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Racconti 69Racconti erotici sull'Incesto

126 – La porca di mamma Nadia, le gemelline, il figlio e……..

By 8 Febbraio 2014Febbraio 9th, 2020No Comments

Mia mamma e amante Nadia, dopo il nostro infuocato rapporto, una sera, approfittando dell’assenza delle gemelle, mi volle parlare. Fu, da parte sua, un discorso giustificativo, improntato quasi a voler in qualche modo legittimare, il suo comportamento nei miei confronti. Mi disse anche che io non avevo colpe e che era stata lei a provocarmi e che io non ero semplicemente stato capace di resisterle. La lasciai parlare, poi, non so se per un che di orgoglio maschile o per chissà quale altro recondito motivo, le spiegai il mio punto di vista. Le dissi che a mio parere, anch’io avevo fatto la mia parte, le confessai che fino a dieci giorni prima, io non l’avevo mai considerata come donna e nemmeno mi era passato per la mente di fare l’amore con lei. Alla fine si arrivò, entrambi d’accordo, che era stato il fato ad attirarci in quell’infernale tranello e che se avessimo voluto, probabilmente, fra di noi, non sarebbe mai più successo niente.
Come si sa da secoli, le ultime parole sono sempre le più famose e così dopo quei bellissimi discorsi e dopo tutti i buoni proponimenti, forse ancora per colpa del fato, o forse semplicemente per la forte carica erotica che emanava mia madre, quella sera, ci facemmo nuovamente invischiare ed attrarre da un dolcissimo e passionale rapporto d’amore.
Dopo, a bocce ferme, mentre ancora nudi sul letto, ci facevamo le coccole come due teneri amanti, le dissi alcune cose che forse lei non gradì ma che non potei fare a meno di ribadire. Le spiegai, che, vista la situazione, sarebbe stato meglio che quando girava per casa, indossasse almeno un paio di mutandine, le dissi anche che non poteva, mentre predicava a se stessa e a me, mille buoni propositi, starmi seduta davanti con le cosce aperte, che non doveva avvicinarsi a me abbracciandomi strettamente incollando come una sanguisuga il suo corpo al mio’. Lei mi rispose semplicemente con un proverbio banale ma certamente molto efficace: Dal dire al fare”
Già, certo, in mezzo c’era il mare. Purtroppo o che ne so, forse per fortuna, questo mare era per noi un piccolo rigagnolo che si poteva guadare molto facilmente. La baciai delicatamente sulla bocca, poi le nostre lingue si avvoltolarono nuovamente, i nostri sensi, presero ancora il sopravvento, la passione un’altra volta ci travolse e ci guidò ad avvinghiarci uno all’altra, lei si voltò di schiena, le gambe aperte ed io per la prima volta mi sdraiai con il mio cazzone teso scivolandole fra le chiappe, la mia mente totalmente obnubilata dalle mille paradisiache sensazioni, lei mi disse di alzarmi, di aspettare ed io mi misi in ginocchio, emozionatissimo, con degli stranissimi tremolii nello stomaco, vidi il suo culo sollevarsi e la schiena arcuarsi armonicamente. Poggiai le mie mani sui suoi fianchi e spostai il mio bacino qualche centimetro più avanti, la mia bavosa cappella fra le sue natiche candide, la sua voce roca che mi supplicava di prenderla ed io affondai nella sua vagina con un solo colpo. La penetravo scivolandole dentro con colpi profondi e decisi, ad ogni immersione lei mi rispondeva con un ahhhh gutturale e prolungato, poi mi ordinò perentoriamente di toglierlo e ficcarglielo nel culo. Non me l’aspettavo, no, dalla mia mamma non me lo sarei mai aspettato, ma non mi scandalizzai più di tanto. Era per me la prima inculata della vita, per la verità con qualche tipa ci avevo provato, ma avevo ottenuto solo risposte negative. Questa volta lei si raccomandò affinché io facessi piano, io piazzai la mia spingarda contro il suo roseo sfintere e spinsi, lei si lamentò ma mi disse di non perdermi d’animo ed io naturalmente l’ascoltai. Quando il mio cazzone fu entrato per metà, la mamma mi disse di fermarmi, no, io questa volta non mi fermai, spinsi deciso e il suo fodero si allargò fin quando la mia spada fu dentro fino all’elsa. Meraviglia, il cunicolo era strettissimo e mi sentivo il membro avvolto e quasi risucchiato all’interno. Ancora la sua sensualissima voce questa volta a pregarmi di non smettere, mi mossi più velocemente, avanti e indietro, avanti e indietro, la sentivo gemere ad alta voce, ero sudato, con la fronte imperlata di sudore, che gocciolava sulle sue natiche, lei muoveva il culo e godeva, poi mi urlò che stava venendo con il culo, impazzii e la insultai pesantemente, le dissi tutti i sinonimi possibili del sostantivo puttana’. Venne come mai io avevo visto venire una donna, il mio cazzo affondato nel suo culo iniziò a sborrare, le contrazioni non finivano più, sicuramente in quella occasione mi prosciugai i coglioni completamente. Mi abbandonai sopra di lei che si lasciò cadere prona sul letto. Si sfilò da sotto al mio corpo e poi mi supplicò dolcemente di baciarla, lo feci e lei mi accarezzò lungamente il viso, poi mi disse che le faceva male il culo, ma che nella sua vita non le era mai piaciuto così tanto.
Per mesi, fummo quasi quotidianamente coinvolti nei nostri proibitissimi rapporti incestuosi.
Ormai io facevo le veci di mio padre, la scopavo, in figa o nel culo, glielo davo in bocca, lei mi beveva golosamente, iniziai a incularla a pecorina sculacciandole le chiappe. Le piaceva essere dominata, compresi che godeva anche quando la trattavo male, lei mi desiderava padrone, mi voleva fortemente virile e macho. Una volta, mentre era in camera da letto, la presi per un braccio e la buttai sul letto, le strappai le mutande e le tolsi il reggiseno, mi misi sopra e glielo ficcai di brutto in bocca, la tenevo con il capo premuto sul cuscino tenendola strettamente per i capelli, mentre la scopavo in bocca, ogni tanto gli infilavo anche un paio di dita, lei le leccava e muoveva il bacino sotto di me. Mi confessò che da quando facevamo sesso, lei si sentiva ringiovanita e soprattutto aveva sempre voglia di cazzo. Poi, un pomeriggio di un sabato di Agosto, successe ciò che entrambi non avremmo mai voluto che succedesse. Lei ed io decidemmo di andare al cinema e come avevamo già fatto in precedenza ci accomodammo in ultima fila. Assieme a noi altre coppie, che come noi si scambiavano effusioni, le mie e le sue mani a cercare contatti ed emozioni, a sfiorare i nostri punti sensibili e soprattutto a consumarci le labbra in baci lunghissimi ed estenuanti. Al mio fianco destro un sedile vuoto e poi una coppia, impegnata anch’essa in un forcing di baci e toccatine varie. Nella semi oscurità lei mi sembrava una brunetta carina, aveva la maglietta sollevata oltre il seno che, seppure nella penombra, esibiva tranquillamente con molta sfacciataggine. Il problema nacque nel momento stesso in cui il film terminò e si accesero le luci. In effetti quando la parola fine comparve sullo schermo, ci fu, specie nell’ultima fila, una rincorsa a chi si ricomponeva prima. Poi le luci si accesero. Guardai con curiosità la brunetta e mi prese un colpo apoplettico, era mia sorella Gaia con il suo fidanzato. Lei si voltò e ci vide, arrossimmo tutti assieme, lei disse solo due parole, una dietro l’altra: mmmammma, Claudiooo????? La mamma era impietrita, guardava me e poi Gaia, non sapeva se piangere o ridere, io ero imbarazzatissimo, poi decisi di toglierci da quelle sabbie mobili dove ci eravamo andati a ficcare, presi la mamma per mano, quindi, confusamente balbettai un saluto, ci alzammo inebetiti e ci allontanammo. Che grande figura di merda!!! Con Gaia e pure con il suo fidanzato. La mamma ed io avevamo limonato per un paio d’ore a due metri da mia sorella Gaia e il suo moroso. Mia madre, per tutto il tragitto in macchina, non profferì parola alcuna, io le parlavo e lei era muta e in tranche, vedevo ancora una volta le sue mani tormentare la gonna, poi arrivammo a casa e lei si chiuse in camera, la sentii singhiozzare e piangere a dirotto, poi dopo un paio d’ore finalmente placata uscì. Stranamente mi sorrise, le chiesi se era impazzita, lei si lasciò cadere in poltrona e con un gesto mi fece capire che voleva che io mi sedessi a mia volta. Mi parlò a lungo e alla fine compresi il suo sorriso. Le due gemelle, ‘giocavano’ fra di loro già da qualche mese, per intenderci, lesbicavano!! Le chiesi come faceva a saperlo e lei mi rispose che in primavera, nel mese d’aprile, le aveva colte in fallo, nel letto, mentre se la leccavano. Mi disse di non preoccuparmi che ci avrebbe pensato lei a mettere a posto le cose. Quella sera, io mi ritirai in camera mia prima che le gemelle rientrassero a casa. Udii lo scatto della serratura della porta di casa e poi rumori vari nella stanza attigua alla mia, che era poi quella delle mie sorelle. Dopo, sentii urlare e discutere animatamente, le voci di Gaia e Chiara si mescolavano e si sovrapponevano a quelle della mamma, quindi calò improvvisamente un silenzio spettrale. Dopo alcuni minuti, udii un borbottio continuo, quindi un singhiozzare e piangere giunse alle mie orecchie. Emotivamente stanco per la intensa giornata, mi addormentai come un sasso. Mi risvegliai bruscamente quando, udii bussare ripetutamente e insistentemente all’uscio. Mezzo addormentato, mi infilai un paio di mutande e andai ad aprire, c’erano tutte e tre, mi dissero che volevano parlarmi.
Ancora in coma profondo, strascicando i piedi arrivai fino in salotto dove mi lasciai pesantemente cadere sulla mia solita poltrona; la mamma, occupò come di consueto quella di fronte a me e le gemelle si sistemarono sul divano. Iniziò a parlare la mamma, mi spiegò in breve che si erano chiarite e che lei aveva confessato tutti i nostri incestuosi peccati. Poi toccò a Gaia e Chiara e a loro volta ammisero le loro colpe. Intanto mi ero svegliato del tutto e a quel punto anch’io dissi la mia; giustificai in qualche modo la mamma che si era concessa a me certamente anche perché era rimasta sola, senza un marito e di conseguenza anche senza un partner con il quale fare sesso. Loro obiettarono che di uomini in giro ce ne sono una quantità industriale e che volendo la nostra genitrice avrebbe potuto ovviare al problema facendosi scopare da uno di loro. Spiegai che l’inizio tra di noi era dovuto ad una casualità o comunque ad una somma di circostanze che in qualche recondito modo ci avevano portati a scambiarci effusioni che poi erano culminate in una sfrenata passione. Spostai poi abilmente l’attenzione su di loro, in fondo la mamma ed io eravamo donna e uomo, mentre loro due, oltre ad essere sorelle erano pure due femmine.
Tra un incesto etero e un incesto lesbico ci correva, nonostante tutto, una bella differenza!!
Le sorelline, se ne stavano sedute fianco a fianco praticamente appiccicate una all’altra, a vederle in viso parevano due innocenti cherubini, ma a contraddire quella angelica immagine vi era il loro abbigliamento che in effetti non era per niente così casto e puro. Le gemelle si vestivano sempre in modo speculare, per dire, mutande rosse una, mutande rosse anche l’altra e via dicendo. Quella notte, si erano infilate una cortissima camicia da notte rosa chiaro, impalpabile e tremendamente trasparente. Le avevo di fianco alla mia sinistra e non riuscivo a comprendere se avevano le mutande o no. Di fronte a me la mia troietta, lei teneva, come al solito, le gambe un pochino divaricate e non era affatto in soggezione a mostrarsi a me senza alcun indumento intimo. Per qualche minuto ci fu silenzio, fu una specie di minuto di raccoglimento dove ognuno di noi navigava dentro i propri pensieri. Non è che io avessi poi così tanto da meditare e così i miei occhi, vagarono ora qui ora la ad ammirare cosce e a cercare di scrutare oltre le ombre inguinali, per intercettare il fulcro della mia vita, ovvero, la fantastica, meravigliosa, accogliente, calda e umidissima figa. Di questa mia ‘filosofica’ ricerca, se ne accorse anche il mio pisello che alzò il capo, forse per cercare a sua volta la propria compagna ideale e, teso come una corda di violino, manifestò chiaramente la sua forma cilindrica dentro le mie mutande. A questo punto, per evitare inconvenienti, mi alzai dalla poltrona per andarmene a dormire. Già, è proprio vero, a volte il cercare forzatamente la soluzione ad un problema, porta, di conseguenza, a peggiorare inevitabilmente la situazione. Tutte e tre le donne fissarono contemporaneamente lo sguardo sulla prepotente forma del mio cazzo inalberato. Woowww, disse Chiara, la mamma le rispose che quello era il motivo per cui” Gaia, le disse che aveva capito il perché della fatale attrazione nei miei confronti. Poi la diafana e morbida manina di Chiara a sfiorarmi con i polpastrelli la turgida cappella e ancora una volta, tutte le parole precedenti si dissolsero come la neve al sole. In piedi mi girai verso di loro, le mie sorelline insieme mi abbassarono gli slip, il mio bastone si presentò prepotentemente, le loro mani si attorno al mio fusto, poi la bocca di Gaia mi circondò la cappella, sentii la sua lingua sotto il frenulo e le mani di Chiara stringermi delicatamente le palle, poi, da dietro la lunga lingua di mamma solcava il mio canale fra le natiche, le sue mani me le separarono e poi ancora la lingua a leccarmi il buchetto posteriore. Ad occhi chiusi, annegavo dentro profonde piacevolissime sensazioni, le mani di loro, ma quante mani avevano? Mi toccavano dappertutto, la mia epidermide mi trasmetteva un sottile piacere fisico, ero eccitato anche mentalmente per l’esperienza che stavo vivendo. Io, solo, in mezzo a tre femmine, non femmine qualsiasi, no, loro rappresentavano la mia famiglia, le donne della mia famiglia. Pensai che se ci fossero state anche le due nonne avrei fatto l’en-plein. Aprii gli occhi e guardai in basso, le gemelle, inginocchiate sul tappeto, una alla mia destra e una alla mia sinistra scivolavano simultaneamente con la bocca sul mio cazzo dalla cappella alla base e ritorno. La mamma mi leccava il culo e ogni tanti ci infilava un dito, io tenevo con le mani la nuca delle mie sorelle spingendole contro il cazzo, loro me lo insalivavano e continuavano con quella specie di pompino a due bocche. Poi decisi che non volevo venire così e le presi per i capelli facendole sollevare in piedi e mi incamminai verso la camera di mamma, lei ci seguì e così ci trovammo nel letto. Mia madre, o meglio, nostra madre, si sdraiò supina sulla parte destra del letto ed io le fui sopra, a cavallo del suo addome, le sputai un po’ di saliva fra le tette poi, lì in mezzo ci infilai il cazzo, gliele strinsi imprigionandovi il membro e iniziai a scoparla. Ad ogni affondo la cappella fuoriusciva da quella morbida guaina e lei con la bocca spalancata la accoglieva nel suo cavo orale, la leccava magistralmente con la lingua mandandomi in profondo delirio. Le sorelline, Chiara sotto e Gaia sopra, in posizione di sessantanove grufolando, si leccavano la figa. Io mentre continuavo a far scorrere il cazzo fra le mammelle della mamma, con la mano sinistra palpavo il culetto meravigliosamente tondo e sporgente di mia sorella Gaia, riuscii pure a ficcare le dita in bocca a Chiara che a sua volta mi gratificò simulando un pompino. Sfilai il cazzo dal morbido tunnel e mi piazzai dietro al culetto di Chiara e nel contempo anche alla bocca di Gaia, lo appoggiai sulla tenera e piccola fighetta della mia sorellina e glielo spinsi dentro; la lingua di Gaia intanto, continuava a leccare il clitoride di sua sorella mentre io la scopavo profondamente. Vidi mia madre che ci guardava tutta goduta e nel mentre si sditalinava furiosamente, io ormai vicinissimo all’apice del godimento continuavo a sfondare la figa a mia sorella, poi, quando mi accorsi che stavo per sborrare, all’ultimo secondo utile lo sfilai da dentro la figa e lo ficcai di prepotenza in bocca a Gaia, quindi le allagai il cavo orale con il dolce nettare della vita.
La porcellina, me lo pulì per bene leccandomi la cappella e mungendomi il cazzo fino a far fuoriuscire anche l’ultima stilla di sperma. Mentre la mamma veniva sfarfallando con i polpastrelli sul clitoride anche le due ragazze raggiunsero l’orgasmo.
Avevo erroneamente pensato che quella sarebbe stata la notte del pentimento e della contrizione e invece mi dovetti ricredere, era stata una notte di sesso, trasgressivo al massimo e spudoratamente perverso.
Per una decina di giorni cercammo di instaurare e ripristinare una parvenza di normale famiglia, ognuno al suo posto con il ruolo che gli competeva.
Arrivò il mese di settembre, dopo quella volta non era più successo nulla, nemmeno tra me e la mamma, io non sapevo se di questa situazione me ne dovevo rallegrare oppure se dovevo rammaricarmene. In fondo, era stato bello per tutti e tutti avevamo provato piacere e soprattutto, fra di noi, era nata una intensa ed eccitante complicità.
Le gemelle stavano organizzando una festa in famiglia per il loro compleanno che cadeva il giorno ventidue di quel mese, mancava quindi una settimana ed io mi preoccupai di andare a comprar loro un regalino in una gioielleria. Anche la mamma dal canto suo si diede da fare per sistemare la casa e naturalmente per andare a comprare un regalo. Facevano diciannove anni le bambine, erano ormai adulte o quasi e nonostante che il loro bellissimo fisico fosse rimasto ancora un po’ acerbo, io che le avevo viste bene, interamente nude, che con loro ci avevo giocato, che avevo penetrato Chiara, venendo poi in bocca a Gaia, potevo dire che nonostante le apparenze adolescenziali, erano già delle donne a tutti gli effetti. Gli invitati, tra fidanzati, amici e parenti, erano circa una ventina, fu una bella festa, allegra e spensierata, tanti regali, belli e anche meno belli, ma come si sa a caval donato’.
Verso le diciotto, alcuni amici e qualche parente salutò l’allegra compagnia e fece ritorno a casa. In pratica a cena, rimasero i fidanzati delle due fanciulle, Loris e Tommaso e due amici d’infanzia di Gaia e Chiara, Fabrizio e Lanfranco.
Cenammo ugualmente, anche se già durante il pomeriggio tra pizzette e panini vari, c’eravamo abbuffati in modo considerevole. Ma, a condizionare il prosieguo della serata, non fu il cibo abbondante, ma furono certamente le bevande. Durante il giorno si erano bevute molte bibite analcoliche e qualche bicchiere di spumante a bassa gradazione e quindi tutti eravamo con la pancia strapiena ma sicuramente sobri. Poi alla mamma venne voglia di Limoncello e così io tirai fuori dalla vetrina dei liquori alcune bottiglie di vario genere.
Comparve in tavola anche il ghiaccio e chiacchierando chiacchierando la sobrietà scomparve per lasciar il posto ad una certa allegria parecchio accentuata. Fabrizio ci parlò della sua ragazza, che mal sopportava le sue profferte sessuali e così l’argomento prese una direzione molto pericolosa e fin troppo coinvolgente. Le parole, sicuramente dettate dall’alcool ingente che fino a quel momento avevamo ingurgitato, uscivano fuori dalle nostre bocche con troppa facilità e le confessioni ancorché particolareggiate si accavallavano con estrema leggerezza. Vennero fuori le tendenze sessuali di ognuno di noi, le preferenze intime, le esperienze vissute e cento altre eccitantissime cose. Gaia e Chiara, ridendo si misero a limonare davanti a tutti, Loris e Tommaso, allungarono le mani toccando intimamente le due femmine, la mamma si sedette in braccio a me e mi strusciò insistentemente il culo sulla patta dei pantaloni, Fabrizio e Lanfranco seduti, inebetiti, osservavano con lo sguardo perso nel vuoto ciò che stava succedendo vicino a loro.
Le mie mani presero possesso delle poppe di mamma e le pastrugnarono da sopra il vestito, vidi le ragazze sciogliersi dall’abbraccio per dedicarsi ai loro fidanzati, io parecchio alticcio, strascicando un po’ la voce proposi di spostarci in salotto che lì attorno al tavolo eravamo tutti un po’ scomodi. Senza nemmeno staccare le bocche le due coppie si sedettero tutti e quattro sul divano, mentre la mamma e io piombammo su una poltrona, i due frastornati ragazzi si sistemarono sull’altra. Le due coppiette continuavano a baciarsi e a palparsi un po’ dappertutto, la mamma seduta sopra di me, mi dava la schiena e mostrava ai due giovanotti il folto bosco nero che aveva fra le cosce aperte. Le presi in mano ancora le mammelle e gliele strizzai, lei aprì ulteriormente le gambe. Spiai Fabrizio e Lanfranco, guardavano le scene erotiche che si svolgevano di fronte ai loro occhi e si stringevano il cazzo duro da sopra i pantaloni. Poi successe ciò che mise in moto una specie di reazione a catena. Gaia aveva tirato giù la zip di Loris, gli aveva tirato fuori il cazzo e lo stava masturbando, dopo qualche minuto Chiara fece la stessa cosa con Tommaso, che tra l’altro aveva un gran bel cazzo, poi la mia sorellina si chinò e glielo prese in bocca. I due ragazzi davanti a me a loro volta se lo erano tirato fuori, per comodità si erano abbassati i pantaloni e le mutande fino alle caviglie e ora se lo menavano beati. Gli ultimi, direi stranamente, fummo io e la mamma, le tolsi il vestito e anche il reggiseno, la feci alzare e dopo essermi abbassato a mia volta mutande e pantaloni, la feci girare e quindi accucciare sopra al mio cazzo duro. Entrai nella sua figa comodamente, scivolandole fino in fondo, lei si mosse iniziando a danzarmi sinuosamente sopra, me lo risucchiava con la figa e poi lentamente si abbassava fino a sentire la cappella sbatterle contro l’utero. Le abbrancai le tette e me le portai prima una e poi l’altra alla bocca, succhiandole i capezzoli. Ogni volta che scendeva giù la sentivo ansimare e mugolare lungamente, mi pareva un animale ferito.
Sbirciai da sopra la spalla di mamma i due giovani che stavano davanti a me e notai che i porcellini si stavano segando a vicenda. Fabrizio aveva un cazzo non troppo grande, con la cappella incappucciata che appena si intravedeva, mentre Lanfranco era veramente ben dotato, un cazzone con la grossa cappella tumescente e gonfia, arrotondata, e un fusto molto lungo e anche parecchio largo. Pur seguendo e accompagnando i movimenti di mamma, spostai lo sguardo sul divano e vidi una cosa che sinceramente non mi sarei mai aspettato di vedere. Io le mie sorelle le distinguevo molto bene e mi accorsi che in quel momento era avvenuto uno scambio di partner. Gaia e Chiara semisdraiate sul divano con la figa sul bordo dello stesso e i due fidanzati inginocchiati sul tappeto fra le loro gambe che se le stavano scopando. Il fatto importante era però che Gaia scopava con Tommaso mentre Loris si stava fottendo Chiara. Feci mettere mamma a pecorina sulla poltrona e mi piazzai dietro di lei, poi le puntai il cazzo sul buco del culo e glielo ficcai con un solo colpo fino in fondo. La troia urlò, non compresi se per il piacere o per il dolore, ma me ne fregai e continuai a sbatterla con forza. Qualcuno da dietro mi abbracciò sentii un pene scivolarmi fra le chiappe, non so ancora adesso perché, ma non mi ribellai, lo sentii spingere e quindi me lo gustai dentro al culo. Ero sicuro che il mio inculatore era Fabrizio, io avevo fino a poco prima il culetto vergine e di sicuro il pene di Lanfranco mi avrebbe causato un forte dolore.
La mia prima volta, fu per niente dolorosa per via delle piccole dimensioni del mio sodomizzatore. Sborrai nel culo di mamma e contemporaneamente percepii i fiotti bollenti colarmi dentro le viscere.
Il giovane sfilò il cazzo dal mio culo e mi diede una bella pacca, io feci altrettanto con la mamma sbattendo il cazzo gocciolandole sulle sue chiappe. La maiala rimase in quella posizione e l’amico Lanfranco fu lesto ad approfittarne, infilandole il grosso cazzo nel buco del culo già slabbrato da me. Nell’aria una serie di gemiti e di invocazioni, sospiri e parole sconce di incitamenti vari, poi gli orgasmi e le sborrate arrivarono e poco per volta tutto si acquietò e cadde inesorabilmente un colpevole silenzio.
Mi sdraiai in terra, sul tappeto e rimasi, ad occhi chiusi, svuotato di forze, con le braccia aperte come Cristo in croce. Percepii l’umido calore di una bocca sulla mia cappella e aprii gli occhi, Gaia, inginocchiata fra le mie gambe aperte, e Chiara di fianco a lei mi stavano succhiando alternativamente il cazzo; che famiglia di femmine ninfomani pensai. Vidi Fabrizio che si piazzava dietro a Gaia e le sollevava i fianchi, compresi che stava armeggiando per infilare in qualche buco il suo cazzetto e poi udii la sua voce dire a mia sorella che la stava inculando e che era una porca. In effetti la giovanissima ragazza stava succhiando il cazzo a suo fratello e se lo prendeva nel culo da un amico, quindi porca lo era veramente!! Ma forse la palma come miglior troia maiala del mondo aspettava di diritto alla mamma. Sul tappeto a un metro da noi, lei stava seduta sul cazzo di Lanfranco ficcato nella figa e da dietro c’era Tommaso che la stava inculando, davanti a lei Loris che gli faceva succhiare il pene ficcandoglielo fino in gola. La troia!!! Tre cazzi contemporaneamente, si, era lei la vera regina delle puttane!!!! In quel momento eccitato come non mai sborrai in bocca a Chiara che subito porse il cazzo a Gaia, giustamente anche lei doveva bere un po’ del mio denso succo e infatti la mia sorellina si diede da fare per non perdersene nemmeno una goccia. Lei poi, per effetto dell’inculata di Fabrizio venne gridando forte il suo orgasmo e anche il ragazzo gli schizzò nel culo il suo sperma. Il gruppo della mamma era invece in piena azione, lei si agitava presa dai maschi a sandwich e godette mugolando con la bocca piena, poi Lanfranco e Tommaso vennero dentro di lei quasi simultaneamente e infine anche Loris la gratificò di una bella sborrata in bocca.
La doccia, tiepida, fu un vero toccasana che ci riportò alla inaspettata e inspiegabile realtà.
Ci risedemmo sulle sedie e la mammina ci servì delle bibite fresche, un po’ per volta l’imbarazzo che aleggiava attorno a tutti noi, svanì e iniziammo a ridere, fu una ilarità contagiosa che dopo un po’ divenne quasi irrefrenabile.
Erano le due della notte, quando i quattro giovani ci salutarono per far ritorno alle proprie abitazioni. Noi, della famiglia, ci baciammo affettuosamente e ci ritirammo nelle nostre camere esausti e completamente svuotati di ogni energia.
Buon sesso a tutti da parte di ombrachecammina

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