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Racconti erotici sull'Incesto

gloria e il nonno.

By 28 Novembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Gloria è impacciata, goffa. Timida, incerta. Il nonno ha stima di lei, ritiene che sia intelligente di un’intelligenza fuori dal comune. Colta. Gloria pensa, pensa vorticosamente: è un turbinio di pensieri, un turbinio vivente. Rimugina, riflette. Vive d’introspezione. Questo, il nonno ritiene sia il problema: Gloria non sa vivere. Non sa esternarsi. Non sa agire. Gloria non parla con nessuno, non ha amici. Non esce, non si esprime affettivamente. Non frequenta ragazzi. Emotivamente infantile, Gloria è vergine, a ventisei anni. Il nonno è un docente universitario in pensione, un uomo di mondo. Uno studioso, un filosofo. Gloria si sta specializzando in Filosofia, come il nonno. Il nonno è il suo modello intellettuale, il suo punto fermo, anche affettivo. Lavorano insieme alla tesi di laurea di lei. Cammina verso casa di lui, spedita, alle tre del pomeriggio. Un orario scomodo, pensa Gloria, il momento peggiore della giornata. Né presto né tardi, scriveva Sartre. Ha questo in mente, quando si affaccia nel tinello. Il nonno è in poltrona, un libro in mano, la sta aspettando. Ciao, piccola ‘ la saluta. La guarda, quasi scrutandola. Sembra una bambina, alla sua età. Occhiali tondi, spessi, da miope. Capelli castani, lievemente scuri, raccolti in una coda di cavallo. Non sovrappeso, ma quasi tondeggiante, sferica. Profilo perfettamente ovale, puerile. Nonno, ciao ‘ ricambia il saluto, si accosta, gli sfiora con le labbra una guancia. Labbra di femmina, pensa il nonno quasi fulmineamente, ed è un pensiero destinato a restare latente. Labbra umide, tumide. Non conoscono uomo, acerbe. Il nonno conosce le donne, conosce il sesso. Il nonno ha esplorato l’istintualità, l’animalità delle pulsioni. Il nonno pensa alla libido come parte integrante della natura umana, fondamentale. Gloria prende posto al tavolo, tondo, del salone. Sta lavorando al De ente di Tommaso, il nonno l’aiuta. Il nonno chiude il libro, con lentezza. Lo ripone, accuratamente, su un piccolo mobile da camera. Si alza, si siede accanto a lei. Capisce che è inquieta, distratta. Nervosa. Quasi capricciosa, come ottusa. La qualità del lavoro che stanno portando avanti, dopo quasi circa un’ora, il nonno si rende conto che è pessima. La interrompe, le chiede cos’abbia. Lei non lo sa. Rimane costernata, esterrefatta. Serra le dita, comincia a piangere. Il nonno lo dice, improvvisamente: lei sembra non credere di averlo sentito, lui di averlo detto. Gloria, tu il problema lo hai lì, tra le gambe ‘ e, tempo un secondo, tende un braccio e le serra la vagina nella morsa di una mano chiusa a pugno. Si guardano negli occhi. Sono secondi interminabili, inconcepibili, lenti. Tremendamente lenti. Sente le dita di lui, sente la fica bruciare. Non capisce, ha paura. Si sente inorridita, eccitata. Orrendamente eccitata. Vogliosa, vogliosa dell’incertezza di ciò che è lì lì per accadere. Il nonno ritira il braccio, si alza. La prende per un gomito. Vieni, le dice. La precede in bagno. Non c’è nessuno, la nonna è alle terme, ma chiude la porta. Sbottona la patta, abbassa i pantaloni, tiene le mutande su. La guarda, lei trema. Trema, ma non distoglie lo sguardo. Il nonno tira fuori il cazzo. è gonfio, grosso. Quasi turgido, col glande appena in vista, fuori dalla cappella. Lo tira su, contro l’ombelico. Si massaggia i coglioni, li soppesa. Poi si dirige al water, e piscia. Gloria è un abisso di emozioni, tormentate, contrastanti. Attrazione, attrazione folle. Smania di dissetare lo sguardo con la forma di quel sesso, avidamente. Bisogno di capire perché il nonno, che mai le aveva dedicato attenzioni morbose, improvvisamente’ Gloria si sente la fica, per la prima volta, tra le gambe. La deve toccare, deve mitigarne, con lo sfiorio delle dita, l’eccitazione costante. Preme, pulsa. Tira. Brucia. Gloria non sa quello che vuole. Ma, latentemente, anela al cazzo del nonno: che la sbatta, che la riempia.
Il nonno sa, sa quello che vuole. Sa quello che deve fare: renderla donna. E, nel fondo dell’animo, il desiderio negli occhi di quello sguardo vergine gli gonfia il cazzo, tira, scopre il glande, sposta la cappella.

Gloria torna dal nonno.
Su quello che è successo, neanche una parola, niente.
Si siede accanto a lui, al tavolo.
Dopo un po’ si alza, va in bagno. Lascia la porta aperta, sperando, forse… Fa appena in tempo a sedersi sul water che vede il nonno entrare. Si accoscia vicino a lei, mette una mano sotto il suo sesso aperto, nel cesso. Si lascia pisciare tra le dita… Poi la penetra. Un dito, due, tre… le fa entrare tutte. Esce, le divarica le grandi labbra. Con il medio titilla il clitoride. Con la mano a cuneo, è ancora una volta dentro. E, questa volta, accade: Gloria avverte un dolore acre, intenso, improvviso. Un rivolo di sangue scorre sul polso del nonno.
Gloria piange, lui la consola. Le carezza i capelli, le sfiora il viso. Le lecca gli occhi, le lacrime. Il collo… Sbottona la camicia, tira su il reggiseno… Ecco, ecco i seni. Bianchi, candidi. PIccoli e sodi. Capezzoli rossi, turgidi. Il nonno li sfiora appena, con la punta delle dita. Ci passa sopra la lingua umida, le labbra. Li prende in bocca, li succhia. Gloria geme, si lascia andare. Gloria si sente fragile. Non riesce a rendersi ragione del vortice di emozioni in cui è precipitata. Quella verginità persa le dà sollievo. La fa sentire diversa, più leggera. Più matura, consapevole: più donna. Il nonno non pensa. Se si fermasse a riflettere non andrebbe avanti in quello che sta facendo, ed è consapevole di essersi spinto oltre un punto di non ritorno. La farà crescere, le insegnerà a guardare dentro il precipitato della sua sessualità vorace, delle sue pulsioni: delle sue voglie. Le insegnerà a godere. Le insegnerà il sesso.
Il giorno dopo, Gloria, torna da lui. Questa volta con un’aspettativa che è, quasi, una precisa promessa. Le apre la porta di casa, la fa entrare. La guarda negli occhi, la prende per mano. La spinge contro un muro, nell’ingresso. Ha indosso, quel giorno, una camicia bianca e una gonna leggera, vagamente floreata. Comincia a palpeggiarle i seni. Sente, sotto la stoffa, i capezzoli che si induriscono. Sono troppo evidenti, gli viene un dubbio… Le scopre i seni, sono nudi. Fa scendere una mano, la porta tra le gambe di lei… E capisce. Ne è felice: Gloria è senza mutande. Sente che è arrivato il momento, sente che è prtonta. La penetra con le dita, velocemente, quasi brutalmente, per farla bagnare un po’. Si spoglia: ha il cazzo teso, duro. Il glande fuori dalla cappella, scoperto: in tiro. Le tira su la gonna, che intanto è caduta sulle ginocchia, le divarica, pollice e indice, le grandi labbra, poggia il cazzo e spinge: l’ ha penetrate, la penetra. La sta penetrando. Movimenti del bacino concitati, vogliosi. Grugniti. Lei geme, di piacere misto a un dolore vago, acre: al dolore di chi ha la fica ancora vergine, infondo. Spinge forte, il nonno. Con le mani le trotura i capezzoli. E viene, viene dentro quella fica inesperta, giovane. Dentro quella fica che è sangue del suo sangue.

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