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Racconti erotici sull'Incesto

Chiara si sposa

By 13 Febbraio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Capitolo 1: Scritto da Morpheus

Chiara si sposa.
Quella si che era stata una notizia inattesa e devastante.
Ricordo che, mentre scartavo quel biglietto di cartoncino leggero color panna,
con arzigogolate lettere dorate che annunciavano che di lì ad un mese l’unica
donna che avessi mai amato avrebbe sposato un coglione semisconosciuto che, di
certo, non l’avrebbe resa felice e completa come avrei potuto fare io, per
pochissimo ero riuscito a non vomitare le budella ed ero andato a dormire
sconvolto, svegliandomi qualcosa come diciotto ore dopo, senza che quel senso
di nausea mi avesse abbandonato anche minimamente.
Ogni giorno da allora quel malefico cartoncino, attaccato con un magnete al
frigo, aveva contribuito a farmi sprofondare sempre più in un abisso di
sconforto e confusione. Com’era possibile che lei mi facesse questo, dopo le
promesse di eterno amore ed appartenenza che c’eravamo scambiati il giorno
della mia partenza verso il Nord. Il giorno in cui ci eravamo promessi che, una
volta trovato il modo, saremmo spariti insieme per sempre.
Ovviamente ci si aspetta la mia presenza alla cerimonia.
Sarà così anche per lei?
Non sono mai stato uno che chiama a casa spesso, ne la famiglia ne gli amici,
per cui io del matrimonio non sapevo veramente niente, non lo ipotizzavo
nemmeno lontanamente. Durante quei venticinque giorni poi, avevo completamente
evitato qualunque contatto con la mia città d’origine, nessuno sa che sto
tornandoci, nessuno ne mia madre ne tanto meno Chiara e i nostri amici.
Per questa semplice ragione non c’è nessuno ad aspettarmi all’aeroporto ed io
mi infilo nel primo taxi, chiedendogli di accompagnarmi alle porte della città,
cinque o sei chilometri da casa, che intendo fare a piedi per schiarirmi le
idee prima di rivedere tutti.
Mentre attraverso quei luoghi e quegli odori familiari mi lascio trasportare
dalla malinconia, desiderando che tutto torni al tempo in cui andavo al liceo.
Al tempo più felice della mia vita, al tempo in cui io e Chiara eravamo
innamoratissimi.
Passo dinnanzi alla grande palestra del nostro liceo, e i ricordi mi
investono. Il posto dove…

Alcuni anni prima.

Come ogni giorno è in ritardo. Sbuffo.
Guardo sfilare una dopo l’altra le ragazze della classe di Chiara che
ridacchiano come oche passandomi accanto. Insopportabili.
Chissà se si è intrattenuta col suo ragazzo, quel demente. Reprimo il folle
desiderio di sangue e continuo a ripetermi che non posso rovinare il mio
splendido rapporto con lei per una questione di gelosia. Non sopporterei non
essere più il suo punto fermo, il suo confidente, il suo migliore amico.
Capisco che qualcosa non va quando vedo le sue due migliori amiche uscire
dalla palestra e dirigersi verso casa, senza minimamente accennare ad
aspettarla.
-Silvia, Claudia!- Le chiamo. Si voltano e le loro espressioni allarmate mi
dicono che i miei timori sono fondati.
-Chiara?- Chiedo.
-Sai, ci ha detto di andare. Era con Matteo, stavano… si insomma, stavano
litigando.-
Ho cominciato a correre, preda di un furore assassino, conviene a quell’idiota
di non sollevare un dito sulla mia bambolina, se ci tiene ai denti.
Li cerco ovunque ma non li trovo. La palestra è vuota e così tutti gli altri
locali. Alla fine cerco nei bagni e, appena fuori della porta di quello delle
donne, sento i suoi singhiozzi attutiti.
Apro la porta pianissimo e la vedo rannicchiata in fondo, in lacrime. Le
ginocchia al petto, la faccia affondata nei gomiti, le spalle che sussultano
ritmicamente.
Quando sono accanto a lei le passo una mano sui capelli, solo allora solleva
il viso e mi guarda con i suoi occhi azzurrissimi inondati di lacrime.
Deglutise e le sue labbra si sforzano di mimare un sorriso.
-Quello stronzo.- Dice, rituffandosi nella sua disperazione.
-Cos’è successo?- Le chiedo, mentre con pollice e indice le faccio sollevare
il viso per poi cominciare ad asciugarle le lacrime con le dita.
-L’abbiamo beccato con quella troietta di Marina… L’abbiamo visto capisci?
E… E… ha avuto la faccia tosta di negare. E di arrabbiarsi… Io ero
furiosa… ma lui non mi… mi ha dato nemmeno la soddisfazione di m…m
mollarlo!-
Mi abbasso su di lei e le bacio la guancia, suggendo le sue lacrime che sono
tornate a scorrere impetuose.
-Monica la tettona bionda? dev’essere un idiota per preferire quella
sciacquetta a te.- Le dico.
-Proprio idiota.- Aggiungo, ma con un tono un po’ diverso, tanto che lei si
volta mentre io calavo ancora per baciarle le lacrime.
-Davv….- Il contatto delle nostre labbra è inevitabile.
Come congelato non riesco a ritrarmi come dovrei e lei nemmeno lo fa. Restiamo
così, con le labbra premute le une contro le altre e gli occhi spalancati a
fissarci.
Un momento lungo più di cento vite.
Nel momento stesso in cui avverto il tocco delicato della sua lingua,
accarezzarmi il labbro inferiore, cedo ad ogni dubbio, dischiudo le labbra e
cerco con la lingua la sua. Subito sento la sua mano dietro la nuca che spinge
la mia testa verso la sua, per prolungare questo bacio all’infinito.
Dopo non so quanto tempo siamo obbligati a separarci. Ci guardiamo in silenzio
per qualche secondo poi lei, con l’espressione più determinata che le abbia mai
visto in volto, si alza, avviandosi verso la porta.
Ecco fatto penso. Ho rovinato la cosa più bella della mia vita.
Chiara raggiunge la porta, ma non la apre, gira il chiavistello, chiudendoci
dentro. Si volta. Indossa ancora la tenuta da ginnastica, un paio di
pantacollant che le fasciano le lunghe cosce ed una maglietta bianca larga che
segue appena la sagoma dei suoi seni, e rivela i capezzoli tesi che premono
sotto.
Mi guarda e, con un gesto rapido, si toglie la maglietta, mostrandomi il suo
seno, ancora acerbo, ma già dalla splendida forma a goccia coi capezzoli
rivolti all’insù.
Deglutisco a fatica mentre lei si avvicina inesorabile.
-C… Chiara…- Biascico quando siamo faccia a faccia.
Sempre guardandomi allunga una mano, afferrando la mia, e la guida al suo
seno, sospirando appena la mia pelle entra in contatto con la sua.
Timidamente accenno a stringere le dita attorno al suo seno, gustandone la
deliziosa consistenza e lasciando cadere così le ultime reticenze.
La stringo a me e lei si schiaccia contro il mio corpo, avvertendo la mia
eccitazione, e sottolineandola muovendo i fianchi voluttuosamente.
Un attimo dopo il palmo della sua mano si insinua tra i nostri corpi. La sento
strisciare verso il cazzo e lì fermarsi, saggiando con le dita la durezza e la
consistenza.
Il buon senso mi urla di fermarla ma in un attimo lei è già in ginocchio
davanti a me e le sue mani lo hanno già tirato fuori dai jeans.
Dopo un paio di su e giù con le dita e un -MMMh- Goloso, la sua bocca si è
fiondata sulla cappella, avvolgendola con la lingua e cominciando un dolce
movimento avanti e indietro, facendo in modo che, ad ogni affondo, un po’ più
del mio cazzo sparisse tra le sue labbra.
In pochissimo ero già sulle soglie di un potentissimo orgasmo. Non riuscivo a
credere che fosse finalmente accaduto quello che sognavo ormai da anni.
Non posso certo permettermi di fare una pessima figura, venendo dopo appena
qualche colpetto della sua deliziosa boccuccia.
Le prendo il viso tra le mani, scostandola da me, ignorando la sua protesta.
La faccio sollevare e la spingo fino a farle poggiare la schiena al muro.
In un momento sono in ginocchio di fronte a lei e, con gesti rapidissimi, le
abbasso i pantacollant e lo slip, sfilandogieli da una gamba soltanto. Per
favorirmi nel movimento, solleva una gamba, che io prontamente appoggio alla
mia spalla, spingendola poi contro il muro. Mi trovo di fronte al più
incredibile spettacolo che potessi immaginare. Non sapevo che si Chiara se la
depilasse, come avrei potuto, ma ho di fronte la figa più deliziosa che abbia
mai visto, schiusa per l’eccitazione.
Senza pensarci minimamente comincio a passare la lingua su quel frutto
proibito e dolcissimo, strappandole gemiti di piacere. Sostengo con le spalle
il suo peso e il suo inguine preme sulle mie labbra, schiacciandole la figa
sulle mie labbra, comincio a muovere la bocca, come per mangiarla e Chiara
stringe entrambe le mani sulla testa, affondando le dita nei capelli.
Accompagnando il movimento della mia testa son quello del suo bacino, fino ad
esplodere in un lungo e sospirato -Sììì- Mentre raggiunge l’orgasmo, e si
rilassa sopra di me.
Allora lentamente le faccio appoggiare la gamba a terra, mi alzo, raggiungo le
sue labbra e la bacio gustando i nostri sapori che si mescolano.
Con le mani percorro le sue cosce e di colpo la afferro, sollevandola. Lei mi
imprigiona tra le sue cosce, incrociandole dietro la mia schiena e questo
movimento basta a farmi ritrovare col cazzo esattamente alla sua porta, come se
i nostri corpi fossero fatti apposta per combaciare perfettamente. Rilasso le
braccia di pochissimo e questo basta a farla scivolare in giù, così che mi
ritrovo dentro di lei.
Senza smettere un secondo di baciarci cominciamo a muoverci in sincronia, le
mie spinte si accompagnano alle sue leggere rotazioni di bacino ed io sento di
essere dentro l’unica persona fatta apposta per me.
Le mie dita sono libere di accarezzare ed esplorare il suo corpo. le sfioro i
fianchi, il sedere. risalgo lungo la linea della sua spina dorsale e poi
raggiungo la curva dei seni. Li accarezzo, li schiaccio e alla fine stringo tra
pollice e indice i suoi capezzoli, tirandoli leggermente.
-Siii- Continua a dirmi, sempre più forte, sempre più intensamente.
Io comincio ad ansimare, perché prossimo all’orgasmo, e lei fissa gli occhi
dentro i miei.
-Vieni dentro.- Mi ordina.
-Ma…- Ansimo io.
-Niente Ma! Prova ad uscire e ti ammazzooooh!- Finisce la frase godendo ed io
non posso più trattenermi, vengo dentro di lei piegando la testa all’indietro,
gemendo ed esponendo il collo ai suoi morsi….

Oggi.
Torno in me, rendendomi conto di aver passato cinque minuti a fissare il
portone della palestra.
Una signora molto anziana mi guarda severa ed io mi rendo conto di avere una
prorompente erezione che preme i ble jeans.
Mi allontano di corsa, lungo il tragitto che percorrevo con lei tutti i
giorni, stando ad una distanza di sicurezza l’uno dall’altra, camminando veloci
per arrivare più in fretta possibile nella sua stanza, dove gli zaini cadevano
a terra e i nostri corpi si gettavano l’uno conto l’altro come potentissimi
magneti.
Arrivo al portone mentre esce una signora, così non devo nemmeno citofonare,
raggiungo la porta e suono.
Mi chiedo se lei non abiti già col suo futuro marito. Vorrei che aprisse lei,
per baciarla e portarla via, ma così non è, apre la mamma.
-Dio mio, Morfeo. Ma che ci fai tu qui? perché non ci hai avvisati?- Strilla.
-Ciao Mamma.- Dico io, ed entro in casa. Secondo Capitolo: scritto da Chiara018

Sotto la doccia, immersa nei miei pensieri, quando sento bussare alla porta…
Il mio compagno è a Francoforte, richiamato da un improrogabile impegno lavorativo che lo terrà lontano da me per un paio di giorni.
Sbuffo.. non ho la minima idea di chi possa essere, ne la voglia per avere a che fare con qualche altro parente venuto per gli auguri. Velocemente affero l’accappatoio, ed, ancora gocciolante, corro ad aprire. Per pochi istanti, sento il cuore cessare di battere.
Morfeo, davanti a me, abbattuto, con lo sguardo di chi non sa se restare o andare via. Dal canto mio resto pietrificata davanti a lui, mi sento improvvisamente svuotata di ogni forza e volontà. Non ho il coraggio di parlare.
“Perchè?” mi chiede con un filo di voce, ancora oltre il ciglio della porta.
Cerco di ricompormi “Come lo hai saputo?”
“E’ arrivato questo” risponde, mostrandomi l’invito di nozze.
Abbasso lo sguardo, deglutisco, mi aggrappo a quel minimo di forza residua “Avevo pregato mamma di non mandartelo, di non farti saper nulla.. ma vedo che poco sono valse le mie preghiere”.
“Chiara, ti ho chiesto perchè!” mi incalza, con un tono diverso, arrabbiato.
“Perchè.. Perchè! Perchè ti amo! E perchè sei mio fratello! Ecco perchè!” rispondo scoppiando a piangere, nascondendo il viso tra le mani.
Sento le sue braccia stringermi, ed il calore del suo corpo sul mio, ancora bagnato. Sento le sue mani carezzarmi i capelli, come quella prima volta.
Alzo il viso, cercando la sua bocca. Ci baciamo, profondamente, a lungo, mentre le sue mani slacciano l’accappatoio umido e le mie iniziano a sbottonare la camicia. In un attimo mi prende in braccio, il mio corpo, nudo, avvinghiato al suo, totalmente vestito. Le mie gambe, incrociate dietro la schiena, la mia passerina che sfrega piacevolmente sulla stoffa della camicia.
“Scopami, ti prego, ho bisogno di te” gli dico. Risponde con un sorriso, come ai vecchi tempi.
Mi appoggia sul divano, lui su di me, continua a baciarmi, scendendo, massaggiando con le mani ed assaggiando con la lingua il mio corpo, di nuovo, dopo anni. Sento le sue dita ispezionare ogni centimetro della mia pelle, ne sento il calore, l’attenzione, la dolcezza e la passione di un tempo. Quelle dita, quella bocca che erano in grado di portarmi all’orgasmo in brevissimo tempo. Poi, allarga le gambe, sento la sua lingua leccare il clitoride, sento i suoi denti stringersi intorno ad esso. Reclino il capo, chiudo gli occhi, godendo di nuovo, finalmente della sua imbattuta abilità. Sento le dita entrare ed uscire da dentro me, lentamente, ma costantemente, indice e medio, spartirsi il posto, uno dentro la figa, l’altro nello stretto culetto. Carezzo il suo capo con le mani, passo le dita tra i suoi lunghi capelli, spingendolo ancora verso di me. In tutta risposta continua quella piacevolissima tortura molto più appassionatamente, ed io sento l’orgasmo arrivare, potente.
“Non fermarti, ti prego, non fermarti!” allungando la frase con un lungo mugolio di piacere.
Mi rilasso, assaporando gli istanti immediatamente successivi all’orgasmo. Morfeo torna su di me, si avvicina e mi bacia di nuovo. Sento il mio sapore sulle sue labbra, sulla sua lingua, sento i miei umori sul suo mento, che con un sorriso mi appresto a pulire con cura. Quindi, lo spoglio, lentamente. Mi metto in ginocchio, davanti a lui, seduto sul divano. Tolgo scarpe, pantaloni e boxer, lasciando libero il suo membro di ergersi, liberato dal vincolo degli indumenti. Lo prendo in mano, tastandone e ricordandone la consistenza. Lo sego, lentamente, mentre con le labbra gioco con i testicoli, succhiandoli, alternatamente. Seguo con la lingua il membro in tutta la sua lunghezza. Giungo al frenulo, ci gioco, quindi alla cappella. In un attimo le mie labbra si serrano intorno ad esso, e scendono. Lo ingoio tutto, come mi ha insegnato a fare, da ragazzini, come riesco a fare, solo con lui, Come se il suo cazzo fosse fatto apposta per la mia bocca. La lingua carezza il prepuzio, accompagnandolo nella sua discesa, mentre il cazzo si fa strada nelle mie fauci, ed inizia un lento, ma profondo pompino.
Morfeo mugola. Il mio sguardo, fisso nel suo, i suoi occhi nei miei, mentre sono intenta a dargli piacere.
I sospiri aumentano, sento il suo cazzo pulsare, inequivocabilmente. Quindi, rapidamente, afferra il viso, allontanandomi da lui.
“Non vorrai sprecarlo così sorellina?” mi sorride.
In un attimo sono su di lui, seduta a cavalcioni. La mia bocca, incollata alla sua, le lingua giocano, la saliva si mescola., il bacino si muove, avanti ed indietro, passando, come un pennello, sul pene, sentendone il calore sulla bagnatissima figa. Afferro il suo capo, portandolo sui miei piccoli seni, carezzo i capelli mentre con foga mordicchia i capezzoli e li stringe tra le dita. Si ferma, mi fissa.
“Impalati, amore, impalati su di me!”.
Non me lo faccio ripetere due volte, in un attimo il mio bacino, scende, lasciando che l’amato membro si faccia strada dentro di me. Sento il cazzo del mio amato fratello penetrarmi di nuovo, sbattere contro il collo dell’utero, riempirmi, farmi sentire completa, appagata, e felice. Basta solo questo per portarmi all’orgasmo, per la seconda volta. Mugolo, appoggiando il capo sulla sua spalla.
“Ti amo” sospiro.
Morfeo mi stringe a se, afferra il mio viso, tra le mani, e mi fissa, mentre inizio a cavalcarlo. Prima lentamente, poi sempre più veloce. I miei occhi, lucidi per il piacere, fissano i suoi, neri, profondi. Con gli avambracci sulle sue spalle, mi aiuto, rendendo gli affondi più rapidi e ritmici.
“Ti amo” risponde.
Bastano due parole, per farmi bloccare, di nuovo, in preda ad un tremendo piacere. Sono stremata, ma ne voglio ancora, ed ancora.
“Il culo, amore, chiavami il culo, ti prego” lo imploro.
In un attimo mi alzo, appoggiandomi al divano ed offrendogli il culetto.
Si abbassa, in ginocchio, fino a trovarselo davanti il viso. Riprende a leccarmi, passando con la lingua sul clitoride, poi sulla figa ed infine sul culetto, spargendo i miei umori e lubrificandomi ulteriormente con la sua saliva. Sento le due dita cominciare a farsi strada dentro lo stretto sfintere. Prima una, poi due, mentre la bocca, continua, imperterrita a stimolare il piccolo bottincino. Godo, godo come non godevo da anni. Ansimo, mugolo, gemo rumorosamente, attendendo il momento in cui anche il suo cazzo possa farsi strada dentro il mio intestino. Quel momento non tarda ad arrivare. Alzatosi, sento Morfeo Iniziare a spingere il suo cazzo contro la muscolatura anale, tenuta dovutamente rilassata. In pochi secondi, il suo intero membro penetrarmi, lanciando un lungo gemito. Si abbassa, baciando la schiena, e portando una mano sotto il pancino, sul clitoride. Contemporaneamente comincia a muoversi.
Lo sento, incularmi, di nuovo.. sento il mio intestino accoglierlo, di nuovo, sento lo sfintere bruciare, di nuovo, per le sue dimensioni. Bastano pochi minuti perchè il canale si abitui di nuovo alla sua presenza, consentendogli una più profonda e veloce penetrazione. Entra, ed esce, rapidamente, e le sue ruvide dita che mi tormentano sono più di quanto possa sopportare. Sento l’ennesimo orgasmo arrivare, sento la muscolatura anale iniziare a contrarsi, ed il suo membro, cominciare a pulsare, diventando ancora più duro.
“Vieni, vieni insieme a me” Mi dice Morfeo con un filo di voce.
Obbedisco, venendo in un urlo liberatorio, godendomi l’ennesimo e meraviglioso orgasmo dopo tutti questi anni, sentendo dentro di me lo sperma del mio amato fratello, riempirmi l’intestino.
Restiamo così, qualche minuto, riprendendo le fisiologiche funzioni vitali. Quindi, ci sediamo sul divano, mi accuccio su di lui.
“Resta qui stanotte, dormi con me”. Terzo Capitolo: scritto da Morpheus

36 ore di paradiso e di inferno.
36 ore così come il mondo dovrebbe essere, io e lei a letto e fanculo al mondo intero, scopando come animali, come amanti, come fidanzati.
Chiara ha imparato alcuni giochini nuovi nel tempo in cui siamo stati separati. Ora è una fun sfegatata del sesso anale, non che prima non le piacesse, ma adesso lo pretende, si piazza in posizioni oscene, pregandomi di sbatterla a dovere, di essere rude, di schiaffeggiarle le natiche mentre spingo come un toro il cazzo dentro le sue viscere.
36 ore di rimpianti e di dolore.
36 ore di “Scopami”, 36 ore di “Nasconditi che c’è Mamma”, 36 ore di “Ti voglio”, 36 ore di “Vestiti che c’è quella del catering!”
36 ore di “Ti amo.” 36 ore però finiscono e, inevitabilmente, arrivano gli ultimi minuti di queste 36 ora.
Dormivamo nudi e abbracciati quando lei si è sciolta dall’abbraccio ed è scivolata in basso, lungo il mio corpo. Ha preso tra le dita il mio cazzo, duro per l’inevitabile erezione mattutina, svegliandomi. La vedo fissarlo senza fare nulla, poi chinarsi in avanti e baciarlo languidamente in punta. -Addio- Sussurra poi, con voce rotta, e si alza, un minuto dopo sento la doccia scorrere.
Quando torna in camera da letto scosta le coperte, svegliandomi nuovamente, è vestita da capo a piedi.
-Fatti una doccia e vestiti, dobbiamo essere alle dieci in aeroporto e siamo già in ritardo.-
Mentre io mi sciacquavo di dosso 36 ore di lei, lei cancellava ogni traccia di noi dalla sua casa coniugale, cambiava le lenzuola che profumavano dell’unione dei nostri corpi con intonse lenzuola bianche che avrebbero accolto l’unione fasulla che lei si apprestava a portare avanti per tutta la vita. Passava uno straccio umido sul lucido tavolo nero in salotto, dove stava ancora impressa la sagoma delle sue chiappe, perché la sera prima è li che avevamo scopato, selvaggiamente, sciogliendoci l’uno nell’altra, mentre le sue lunghe gambe mi cingevano i fianchi e il mio orgasmo esplodeva dentro di lei.
In macchina nemmeno una parola e agli arrivi internazionali guardavamo in direzioni opposte, finché lei non si è diretta verso un uomo che sbucava fuori dalle porte scorrevoli.
Me lo presenta.
-Amore, questo è il mio fratellone Morfeo.- Dice. -Fratellone, lui è Angelo.-
Gli mancano quasi venti centimetri per potermi guardare dritto negli occhi, ha lo sguardo fiero ed intelligente, manco curasse il cancro o roba simile, la sua stretta di mano è solida e asciutta.
Se non lo odiassi con ogni fibra del mio corpo, lo adorerei.
Mi sorride. -Cavoli, mi sembra di conoscerti da sempre. Chiara non fa che parlare di te. Morfeo di qua, Morfeo di la, praticamente mi ha detto tutto di te.-
-Beh, spero proprio di no.- Rispondo d’istinto, l’aria si gela. Chiara mi fissa attonita, Angelo perplesso.
-Scusa, scusa,- Dico io, agitando una mano e sorridendo -E’ una citazione da: The Dark Knight-
-Oh si, la tua passione per il cinema!- Dice lui e ridiamo. Chiara riprende fiato.
Così, senza potermi opporre in alcun modo, la lascio a quest’uomo che evidentemente la ama moltissimo e che è riamato da lei, anche se in un modo incompleto.
Ricordo che, ad un certo punto, mi stavo provando un vestito, che stavo in piedi in chiesa, mentre la marcia nuziale riempiva l’aria, mentre scorrevano come in un film immagini e suoni incomprensibili alla mia mente che vagava lontano per non impazzire di dolore e mettermi a strillare.
“Per amarlo e rispettarlo sempre….” “Siamo qui per unire…” “Vuoi tu….?” “In salute e in malattia…” “Finché morte non vi separi…”
-Lo Voglio-
-Lo Voglio-
-Lo…..-
E foto, e un lungo tragitto verso un ristorante nell’entroterra, musica e cibo, sorrisi, abbracci, amici, parenti.
Chiara e suo marito si erano cambiati e tra i primi e i secondi si erano messi a ballare.
Io li guardavo senza vederli.
-Dev’essere proprio dura per te.- Arriva una voce a riscuotermi dal limbo. Claudia, la migliore amica di Chiara si è affiancata a me. Strizzata nell’abito madreperla da damigella.
-Che vuoi dire?- Rispondo, dissimulando al meglio delle mie possibilità.
-Non devi recitare con me, fratellone, lo so da una vita.-
-Davvero?- Chiedo, finalmente lucido.
-Ma certo. Tu non ti sei mai accorto che ti sbavavo dietro e Chiara era sempre tanto misteriosa riguardo alle tue preferenze femminili. Ma sai quando ne ho avuto la certezza?-
-No.-
-Era una giornata di Giugno, io te lei e Silvia ce ne eravamo andati al mare, mi ero messa un bikini striminzito bianco, che diventava trasparente con l’acqua ma tu avevi occhi solo per lei, nemmeno te ne ricorderai, indossava…..

…. Un due pezzi nero bordato di fucsia. Coprente sul seno ma deliziosamente sgambato.
Io e Chiara siamo amanti da appena qualche settimana e io non riesco che a guardarla.
Claudia e Silvia sono le sue amiche più care, ma nemmeno di fronte a loro due possiamo lasciarci travolgere dalla nostra passione.
Mi divertono gli sguardi di fuoco che lancia a Claudia, che con la sua mise cerca spudoratamente di calamitare la mia attenzione.
Claudia è un bocconcino niente male e con quel costumino addosso attira gli sguardi di tutti i maschietti, il che è un bene perché non so se riuscirei a fare i conti con la mia gelosia.
Passiamo ore felici, giocando con i nostri sguardi.
Quando nessuno vedeva Chiara, spalmandosi l’olio, mi ha mostrato fugacemente un seno ed io, giocando in acqua, per un istante mi sono appoggiato a lei, facendole sentire la mia eccitazione premere sul culo, prima di lasciarla andare.
Mi ha emozionato il suo sguardo assassino mentre cospargevo d’olio il corpo della sua amica.
-Chi viene a farsi una nuotata?- Ha detto, mentre io ancora spalmavo l’olio sulle cosce di Claudia.
-Ma che sei scema? ho appena messo l’olio!- Le ha risposto lei, Silvia invece dormiva sodo, sotto l’ombrellone.
-Su, fratellone- Mi fa -Andiamo alle secche.-
Le secche sono una zona di acqua bassissima a circa settecento metri dalla spiaggia, ci si arriva a nuoto dopo una lunga faticata e, una volta lì, l’acqua arriva si e no alle ginocchia.
Anche se, da così lontano, si è solo due puntini rosa, si è comunque sotto gli occhi di chiunque abbia buona vista o un binocolo. Per questo, una volta lì, mi sono stupito che Chiara mi gettasse le braccia al collo e cominciasse a baciarmi con passione, mentre ce ne stavamo seduti in trenta centimetri d’acqua.
-Chiara, ci vedono!-
-Zitto stronzo!-
-Che c’è?-
-Ti piacciono le tette di Claudia, vero?-
-Ma che dici. Io adoro le tue di tette.-
-Allora baciale!- dicendolo si piega indietro, mentre io mi fiondo con le labbra su di lei.
La mordo da sopra il costume, succhiando l’acqua salata attraverso la stoffa proprio dove c’è il suo capezzolo.
Ora che ci penso, a parte Claudia e Cinzia, se qualcuno ci vedesse, vedrebbe solo due amanti. Perciò non aveva granché importanza, così mi lascio andare, toccandola, accarezzandola e facendola sospirare.
Di colpo sento le sue mani sul cazzo.
-Chiara?-
-Scopami subito, cretino!-
-Sei pazza?-
-Si sono pazza di te! del tuo cazzo! adesso dammelo subito!- Mi sussurra in faccia, tirandolo fuori dal costume e scontando lo slip del suo.
-Se scopro che ti fai Claudia te lo stacco a morsi.- Continua mentre, muovendolo con le dita, fa strusciare la cappella lungo la sua figa, che anche in acqua avverto bagnatissima.
-Non ci penso nemmeno- Sospiro, mentre spingo i fianchi verso l’alto, ansioso di essere dentro di lei.
-Dimmi che sei solo mio.- Mi ordina, sollevandosi un pelo, sottraendosi alla penetrazione.
-Si, SI! Di chi altra? io ti amo!-
Allora scende, facendomi entrare ed io gemo di gioia.
Comincia a muoversi lentamente su di me, con le braccia attorno al mio collo, baciandomi, mentre io la tengo per i fianchi, accompagnandola nei movimenti e mentre il mare, dolcemente ci culla.
Restiamo così, senza cambiare ritmo ne posizione, fondendoci ad un livello mai provato prima e che difficilmente potrò provare mai più
Vengo silenziosamente, assieme a lei, sospirando nelle sue labbra, mentre lei sospira nelle mie.
Il bacio si scioglie molto dopo che i nostri orgasmi sono rifluiti.
-Credi che qualcuno ci abbia visto?- Mi dice, improvvisamente preoccupata.
-Chi se ne frega.- Rispondo, ricominciando a baciarla.
-Dai- Mi fa – Rientriamo.-
-Dobbiamo proprio?- Le rispondo con un sorriso raggiante, figlio di una falsa convinzione riguardo un impossibile futuro insieme….


-Ricordo vagamente.- Dico a Claudia, mentre Angelo fa volteggiare Chiara al centro della pista.
-Ora che farai?- Mi chiede
-Non lo so, per adesso ti va di ballare?- “Ho fatto ciò che era più giusto, per me, e per Morfeo. Ho fatto ciò che doveva essere fatto, la cosa più opportuna”
Non facevo che ripetermi questa frase, mentre con un forzato sorriso sulle labbra ringraziavo amici e parenti, ballavo con mio marito, scherzavo con i testimoni di nozze. E provavo, con tutte le mie forze a non volgere lo sguardo verso Morfeo. So che avrei fatto la fine delle vittime di Medusa.
Una fatica immane resistere per tre ore, quando intorno a te senti soltanto un brusio indistinto di musica e voci e la tua attenzione resta focalizzata esattamente nel punto in cui non dovrebbe esserlo. L’unico mio desiderio era, in quel momento, che tutto finisse. Scappare, a casa mia, con mio marito, lontano da tutti, lontano dal mio passato, ma soprattutto lontano da mio fratello.
Ballavo con Angelo, senza prestare effettivamente attenzione a ciò che stesse dicendo, limitandomi ad annuire poco convinta.
“Tesoro, ma c’è qualcosa tra Morfeo e Claudia?” mi aveva chiesto improvvisamente.
L’unica frase ad avere immediatamente colto.
“Cosa?”
“Non so. Sono laggiù, insieme, e sembrano piuttosto in intimità” ha risposto, come se la cosa fosse di pochissima importanza.
Ed effettivamente, in un mondo ideale, così avrebbe dovuto essere.
Ma nel mondo reale, la Chiara neo sposina ha istintivamente spostato lo sguardo verso Claudia, che con una mano carezzava la schiena di Morfeo.
Una sola immagine, bastevole per azzerare totalmente le mie difese e la mia forza di volontà.
“Amore, stai bene?” mi chiede Angelo, evidentemente preoccupato per il mio improvviso cambio di umore e, probabilmente, anche colorito.
“Si.. Si, scusami, mi gira un pò la testa, devo aver bevuto troppo. Vado a prendere una boccata l’aria fresca”. Rispondo prontamente.
“Ti accompagno!”
“NO!” rispondo quasi urlando. “no, no, scusami tesoro, resta qui, non ce n’è davvero motivo”.
“Come preferisci” risponde baciandomi sulla fronte.
Velocemente mi volto, dirigendomi verso il cortile come se nulla fosse successo, restando con questo plastificato sorriso fino all’uscita, quindi, finalmente, nel cortile vuoto, scoppio a piangere. E’ stato vedere Mio fratello a farmi così male, o è stata gelosia, nei confronti di quel braccio poggiato sulle sue spalle? In un modo o nell’altro, tutto ciò che potevo certamente desumere dal mio stato d’animo, era solo una cosa: Amavo Morfeo più di quanto immaginassi, più di quanto riuscissi a sopportare. Ed era questo a distrugermi, ormai che avevo fatto il grande passo, e non potevo più tornare indietro. Sentivo un peso al petto, un nodo alla gola, mi mancava il respiro per il dolore ed i singhiozzi.
“Chiara!” mi chiama mio fratello.
Mi alzo, di scatto, provando malamente a ricompormi.
“Stò bene, stò bene, fratellone, tranquillo” mento a lui, ed a me stessa.
Mi viene vicino, abbracciandomi. “No, no che non stai bene. Sarebbe stato meglio per tutti se non fossi venuto”
“Non dire così” rispondo, stringendomi ancora di più a lui, e le lacrime riprendono a scorrere.”Ho bisogno di te, fratellone, per l’ultima volta”
“No, no, non per l’ultima volta. Fanculo tutti, fanculo mamma e papà, fanculo tuo marito, fanculo il tuo matrimonio. Vieni via con me, adesso, lontano da qui”

Per un attimo, mi sebra di essere rinata, di avere finalmente trovato il modo per essere felice, per sempre. L’attimo dopo capisco che è ormai troppo tardi per i ripensamenti, troppo tardi per scoprirsi innamorati di una persona che non è l’uomo che hai appena sposato, troppo tardi per mandare a monte i miei progetti.
Il dolore si trasforma in rassegnazione.
“Un ultima volta, poi, ti prego amore mio, va via. Se mi ami davvero”
“Un ultima volta” risponde lui, quasi meccanicamente.
Mi spinge contro un albero, in penombra, al riparo da occhi indiscreti e con rapidi gesti ha già sollevato la gonna, scostato gli slip e fiondatosi con la sua bocca sulla mia figa. Sento la sua lingua tormentare il clitoride e le sue lunghe dita penetrarmi poco dolcemente. Carezzo il capo, passando le dita suoi suoi capelli e spingendolo, ancora, verso di me. Sospiro, e con un enorme sforzo, lascio che l’orgasmo imploda dentro di me senza il minimo mugolio.
“Vieni qui” lo prego, con le mani sul suo viso. Mi guarda, mentre infila le due dita, zuppe dei miei umori, nella mia bocca, ed io in risposta le lecco amorevolmente, fissandolo negli occhi. Lentamente mi abbasso, in ginocchio, davanti a lui. Con dedizione libero il suo cazzo dalla morsa dei vestiti, ammirandone le perfette fattezze. Lo passo sul viso, quasi a volere che mi accarezzi, lo bacio, con dolcezza, prima sui testicoli e poi lungo tutta l’asta, quindi, lascio che si accomodi nelle mie fauci, iniziando un lento e profondo bocchino, incitata dai sospiri di piacere del mio fratellone che, con una mano sul capo. mi impone il suo ritmo.
“Basta, basta così, voglio te adesso” mi dice.
In un attimo sono già in piedi, Morfeo afferra una gamba, reggendola col suo braccio, si avvicina e sento il suo pube spingere contro il mio ventre. Gemo silenziosamente sentendo, con sadica lentezza, l’amato membro farsi strada nelle mie carni, sentendo l’unico uomo che abbia mai amato, e che amerò mai, entrare dentro di me per l’ultima volta.
Mugoliamo entrambi quando il suo glande sbatte contro il collo dell’utero, e, imperterrito, continua a spingere sempre di più.
“Piano” Lo supplico con un filo di voce.
Mi ascolta, applicando una più leggera pressione, e cominciando a muoversi. Mi aggrappo al suo collo, lo bacio, cerco la sua lingua, gioco con essa. Ci baciamo con la foga di due ragazzini, mentre sento il suo cazzo penetrarmi a ritmi e profondità differenti, con l’intento di farmi impazzire, rallentando ogni volta che mi trovi prossima all’orgasmo. Quanto a lui, sembra poter non venire mai, ed io mi godo quanto più posso, il suo amore. Ci guardiamo negli occhi, per tutto il tempo, vorremmo dirci qualcosa, ma entrambi sappiamo che non sarebbe per niente una buona idea. Due parole, così brevi, così semplici, che pronunciate in questo momento sortirebbero lo stesso effetto di una pugnalata allo stomaco.
Sento Morfeo cominciare ad accelerare, il suo membro iniziate inequivocabilmente a pulsare, per un attimo scosta la sua bocca dalla mia, sussurrando “Vieni, vieni con me.”, prima di incollarsi di nuovo alle mie labbra e giocare con la mia lingua. Obbedisco, reclino il capo, sentendo l’orgasmo arrivare, potente, esplosivo, accompagnato da fiotti di sperma che mi riscaldano il ventre. Quindi, lascia che abbassi la gamba, e mi abbraccia, affondando il capo nell’incavo tra collo e spalla. Restiamo così, avvinghiati l’uno all’altra, per qualche minuto.
Poi, si scosta da me. “Addio”, dice, senza neanche guardarmi. Si volta, dandomi le spalle e dirigendosi a passo deciso e a testa bassa verso la sua auto. In pochi secondi vedo i fari allontanarsi, sempre di più. fin quando di lui, non scorgo che un puntino, poi, neanche più quello.
Asciugo le lacrime, e sento il suo sperma cominciare ad uscire, rigandomi le cosce… ma non ho alcuna voglia di lavarmi. Voglio sentirlo ancora, dentro di me, più a lungo possibile.
Senza fretta, mi ricompongo, rientro in sala, dove mi accoglie il felice e sicuro sorriso di mio marito. Non ho chiesto di ballare a Claudia per rivalsa nei confronti di Chiara e Angelo che volteggiano in pista.
Era solamente per godere del conforto fisico di un corpo stretto al mio.
Claudia è dolce e premurosa, mi consola accarezzandomi le spalle e la schiena.
Io, col viso infilato nella curva dove i collo diventa spalla, inspiro a pieni polmoni il suo odore.
Come sarebbe più facile poter decidere di innamorare di lei.
All’improvviso risuona un “No” acuto al centro della pista e Chiara scappa verso l’esterno, non guardando nemmeno per un istante nella mia direzione il che significa con tutta probabilità che sono io il motivo della sua crisi.
Claudia si scosta da me e solo in quel momento mi accorgo di quanto stessimo attaccati.
Si solleva sulle punte e poggia le labbra sulle mie. -Vai da lei.- Mi dice.
-Chiara lo sai che le vuoi così tanto bene?- Le chiedo.
-No, questa cosa non la sa.- Risponde con un sorriso triste ed io sto già correndo a cercare la mia bambolina.
La trovo in cortile, cinque o sei metri dalla portafinestra da dove è scappata via, in lacrime.
Non riesco a trovare qualcosa da dire, vista la situazione, sono confuso, indeciso. -Chiara!- la chiamo.
Lei si risolleva, asciugandosi goffamente le lacrime.
-Stò bene, stò bene, fratellone, tranquillo.- Mente. E’ così strano che, vista la piega che hanno preso gli eventi nelle ultime ore, i suoi sentimenti rispecchino ancora con tanta prepotenza i miei. Il dolore che devastava me internamente nel vederla danzare col marito, ha colto lei vedendo Claudia e me, con la differenza che Chiara, con la sua solita meravigliosa emotività, non ha saputo trattenere l’onda emotiva che l’ha investita.
Sento esplodere ancora una volta l’amore dentro di me. Non posso più tacere, non posso più fingere di essere passato sopra a questa storia, eppure il senso della giustizia innato dentro di me mi spinge a fare l’esatto opposto di quello che vorrei.
-No, no che non stai bene. Sarebbe stato meglio per tutti se non fossi venuto.- Le dico, stingendola a me, assaporando il calore del suo corpo.
-Non dire così.- Dice, poi ricomincia a piangere, affondando il viso nel mio petto.
-Ho bisogno di te, fratellone, per l’ultima volta- Continua, straziata dalle sue stesse parole.
E così lei mi desidera almeno quanto io desidero lei. Perché il mondo dev’essere tanto ingiusto? -No, no, non per l’ultima volta.- Dico, risoluto. -Fanculo tutti, fanculo mamma e papà, fanculo tuo marito, fanculo il tuo matrimonio. Vieni via con me, adesso, lontano da qui-
Il suo volto si illumina per un istante, il tempo si ferma, il vento tace e tutto il mondo si ferma voltandosi nella nostra direzione per vedere come finirà questa storia.
In un istante scorrono decine di emozioni sui lineamenti della donna che amo. Felicità, dolore, perdita, consapevolezza, determinazione.
Schiude le labbra, pronta a dire qualcosa che distruggerà per sempre le nostre vite. Non posso permetterlo.
La bacio.
Senza nessuna remora la bacio come solo una persona innamorata fa. Siamo a meno di sei metri da tutti i nostri amici e parenti, la luce della portafinestra arriva fino a noi, così come le loro voci. Chiunque potrebbe vederci. Chiunque, da mia madre a suo marito. Eppure Chiara risponde al mio bacio e qualunque cosa fosse quella che stava per dire svanisce in un secondo.
-Portami via.- Sussurra ed io la accompagno alla mia auto.
Guido veloce, in silenzio, concentrato. Lei guarda dritto davanti a se e non parla.
Passano alcuni minuti, mentre sfrecciamo verso la costa, poi il mio cellulare comincia a squillare. Lo ignoriamo.
Dopo una serie di tornanti il mare si spalanca davanti a noi, infinito e scuro nella poca luce del pomeriggio che diventa notte. Il mio cellulare continua i suoi inutili appelli di richiamo.
Mi fermo in una piazzola di sosta, appartata e buia, con un belvedere sul mare e scendo dalla macchina, Chiara mi imita.
Illuminati solo dalle luci di posizione dell’auto, ci guardiamo, ricevo un sms. è mamma.
“Tesoro, dove sei? Chiara è con te? non la troviamo, rispondi!”
Glie lo faccio leggere poi, quando fa per restituirmi il cellulare, vedo che è ancora piena di dubbi. In quel momento riceviamo un altro messaggio Chiara lo legge e poi, con un sorriso, mi porge il telefonino. E’ Claudia.
“In bocca al lupo ragazzi, tifo per voi.”
Tiro fuori il portafogli, tolgo i contanti e il bancomat, poi lo scaglio via, in mare.
Chiara segue la traiettoria dei due oggetti piccoli e scuri che finiscono in acqua con un patetico “pluff” e poi mi guarda, si sfila con grazia la fede dall’anulare sinistro e la scaglia via, ad unirsi ai due feticci lanciati da me.
Un attimo dopo i nostri corpi sono avvinghiati l’uno all’altro e le nostre bocche si incollano, bramose di nutrirsi della bocca dell’altro.
Le mie mani scorrono lungo il suo corpo, il vestito che porta la fascia come una seconda pelle e così premono i suoi seni, le sfiorano il sedere, poi scendono fino alle cosce e, trovando il bordo dell’abito cominciano a tirarlo verso l’alto, arricciandoglielo sui fianchi.
La spingo dolcemente e lei si appoggia al cofano caldo dell’auto, le tolgo gli slip e accenno ad appoggia le labbra sulla figa ma lei mi tira per i capelli.
-Non ci provare! Non voglio aspettare neanche un secondo, vieni qui. prendimi.- Mi dice, con voce rotta dall’eccitazione.
Obbedisco, perdendo solo un attimo per slacciarmi i pantaloni.
Quando siamo di nuovo viso a viso, la bacio delicatamente e poi sono dentro di lei.
Sospira, tenendo lo sguardo fisso nel mio. Comincio a muove mi, lentamente, profondamente, intensamente.
-Io, Morfeo, prendo te Chiara- Recito e Chiara sospira mentre una lacrima le scende dai suoi occhi spalancati nei miei.
-Come mia legittima sposa, e prometto di esserti fedele sempre- Il suo respiro aumenta d’intensità ed io avverto la sua fica più bagnata, più aperta. Mantengo lo stesso ritmo e Chiara incrocia le cosce dietro la mia schiena.
-e di amarti e rispettarti per tutti i giorni della mia vita- Adesso Chiara piange senza contegno e contemporaneamente sorride felice, mentre io continuo a scoparrla dolcemente e a guardare dentro di lei attraverso quei due meravigliosi schermi celesti che sono i suoi occhi.
-In ricchezza e in pevertà, in salute e malattia. Finché morte non ci separri.-
Mi fermo, la guardo.
-Io Chiara, prendo te Morfeo…- Ripete il giuramento mentre io continuo a scoparla senza fermarmi nemmeno un attimo.
Mano a mano che procede sento le sue contrazioni aumentare, la sua voce è sempre più incerta mentre il piacere la distrae dal compito.
-Finché….. Oh Finché…. morteeeh… non… Ohhh ciii…. Separi!- Finisce a stento e mi guarda sconvolta.
-Bacia la sposa stupido!- Mi ordina
Calo su di lei e quando le lingue si intrecciano vengo come non sono mai venuto in vita mia e subito lei mi segue a ruota.
-Ti amooo Fratellone mio! Ti amooo!- Mi urla in faccia mentre ancora mi muovo dentro di lei.
-Anche io ti amo. Moglie mia.- Le dico e lei strilla -Sì- felice come non l’ho mai vista.
Ci rimettiamo in auto senza quasi sistemarci, riparto sgommando.
-Che facciamo?- Mi chiede.
-Cominciamo con andare a casa mia. Penso che abbiamo si e no mezza giornata di vantaggio. prelevo tutto, mi faccio anche prestare dalla banca tutti i soldi che possono darmi subito poi do tremila euro ad un mio amico che è in mezzo a giri strani, ci facciamo dare due identità nuove.- Parlo veloce e lei mi fissa stupita.
-Quant’è che lo pianifichi?-
-Da tutta la vita.-
Sento la sua mano appoggiarsi al cavallo dei pantaloni.
-Mi stai facendo eccitare da matti marito mio. continua.- E intanto mi slaccia ed estrae cazzo, rilassato dalla meravigliosa scopata appena goduta.
-Poi partiamo per Parigi.-
-Parigi?!?- Fa lei, abbassandosi a giocare con la lingua sul cazzo, strappandomi così un gemito d’approvazione.
-Si, Parigi, dove faremo qualche acquisto con la mia carta, che faccia supporre che cerchiamo casa, quando in realtà subito dopo partiremo per Londra-
-MMMh Londra!!!- Strilla entusiasta, cominciando subito dopo un lento e sensuale pompino, che mi fa tornare duro in un attimo dentro la sua bocca.
-A quel punto saremo spariti, SSSHh Piccola, Sì, continua!- La sua bocca accelera i movimenti, sa quanto mi piacciono i pompini alla guida, sa che mi sta facendo morire.
-OHHH Vengo! Sì piccola! Vengo!-
Ingoia tutto e si rimette dritta sorridente.
-Morfeo?-
-Si?-
-Se continui a chiamarmi “piccola” io ricomincio a chiamarti “fratellone”-
-Scusa tesoro.-
Sorride. -Molto meglio, tesoro.-
Il piano è riuscito e otto mesi dopo torno nella nostra casa di Liverpool Street, ed una raggiante Chiara col pancione mi accoglie felice.
Non siamo pazzi, per qualche settimana abbiamo invitato un amico nel nostro letto. Ci siamo dati a degli emozionanti trio in cui lui veniva sempre accolto davanti.
Jonh non ha sospettato nulla, nemmeno quando, dopo il risultato positivo del test, gli abbiamo gentilmente detto di non farsi più vedere.
Lo so, non sarà sangue del mio sangue, ma sarà metà di lei e questo gli basterà per essere la seconda persona più importante della mia vita.

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