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Racconti erotici sull'Incesto

C’è un amore più forte di quello di un figlio per una madre ?

By 12 Aprile 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Stava disteso sul divano completamente nudo, in una gelida sera d’inverno, con il riscaldamento a 24 gradi. Si stava masturbando blandamente poiché lei sarebbe arrivata a momenti e non voleva farla attendere: sapeva che le piaceva farlo poco dopo essere tornata dal lavoro. Di lì a qualche minuto sentì la chiave girare nella toppa; lei entrò e si diresse subito verso la camera da letto, senza salutarlo, ad appoggiare il soprabito e spogliarsi, come faceva sempre. Poco dopo venne in salotto, gridando un allegro ‘Ciao’ mentre percorreva il corridoio, e quando lo vide ebbe un tuffo al cuore: ancora non si era abituata alla bellezza classica di quel corpo, che sembrava essere stato modellato dalle mani di Policleto. Stava ancora ammirandolo estasiata e piena di desiderio quando lui si alzò e, presala per i fianchi, iniziò a baciarla voluttuosamente. Lei si abbandonò a quel bacio carico di desiderio, stringendolo forte a sé, e altrettanto fece lui. Poi quel passionale intrigo di lingue si sciolse e lei si mise lentamente in ginocchio. Preso il suo fallo con la mano destra, se lo infilò in bocca e iniziò una lussuriosa fellatio, i cui movimenti venivano accompagnati dalle mani di lui che spingevano dietro la sua nuca, delicatamente ma con forza. Quando si staccò, lo prese per mano e lo condusse in camera, dove si mise a terra carponi, con le gambe leggermente aperte, mettendo in mostra la sua vagina pronta a riceverlo. Lui si mise in ginocchio e la penetrò, col pene ancora lucido di saliva; con l’aumentare dell’intensità del ritmo di lui andavano aumentando anche i gemiti di lei, finchè non prese a gridare. A quel punto lui estrasse il suo cazzo da lei, portò la bocca al suo buco del culo e iniziò a leccarlo con piacere estremo, mentre le infilava nella figa fradicia due dita. A quel punto si rialzò, infilò il suo potente cazzo nel culo di lei e iniziò a fotterla con forza. Poi, per lubrificare meglio il suo ano sfondato e per darle il trattamento da troia che lei adorava ricevere e lui adorava offrirle, sfilò leggermente il cazzo e iniziò a pisciare, pronunciando le prime parole di quella che sarebbe stata una lunga notte di sesso: ‘Senti com’è caldo, puttana.’
Francesco viveva una brutta situazione familiare nella primavera di quell’anno. Suo padre Umberto se n’era andato di casa in Aprile e sua madre Sveva sembrava essere afflitta da un dolore insanabile. Capitava spesso che la sera lei si andasse a coricare nel suo letto a due piazze ormai semi vuoto e iniziasse a piangere in preda alla sofferenza; allora Francesco, sentendola, andava da lei ad abbracciarla e consolarla. Aveva smesso di uscire con gli amici e di fare qualsiasi attività per starle vicino. Aveva 19 anni, e sua madre esattamente il doppio, cosicché erano piuttosto vicini e potevano aiutarsi a vicenda. Capitò verso la metà di maggio che un sabato sera sua madre fosse particolarmente sconfortata, e come di consuetudine lui andò nella sua camera per consolarla, e si addormentò nel letto con lei. La mattina dopo si svegliò abbracciato alla mamma, con il pene eretto tra le chiappe di lei. Si trovò in estremo imbarazzo, e cercò di scostarsi sperando che lei non se ne accorgesse; si alzò silenziosamente e andò a fare colazione convinto di essere riuscito a non turbare la madre. Ma Sveva se n’era accorta. E, fatto per lei ancora più increscioso, se n’era accorta perché la presenza di quel cazzo tra le chiappe le aveva provocato un brivido di piacere, nell’istante in cui si era svegliata e l’aveva sentito. Cercò di confortarsi pensando che probabilmente aveva inconsciamente creduto che fosse suo marito, ma si sentiva comunque terribilmente disgustata da quella sua reazione a un contatto con suo figlio. Nemmeno per Francesco questo piccolo fatto era semplice da far passare. Infatti, la sua reazione era la conseguenza di un sogno erotico appena fatto in cui proprio la madre era la protagonista. I due nei giorni come nelle settimane successive fecero finta di nulla, nonostante serbassero nell’animo un gran turbamento, pensando che fossero solo conseguenze del trauma subìto da poco. Entrambi ricominciarono a uscire e cercarono di far tornare la loro vita alla normalità, completamente ignari del desiderio proibito che lui provava per lei e lei per lui, in maniera quasi del tutto inconsapevole, e la cui manifestazione aveva causato un gran subbuglio nell’animo di ciascuno dei due. Di lì a poco, le porte della lussuria si sarebbero aperte dando inizio a qualcosa di nuovo e sconvolgente.
Una sera di Giugno, dopo la fine della scuola, Francesco si era recato a festeggiare un compleanno con degli amici e la madre era uscita per una cena con le sue amiche. Destino volle che quella sera entrambi esagerassero con gli alcolici. Sveva tornò per prima e si sedette sul divano con l’intento di aspettare suo figlio, che arrivò una trentina di minuti dopo. Non appena si guardarono, capirono entrambi di essere molto ubriachi e quasi in simultanea decisero che sarebbe stato troppo ipocrita sgridare l’altro per la sua condizione. Erano riusciti a sviluppare una tale empatia dopo i mesi passati a soffrire insieme e a farsi forza a vicenda, e ora si capivano veramente al volo; vantavano un rapporto di apertura e complicità raro nei rapporti tra madre e figlio. Francesco andò a sedersi vicino alla madre e la abbracciò. ‘Siamo sbronzi eh ?’ disse; lei rispose di sì e poi iniziò a parlare lentamente ‘Sai, Francesco, ti ricordi che un po’ di tempo fa ti sei addormentato con me ? Ecco, quando ti sei svegliato eri’ Come dire’ Insomma ‘. Avevi un’erezione’. E non è che la cosa sia grave, capita quando ci si sveglia, ma la cosa mi ha turbato e’ Oh, no so nemmeno perché te ne sto parlando, è solo perché ho bevuto” Francesco, dopo un po’, le fece una domanda ‘Mamma, sai perché avevo un’erezione in quel momento ? Avevo fatto un sogno. Un sogno erotico. E c’eri tu in quel sogno. E non hai precisato un particolare importante: la mia erezione era tra le tue chiappe’ Come si dice, in vino veritas. Cadde un silenzio di morte, rotto dopo qualche minuto dalle parole di fuoco della madre ‘Lo so dov’era quell’erezione. Mi eccitava.’ In quella conversazione, forse grazie agli effetti dell’alcool, avevano saltato una serie di chiarimenti apparentemente necessari, avevano accettato il loro desiderio sessuale reciproco senza scandalizzarsi o altro, come se inconsciamente l’avessero sempre saputo. E forse era così. Francesco iniziò a baciare il seno di Sveva. ‘Mi sono sempre sentita così sola da quando se n’è andato tuo padre’ Tu mi hai sempre aiutato’ Mi sei stato vicino’ Francesco estrasse dal vestito scollato le tette sode della madre e iniziò a succhiarle i capezzoli; lei era come in trance, sembrava non se ne accorgesse ‘Non devi pensar male di ciò che ho detto’ è stata solo una reazione fisica, credevo fosse tuo padre’ Nulla di più” biascicò; abbassò lo sguardo, vide cosa stava facendo Francesco, percepì il piacere ‘Ma cosa fai ? Non si può, non è” Francesco portò la mano sotto il vestito e iniziò a stimolarle la figa da sopra le mutande ”giusto, non’.oooh’ Dai, basta” Gli ultimi guizzi della sua volontà cercavano di ostacolare ciò che stava per succedere, ma la passione la sommerse e non poté far altro che abbandonarsi ai piaceri dell’incesto quando suo figlio superò le mutande e le infilò un dito nella figa già bagnata. Iniziò a gemere mentre Francesco inseriva un altro dito e aumentava il ritmo, succhiando i capezzoli con sempre maggiore ardore; le uniche parole che riuscì a pronunciare dopo un po’ furono: ‘Fai vedere a mammina il cazzo’ Era come se un demone si fosse impossessato di lei, aveva solo voglia di consumare e appagare quel desiderio che le infiammava la carne. Francesco si alzò e sfoderò il suo grosso pene, che lei prese a segare mentre lui le porgeva le dita infradiciate dei suoi stessi umori vaginali per succhiarle, cosa che fece con piacere. Poi, mentre avvicinava la bocca al cazzo di lui, disse: ‘Dì alla tua mamma quanto è troia’ e così mentre succhiava lui le diceva: ‘Sì, puttana, sì, prendilo tutto’ aaah’ Ti piace eh ? Il cazzo del tuo figlioletto in bocca, lurida maiala !’ e parole simili che facevano crescere in lei l’eccitazione già alle stelle; dopo una decina di minuti di questo trattamento Sveva liberò il pene di Francesco dal caldo abbraccio della sua bocca e, toltasi le mutande e il vestito, si distese sul pavimento con la schiena a terra e le gambe aperte. In quell’istante, il ragazzo fu fulminato dalla visone della madre: i lunghi capelli neri che ricadevano sul pavimento, gli occhi azzurro cielo che nel guardarlo sembravano implorarlo di sfondarla e la figa aperta e bagnata che lo attendeva con ansia; e fu nel vedere Sveva così, illuminata da un raggio di luna che entrava dalla finestra, che si sentì pienamente realizzato: si liberò di pantaloni e maglietta e si precipitò su quel corpo voglioso. Si avvinghiarono e in un attimo il cazzo del figlio era nella figa della madre, e Francesco spingeva con forza, palpando e stringendo le tette di Sveva che intanto gridava senza alcun freno ‘Siiiiiii, Siiiiii, fammelo sentire tutto dentro, fammi sentire quanto ce l’hai grossooooo’ Daiiii, Daiii, di più, ancora’ Sono affamata, scopamiiii’ Fino a quel momento, i due non avevano ancora esplorato la dimensione più perversa della loro sessualità incestuosa, cosa che avvenne poco dopo quando Francesco, in procinto di venire, estrasse il cazzo e, dopo aver riempito la bocca di Sveva di sborra, sotto sua esplicita richiesta e con enorme piacere di lui iniziò a pisciarle sulle tette, facendo scorrere l’urina lungo il suo corpo da modella, mentre lei si palpava e toccava il seno inondato dalla pioggia dorata. Ma i due non erano ancora appagati. Francesco disse ‘Adesso lo prendi nel culo, mamma ?’ e lei ‘Sì tesoro mio, il cazzo del mio piccolo Francesco nel culo, non vedo l’ora ! Ami la tua mammina zoccola ?’ mentre la girava e la metteva alla pecorina lui rispose ‘Sì, maiala zozza che non sei altro, ti amo !’ e iniziò a infilarle prima una e poi più dita nel culo, lubrificandole con la saliva. Quando l’ano fu sufficientemente dilatato, infilò il cazzo che entrò con un solo colpo per metà, e con un altro fino alle palle; ‘Sei abituata a prenderlo in culo, eh ?’ disse Francesco, e iniziò a pompare. Dopo una lunga inculata, venne di nuovo, riempiendo il culo della madre di sborra, e quando estrasse il cazzo sporco di merda e sperma non fece altro che porgerlo a Sveva, che lo segò per raccoglierne un po’; cosicché mentre lo succhiava per ripulirlo poteva infilare le dita impregnate delle sue feci nell’ano di lui. Fatto ciò, si alzarono e si diressero in bagno per una doccia rilassante e quando si furono lavati per bene si coricarono insieme, l’uno abbracciato all’altro, felici. Era iniziata una nuova era.

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