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Trovare l’amore per strada

By 12 Settembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Quell’estate mi ha reso la vita impossibile. Per fermare il caldo, decisi di andare a fare un bagno al lago. Vidi che stavano arrivando dei nuvoloni grigi, quindi mi rimisi in marcia quasi subito per tornare a casa. Feci giusto in tempo a varcare il cartello che indica l’inizio del mio paese quando cominciò a piovere. La pioggia si faceva sempre più forte, quando vidi un uomo di colore che stava cercando un riparo. I tappeti, gli asciugamani e tutte le altre cianfrusaglie si stavano rovinando. Il mio cuore generoso s’impietosì e mi avvicinai. l’uomo non rifiutò e caricò tutto nel baule e salì in macchina pure lui.

Nonostante fosse bagnato, il suo odore da maschio inebriò tutta la macchina. Arrivammo a casa mia, alla vista della mia villa rimase scioccato e appena sceso voleva sdebitarsi regalandomi dei tappeti, ovviamente rifiutai. Gli offrii il mio bagno per una doccia: quando uscì, aveva l’asciugamano in vita e tutto quel ben di Dio si accomodò sul mio divano.

Amir, così disse di chiamarsi, era alto 1.90, muscolosissimo e molto arrapante! Iniziò a raccontarmi della sua vita: era originario del Camerun, dove aveva studiato, si era trasferito in Italia da otto anni per fare fortuna, ma aveva lavorato come contadino, muratore, magazziniere, addetto al carico e scarico merci, ma non avevano dato abbastanza frutto! La storia era molto interessante, ma i suoi addominali lo erano di più; probabilmente se n’era accorto, infatti, iniziò a parlare di sesso: quando era nel suo paese, scopava con molte donne, ora non vedeva una figa da mesi! Ne avevamo entrambi molta voglia, ma io avevo paura!

Giacché la pioggia non finiva, offrii ad Amir anche la cena. Ovviamente non poteva rimanere con l’asciugamano tutta sera, quindi cercai un paio di mutande di un mio amante: erano di un paio di misure più piccole, quindi si potevano vedere perfettamente i lineamenti del suo cazzo. Mi disse che aveva molto caldo e mi chiese di poter restare vestito solo con quel boxer, la mia risposta fu “molto positiva”.

Finita la cena, ci spostammo in salotto a guardare la tv, lui era rimasto in mutande e potevo vedere il suo cazzo, coperto solamente da un leggero strato di stoffa! Non mi ricordo cosa davano in tv perché ero intento a guardare quelle grandi mani che tastavano quel brandello di carne! Sicuramente si stava eccitando e, di scatto, quell’armadio vivente si alzò e, con la sua mano, compresse la mia faccia sul suo pacco. Preso dall’eccitazione, gli tolsi le mutande e iniziai a leccarglielo e succhiarglielo, gli feci il pompino più bello della sua vita. Mi prese in braccio e iniziò a baciarmi, sembravamo una bellissima coppia di sposi, io sono molto basso (165 cm) e molto magro (63 kg) e non ho molto dell’uomo e per evidenziarlo mi depilo completamente. Mi portò in camera e mi posò sul letto, mi spogliò del tutto, mostrando il mio culo molto femminile e il mio cazzetto in erezione (12 cm), messo a confronto del suo sembrava una miniatura. Nel cassetto trovò dei preservativi, ne indossò uno e, senza complimenti, me lo infilò nel culo, che non oppose resistenza. A ritmo veloce m’inculò per venticinque minuti, poi si tolse il condom e mi sborrò in faccia, raccolsi tutti quel seme con la mano e me lo portai alla bocca. Aprì di nuovo il cassetto, prese un altro preservativo, lo indossò, mi portò in cucina e m’inculò sul tavolo, mi sborrò un’altra volta in faccia, che prontamente ripulii con la mia mano! La serata era appena cominciata, infatti, mi scopò altre tre volte e sempre mi sborrò sul viso e in bocca. Passammo il resto della notte a dormire nel mio lettone, abbracciati insieme. La mattina mi svegliai con il suo cazzo completamente duro, che stava forzando per accedere al mio culetto, aprii appena le gambe, mi entrò dentro; voltando la testa vidi che lui stava ancora dormendo. Era bellissimo sentire il suo cazzone dentro di me, senza barriere di lattice che ci separassero. Mi staccai da quella bellissima situazione e scesi in cucina per preparare la colazione, dopo mezz’ora non era ancora sceso, quindi li portai la colazione a letto. Nel vedermi entrare mi ringraziò mille volte e mi stampò un bacio con quelle sue bellissime labbra. Finita la colazione, lo accompagnai a fare un giro per la casa e Amir rimase molto colpito dalla mia fornita palestra. Dentro quella sala ci sono molti attrezzi, ma gli unici che avevo usato erano il tapis-roulant e l’ellittica, giusto per stare un po’ in forma. Mi chiese se poteva provarli, iniziò così a usare tutti gli attrezzi con impegno; tutti i suoi bellissimi muscoli erano in tiro ed io non mi persi nemmeno un movimento, dopo un’oretta smise e si avvicinò a me, baciandomi con passione. Il suo odore maschile mi stava eccitando sempre di più, gli tolsi pantaloni e boxer, gli presi in bocca quel cazzo meraviglioso. Appena fu duro, lo distesi sulla panca per i pesi e m’impalai su quel tronchetto di carne; la bellissima sensazione che provavo sentendo il cazzo a contatto diretto con il mio culo, sovrastava la paura di malattie, cambiammo molti attrezzi, poi lo supplicai di venirmi dentro, quando venne, esplosi anch’io in un orgasmo travolgente che mi fece cedere le gambe; quel succo mi riempiva completamente ed ero eccitatissimo.

Durante il pranzo lo invitai a vivere da me, accettò subito. In una settimana, Amir aveva preso molta confidenza e mi scopava quando voleva lui, i miei desideri non contavano più. Un giorno, tornato dall’ufficio, trovai un pacco regalo e , quando lo aprii, trovai dentro un completino da cameriera sexy, un perizoma rosso, un paio di scarpe rosse con il tacco 12 e un bigliettino con scritto: “Vestiti e sali dal tuo principe!” Arrivai su in camera e lo trovai in smoking e mi disse:<> partii dalle scarpe, gli leccai i piedi e poi gli tolsi i pantaloni, gli leccai le gambe e poi gli tolsi la giacca e la camicia, gli leccai quel petto definito e ero eccitatissimo. Infine arrivai al mio premio: il suo cazzo! Dopo averlo spompinato per bene, mi mise a novanta, mi sposto il tanga e m’inculò selvaggiamente. Finché m’inculava, mi chiamava Nawal, che poi mi disse che significa regalo! Ero la sua donna e lui me lo faceva notare trattandomi proprio come una femmina. Da quel giorno, gli ordinai di farmi un regalo al giorno, e così ogni giorno trovavo bellissimi abiti da indossare per fare felice il mio principe! Mi regalò anche un’enorme trousse per farmi bella ogni giorno! Ben presto la mia camminata sui tacchi era perfetta.

Questo nostro amore era ormai consolidato, ma tutto cambiò…

Una bellissima sera Amir mi disse che aveva prenotato un tavolo in un bellissimo locale, mi porse una scatola con dentro un tanga nero, delle bellissime autoreggenti, un reggiseno molto imbottito, un abito nero da far invidia alle modelle e delle scarpe bianche favolose; poi mi porse una pelliccia sintetica e una borsetta, entrambe bianche; per finire il look mi sciolsi i capelli (che in un mese erano diventati lunghissimi) e mi misi del trucco. Salimmo in macchina e mi portò in questo bellissimo locale. Appena entrati ci portarono degli stuzzichini e un aperitivo; quando furono le 23.00 si avvicinarono al nostro tavolo uomini vestiti da poliziotti, che ben presto restarono in tanga e iniziarono a strusciarci su di me. Erano due ragazzi bellissimi uno era italiano e uno era brasiliano, avevano due corpi da favola, super muscolosi e ben definiti, il primo era biondo con gli occhi azzurri, l’altro aveva delle bellissime treccine e occhi scurissimi. Amir tirò fuori dalla tasca interiore della giacca due banconote da 200 e le diede ai due ragazzi, che si avvicinarono a me, iniziarono a palparmi e farmi sentire i loro cazzi mosci dappertutto. Non ci volle molto che sui loro microscopici tanga cominciarono a vedersi poderose erezioni, ma quei cazzi non restarono molto in quelle mutandine, infatti, mi piantarono i loro cazzoni in gola. Mentre succhiavo quelle nerchie nerborute, pensai che Amir avesse speso i miei migliori 400 euro. Nel frattempo, attorno al nostro tavolo, si era formato un gruppetto di persone intento a guardare, tutto questo mi stava eccitando e non mi accorsi che il brasiliano si era seduto e aveva indossato un profilattico, l’italiano mi alzò di peso e mi mise su quell’obelisco di carne, sempre più eccitato, iniziai a salire su e giù, sempre con il cazzo dell’italiano in bocca. I presenti avevano il cazzo di fuori e si stavano segando e vedo Amir che si alza, dice qualcosa a quegli uomini arrapati e poi torna a sedersi, intanto cambiamo varie posizioni, iniziò a incularmi anche l’italiano. Ero al settimo cielo, quando sento un altro cazzo entrarmi nel culo, i due spogliarellisti stavano usufruendo del mio ano contemporaneamente, ero eccitatissimo tanto da sfociare in un orgasmo devastante. I due uomini furono invitati a sborrare dentro un bicchiere pieno di una sostanza bianca, Amir disse a voce alta:<> ero talmente eccitato che potevo farmi inculare da un cavallo e, senza pensarci, alzai il bicchiere e bevvi la sborra di dodici uomini! Quando finii, ringraziai tutti quanti e Amir mi portò fuori.

In macchina mi chiese di farli un pompino, che io non disdegnai e, arrivati a casa, m’inculò sborrandomi due volte dentro il culetto, ormai dilatatissimo.

Ero molto felice della bellissima serata che mi aveva fatto passare e non vedevo l’ora che ne organizzasse un’altra, che non tardò ad arrivare, infatti, dopo una settimana esatta, entra nel mio studio (essendo il proprietario di una grande fabbrica, posso permettermi di lavorare a casa) Amir, con dei pantaloni della tuta e una canottiera, il tutto molto attillato per evidenziare le ore di palestra. Una volta dentro mi afferrò per mano e mi portò in stanza da letto, m’infilò la lingua in bocca e mi mostrò gli abiti che mi aveva preparato: sandali altissimi neri, l’intimo che nascondeva il cazzo ma che lasciava libero il buchetto e un reggiseno di pelle con delle protesi per simulare la presenza di un prosperoso seno e la solita pelliccia. M’invito a truccarmi in maniera molto provocante e così feci. Mi disse di aspettare in camera, poco dopo udii il campanello e poi delle voci che parlavano una lingua a me sconosciuta; poi sentii la voce di Amir chiamarmi allora uscii dalla stanza e quindi mi accorsi della presenza di due uomini africani molto alti e belli, quello che si chiamava Mohammed aveva 18 anni, l’altro, di nome Jawad ne aveva 51, erano ex colleghi di Amir e gli aveva invitati per farmi una regalo. Mi disse che questi due suoi amici avevano il cazzo più grande del mondo e dovevo soddisfare qualsiasi richiesta se volevo averli. Mi sfilai la pelliccia e mi feci squadrare dai due, subito si tolsero le tute da lavoro e le mutande, allora mi accorsi che Amir non stava scherzando: avevano due cazzi a riposo enormi! Loro due si sedettero sul divano e mi chiesero di accendere un film porno, subito ubbidii, poi pretesero delle birre fresche e dei cubetti di ghiaccio, io esegui immediatamente, la richiesta più strana mi fu fatta quando gli portai il ghiaccio e mi chiesero di mettermeli nel culo, io non sapevo cosa fare e vi vidi costretto ad eseguire. La sensazione di quei cubetti dentro il mio culetto era paradisiaca, sentivo brividi di piacere in ogni parte del mio corpo. Dopo averne infilati sei, mi obbligarono a farli un pompino perché loro avevano le mani stanche; iniziai a pompare quei due cazzi a turno, avevano un forte odore di sudore e piscio, il tutto mi provocava sempre più piacere; ogni tanto m’infilavano altri cubetti di ghiaccio, per tenermi il culo fresco. Dopo un estenuante pompino, Jawad mi si mise dietro e m’infilò il suo cazzone dentro il culo, il contrasto tra il caldo del suo cazzo e il freddo del mio culo provocava un piacere indescrivibile, altri venti minuti e di scambiarono i ruoli, continuarono a scambiarsi, finché Jawad non mi venne nel culo e subito dopo mi riempi anche Mohammed; ma la giornata non era che all’inizio, infatti, le loro erezioni erano ancora vigorose. Andammo avanti fino all’ora di pranzo, quando suonò il campanello: Amir aveva ordinato il pranzo a domicilio, sei porzioni di Cuscus, due per ogni ospite e il resto per Amir e me. Finito di mangiare m’incularono altre due volte, poi mi portarono in bagno, dove mi pisciarono addosso; mi ringraziarono e mi promisero di tornare ancora! Amir mi guardò e ridendo mi ordinò di lavarmi e poi m’inculò sborrandomi in bocca! Ma il futuro ci riservava una nuova sorpresa…

Un giorno squillò il mio telefono, era un mio dipendente che doveva parlarmi di un suo problema: era senza soldi e voleva un prestito. Subito non sapevo cosa dire, quindi lo invitai a un incontro a casa mia per discuterne, nel sentire queste parole, Amir si arrabbiò un po’ e mi obbligò a vestire i panni di Nawal anche quel fatidico giorno. Il giorno arrivò! “Nawal andò ad aprire la porta e accompagnò i due ospiti nello studio del principe Amir e poi andò a sedersi vicino a lui.” Quando mi sedetti, vidi l’erezione di Amir, sicuramente era dovuta alla bellezza della donna entrata in quella stanza. La ragazza, moglie di Michele, si chiamava Sara era alta, bionda, occhi verdi e seno prosperoso, Michele era alto, moro, occhi azzurri e con un fisico asciutto e ben definito, entrambi ventiseienni. Iniziammo a parlare del prestito ma Amir dettò una condizione alquanto strabiliante <> noi tre restammo sconvolti, ma lui continuò <> I giovani vollero prendersi alcuni giorni per pensarci e Amir gli diede massimo ventiquattro ore. Quando se ne andarono, iniziò la mia sfuriata, il mio principe stava comprando una sgualdrina al posto mio. Passarono le ventiquattro ore più brutte della mia vita, non sapevo cosa pensare. Allo scadere del giorno, suonò il telefono, risposi io, la tremante voce di Michele disse che accettavano la proposta, mi crollò il mondo addosso! Informai Amir che avevano accettato e lui mi ordinò di dare il mio numero privato di cellulare alla coppia. Appena riattaccai, Amir mi fece mandare un messaggio con scritto: “Domani alle 9 in punto dovete venire a casa. Troverete le chiavi sotto lo zerbino. Indosserete gli abiti che vedrete in soggiorno e poi troverete altre indicazioni. Non fate rumore.” Preparai uno dei miei abiti per Sara e un papillon e dei pantaloni per Michele. Poi scrissi un biglietto con tutte le indicazioni per i nuovi ospiti: “Michele preparerai la colazione e la porterai a letto ai tuoi padroni; Sara seguirai Michele in camera nostra e mi sveglierai baciandomi tutto il corpo (soprattutto il pene).”

Andammo a letto e la mattina seguente fui svegliato dalla voce del mio principe che consolava Sara. Lei stava piangendo, si sentiva umiliata e Michele lo era di più. Amir ci sapeva fare, infatti, dopo la colazione, chiese di stare solo con Sara; mezz’ora dopo stava urlando dal piacere, e gridò per molto tempo, probabilmente la fece godere varie volte. A un certo punto, si aprì la porta e uscì Amir con la sua vestaglia di seta, io entrai per vedere le condizioni di Sara: era nuda e stremata sul letto, con il sesso che gli colava ancora dello sperma di Amir. Il mio uomo mi chiamò e mi disse di fare di Sara la mia migliore amica, nel frattempo lui avrebbe parlato degli obblighi a quali era sottomesso con Michele. Appena Sara si fu ripresa, pranzammo noi tre, serviti da Michele che sembrava essere entrato benissimo nella parte, soprattutto dopo il discorso del padrone. Io e Amir andammo in stanza da letto, dove mi lasciò baciare e leccare il suo cazzo, non volle incularmi e nemmeno sborrare (doveva tenersi in forma per la nuova ospite!), intanto Sara andò nella stanza degli ospiti per riposarsi e Michele lavò i piatti e sistemò alla perfezione la cucina. Nel pomeriggio, invitai Sara a fare shopping, lei accettò; quando salimmo in macchina, gli chiesi com’era stato il tempo trascorso insieme a Amir, non feci in tempo a finire la domanda che scoppiò a piangere. Si sentiva umiliata, ma soprattutto sentiva che tradiva Michele anche con l’animo, infatti, quella mattina Sara aveva goduto come non mai; si confessò con me parlandomi del fatto che non sarebbe mai più riuscita ad avere un orgasmo con Michele. In cuor mio sapevo come poteva sentirsi, infatti, anch’io, avevo provato le sue stesse emozioni, quando incontrai Amir. Alla fine della giornata eravamo molto affiatate, ma soprattutto avevamo arricchito il guardaroba di Sara con lingerie molto sexy. Arrivati a casa, fummo portati in stanza da letto, dove trovammo una sostanziale modifica: il letto era a tre piazze; Sara scoppiò a piangere, questo era il simbolo definitivo che non sarebbe stata più la moglie di Michele. La sera, festeggiammo con champagne e i festeggiamenti continuarono in camera, dove ebbe luogo un’orgia fantastica e giurai di aver sentito Michele singhiozzare aldilà della porta, ma non ci feci caso. La mattina Michele ci portò la colazione in camera e trovò in una situazione alquanto imbarazzante: Amir al centro del letto con me e Sara avvinghiate attorno a lui.

Passarono due settimane, nelle quali Sara conobbe Jawad e Mohammed, i quali mi scoparono a sangue senza togliere gli occhi da Sara che s’impalava sul cazzone di Amir; i due venivano da noi due volte al mese e nei quindici giorni che vivevano da soli non si segavano, per essere vigorosi e pieni quando venivano a trovarmi; mi scopavano anche cinque volte a testa e, alla fine, avevo i buchi pieni all’inverosimile del loro seme.

In queste settimane, Sara iniziò a vestirsi in modo molto sexy e cominciò a uscire insieme con noi due, io ero gelosa, ma non ero in grado fare nulla, io non potevo dargli la figa, Sara sì. Un giorno Amir mi chiese di stare solo con Sara e Michele mi domandò di parlare in privato: mi parlò del fatto che ogni sera che scopavamo veniva dietro la porta e si eccitava nel pensare a Sara sul cazzone di Amir, e quella volta che avevamo scopato tutti e tre in soggiorno era venuto senza toccarsi. Allora io formulai l’ipotesi che fosse un cuckold e gli promisi che ci avrei pensato io.

Quando Amir ebbe finito, entrai, gli leccai il cazzo ancora pieno di sborra e poi gli parlai di Michele, proposi di farlo entrare in camera finché si scopava Sara e di legarlo ad una sedia, per vedere la sua reazione, entrambi accettarono. Il piano fu messo in atto la sera stessa: chiamammo Michele in camera, lo ammanettai alla sedia e lo spogliai. Il suo cazzo in semierezione non era niente male, anzi lo avrei spompinato volentieri. Sara era imbarazzatissima, ma iniziò un pompino niente male e i cazzi duri erano due, non appena il cazzone di Amir penetrò la vagina di Sara, Michele venne in un fiume di sperma, che mi permisi di raccogliere tutto. Sara se ne accorse e, arrabbiata, urlò verso Amir: <> con queste incitazioni Amir si eccitò ancora di più e sfondò completamente la figa di Sara, riempiendola di sperma, che iniziava a colare dal suo sesso, ancora pieno del cazzo di Amir che non accennava ad ammosciarsi. Alla fine Amir aveva riempito un’altra volta Sara, che aveva avuto cinque orgasmi e Michele aveva eruttato altre due volte buonissimo seme, che non tardai a gustare.

Da quella sera durante le nostre scopate si aggiunse Michele che, da spettatore, sborrava come un cavallo e per non sprecare tutto quel ben di Dio, eiaculava in un bicchiere, che il sottoscritto si beveva con piacere alla fine della scopata!

La mia passione per la sborra era molto evidente, ne avrei bevuta a litri e Sara se n’era accorta.

Sara faceva volontariato in una comunità di recupero per tossicodipendenti, tra i volontari c’era un ragazzo romeno, che dopo essere uscito dalla comunità, aveva trovato lavoro come muratore ma non rifiutava mai un aiuto alla comunità. Un giorno Sara stava controllando le stanze, quando vide questo ragazzo farsi una sega nello sgabuzzino, aveva un cazzo normale, ma dei coglioni enormi e quando sborrò uscì una quantità enorme di seme. Il primo pensiero, nel vedere quella scena, fu rivolto a me e quindi Sara chiamò Amir per spiegare la situazione, Amir fu molto gentile e gli concesse il permesso di farli la proposta; appena uscito dallo sgabuzzino Sara iniziò a parlare della situazione famigliare in cui si trovava e della mia passione per la sborra, Sara propose al ragazzo (che scoprì chiamarsi Dorian) di venire a trovarci, gli diede l’indirizzo e il suo numero di cellulare. Il ragazzo non si fece attendere, infatti, la sera stessa si presentò, gli offrimmo la cena e iniziammo a parlare della sua situazione: viveva in casa con suo fratello e cinque romeni tutti quanti muratori. Finita la cena, presi per mano Dorian e lo portai in camera; una volta nudi, iniziai a leccarli tutto il corpo, partendo dai piedi e soffermandomi sui capezzoli, le mie mani accarezzavano morbosamente i fantastici addominali e i possenti muscoli delle braccia, era molto piacevole sentire la pelle completamente glabra vibrare sotto i colpi esperti della mia lingua. Arrivato al suo cazzo, già eretto, non persi tempo e lo affondai nella mia accogliente bocca, effettivamente i coglioni erano veramente grandi. Poco dopo, gli infilai un preservativo e mi feci inculare, giusto prima di venire, si tolse il profilattico e mi mise il cazzo in bocca per riempirmela del suo seme, ne uscì una buona quantità dai lati delle labbra, ma ovviamente la raccolsi tutta; era un po’ acida ma era buonissima. Mi accarezzò la faccia e mi salutò in maniera calorosa, poi volle parlare in privato con Sara e Amir, non seppi cosa gli disse fino a dieci giorni dopo.

Mi svegliai con un sobbalzo, quando Amir mi penetrò, m’inculò violentemente e alla fine sborrò sui suoi addominali, che mi premurai di pulire accuratamente. Pochi minuti dopo, suonò il campanello e Michele annunciò l’arrivo degli ospiti, Amir mi scelse dei vestiti molto sexy: perizoma, autoreggenti, reggiseno e vestaglia non troppo opaca. Dopo essermi preparata, raggiunsi i miei ospiti in soggiorno, con mio stupore vidi sette giovani rumeni, tra loro solo un viso era famigliare, era Dorian che mi salutò felicemente; in quel momento capii che quelli erano i suoi coinquilini, tra i quali suo fratello Florin, quel ragazzo possedeva una bellezza disarmante: alto, biondo e molto muscoloso. Amir ci lasciò soli e i ragazzi non persero tempo a spogliarsi, una volta nudi si presentarono: Abel, Cristian, Iulian, Vladi e Narcis.

I cazzi erano pronti e non persi tempo, mi tuffai sul più grosso (Florin) e intanto segavo Dorian e Abel, dopo una mezz’oretta di pompini, si decisero a incularmi, dal cassetto sul comodino tirai fuori molti profilattici; m’incularono a turno, lasciando per ultimo Florin. Mi fecero molto felici, ma il culmine della mia gioia arrivò quando m’inginocchiarono e si misero tutti attorno a me con i loro cazzoni pronti a sborrare, a turno mi riempirono la bocca con il loro prezioso seme, e l’ultimo mi deliziò il seme più buono del mondo, quello di Florin, lo succhiai fino a spremerlo. Arrivò l’ora di pranzo e gli offri da mangiare, ovviamente preparato da Michele, mi sedetti di fronte a Florin, in modo che con il piede riuscivo a massaggiarli il cazzo da sopra le mutande. Una volta finito, Florin chiede di andare in bagno ed io lo accompagnai, entrammo insieme e gli feci un pompino, solo per sentire di nuovo il sapore del suo buonissimo sperma. Ritornammo in soggiorno e trovammo gli altri ragazzi pronti per scoparmi, m’incularono anche due alla volta e alla fine ingurgitai ancora tanta di quella sborra che avrei potuto fare indigestione. I ragazzi se ne andarono, ma li rimasero i due fratelli, ancora nudi si sedettero sul divano a guardare un film rigorosamente porno, io accarezzavo i loro cazzi e dopo un po’ si rianimarono, e mi feci inculare dal loro contemporaneamente e poi mi feci sborrare ancora in bocca.

Suonarono ancora il campanello e Michele fece entrare Jawad e Mohammed, videro Florin e Dorian che gli dissero: <> si batterono il cinque e scoppiarono a ridere. Mohammed si tolse la tuta da lavoro e m’inculò senza nemmeno salutarmi, Jawad mi fece leccare il suo cazzone e si poi scambiarono, ma la cosa che mi fece eccitare all’inverosimile fu che, finché Jawad m’inculava, Mohammed cosparse il suo pene con del gel lubrificante e mi penetrò pure lui. Appena ebbi i due cazzi dentro di me, pensai di spaccarmi in due, ma dopo non volevo che si staccassero. Quando erano pronti per venire mi sborrarono in bocca e poi mi scoparono ancora e mi sborrarono ancora in bocca, il tutto per tre volte.

Quella giornata avevo bevuto litri e litri di sborra, ma non avevo ancora finito, infatti, Amir aveva chiamato a casa nostra i due spogliarellisti del primo locale che avevamo frequentato insieme. Ricevetti un’inculata doppia anche da loro e bevvi anche il loro seme. Per finire la serata in bellezza Amir mi scopò e bevvi anche il suo sperma mischiato a quello di Michele.

Ringraziai molto Sara e Amir per il bellissimo regalo che mi avevano fatto, ma i regali non finirono qui.

Un giorno, vennero a casa nostra Florin e Dorian, accompagnati da una bellissima signora. Florin e Dorian chiesero subito di Amir, al quale presentarono la donna; insieme salirono nello studio, nel frattempo, i due fratelli mi avevano offerto il loro cazzo. Scopammo in maniera violenta e veloce, giusto in tempo per vedere la donna uscire e andare via tutti assieme. Amir mi chiamò in ufficio e mi espose la proposta fatta dalla donna, infatti, voleva che io diventassi la nuova attrazione della sua casa di tolleranza. Preparai le valigie e Michele mi portò in quella casa in cui avrei dovuto vivere per due settimane, una volta arrivato, fui accolto dalla donna, che mi disse di chiamarla Padrona e prima di entrare mi dettò i patti.

Io in quella casa ero uno sfogo per il piacere dei clienti, i miei desideri non avevano testo, io non ero un vero e proprio uomo e sarei stato all’interno di una cabina per il gloryhole, appagando tutti i cazzi che mi sarebbero stati offerti. C’era un codice ben preciso, se il cazzo entrava nudo, dovevo fare un pompino, e se entrava con un profilattico, dovevo darli il culo.

Accettai e fui portato in una stanza piena di armadietti, un ragazzo muscolosissimo con indosso un collare e gabbietta di pelle che impediva l’erezione, il ragazzo mi spogliò e mi mise lo stesso collare e la stessa gabbietta che aveva lui, poi mi disse che il lunedì eravamo chiusi e quindi potevamo mangiare insieme e parlare tra di noi. Io entrai in una bellissima sala da pranzo con venticinque uomini, tutti muscolosi, belli, alcuni pelosi altri depilati e tutti “vestiti” alla stessa maniera; c’era un altro ragazzo magrolino come me, si chiamava Mark, era stato venduto per 100 euro dal suo Padrone, secondo il quale il suo culo era troppo sfondato per dare piacere a qualcuno. Mi disse che avremmo condiviso la cabina, mi disse anche che era la cosa più eccitante del mondo vivere dentro quella cabina. Dopo aver fatto il giro di presentazioni di tutti i ragazzi, ognuno si ritirò nel proprio posto, Mark ed io andammo nella cabina; era una stanza completamente nera con una lampada a neon che illuminava l’interno, c’erano dieci buchi, al centro c’era una griglia di scolo, notai anche al di sopra cinque rose per la doccia e sul lato senza buchi c’erano clisteri e un rubinetto. Finché aspettavamo di addormentarsi, Mark mi parlò delle storie che caratterizzavano ognuno degli schiavi: Francesco era un personal trainer al quale piaceva il sadomaso; Jack (cugino di Mark) americano che non poteva vivere senza cazzo; Pablo e Miguel venduti dalle loro mogli; Fabio era entrato per vedere cosa si prova e non è più uscito; Enrico era entrato per saldare dei debiti e molte altre storie simili. Mi disse che qualcuno era affittato per un tempo limitato, come me, alcuni rimanevano per sempre altri scappavano. Fui svegliato da un getto sulla mia pancia, mi accorsi che un cazzo mi stava pisciando addosso. Appena finì, andai a leccargli il cazzo, era piccolo e pelosissimo, durò pochi minuti e poi venne con tre schizzi di sborra; non ne arrivarono altri per un lungo periodo di tempo e, nel frattempo, Mark si preparò facendosi un clistere e me ne feci uno anch’io, poi lui s’infilò un dildo, a quel gesto chiesi spiegazioni, lui mi disse che era veramente troppo dilatato e solo con un dildo poteva arrivare a far godere i suoi clienti; ero molto incredulo quindi lui mi prese una mano e se la infilò nel culo, entrò senza difficoltà, rimasi sbalordito,. Lui mi raccontò che il suo padrone gli infilava anche tre dildo contemporaneamente per farlo soffrire, mi raccontò anche che una sera lo portò da un suo caro amico che faceva il sergente e lo diedero in pasto a quarantacinque commilitoni che lo scoparono per una settimana intera. Intanto arrivarono tre cazzi, uno io due Mark, tutti pompini; quando i suoi finirono, si fece sborrare in bocca e poi mi baciò, quello scambio mi eccitò. Iniziò un bacio passionale, ci avvinghiammo tra di noi affettivamente. Arrivarono altri cazzi che ci pisciarono addosso e se ne andarono subito, altri ci incularono e altri ancora si fecero spampinare; ci divertivamo a baciarsi e a scambiarci la sborra appena acquisita. Erano passati sei giorni, quando la Padrona entrò e mi disse di salutare Mark perché dovevo andare, mi accompagnò da Giacomo, che mi depilò e mi spuntò i capelli, intanto la Padrona mi spiegava che ero stato affittato, in altre parole un signore aveva pagato perché io fossi a sua disposizione. La donna mi accompagnò dal mio compratore, era un uomo d’affari di cinquant’anni, con i capelli bianchi molto corti, occhi verdi, da sotto la giacca si poteva vedere che era molto muscoloso, le sue spalle larghe si accostavano alla sua modesta altezza. Si presentò, si chiamava Mario, ma io lo avrei chiamato Padrone, io sarei stato il suo cagnolino e avrei soddisfatto lui, i suoi figli e i loro ospiti, mi misi a gattoni e trascinandomi dal guinzaglio mi portò nella sua macchina. Arrivati nella sua villa, mi fece scendere e sempre gattonando sono entrato i casa, li trovai i suoi figli, due ragazzi uno sui trent’anni e uno sui venti, molto belli, biondi, occhi azzurri e pompati al massimo. I miei padroni erano tutti e tre molto belli, ma non avevo ancora capito quanto il mio culo avrebbe sofferto, la risposta non si fece tardare, infatti, si accomodarono sul divano e si tolsero tutti e tre i vestiti, mettendo in mostra i loro fisici scolpiti e i loro cazzi nerboruti, non erano per nulla piccoli e si adagiavano su delle palle molto grosse e piene, il figlio più grande era completamente depilato, invece gli altri due erano abbastanza pelosi. Mi avvicinai al cazzo del padre, quando questo diede un calcio nelle palle, ancora rivestite da quell’involucro di pelle che m’impediva l’erezione, il dolore fu lancinante, ma non urlai per paura di ricevere un’altra punizione. <> mi fiondai a leccarli quei sei piedi belli e grandi (45 – 46), erano puliti e questo mi bastava, dopo una lunga pulizia, il padre mi disse che potevo avere il premio, i loro cazzi furono presto duri, perfettamente dritti e imponenti. I tre padroni non facevano niente, si godevano il pompino e basta, quarantacinque minuti dopo il più giovane sborrò, seguito dal padre e dall’altro figlio. Il padre mi portò in una cuccia e m’informò che gli ospiti sarebbero arrivati di sera, quindi potevo riposare. Mi addormentai subito, poco dopo fui svegliato mi diedero una ciotola con l’acqua e una con del cibo, veramente schifoso; il padre mi portò in una camera con un letto molto strano, potevo restare a novanta gradi, senza stare scomodo, fui legato e bendato, dopo mi diede istruzioni: farsi scopare e non parlare.

Quella sera ricevetti molti cazzi in culo, mi sborrarono addosso, per ultimo entrò il padrone che mi disse dormi cagna ed io ringraziai. A mezzogiorno mi portarono altre due ciotole. Il pomeriggio il figlio più piccolo mi bendò e mi disse: <>; pochi minuti dopo ricevetti una ventina di cazzi, ormai ero lercio, due sessioni di scopate senza una doccia nel framezzo. La sera ricevetti degli amici del figlio più vecchio. Per sette giorni fui scopato continuamente, ogni due giorni mi slegavano e mi facevano fare una passeggiata e poi mi riportavano nel mio posto, l’ultimo giorno mi scoparono loro tre e per premio mi pisciarono addosso. Fui riportato alla casa di tolleranza, quando entrai la padrona mi portò nella mia cabina, Mark mi saltò addosso e mi baciò, mi leccò tutto, pulendomi da tutta la sborra e dal piscio ricevuti in quella settimana di affitto; mi raccontò subito della new entry, ovvero Samuel, un ragazzo camerunese con il cazzo di 24 cm, al quale piacciono i cazzi asiatici, mi disse anche che aveva sborrato tre volte senza toccarsi quando un giapponese super pompato lo aveva inculato per 4 ore (merito del Viagra). Arrivò Amir, che mi salutò con un cenno della mano, la Padrona mi portò in un bagno, mi feci una doccia e mi rimisi i vestiti con i quali ero partito due settimane fa, poi chiesi alla Padrona e ad Amir se potevo vedere quello che faceva Samuel, il permesso mi fu accordato. Nella sala delle telecamere vidi sette giapponesi che inculavano a turno Samuel, era bellissimo vedere quell’ammasso di muscoli neri inculato dai piccoli cazzi gialli, infine gli vennero tutti in bocca e raccolse anche tutto il seme che non era riuscito a prendere, buttandosi addirittura per terra per leccare quelle poche gocce cadute, solo allora notai la poderosa erezione di Samuel e i suoi addominali impiastricciati del suo seme. Siccome era per terra, leccò i piedi a tutti e i giapponesi lo ringraziarono pisciandoli addosso, Samuel venne in un fiume di sperma, che fu lavato via dalla pioggia dorata degli asiatici; il nero bevve il più possibile e, quando ebbero finito, iniziò a leccare il lastricato, ringraziando i suoi scopatori, i quali se ne andarono abbandonandolo alla pulizia del pavimento.

Eccitato al massimo, ringraziai la Padrona e tornammo a casa.

Che non fossi uomo era chiaro, avevo deciso di compiere una trasformazione completa, volevo un paio di tette, volevo essere donna; ne parlai con Amir, il quale ne fu molto soddisfatto, e con un mio amico chirurgo, il quale mi prescrisse una cura di ormoni; la cura durò tre mesi, nei quali persi completamente la facoltà dell’erezione, la mia voce divenne più femminile e il seno cominciò a ingrossarsi. Passati quei tre mesi, fui portato in clinica, mi fecero l’anestesia e quando mi svegliai, avevo un paio di tette di quarta misura a goccia e, già che c’ero, due labbra da vera donna. Ero fierissima di quelle tette, ora ero veramente donna, da quel momento era nata Samantha.

Michele mi portò a casa e Amir mi accolse abbracciandomi e palpandomi le nuove tette, mi portò in camera e mi scopò, donandomi il suo buonissimo seme. Arrivò anche Sara, la quale mi palpò le tette per quasi dieci minuti, incredula e soddisfatta, io e lei andammo subito a fare shopping; queste tette mi davano la possibilità di comprare nuovi abiti e sempre più sexy.

Cinque giorni con queste tette e già avevo reso felice Mohammed e Jawad, i quali me le strizzavano in maniera oscena. Amir mi accompagnò a farmi il piercing ai capezzoli, due anellini di ferro, già che ero li per farmi bucare, decisi di farmi fare un tatuaggio sul collo: “Amir”.

Iniziò così una vita bellissima: dormivo con Amir e Sara e leccavo lo sperma del principe dalla figa di Sara, inoltre bevevo lo sperma di Michele ogni qualvolta avesse l’esigenza di sborrare; due volte al mese soddisfano le esigenze di Mohammed e Amir, altre due volte al mese soddisfavo Dorian, Florin e i loro coinquilini, per di più ero diventata ospite d’onore ai festini di Mario e dei suoi figli (Giuliano e Federico).

Avevo trovato la mia vocazione, essere donna.

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