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Racconti Gay

Una lunga sveltina

By 28 Febbraio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Lo avevo sognato notti fa, si era lui, il suo corpo, i suoi muscoli tesi, la sua grazia anche nel fare l’amore in modo duro, maschile. L’avevo vivo reale, dietro di me, lo sentivo dietro, dentro di me, pulsare con forza, violare la mia carne, entrare e uscire, scivolare dentro di me. In fine uno schizzo forte, denso, lungo sulle mie spalle, mi ha svegliato dal sogno. Tenerissimo anche nel suo orgasmo.
Oggi l’ho chiamato con uno sms: ciao che fai oggi? Sei libero? Potrei passare.
Si vieni, ti aspetto sono libero dalle 17 alle 18.30.
Una sveltina allora. Ok, passo, voglio trovarti nudo nel letto.

Puntuale, entro in casa sua, tutto buio, un profumo piacevole, una musica rilassante mi accoglie. Ciao, sono qui, mi dice.
Appena dentro, mi libero di tutto, lascio i vestiti all’ingresso e vado verso il suo letto. Lo trovo nudo rilassato. ‘Sonnecchiavo, che sorpresa’ mi dice, ‘entra’ alzando le coperte.
Le nostre labbra si scambiarono baci, le mie mani cominciarono a correre sulla sua pelle, le sue sulla mia, i suoi capezzoli subito cercati dalla mia bocca, succhiati, martoriati, diventarono duri. Avevo voglia del suo seme, subito, su di me, ma era troppo presto.
Lo feci girare, volevo sentire la sua schiena, il suo collo. Cominciai a baciarlo, tutto, senza lasciare nulla di lui, le sue orecchie sensibili, risposero. Lo sentii ansimare, godere, gli piaceva, ero felice. Non risparmiai nulla, tutto era per la mia lingua, i miei denti, la mia bocca. Li, fra le natiche, rimasi di più, volevo fargli provare la mia lingua anche li. Lo sentivo contorcersi, gli piaceva. Sempre baciandolo, il pensiero era li, fisso, dentro di me, volevo il suo seme su di me, avevo voglia di lui.
Ci rivoltammo, ci succhiammo a vicenda, stringendoci forte, dappertutto. Il 69 fu tenero, duro, la voglia del suo seme non passava, anzi, cresceva. Lo feci alzare dal letto, lui si inginocchiò prendendolo tutto dentro di lui, dentro la sua bocca. Mi pompava con forza, mi succhiava. I suoi capezzoli erano stretti tra le mie dita, la sua testa, spinta dalle mie mani, continuava a pompare. La sua saliva riempiva il mio cazzo, la voglia di schizzargli in faccia era tanta, ma era ancora troppo presto.
Ci ributtammo nel letto, ci succhiammo ancora per molto, i nostri cazzi cercavano la strada piu stretta, piu intima, ma non volevamo quello. No, forse perché volevamo i nostri semi su di noi selle nostre carni.
Durò ancora molto, poi lui si mise in ginocchio sul letto, prese il cuscino, appoggiai la testa e comodamente presi in bocca il suo cazzo, succhiandolo in qualunque maniera. Lui teneva il mio cazzo fra le manie, mi accarezzava. Sentivo che voleva venire anche lui. Avvcinò la sua mano alla sua durezza, cominciò a massaggiarlo mentre io lo tenevo fra le mie labbra. Io pompavo e lui si toccava, si toccava, fino a schizzare su di me, forte, denso, pieno di profumo. Venni anch?io insieme a lui, con la sua mano.
Esausti, rimanemmo li, distesi, ancora un po’, chiacchierando delle nostre vite, mentre le dita sfioravano la pelle resa sensibile dai nostri baci.

Come d’accordo, alle 18.30 andai via, dandogli un tenero leggero bacio sulle labbra.
Ciao, caro amico, sono stato proprio bene con te, ripensai tornando in moto nel traffico della città, fare l’amore con un uomo a volte può essere dolcissimo. Ho ancora voglia di te, del tuo seme, del tuo piacere, del tuo garbato, maschile, modo di fare l’amore e di queste lunghe sveltine con te.
Ciao, caro amico.

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