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Racconti Erotici LesboRacconti erotici sull'Incesto

Esperienza saffica e incestuosa

By 27 Maggio 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Il sollievo

Mi chiamo Sophie; ho 34 anni e sono madre di due splendidi ragazzi. Ovvero uno &egrave un maschio: Pippo e l’altro &egrave una femmina Gianna. Sono nati a distanza di un anno l’uno dall’altra. Il loro padre mi lasciò dopo 10 anni di vita coniugale. Sparì. Di lui non seppi più nulla ed ancora oggi non so che fine abbia fatto. Chiesi il divorzio per abbandono del tetto coniugale. Mi fu concesso. Il tribunale mi assegnò la patria potestà dei miei due figli e mi nominò curatrice del patrimonio immobiliare e finanziario assegnato ai due ragazzi che ne sarebbero diventati possessori alla maggiore età. Dopo il divorzio non ho più avuto e ne cercato altre relazioni. Di corteggiatori non me ne sono mai mancati. Ero e sono ancora una bella donna. Bionda con occhi azzurri. Alta 175 cm e 60 kg di peso; misura seno 102 cm (V^); giro vita 60 cm; fianchi 98 cm. Il mio pezzo forte sono le mie mammelle. Sono ancora sode e si tengono su abbastanza bene. Sono armate da due grossi capezzoli che spiccano al centro di due larghe e rosee areole. Sembrano due siluri. Anche il culetto fa la sua parte. Dopo l’abbandono da parte di mio marito si scatenò la caccia. La preda ero io. Nessuno però &egrave riuscito a prendermi. Il mio nido non ha più ospitato uccelli. &egrave sempre, anche se la voglia di riempirlo era immensa, rimasto vuoto. Il mio tempo l’ho dedicato ai miei due figli che mi sono sempre stati vicini. Viviamo in una villa in collina lontani dal caos cittadino. La villa &egrave fornita di una piscina non molto grande. Sono distesa su un asciugamano a bordo piscina. Sono in topless e mi sto godendo il sole. Non ho mai avuto problemi a mostrarmi seminuda ai miei figli. Una leggera brezza mi ha fatto indurire I capezzoli. Chiudo gli occhi; sposto le mani sulle tette e con le dita aggancio i capezzoli e li strizzo. Una fitta parte dal cervello e raggiunge il mio inguine. La mia passera pigola. Una delle mie mani lascia uno dei capezzoli e scende fra le mie cosce. Si infila nel bordo dello striminzito pezzo di stoffa nella parte inferiore del bikini e raggiunge la mia passera. L’accarezzo. Cinguetta. Comincia a lacrimare. Capisco cosa vuole. Le dita della mano si infilano fra le grandi labbra e mi penetro. La mano scivola verso l’interno fino al polso senza trovare difficoltà. Raggiungo l’utero e lo accarezzo; &egrave fantastico sentirlo pulsare sotto le carezze delle mie dita. Poi imprimo alla mia mano un movimento di dentro fuori. Mi chiavo con la mia stessa mano. Pochi colpi e l’orgasmo giunge liberatorio. Grido e vengo. Ritiro la mano dalla mia vagina. &egrave inzaccherata dei miei umori. L’avvicino alla bocca; tiro fuori la lingua e lecco il prodotto del mio orgasmo. &egrave squisito. Sa di yogurt. Quando mi rendo conto che la mano &egrave completamente nettata apro gli occhi e mi accorgo che mia figlia, anche lei in topless, mi sta guardando. Ho un sussulto e balzo a sedere. La proposta

‘Da quando sei qui?’
‘Da quando hai cominciato a masturbarti.’
‘Hai visto tutto?’
‘Sì mamma, eri bellissima quando hai goduto.’
‘Ti &egrave piaciuto vedermi godere? Sei sola?’
‘Molto. Si sono sola. Prima c’era anche tuo figlio.’
‘Anche lui ha visto? dov’&egrave?’
‘Quando ti ha sentita gridare &egrave scappato. Ha detto che doveva andare in bagno.’
‘Capisco. Mi dispiace. Non era mia intenzione traumatizzarlo.’
‘Non credo che abbia subito un trauma vedendoti mentre ti masturbavi. Credo che si sia eccitato e abbia fatto una corsa in bagno per dare sfogo alla sua eccitazione.’
‘Vuoi dire che &egrave andato a masturbarsi pensando a me? Non può essere, sono sua madre.’
‘Mamma sapessi quante cose che non sai dei tuoi figli. Posso farti una domanda?’
‘Dimmi tesoro.’
‘Hai mai fatto sesso con una donna?’
Che cazzo di domanda? Per un attimo resto in silenzio.
‘Perché me lo chiedi?’
‘Mamma io non sono scappata perché non mi va di masturbarmi pensando a te. Tu sei meravigliosamente bella. Hai un corpo da far invidia alle più quotate modelle del mondo della moda ed anche a molte star del mondo della celluloide. Le riviste del tipo Play boy o Penthouse farebbero a gare per accaparrarsi un servizio fotografico di te come modella. Il numero con le tue foto abbigliata con la tua sola pelle andrebbe a ruba. Gli uomini ed in particolare i ragazzi, tra loro mettici anche tuo figlio, si consumerebbero di seghe nel guardare le foto di te nuda.’
‘Devo considerare quello che stai dicendo un complimento o stai tentando di dirmi qualcosa altro? E perché quella domanda?’
‘Mamma io ti ho risposto; sei tu che non capisci.’
Il mio cervello elabora e mi trasmette il risultato. No, non può essere. Mia figlia vuole fare sesso con me. Ecco perché ha detto che non le va di masturbarsi pensando a me.
‘Ti rendi conto di quello che vorresti fare? Come puoi pensare di avere un rapporto sessuale con me? Sono tua madre e non sono una lesbica.’
‘Ed io sono tua figlia. E allora? Non ci vedo niente di male se madre e figlia si amino. Nemmeno io sono una lesbica. Facendo di me la tua amante, non dovresti ricorrere alla masturbazione per calmare la tua voglia di sesso. Ci sarei io a darti piacere. Ne saremmo entrambe soddisfatte.’
L’evento

Per tutti gli dei! Che sta succedendo? Ho una figlia che mi sta proponendo di avere un rapporto sessuale con lei. Deve essere uscita di senno. Come può pensarlo? Sono sconcertata. Sto ancora pensando a quello che ho sentito uscire dalla bocca di Gianna che due mani mi artigliano le mammelle e le stringono fino a farmi sentire dolore.
‘Mamma, hai due zizze da urlo. Sono dure come marmo e i tuoi capezzoli sembrano due siluri pronti per essere sparati.’
Un attimo dopo il caldo alito delle labbra di mia figlia investe le mie gemelle. Con le mani le pastrugna e mentre lo fa la sua bocca prende a baciarmele e leccarmele. Un piacevole brivido mi percorre il corpo. La ragione mi dice di respingerla.
‘Cosa fai? Sei impazzita? Fermati.’
Non si ferma. La sua bocca imperversa sulle mie zizze. La sua lingua pennella l’intera superficie dei miei due meloncini. I brividi che ho prima sentito si sono tramutati in scosse elettriche che, partendo dalle mie zizze, si diramano in ogni parte del mio corpo. Alcune raggiungono il cervello altre lo stomaco ed altre il nido che ho fra le cosce e la passerotta che vi &egrave ospitata comincia a pigolare. Allungo le braccia e le porto sulla nuca di mia figlia. Il buon senso mi dice di prenderla per i capelli e tirarglieli fino a staccarla dal mio petto. Il piacere invece mi porta a spingere la sua testa contro il mio seno.
‘Dio, mi stai mandando fra le stelle. Chi ti ha insegnato a trattare le zizze di una donna in questo modo. Non fermarti. Voglio che tu continui fino a farmi venire. Dai, smettila di leccarmele e succhiamele. Quando eri piccola mi mandavi in estasi quando ti allattavo. Ora latte non ne ho, ma tu fa conto che ne abbia.’
Non se lo fa ripetere. Le sue labbra agganciano un mio capezzolo, lo bloccano e con la lingua lo schiacciano contro il suo palato. Inizia a succhiare. Mentre lo fa usa le dita di una delle sue mani per artigliare il capezzolo libero e lo strizza. Nitrisco e comincio ad incitarla ad essere più violenta. &egrave talmente brava che non impiega molto tempo a farmi venire.
‘Ooohhh, dio! Vengo.’
In un attimo smette di succhiarmi le tette e si precipita fra le mie gambe. Mi strappa lo slip e fionda la testa sul mio inguine nel momento stesso in cui la mia uretra erutta il mio orgasmo. Sento la sua bocca incollarsi sulla mia vulva e la sua lingua lappare i miei fluidi. La sento deglutire. Mia figlia sta ingoiando i miei umori. Poi la lingua inizia a leccarmi la ‘patata’. Una nuova sensazione colpisce le mie meningi. Di nuovo i brividi assalgono il mio corpo. Le sue dita si poggiano sulle mie grandi labbra ed esercitano una pressione. Mi sta aprendo la vulva. L’aiuto allargando al massimo le cosce. &egrave il momento che aspettava. La lingua si intrufola fra le grandi labbra e va a titillare, con la punta, le piccole labbra. Prima ci gioca e poi le aggancia con le labbra della sua bocca e le succhia. Non riesco a trattenere un nitrito di compiacimento. La sua lingua si intrufola dentro la mia vagina e mi pennella le pareti che prendono a secernere gli umori frutto dell’azione della lingua di mia figlia. Le metto le mani sulla testa e la spingo contro il mio pube.
‘Sìììììììììì! Guai a te se non completi quanto hai cominciato?’
Ritrae la testa e sostituisce la lingua con le dita della sua mano. Mi penetra prima con un dito, poi con due ed infine con tutta la mano fino al polso. Mi accarezza l’utero e poi comincia a fottermi. &egrave tale il piacere che provo che non riesco a trattenere un urlo di gradimento.
‘Iiiiiiiiaaaaaaaa, dio, dio mi sento morire. Bambina mia ti prego non smettere. ‘
Intanto la sua lingua si &egrave spostata a leccarmi il clitoride che, liberatosi dal cappuccio, si allunga tanto da sembrare un piccolo cazzo. Sì, ho un clitoride che quando sono eccitata raggiunge la considerevole misura di 7 cm. Mia figlia, nel vederlo ne resta affascinata. Smette di leccarmelo.
‘Mamma &egrave bellissimo. Hai un clitoride che dire fantastico e poca cosa. Non muoverti che lo immortalo.’
Prende il telefono portatile, mette in azione la fotocamera, punta l’obiettivo fra le mie cosce e mi scatta una serie di foto dopodiché rituffa la testa sulla mia ‘patata’ e riprende a leccarmi il clitoride. Tra una pennellata e la successiva trova il tempo di esprimere un suo desiderio.
‘Mamma adesso ti faccio un pompino. Quando avrò finito desidero, voglio che usi il tuo pistolotto per chiavarmi.’
‘Cosa mi vuoi far fare? Ti devo chiavare? Oh dio! E come potrò farlo?’
‘Non pensarci. Sarò io a cavalcarti e a far entrare il tuo pistolotto nel mio ventre.’

Dopo mia figlia c’&egrave mio figlio 1

‘Non sei vergine?’
‘&egrave più di un anno che l’ho data. Fu il giorno che ti vedemmo nuda per la prima volta.’
‘Vedemmo? Oltre te chi altri c’era?’
‘Pippo, tuo figlio. Fu proprio qui. A bordo piscina. Avevamo marinato la scuola. Eravamo io in topless e lui con lo slip. Ti vedemmo arrivare ed andammo a nasconderci dietro quel cespuglio. Ti spogliasti e ti stendesti sul telo. Tuo figlio al vederti nuda emise un gemito che soffocò contro la mia schiena. Restammo a guardarti per tutto il tempo che restasti a crogiolarti al sole. Poi, dopo un’ora circa, raccogliesti i tuoi vestiti e, nuda, rientrasti in casa. Guardai tuo figlio. Aveva gli occhi lucidi e fuori dalle orbite. Gli chiesi se stesse bene. Non mi rispose. Catapultò il suo corpo sul mio e prese a baciarmi. Prima sul viso e poi prese a baciarmi le tette. Le sue labbra si impossessarono di un mio capezzolo e lo serrarono in una morsa provocandomi brividi che mi attraversarono tutta la spina dorsale e raggiunsero il mio cervello che esplose in una miriade di stelle. Lo abbracciai. Lui per un attimo smise di torturarmi il capezzolo; mi guardò e poi:
‘Sophie, mamma, ti amo’
Capisci; mi stava baciando immaginando che fossi tu. Mi sentii umiliata. Fui tentata di respingerlo ma la pressione che avvertivo contro il mio ventre mi fece desistere. Mi lasciai andare e lo assecondai nella sua fantasia.
‘Sì amore di mamma. Anch’io ti amo. Vieni, sono qui. Mi vuoi? Ecco prendimi sarò tua.’
Pippo si sollevò quel tanto bastante a sfilarsi lo slip ed a sfilarmi il mio. Poi si stese sul mio corpo e posizionò il suo affare fra le mie cosce. Capii. Tirai su le gambe ed allargai le cosce. Sentii il suo gladio premere contro il mio ventre. Feci scivolare una mano fra i nostri corpi; lo impugnai e lo guidai fra le mie grandi labbra. Lo invitai a spingere.
‘Spingi.’
Lo fece; mi morsi le labbra per soffocare un grido di dolore per la penetrazione che stavo subendo. Il suo cazzo mi scivolo dentro come un ferro rovente e si fermò solo quando il suo glande urtò contro il mio utero. Capisci, mamma, mio fratello mi aveva sverginato. L’unico mio rammarico era che lui credeva che stava chiavando te, sua madre.
‘Mamma, finalmente sei mia.’
Mi sbatté con irruenza. Sembrava stesse cavalcando una puledra imbizzarrita. Lo lasciai sfogare. Sotto la sua irruente azione raggiunsi tre orgasmi in rapida successione. Poi sentii la sua eruzione. Il suo vulcano stava eruttando e la sua lava stava riempiendo il mio ventre. Fu in quel momento che fece il mio nome.
‘Gianna, scusami. Non volevo offenderti. Sapevo che eri tu. Io ti amo. Sono anni che ti voglio. Mi mancava il coraggio di dirti quanto ti amo. Vedere nostra madre nuda mi ha eccitato ed ho colto l’occasione che mi si offriva.’
L’umiliazione che avevo provato sparì; mio fratello sapeva che ero io che stava distesa sotto di lui; sapeva che stava chiavando sua sorella. Lo abbracciai e lo baciai più e più volte.
‘Pippo, Pippo, mio amore, fratello mio, sapessi quanto sono felice sentirti dire che mi ami. Ho creduto che stessi facendo l’amore con nostra madre e non con me. Che cretina sono stata a non capire. .Ma da oggi tutto cambierà. Sarò la tua amante e tu sarai il mio ragazzo. Nessuno ci dividerà.’
Dopo mia figlia aspetto mio figlio 2

‘Gianna ti sono venuto dentro; non corri pericoli?’
‘No amore mio. Non credo. Eppoi se anche mi avessi messa incinta non vedo quale sarebbe il problema?’
‘Il problema &egrave che sei mia sorella e fra consanguinei non &egrave consigliabile generare figli.’
‘Non rovinarmi questo meraviglioso momento di felicità con discorsi assurdi. Se &egrave successo che mi hai messo incinta ne parleremo.’
‘Ci pensi a cosa accadrebbe se nostra madre scoprisse quello che c’&egrave fra noi?’
‘Le diremmo che la colpa &egrave sua. Se non si faceva vedere nuda fra noi niente sarebbe cambiato. La ringrazieremmo per averci dato la spinta necessaria. Ma tu veramente ti sei eccitato a vedere nuda nostra madre?’
‘Gianna, devi riconoscere che nostra madre &egrave una gran bella donna.’
‘Lo riconosco. Però non hai risposto alla mia domanda. Tu la scoperesti?’
Restò per un attimo in silenzio poi abbassò lo sguardo e diventò rosso.
‘Gianna, &egrave da quando ho cominciato a sognarla che bramo chiavarla. &egrave troppo ‘bona’.’
‘Ne sei innamorato?’
‘Non lo so; però so che la desidero.’
‘Sai che mi stai offendendo?’
‘Non te la prendere. Io ti amo al punto che se potessi ti sposerei. Quello che sento per mamma &egrave desiderio.’
‘Chiamalo desiderio. Resta il fatto che te la chiaveresti.’
‘Non lo nego. Ma tu perché mi fai tutte queste domande su nostra madre?’
‘Perché mamma piace anche a me.’
Sono senza parole. Mio figlio si &egrave scopato la sorella pensando di scopare me, sua madre.
‘Mi stai dicendo che tuo fratello sogna di entrare nel mio letto? Vorrebbe chiavarmi?’
‘Sì mamma, tu gli piaci. Non &egrave giusto farlo soffrire. Si sta ammazzando di seghe pensando a te. Io non riesco più a soddisfarlo. Lui vuole te. Dai, portalo a letto. Realizza il suo sogno. Fatti amare.’
Per lunghi interminabili minuti resto a fissare il vuoto. La mia mente sta elaborando quanto detto da mia figlia. Mio figlio vuole entrare nel mio letto non come figlio ma come uomo. Vuole chiavarmi. Vuole avere un rapporto incestuoso con sua madre.
‘Sa che sarebbe incesto?’
‘&egrave incesto anche quello che c’&egrave stato fra me e te.’
‘Sarebbe molto più grave. Tu non hai un cazzo fra le cosce. Tuo fratello invece ce l’ha. Se resto incinta come la mettiamo?’
‘Mamma non essere catastrofica. Pensa che lo aiuterai. Poi se ti impregna ci penseremo.’
Ancora minuti di silenzio. La prospettiva di ospitare un cazzo nella mia pancia mi manda in tilt. &egrave da quando mio marito mi ha lasciata che un uomo non frequenta il mio letto ed ora si presenta l’occasione. L’uomo c’&egrave ed &egrave mio figlio; il solo pensare che in casa c’&egrave l’uomo che calmerà la mia sete di cazzo mi fa superare ogni tabù. &egrave un’opportunità che non voglio lasciarmi scappare. Chi se ne frega se &egrave mio figlio; che ben venga anche l’incesto. L’unico pericolo &egrave come tutelarmi da una eventuale gravidanza. Sono anni che non ho rapporti ed ora rischio di farmi impregnare da mio figlio; devo stare attenta. Devo cercare di non farmi annaffiare l’utero dal suo liquido seminale. Speriamo bene.
‘Chiamalo. Digli che l’aspetto.’
‘Mamma sapevo che lo avresti detto ed avevo già pronto il messaggio da inviargli. Guarda.’
Prende il cellulare e mi fa vedere la foto della mia figa con il clitoride tutto fuori.
‘Ma sono io con la figa al vento? Cosa gli dirai?’
‘Che lo stai aspettando. Che sei pronta a riceverlo. Vuoi aggiungere qualcosa?’
‘No; va bene così. Invialo. Non lasciarmi sola. Resta con me.’
‘Vuoi che resti anche quando te lo mette nella pancia?’
‘Sì. Ho vergogna.’
‘Perché? In fondo &egrave tuo figlio; non devi vergognarti di soddisfare un suo desiderio. Stai tranquilla ti sarò vicina. Vedere tuo figlio che ti sbatte il cazzo nella pancia mi attizza.’
Finalmente mio figlio

‘Mamma, mostragli quanto lo desideri.’
‘Cosa devo fare?’
‘Tira su le gambe ed allarga le cosce. Fagli vedere la tua miciona e quando ti &egrave vicino stendi le braccia verso di lui. Così capirà che lo vuoi veramente.’
‘Mi metto gli occhiali da sole. Non voglio che mi guardi dentro.’
‘Sarebbe meglio di no; lui deve poter leggere nei tuoi occhi quanto &egrave grande il tuo desiderio di averlo.’
‘Mi manca il coraggio.’
‘Tranquilla ci sarò io a incoraggiarti.’
Tiro su le gambe e le accavallo sui braccioli della sdraio. Allargo le cosce. Sento uno spiffero di vento solleticarmi i peli del mio inguine. Intanto mio figlio &egrave comparso sul prato e si avvicina a passo lento. &egrave titubante. Indossa solo il costume da bagno. Lo guardo con occhi diversi da quelli con cui l’ho sempre guardato. Sto vedendo un uomo bramoso di avermi. E che uomo? Somiglia molto ad un bronzo di Riace. Alto, muscoloso, abbronzato. La mia miciona lancia un lungo miagolio, il mio stomaco gorgoglia. Si avvicina sempre di più. Mi &egrave davanti. Mia figlia si &egrave spostata dietro la sedia ed ha le mani poggiate sulle mie spalle. Avvicina la bocca al mio orecchio e sussurra
‘Dai mamma, invitalo. Stendi le braccia verso di lui.’
Allungo le braccia verso mio figlio che continua ad avvicinarsi. Si ferma il tempo necessario a sfilarsi il costume. Si mette di nuovo dritto e lo vedo e la sua arma mi appare in tutto il suo splendore. Dio quanto e lungo. &egrave mostruoso. Ha un glande che sembra la cappella di un fungo porcino. Grossa, rossa e lucida. Un brivido mi percorre il corpo. Come ha fatto mia figlia a prendere dentro di se una bestia di quelle dimensioni? Sollevo gli occhi a guardarla. Lei mi sorride.
‘Bello eh!. Hai visto che mazza che ha fra le gambe. Più che un cazzo &egrave una clava. Vedrai come ti farà godere quando te la sbatterà nella pancia.’
Intanto mio figlio si piega in avanti; poggia le mani sulle mie cosce e flette il suo corpo sul mio. Fissa i suoi occhi nei miei. Non distolgo lo sguardo. Gli sto trasmettendo tutta la mia voglia di averlo. I miei occhi stanno ancora parlandogli che sento la rotondità del suo fantastico glande premere contro la mia vulva. Mi sposto quel tanto che basta per farlo meglio posizionare fra le mie grandi labbra. Lui comincia a spingere. Lo sento entrare. Lentamente si inoltra nella mia pancia. Mi sento squassare. &egrave vero che sono anni che un cazzo non fa visita alla mia passera ma quello che mi sta entrando nella pancia non &egrave un normale cazzo. &egrave un TIR. &egrave un ariete e mi sta frantumando il ventre. Il mio cervello &egrave catapultato nel vortice del piacere. La libidine si espande in tutto il mio corpo. Mio figlio continua a spingere
‘Piano, amore di mamma. Fai piano altrimenti mi spacchi in due.’
Sento la voce di mia figlia.
‘Mamma, dovresti vederlo. &egrave indescrivibile la sensazione che provo nel vedere la clava di tuo figlio sparire nella tua pancia.’
Poi si rivolge al fratello.
‘Non darle retta. Non vedi che le sta piacendo. Mettici più forza. Sventrala con questo tuo spadone. Spaccale il ventre. Frantumagli le ovaie. Tra poco comincerà a gridare e non saranno urla di dolore ma saranno nitriti di piacere. Dai, sbattila. Farcisci il suo utero con la tua crema. Mettila incinta. Falla svenire e se ci riesci mettiglielo anche nel culo.’
Che cazzo sta dicendo. Questo &egrave l’aiuto che mi da? Sta incitando il fratello a impregnarmi; a sodomizzarmi. &egrave matta. Intanto mio figlio incitato dalla sorella ha preso a stantuffarmi il cazzo nella pancia. Vado in tilt.
‘Sì, sì. Amore di mamma. Mettici più forza. Dio mio come mi piace. Perché non mi hai mai detto che desideravi chiavarmi? Non avremmo perso tutto questo tempo. Se solo avessi saputo o immaginato sarei io venuta da te. Dai mio valente stallone, galoppa. Usa il tuo martello per sbattere la mia campana. Falla suonare.’
‘Mamma sapessi quanto ti ho desiderata. Sei stata l’incubo dei miei sogni. Mi sono masturbato tante di quelle volte che ho perso il conto ed eri sempre tu l’oggetto delle mie voglie.’
‘Però non sei venuto da me. Hai preferito spararti le ‘pippe-. Hai usato tua sorella come valvola di sfogo.’
‘Avevo paura di una tua reazione negativa. Se avessi saputo che potevo azzardarmi a dirti che ti volevo credi che mi sarei privato del piacere di chiavarti?’
‘Non ti spaventa che ti stai chiavando tua madre?’
‘Perché dovrei spaventarmi? Non sei anche tu una donna desiderosa di affetto.?’
‘Questo che stai facendo lo chiami affetto? &egrave uno strano modo di mostrare di volermi bene. Tu ti stai chiavando tua madre?’
‘E allora? Non ci vedo nessun problema. Io ti desidero, tu mi desideri; &egrave quanto basta.’
Lo abbraccio e lo stringo contro il mio petto. Alzo gi occhi e li punto in quelli di mia figlia.
‘Lo senti tuo fratello? Per lui chiavarsi la mamma non costituisce alcun problema. &egrave un vero porcellino. Grazie per avermi convinta. Te ne sarò sempre grata.’
‘Mamma non dimenticare che sei anche mia.’
Le sorrido. Avvicino la bocca all’orecchio di mio figlio.
‘Datti da fare. Fammi vedere di cosa sei capace.’
Non mi deluse. Dal bordo piscina ci trasferiamo nella mia stanza dove mi sbatte di giorno e di notte. Sua sorella non ci segue; ci lascia soli a sollazzarci. Non mi da tregua. Le ovaie non me le frantuma ma l’utero me lo allaga pisciandomi dentro al ventre una quantità impressionante di liquido seminale tanto che, trascorsi due mesi da quel fantastico primo giorno, mi trovai ad essere incinta di un figlio di mio figlio. Fu un colpo tremendo. Informai i miei due amanti del mio stato. Erano entusiasti. Mi abbracciarono e mi riempirono di baci. In un primo momento mi feci travolgere dal loro entusiasmo. Poi incomincia a dirmi che non potevo partorire un figlio il cui padre &egrave mio figlio. Decisi di abortire. Facemmo una riunione di famiglia e dissi loro della mia decisione. Mio figlio, che voleva un figlio da me, sembrò essere caduto in trance. Mia figlia invece diventò una tigre. Mi si scagliò contro. Disse che non dovevo abortire, che dovevo farlo nascere, ci avrebbe pensato lei a prendersi cura dei bambini.
‘Bambini? Di quali bambini parli? Guarda che quello che sta crescendo nella mia pancia &egrave un solo bambino, non sono due.’
‘Mamma e quello che sta crescendo nella mia pancia dove lo mettiamo?’

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