Skip to main content
Racconti erotici sull'Incesto

I due pastorelli

By 19 Luglio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

I DUE PASTORELLI

Un caro e sentitissimo ciao a tutti
coloro che mi faranno l’onore di leggere queste poche righe, che sono il
riaffiorare nella mia mente dei ricordi della mia lontana fanciullezza.

” Mi chiamo Luisa e
ho ottantadue anni; ciò che vado a raccontarvi accadeva tanti anni fa, e
precisamente nel lontano 1934, quando io avevo dieci anni.

” A quel tempo, io,
mio fratello Nicola, mia madre Teresa e mio padre Giovanni, che eravamo, e
siamo tutt’ora contadini, abitavamo in una masseria che si trovava in piccolo
paese (di cui non vi dico il nome perché non vorrei essere identificata) in
lombardia.

” Mia madre era una
bellissima donna: alta, slanciata, con un petto bellissimo: due seni sodi e turgidi,
rivolti verso l’alto, con i capezzoli che sembravano volessero bucare la
camicetta (a quel tempo le famiglie povere non si potevano permettere il lusso
del reggiseno) e quindi il petto di mia madre era veramente ammirevole.

” Mio fratello
Nicola? Un vero spettacolo! Aveva tredici anni ed era già alto un metro e
settanta; capelli scuri, occhi castani, sempre ironici ed allegri, bocca, naso,
sembravano scolpiti dalla mano di un artista, insomma, per intenderci, unstyle=”mso-spacerun: yes”>’ vero maschione.

” Mio padre, poi, era
il mio idolo in terra: alto un metro e ottantacinque, capelli neri, occhi
grigio acciaio, portamento eretto e virile, agile, snello: insomma,
ottantasette chili di muscoli sempre pronti a scattare.

” Ed io? Come ero
allora? Beh, senza peccare di immodestia, vi dirò che ero niente male. Alta un
metro e quarantasei, capelli biondo chiari, molto lunghi, occhi azzurri, due
gambe lunghe ed affusolate, caviglie sottili, snella, agile, con due seni
ancora immaturi ma già visibili sotto il tessuto leggero della mia camicetta.
Quando correvo per i campi mia madre mi diceva che sembravo una gazzella!

” Ma passiamo,
adesso, a raccontarvi i fatti che mi portarono, per la prima volta, a conoscere
il sesso, quando avevo undici anni, più qualche mese.

” Premetto che qualcosa
di sesso lo avevo già intuito, vedendo, talvolta, il toro che montava le
mucche, il montone che montava le pecore, i nostri due cani, Darma e Buck, che
si accoppiavano, ma, allora, non capivo né perché lo facessero né perché ci
mettessero tanto impegno, quando lo facevano.

” Io e mio fratello,
dormivamo nella stessa stanza, che era adiacente a quella di mamma e papà, e
che era stata divisa in due da una tenda.

” Mi ricordo che la
notte, qualche volta che tardavo a prendere sonno, sentivo che dalla camera dei
miei genitori, venivano dei strani rumori: il lettone di mamma e papà che
scricchiolava; gemiti di piacere, uniti, talvolta, a piccoli gridi di dolore,
di mia madre, che mi sembrava che dicesse a mio padre: ancora! Ti prego,
ancora! Sentivo anche mio padre, con voce soffocata, che diceva: amore, amore
mio dolce, voglio mangiarti tutta, tuttaaa, cosiiii!

” Poi, ad un tratto,
li sentivo emettere un lungo gemito di piacere; e, poi, il silenzio assoluto.

” Ma quando
accadevano queste cose, sentivo anche, dall’altra parte della tenda, mio
fratello che faceva strani rumori, che potrei rappresentare come una sorta di
sclac, sclac, il cui ritmo diventava sempre più veloce, fino a quando, dopo
aver emesso un grosso e profondo respiro, tutto tornava nel silenzio più
assoluto e sentivo che si metteva a dormire, russando rumorosamente.

” Quando, però,
succedevano queste, per me allora strane cose, la mattina, quando (come mi
aveva detto di fare la mamma) oltre al mio, rifacevo anche il letto di mio
fratello, notavo che le lenzuola, verso la metà del letto, erano umide di un
qualcosa, un po’ simile a quello che esce dal naso quando viene soffiato,
alquanto appiccicaticcio, con uno strano odore.

” A volte domandavo
a mio fratello che cosa mai fosse quella schifezza che lui faceva nel suo
letto.

” Per tutta
risposta, lui, guardandomi con uno sguardo strano, in mezzo alle gambe, si
metteva a ridere e mi diceva: – E meglio per te se non te lo dico, sorellina!

” Quando mi diceva
queste cose, io mi arrabbiavo tantissimo e gli rispondevo che, da quel momento
in poi, il letto se lo sarebbe rifatti lui!

” Cosa, però, che
poi non facevo mai, perché gli volevo un bene dell’anima e mi faceva tanto
piacere fargli quei servizi.

” Non so perché, ma
anche quando si comportava in modo così arrogante, mi faceva sempre tanta
tenerezza.

” Quasi tutti i
giorni, i nostri genitori ci mandavano a portare le pecore (ne avevamo una
quarantina) a pascolare nei prati, che si trovavano a circa un chilometro e
mezzo dalla nostra masseria, e dove scorreva anche un bel fiumicello d’acqua.

” Quando ci
trovavamo in quel posto, che era bellissimo, il nostro gioco preferito era
quello di rincorrerci, per vedere chi era più veloce, però, alla fine, vinceva
sempre lui!

” Non sapevo, allora,
spiegarmi il perché, nonostante che io facessi finta di arrabbiarmi, quando lui
mi prendeva, prima per i capelli, poi stringendomi tra le sue forti braccia,
rotolavamo per terra strettamente avvinghiati l’uno all’altra, sentivo uno
strano senso di piacere che mi percorreva tutto il corpo.

” Poi, da un po’ di
tempo, avevo notato che quando facevamo quei giochi, i suoi occhi cambiavano
espressione; avevo l’impressione che concentrassero la loro attenzione (come se
desiderassero ardentemente qualcosa) in mezzo alle mie cosce; inoltre, mi
sembrava, che quando rotolavamo per terra, strettamente abbracciati, lui,
stringendomi fortemente, spingesse, ripetutamente, il suo bacino contro il mio.

” Questo suo, nuovo,
modo di comportarsi, un po’ mi irritava e un po’, invece, mi faceva piacere:
provavo una strana, incomprensibile eccitazione, per cui lo lasciavo fare e,
qualche volta, anch’io spingevo, provandone uno strano piacere, il mio bacino
contro il suo.

” Quando accadevano
queste cose, avevo cominciato ad osservare, che dopo che ci eravamo separato
dal nostro abbraccio, Nicola aveva i pantaloni un pochino bagnati in mezzo alle
gambe e allora io, con fare birichino, mi mettevo a ridere e, correndo per non
farmi prendere, gli dicevo:

tab-stops:list 36.0pt’>-””””
Ti sei fatta la pipì sotto! Ti sei fatta la pipì sotto!

” E lui mi
rispondeva, fingendosi arrabbiato e correndomi dietro:

tab-stops:list 36.0pt’>-””””
Vieni qui, piccola peste, vieni qui! E ti faccio vedere io
dove te la faccio la pipì!-

” Mi ricordo che, tutti
i giorni, io non vedevo l’ora di andare sui pascoli, con mio fratello, per
poter fare quei bellissimi giochi che, col passare dei giorni, mi piacevano e
mi eccitavano sempre di più!

” Era come se dentro
di me si stesse svegliando qualcosa di bello e di sconosciuto, che un po’ mi
faceva paura (e non capivo perché) ma che, però, desideravo tanto scoprire che
cosa era.

” Poi una mattina,
mi ricordo ancora perfettamente che era il 27 di novembre; l’aria era fredda e
umida; il fiume si era molto ingrossato, per via della pioggia che era caduta,
con tanta abbondanza, nei giorni precedenti, eravamo andati, come sempre, a
pascolare le pecore.

” Quel giorno, mio
fratello, non si sentiva molto bene: aveva un forte raffreddore, ma nonostante
che lui non si sentisse tanto in forma, ci mettemmo a fare il solito gioco, ed
io per fare una cosa ancora più eccitante, mi misi a correre proprio vicino
all’argine del fiume.

” Allora lui,
spaventato da quello che stavo facendo, mi grido, con voce piena di paura e di
rabbia:

-‘ Maledetta stupida
di una femmina: fermati! Se scivoli puoi cadere nel fiume! Fermati! Fermati!

” Ma io, ormai in
preda ad una eccitazione che mi pervadeva tutta, continuavo a ridere e a dire:

-‘ Tu hai paura, tu
hai paura; stavolta non mi prendi!

” Ma proprio mentre
dicevo queste cose, in preda quasi ad una sorta di delirante esaltazione,
scivolai e finii in mezzo alle gelide acque del fiume!

” Allora, in preda
ad un terrore folle, con la forza della disperazione, cominciai a gridare:

-‘ Aiutami, Nicola,
aiutami! Non farmi morire!-

” Lui, allora, senza
un attimo di esitazione, si tolse il cappotto, la giacca e le scarpe, e si
buttò in acqua, nuotando disperatamente verso di me; riuscì a raggiungermi e,
afferratomi saldamente, riuscì a portarmi fuori dall’acqua.

” Io tremavo tutta,
sia per il freddo che per lo spavento!

” A quel punto, mio
fratello, corse a riprendere la giacca e il cappotto, si rimise le scarpe e,
tornato vicino a me, mi avvolse con il suo cappotto e dopo di che, tenendomi
tra le sue braccia, cominciò a correre verso casa.

” Durante il cammino
mi disse che la colpa di quello che era accaduto, se la sarebbe presa lui:
avrebbe raccontato che era stato lui a mettersi a correre vicino al fiume, per
farmi vedere che lui ne era capace ed io, invece, che ero una femminuccia, non
avrei avuto il coraggio di farlo, e che io, invece, per dimostrargli che non
era vero, l’avevo fatto anch’io, e così ero scivolata dentro l’acqua!

” Allora io gli
dissi che non volevo che lui si prendesse la colpa di quello che era successo,
perché papà l’avrebbe punito, dandogli tante botte con la cinta dei pantaloni!

” Ma lui mi fece
giurare che avrei confermato il suo racconto, perché non voleva che io, che ero
una femmina, venissi picchiata da nostro padre.

” Quando fummo
vicino casa, ci vide mio padre e ci corse incontro, chiedendoci cosa era
successo.

” Ma né io né mio
fratello, che tremavamo dal freddo, riuscimmo a rispondergli.

” Mio padre mi prese
in braccia lui e, correndo verso casa, cominciò a gridare:

-‘ Teresa, Teresa!
Corri! E’ successo una disgrazia!

” Appena entrati in
casa, mia madre, che era spaventatissima, ci spogliò immediatamente a tutti e
due, ci asciugò e massaggiò per riscaldarci e, quindi, ci rivesti con indumenti
asciutti.

” Ma mentre io, dopo
che mi ero riscaldata e bevuto una tazza di latte caldo, mi sentìì subito
meglio, mio fratello, invece, continuava a tremare e a balbettare frasi senza
senso.

” Al che i miei
genitori, preoccupatissimi, lo misero subito a letto e, la mamma, tastandogli
la fronte, disse, piangendo:

-‘ Mio Dio, Giovanni,
ma Nicola scotta; ha tanta febbre!

” Anche il respiro
di mio fratello si era fatto affannoso; aveva gli occhi chiusi; non rispondeva
alle domande che gli rivolgevano ansiosamente la madre e il padre, che gli
chiedevano, insistentemente,’ come si
sentiva!

” Allora mio padre,
disperato, prese il cavallo e corse in paese a chiamare il medico, il quale
arrivò dopo nemmeno un ora.

” Dopo aver visitato
mio fratello, il dottore disse:

-‘ Signori miei, la
situazione e molto grave: il bagno nell’acqua gelata del fiume, tenuto presente
che il ragazzo aveva gia un forte raffreddore, gli ha causato una polmonite
bilaterale; le sue condizioni sono molto gravi, ma faremo del tutto per
salvarlo! –

” Dopo di che
scrisse la ricetta delle medicine che doveva prendere, e come e quando, le
doveva prendere, e raccomandò, soprattutto, di tenergli, continuamente, una
benda bagnata di acqua fredda sulla fronde.

” I due giorni
successivi, li passai nella più profonda disperazione; il rimorso non mi dava
pace!

” Se mio fratello
fosse morto, la colpa era mia, perché ero stata io la causa di quello che era
successo! Pregai tanto la Madonna di farlo guarire e Le giurai che se mio
fratello fosse guarito, gli sarei rimasta vicino per tutta la vita, e mi sarei
presa cura di lui come una schiava, e che avrei fatto tutto quello che era
nelle mie possibilità per farlo felice e che sarei sempre stata pronta a
obbedirgli, e che qualsiasi cosa mi avesse chiesto di fare, io l’avrei sempre
fatto!

” Il terzo giorno,
come per un improvviso miracolo, Nicola aprì gli occhi e, la prima cosa che
vide, fu il mio viso, che durante quelle terribili ore non mi ero allontanata
un attimo dal suo letto, e, sorridendomi, seppur con voce ancora debole, mi
disse:

-‘ Ciao sorellina,
come stai? Ti &egrave passata la paura?

” Allora, con una
indescrivibile gioia dentro al cuore, lo abbracciai, stringendolo fortemente a
me e, dandogli tanti baci, gli dissi:

-‘ Nicola, Nicola
mio; abbiamo avuto tanta paura che tu morissi; ti giuro che non faro più niente
che ti faccia arrabbiare. Adesso come ti senti? Stai bene? Poi gridai: mamma!
Papà! Venite! Nicola si e svegliato; &egrave guarito!-

” La mamma, assieme
a papà, entrarono e si precipitarono ad abbracciare mio fratello, sprizzando
gioia e contentezza da tutti i pori.

”’ Poi, passato il
primo momento di euforia generale, mio fratello incominciò a dire al padre che
quello che era accaduto era tutto colpa sua, e, pertanto”’

” Ma nostro padre
non lo lasciò nemmeno terminare, e gli disse:

-‘ Figlio mio, ma
cosa stai mai dicendo; parli di colpa, tu, che hai salvato dalla morte la
nostra cara Luisa? Tu sei un eroe, non un colpevole! Dimmi, invece se hai
bisogno di qualcosa e io, ti giuro, che se anche fosse la Luna, te la vado a
prendere!-

” Al che, Nicola,
rispose:

-‘ Papà, se fosse
possibile, vorrei mangiare qualcosa; ho tanta fame!-

” Allora papà, con
voce tonante, rivolgendosi alla moglie, disse:-

-‘ Teresa! Hai
sentito cosa ha detto nostro figlio? Corri a preparargli un bel pranzetto, e
prepara anche una bottiglia di quello buono: oggi &egrave festa per tutti e dobbiamo
brindare al ritorno in mezzo a noi del nostro caro Nicola!-

” Due mesi dopo,
cio&egrave verso la fine di gennaio del 1935, mio fratello era perfettamente guarito,
ed avevamo ripreso in pieno la nostra attività di pastorelli.

” Una cosa, arrivati
a questo punto, credo che sia molto importante dire, affinché si possa capire,
fino in fondo, quello che avvenne durante l’estate successiva:

” Se prima che succedesse
il brutto episodio della mia caduta nel fiume, io ero legata da un profondo
affetto per mio fratello, dopo di quel brutto incidente, per me Lui era
diventato Dio in terra; era il mio Re; il mio Imperatore: in una parola, egli
era tutto, per me. Per Lui avrei fatto tutto quello che era in mio potere di
fare!

” Tra noi si era
stabilito una intesa perfetta, assoluta; bastava che ci guardassimo negli occhi
per capire i nostri pensieri, i nostri sentimenti più profondi.

” Avevamo ripreso in
nostri gioiosi giochi nei pascoli delle pecore: ci rincorrevamo, ci
abbracciavamo, ci rotolavamo per terra, quando lui, dopo la rincorsa, mi
prendeva e mi stringeva fra le sue forti braccia e ci buttavamo, avvinghiati
l’uno all’altra, in mezzo all’erba, io sentivo dentro di me una sensazione di
grande felicità, assieme ad una piacevole eccitazione, che, partendo da dove
avevo la mia passeretta, mi si irradiava per tutto il corpo, e avrei voluto che
non mi lasciasse mai.

” Un giorno, poi,
mentre, come al solito, lui, mi aveva presa (stavolta da dietro le spalle) mi
teneva schiacciata sotto di se, in mezzo all’erba, sentìì qualcosa di duro, che
si era formato dove Nicola aveva il pipì, che spingeva in mezzo ai miei glutei,
quasi con forza!

” Sempre tenendomi
fortemente stretta fra le sue braccia, sentìì quella cosa dura che lui aveva
tra le gambe, spingere ripetutamente sopra il mio culetto, fino a quando, con
un lungo respiro di piacere, mi baciò dietro un orecchio, e rimase immobile
sopra di me.

” Allora io, in preda
ad una strana, ma piacevole, eccitazione, girai la testa, e gli detti tanti
baci, soprattutto sulla bocca!

” Poi, mio fratello,
come se si svegliasse improvvisamente da un sogno, si sollevò dalla posizione
in cui ci trovavamo, aiutando anche me a rimettermi in piedi, mi chiese di
scusarlo se si era comportato in quel modo; che non sapeva nemmeno lui che cosa
gli aveva preso e, soprattutto, di non raccontarlo né alla madre, né,
soprattutto, al padre!

” Per tutta
risposta, io guardandolo (e fu allora che mi accorsi che, come già era successo
altre volte, in mezzo alle gambe era tutto bagnato, e che anch’io, dietro al
culetto, avevo la gonna bagnata) gli dissi:

-‘ Fratello mio, non
ho niente da scusarti; se ci sono delle cose che ti danno piacere a farle con
me, io sono contenta che tu le fai; che razza di sorella sarei, dopo quello che
tu hai fatto per me, se ti dicessi di no! Mi sentirei la più infame ed ingrata
femmina del mondo se mi comportassi in modo così cattivo con il mio amato
fratellone. E poi stai pure tranquillo che non dirò mai a nessuno dei
bellissimi giochi che facciamo tra noi. Essi rimarranno, per sempre, il nostro
bellissimo segreto!-

” Poi, con voce un
po’ impacciata e timida, gli dissi:

-‘ Adesso vorrei tanto
che tu mi facessi un grosso piacere; me lo farai se te lo chiedo?

” Lui mi rispose:

-‘ Certo che te lo
faccio, sorellina mia, chiedimi qualunque cosa e ti giuro che lo farò.-

-‘ Nicola, vorrei
tanto che tu mi facessi vedere che cosa hai dentro i pantaloni, al posto dove
io ho la passeretta, e poi mi spiegassi perché, quando mi dai le spinte dietro
al culetto col coso duro che ti si forma in mezzo alle gambe, poi sei tutto
bagnato, e, questa volta, hai bagnata anche la mia gonna proprio in mezzo alle mie
natiche?-

” Mio fratello,
alquanto imbarazzato, ed arrossendo anche un pochino, (forsestyle=”mso-spacerun: yes”>’ perché non si aspettava che io facessi una
tale richiesta) mi rispose:

-‘ Luisa, adesso si
sta facendo tardi, ed &egrave ora di tornare a casa; la prossima volta ti accontenterò
senz’altro: te lo prometto.-

” Rimasi un po’
delusa dalla sua risposta, tuttavia, dopo avergli fatto promettere che la
prossima volta avrebbe esaudito il mio desiderio, mi avviai, assieme a lui,
verso casa.

” Passò una
settimana, che per vari motivi, non andammo ai pascoli.

” Il primo giorno
che tornammo con il nostro greggio ai verdi prati dei pascoli, accompagnati,
come sempre, dai nostri due cani da pastori, Darma e Buck, e mi ricordo ancora
oggi che era il 4 maggio del 1935, non appena arrivammo, dissi a mio fratello:

-‘ Te la ricordi la
promessa che mi hai fatta? Adesso guai a te se non la mantieni!-

” Lui mi guardò,
sempre un po’ imbarazzato, e mi rispose che avrebbe mantenuto la sua promessa,
ma che, però, l’avrebbe fatto dentro al piccolo capanno, che nostro padre aveva
costruito dove portavamo le pecore, per ripararci quando si metteva a piovere
all’improvviso.

” Mentre stavamo
entrando dentro quel riparo di fortuna, sentimmo i nostri due cani che
abbaiavano e si rincorrevano, con Buck che correva dietro a Darma e che
cercava, ripetutamente, di montargli sopra; poi, ad un certo punto, Darma
rimase ferma e Buck, tenendola strettamente sulla pancia, con le zampe
anteriori, cominciò furiosamente a pomparla, strappandole guaiti di dolore.

‘ style=”mso-spacerun: yes”>’Mi accorsi, allora, che mio fratello guardava
la scena con il viso paonazzo dall’eccitazione che gli produceva quella scena
di sesso animalesco, mentre anch’io, non sapevo perché, sentivo il cuore che mi
batteva all’impazzata; sentivo una misteriosa, ma piacevole, eccitazione, che
attraversava tutto il mio corpo, partendo dalla passeretta (che sentivo
bagnata), fino a percorrermi tutto il corpo, come se fosse una scarica
elettrica.

” Vidi anche che i
pantaloni, dove lui aveva il pisello, si erano gonfiati, come se dietro ci
fosse un grosso bastone!

” Allora, senza
ulteriori indugi, lo presi per una mano, e, tirandolo dentro il capanno, gli
dissi, sedendomi sulla paglia che stava per terra (e, nel sedermi, non mi resi
conto che la gonna si era tirata su, lasciando scoperte le cosce, fin dove
c’era la mia passerete, che era nuda, in quanto non portavo le mutante), me lo
fai vedere come sei fatto tu tra le gambe?

-‘ E va bene, Luisa,
disse lui, con gli occhi colmi di eccitazione che guardavano, pieni di desiderio,
fra le mie cosce, ti farò vedere come &egrave fatto un maschio!

” Detto questo, si
tirò giù i pantaloni e così, io per la prima volta in vita mia, vidi il membro
di un uomo in uno stato di totale, potente erezione!

” Il suo, per me
bellissimo, sesso era lungo, grosso, possente; con il glande, completamente
scoperto, che era di un colore rosso-violaceo, era lucido, gonfio che sembrava
volesse scoppiare!

” L’emozione e
l’eccitazione che provai in quel momento &egrave indescrivibile!

” Mai più, in vita
mia, ne provai una uguale!

” Nel vedere il
bellissimo, lungo e maestoso pene di mio fratello, che pulsava in
continuazione, inarcandosi verso l’alto, rimasi letteralmente affascinata,
mentre sentivo quel brivido di eccitante, misterioso, piacere, che mi partiva
dal mezzo delle cosce (dove sentivo la mia passeretta che si contraeva in
continuazione, ormai tutta bagnata, come se si alzasse e si abbassasse),
rimasi, per un lungo istante, incapace di dire una parola, come ammutolita.

” Poi, con voce
sommessa ed appena percepibile, dissi:

-‘ Quanto &egrave bello!
Sembra quasi vivo! Lo posso toccare? –

” Al che lui,
soffocato dall’eccitazione e dal desiderio (che ormai, a quel punto, avevo
intuito) di possedere il mio corpo; di violarne l’immacolatezza; di entrare
dentro il mio sacrario ed infrangerne la verginità, incapace di articolare una
parola, mi fece cenno di si con la testa.

” Allungai una mano
e presi a carezzarlo sul glande, che era caldo, liscio, pulsante, come se da un
momento all’altro volesse mordere la mia mano; poi lo presi in mano e, con
infinita tenerezza, presi a baciarlo, succhiarlo, avvolgerlo con le mie labbra,
ormai in preda ad una eccitazione che non riuscivo più a controllare; sentivo
un bisogno sempre più forte di possederlo; di averlo tutto per me!

‘style=”mso-spacerun: yes”>’ In quel momento di paradiso, sentìì la sua
voce, resa roca e soffocata dal desiderio, che mi diceva:

-‘ Io ti ho fatto
vedere come &egrave fatto il mio corpo (e così dicendo si tolse anche la camicia,
rimanendo, così, completamente nudo) ora tocca a te fare la stessa cosa!-

” Senza dire nemmeno
una parola, mi tolsi la gonna e poi mi sfilai anche la camicetta, rimanendo
completamente nuda davanti ai suoi occhi colmi di desiderio!

” A questo punto, mio
fratello, cominciò a baciarmi, quasi come e volesse mangiarmi, mormorando frasi
sconnesse, su tutto il corpo: mi baciava la bocca, il naso, gli occhi, le
orecchie, il collo, poi, scendendo sempre più giù, le mie poccette, l’ombelico;
poi arrivò, finalmente, all’oggetto del suo più profondo desiderio: la mia
passeretta!

” Li concentrò tutta
la sua incontenibile passione: la baciava, la succhiava, ci infilava la lingua
dentro le labbra, ormai completamente aperte dallo stato di totale eccitazione
in cui mi trovavo.

” Il piacere che
provai, a quel primo contatto di un maschio, sul mio sesso, non ho parole per
potervelo descrivere; quello che, invece, ricordo ancora perfettamente, e che,
ad un certo punto, in preda, ormai, ad un desiderio incontenibile di sentir
violata la mia, sacrale verginità, mi sono lasciata cadere con la schiena, sul
letto di paglia che c’era sotto di noi e, allargando il più possibile le cosce
e inarcandomi verso l’alto, tenendolo per le mani, me lo sono tirato sopra di
me, abbracciandolo strettamente.

” Allora, mio
fratello, stringendomi, fin quasi a farmi mancare il respiro, tre le sue
braccia, quasi in preda ad una incontenibile frenesia, mentre mi baciava e mi
mordeva il collo, ha cominciata a cercare con il suo possente membro, la mia
passeretta!

” Dopo alcuni
tentativi, ho sentito il contatto del suo glande, caldo e pieno di libidine,
tra le labbra della micetta.

” Un attimo dopo,
con una fitta di dolore, che mi fece gettare un urlo disperato, pieno di paura,
ma pieno anche di un piacere liberatorio, mi’
entrò dentro, con forza, quasi brutalmente, cominciando a cavalcarmi
furiosamente, come se volesse perforarmi il grembo, come se volesse riempire
tutto il mio corpo con il suo membro, che si faceva sempre più dritto e duro (o
almeno così mi sembrava).

” All’inizio,
ricordo, mi faceva tanto male, ma ciò nonostante, sentivo per lui tanta
tenerezza e lo stringevo a me appassionatamente.

” Ma poi, il dolore
lasciò gradualmente il posto ad un senso di piacere, che si andava facendo
sempre più grande, intenso, fin quasi ad annebbiarmi il cervello; fino a che,
mentre il mio maschione accelerava sempre di più il ritmo dei suoi colpi,
spingendosi sempre più profondamente dentro il mio sesso, tanto che sentivo i
suoi testicoli, durissimi, affondarsi sempre più profondamente tra le labbra
della mia vagina, ormai slabbrata e non più vergine, sentìì schizzare dentro di
me il suo seme caldo, bollente, ed allora, il piacere che provai, fu talmente
grande, intenso, immenso che mi abbandonai completamente inerte sotto il suo
corpo, che, ormai saziato ed appagato da quello che il mio gli aveva dato, si
abbandonò su me con tutto il suo peso (dolce peso) ed io, come se fosse un
bambino, baciandolo teneramente, continuai a tenerlo stretto a me, con le gambe
e con le braccia, sentendo il suo sesso, ancora in uno stato di semi erezione,
piacevolmente dentro il mio.”

‘style=”mso-spacerun: yes”>” Rimanemmo in quella posizione, strettamente
abbracciati, con i nostri bacini schiacciati un contro l’altro e il suo sesso
ancora dentro il mio, per circa una quindicina di minuti, appagati e sazi del
delirante piacere che avevamo che avevamo appena provato; fu un momento,
indimenticabile, di sublime pace dei nostri sensi.

” Poi, all’improvviso,
mio fratello, come se si svegliasse di colpo da un bellissimo sogno, si
sollevo, quasi di scatto (e io senti il suo membro uscire di colpo dal mio
grembo, provocando un schiocco, più o meno, simile a quando si stappa una
bottiglia) e, guardando in mezzo alle mie cosce, mettendosi le mani ai capelli,
gridò:

-‘ Dio mio! Cosa ti
ho fatto! Sei tutta piena di sangue! Ti senti male Luisa; dimmelo ti prego! Ti
porterò subito a casa e racconterò tutto quello che ti ho fatto! Non mi importa
se papà mi ammazzerà di botte! Me lo sono meritato ed giusto che venga punito!-

” E, così dicendo,
si mise a singhiozzare disperatamente, chiedendomi di perdonarlo per il male
che mi aveva fatto!

” Al che io, che
passato il momento del piacere e dell’eccitazione dei sensi, cominciavo a sentire
che mi faceva male la micetta, e tutto attorno ad essa, e che mi guardai bene
dal dirlo a lui, per non aumentare ancora di più il suo senso di colpa, lo
abbracciai strettamente e, dandogli tanti baci, gli dissi che non mi aveva
fatto niente di male e che, anzi, era stato per me un grande momento di piacere
avere il bel pisellone dentro la boccuccia che tenevo tra le gambe, dove lui
invece teneva il suo grosso bastone. Poi gli disse che se avesse raccontato a
nostro padre quello che avevamo fatto, non lo avrei più guardato in faccia per
tutta la vita!

” Allora Nicola, che
nel frattempo si era calmato, mi abbraccio con tanta tenerezza e, dandomi un
bel bacio sulla bocca, mi disse che io ero un angelo!

” Dopo di che,
prendemmo dell’acqua, che stava in una botta vicino all’ingresso della capanna,
e lui lavò me in mezzo alle gambe, dopo di che io feci la stessa cosa con lui
ma, notai, che mentre gli lavavo il suo bello ed adorato pipì, questo
incominciò a riallungarsi e indurirsi””

Questo racconto non finisce qui. Ci saranno ancora altri
capitoli che racconteranno come vivemmo gli anni che seguirono a questa prima
parte della nostra vita, io e mio fratello.

>

” Dopo quanto era
accaduto quel fatidico 4 maggio 1935, in cui per la prima volta, in vita mia,
avevo scoperto i misteri e i piaceri del sesso, passarono un po’ di giorni, a causa
del cattivo tempo, prima che io e mio fratello tornassimo nei pascoli.

” Durante quei
giorni, avevo notato che l’atteggiamento di Nicola nei miei confronti era
nettamente cambiato.

” Era diventato
chiuso, scostante, sgarbato: quasi non mi rivolgeva più la parola! Anche la
mamma se ne era accorta, e mi ricordo che una sera gli domandò perché era così
sgarbato con me.

” Ma lui, Nicola,
gli rispose, evasivamente, che non era vero che mi trattava male, era solamente
che non sempre glie ne andava di stare ad ascoltare le mie chiacchiere da
femminuccia!

” Anch’io,
ripetutamente, gli avevo chiesto il perché di quel suo strano comportamento nei
mie confronti, dicendogli, anche, che se gli avevo fatto qualcosa di male, me
lo dicesse, e io gli avrei chiesto perdono in ginocchio!

” Ma la risposta era
stata sempre la stessa: ‘non mi scocciare e lasciami in pace’!

” Questo suo modo di
fare mi dava tanto dolore e dispiacere e, ogni volta che rimanevo sola,
piangevo disperatamente.

” Ricordavo gli
indimenticabili momenti di piacere e di suprema felicità che avevamo vissuto
quel giorno nel capanno; avrei voluto che mio fratello, ogni volta che
rimanevamo soli, mi avesse stretta tra le sue braccia, mi avesse mangiata di
baci, facendomi sentire, fra le cosce, il suo prepotente desiderio di maschio,
gonfio, turgido, lungo, duro, possente e pieno di libidine.

” Ma lui, ahim&egrave,
invece faceva del tutto per evitarmi, per starmi lontano!

” Poi avevo notato
che la mattina, quando gli rifacevo il letto, le lenzuola erano sempre bagnate
del suo sperma; e questo mi addolorava e mi riempiva di dispiacere e mi
domandavo, disperata, perché non volesse più metterlo dentro la mia passeretta
il suo bel pisellone e soddisfare così il suo desiderio di maschio, schizzando
nel mio grembo il suo seme; farmi provare ancora il dolce dolore che io
sentivo, quando lui, con la violenza della sua virilità, entrava con forza
dentro il mio sesso, che era tanto desideroso del suo!

” Poi, una sera, una
di quelle sere (così piene di sofferenze e di dispiaceri per il mio cuoricino)
non ricordo bene se fosse il 16 o il 17 di maggio, sempre del 1935, io andai a
letto, sperando di mettermi a dormire, prima che Nicola, che era andato a
governare le mucche, venisse a letto anche lui.

” La serata, nonostante
che fossimo ancora nel mese di maggio e piovesse a dirotto, con lampi e tuoni,
era calda e afosa, così mi spogliai e, completamente nuda, mi misi sotto il
lenzuolo, tirando giù la coperta.

” Ma purtroppo, a
causa dei gravi dispiaceri che mi facevano tanto soffrire in quel triste
periodo della mia esistenza, non riuscì a prendere sonno; sentivo un nodo alla
gola; una tristezza profonda mi attanagliava il cuore: scoppiai a piangere; un
pianto dirotto, sconsolato; singhiozzavo disperatamente; cercavo di soffocare
il pianto per paura di essere sentita da mamma e papà, anche se sapevo che a
quell’ora dormivano profondamente.

” In quel momento
sentii mio fratello entrare nella stanza per venire a dormire; mi misi sotto il
lenzuolo, cercando di non fargli capire che stavo piangendo, ma non ci riuscì:
i singhiozzi mi soffocavano e mi scuotevano, come i rami di un albero durante
una tempesta!

” Nicola capì che
stavo piangendo; si avvicinò al mio letto e mi domandò, con un tono di voce
alquanto preoccupato:

tab-stops:list 36.0pt’>-””””
Luisa che cos’hai? Perché stai piangendo? Ti senti male? ‘ Io
gli risposi, con voce rotta dai singhiozzi e cercando di parlare piano per non
farmi sentire dai nostri genitori:

tab-stops:list 36.0pt’>-””””
Tu non lo sai perché piango? Sei tu che mi fai piangere!
Perché in questi giorni mi tratti in modo così cattivo? Perché non vuoi
mai’ stare vicino a me? Che cosa ti ho
fatto di male? Perch&egrave non mi dici se ti ho fatto qualcosa che ti ha fatto
dispiacere? Se ho fatto, se ti ho detto qualcosa di cattivo, dimmelo, ti prego,
e io ti chiederò perdono! Ma, ti prego, non trattarmi così; non scacciarmi via
da te! Io ti voglio tanto bene, perché tu sei mio fratello; sei quello che mi
ha salvato la vita! Ma non posso più sopportare che tu non mi vuoi più bene!

”’ E così dicendo,
continuando a piangere disperatamente, mi coprì il viso con il lenzuolo.

” Allora Nicola,
sedendosi sul mio letto, si mise a piangere anche lui, e mi disse:

tab-stops:list 36.0pt’>-””””
Luisa, io ti voglio ancora più bene ti quanto tu possa
immaginare; se in questi giorni mi comporto così nei tuoi confronti, &egrave proprio
perché ti voglio bene e non voglio più farti le cose cattive che ti ho fatto
quel giorno nel capanno sui pascoli; non voglio più farti uscire il sangue
dalla passeretta; non voglio più farti gemere per il dolore che ti faccio
sentire quando entro dentro di te con il mio sesso! Ed &egrave per questo motivo che
faccio del tutto per non rimanere da solo con te, perché il desiderio che c’e
dentro di me di stringere il tuo bellissimo corpo, di baciarti gli occhi, la
bocca, le orecchie, i tuoi seni, la tua fessura in mezzo alle cosce e di
entrarci dentro con il mio pisello, che mi diventa lungo e duro ogni volta che
ti guardo; ogni volta che guardo le tue gambe, ogni volta che mi passi vicino,
con il tuo passo leggero ed aggraziato, mi sconvolge in ogni momento, ed ho
paura, tanta paura, di non riuscire più a trattenermi e, da un momento
all’altro, di saltarti addosso per godere ancora di quel supremo piacere che mi
hai dato quel giorno ai pascoli. Anche in questo momento sto facendo uno sforzo
enorme per trattenermi; per non salire sopra di te ed entrare con forza dentro
la tua dolce fessura; il meraviglioso fiore del piacere che tu hai tra le
cosce; se tu sapessi quanto soffro in questo momento, sentendo fra le mie gambe
il pisello dritto, lungo, durissimo, tanto duro che mi fa anche male! Ma io
sono tuo fratello e non devo fare quelle brutte cose con te! So che tra
fratello e sorella, quelle cose non si devono fare e io non voglio che tu debba
ancora soffrire per causa mia!

” Allora, nel
sentire quello che mio fratello mi stava dicendo; nel sentire che stava
soffrendo per causa mia, una ondata di commozione e di tenerezza mi pervase
tutta, fin quasi a soffocarmi e, toltomi il lenzuolo di dosso, mi misi a sedere
sul letto e lo abbracciai appassionatamente,”
stringendolo sul mio corpo nudo, e gli dissi:

-” Fratello,
fratellino mio! Tu stai soffrendo per me, perché hai paura di farmi male quando
mi entri dentro la passera con il tuo pisello! Sciocco, sciocco che sei! Non
solo quando tu entri dentro il mio grembo con il pipì duro, grosso e lungo e
vai su e giù, su e giù, su e giù, fino a quando mi riempi il buchetto con il
tuo liquido che sembra latte, non mi fa male, ma, al contrario, il piccolo
dolore che io sento, quando tu ti infili dentro di me, per appagare il tuo
desiderio di maschio, poi si trasforma in un piacere che non ti so descrivere;
un piacere che, partendo dalla mia passeretta, si irradia poi, dolcemente, su
tutto il mio essere, riempie tutto il mio corpo di femmina, fino a farmi
sentire come immersa in un paradiso di benessere che mi fa poi sentire
profondamente appagata e felice!

Non capisci, dunque, che &egrave
proprio scacciandomi da te che mi fai soffrire veramente tanto, fino a sentirmi
male! Non lo capisci che il sapere che tu soffri per causa mia, perché hai
paura di prendermi fra le tue braccia per appagare il tuo desiderio di maschio,
mi &egrave del tutto insopportabile? Vieni sopra di me e godi il piacere che può
darti il mio corpo di femmina, e io ne sarò tanto, ma tanto felice e non
soffrirò più! ‘

” Intanto, nel
mentre mi stringevo freneticamente sul suo petto, con una mano gli ero entrato
dentro i pantaloni (che lui aveva già slacciato perché si era preparato per
andare a letto) e avevo preso il suo pisello, che era al parossismo della
durezza, e lo sentivo guizzarmi tra le dita; il glande era gonfio, turgido,
tutto bagnato, allo stesso modo di come io sentivo la mia micetta; mi scivolava
dentro la mano; era talmente grosso che quasi non riuscivo ad avvolgerlo con la
mia piccola manina.

” Arrivata a questo
punto, mentre mi stringevo sempre più affannosamente sul suo petto nudo di
maschio, schiacciando su di lui i miei ancora piccoli capezzoli, lo baciai
appassionatamente sulla bocca e, come feci nemmeno io lo so, gli sfilai i
pantaloni (che era l’unico indumento che indossava, poiché la camicia se l’era
già tolta lui quando era entrato in camera) e lo tirai sopra di me, sdraiandomi
sul letto.

” Sentì subito il
pisello premere sulla mia passeretta; entrarvi con violenza, con forza, quasi
con rabbia; sentì una fitta di dolore che mi arrivò fino al cervello, ma non
emisi nemmeno un gemito, per paura che mio fratello, sentendo che mi faceva
male, si staccasse da me e tirasse fuori il suo pene dal mio pancino, dove era
ormai entrato tutto, tanto che sentivo i suoi testicoli che si schiacciavano
sulle labbra della mia passera, come se volessero entrarvi dentro anche loro!

” Spinse per
tre-quattro volte fortemente, come se volesse entrarmi dentro con tutto il suo corpo,
schiacciando il suo pube contro il mio, poi comincio ad andare su e giù, su e
giù, su e giù, riempiendo tutto il mio essere di un piacere senza limiti, che
fece si che mi abbandonai completamente fra le sue braccia, che mi stringevano
fin quasi a farmi mancare il respiro.

” Poi il ritmo con
il quale entrava ed usciva dalla mia vagina, ormai con le labbra tumefatte ed
aperte alla libidine del maschione che mi stava possedendo, aumentò e divenne
rapido, affannoso, fino a che, con una poderosa spinta, che fece si che i suoi
testicoli mi entrassero dentro il mio buchetto, sentì il suo seme schizzarmi
dentro il grembo a fiotti, riempiendomi tutta e facendomi raggiungere il
vertice del piacere, assieme al mio amato fratello, che si abbandonò, come un
bambino che ha appena presa la sua poppata, tra le mie braccia, che ancora lo
stringevano.

” Rimanemmo l’uno
nelle braccia dell’altra, con i sensi finalmente appagati, con il suo (per la
prima volta voglio dire questa brutta e volgare parola) cazzo, ancora in semi
erezione, dentro la mia vagina (e io facevo del tutto per farvelo rimanere il
più a lungo possibile) per circa un quarto d’ora, scambiandoci, in silenzio
(per non farci sentire dai nostri genitori, anche se col rumore che faceva il
violento temporale che si era scatenato da circa tre ore, era del tutto
impossibile che essi potessero sentirci), baci e carezze piene di affettuosa
passione.

” Poi mio fratello
si staccò da me, facendo uscire, con mio gran dispiacere, fuori dalla mia
passeretta il suo adorato bastone dell’amore, dicendomi che era meglio che lui
tornava nel suo letto e si metteva a dormire, poiché, il giorno dopo, se il
tempo era buono, dovevano tornare sui pascoli, dove, mi disse, con voce
complice e piena di promesse, avremmo ripreso ‘l’argomento’ che avevamo
‘trattato’ durante tutta la sera!

” Io gli risposi,
con un sorriso dolce, tenero e complice, che ero d’accordo, ma che però, se il
giorno dopo il tempo era ancora cattivo, allora, la sera, sarei andata con lui
per ‘governare’ le bestie ed avremmo ripreso lì il nostro ‘discorso’!

” Detto questo, gli
dissi che prima che se ne andasse a dormire, gli volevo pulire il pipì, e tutto
intorno ad esso, perché era ancora tutto bagnato e, detto e fatto, presi un
asciugamano e, prendendo in mano il suo bastone dell’amore, cominciai,
delicatamente, ad asciugarlo, dandogli anche qualche bacetto sul glande, che
era ancora tutto fuori. Ma, ‘quel cattivane’, cominciò di nuovo a ricrescere e
a ritornare duro; cosi duro che si inarcò verso l’alto! Allora io gli dissi:

tab-stops:list 36.0pt’>-””””
E adesso come facciamo a farlo ritornare piccolo? Vuoi
rimetterlo ancora dentro la mia passerina per farlo tornare piccolo piccolo? Ma
lui mi rispose:

tab-stops:list 36.0pt’>-””””
No, stavolta fallo godere in un altro modo: bagnalo
abbondantemente con la tua saliva, poi prendilo con le mani e fai su e giù, su
e giù, come se fosse dentro di te, fino a quando non viene fuori tutto il seme
che c’&egrave angora dentro.-

” E così feci,
aggiungendoci però, che il glande lo tenevo dentro le mie labbra e lo succhiavo
in continuazione, fino a quando non lo sentì indurirsi ancora di più, come se
volesse scoppiarmi in bocca, e, in quel momento, sentì le mani di mio fratello
prendermi la testa e spingerla verso di se,

facendomi entrare, fino alla gola il suo cazzo, che mi
riempì la bocca del suo caldo e libidinoso sperma!

” Questa storia
non finisce qui e continuerò a raccontarvela nei prossimi capitoli.
style=”mso-spacerun: yes”>””””””””””””””””””

Dopo la
meravigliosa notte passata con mio fratello, e dopo un profondo sonno
ristoratore, ci svegliammo la mattina dopo, carichi di energia, pronti per
affrontare le fatiche che ci aspettavano quel giorno.

Ci alzammo dal
letto, io e Nicola, contemporaneamente; eravamo ancora completamente nudi; ci
abbracciammo, stringendosi l’un l’altro, baciandoci con appassionato impeto;
sentì, subito, la virilità di mio fratello penetrare prepotentemente fra le mie
cosce e puntare dritta e forte sulla boccuccia che lo aveva ospitato fino a
qualche ora prima.

yes”> Un brivido di piacere mi attraversò le membra, facendomi quasi
perdere la nozione del tempo e della realtà del momento, ma, fortunatamente,
ripresi il controllo di me stessa e, con un grande sforzo di volontà, che mi
produsse un profondo senso di frustrazione e di dispiacere, mi sciolsi dal suo
dolce abbraccio, staccandomi da lui e facendo fuoriuscire, per conseguenza, il
suo sesso, già eretto e durissimo, dal mio, dicendogli:

tab-stops:list 36.0pt left 405.0pt 414.0pt’>-style=’font:7.0pt “Times New Roman”‘>
Mio amato fratello, adesso non possiamo farlo, perché mamma e
papà ci stanno aspettando e se vengono a chiamarci potrebbero scoprire il
nostro dolce segreto, perciò vestiamoci e andiamo a lavarci. Il tempo &egrave bello e
ha smesso di piovere e, pertanto, oggi torniamo su i pascoli, dove passeremo
tutta la giornata da soli e dove potremo soddisfare, fino in fondo, la sete di
piacere che proviamo quanto ci stringiamo forte forte e tu entri dentro di me
col tuo bastone forte, duro, prepotente e mi colpisci con forza per saziare
fino in fondo il tuo desiderio di maschio.-

yes”> Lui mi rispose che avevo ragione e iniziò subito a vestirsi,
cercando, in qualche modo, di far si che non si notasse la protuberanza sui pantaloni,
dovuta al suo pipì che era rimasto ancora duro.

yes”> Io gli sorrisi, con fare sbarazzino, dicendogli ‘che più tardi
ci avrei pensato io a farglielo tornare piccolo piccolo’! Per tutta risposta,
lui mi dette un pizzicotto fra le gambe, dicendomi che, appena saremmo stati
soli nel capanno sui i pascoli, mi avrebbe fatto vedere lui cosa mi avrebbe
fatto prima di farlo tornare a ‘dormire’!

yes”> Proprio in quel momento sentimmo la voce di nostro padre che ci
chiamava e che ci invitava a sbrigarci, poiché le pecore dovevano essere
portate ai pascoli, perché, altrimenti, sarebbero morte di fame.

yes”> Rapidamente ci precipitammo in cucina, per prendere il cestino
delle vivande, che nostra madre ci aveva già preparato, e, un attimo dopo,
eravamo fuori, pronti ad iniziare la nostra lunga giornata di pastorelli.

yes”> Impiegammo circa mezz’ora ad arrivare nell’ampia distesa verde
dei pascoli; percorremmo i circa due chilometri di distanza, che separava la
nostra casa dai pascoli, stando quasi continuamente stretti l’uno a l’altra,
toccandoci continuamente le nostre parti più intime: lui mi toccava
continuamente la passerina e io, con altrettanta audacia e impudenza, gli
toccavo il pisello, che era sempre eretto e duro, con il glande scoperto, già
tutto bagnato e scivoloso, che io carezzavo con molta dolcezza.

yes”> Ad aumentare ancora di più il nostro stato, di già di estrema
eccitazione, fu quello che in quel momento stava facendo il nostro cane Buck
che, avendo incontrato una cagna in calore che vagava sui pascoli, la stava in
quel momento montando con foga, tenendola saldamente con le zampe anteriori,
strappandole continui guaiti di dolore.

yes”> Come se non bastasse, quella mattina il montone del nostro
gregge era particolarmente impegnato a montare le sue pecorelle e, ogni volta
che si staccava da esse, gli si vedeva il lungo e rosso pisello, che estraeva
angora dritto e duro dal sesso delle sue ‘amanti’ e che, dopo qualche minuto,
gli si ammosciava e gli penzolava sotto la pancia.

yes”> Ci infilammo subito dentro il capanno e, in men che non si dica,
eravamo entrambi nudi!

yes”> Il suo pisello era al culmine di una potente e incontenibile
erezione; si inarcava continuamente verso l’alto; il glande era gonfio,
turgido, lucido, di colore violaceo, sembrava che, da un momento all’altro,
volesse scoppiare; i testicoli erano anch’essi gonfi e duri.

yes”> A quella stupenda visione, mentre sentivo la mia passerina,
quasi bruciarmi tra le cosce, mi inginocchiai davanti a mio fratello e, quasi
in preda ad un delirante desiderio di possessione di quello che i miei occhi
vedevano, cominciai, con dolce tenerezza, ad accarezzarlo, a baciarlo sul
glande, che poi, incominciai ad infilarmi dentro la bocca, a succhiarlo con la
le labbra, a leccarlo come la cosa più buona che avessi mai assaggiata in vita
mia; lo sentivo farsi sempre più duro, sempre più possente, poi, mentre sentivo
il suo respiro farsi sempre più affannoso, sentì il suo seme, caldo, quasi
bollente, schizzare a poderosi getti sul mio viso, inondandomi tutta, mentre
sentivo le sue mani tenermi saldamente la testa, il glande mi penetrò in bocca,
facendo il movimento, avanti indietro, che faceva quando godeva dentro il mio
grembo, continuando a riempirmi la bocca con il suo seme!

yes”> Poi, mentre io ero ancora come sprofondata in un sublime limbo
di piacere, che mi dava la sensazione
di star vivendo in una dimensione dove il mondo intero non esisteva più; una
sorta di oceano di suprema pace, dove in quel momento esisteva solo il mio
adorato Nicola, assieme al quale navigavo in direzione di una meravigliosa
luce, piena di iridescenti colori, che mi inondava e mi riscaldava tutta,
facendomi sentire profondamente appagata e in pace con me stessa, il mio amato
fratello mi prese per le braccia e mi fece sdraiare sul letto di paglia che
c’era per terra; istintivamente aprì le gambe e mi inarcai verso l’alto, in una
muta offerta di tutta me stessa al desiderio, ancora dritto e possente, del suo
sesso di penetrare nel più profondo della mia intimità per godere fino
all’ultima stilla del piacere che poteva trovare dentro il mio grembo di
femmina.

yes”> Mi montò subito sopra; mi strinse a se, in un abbraccio pieno di
passione, fin quasi a farmi mancare il respiro; sentì il suo sesso, caldo,
duro, prepotente frugarmi tra le cosce, come in cerca di qualcosa che ormai gli
apparteneva; poi lo senti fra le labbra della mia micetta e, un attimo dopo,
dilagare dentro le mie viscere, come una inarrestabile onda di un fiume in
piena!

yes”> Cominciò a cavalcarmi con colpi possenti, durissimi, che a
tratti mi facevano anche male, ma le fitte di dolore, però, mi producevano
altrettanti brividi di piacere, che mi spingevano ad inarcarmi sempre di più,
per consentire al mio caro fratello di penetrare sempre più profondamente
dentro di me, mentre con le braccia lo tenevo stretto, stretto sul mio corpo,
schiacciando i miei, ancora, piccoli seni sotto il suo poderoso petto di
maschio.

yes”> Sentivo il rumore che faceva il suo pisello, nel suo andare su e
giù dentro la mia passerina e nel suo continuo sbattere il suo pube con il mio:
scloc, sclac, sciak, sliac, szlasc, spasch, e questo mi dava un ulteriore senso
di godimento, di piacere, di esaltazione perché sapevo che erano i nostri
rispettivi sessi che appagavano, in un aggrovigliato intreccio libidinoso, le
rispettive esigenze di godere il piacere che derivava dall’unire i nostri corpi
di maschio e femmina nell’amplesso sublime dell’amore carnale!

yes”> Mi abbandonai completamente alla sua irruenza di maschio che
possiede la sua femmina, ma, subito dopo, ormai sazia in ogni più recondito
antro della mia femminilità, esplosi in un orgasmo cosi possente, devastante
che mi svuotò completamente di ogni energia, lasciandomi solo quella di
spingere il mio bacino verso l’alto ed offrirmi così ad una penetrazione il più
profonda possibile del virile bastone del mio maschione, dentro il mio corpo
assetato di maschio, il quale maschione, proprio in quel momento, con il
respiro sempre più affannoso, mordendomi il collo, con un ultima, quasi,
violenta spinta, che mi fece sentire i suoi duri testicoli dentro le labbra
della mia micina, strappandomi un gemito di dolore e di piacere, mi esplose
dentro, riempiendomi, a getti, del suo sperma.

yes”> Dopo di che il mio amato Nicola, avendo ormai appagato il suo
desiderio di femmina, si abbandonò, inerte, fra le mie braccia, riempiendomi di
baci sulla bocca, sugli occhi, sul naso, sulle orecchie, dicendomi tante
paroline dolci.

yes”> Io ricambiavo, appassionatamente, i suoi baci, continuando a
tenerlo, con le braccia e con le gambe, stretto sul mio corpo, per continuare a
sentire dentro di me il suo membro che, seppur aveva ormai persa la consistenza
e la possanza iniziale, mi dava ancora tanto piacere continuare a sentirlo
dentro il mio corpo.

yes”> Poi, così avvinghiati e stretti, ci addormentammo e dormimmo per
circa un’ora.

yes”> Io mi risvegliai per prima; il suo pisello, che era ancora
dentro la mia vagina, era tornato ad essere duro e lungo e lo sentivo pulsare
dentro le mie viscere.

yes”> Lo strinsi a me con forza; in quel momento anche lui si svegliò;
mi strinse a se con rinnovato vigore e riprese a cavalcarmi con impeto, e io
risposi ai suoi assalti con altrettanto femminile ardore.

yes”> L’amplesso fu dolce, lungo, appagante e ci portò ancora una volta
a raggiungere le più sublimi vette del piacere, e si concluse con un orgasmo,
che ci lasciò stremati, ma felici, ed entrambi sazi ed appagati.

yes”> Rimanemmo ancora per qualche minuto l’uno nelle braccia dell’altra,
poi mio fratello si staccò da me, facendo uscire il suo sesso, che era ancora
dentro il mio grembo, nonostante che era ormai ritornato piccolo e moscio; lo
fece uscire dalla mia passerina lentamente, dolcemente, quasi che avesse paura
di farmi male, mentre io, al contrario, stringevo per tenerlo ancora dentro di
me.

yes”> In poco tempo ci lavammo e ci rivestimmo e, un po’ stanchi ma
felici, tornammo a badare alle nostre care pecorelle, felici anche loro, poiché,
come ho gia detto, quel giorno, il nostro gagliardo montone, non si stancava
mai di far assaggiare loro il suo instancabile bastone.

Arrivederci al prossimo ed
ultimo capitolo.

Leave a Reply