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Racconti di DominazioneRacconti Gay

Un dolce aperitivo

By 13 Dicembre 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

E’ una bella giornata, sto passeggiando fuori dal paese, ma &egrave arrivata l’ora di pranzo e non vedo l’ora di tornare a casa, avverto il rumore di una moto dietro la curva, la riconosco non appena in vista.
&egrave quella di M., il più importante degli stalloni che mi scopano con regolarità.
Appena mi vede si arresta subito, poi, sornione: ‘Ehi, bel culetto, ti serve un passaggio?’.
‘Si, sono rimasto a piedi’ risposi subito.
‘Rimasta vorrai dire’ Ok, sali, fichina’.
Partiamo di corsa. Non ho il casco ma lì non c’&egrave mai nessuno a controllare. Poi non &egrave che dalle mie parti ci abbiano mai fatto molto caso.
La strada si inerpica fra le colline, in aperta campagna, i capelli al vento.
Lui sicuramente non &egrave lì per caso, deve avermi visto uscire di casa. Ha un po’ di anni più di me ed &egrave stato uno dei primi a farmisi, ancora prima che arrivassero tutti gli altri ed iniziassero le ammucchiate, alle quali, però, non partecipa, quando mi possiede dobbiamo essere soli.
Un tipo riservato.
Casa sua &egrave pochi passi dalla mia, in fondo ad una discesa, ci frequentiamo da tempo, ma i nostri incontri privati si tengono in un vecchio fienile in disuso, lì vicino.
Da sempre sono una cosa sua, &egrave stato il primo, dopo che sono stato sverginato ed educato da un intraprendente signore amico di famiglia e sono diventata una femmina sottomessa, ad approfittare della situazione e ad entrare nel mio orifizio ormai violato. Ovviamente gli obbedisco incondizionatamente, totalmente succube.
In principio mi scopava quasi tutti i giorni. Ora un po’ meno, comunque spesso, quando ha voglia.
Un vero esteta, convinto sodomita, fin dal primo momento ha amato il mio culo, che ritiene bellissimo. Vi si sofferma a lungo, mentre sculetto lo liscia, passa le dita nel solco, me le infila dentro, una per volta, prima e dopo avermi posseduto.
E’ convinto che sia meglio di quello di una ragazzina, liscio, rotondo e privo di peli, per dimostrarlo mi lecca spesso le natiche e l’attaccatura delle cosce.
E mi sculaccia, adora lo schiocco delle sue mani sulle mie natiche ed il flebile lamento che esce dalla mia bocca ad ogni pacca.
Ovviamente io sono totalmente consenziente, nudo mi piego davanti a lui o mi metto di traverso sulle sue ginocchia, ed attendo la giusta punizione, felice che a lui faccia piacere.
Veramente sono così anche con gli altri, il loro trastullo.
Asserisce anche che il mio buco &egrave ovale, non rotondo, anzi la parola precisa &egrave ‘oblungo’, sempre bagnato, in pratica una figa. Ha trovato anche altri adepti della sodomia che la pensano come lui, chiaramente sono giunti a questa conclusione dopo averlo provato.
E’ stato anche il primo a leccarmi i capezzoli ed a baciarmi con la lingua, mettendomela in gola mentre mi succhiava le labbra.
Mi considera una ragazza in tutto e per tutto, pretende mutandine col pizzo o perizomini colorati.
Anche lui, come gli altri, ritiene che sono nato sbagliato, che sono una fighetta venuta fuori con il pisello, anzi con il ‘pisellino’, che al momento della progettazione deve esserci stato un errore.
Cerca di porvi rimedio, assieme agli altri che cercano di insegnarmi a tirare fuori ciò che realmente sono, una servetta.
Si eccita molto quando gli racconto cosa faccio con gli altri, dei cazzi grossi e dolorosi, degli abitini che mi fanno indossare, non &egrave geloso, anzi, questo lo rende particolarmente soddisfatto. Asserisce che queste cose mi faranno diventare una femmina completa, una brava e servizievole zoccola.
M. ha un bel cazzone scuro, con una grossa cappella violacea. Ricordo che la prima volta che l’ho visto mi ha impressionato un po’ e mi ha fatto anche piuttosto male.
Ogni volta me lo fa smanettare un po’ e dopo una ciucciatina con abbondante colata di saliva, lo infila nel mio culo ovale (in realtà &egrave suo, una sua proprietà) spalancato e bagnato, con calma, quasi sempre alla pecorina, ma senza disdegnare il missionario, quando gli viene l’ispirazione di baciarmi mentre scopiamo. Lo fa scivolare tutto dentro, lentamente ma senza fermarsi, mi afferra i fianchi poi pompa con regolarità, ansimando e deglutendo.
Ama le inculate lente, tenermelo dentro il più possibile, in questo &egrave piuttosto bravo, dura veramente a lungo. Se non ci sono inconvenienti o altre cose da fare, stiamo nel fienile per ore.
Mi incula anche due o tre volte. Un torello.
E’ fra quelli che mi sborrano sempre nelle viscere, senza farne uscire una goccia, con mio grande piacere.
Ce l’ha grosso ma della misura giusta, aderisce perfettamente alle pareti dell’intestino, una sensazione di pieno, senza esagerare.
Ma torniamo al passaggio in moto: devo tenermi stretto perché lui corre e la strada &egrave tortuosa. Indossa un giubbotto in pelle, un po’ scivoloso e le mani mi, inevitabilmente (!?!) finiscono sulla patta.
‘Che c’&egrave troietta, hai voglia?’ mi domanda lui ridacchiando.
‘Veramente ho fame’ risposi io, effettivamente affamato.
Però mi riprendo subito: ‘Ovviamente se hai voglia tu ho voglia anch’io’.
‘Adesso prendiamo l’aperitivo’ termina.
Si inerpica su per una stradina sterrata, finché ritiene di essere fuori dalla vista di quelli che transitano sulla carreggiata.
Dopo aver nascosto la moto dietro alcuni cespugli si siede sopra il tronco di un albero caduto.
‘Su fregnetta, prendimelo in bocca, fammi un bel pompino con l’ingoio”, mi avvicino e lui: ‘Aspetta’ calati i pantaloni e fammi vedere il culo’ brava, così’ &egrave sempre bellissimo’ liscio e tondo”.
Lo dimeno per alcuni istanti, poi, senza tirarmi su i pantaloni ed i microscopici slip rosa, servizievole mi accovaccio davanti a lui ed inizio a lavorare di bocca.
Ovviamente non &egrave la prima volta che lo sbocchino, che lo servo in quel modo, conosco l’aspro sapore del suo cazzo fin dai primi incontri. Gliel’ho succhiato infinite volte, non &egrave il primo pompino completo che gli tiro, però, curiosamente, non mi &egrave mai venuto in bocca, preferisce come ho detto, sborrarmi nel culo.
Non gliel’ho neppure mai ‘lavato’ al termine della scopata, ha sempre detto che gli fa senso vedermi leccare via la robaccia. Io vengo usata per questa cosa da persone che traggono un grande piacere a farsi ripulire l’uccello dopo averlo infilato nel mio o in altri culi, lui non se lo &egrave ancora fatto fare.
Volenterosa, sto mettendo tutto il mio impegno per farlo contento, curo i particolari, aspetto un po’ prima di prenderlo in bocca, prima lo lavoro di fuori, lo lecco sul tronco, succhio e bacio le palle; colpetti di lingua, su frenulo, rapide e potenti succhiatine alla cappella, come per fare uscire tutto fuori, solo dopo lo faccio entrare facendolo scorrere sulle le labbra serrate, che si dischiudono lentamente e poi lunghissimi gola profonda, quasi fuori e poi tutto dentro, fino alle palle. Rotazioni di lingua continue e via di seguito.
Bevo il liquidino che sgorga fuori, con dedizione ed umiltà.
Io servo, mi prostro e faccio tutto ciò che aggrada agli uomini e lui &egrave uno dei miei preferiti.
Grazie al mio impegno viene abbastanza rapidamente, copiosamente. Ho fatto in modo che mi sborrasse in bocca, sulla lingua e non direttamente in gola, per trattenerla e sentirne il sapore: &egrave dolciastra, non male, come sempre diversa da tutte le altre, non c’&egrave una sborra uguale all’altra. Sbattendo le ciglia, ammiccante come una pornostar lo guardo negli occhi e dischiudo le labbra, per mostrargli che &egrave tutta lì e che l’avrei mandata giù con un’unica sorsata.
Deglutisco.
Mi accarezza sulla testa: ‘Brava dolcezza, sei stata proprio brava’ un bell’aperitivo’ si complimenta lui.
‘Ora andiamo, adesso ho fame anch’io’ continua ‘domani pomeriggio verso le tre ti aspetto al fienile, tutta bella preparata e pulita, voglio farti il culo. E’ da un po’ che non te lo apro per benino, che non ti sborro dentro. Giocheremo anche un po”.
Io annuisco, obbediente, poi ce ne andiamo a casa.
Sarei stato puntuale come un treno svizzero. Ho un paio di piccolissime mutandine col pizzo, nuove nuove, da sfoggiare ed inoltre’ il buchetto mi prude già.

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