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Racconti erotici sull'Incesto

“Baby-Doll”

By 28 Giugno 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Baby-Doll’

Sembrava, avesse toccato il cielo con un dito, quando prese in affitto quell’appartamento al quarto piano di un palazzone che di piani né aveva dieci.
Cosa, spinse nostra madre a fare quella scelta ancora oggi me lo domando. Eravamo alla fine degli anni sessanta, e i palazzi a quei tempi spuntavano come funghi c’era il ‘boom dell’edilizia, ‘ ma lei scelse un appartamento che ci stava stretto, adatto a una coppia senza figli, e non a noi che eravamo in sei, padre, madre più quattro figli.
Appena, si entrava vi era una piccola saletta che fu arredata, con un mobiletto sovrastato da una specchiera ai lati del mobile due poltroncine, nell’angolo del muro vi prese posto un altarino con sopra una ‘Madonna’ in gesso. Si accedeva al resto dell’appartamento attraverso un’arcata, subito a sinistra vi era una nicchia, che doveva fare da ripostiglio se fosse stata chiusa da una tenda, e invece lì contro il muro venne sistemato uno di quei ‘orribili’mobili letto’, che veniva aperto a tarda sera, e chiuso al mattino presto, perché una volta aperto per entrare, o uscire dall’appartamento dovevi scavalcare il letto, quel letto era il mio. Costeggiando la parete di destra si arrivava alla cucina, non molto grande, infatti, il tavolo era accostato al muro messo al centro solo, quando dovevamo mangiare, di fianco vi era un’altra porta la sala da pranzo, anche qui fu sistemato un mobile con letto matrimoniale dove vi dormivano le mie tre sorelline.
Al centro della stanza, il tavolo ovale con il ripiano in vetro e alle due pareti due grossi mobili, il letto delle mie sorelle era sistemato non appena entravi nella stanza a destra, di fronte vi era la porta finestra che conduceva su un lungo balcone. D’appresso alla sala da pranzo la camera dei nostri genitori e subito dopo il bagno, con tutti gli accessori tranne la doccia.

Mia madre era una gran bella donna, sembrava un’attrice di quei film anni 50 alta, prosperosa e vestiva proprio come le dive, con abiti aderenti che esaltavano le sue forme, culo, cosce e seno. Mio padre viceversa, basso bruttino, che la mise incinta a 17 anni e nel 1956 nacque mia sorella e un anno dopo io, e dopo di me le altre due sorelle.
Come si &egrave capito chi comandava era mia madre, anche perché economicamente portava lei avanti la famiglia avendo un posto fisso in una grande industria del sud, mentre mio padre sì ‘arrangiava’ vendendo quello che gli capitava.
Tra, me e mia sorella maggiore vi erano solo 14 mesi di differenza, ma sembravano di più lei a 15 anni era già una donna fatta, molto simile a nostra madre, mentre io ero il ritratto di mio padre basso, esile con le braghe corte e le ginocchia sbucciate, le altre due sorelle mi erano indifferenti ero attratto da Elsa, così si chiamava, quella biondina che di meridionale aveva poco.
Chi mi fece notare, che mia sorella e mia madre erano da chiavare, fu un mio ‘amico’ che senza tante menate mi disse, che quando le vedeva doveva correre in bagno per masturbarsi, ero geloso e in seguito evitai di frequentarlo.
Mia madre, faceva i turni una settimana dalle sei del mattino alle due del pomeriggio, e un’altra dalle due del pomeriggio alle dieci di sera, mentre mio padre usciva alle otto e non si sapeva a che ora tornava.

Quindi gran parte delle giornate le trascorrevamo da soli noi quattro Elsa sapeva fare tutto, ed era lei che si prendeva cura di noi preparando cena e pranzo, io le stavo sempre dietro e non perdevo occasione di strusciarmi sul suo meraviglioso corpo, ma c’erano le altre due che mi impedivano di osare di più. Per fortuna, me ne liberai la ditta dove lavorava mia madre organizzava delle colonie estive, della durata di tre mesi per i figli dei dipendenti e le due sorelle piccole presero il volo, e restai solo con Elsa.
Una sera eravamo sul balcone, lei seduta sulla sdraio ed io ai suoi piedi, nostra madre non sarebbe rientrate prima delle 11 e nostro padre, se andava bene sarebbe rincasato alle due, tre di notte.
Indossavamo, i pigiami il mio era di cotone azzurrino, giacca e pantaloni, mentre quello di Elsa era bianco a fiorellini blu, con camicetta a maniche corte come corti erano i pantaloni, che gli fasciavano le cosce per metà. Leggeva, un fotoromanzo, mentre io la guardavo tra le cosce i pantaloncini erano molto aderenti e si vedeva il solco della sua figa. Mi accorsi, che avevo più coraggio, quando c’erano le altre sorelle che adesso, che eravamo da soli. Il cazzo era duro, ma non osavo. Ad un tratto la vidi aprire e chiudere le gambe velocemente, e smise di leggere.
– Devo fare pipì! ‘ mi disse timidamente.
– Va cosa aspetti?
– Lo sai. ‘ certo che lo sapevo, Elsa aveva delle fisse specialmente di sera, non sopportava restare da sola, e se di notte doveva andare in bagno svegliava una delle due sorelle, oppure chiamava nostra madre, oltre a queste altre manie aveva la mia sorellina, quando si coricava se le sue pantofole ai piedi del letto non fossero ben disposte una accanto all’altra non dormiva, come non andava a letto se prima non baciava tre volte la Madonna nell’ingresso.
– Allora, mi accompagni?
– Non ti vergogni di pisciare davanti a un maschio?
– Non devi mica guardare, stai sulla porta girato dall’altra parte.
– Mi scoccio, sto così bene qui.
– Dai Franco, ti prego non resisto più.
– Ti accompagno se mi fai vedere come pisci! ‘ mi alzai e lei vide il bernoccolo, nel pigiama.
– Fai proprio schifo! Ti ecciti con tua sorella.
– Sai cosa faccio? Mi vesto &egrave scendo.
– Non lasciarmi da sola, se resti ti faccio vedere come faccio pipì. ‘ andammo in bagno lei mi teneva per mano, alzò il coperchio dalla tazza e fulmineamente si abbassò i calzoncini, non vidi niente sentivo solo il suo piscio nel cesso.

– Ciao’ti saluto.
– Dove vai aspetta. ‘ mi rincorse senza alzare i calzoni, e vidi per la prima volta il pelo di una figa dal vivo.
– Guardami. ‘ si sollevò, anche il pezzo di sopra in modo che potessi guardare meglio, il suo pelo era dello stesso colore del grano.
– Contento? Posso ricoprirmi?
– Aspetta, non aver fretta. ‘ il cuore, mi batteva a mille e il cazzo dalla durezza mi doleva. Mi calai i calzoni e gli presi una mano.
– Toccami Elsa non resisto più.
– Sei mio fratello, non dovresti chiedermi certe cose.
– Che ti costa, fa conto che sono Gino. ‘ Gino era il suo ragazzo, aveva 22 anni un tipo da prendere con le molle.
– Come sai di Gino?
– Lo so, ti hanno vista i miei amici in macchina, mentre gli succhiavi l’uccello.
– E vorresti che facessi la stessa cosa con te?
– Si, altrimenti’
– Lo dici a nostra madre vero?
– Elsa’- mi stava accarezzando le palle, finalmente una mano non mia si prendeva cura dei miei genitali.
– Ti piace, sporcaccione?
– Ohhh’si’che bello!
– Ti sto toccando, come faccio con Gino, ma tu sai fare quello che fa lui?
– Cosa devo fare dimmi?
– Farmi, bagnare succhiarmi i capezzoli, così avrà un senso quello che stiamo facendo. ‘ mi porse il suo seno, i capezzoli turgidi puntavano il soffitto.
– Passa la lingua intorno, dolcemente prima su uno poi sull’altro alla fine succhiali’dolce, dolce senza fretta e prenditi cura anche della mia figa ma senza infilarci le dita accarezzala, dai’fratellino’- le gambe non mi reggevano, mentre succhiavo e accarezzavo le labbra della sua vagina, che era umida.
– Andiamo sul letto, di nostra madre. ‘ quei pochi metri che ci separavano dal letto li percorremmo denudandoci. Lei si sdraiò e allargò le gambe, che spettacolo si palesò davanti ai miei occhi, quella carne viva smerlata imperlata di umori, mi era offerta dalla più bella creatura, dal sangue del mio sangue. Iniziai a leccare quel coso simile a un cazzo, lei infossava il bacino nel materasso sottraendosi alla mia lingua, ma poco dopo riemergeva, schiacciandomi la bocca con il suo sesso, questo per molte volte ad intervalli regolari, poi ritmo aumentò sempre più veloce e alla fine inarcò la schiena, e tenendomi la testa con le mani ben stretta tra le cosce venne.
– Ohhh’godo’si’si’siii! ‘ spasimava, non riuscivo a contenerla il mio capo era sballottato dalle sue cosce, non capivo niente.

– Ahah’basta, alzati Franco. ‘ mi alzai, e lei sorrise.
– Sei’venuto?
– Si’- ero venuto, mentre la leccavo senza che mi toccassi. E come succedeva, tutte le volte che mi masturbavo pensando a lei o a mia madre, dopo mi prendeva un senso di rimorso che per fortuna durava solo una mezz’oretta.
– Non scappare, mentre sistemo il letto, dove hai sborrato?
– Sul pavimento. ‘ lo sperma si confondeva con le decorazioni delle mattonelle, che erano anch’esse bianche, per trovarlo Elsa dovette rasentare la superficie con la mano alla fine.
– Trovato! ‘ vi ci mise il palmo sopra e quando lo rialzò, lo sperma rimase attaccato alla mano e al pavimento, formando dei filamenti che sinceramente mi fece schifo vedere.
– Prendi della carta igienica che pulisco, ma sbrigati. ‘ fui più veloce della luce, ma forse era meglio se arrivavo un attimo dopo perché quello che vidi non mi piacque tanto, Elsa si leccava la mano intrisa di sborra come una vampira fa con il sangue delle sue vittime.
Quando, nostra madre tornò era stravolta il suo viso stanco, sudato indossava una gonna grigia e sopra una camicia bianca con grossi fiori, variopinti nel vederla mi tornò l’eccitazione, senza togliere nulla a mia sorella ma mia madre mi arrapata di più il suo modo di fare, la naturalezza che metteva nelle cose. Lei non disdegnava di mostrarsi ai miei occhi in reggipetto e mutandine, non vi era malizia nel suo fare solo’naturalezza.
Del resto uno schianto di femmina, così poteva mai preoccuparsi di uno come me? Che come maschio diceva poco e per giunta era anche suo figlio.
– Madonna! In fabbrica si moriva, i ventilatori non funzionavano e nel pullman la situazione non era certo migliore. ‘ si aprii la camicetta, il reggiseno nero trasparente mi mostrava i suoi seni abbondanti le aureole, scure e grosse e i capezzoli, quasi neri si ergevano impetuosi.
– Franco, vammi a prendere un asciugamano gocciolo. ‘ corsi in bagno, ma prima di portaglielo l’asciugamani me lo avvolsi intorno al cazzo segandomi.
– Allora Franco!
-Arrivo! ‘ quando, entrai era di spalle senza camicia, né reggiseno e si teneva il petto tra le mani, la sua schiena perfetta un po’ lentigginosa era zuppa di sudore.
– Come sei imbranato figlio mio dai cosa aspetti asciugami! ‘ altre volte era capitato, ma mai mi aveva chiesto di asciugarla, era sempre Elsa oppure le altre due.
– Elsa, prendi la borsina di plastica sulla sedia e guarda cosa c’&egrave dentro. ‘ Elsa fece un salto di gioia, nel tirar fuori il contenuto della borsa’un ‘Baby-Doll’ in tulle, bianco con le mutandine abbinate.

– Ti piace?
– ‘E’ bellissimo, grazie mamma, quello nero?
– Bhe quello &egrave mio. ‘ si sollevò i capelli e lateralmente vidi le sue tette.
– Asciugami il collo!
– Cos’hai?
– Dove? ‘ rispose preoccupata.
– Qui! ‘ e appoggiai il dito dietro l’orecchio.
– Cos’&egrave?
– Una macchia rossa! ‘ imbarazzata lasciò cadere i capelli coprendo quello che senza dubbio era un succhiotto.
– Sarà una puntura, di qualche insetto adesso si vede?
– No! ‘ rispondemmo io ed Elsa simultaneamente. Il suo corpo emanava, forti odori che mi inebriavano dal sudore, al profumo che si dava e c’era anche odore di maschio su quella carne, dopo in un secondo momento capii che mia madre chiavava con un altro.

‘Baby-Doll2’

L’eccitamento maggiore quello che mi stava quasi facendo sborrare nelle mutande nacque, quando mia madre sollevò le braccia per tirarsi su i capelli, ma non fu il seno per stupendo che fosse a farmi quell’effetto devastante, bensì i ciuffi di peli che spuntavano sotto le ascelle imperlate di sudore. Un eccitamento non solo visivo, ma anche olfattivo. L’odore di sudore mi prendeva le narici, e come in estasi vi passai la mano nuda rimuovendo quelle gocce. Lei solleticata strinse le braccia imprigionandomi la mano sotto l’ascella.
– Cosa fai Franco? ‘ era meravigliata più che seccata da quel mio gesto repentino.
– Elsa, vammi a prendere la vestaglia!
-Subito, mamma’Franco mi accompagni?
– Quando, la smetti con queste tue manie, di cosa hai paura?
– Hai ragione, mamma, ma’&egrave più forte di me.
– Vacci tu Franco, fammi sto favore. ‘ guardai mia sorella dal basso in alto, orgoglioso del mio coraggio, lei mi fece la linguaccia e sconfitta si lasciò cadere sulla sedia.
Quando, tornai Elsa stava piangendo.
– Ma lo capisci che queste tue paure ti rendono ‘vulnerabile!’. Potresti, trovare un figlio di puttana, che né approfitta, costringendoti a fare quello che vuole. ‘ Colpito, e affondato come nelle più classiche battagli navali, e mi vergognavo non poco per come l’avevo circuita.
– Perché, non vuoi che prenda le gocce? Stavo così bene, dormivo tranquilla. ‘
– Non hai bisogno di alcun farmaco, da sola devi vincere le tue paure. Stamattina, ho cambiato di nuovo le lenzuola, te la sei fatta addosso un’altra volta. ‘ Il suo pianto aumentò, e mi guardò smarrita.
– Ti ho chiamata, per andare in bagno, ma non mi hai sentita. ‘
– In bagno ci devi andare da sola! Da due giorni sono partite le tue sorelle, devono stare fuori tre mesi non ho abbastanza lenzuola quindi’- Elsa si alzò, soffiandosi il naso.
– Dove vai? ‘ chiese nostra madre.
– Tiro fuori il letto di Franco!
– Non serve, Franco da stanotte dormirà con te e tu ‘rivolta a me’ se ha bisogno accompagnala, non voglio altre pisciate intesi! ‘ feci un po’ il sostenuto, mi mostrai sofferente a quella imposizione. In realtà, non stavo nella pelle. Tutti i sensi di colpa, di botto svanirono, e non vedevo l’ora di ficcarmi sotto le lenzuola con mia sorella, ma lei non lo doveva sapere e quando nostra madre andò in bagno Elsa’

– Non mi sembri, molto contento, di dormire con me!
– E’che prima mi sono comportato male ho approfittato di te, delle tue paure.
– Cosa dici! Non hai visto che mi piaceva? E’poi a te non ho fatto niente hai fatto tutto tu.
– Si, ma’in circostanze normali, non sarebbe mai successo, non ho mai notato alcun interesse da parte tua nei miei confronti, mentre io da tempo ti puntavo.
– Per forza, non siamo mai stati soli come adesso, sempre le altre due tra i piedi, che mi desideravi me n’ero accorta cosa credi. Franco, non farti tanti scrupoli sono meno casta di, quando immagini, Gino non &egrave il tipo da starsene con le mani in mano, quando stiamo insieme, &egrave molto esigente e a me non dispiace affatto.
– Elsa, se dormiamo nello stesso letto, non so se riuscirò a starmene buono.
– Come del resto potrei fare io, non programmiamo lasciamo che le cose seguano il loro corso. Potrebbe succedere di tutto come potrebbe non succedere niente.
– Se succede, lo devi volere.
– Ssss’basta! ‘ la mamma era uscita dal bagno.
– Elsa, prepariamo il tuo letto. ‘ Andarono, in sala da pranzo le sentii spostare il tavolo e poco dopo, lo scricchiolio del mobile che si apriva, e il letto che veniva fuori. Io aprii il frigo e dal cassetto della verdura tirai fuori una lunga carota, dalla punta sottile, ma il resto era molto grosso Elsa era già nel letto, io vi girai intorno e mi coricai, molto distante da lei quasi ai margini del materasso, sul pavimento dal mio lato c’era il lume acceso.
– Come fai a dormire così, mettiti più in mezzo non ti mangerà mica. ‘ disse mia madre, mentre spegneva la luce, io avanzai di poco verso il centro Elsa mi guardava, con quei occhioni ancora lucidi di pianto, era contenta ed io non vedevo l’ora che nostra madre se ne andasse per togliermi quella carota fredda dagli slip.
– Vado, buonanotte!
– Buonanotte, mamma! ‘ rispondemmo in coro e la porta si chiuse. Restammo per molto tempo a fissare il soffitto senza dir niente, e senza farmene accorgere tolsi la carota dagli slip.
– Pensi, si sia addormentata? ‘ gli chiesi, nella speranza mi desse una risposta affermativa.
Aspettiamo, ancora un po’. ‘ e intanto la vidi armeggiare sotto le lenzuola, e poco dopo mi sventolò sotto il naso i pantaloncini e le mutandine. Feci la stessa cosa e mi avvicinai.

– Sai tenere un segreto?
– Certo, sono grande puoi fidarti.
– Giura, che non dirai niente di quello che sto per dirti, e soprattutto non proverai alcun risentimento verso di lei.
– Lo giuro! Chi &egrave lei?
– Nostra madre, ha l’amante. ‘ la notizia, fece il suo effetto, rimasi turbato, ma non mi colse del tutto impreparato qualcosa avevo intuito.
– Come lo sai?
– Li ho visti. Un pomeriggio, tu e le altre due sorelle eravate dai nonni, io da un’amica, quando tornai a casa la mamma era in cucina, e non da sola con lei c’era un tizio seduto vicino al tavolo con la schiena appoggiata al muro, dalle loro espressioni si capiva che avevo interrotto qualcosa, lui aveva lo stesso sguardo che ha Gino, e tu in questo momento era ‘arrapato’. La mamma, indossava uno dei camici che mette, quando &egrave al lavoro, al quale non fece in tempo a chiudere i bottoni infatti le tette, e le cosce erano in bella mostra, me lo presentò come un suo collega, e intanto voltandomi le spalle cercava di ricomporsi.
– Com’era il tipo?
– Non bellissimo, ma di presenza, alto e corpulento l’opposto di nostro padre. Restai lì qualche minuto, ma il silenzio che regnava era imbarazzante allora dissi a nostra madre che avevo bisogno di fare un bagno, lei si offrì per riempirmi la vasca, ma gli risposi che avrei fatto da me. ‘ il bagno era di rimpetto alla cucina.
– Li hai lasciati da soli?
– Cosa dovevo fare reggere il ‘moccolo?’. Andai in bagno, aprii il rubinetto e feci scorrere l’acqua, seduta sulla vasca, guardavo verso la porta chiusa, bhe non seppi resistere mi avvicinai e guardai attraverso la serratura.
– Cosa facevano? ‘ mi stavo eccitando, e le poggiai la mano su quel cuscino di peli, Elsa istintivamente allargò le gambe.
– Lei guardava, verso il bagno, mentre lui sembrava le dicesse qualcosa, che nostra madre non sembrava gradire al momento. Allora il tizio, si alzò mettendosi di fronte a lei che alzò la testa, lui si chinò e gli ficcò la lingua in bocca’cos’&egrave? ‘ mi chiese, quando tra i peli, gli passai la punta della carota.
– Niente, continua a raccontare.
– Si’ma, &egrave fredda. Dopo che si baciarono, lui tornò in posizione eretta lei continuava a guardare verso la porta, ed ogni volta che lo faceva mi tiravo indietro per paura che potesse vedere il mio occhio’ohhh, Franco si’si’ – gli stavo succhiando i capezzoli, e intanto passavo la carota nel solco della sua fica partendo dal buco del culo finendo sul monte di venere.
– La’mamma, gli abbassò la cerniera dei calzoni e gli tirò fuori il cazzo, che iniziò a menare, prima di metterselo in bocca lo scappellò per bene e lo ripulì, poi lo fece sparire nella gola e inizio a muoversi su e giù con la testa senza perdere d’occhio la porta dove ero chiusa. Ahhh’mi dici cos’&egrave che’stai ohhh’dai’ – gli avevo introdotto nella passera pochi centimetri di quel fallo vegetale, e lo facevo uscire ed entrare lentamente senza spingerlo oltre.

– Poi lui, l’ha fatta alzare e piegare sul tavolo, lei ha steso le braccia tenendosi salda all’estremità del tavolo, si menava il cazzo, mentre gli sollevava il camice sotto era nuda senza mutande, cercava il buco da infilarlo, penso che da come reagì nostra madre il buco che quel cazzo trovò era quello del culo, con un colpo secco la penetrò lei alzò la testa’e’così. ‘ Elsa mise la sua mano sulla mia e spinse la carota nella vagina, facendola entrare tutta, io tolsi la mano impaurito, ma lei si stantuffava velocemente.
– Ohhh’così. La chiavava proprio così, e sembrava mi chiamasse, siii’con gli occhi, sbarrati sulla porta del cesso. Dammi il cazzo fratello. ‘ tolse l’ortaggio ed io mi calai lentamente su di lei, ero dentro, ma ci sguazzavo in quella pozzanghera di umori, il mio fallo ancora in erba non aderiva a quel buco, i miei colpi di reni erano imprecisi, approssimativi, lei mi fermò e tenendomi per i fianchi iniziò a roteare il bacino.
– Attento’Franco sta attento, togliti in tempo’io ormai ci sono, sto per venire ohhh’siii’
– Elsa’godo’- mi scostò, ed io segandomi gli spruzzai la sborra sul ventre. Avevo il fiatone, e a stento riuscivo a vederla, lei si girò su un fianco e con la mano tra le cosce continuava a contorcersi.
– Ohhh’dio’uuu, siii eccomi, vengo. ‘ muoveva le gambe come in preda ad una crisi epilettica, confesso che mi spaventai non poco temevo che nostra madre potesse arrivare richiamata dai gemiti di piacere che dalla bocca di Elsa uscivano. Ma non successe, niente di spiacevole.
Andammo, quatti, quatti in bagno per ripulirci, e pisciare nel tornare indietro guardammo nella camera di nostra madre sembrava dormisse profondamente. (‘?)
Quindi Elsa, non era più vergine e mi confessò che era stato Gino a deflorarla, e mia madre sapeva tutto. Gino doveva, compiere il servizio militare che aveva rimandato per motivi legati allo studio. Non appena si congedava sarebbe venuto ad ufficializzare il suo fidanzamento con mia sorella
Mantenne, la promessa e per uno che entrava nella nostra casa un altro ne usciva’mio padre.

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