muove con la testa su e giù per la mia asta. Stuzzica la cappella con i denti.
Come l’ha preso in bocca lo abbandona. ‘Girati.’ mi ordina con il suo fare deciso ma gentile, lo stesso modo con cui comanda la cucina. Io obbedisco e mi giro verso il piano di lavoro, ci appoggio le mani. Lui mi fa aprire le gambe, mettendo in mostra il mio fiorellino posteriore. Ci appoggia una mano e comincia a massaggiarlo. Godo di quel trattamento. Prende dell’olio extravergine e me lo spalma sul buchetto. Quindi ripete la frizione con il suo cazzo. Stringendomi le ànche lo punta e m’impala. Lo sento entrare e farsi strada dentro me. Mi toglie il respiro. Non &egrave un grosso calibro ma i primi colpi sono sempre dolorosi.
Giorgio non &egrave irruento, si muove con delicatezza e nel frattempo mi strizza i capezzoli e mi bacia il collo. Il dolore si scioglie nel piacere che riesce a regalarmi. Quando sente che la strada si &egrave aperta inizia a scoparmi con ritmo.
Lui ansima e io gemo mentre con una mano mi sego il cazzo teso.
Improvvisamente si apre la porta della cucina. Io resto paralizzato. Sulla soglia vedo Renato, il capo-sala.
‘Ah-ah!’ esclama, ‘Vedo che qua ci si diverte, invece di lavorare! Bene, bene, bene”
Sento che dentro di me Giorgio non accenna a fermarsi, come sarebbe logico immaginarsi. Mi volto verso di lui per cercare un supporto e incontro il suo sorriso. ‘Non preoccuparti.’ mi dice accarezzandomi il volto. ‘Renato sta scherzando.’
Difatti vedo il capo-sala avvicinarsi a noi slacciandosi i bottoni dei pantaloni. ‘Non vorrete fare una cosa solo tra voi?’ dice col sorriso che gli riempie il volto. ‘Mica sarete così egoisti?!?’ si arrampica sul piano da lavoro e mi offre il suo cazzo da succhiare. &egrave davvero una bella nerchia, un diametro importante con una cappella rossa e un’asta venosa. Adesso che ho capito come funziona la cucina mi abbandono e mi getto su quel grosso salame di carne.
Ha un intenso odore di maschio, un profumo che mi manda in estasi. Lo succhio e lo lecco, lo meno e lo stringo. Lo voglio tutto per me.
Giorgio continua a scoparmi per bene. Lo sento che corre nel mio culo e godo un mondo. Poi si toglie e lascia un grande vuoto dentro me.
‘Adesso scopami tu.’ mi dice lo Chef mostrandomi il suo culo. Io mi avvicino, quasi timoroso, poi lascio cadere della saliva sul buco e inizio a massaggiarlo. Lo penetro con le dita per preparare la strada.
Strada che non deve preparare Renato che m’incula senza remore. Sento lo strappo del suo grosso cazzo mentre mi scopa. Oddio’ mi devo abituare a questa dimensione’
Lascio che il capo-sala faccia il suo dovere e mi concentro sul culo di Giorgio.
Lo trovo rilassato, pronto per me. Non mi faccio più scrupoli e punto la cappella, poi spingo ed entro. La resistenza iniziale lascia il posto ad un caldo godimento. Lo sento che geme sotto i miei colpi come io gemo sotto quelli di Renato.
La catena &egrave completa. Giorgio si mena il cazzo e noi fottiamo. Ormai l’asta di Renato ha trovato il suo posto e il suo ritmo. Un piacere immenso mi pervade mentre scivolo rapido nel culo del mio superiore che ansima e mi incita a fotterlo senza tregua.
Improvvisamente sento il suo culo pulsare e stringersi. Capisco che sta per venire. Il suo grido si alza nella cucina e sento la sborra schizzare dal suo cazzo. Questo mi fa cortocircuitare il cervello. Affondo ancora un paio di volte e poi sborro anch’io, riempiendo il suo culo del mio caldo nettare.
Le contrazioni del mio ano si ripercuotono sul mio chiavatore. Mi stringe le anche e il suo seme m’inonda le pareti del culo. Il godimento &egrave completo. Io abbraccio Giorgio e Renato si affloscia su di me.
I nostri corpi caldi a contatto e stretti l’uno all’altro. I nostri fiati pesanti si mischiano insieme nelle parole che non riusciamo a dire.
Il primo che si risveglia da questo nirvana &egrave, pratico come sempre, Renato. Solleva il suo busto dalla mia schiena ed estrae l’uccello mezzo moscio dal mio culo. Sento un pop nell’istante in cui la sua calda verga mi abbandona.
Seguo il suo esempio e tolgo il mio uccello da Giorgio che si gira verso di me e mi porta una mano alla bocca.
‘Il mio sugo per te.’ dice. Io lecco le sue dita coperte dal suo seme ancora tiepido. ‘Non preoccuparti,’ torna a dire, ‘questa &egrave solo la prima lezione di nouvelle cuisine.’ e mi rifila una strizzata al cazzo che si sta ammosciando.
Per le vacanze estive Chef Giorgio ci invitò nella sua casa sul lago. Era una villa immersa in un grande giardino ben curato, come ben curato era ogni particolare della casa.
Particolari retrò davano allo stile moderno un tocco di calore e di accoglienza, ci si sentiva davvero a casa. La giornata di splendido sole completava il quadro idilliaco. Mi sarei goduto appieno quei giorni di puro relax. Mi sarei goduto il lago e mi sarei goduto la compagnia.
Oltre a Chef Giorgio anche Tony e Renato erano della partita, e avevano pure invitato un nuovo cameriere, giovane e dai muscoli guizzanti sotto la camicia bianca.
Con Mirko instaurai subito un rapporto di intesa, eravamo i più giovani della brigata e avevamo gli stessi gusti musicali. Passammo il viaggio a parlare dei nostri gruppi preferiti e di cosa avremmo fatto loro nei camerini.
Giorgio distribuì le stanze, Tony avrebbe avuto una camera tutta sua, Giorgio e Renato avrebbero dormito nella camera padronale e io e Mirko nella seconda degli ospiti. La stanza al primo piano aveva una vista spettacolare sul giardino che dava sul lago. M’imbambolai a guardarlo con la borsa ancora in mano.
‘Come sono questi tre maiali?’ mi chiese Mirko mentre sistemava la sua roba nell’armadio.
Mi girai e cercai di capire che cosa intendesse dire. Se avesse accettato la vacanza solo per convenienza o se anche lui apprezzava i piaceri del sesso gay.
‘Dico, non &egrave che sono tre maniaci che ci violentano e ci fanno a pezzetti?’
Scoppiai a ridere, anche se queste cose mi solleticano l’istinto di sopravvivenza. Non avevo pensato a un’ipotesi del genere. Conoscevo i tre da quasi quattro mesi e non mi avevano mai dato l’impressione di essere ‘cattivi’. Magari Tony &egrave un po’ più ombroso degli altri e Renato pretende molto sul lavoro ma al di là di questo niente di più.
‘Non credo che ci abbiano portato qui per farci la pelle. Di sicuro ci hanno portato qui per farci il culo.’ risi ancora, ‘E credo che vorranno che noi facciamo lo stesso con loro.’ gli accarezzai il viso. Assomigliava a Ashton Kutcher, avrei voluto baciarlo seduta stante.

Infilammo i costumi e imbracciammo i teli e ci dirigemmo al piano terra.
‘Venite, voi due.’ sentimmo chiamare quando mettemmo piede in sala, ‘Qua fuori!’
Avevo pensato che i costumi e i teli servissero per il lago, invece nascosta tra le piante c’era una grande piscina dalla forma morbida. I tre stavano sulle sdraio nudi come mamma li ha fatti. Tony sorseggiava una birra mentre Renato e Giorgio due cocktail trasparenti e ghiacciati.
‘Cosa fate ancora vestiti?’ disse Renato. ‘Pensate di essere in piscina con l’oratorio? ahahaha.’
Giorgio e Tony risero di gusto. Io e Mirko ci guardammo e ci togliemmo il costume per poi prendere posto su altrettante sdraio.
Io non amavo stare al sole, mi scottavo in fretta, quindi scelsi un angolo in ombra dal quale potevo vedere i miei quattro compagni abbrustolirsi ben bene. Vedevo le loro salsicce far capolino tra le gambe e potevo notare come quella di Mirko fosse una salsiccia davvero notevole.
Dopo una decina di minuti fu il padrone di casa a rompere la silenziosa tensione che si era creata, mi si avvicinò con un bicchiere in mano. ‘Non hai ancora assaggiato il mio Daiquiri.’ Detto questo infilò l’uccello nel bicchiere e me lo offrì. ‘Provalo dalla mia cannuccia.’
Non me lo feci ripetere due volte e aprii la bocca su quell’asta di carne ora morbida che avrei fatto crescere con il lavoro delle mie labbra.
Anche sulle altre sdraio le danze si erano aperte. Renato stava scopando la bocca di Mirko e Tony gli stava facendo un bel lavoretto sul suo biscione. Vedevo testa e mano che correvano lungo il grosso cazzo.
Io mi gustavo il sapore di Giorgio mischiato a quello del Daiquiri, sentivo il suo calore sotto il fresco del ghiaccio. Ogni tanto Giorgio lo infilava di nuovo per rinfrescare il gusto. Quando ebbe l’uccello troppo duro per metterlo nel bicchiere me lo versò sul petto. Il primo impatto fu tremendo. Il freddo mi avvolse quasi completamente e sentii il mio cuore mancare di un battito. Poi Giorgio si tuffò su di me e iniziò a leccarmi i capezzoli succhiando il ghiaccio e il cocktail. Il piacere prese a farsi largo dentro e fuori di me.
Attratti da quella scena come delle api sul miele anche gli altri si fecero intorno alla mia sdraio. Renato si prese cura del culo di Giorgio, Tony mi offrì il suo tozzo cazzo dal diametro imponente e Mirko si avventò sulla mia asta che svettava dritta verso il cielo azzurro. Mentre succhiavo sentivo le labbra del giovane cameriere fare su e giù sul mio sesso e la sua mano che cercava il mio buchetto posteriore. La lingua di Giorgio mi martoriava i capezzoli. Io lavoravo Tony con bocca e mani.
‘Vediamo come te la cavi con Mirko.’ mi sussurrò sorridente Chef Giorgio. Io spalancai gli occhi, terrorizzato e scossi la testa. Quel lungo serpente mi avrebbe aperto a metà. Cercai di dire qualcosa ma le mani di Tony mi tenevano le testa ancorata al suo uccello che faceva dentro e fuori dalla mia bocca.
Renato arrivò con una confezione di lubrificante e lo spalmò sul cazzo di Mirko, Giorgio fece lo stesso col mio buco di culo, curando ben bene sia l’orifizio che l’interno. Ero molto spaventato ma anche molto eccitato. Non ne avevo mai preso di quella lunghezza.
Sentii la cappella appoggiarsi al mio buco, feci un bel respiro, soprattutto mentale visto che avevo la bocca piena di Tony, e accolsi quel bestione. Forse ben conscio delle sue dimensioni, si dimostrò delicato ed entrò con grazie nelle mie carni. Sentii lacerarmi lo sfintere e raggiungere punti che nessuno mai prima d’ora aveva raggiunto. Iniziò a muoversi lentamente, lasciando che il mio corpo si abituasse a quella presenza.
Renato aveva cominciato a spompinarmi, per alleviare il dolore che provavo nel culo. Tony aveva abbandonato la mia bocca e si era portato alle spalle del capo-sala, infilandogli l’uccello tra le natiche. Giorgio accarezzava il culo di Mirko e lo baciava sul collo, spronandolo a fottermi fino in fondo. Non credo ci fosse bisogno di dirglielo, me lo sentivo fin quasi in gola. Il dolore iniziale lasciava il posto al piacere e stavo godendo come un matto. Gridavo il mio piacere con frasi sconnesse e chiedevo a tutti di metterci tutto l’impegno possibile.
Chef Giorgio mi presentò il suo affare e iniziò a scoparmi la bocca. L’orgia era al suo culmine.
Il primo che perse il senno fu Mirko, si tolse dal mio culo e schizzò sul viso di Renato e sul mio uccello. Io lo seguii a ruota, inondando la bocca del capo-sala del mio caldo nettare, Tony invece gli riempì il culo quasi contemporanemente.
‘Bravi!’ diceva Giorgio continuando ad affondare nella mia bocca. ‘Vi voglio belli sborrosi!’ si sfilò dalle mie labbra e mi coprì il viso di seme.
Mancava solo Renato, che tanto si era speso per il nostro piacere. Allungai una mano e gli afferrai l’uccello. Iniziai a segarlo a due centimetri dal mio viso, ogni tanto gli allungavo un colpo di lingua o gli succhiavo la cappella.
Eruppe improvviso e copioso, aggiungendo la sua sborra a quella dello Chef. La sentii calda e densa sulle guance, sul naso e sulle palpebre.
Se quello era l’inizio, le vacanze a casa di Giorgio si sarebbero rivelate una vera festa.
I giorni a casa di Giorgio erano davvero stupendi. Il tempo ci regalava giornate di sole splendido e temperatura ideale, noi le passavamo nudi attorno alla piscina a gustarci i caldi raggi oppure impegnati in lussuriose orge a gustarci i caldi cazzi.
Giorgio ci portava ogni sera in un ristorante diverso. Diceva che la miglior qualità di uno chef &egrave la curiosità. ‘Non bisogna mai pensare di essere arrivati, di sapere tutto,’ sosteneva, ‘bisogna sempre aver fame di nuove esperienze. C’&egrave sempre qualcuno che ha qualcosa da insegnare.’
E noi ci gustavamo quelle cene fantastiche a base di pesce, carne, salse mai provate e vini d’eccezione. Al ritorno a casa eravamo troppo sazi e bolsi per scopare, ci ritiravamo nelle nostre camere e recuperavamo le forze per il giorno successivo.

Io aiutavo Giorgio a preparare la colazione per tutti. Il fruttivendolo ci portava le primizie ogni mattina alle 8 ed era uno spettacolo vedere quelle borse piene di ogni bendidio. Apparecchiavamo per gli altri i vassoi di frutta, le confetture, e il pane da tostare, poi ci sedevamo tranquilli per la nostra prima colazione, ovviamente nudi.
Un giorno mi disse che avrebbe dovuto andare a sbrigare delle commissioni in paese e che quindi avrei dovuto occuparmi io della colazione. Accettai di buon grado questa investitura di responsabilità.
Mi svegliai molto presto e preparai il tutto con cura maniacale per non far sfigurare il mio ospite e per dimostrare di saper fare il mio lavoro. Poi mi sedetti a sorseggiare il mio té in attesa degli altri. Volevo che vedessero i vassoi che avevo composto in tutto il loro splendore.
Il primo che fece capolino dalle stanze da letto fu Tony che si complimentò per il lavoro che avevo fatto e per il profumo di paste che saliva dalla cucina. La pasticceria non era la mia specialità, preferivo il salato, ma avevo ugualmente infornato brioche e crostatine per tutti i gusti, accompagnate da focaccine e pizzette, panini caldi e affettati di vario genere. Le uova le avrei fatte su richiesta.
‘Sei davvero bravo!’ esclamò Tony dopo aver assaggiato una focaccina. ‘Tenera e gustosa. Ci sai fare.’ Per uno taciturno come lui, quelle poche parole equivalevano al maggior complimento possibile.
Si mise seduto e iniziò ad assaggiare un po’ di tutto. Mi chiese due uova all’occhio di bue e io gli servii il té. Mangiava con gusto ma senza ingozzarsi. Valutava ogni consistenza ed ogni sapore. Ero contento che gli piacesse il mio lavoro.
Dopo aver finito di mangiare mi si avvicinò e mi guardò negli occhi poggiandomi una mano sulla spalla. ‘Sei davvero in gamba. Giorgio ha fatto davvero un grande acquisto con te.’ mi disse. Io sorrisi, ero al settimo cielo. Avrei voluto saltargli al collo e baciarlo dappertutto ma lui mi anticipò. Mi tirò a sé e mi chiuse la bocca con la sua. Sentii le sue labbra dolci di zucchero appoggiarsi alle mie, la sua lingua schiuderle gentilmente e raggiungere la mia. Le sue dita presero a scorrermi sul corpo, accarezzandomi le spalle e le braccia. Sentivo il suo petto contro il mio, avevo il cuore che batteva all’impazzata e temevo, o forse speravo, che Tony lo avesse sentito battere così forte.
‘Vieni.’ e mi condusse, tenendomi per mano, in salotto. Dalla vetrata entrava la luce del sole della mattina che illuminava la stanza di giallo paglierino. Ci sedemmo sul divano e ci abbracciammo ancora, con le bocche incollate.
Tony mi fece voltare e iniziò ad accarezzarmi la schiena, partendo dalla nuca e correndo sulle spalle, poi le braccia, quindi di nuovo su per poi scendere sulla spina dorsale e curare ogni mia vertebra.
Sentivo la sua lingua e le sue mani sulla mia pelle mentre un brivido correva in ogni mio nervo. Avevo l’uccello dritto e duro fin quasi a farmi male. Cercavo in ogni modo di raggiungere il mio amante per dargli qualche carezza. ‘Lascia che ti coccoli. Rilassati e godi.’ mi disse.
Ascoltai il suo consiglio. Smisi di essere attivo e accolsi ogni suo gesto. Raggiunsi vette di libidine mai esplorate. Tony sapeva come muovere le dita. Ogni suo tocco era una scarica di adrenalina. Ogni suo bacio uno scatto di eccitazione.
Sdraiato a pancia sotto mi accarezzò le natiche, scese sulle gambe e mi massaggiò i piedi, succhiando ogni dito. Il cazzo sfregava contro la stoffa del divano. Avevo paura di sborrare sul cuscino sotto la mia pancia.
Poi Tony si gettò a capofitto sul mio fiore posteriore. Mi aprì le chiappe e si tuffò con tutta la faccia. La sua lingua iniziò a leccarmi il buchetto, corse intorno al bordo, si fece strada in profondità. Io gemevo e ansimavo. Godevo come un matto. Avrei voluto restituire tutto quel piacere ma lasciai che fosse Tony a condurre il gioco. Mentre mi leccava con una mano mi massaggiava la natica e con l’altra i coglioni che spuntavano dal divano.
Tolse la bocca e m’infilò un dito, subito il calore mi avvolse il bacino e si propagò per tutto il corpo. ‘Sìììììì’.’ riuscii a gemere. Mi scopò pian piano con un dito, poi con due. Le sentivo entrare e uscire, attardarsi sulle pareti più interne e poi accarezzarmi fino in fondo.
Ero in pieno delirio sessuale. Avrei fatto ogni cosa mi avesse chiesto. Semplicemente decise di scoparmi così com’ero.
Sfilò le dita e portò la sua grossa cappella alle porte del mio ano. ‘Sei pronto?’ mi chiese. Gemetti di nuovo un sì affogato nel cuscino. Tony si sputò sulla cappella e iniziò a spingere. Oh, come lo sentii entrare’ Ogni centimetro del suo uccello era una delizia per me. Con lunghi affondi delicati raggiunse il limite. Sentii il suo pelo sfregare contro il mio culo. Mi strinse per le anche e rimase dentro.
Io mi muovevo piano cercando di migliorare quella penetrazione già perfetta. Tony cominciò a scoparmi, lentamente, togliendosi quasi tutto per riaffondare fino al pelo. Ogni tanto lasciava cadere qualche filo di saliva per lubrificare il movimento. Io sentivo il cazzo sfregare contro il cuscino del divano. Smisi di pensarci e mi concentrai sul culo e su quel cazzo sublime.
Il mio amante accelerò il ritmo. I colpi si fecero più decisi e il suo sbuffare molto più intenso. ‘Il tuo culo mi fa impazzire.’ mi disse.
‘E allora scopami fino in fondo” risposi io. Tony non se lo fece ripetere due volte. Stantuffò con maggiore intensità. Mi teneva per i fianchi e affondava fino in fondo. Il mio culo si era allargato per bene e gli permetteva di correre alla massima velocità.
‘Sto per schizzare!’ mi avvertì.
‘Riempimi tutto.’ gli risposi.
Mi strinse di più ed eruttò in un grido liberatorio mentre il suo seme inondava il mio culo. Sentii i fiotti colpire le mie pareti interne. Accolsi quel caldo nettare con gioia, ma con gioia ancora maggiore accolsi i baci di Tony sulla mia schiena. Dopo la cavalcata era crollato su di me e mi riempiva di ogni tenerezza. Sentii le sue mani raggiungere le mie e afferrarle, dentro di me il suo uccello pulsava e man mano si ritirava. Era una sensazione fantastica. La sua lingua leccava il mio lobo, il mio collo e il mio viso.
Lo baciai con trasporto e respirai il suo fiato. Mi aveva dato un piacere immenso, ma io avevo ancora l’uccello dritto.
Ci scambiammo di posto e lasciai sdraiare Tony sul divano a pancia in su. Gli restituii tutte le effusioni che mi aveva regalato. Iniziai a baciargli ogni centimetro dei piedi, succhiando ogni dito e leccando la pianta. Poi scivolai lungo le sue gambe, girando attorno ai suoi muscoli. Raggiunsi il suo pube e accolsi il cazzo che mi aveva appena scopato tra le labbra. Assaporai il suo sapore misto al mio. Leccai ogni residuo della chiavata appena conclusa. La sua asta vibrava sotto i miei colpi di lingua. Mi sarebbe piaciuto che fosse tornato duro mentre lo succhiavo, mi sarebbe piaciuto sentire la sua calda sborra scendere per la mia gola. Ma l’uccello di Tony non dava segni di risveglio. Le maratone sessuali cui ci sottoponevamo durante quella vacanza erano davvero toste.
In compenso il mio fallo svettava dritto. L’eccitazione era alle stelle e la visione del fiorellino di Tony era troppo invitante.
Abbandonai la sua asta inutilizzabile e mi dedicai al suo culetto. Lo stuzzicai con la lingua e lo sentii rispondere ai miei colpi. Lo bagnai e lo succhiai, lo carezzai con le dita e lo penetrai per preparare la strada. Udivo i suoi gemiti che mi spingevano a lavorare ancora meglio. Detti i mio meglio scopandolo con un dito e succhiandogli i testicoli. Adoravo quelle uova coperte di pelo sulla mia lingua.
Non resistevo più. Volevo rendergli il piacere che mi aveva dato scopandomi per bene. Mi sollevai e puntai la mia asta verso di lui. Quasi m’implorò: ‘Scopami” Appoggiai la cappella e iniziai a spingere. La carne di Tony opponeva qualche resistenza. Gli afferrai un piede e mi portai la sua caviglia alla bocca. Sentii che si rilassava, che il suo culo pian piano si dilatava per accogliermi. Feci maggiore forza e gli scivolai dentro. Il suo caldo mi avvolse. Il suo sospiro accompagnò la penetrazione.
Tenendogli la gamba attaccata al petto iniziai a muovermi dentro di lui. Feci lunghi movimenti profondi, poi accelerai. Tenevo gli occhi fissi nei suoi. Erano sgranati dal piacere. Il mio cuore batteva all’impazzata, mi spingeva a scopare quel culo delizioso sempre più forte.
‘Fottimi.’ mi diceva Tony. ‘Fottimi senza fermarti.’
Eseguii il suo desiderio, che coincideva col mio, e affondai sempre di più nel suo corpo caldo. Affondai e affondai, fin quando la libido fu estrema e il limite era raggiunto. Tolsi il cazzo dal culo e feci la cosa che amo di più: lo appoggiai al suo e li strinsi insieme, menandoli con la mano fino a sborrare sulla sua pancia, sul suo sesso. Schizzai copiosamente, raggiungendo i capezzoli di Tony.
Quando la vista mi si snebbiò vidi brillare le gocce del mio seme sul vello del mio amante. Mi chinai su di lui e leccai quelle perle di piacere, poi gliele donai baciandolo.
Accoccolati sul divano, abbracciati, sudati e coperti di sborra, aspettammo che anche gli altri si svegliassero per augurar loro una buona giornata.

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