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Racconti di DominazioneRacconti Gay

Viaggio all’inferno – 02

By 4 Gennaio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Erano soli in una stanza, seduti vicini. Chris gli aveva messo la mano sulla spalla, proprio come quel giorno, in camera sua, prima di partire. Che bella sensazione, anche solo il poter stare così a guardarlo per sempre. Avrebbe dato qualunque cosa per poter stare in sua compagnia. Gli sorrideva e lo trattava con gentilezza e poi…..
Francis si svegliò di soprassalto, aveva la sensazione che qualcosa l’avesse colpito sul viso. Gli ci vollero un paio di secondi per mettere a fuoco la situazione. Vide due piedi che ancora si stavano muovendo sopra il suo viso e di colpo sprofondò di nuovo nella terribile realtà. Gli avevano dato una pedata in faccia ed era stato proprio il dolce ragazzo del suo sogno che, profondamente immerso tra le braccia di Morfeo, aveva mosso le gambe per cambiare posizione. Non era stato volontario. Non che si sarebbe fatto scrupoli di prenderlo a pedate in faccia anche da sveglio pur di far divertire i suoi amici. Ma in fondo erano i piedi di Chris. Girò lentamente la testa a sinistra e la sua bocca si ritrovò a contatto con il tallone del migliore amico di Chris, Jesse. La allontanò. Continuava a fargli schifo, anche se dopo ore passate lì a respirarlo si era abituato a quell’odore nauseabondo. Gli bruciava lo stomaco, sentì venir su un altro ruttino e credette di vomitare. Riconobbe subito il sapore: piscio. Gliene avevano fatto bere fino a scoppiare alcune ore prima e non era riuscito a chiudere occhio per lo schifo fino a un paio d’ore prima del brusco risveglio. Si trattenne. Non doveva andare così, doveva essere una vacanza tra amici. Eppure era fermamente convinto che Chris tenesse davvero a lui. Certo, sapeva che non avrebbe mai condiviso i sentimenti che lui provava segretamente per il ragazzo di sua sorella, però voleva stargli accanto, anche se significava sopportare gli scherzi un po’ grevi di quando era con i suoi compagni.
C’era luce nella stanza, filtrava dalle persiane mezze rotte. Si mosse piano per non svegliarli e si tirò su a sedere. Si guardò in giro. Dormivano profondamente tutti e quattro, un paio russavano anche. Erano tornati tardissimo per andare a divertirsi e ora si godevano il meritato riposo. Che fisici! Tonici, atletici, scolpiti. E lui doveva passare con loro altri sei giorni, a farsi umiliare e deridere. ‘Poteva andare peggio’ pensò il ragazzo con amaro sarcasmo ‘almeno sono belli!’.
Sarebbe rimasto ad osservare gli addominali di Chris ma lo guardo gli cadde sull’orologio a parete. Le 8.23. Doveva preparargli la colazione, era uno dei tanti privilegi acquisiti entrando a far parte della loro gang. Si alzò. Si sentiva stanco morto e sporco, aveva dormito su quel pavimento lurido e sulla maglietta c’era ancora l’odore delle macchie di urina della sera prima. Andò in cucina realizzando, mentre camminava, che non ci avrebbe trovato niente da cucinare. Erano arrivati ieri ma non avevano badato a fare la spesa per il giorno dopo. Più per istinto che altro aprì il frigo che trovò prevedibilmente vuoto.
‘E ora come faccio?’ gli prese l’ansia ‘quelli quando si svegliano vogliono mangiare!’ Rifletté per qualche minuto ‘devo andare in città a comprare qualcosa ma come ci arrivo?’ Gli venne in mente di poter prendere la macchina di Jesse, ma poi pensò a cosa gli avrebbe fatto il ragazzo se per qualche motivo lo avesse scoperto. Vide un elenco del telefono e decise di chiamare un taxi. Non fu facile farsi capire. La linea era disturbata ed era difficile dire se fosse peggio il suo spagnolo o l’inglese dell’uomo all’altro capo del telefono. Ad ogni modo quaranta minuti dopo era in città a cercare un supermarket o qualunque altro tipo di negozio dove gli vendessero del bacon e delle uova. Lo trovò, ma era una piccola drogheria la cui proprietaria fu tanto insistente da fargli comprare anche un’altra mezza dozzina di cose, secondo lei assolutamente necessarie, per quella che chiamava nel suo stentato accento ‘a good American breakfast!!’. Aveva chiesto al tassista di aspettarlo per non aver la scocciatura di chiamarne un altro, il che gli costò caro quando, una volta tornati all’appartamento, dovette pagarlo. Ma in questo momento aveva cose più urgenti a cui pensare. Pregò Dio che non si fossero ancora alzati e tirò un sospiro di sollievo quando rientrò, chiudendo la porta il più piano possibile, che le sue preghiere erano state ascoltate. Erano le 10.15 e ancora se la dormivano della grossa. Appoggiò la roba sul tavolo. Per fortuna che nella cucina c’erano gli elettrodomestici e le stoviglie di base, un tostapane, un forno a microonde, piatti, posate, bicchieri. Trovò una padella dentro una piccola credenza. La lavò perché non gli sembrava molto pulita. Mise a friggere le uova, mentre tostava il pane. Apparecchiò la tavola con latte e i cinque tipi di cereali che la donna gli aveva voluto affibbiare. Gli piaceva cucinare, non era un peso, era facile: bastava seguire la ricetta, senza complicazioni. La vita reale? Un’altra storia: c’erano solo quattro sedie a quel tavolo.

Chris Donovan si svegliò con l’odore di bacon croccante e uova strapazzate. Mentre si stropicciava gli occhi gli passarono in mente le immagini della sera precedente: due lingue esperte che gli lubrificavano l’uccello, le tette di una moretta che gli ballonzolavano davanti mentre se la scopava e poi il fratello della sua ragazza. Gli scappò una risatina mentre vedeva se stesso e i suoi amici pisciare in una caraffa di vetro. C’era movimento intorno a lui:
‘Buongiorno Cesso!’ sentì le risate ancora assonnate dei suoi compagni. Aprì gli occhi e vide il suo amico fraterno Jesse Daniels a sedere sul letto. Stava ridacchiando e guardava un ragazzo magro e allampanato sulla porta che imbarazzato disse piano:
‘…buongiorno’ quell’odorino gli fece brontolare lo stomaco e doveva essere così anche per i suoi amici che si alzarono dal letto e si diressero, scalzi, verso la porta.
‘Dormito bene?’ disse Alex alla loro latrina mentre gli passavano davanti.
‘uh uh’ annuì lui mogio.
‘Hehe! Bene!’ aggiunse Jesse che uscì per ultimo dandogli due schiaffetti sul viso.
‘Woah, questa si che è una colazione! Bravo cesso, sempre così!’ le loro voci venivano dall’altra stanza e Chris si tirò su a sedere. Il ragazzo era ancora lì e lo guardava triste.
‘Buongiorno!’ gli disse Chris ‘Allora sei contento di essere entrato nel gruppo?’
‘si… ma ieri sera voi…’ non finì la frase. Lo faceva sempre con lui.
‘Cosa?’ fece finta di niente Chris. L’altro sembrava preoccupato e il ragazzo pensò che se non voleva che raccontasse tutto alla sorella doveva abbindolarlo in qualche modo con le parole.
‘Cos’è ti sei offeso? Francis, fa parte del gioco, cazzo e tu devi stare alle regole!’
‘beh ma…così mi sembra un po’ tropp…’
‘Senti, sei stato tu a voler far parte della compagnia, no? E’ normale che io e i ragazzi ti prendiamo un po’ in giro. E’ solo un po’ di sana goliardia! Tutti i nuovi beccano questo trattamento!’
‘Davvero?’ chiese più sollevato Francis. ‘Questo ci crede sul serio!’ pensò Chris.
‘Certo! Senti, te l’ho detto, devi stare alle regole punto e basta.’ continuò.
‘Ma… ieri sera…’ le sue obiezioni erano, se possibile, sempre più blande.
‘Cosa? Cosa?’ si spazientì Chris ‘Ieri sera ci stavamo divertendo un po’! Noi ci siamo divertiti, tu no?’ lo guardò fisso negli occhi per qualche attimo di silenzio, sapeva che avrebbe funzionato, funzionava sempre:
‘Si… si certo’ Chris sorrise trionfante, pensando ‘è anche troppo facile!’
‘E allora che problema c’è?’
‘Ne… nessuno’
‘Bene!’ si alzò dal letto. Aveva solo i boxer addosso. ‘Sento un buon odorino, che hai preparato per colazione?’
‘Uova, bacon e…’
‘Grande! ci voleva proprio con quanto abbiamo scop…uhm… ballato ieri sera!’ si morse la lingua, per ora era meglio che non sapesse.
Si avviò alla porta poi, a scanso di equivoci, aggiunse: ‘Ah, non dovrai mai raccontare a nessuno quello che farai, vedrai o sentirai con la compagnia, capito? E’ un segreto!’ erano le stesse parole che aveva usato per convincerlo a San Diego, quando gli aveva detto del viaggio a Tijuana.
‘Ok…. lo giuro!’ gli rispose contenta quella stupida checca. Chris gli sorrise poi, incuriosito, aggiunse:
‘Dove cazzo l’hai trovato tutta ‘sta roba da mangiare?’
‘Ho preso un taxi, sono andato a fare la spesa in paese.’ gli disse come un soldatino diligente.
‘Hahaha! Bravo cesso! che iniziativa!’ gli voltò le spalle e mentre usciva Francis gli disse:
‘Chris…’ il ragazzo si voltò di nuovo ‘…io… io mi fido ciecamente di te, se tu… se dici che devo stare al gioco io ti credo ma… c’è un limite, vero? Dimmelo tu qual’è, ti prego, io non… non sono pratico di questi… scherzi da caserma e magari… me la prendo per niente… ma…ma se tu mi aiuti io….. io voglio davvero essere uno di voi, a tutti i costi.’ Era la frase più lunga che gli avesse sentito pronunciare. E anche la più stupida. Chris faticò a trattenere le risate. Gli sorrise, invece, come faceva sempre mentre pensava: ‘Questo è proprio idiota.’
‘Ecco bravo, affidati a me! Te lo dico io dove sta il limite! E’ la decisione migliore che potessi prendere’ era sempre più difficile mantenere una parvenza di serietà sul viso ‘Tu pensa solo a fare quello che ti dico, vedrai che ci divertiamo!’ Si! Noi quattro però! concluse malefico nella sua mente.
‘Ok…. grazie Chris, grazie mille!!!’ gli sorrideva rassicurato l’ingenuo.
‘Hehe! Figurati, per così poco!’ Si voltò di nuovo per uscire poi aggiunse di spalle: ‘rifacci i letti mentre mangiamo!’.

Ora andava molto meglio. Si poteva fidare di Chris, di questo era certo, era un bravissimo ragazzo, voleva così bene a sua sorella e non avrebbe mai fatto niente per farla soffrire. Julie era stata tanto, tanto fortunata. Ora doveva solo tenere duro e lasciar fare tutto a lui. Li sentiva ridere come sempre, sembravano così spensierati. Lontani dai suoi tumulti interiori e li invidiò da impazzire. Mentre rifaceva i letti di ognuno con la massima cura sperò con tutto il suo cuore che un giorno avrebbe potuto divertirsi insieme a loro invece di essere la causa delle loro risa. C’erano tutti i loro vestiti per terra. Li raccolse, li piegò e li mise sui letti. Che brava donnina di casa che era. Si sentiva imprigionato in quel corpo maschile, era come se non fosse il suo. Ma che poteva farci? Raccolse la maglietta e i pantaloni di Chris e li piegò con cura anche maggiore. Sentì qualcosa rovesciarsi, seguito poi da un boato di risate. Immaginò fossero i cereali.
‘Oy! Cesso! Muoviti!’ Francis si precipitò in cucina e li trovò seduti al tavolo. Il pavimento della cucina era cosparso di cereali al cioccolato: sotto il tavolo, tra i loro piedi, vicino ai fornelli. Solo il biondo Mark era in piedi e gli lanciò in mano la scopa.
‘Dai raccoglili!’ si rimise a sedere e il ragazzo cominciò a raccogliere i cereali con la scopa e la paletta:
‘Questa colazione era fenomenale Cesso! Dev’essere lo standard per tutti i pasti, mi raccomando!’ gli disse Jesse.
‘Si… certo’ rispose Francis. Lo guardavano sorridenti, si divertivano ad umiliarlo ma Chris aveva detto che faceva parte del gioco. Adesso aveva finito di raccoglierli nella paletta e si guardava intorno per cercare un secchio, ma si ricordò che nemmeno poco prima l’aveva trovato. Alex probabilmente capì il suo imbarazzo e gli passò la ciotola che aveva usato per la sua porzione di latte e cereali.
‘Tieni, mettili qui’ lo ringraziò con lo sguardo, cercando pietà nei suoi occhi scuri leggermente a mandorla, ma non ne trovò. Solo derisione. Così lo fece. Riversò i cereali e la polvere raccattata da terra dentro la ciotola.
‘Aspetta, ridammela!’ era ancora Alex ‘ne ho un casino attaccati sotto i piedi’ prese la ciotola e, partendo dal tallone, passò tutta la pianta del suo lungo piede sul bordo del contenitore riversandoci dentro cereali misti allo sporco di quel pavimento schifoso.
‘Si è vero, ce li ho anch’io!’ dissero anche Mark e Chris. Lo fecero tutti. Si pulirono ben bene i piedi sul bordo della scodella. Quando ebbero finito Alex gli ripassò la ciotola:
‘Buttali!’
‘Apetta!’ disse Jesse e Francis capì dal suo ghigno e da quella luce nei suoi occhi che stava per succedere qualcosa.
‘Perché buttarli? Tu non hai fatto colazione, vero?’ gli chiese. Sapeva già che risposta doveva dargli e lo fece: ‘No’
‘Eh, eh, eh’ gli faceva di no col dito ‘questo non va bene! Non lo sai che la colazione è il pasto più importante della giornata?’ gli altri già ridevano.
‘Hahaha! Si! coraggio siediti qui!’ Mark si era alzato e gli aveva ceduto il posto. Volevano godersela fino alla fine. Lo misero davanti a quella mistura con un cucchiaio. Jesse aggiunse del latte freddo avanzato dalla tazza di Chris e un po’ di succo dal bicchiere di Mark. ‘Hahahaha!!! Ecco ora ci siamo!! Mia mamma dice sempre che è un peccato buttare via la roba da mangiare, così posso smettere di sentirmi in colpa!’ si mise una mano sul cuore mentre finiva la frase con voce fintamente preoccupata. Ancora risate.
‘Hahahaha!!! Buona Jess!!!’ si congratulò Alex. Jesse ridacchiava appoggiato allo schienale della sua sedia mentre lo guardava, poi aggiunse:
‘Sei un cesso, no? E allora dimostracelo!! Hahahaha!!!’ Francis guardò supplicante Chris, in cerca di aiuto, ma ricevette solo un:
‘Beh? Che cazzo aspetti?’ evidentemente questo andava ancora bene. Prese il cucchiaio e lo immerse in quello schifo. Non erano passate nemmeno 24 ore dall’inizio della sua tortura.

‘Dai, prendi il pallone e andiamo’ disse Chris ad Alex neanche mezz’ora dopo. Avevano deciso di andare a fare una partitella in un campetto che avevano visto il giorno prima a circa mezzo chilometro dall’appartamento. Lo schiavetto stava pulendo la cucina dai rimasugli della colazione. Era incredibile com’era facile fargli fare le cose: bastava dirgliele. Era stato un risveglio troppo divertente. Prima il frocetto si era completamente affidato a lui, poi si era mangiato i loro avanzi e Jesse gli aveva anche fatto dire ‘grazie della colazione, è buonissima’, con quella sua vocetta da checca. Quella scena era stata il massimo. Avevano riso tanto da avere male alla pancia, il miglior modo di iniziare la giornata. Chissà cos’altro avrebbe fatto. Sorrise. Lo avrebbero scoperto molto presto.
Gli altri ragazzi comparvero dalla camera vestiti in maglietta e pantaloncini. Chris li aspettava sulla porta. Jesse si passava il pallone da una mano all’altra.
‘Noi torniamo tra un paio d’ore!’ disse Chris al cesso.
‘Ti porteremmo con noi ma devi prepararci il pranzo!’ continuò Jesse sorridente.
‘E mi raccomando, tutto buono come la colazione cesso, altrimenti….’ Alex non finì la frase, era impegnato a ridacchiare, guardando Mark che gli struffava i capelli con violenza mentre passava. Chris sorrise di nuovo, i suoi amici si divertivano almeno quanto lui ad umiliarlo. Lo schiavetto li guardò… sembrava volergli chiedere qualcosa.
‘Che c’è?’ gli disse Chris.
‘Devo fare di nuovo la spesa’ gli rispose timidamente.
‘E allora? Falla! Che vuoi da noi?’ ribatté Chris.
‘Per an… per andare in città posso… tipo…. posso prendere la macchina?’ gli era costato il mondo chiedergli questo, si vedeva quanto gli pesava.
‘Certo! Come no!’ gli disse Jesse. Prese le chiavi e gliele lanciò lasciando Chris e gli altri sorpresi. Ma era niente in confronto alla faccia allibita di Francis. Cominciò a fare un timido sorriso. ‘Gra… grazie!’
‘Di niente Cesso! Già che ci sei falla lavare, dentro e fuori e riportamela col pieno!’ adesso riconosceva il suo amico. Chiusero la porta lasciandolo imbambolato e ridacchiarono una volta fuori dall’appartamento. Si diressero verso il campetto.
‘Hahaha! Per un attimo mi hai lasciato di sale Jesse, però era buona!’ disse Chris al suo vecchio amico.
‘Beh, ho colto la palla al balzo, ero quasi in riserva! E poi così stasera abbiamo la macchina pulita per andare a troie, no! Hahahaha!’
‘Già! E non sapete il meglio ragazzi!’ il giovane raccontò ai suoi amici quello che l’ingenua latrina gli aveva confidato neanche un’ora prima. I quattro ragazzi non riuscivano a camminare da quanto ridevano.
‘Hahahahaha!! Cazzo, ma quello da che pianeta viene?’ disse Mark quasi alle lacrime.
‘Chris ti prego, posso farti da schiavo per tutta la vita? Hahahahaha!!’ continuò Alex imitando la voce di Francis.
‘Beh! Ora che hai questa carta….’ Jesse si fermò per prendere fiato ‘… possiamo fare mooooolto di meglio!!!!!’
‘Dammi tempo amico mio! Tu dammi SOLO tempo!!! Hahahaha!!!’ Chris si infilò gli occhiali da sole e ripresero verso il campetto.

‘Ciao Cesso!’. Era tutto apparecchiato e Francis stava girando qualcosa in un tegame. C’era un profumino fantastico che, dopo un’ora e mezza di basket sotto il sole del Messico era il massimo.
‘Hai comprato la birra?’ gli fece Mark. La sua carnagione chiara e i capelli biondi mettevano ancora più in risalto quanto fosse sudato.
‘Si, è nel frigo’ tutti e quattro si diressero lì e ne presero una bottiglia. Sospiravano felici mentre si riempivano il gozzo di birra ghiacciata. Poi si misero seduti a tavola, non vollero neanche lavarsi le mani e Francis cominciò a servirgli quello che aveva cucinato. Cominciarono ad abbuffarsi non considerandolo neanche. Parlavano della partita che avevano fatto, era come se lui non esistesse. Si mise in un angolo, appoggiato ai fornelli e, in piedi, cominciò a mangiare qualcosa. Si era ucciso di fatica per fare la spesa, lavargli la macchina, e preparare il pranzo in tempo. Senza contare che tra colazione, pranzo e benzina aveva già speso più di quello che poteva permettersi. E loro non lo consideravano neanche. ‘Fa parte del gioco…’ la voce di Chris continuava a risuonargli nelle orecchie ed era una voce suadente, ipnotica, come tutto di quel ragazzo. Prese un altro boccone. E’ buono, pensò, però leggermente salato. Gli altri non sembravano farci caso. Allungò una mano e prese una bottiglia di birra. La aprì e fece per portarsela alla bocca:
‘Hey! Che stai facendo?’ si voltò verso Jesse che gli sorrideva come al solito ‘non pensarci nemmeno, cazzo! La birra non si butta nel cesso!’ Si era alzato dalla sedia ‘…mettila giù che la tua bevanda speciale è in produzione!! Hahahaha!!!!!’ si toccò il pacco oscenamente mentre diceva questo. Naturalmente gli altri scoppiarono a ridere. Poi prese un lungo sorso di birra, fino a finire la bottiglia:
‘Buuurpp!’ ruttò mentre la sbatteva sul tavolo ‘dacci mezz’ora e potrai bere quanto ti pare!!!’ altre risate. Gli strappò la bottiglia dalle mani e si rimise a sedere. Buttavano giù birra come cosse acqua. Francis li guardava con la bocca un po’ secca sapendo che, suo malgrado, presto avrebbe bevuto qualcosa di molto, molto più saporito.

In effetti, non passarono neanche venti minuti che il bel Mark, dai lineamenti quasi scandinavi, gli disse:
‘Sei fortunato, la mia è già pronta!’ si scolò le ultime gocce dalla bottiglia che aveva in mano poi, ridacchiando, la fece sparire sotto il tavolino. Francis lo vide armeggiare con i pantaloncini. Gli altri si gustavano la scena ridacchiando e commentando sguaiatamente con le bocche aperte, piene di quel cibo che lui aveva preparato con tanto amore per il suo Chris. Francis non riuscì a resistere stavolta. Quasi senza pensare si sporse abbastanza da far entrare il basso ventre del biondino nel suo campo visivo. Il ragazzo si era abbassato l’elastico dei pantaloncini e delle mutande e Francis non riusciva a credere ai suoi occhi: per la prima volta in vita sua vedeva il pene di un altro. L’eccitazione che lo pervase fu incredibile. Sarà stato dieci, forse dodici centimetri, a riposo. Era enorme rispetto al suo. Spuntava da una fitta peluria biondissima e, ben saldo tra le dita del suo padrone, sparava un getto di urina come un idrante rivolto verso l’imboccatura della bottiglia. Era così ipnotico, così…. bello.
‘Che fai? Vuoi vedere come la produce?!’ Francis fece quasi un salto dallo spavento. Jesse si era alzato e gli era venuto alle spalle e lui non si era accorto di niente finché non gli aveva quasi urlato nell’orecchio scatenando le risa di tutti. Mark lo guardò ridacchiando mentre continuava a rilassare la vescica.
‘Beh, è giusto, se la deve bere, cazzo! Vuole essere sicuro che non venga contaminata con robaccia scadente!!! Hahahahaha!!’ proseguì Chris.
‘Hahaha! Può guardare quanto vuole! Questo è tutto piscio artigianale! Roba di prima qualità, cazzo!! Hahahaha!!!’ disse Mark mentre aveva finito di svuotarsi. ‘…hehe, ecco qua!’ si stava scappellando per assicurarsi che le ultime gocce cadessero sul bordo della bottiglia, lo stesso bordo dove tra pochi secondi lui avrebbe poggiato le sue labbra. Il giovane universitario si rese conto di avere un erezione e non capiva come fosse possibile. Pregò Dio che non se ne accorgessero mentre Mark intanto gli passava la bottiglia sempre più divertito.
‘Dal produttore al consumatore direttamente! Hahahaha!!!!’ Era piena per metà e avvertì il calore del liquido giallo attraverso il vetro mentre lentamente la avvicinava alla bocca. Era una sensazione strana: l’aver visto il pene di quel ragazzo, lo aveva eccitato a tal punto che adesso anche l’idea di sfiorare con le labbra il punto in cui Mark se l’era pulito era bellissima.
‘Mi raccomando, dimmi com’è!’ di nuovo le loro risate, ormai non ci faceva neanche più caso. Appoggiò le labbra al bordo e lasciò che il contenuto della bottiglia gli riempisse la bocca. Il sapore era vomitevole come lo era stato la sera prima. Eppure sentiva il pene che quasi gli esplodeva nelle mutande, ma che diavolo gli prendeva? Meno male che portava i jeans, era più facile nasconderlo. E comunque non era certo dotato come il padrone del liquido che stava bevendo! Buttò giù i primi sorsi.
‘Allora?’ lo punzecchiò di nuovo Jesse, che era in piedi vicino a lui. Puzzava di sudore.
‘Perfetta!’ borbottò Francis mentre il liquido acido gli bruciacchiava la gola. Era sempre imbambolato. Gli altri ragazzi ridevano naturalmente e a lui, senza neanche pensare, tra un sorso di piscio e l’altro, venne naturale di rivolgersi a Mark dicendogli:
‘Grazie…’
‘Hahahahaha!!!!! Figurati cesso!! Avevi tanta sete, no?!!’ gli disse Mark mentre scambiava occhiate furbe con Chris ‘E poi è un piacere usarti!! Hahaha! Se fai il bravo magari un giorno te lo faccio bere direttamente dalla cannella! Hahahahaha!!’ Si indico in mezzo alle gambe. Era un continuo ridere ed darsi il cinque, mentre lui stava ingoiando gli ultimi sorsi dalla bottiglia. Quell’ultima frase fu troppo per lui. Avrebbe dato qualunque cosa per poter stare vicino a quel pene…. ad un qualunque pene, in realtà. Si accorse che stava venendo mentre l’elastico delle mutande lo costringeva, gli faceva male e rendeva quell’eiaculazione così poco confortevole. Le gambe non lo reggevano, la reazione che ebbe fu quella di inginocchiarsi di fronte a loro.
‘Hahahaha! Ti fa addirittura quest’effetto cesso?’ se la rideva Jesse e Francis continuava a tenere la bocca attaccata a qual collo di bottiglia anche se il contenuto era finito. Non riusciva a smettere di leccare il punto dove quel ragazzo aveva appoggiato la cappella. Si sentiva umido e appiccicoso in mezzo alle gambe e il suo pene si stava sgonfiando. Intorno a lui scrosci di risate e battute, poi Jesse gli prese la bottiglia e gliela strappò via dalle labbra.
‘Dammi qua! Dobbiamo pisciare tutti, cosa credi?’ lo guardava dall’alto con quel ghigno malefico, ma gli occhi di Francis scesero pian piano e si fissarono su un altro punto. Il giovane di fronte a lui, come l’amico prima, si era tirato giù i pantaloncini e gli stava regalando la sua prossima dose.

Chris e i suoi amici si erano spostati in camera dopo pranzo. Uscire era impensabile, troppo caldo, già in casa non si respirava. Si buttarono sui letti ben rifatti. Lo schiavetto era in cucina che ripuliva. Che pranzo! Si erano passati quella bottiglia, ci avevano pisciato dentro a turno anche più di una volta e quell’idiota si era bevuto tutto. TUTTO. Ringraziando a destra e sinistra per giunta. Il giovane ridacchiò tra sé. Il desiderio di essere parte di quel gruppo lo rendeva loro schiavo e nei momenti di tentennamento bastava che lui gli facesse un cenno con la testa o gli desse un’occhiata. ‘Chris io mi fido ciecamente di te…’ gli aveva detto quella mattina. Non avrebbe mai raccontato niente a Julie, poteva stare tranquillo. Era come avere la sua vita in mano e poterne fare ciò che voleva. Troppo fico!
Mark e Jesse avevano cominciato a discutere di basket, come sempre ed Alex li ascoltava divertito. Chris si infilò le cuffiette dell’Ipod e cercò di rilassarsi, ma c’era qualcosa che non andava. Gli facevano male i piedi ancora costretti in quelle Nike ormai un po’ consumate. Gli ci sarebbe voluto…
‘Yo! Cesso! Vieni qui!’ gridò il ragazzo, interrompendo la conversazione dei suoi amici. Meno di due secondi dopo il frocetto era sulla porta pronto a servire. Chris sorrise.
‘Mi fanno un po’ male i piedi, fammi un massaggio mentre mi rilasso.’ non fece neanche in tempo a finire la frase che si era già inginocchiato ai piedi del suo letto ‘si Chris, subito!’ gli aveva detto zelante scatenando le risatine e i commenti degli altri.
‘Buona idea, lo voglio anch’io quando hai finito cesso!’ disse Alex mentre Francis aveva cominciato a slegargli le stringhe.
Chris rise mentre metteva via il suo Ipod, non c’era bisogno di altro intrattenimento, si sarebbero divertiti abbastanza con lui.
Il ragazzo gli tolse le Nike e Chris avvertì la sensazione di fresco tipica di quando ti togli le scarpe e hai le calze bagnate di sudore. Gli prese in mano un piede e cominciò a massaggiarglielo mentre lo guardava con gli occhi pieni d’amore. Ecco, lo sguardo era l’unica cosa che aveva di identico a Julie, era impressionante. Si alzò sui gomiti per poterlo guardare meglio. Gli maneggiava i piedi con delicatezza era il massimo essere servito in quel modo. La camera puzzava in maniera piuttosto forte ovviamente: erano in quattro tutti sudati e senza scarpe in una stanza piuttosto piccola. Chris notò che Francis cercava di allontanare la faccia per respirare, senza però riuscire minimamente a diminuire l’intensità del tanfo provocato dai piedi che aveva di fronte.
‘Puzzano?’ gli chiese divertito.
‘Hum… beh… un pochino…’ gli rispose appena udibile il frocetto.
‘Ma come?’ gli chiese il ragazzo che trovava sempre più difficile non ridere ‘ieri sera hai detto che ti piacevano!’ Mark ed Alex si erano messi a sedere sul letto per godersi la scena. Jesse aveva appoggiato le caviglie sulle spalle di Francis:
‘E’ vero!’ disse l’amico dopo aver scambiato una fugace occhiata con lui ‘Cazzo! Ci hai passato la notte con il naso appiccicato e ora ti lamenti per fargli un massaggino?’
‘Allora sei un bugiardo?!’ proseguì Chris duettando con Jesse.
‘Non… io non…’ provò a dire il cesso.
‘I bugiardi non li vogliamo nella nostra compagnia, vero ragazzi?’ un coro di ‘nooooo’ e ‘vergognaaaa’ si sollevò all’istante, sempre contornato da risate. Chris vide chiaramente il panico nei suoi occhi.
‘No, no, no, non sono un bugiardo…’ gli disse in fretta guardandosi intorno.
‘E allora?’ continuò Chris
‘Sono… b..buoni… mi piacciono…..’ Alex era piagato in due.
‘Hahaha!! Sei sicuro?’ riprese Jesse ‘sentili meglio!’ Chris osservava divertito il suo vecchio amico di fronte a lui, mentre piantava il piede sulla nuca della checca e gli spingeva la faccia proprio sui suoi calzini sporchi. Lo sentì annaspare, intrappolato in quella morsa e gli venne da ridere:
‘Allora, profumano?’ gli chiese Jesse dopo qualche secondo, liberandogli la testa:
‘…si… buonissimi… buonissimi…’ Chris lasciò andare la testa sul cuscino e scoppiò di nuovo a ridere seguito a ruota dagli altri. Lo schiavetto non aveva mai smesso di massaggiargli i piedi. Dopo qualche secondo sentì Jesse che diceva:
‘Bene, allora! Facciamo un bel gioco!’ si tirò su di nuovo per sentire la nuova trovata dell’amico ‘visto che hai un odorato così fino vediamo di usarlo bene! Adesso memorizzi gli odori dei piedi di tutti e quattro, poi ti bendiamo…’ l’amico continuava a scambiare sguardi con lui ‘… ti facciamo odorare i nostri calzini e tu devi dire di chi sono, chiaro?’

Francis fu pervaso da un brivido a sentire la proposta di Jesse. Questo no! Gli faceva schifo! Ma doveva stare calmo, aveva già rischiato di essere buttato fuori dal gruppo pochi minuti prima. Si voltò verso Chris che ridendo disse:
‘Si! Fico questo gioco! Deve fare come i cani poliziotto!’ era il segnale che andava tutto bene, rientrava nello scherzo. Ingoiò un po’ di saliva. La gola gli faceva male.
‘Già, come un cane poliziotto!’ disse Alex ‘Mettiti a quattro zampe, dai!’. Obbedì. Che altro poteva fare?
‘Hahahaha!! Bravo cane, bravo!’ lo derise Jesse facendogli le carezze sulla testa con un piede.
‘Hahaha!!…se li indovini tutti stasera esci con noi, ok?’ Il suo cuore fece un salto, Chris gli stava dando una possibilità, non poteva, non doveva sprecarla. Era un vero amico, il suo Chris.
‘Ok.’ riprese Jesse ‘Come ogni cane, prima ti dobbiamo addestrare. Quindi… ora devi stare sessanta secondi con la faccia incollata ai piedi di ciascuno, capito?’ Francis lo guardò dritto nel suo bel viso: ‘si’ disse piano. Il ragazzo gli dette un colpo sulla testa col piede con cui poco prima l’aveva carezzato.
‘Hey! I cani non parlano! Come si dice?’ era veramente perfido, voleva umiliarlo fino in fondo. Francis pensò alla sua situazione: lo studente modello, primo in ogni prova accademica, un piccolo genio della fisica, così lo definiva metà del corpo docenti della prestigiosa University of California. Quanto gli costava abbassarsi a tanto! Ma la posta in gioco era troppo alta. Prese fiato, il più faticoso della sua vita:
‘Wouf, wouf!’ scroscio di risate. I ragazzi si erano stesi sui letti tenendosi la pancia.
‘Che spasso cazzo!’ disse Alex mentre si riprendeva ‘…dai, comincia pure da quelli di Chris che ti piacciono così tanto, hahaha!!!’ continuò mentre si grattava una gamba. Francis notò che era completamente glabro, un tratto tipicamente asiatico.
‘Si, dai, comincia!’ ‘E annusa bene, mi raccomando!’ gli fecero eco Mark e Jesse. Francis si voltò verso Chris che lo guardava sorridendo, appoggiato sui gomiti. Gli fece un cenno con la testa per incitarlo:
‘Dai!?!’ Il ragazzo guardò i calzini che aveva davanti. Sarebbero dovuti essere bianchi, ma la pianta non lo era più, era grigia, in certi punti nera. E poi l’odore….
Prese coraggio e, senza che nessuno lo forzasse, immerse la faccia nei piedi del ragazzo di cui era innamorato. Respirò a fondo, lasciò che i polmoni gli si riempissero di quell’aria fetida. Gli faceva schifo… ma forse un po’ meno della sera prima… si era abituato all’odore forse? Dopo tutta la notte… era possibile. La sensazione dei calzini caldi e umidi che gli coprivano tutta la faccia era sgradevole. I ragazzi continuavano a prenderlo in giro.
‘Devi memorizzare ogni piccola sfumatura, hahaha!!’ era difficile. Sapeva solo dire che puzzavano di sudore e di… scarpe vecchie e…. non lo sapeva neanche lui, non riusciva a pensare da quanto era forte quell’odore.

Alex Jin, stava tenendo il tempo. Quando aveva saputo che si sarebbero dovuti portar dietro quel secchione sfigato si era lamentato con Chris, anche se l’amico gli aveva spiegato che avrebbe fatto loro da schiavetto. Era contento di essersi sbagliato. Tutto questo era davvero troppo divertente. Non riusciva a smettere di ridacchiare mentre lo osservava annusare i piedi di Chris con devozione. Lo stesso facevano i suoi amici. Allo scadere del minuto disse:
‘Ok, l’hai annusato abbastanza! Ora vieni da me!’ il ragazzo staccò la faccia da quelle calze lerce solo per appiccicarla sulle sue. Aveva il viso di uno studente universitario, un ragazzo più grande di lui, sotto ai suoi piedi. Che brivido di potere!
‘Allora? Preferisci i miei o quelli di Chris, huh?’ l’umiliazione verbale era forse la parte più divertente.
‘Wouf, wouf’ fu l’unica risposta, attutita dai suoi talloni sulle labbra, che scatenò, come al solito le risate di tutti. Aveva imparato la lezione il frocetto, i cani non parlano.
‘Bravo cane!’ gli disse per premiarlo.
‘A me questo più che un cane mi sembra una cagna!’ continuò l’amico Mark, disteso sul letto di fronte al suo ‘a giudicare da come mi guardava prima, mentre pisciavo!’
Nessuna reazione della checca, continuava ad annusargli i piedi a fondo. Jesse continuò a punzecchiarlo:
‘Beh? E’ così? Sei una cagna?’ dopo qualche secondo arrivò da sotto ai suoi piedi lo stesso ovattato:
‘Wouf, wouf’ l’aveva ammesso.
‘Dovevi dircelo prima!’ continuò Jesse tra una risata e l’altra ‘Forse preferivi annusarci l’uccello!? Hahahaha!!!’
‘Hahaha! Di sicuro!’ intervenne Chris. Alex guardò l’amico, poi disse:
‘Però mi sembra che anche i piedi ti piacciano tanto, no?!’ Ancora un ‘wouf’. Che ridere. Sentiva il suo viso schiacciato contro la pianta dei piedi, riusciva a distinguere la forma irregolare del suo naso, gli incavi degli occhi, la bocca. Aveva i piedi talmente lunghi che glielo copriva completamente.
‘Così non se lo scorda il mio odore’ pensò divertito il ragazzo. Poi con un piede gli allontanò la faccia:
‘Basta! Ora vai da Mark!’ era così ubbidiente. Si gustò la scena per i successivi due minuti, in cui l’idiota strusciava la faccia sulle calze sporche dei suoi amici. Quando il tempo finì Jesse gli allontanò la faccia con un calcio e disse:
‘Bene! Ora vediamo quanto ha imparato! Mark, la tua bandana!’

Jesse lo stava bendando. Era a dir poco stomacato. Il cervello era come annebbiato, aveva inalato quegli odori così forti. Aveva notato delle differenze tra loro, però era difficile spiegare, non era mica veramente un cane, o…. una cagna, come avevano detto loro.
‘Ok, pronti ragazzi? Via le calze’ non vedeva niente, ma sentiva la voce di Jesse e capì dai rumori che lo stavano assecondando. ‘Ecco… buttatele qui, davanti a lui.’ continuò, poi ‘Forza cagna! Annusa bene e riconosci i tuoi padroni dall’odore!’ Francis si fermò un attimo. ‘I tuoi padroni’ aveva detto Jesse. Ma no… faceva sempre parte del gioco. O forse… Non ebbe il tempo di rispondersi. Qualcuno gli aveva messo un piede sulla testa e l’aveva spinto con la faccia sul mucchietto di biancheria sporca tra le risate. ‘Muoviti!’ era la voce che amava tanto. Cominciò ad annusare. Era impossibile riuscirci, il tanfo era micidiale.
‘Ma come fai a capirci qualcosa!’ era Mark, sembrava gli avesse letto il pensiero. ‘Separale! Prendine una per una, annusala bene e quando l’hai riconosciuta mettila sul letto del proprietario, capito?’ stava per rispondere come una persona ma si ricordò che non poteva:
‘Wouf!’ fece di nuovo.
‘Hey, ma così non vale, la aiuti!’ disse ridacchiando Alex ‘già, se lo deve meritare il premio!’ continuò Chris. ‘Beh, fa parte dell’addestramento, no? Hahaha!!!’ rise di gusto Mark e gli altri gli andarono dietro. Francis intanto aveva allungato una mano per prendere la prima calza:
‘Ma che cazzo fai? Da quando in qua le cagne usano le mani?’ gli era arrivata una pedata sulla schiena. Non gli aveva fatto male fisico, solo psicologico. ‘Usa la bocca idiota!’ Che stupido, come aveva fatto a non pensarci? Socchiuse le labbra e mise in bocca un pezzo di spugna umida. Lo allontanò dagli altri e cominciò ad annusarlo. Gli era familiare, come non poteva? Forse… sapeva di chi era… Chissà perché gli venne in mente la professoressa Stein, capo del dipartimento di fisica che, dopo un esame andato particolarmente bene, gli aveva detto: ‘Lei farà strada Connor, vedrà!’. Sentì una fitta allo stomaco. Angoscia. Prese di nuovo in bocca la calza, riempiendosela del sudore di cui era intrisa, girò su se stesso e la depositò sul letto di Alex.

Dopo qualche minuto che smistava le loro calze tra commenti derisori, si rese conto che le riconosceva davvero. Distingueva l’odore dei loro piedi, non riusciva a crederci. Forse sarebbe davvero uscito con loro, era troppo bello anche solo per pensarlo! Sentiva le risa quasi isteriche dei ragazzi ogni volta che ne identificava una. Doveva essere uno spasso vederlo a quattro zampe con le loro calze puzzolenti in bocca. Mise l’ultima sul letto di Chris e sentì le loro voci esplodere in un boato:
‘Hahaha!!! Brava cagna!! Hahaha!! Hai visto che non era difficile!?’ era Chris che gli parlava. Gli avevano messo i piedi sulla testa, e poi sulla faccia: lo stavano ‘accarezzando’. In realtà gli strusciavano le piante sudate sui capelli, tirandoglieli.
‘Rotolati! Rotolati come una cagna vera!!’ obbedì, come faceva sempre, mentre loro se la ridevano. Si stese a terra e alzò le gambe e le braccia nella migliore imitazione di un cane. Non capì più niente, sentiva una quantità di piedi sudati sulla faccia, che si strusciavano, lo schiaffeggiavano, gli impregnavano la pelle del loro odore mentre i ragazzi dicevano:
‘Vedi che l’addestramento serve? hahaha!!!!’ Uno gli portò via la bandana e Francis tentò di aprire gli occhi. Intravedeva alcuni dei loro sorrisi, Chris e Jesse seduti sul bordo dei loro letti, mentre Mark e Alex erano in piedi. Ma i loro volti erano coperti subito da altri piedi, e poi altri e altri ancora, sembravano non finire mai! Il ragazzo lasciò che si divertissero quanto volevano. Aveva scelta? Dopo qualche minuto smisero, lasciandolo inebetito.
‘Bene!’ disse Chris ‘abbiamo ancora più di due ore prima di cominciare a prepararci per uscire…’ Lo guardava con quel sorriso ipnotico ‘…noi ci rilassiamo, mentre tu, visto che sei stata così brava e che ti piacciono tanto, per festeggiare te li facciamo assaggiare, sei contenta?” scroscio di nuove risate ‘Ora ce li lecchi tutti bene bene, hahaha!!” Il giovane si piegò leggermente avvicinando il suo splendido volto al suo “…e non ti fermi finché la tua lingua non assorbe tutto quel bel profumino che ami tanto! Hahahaha!!!!!’ ‘Chris! Perché?’ fu il suo pensiero. Ma non poteva lamentarsi, voleva uscire con loro a tutti i costi e Chris l’aveva reso possibile, così:
‘Wouf, wouf’ fu la sua risposta. Come al solito risero, mentre si aggiustavano belli comodi sui loro letti. Francis avvicinò il viso a quelli di Chris mentre il suo cervello cominciava appena a realizzare che avrebbe passato le prossime due ore a leccare dei piedi sporchi. I piedi dei suoi amici… no…. i piedi dei suoi padroni.

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