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Racconti erotici sull'Incesto

dalla mia finestra

By 1 Dicembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

ne ho viste, dalla mia finestra. ne ho viste tante, davvero. una stanza piccola. tanti libri, un tavolo. un vecchio computer, un letto. è qui che si consuma quel che resta del mio tempo. sono un vecchio matto, ecco quello che sono. forse neanche sono vere, dio solo lo sa, le cose che ho visto dalle fessure delle persiane socchiuse di questa finestra sudicia. forse ho immaginato tutto. sarà il vino, sarà la solitudine. però lo voglio raccontare, cristo, lo voglio raccontare comunque. perché ne vale la pena, anche dovessero essere le fantasie di un vecchio scemo. ho passato ore, dietro queste imposte, a guardare le vite degli altri. i desideri, le pulsioni, i sogni. le sessualità, i sessi. vecchi con ragazzine, vecchi che non si drizza più. donne mature, ricche, con giovani aitanti. coppie, coppie ordinarie, coppie squallide nella loro volgare banalità. adolescenti alla prima volta, macchie rosso sangue di verginità perdute. tutto, tutto davvero, sul letto lercio della stanza d’albergo al di là di questa finestra del cazzo. questa cosa, però, questa cosa che ho visto, che voglio raccontare… questa cosa, eccco, è oltre persino le mie fantasie marcite. era una sera, una sera d’estate, all’imbrunire. la stanza ha un matrimoniale e un lettino. stanza piccola, sudicia. vedo una famigliola entrare. distolgo lo sguardo, penso non ci sia nulla da guardare. ma ci ripenso, non ci riesco: torno indietro, a quella finestra. la morbosità che mi attanaglia è oltre qualsiasi buon senso. sono le vite, le vite degli altri, nella loro ordinarietà più impudica, cruda… c’è qualcosa, in tutto questo, che mi attira. inesorabilmente. torno alla finestra, li vedo sistemarsi. valige, bagagli. sono euforici, parlottano. gesticolano. sono una famiglia di tre, genitori sulla cinquantina e figlio adolescente, maggiorenne appena. vedo quello che vedo, comincio a non credere ai miei occhi. si mettono sul letto matrimoniale, in tre. il padre poggia la mano sulla patta del figlio, lo carezza al di sopra del jeans. porta la bocca sul suo cazzo coperto, lo sfrega con le labbra, col naso. lo spoglia. gli toglie i pantaloni, poi gli slip: tira fuori un cazzo giovane, grosso. tumido, gonfio. il padre afferra la cappella tra pollice e indice, scopre il glande. lo prende in bocca, succhia. la madre guarda, carezza i capelli del figlio, mentre gode, la fronte. il cazzo del giovane sfugge dalle labbra dell’uomo, la punta violacea. si alzano, figlio e padre. a un cenno di questi, il ragazzo si inginocchia tra le gambe di lui e gli sbottona i pantaloni, gli tira fuori il cazzo. lo prende in mano, lo soppesa, massaggia i coglioni. poi in bocca, è un su e giù vorticoso, frenetico. non ne sono sicuro, credo fosse lì lì per eiaculare: prende la testa del figlio per i capelli e lo scosta, brutalmente, per non sborrargli in bocca. finiscono di denudarsi. si avvicinano, entrambi, alla donna. l’uomo le toglie i pantaloni, il ragazzo le scopre i seni. l’uno le divarica il sesso, le grandi labbra schiuse, un dito alla volta a frugarle l’intimità; l’altro le titilla i capezzoli, glieli prende tra le labbra, li succhia. invertono posizione, dopo un po’. è lei, adesso, ad averli seduti sul letto, davanti a sé, con le gambe aperte, i sessi caldi: eccitati, tumidi, a pochi centimetri dal viso. ne prende in bocca ora l’uno, ora l’altro. lecca, la testa che va su e giù, poi succhia. dura, cinque, dieci minuti. cambiano, ancora una volta, posizione. lei a pecora, il sesso divaricato, esposto. il marito, anche lui a quattro zampe, glielo slingua freneticamente, profondamente. il figlio, intanto, intento a leccargli il cazzo. due cani in calore, una cagna. l’uomo la monta; il ragazzo, il figlio, le va sotto, le stuzzica i capezzoli, li lecca. sono forsennati, pazzi di libidine e di voglia, eccitati. cambiano, ancora una volta, posizione. adesso lei è stesa di schiena, a gambe aperte. il figlio ha il cazzo che scoppia. si accosta al sesso di sua madre, lo penetra. spinge, folle, come un dannato. poco prime di venire il padre lo strattona, glielo tira fuori dal sesso della donna, lo prende tra le labbra e si fa sborrare in bocca. li vedo, come atto ultimo di quella loro libidinosa, folleggiante passione, leccarsi i sessi a vicenda. come cani, sì: proprio come cani.

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