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Racconti erotici sull'Incesto

Il diario della bisnonna Adeline

By 5 Luglio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Il Diario della bisnonna
Adeline’ 1′ episodio

” ‘Caro
diario, oggi 23 gennaio 1832, io compio 13 anni.

Mai però avrei immaginato di vivere questo giorno con tanta
disperazione, dolore e angoscia dentro il mio povero cuoricino.

” Per colpa mia, la
mia povera e adorata mamma &egrave morta esattamente due masi fa, e il mio povero
papà &egrave a letto, gravemente bruciato, soprattutto le mani, le braccia, le gambe
e i piedi, avendo riportato gravi ustioni nel tentativo, purtroppo inutile di
salvare la mamma dalle fiamme del capanno degli attrezzi, che funge anche da
stalla, dove teniamo le nostre mucche, 4, tre cavalli e 22 pecore.

” Ero andata nel
capanno per accudire le bestie e mi ero portatati con me Fido.

” Tu lo sai, caro
diario, che io non volevo provocare l’incendio; tutto &egrave successo per quel mio
stupido gioco di rincorrere il mio piccolo Fido, il cucciolo di Pastore Tedesco
che mi aveva regalato papà quattro mesi fa’

” A questo punto
credo che sia opportuno che io mi presnti: mi chiamo Rosy, ho 31 anni e da 8
anni felicemente sposata con mio marito, Bill Carradine, di anni 39. Purtroppo
non abbiamo ancora avuto figli, ma confidiamo nella Divina Provvidenza,
affinché ci sia concessa al più presto questa grande gioia.

” Io e mio marito
abitiamo nel South Dakota, ad una diecina di Kilometristyle=”mso-spacerun: yes”>’ ad owest di Pierre, la capitale dello Stato.

” Quest’anno abbiamo
deciso di venire a trascorrere le nostre vacanze nella vecchia fattoria che ho
ereditata alla morte di mio padre, che si trova in una zona bellissima, quasi
incontaminata nello estremo nord del Montana.

” La casa, seppur
molto fatiscente e rovinata, e ancora in grado di ospitarci e ci consente di
vivere dei bellissimi momenti a contatto con la natura.

” Oggi sta piovendo
a dirotto, non &egrave il caso di uscire di casa, per andare a fare una passeggiata
in mezzo ai bellissimi boschi che ci circondano, così, dopo pranzo, mio marito
se ne &egrave andato a dormire e io, invece, sono salita nella vecchia e polverosa
soffitta per rovistare tra le tante cose che sono testimonianza di un passato
tanto lontano, ma proprio per questo, tanto affascinante e, rovistando in
vecchio baule, ho trovato il Diario della mia povera e cara vecchia bisnonna.

” E, adesso,
riprendo a leggerlo.

” ‘Correndo per
prendere il mio cucciolo ho urtato il lume a petrolio che, cadendo a terra, si
&egrave rotto, dando fuoco alla paglia che era ammucchiata per terra.

”’ Alle mie grida di
terrore, mia madre si &egrave precipitata dentro, in mezzo alle fiamme, che ormai si
erano propagate dovunque, mi ha presa e mi ha portata fuori; poi &egrave tornata
dentro per mettere in salvo Fido, ma questo le &egrave stato fatale, perché una trave
del soffitto, proprio in quel momento, le &egrave crollata addosso, producendole
orribili ustioni e ferite.

” In quel momento &egrave
arrivato anche mio padre, che si &egrave immediatamente buttato in mezzo alle fiamme,
riuscendo a portare fuori mia madre, ma era ormai troppo tardi per lei: infatti
&egrave morta il giorno dopo, dopo indicibili sofferenze, senza, però, mai un
lamento.

” Prima di chiudere
gli occhi per sempre, mia madre, con le ultime forze rimastegli, mi ha detto di
non avere rimorsi per quello che era successo, poi mi ha chiesto di avere cura
di mio padre e di accudirlo in tutti i modi possibile: abbi cura di lui come se
fossi io al tuo posto.

” Adesso, caro
diario, sono disperata. Ci fosse almeno mio fratello Frank; ma lui e lontano,
chissà dove, assieme alla carovana di pionieri che era partita la scorsa estate
per andare verso Owest.

” Alla sepoltura di
mia madre ho dovuto provvedere io, poiché la nostra fattoria si trova distante
circa 70 miglia dal più vicino insediamento umano.

” Così come mi sono
dovuta occupare di prestare le prime cure a mio padre: spogliarlo, lavarlo e
fasciarlo, usando, come bende, le lenzuola del mio corredo, tagliate e ridotte
a strisce.

” Così, per la prima
volta in vita mia, ho visto la nudità di un maschio.

” Gli ho visto il
pisello, che era però piccolo e floscio. Io lo so a che cosa serve il pisello
del maschio, poiché ho visto tante volte il montone montare le pecore, quello
però che ancora non riesco a capire e come fa, quando deve entrare nella
micetta di una femmina, a diventare lungo e duro.

” Però ieri, quando
aiutavo papà a fare la pipì nel barattolo, che uso per questa necessità, e come
al solito, con una mano tengo il recipiente e con l’altra tengo il pisello,
improvvisamente gli &egrave cominciato a crescere, diventando lungo e duro, facendo
fuoriuscire la testa rossa, turgida e liscia.

” Allora ho guardato
incuriosito, domandando a papà che cosa stesse succedendo, ma lui mi ha
risposto di non farci caso; però, siccome si era era fermato di fare la pipì,
ho pensato di massaggiarlo un po’ per far uscire la piscia, facendo su e giù,
ma, all’improvviso, ho sentito mio padre respirare in un modo strano e poi, di
colpo, dal buco della pipì &egrave uscito uno schizzo di un liquido denso e bianco
che mi ha riempito la mano ed &egrave continuato ad uscire angora per un po’.

” ‘Caro diario
adesso smetto di scrivere ma domani ti racconterò quello che &egrave accaduto dopo,
tra me e il mio papà’.

” ‘Caro diario, oggi
&egrave il 25 gennaio, e voglio continuare a raccontarti quello che &egrave successo, dopo
quello che ti ho raccontato ieri.

” Subito dopo che
dal pisello di papà era finito di uscire quel liquido denso e scivoloso, gli ho
domandato se per caso gli avevo fatto male, avendogli massaggiato il pisello.

” Con mia grande
sorpresa, papà, che fino a quel giorno era sempre stato buono e tranquillo,
quando lo assistevo per fare la pipì, la popò e gli medicavo le ferite, era
invece molto arrabbiato e mi ha sgridato con voce dura e cattiva, dicendomi che
avevo fatto la cosa più orribile e cattiva che una figlia potesse fare col
proprio padre e poi, urlando, mi ha cacciata fuori dalla sua camera, dicendomi
che non mi voleva più vedere; che preferiva morire, come la mamma, piuttosto
che vedermi ancora.

” Allora sono corsa
in camera mia e ho pianto tanto, tanto, tanto, disperata per le cose che mi
aveva detto mio padre, poi, lentamente, mi sono addormenta.

” Quando mi sono
svegliata erano gia le due del pomeriggio; il mio pensiero e corso subito a mio
padre: non gli avevo ancora portato il pranzo.

” Allora mi sono
fatto coraggio e, timidamente, sono entrata nella camera di papà, pensando che
mi avrebbe sicuramente mandata via; invece l’ho trovato che piangeva disperato!

” Sono corsa vicino
a lui e, mettendomi in ginocchio, gli ho chiesto di perdonarmi per le cose
cattive che gli avevo fatte!

” Ma lui, invece, mi
ha detto che era lui il colpevole di quello che era accaduto, e non io, perché
avrebbe dovuto cercare di dominare i suoi istinti, ma che purtroppo non era più
in grado di farlo, poiché erano ormai due mesi che la mamma non c’era più e
che, per conseguenza, ogni volta che mi guardava, che vedeva il mio corpo di
femmina, il pisello gli diventava duro e aveva bisogno di scaricare quel
liquido che io avevo visto tra le mie mani; quel liquido, ha poi aggiunto, si
chiama sperma ed &egrave quello che fa nascere i bambini.’

” ‘Caro diario,
adesso sono stanga di scrivere ma domani, te lo prometto, ti racconterò quello
che &egrave successo ancora’ nel corso della
giornata di ieri.’

””””””””””””””””’ Il
diario della bisnonna Adeline ‘ Capitolo 2’

‘Caro diario, oggi &egrave il 28 gennaio, e voglio continuare a
raccontarti quello che &egrave successo, dopo che papà mi ha parlato in modo tanto
strano, che ti ho già raccontato, riguardo al fatto che la mancanza della mamma
fa accadere quelle strani cose a mio padre, cio&egrave che quando io gli sto vicino
il pisello gli diventa duro e allora ha bisogno di scaricare quel liquido, che
lui ha detto che si chiama sperma.

” Ti confesso che lì
per lì non ci ho capito niente e allora gli ho chiesto di spiegarmi che cosa
significava che, quando guardava il mio corpo di femmina, il pisello gli
diventava grosso e duro.

” Lui, allora, mi ha
guardato, con gli occhi ancora umidi di lacrime, e mi ha detto: figlia mia,
queste cose, un giorno, te le avrebbe dovuto spiegare la mamma; ma lei,
purtroppo non c’&egrave più e allora devo necessariamente farlo io.

” Vedi, figliola,
quanto un maschio adulto, soprattutto se &egrave un uomo, vede una femmina, giovane,
carina e bellissima, come sei tu, il pisello gli diventa duro e lungo e sente
un grande bisogno di farlo entrare nella micetta della femmina che gli sta
vicino, per poi fare su e giù, fino a quando sente un grande piacere, sia lui
che la femmina, e, in quel momento il suo seme, o sperma, che dir si voglia,
esce dal pisello e va a finire dentro la micetta, e poi, lo sperma, dentro la
micetta della femmina, si trasforma in un bambino, che la femmina porterà
dentro la pancia per nove mesi, fino al momento del parto, quando il bambino
nascerà, ovvero, uscirà fuori dalla pancia della madre attraverso la micetta.

” Ora, voglio dirti,
che ci sono dei momenti in cui il maschio, eccitandosi alla vista di una
femmina, non può in quel momento metterglielo dentro la micetta, ed allora, in
quelle situazioni, prende in mano il suo pisello e, facendo su e giù, arriva a
sentire, in parte, quel piacere che gli permette di far uscire fuori il suo
sperma e, quindi, rilassarsi e far tornare moscio e piccolo il pisello.

” Questo, purtroppo,
io, al momento, non lo posso fare perché ho tutte due la mani fasciate ed &egrave
proprio per questo motivo che il mio pisello ti si &egrave drizzato tra le mani, e
poi, quando tu lo hai massaggiato, mi ha procurato quel piacere che ha fatto
uscire il seme che da la vita.

” Ma quello che tu
hai fatto, non sapendo cosa facevi, non &egrave una cosa che può fare un figlia al
proprio padre, perché &egrave una cosa vergognosa e peccaminosa, ma bensì glie la
dovrebbe fare una moglie, ma purtroppo la mamma non c’&egrave più; e noi siamo
isolati dal resto del mondo da questa tempesta di neve che, ormai da circa un
mese, ha ricoperto tutto ed ha ormai raggiundo l’altezza di circa un metro e
mezzo, e Dio sa quanti giorni ancora dovranno passare, prima che sarà di nuovo
possibile cercare di raggiungere la fattoria più vicina.

” Ed ecco perché io
sono, in questo momento, disperato: perché so che quello che accaduto due
giorni fa &egrave destinato a ripetersi, perché so che, ormai, ogni volta che ti
guardo, ogni volta che guardo le tue meravigliose fattezze, mi eccito, e quando
tu, poi mi prendi in mano il pisello per farmi fare la pipì, non riesco più a
controllarmi: mi si drizza e mi diventa duro. Te lo giuro, &egrave più forte di me!

” Ed allora, l’unica
soluzione, per evitare che io ti trascino nel più brutto dei peccati, &egrave quella
di morire, perciò non mi portare più da mangiare; non mi lavare più; non
medicarmi più le ferite: insomma lasciami morire, così tu sarai salva!

” Nel sentire queste
parole, sono scoppiata a piangere, disperata, e, abbracciandolo strettamente,
gli ho detto, singhiozzando, che non volevo più sentirgli dire quelle brutte
cose e che, se mi voleva un po’ di bene, doveva guarire e che io gli sarei
sempre stata vicino e che non mi importava del peccato, e che avrei fatto per
lui le stesse cose che avrebbe fatto la mamma, poiché questo avevo promesso a
mia madre in punto di morte e che mi sarei sentita maledetta per l’eternità se
non avessi tenuto fede al giuramento fatto a mia madre mentre mi lasciava per
sempre.

” Nel sentirmi dire
queste cose, mio padre si &egrave rimesso a piangere di nuovo e mi ha detto:

piccola, mia Adeline, tu devi sapere che nella nostra
situazione, isolati dal resto del mondo, arriverà il momento che io non potrò
più resistere alla tentazione di metterti il pisello dentro la micetta, perché
questo, purtroppo, finirà per accadere, e quando ciò succederà, tu potrai
rimanere incinta e partorire, quindi, un figlio, che sarà, allo stesso tempo,
mio figlio e mio nipote: sarebbe una cosa orrenda, figlia mia!

” Allora io gli ho
svelato il mio, doloroso segreto.

” Papà &egrave giunto il
momento che io ti svelo il brutto segreto che mi porto dentro da circa due
anni.

” Ti ricordi, circa
due anni fa, quando, tu e la mamma, mi avete portata York Town, per farmi
visitare dal medico, dopo che avevo ricevuto il calcio del mulo sulla pancia e
che io continuavo a fare sangue, per diversi giorni, dalla mia micetta?

” Quando il medico
ci fece entrare, la mamma ti disse di aspettare fuori.

” Quando uscimmo, la
mamma ti disse che il medico ci aveva detto che non era successo niente e che,
entro pochi giorni, il sangue non sarebbe più uscito e che io stavo benissimo.

” Ti ricordi? Invece
la mamma non ti disse la verità, per non farti soffrire, poiché il medico ci
aveva detto che in seguito alle ferite, che io avevo riportato dentro la
pancia, per tutta la mia vita non avrei mai potuto avere figli: avrei potuto
solo dare e prendere piacere da un uomo, ma non avrei mai potuto dargli dei
figli!

” Mia madre mi fece
giurare di non dirti niente, e io così ho fatto; ma adesso la mamma non c’e più

ed &egrave giusto che tu sappia la verità e perciò, anche se
succedesse quello che tu mi dici, di mettermi il pisello dentro la micetta, io
non potrei mai rimanere incinta.

” Nel terzo capitolo
continuerò a raccontarvi quello che ancora ha scritto nel suo diario, la mia
bisnonna Adeline.

Il diario della bisnonna Adeline ‘ Capitolo 3’

‘ ‘Quando ebbi
finito di raccontare a mio padre il segreto che mi portavo dentro da tanto tempo,
egli mi guardò e, con infinita dolcezza, mi disse:

” figlia mia, tu non
sei una ragazza che ha appena compiuto 13 anni, ma un angelo sceso dal cielo
per aiutare questo povero uomo di tuo padre a superare il momento più brutto
della sua vita.

” Io accetterò con
serenità e gratitudine tutto ciò che tu farai per me; però mi devi promettere,
solennemente, una cosa: se un giorno io dovessi rappresentare un peso, un
ostacolo al normale corso della tua vita, tu me lo dovrai dire con tutta
sincerità, senza porti nessun problema di offendermi o di darmi dispiacere,
affinché io possa sparire e lasciarti libera di viverla, senza la ingombrante
presenza di questo tuo vecchio padre.

” Me lo prometti?

” Allora io gli ho
risposto: papà, io ti prometto tutto quello che vuoi, ma ti giuro che quel
giorno non verrà mai, perché tutto quello che io faccio, o farò, per te, lo
faccio con tanto amore e affetto, perché tu sei il più bravo e il più buono dei
papà!

” Ma adesso, caro il
mio papà, pensiamo alle cose che dobbiamo fare in questo momento e, ti prego,
non farmi più sentire i discorsi brutti e tristi.

” Devo ancora
prepararti il pranzo, poiché sono già le due e mezzo del pomeriggio, ma prima
devi fare la pipì, perché &egrave da stamattina alle sei che non lo fai; aspetta che
prendo il barattolo.

” A questo punto,
mio padre mi ha guardata, con lo sguardo pieno di vergogna, e mi ha detto che
il pisello gli era diventato durissimo e che non sarebbe riuscito a fare pipì
se prima non faceva uscire lo sperma che aveva dentro.

” Ed era vero;
infatti notai, solo allora, che nella parte dove papà ha il pisello, cio&egrave, in
mezzo alle coscie, dove io tengo la micetta, la coperta si vedeva rialzata,
come se sotto ci fosse un bastone.

” Subito dopo che
lui aveva finito di parlare, gli ho dato un bel bacio sulla bocca e,
sorridendo, gli ho tolto le coperte da sopra.

” Il pisello di papà
era dritto e lungo, un po’ ripiegato all’indietro e si muoveva, come se
oscillasse,

con la testa lucida e rossa (che papà mi ha detto che si
chiama glande, oppure anche capoccia) completamente fuori dalla pelle, che
quando e piccolo e moscio, lo ricopre.

” L’ho accarezzato,
con molta delicatezza, notando che come lo toccavo, si induriva e si incurvava
ancora di più.

” Allora, nel timore
di far male al pisello di papà, ho chiesto a mio padre cosa dovevo fare per far
si che lui provasse quel piacere che faceva uscire il seme che fa i bambini e,
quindi, far tornare il pisello piccolo in modo che potesse fare la pipì.

” Lui mi ha detto di
bagnare abbondantemente con la saliva il glande e poi di prenderlo, stringendo
poco poco, con la mano e di fare su e giù, su e giù, fino a quando non fosse
uscito tutto lo sperma, e che se mentre facevo su e giù, mi accorgevo che la
saliva si asciugava, di mettercene altra, perché altrimenti, se il glande non
era sempre ben bagnato di saliva, avrei potuto fargli male.

” Ho seguito alla
lettera le sue istruzioni; mi sono chinata con la testa sopra il pisello di
papà e, tenendolo con la mano destra proprio sotto al glande, ho cominciato a
leccarglielo con la lingua, facendoci cadere sopra tanta saliva.

” Mentre lo leccavo,
sentivo che mi pulsava dentro la mano, come se volesse scoppiare.

” Poi ho cominciato
a fare su e giù, su e giù, su e giù, continuando a bagnarlo, continuamente, con
la mia saliva, fino a quando, mentre il respiro di mio padre si faceva sempre
più rapido e affannoso,

e registrando nella mia mente il rumore, simile ad uno
sciacquio, che faceva la mia mano andando su e giù, sul pisello durissimo di
mio padre, non ho visto, anzi sentito sul mio viso, un primo, fortissimo
schizzo del seme che fa i bambini, che &egrave poi continuato ad uscire, a getti,
fino a quando non si &egrave fermato del tutto e il pisello di papà &egrave cominciato,
lentamente, a ritornare piccolo e moscio.

‘ style=”mso-spacerun: yes”>’Allora ho domandato a papà se anche questa volta
si era arrabbiato con me, perché gli avevo fatto venire fuori il liquido che fa
i bambini, massaggiandogli il pisello.

‘style=”mso-spacerun: yes”>”Questa
volta, invece, non solo non era arrabbiato, ma invece mi sorrideva e, con voce affettuosa,
mi ha detto: ‘tesoro mio ti ringrazio dal più profondo del cuore per quello che
stai facendo per me: meriti la mia eterna gratitudine’.

‘style=”mso-spacerun: yes”>’ Dai papà, gli ho risposto, non sto facendo niente
di speciale; ti sto solo aiutando a fare le cose che ti sono necessarie, perché
tu sei maschio e hai bisogno di fare queste cose.

” Se ci fosse la mamma
te le farebbe lei, ma siccome, purtroppo, lei non c’&egrave più, te le faccio io e io
sono contenta e felice di farle, perciò, ti prego, non ne parliamo più: ogni volta
che ne avrai bisogno io sarò sempre pronta a farti avere il piacere che ti serve
per far venire fuori dal pisello il seme che fa fare i bambini alle donne.

‘style=”mso-spacerun: yes”>’ Ma adesso, intanto, &egrave ora che tu fai la pipì;
ora prendo il barattolo e la fai, e, così dicendo, presi il barattolo e glie lo
misi in mezzo alle cosce, mentre con la mano destra gli presi il pisello per metterlo
dentro al barattolo, ma nel fare questo, improvvisamente, il pisello di papà tornò
a farsi duro e lungo.

‘ style=”mso-spacerun: yes”>’A tal vista, un ondata di tenerezza mi pervase,
e gli ho detto, al pisello di papà, ‘cattivone non vuoi proprio stare buono e fare
la pipì? Adesso ti faccio vedere io: ti mangio in un sol boccone!

‘ style=”mso-spacerun: yes”>’Me lo infilai quasi tutto nella bocca e, facendo
finta di masticare, cominciai a fare su e giù, su e giù, come se lo avessi in mano,
stringendolo con la lingua e con le labbra, senza toccarlo con i denti.

‘style=”mso-spacerun: yes”>’ Sentivo il glande che mi scivolava dentro la
bocca e le labbra e, mi accorsi in quel momento, che provavo un strano piacere,
una sorta di eccitazione, che fino a quel momento non avevo mai provata.

‘ style=”mso-spacerun: yes”>’Poi sentì papà che mi diceva: ancora, ti prego
Adeline, ancora, cosììì, più forte, poi, all’improvviso, si inarcò, spingendo verso
l’alto, facendomelo entrare tutto nella bocca e, in quel momento, sentìì il suo
liquido caldo inondarmi la gola, riempirmi la bocca, scolarmi fuori dalle labbra
e bagnandomi tutto il viso.

” Continuai a tenerlo,
ben stretto, nella bocca, fino a quando non tornò ad essere piccolo e moscio, mi
accorsi però, a questo punto, che mi dispiaceva che si fosse rifatto piccolo, piccolo.

‘ style=”mso-spacerun: yes”>’Non so perché, ma sentivo che avrei voluto che
fosse rimasto ancora duro e lungo, con la capoccia rossa e turgida ancora fuori
dalla pelle che lo ricopriva quando era moscio e piccolo, così avrei potuto continuare
quel gioco, che era la prima volta che facevo, ma che, però, mi accorsi, in quel
momento, che mi piaceva tanto.

” Adesso, mio caro diario,
smetto di scrivere, ma domani, sicuramente, continuerò a raccontarti quello che
&egrave successo dopo quello che ti ho raccontato fino ad ora.

>

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Il diario della bisnonna Adeline ‘ Capitolo 3′

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”””””””””””””””””””’
Il diario della bisnonna Adeline ‘ Capitolo 4’

Caro
diario, oggi &egrave il primo di febbraio 1832, e voglio continuare a raccontarti
quello che &egrave successo, tra me e mio padre, dopo quello che ti ho detto l’ultima
volta.

” Il pisello di
papà, (a proposito, papà mi ha detto che si può chiamare anche uccello o, in
modo più brutto e cattivo, cazzo, non &egrave buffo tutto questo? Quando me lo ha
detto, ci ho riso sopra come una matta!) dopo la seconda volta che gli avevo fatto
uscire il seme dei bambini, era ritornato ad essere piccolo e morbido e,
finalmente, sono riuscita a fargli fare la pipì, che stavolta ne ha fatta
tanta.

” Dopo aver finito
di fargli fare la pipì, ho preso una bacinella con l’acqua calda, che avevo scaldata
sul fuoco acceso nel camino che sta in cucina, e ho lavato il pisello e i due
sacchetti che ci stanno sotto (che, sempre mio padre, mi ha detto che si
chiamano testicoli, o, in modo più volgare, coglioni) e anche tutto attorno,
che era sporco del seme che gli era uscito, per due volte, dal pisello e,
quindi, mi sono lavata anch’io il viso, le mani e il petto, che era tutto
schizzato dello sperma di papà.

” Per potermi lavare
il petto, mi sono dovuto togliere la camicetta, e così, papà, siccome mi stavo
lavando nella sua camera, per non farlo rimanere solo, ha visto i miei seni
nudi, che sono, secondo me, molto belli, perché sono grandi e sodi e con le
punte rivolte all’insù (ti dirò, in tutta confidenza, che io ne sono molto
orgogliosa, anche se so, purtroppo che non potranno mai allattare un bambino).

” Nel vedermi col
petto nudo, papà mi ha detto, con uno sguardo pieno di desiderio:

– Figlia mia, che bei seni che hai, per favore, me li fai
baciare?

” Al che io gli ho
risposto, mentre sentivo una strana, ma bella, piacevole eccitazione,
attraversarmi tutto il corpo:

tab-stops:list 36.0pt’>-””””
Ma certo, papà mio, eccoli, baciali pure se questo ti puo dare
piacere.-

” E, così dicendo,
mi sono chinata sul suo viso, offrendo alla sua bocca e alle sue labbra, le mie
due poccette.

” Allora lui ha
cominciato a leccarli, succhiarli, baciarli; prendeva i bocca, una alla volta,
le due punte più scure dei miei seni (che lui, poi mi ha detto, che si chiamano
capezzoli) e le succhiava, con forza, quasi a farmi male, come fanno i bambini
quando prendono il latte della mamma.

” A quel contatto,
tutto il mio corpo ha cominciato a vibrare, in preda ad una sensazione
sconosciuta e mai provata fino ad allora. Ho sentito anche un’altra cosa, che
non avevo sentita fino a quel momento: la mia micetta si era bagnata tutta e il
liquido che ne &egrave uscito, mi ha bagnata anche in mezzo alle cosce!

” Nel provare queste
meravigliose, eccitanti, bellissime sensazioni di piacere, sono stata presa da
una improvvisa e irrefrenabile ondata di tenerezza verso mio padre e
abbracciandolo strettamente, con le mie pocce schiacciate sul suo petto, ruvido
e villoso, ho cominciato a baciarlo, con appassionato trasporto, sulla bocca;
lui ha risposto, con altrettanta passione, a i miei baci e, piano piano, mi ha
infilato la sua lingua dentro la bocca, cominciando a giocare con la mia
lingua, che facendosi sempre più ardita, e riuscita, a sua volta ad entrare
nella sua bocca.

” Le nostre lingue
si intrecciavano, si attorcigliavano, si spingevano, si cercavano: Dio mio,
quanto era bello quello che stavamo facendo!

” Un momento così
bello non lo avevo mai vissuto in vita mia.”’

” Poi, sul più
bello, quando io mi sentivo quasi trasportata in un paradiso di dolci
sensazioni, mio padre mi ha detto:

tab-stops:list 36.0pt’>-””””
Basta così, piccola mia, se no a tuo padre tra poco gli
scoppierà il pisello (solo allora mi sono accorta che a papà il pipì gli era
tornato di nuovo lungo e duro, con la testa, che papà mi ha detto che si
chiamava glande o, volgarmente, anche capoccia, che era diventata, ancora una
volta, rossa e grande e che sembrava quasi che volesse scoppiare; il bel
pisello di papà si inarcava continuamente verso l’alto, diventando sempre più
gonfio e duro.-

Nel vederlo così bello e grande, vibrante di una vita, di
cui solo allora stavo scoprendo l’esistenza, ancora una volta una ondata di
emozioni e di eccitazione mi ha attraversato tutto il corpo, dalla testa fino
ai piedi; erano emozioni, eccitazioni bellissime, che fino a qualche giorno fa
mi arano del tutto sconosciute! Allora ho chiesto a mio padre, mentre, quasi
del tutto incosciamente, lo avevo preso in mano e lo accarezzavo dolcemente,
provando brividi di piacere, mai provati fino ad allora, nel sentire che come
lo accarezzavo, diventava più duro e pulsante, come se mi volesse mangiare la
mia manina, che a stento, riusciva ad avvolgerlo, tanto era grosso e duro, e si
ergeva ancora di più verso l’alto:

-‘ Papà, vuoi che ti
faccio su e giù, su e giù, per far venire fuori il seme dei bambini e darti,
quindi, il piacere che prova un maschio quando fa uscire lo sperma dal buco del
pisello, da dove esce anche la pipì? Vuoi che lo prendo anche con la bocca, se
questo ti potrà far godere ancora di più?-

” Però, questa
volta, papà non ha voluto che io gli dessi piacere, facendo su e giù col suo
pipì ( ti devo dire, caro diario, che la cosa mi ha fatto un po’ dispiacere
perché, te lo devo confessare, quel gioco che faccio con mio padre, e che lo fa
godere e poi lo fa stare calmo e tranquillo, mi piace tanto farlo; vorrei
poterlo fare tutto il giorno, poiché, credimi, caro diario, mi piace tanto
tanto, tenere in mano il pisello di papà, soprattutto quando gli diventa lungo
e duro, baciarlo, leccarlo, prenderlo in bocca, sentire il glande che si gonfia
e si indurisce ancora di più quando me lo metto in bocca e faccio su e giù con
la testa, quando sento il suo piacere, cosi caldo, che mi riempie la bocca, che
mi schizza dentro la gola, mi scola lungo il viso, sulle mani, imbrattandomi i
vestiti, talvolta arrivandomi persino sulle boccette! Dio mio, caro diario,
cosa mai mi sta succedendo? Sto vivendo cose che non avevo provate in vita mia;
ma sono cose, però, bellissime) infatti mio padre mi ha detto:

-‘ Basta così, per
adesso, Adeline; vammi a preparare qualcosa da mangiare, perché ho tanta fame
e, se non mangio subito qualcosa, va a finire che mangerò questo tuo stupendo
corpicino di femmina in un sol boccone.-

” E mentre cosi mi
diceva, ho visto, provando un brivido di piacere, che guardava, con uno sguardo
pieno di desiderio, il ciuffetto di peli dove sta la micetta, in mezzo alle mie
cosce, perché mi ero dimenticata di dirti, amico diario, che prima, mentre ero
tutta presa a baciare papà e a giocare con la sua lingua, mi era scivolata giù
la gonna ed ero rimasta completamente nuda.

” Allora mi sono
rivestita e sono andata in cucina a preparare da mangiare per lui e per me; poi
sono tornata nella sua camera e, dopo aver dato da mangiare a papà e avergli
fatto bere un bicchiere di acqua e uno di vino, mi sono seduta vicino a lui e
mi sono messa a mangiare anch’io.

” Mentre io
mangiavo, ed erano ormai circa le sei del pomeriggio e fuori era sceso il buio
più assoluto; la tempesta di neve aveva ripresa ancora più forte; si sentiva il
vento fischiare tutto attorno a noi; a tratti il rumore che il vento faceva,
diventava quasi simile ad un lamento di un bambino che piangeva e questo mi
faceva correre, lungo la schiena, un brivido di paura.

” Papà se ne
accorse, vedendo anche il mio viso pieno di spavento, che era reso ancora più
preoccupato dai lamentosi ululati dei lupi, che, misti al rumore del vento, ci
giungevano da lontano, e mi disse:

-‘ Non avere paura,
bambina mia, la nostra casa &egrave solida e resistente, perché &egrave stata costruita con
blocchi di pietra e noi non corriamo alcun pericolo.-

” Poi mio padre ha
continuato a parlare ed ha aggiunto:

– Vedi, Adelina, quello che &egrave successo alla nostra famiglia,
circa due mesi fa, &egrave terribile: la tua povera mamma, la dolce compagna della
mia vita, non c’&egrave più; ci ha lasciati per sempre.- E mentre diceva queste cose,
ricominciò a piangere.

” Al che io mi
strinsi a lui per confortarlo in qualche modo.

” Lui mi sorrise e,
calmandosi e smettendo di piangere, continuò, dicendomi:

– Adeline, prima che io continui a dirti le tante cose che
ti voglio dire, aiutami a mettermi seduto sul letto; ormai credo di potercela
fare a stare seduto: sotto non mi fa più tanto male.

” Allora, tutta
contenta che mi avesse chiesto di sedersi, lo abbracciai dietro le spalle e,
piano piano, lo aiutai a mettersi seduto, stando attenta a non fargli male alle
braccia e alle mani, che erano ancora tutte bendate. Una volta seduto, riprese
a parlare.

– Come ti stavo dicendo, bambina mia, quello che ci &egrave
successo e certamente una terribile disgrazia, però voglio dirti che la nostra
situazione attuale non &egrave poi così disperata: abbiamo scorte di cibo per almeno
sei mesi; l’acqua non ci manca, perché abbiamo il pozzo sotto la tettoia che
sta attaccata con la nostra casa; la legna per il fuoco ne abbiamo una riserva
per almeno un anno, sempre sotto la tettoia; abbiamo una buona scorta di
petrolio per alimentare le nostre lampade; quindi non ci manga niente. Fra un
mese, a Dio piacendo, io potrò ricominciare a muovermi e poi, un po’ alla
volta, riprendere il lavoro nei campi e poi, spero sempre, che la prossima
estate, Frank si decida a tornare a casa.

” Perciò, come vedi,
non &egrave il caso di disperarci.

” L’unica cosa che
mi pesa tanto sulla coscienza &egrave quello che, da qualche giorno, sta accadendo
tra noi; questo non sarebbe dovuto accadere ma, purtroppo, al momento, tu sei
l’unica femmina che mi sta vicino, e sei una femmina bellissima, che farebbe
resuscitare un morto, e io, ahim&egrave, sono un maschio che non ce la fa a stare
senza le carezze, dolci e morbide, di una donna.-

” Allora, io, sentendogli
dire quelle cose, su noi due, gli risposi:

– Papà, papà mio, perché dici che quelle belle cose che
facciamo io e te, ti pesano sulla coscienza? Non vuoi un po’ di bene alla tua
piccola Edeline, che te ne vuole invece tanto tanto? Vorrei tanto che tu
facessi con me, senza vergognartene, tutte le cose che facevi con la mamma,
quanto gli mettevi il pisello dentro la micetta (perché, adesso te lo confesso,
papà, e spero che tu non mi sgridi, tante volte, quanto tu montavi sopra alla
mamma e gli infilavi dentro la micia il tuo pisellone, che ti diventava lungo e
duro, io vi spiavo e, a volte, non so perché, ero anche un po’ gelosa della
mamma, perché vedevo che quando tu avevi finito di fare su e giù, sopra di lei,
la mamma era tutta contenta e ti baciava appassionatamente, stringendoti a se),
vorrei insomma che tu facessi con me tutto quello che facevi con la povera
mamma e facessi felice anche me come facevi felice lei. Insomma, papà, vorrei
tanto che tu non mi considerassi più una bambina perch&egrave sono ormai una donna;
quanto la mamma e morta, io ero gia tre dita più alta di lei: se potevi entrare
dentro la sua micetta puoi entrare anche dentro la mia e saziare, quindi fino
in fondo, in modo completo, il piacere che deve avere un maschio quando sente
la necessità di mettere il suo pisello dentro una femmina, per scaricarci il
seme che fa i bambini.

” Quando ebbi finito
di parlare, papà mi guardò con uno sguardo dolce ed affettuoso, e mi disse:

– Piccola mia, &egrave proprio perché ti voglio tanto bene, che mi
pesa sulla coscienza quelle cose che facciamo quando sento l’irresistibile
desiderio di avere una femmina che plachi il mio istinto di maschio; però,
visto che ti da dispiacere, non dirò più che mi vergogno di fare con te le cose
che un uomo dovrebbe fare con la propria moglie, e mai e poi mai, con la
propria figlia: sarà Dio a giudicarmi, un giorno, quanto comparirò davanti a
Lui.-

” Poi mi disse:

– Adesso, però, basta con i discorsi barbosi e seri di papà;
porta via i piatti, pulisci la cucina e poi va a dormire, perché oggi non ti
sei fermata un attimo; hai lavorato tutta la giornata ed hai perciò bisogno di
riposare.-

” Io gli ho
risposto:

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Adesso vado subito a lavare i piatti e a mettere a posto la
cucina; però ti prego, papà, stanotte fammi dormire vicino a te, perché ho
tanta paura a rimanere sola nella mia camera e sentire il rumore della bufera
di neve e l’ululato dei lupi che girano attorno a casa nostra! ‘

”’ Allora lui mi ha
guardata, con un strano sorriso, e mi ha detto:

-‘ Va bene; quando
hai finito di fare le faccente in cucina, vieni pure a dormire vicino a me, ma
mi devi promettere, però, che farai la brava, capito?

” Io gli ho risposto
di si, che avrei fatto la brava (però, ti devo dire, caro diario, che non avevo
capito cosa volesse dirmi, cio&egrave, che cosa significava fara la ‘brava’, ma non
mi importava di saperlo; l’importante era che avrei potuto stare vicino a lui e
sentirmi al sicuro e protetta).

” Sono andata in
cucina, ho fatte tutte le cose che c’erano da fare, poi, dopo aver fatto i
bisognini, mi sono lavata tutta e, chissà perché, prima di andare in camera di
papà, sono andata in camera mia e mi sono messo un po’ di quel profumo che,
l’estate scorsa, mi aveva regalato mia madre.

” Dopo di che,
silenziosamente, visto che nel frattempo si erano fatte le nove di sera, sono
entrata nella sua camera. Papà stava già dormendo.

” Smpre stando
attenta a non svegliarlo, mi sono spogliata tutta, ho alzato le coperte, per
potermi infilare nel letto e, nel far ciò, ho visto, al debole chiarore del
lume a petrolio che stava nella stanza, il pisellone di mio padre, che dormiva
sulla schiena, duro, lungo e ripiegato all’insù, con il glande scoperto,
gonfio, lucido.

” Cercando di fare
il meno rumore possibile, con il cuore che improvvisamente mi batteva forte
forte, mi sono sdraiata vicino a lui e sono rimasta assolutamente immobile per
un po’ di tempo.

” Poi, spinta da un
impulso irresistibile, sono andata con la mano a fare una carezza al cazzo di
mio padre; mentre lo toccavo e lo accarezzavo, ho sentito papà emettere un
gemito di piacere, pur continuando a dormire.

” Allora mi sono
fatta più ardita e, prendendolo con la mano, che avevo bagnata di saliva, ho
fatto due-tre volte su e giù.

” Il pisello di mio
padre, al contatto con la mia mano, si &egrave fatto ancora più duro; si inarcava
all’insù; pulsava; sembrava che volesse scoppiarmi tra le mani, mentre sentivo
che il mio caro papà, si agitava nel sonno, amettendo strani gemiti, che non
capivo se erano di dolore o di piacere; poi, ad un tratto si &egrave svegliato e,
senza dire nemmeno una parola, con il respiro affannoso, che quasi sembrava che
soffocasse, e riuscito, nonostante avesse ancora le gambe e le braccia tutte
fasciate, a venirmi sopra; allora io, quasi d’istinto, ho allargate le gambe il
più possibile e, subito dopo, ho sentito fra labbra della mia micetta, il
glande del suo pisello che spingeva per entrarmi dentro; sono rimasta immobile,
in silenzio, e non ho emesso nemmeno un gemito quando ho sentito una fitta di
dolore, mentre sentivo che il suo sesso entrava, quasi con violenza, dentro il
mio grembo!

” A questo punto,
quasi senza rendermene conto, l’ho abbracciato, stringendolo a me, mentre,
contemporaneamente, mi inarcavo e spingevo il bacino in alto, mentre papà
spingeva forte verso il basso per entrarmi dentro con tutto il suo cazzo.

” Ho sentito i suoi
testicoli che si schiacciavano sulla mia micetta; poi ha cominciato a fare su e
giù, su e giù, quasi con violenza; come se volesse saziarsi di una fame che si portava
dentro da tanto tempo!

” All’inizio, te lo
confesso caro diario, ho sentito tanto dolore dentro la mia pancia, poi, piano
piano, il dolore si &egrave trasformato in un piacere, che &egrave cresciuto sempre di più,
sempre più forte, fino ad invadere tutta me stessa, fino a quando, mentre il
pisello di mio padre faceva sempre più velocemente su e giù, mentre si faceva
sempre più forte quel sciac sciac che faceva, mentre andava su e giù dentro il
mio sesso, ho sentito un piacere enorme, indescrivibile e, contemporaneamente,
ho sentito il seme caldo e dolce del pisello di papà, schizzarmi dentro e
inondarmi, riempirmi tutta.

” A quel punto,
mentre sentivo che lui dava ancora dei colpi, facendomi entrare tutto il suo,
ancora durissimo bastone, dentro la mia micia, schizzandoci dentro altri getti
del seme che serve per fare i bambini, mi sono sentita profondamente appagata,
pervasa da una pace che non avevo mai provata fino a quel magico momento; mi
sono rilassata completamente, come se non avessi più le forze, e sono rimasta
sotto il suo corpo, che ormai giaceva immobile sopra il mio, con il pisello,
seppur un po’ meno duro di prima, ancora saldamente infilato dentro di me.

” Ti giuro, mio caro
diario, non avevo mai provata in vita mia una sensazione di felicità come
quella che stavo vivendo in quel momento, soprattutto mi rendevano tanto felice
i baci che il mio adorato padre mi stava dando in quel momento: mi baciava la
bocca, il naso, gli occhi, le guance, le orecchie, il collo, poi ha cominciato
a mordermi il collo, dandomi dei brividi di piacere, che mi facevano, non so
perché, inarcare il bacino verso l’alto, facendomi entrare ancora più
profondamente il suo adorato pisellone che, nel frattempo, aveva ricominciato a
indurirsi e a riallungarsi, dentro il mio pancino!

Quello che &egrave successo ancora durante il resto della
notte, te lo racconterò appena mi sarà possibile, caro e amato diario.

Il diario della bisnonna Adeline Capitolo 5

Il pisello
di mio padre era tornato ad essere lungo, grande, duro; sentivo il glande che mi
pulsava dentro il grembo; lo sentivo esplorare, violare le più segrete
profondità della mia femminilità!

” Mi inarcai il più
possibile verso l’alto, offrendogli, con amore e con tanta tenerezza, tutta me
stessa, per far si che lui potesse trarre dal mio corpo di femmina, tutto il
piacere che gli era necessario per appagare il suo desiderio di maschio.

” Ma,
improvvisamente, mentre io lo tenevo stretto a me, con le braccia e con le
gambe, quasi che avessi paura che da un momento all’altro papà potesse dissolversi,
sparire, fuggire da me per andare da un’altra femmina più bella e più carina di
me, lui tentò di staccarsi da me e quindi far uscire il suo bel pisellone dalla
mia micia; io glie lo impedì, stringendolo ancora più forte con le mie gambe e
schiacciando io mio pube contro il suo.

” Allora lui,
baciandomi con dolce passione, mi ha detto:

-‘ Adeline ascoltami:
se io adesso continuo a possederti, per poter raggiungere il massimo del
piacere e del godimento che può darmi il tuo meraviglioso corpo di femmina,
sarò costretto a farlo con tale forza e con tale impeto, che farà tanto male
alla tua micetta, e io questo non lo voglio; non voglio che tu debba soffrire e
sentire dolore dentro le tue visceri; se adesso vado avanti, poi non potrò più
fermarmi, nemmeno se ti sentirei urlare dal dolore che proveresti quanto, per
arrivare a soddisfare fino in fondo il mio piacere di maschio, dovrei far
entrare ed uscire il mio bastone dalla tua passerine, con forza e con violenza,
fino ad arrivare a morderti il collo, come fanno le bestie quando mondano le
loro femmine!

”” Nel sentire
quelle parole, io, stringendomi ancora più fortemente a lui e facendo penetrare
ancora più profondamente il suo sesso dentro il mio, gli ho risposto:

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Papà, ti prego, non dirmi più queste cose; non le voglio più sentire!
Io ti voglio tanto bene e voglio farti felice; voglio darti la stessa felicità
che ti dava la mamma, quando tu gli infilavi il tuo bastonestyle=”mso-spacerun: yes”>’ dentro la sua micetta per trarne tutto il
piacere che ti era necessario per soddisfare il tuo desiderio di maschio e far
tornare il tuo bel pisellone piccolo e appagato.

yes”>” Perciò, ti prego, fai come se io fossi la mamma; non umiliarmi
più, dicendomi che hai paura di farmi male, perché il vero male me lo fai
quando mi parli così; mi fai pensare che tu non mi vuoi bene come ne volevi
alla mamma e questo mi fa veramente tanto male, quindi, vai fino in fondo;
prendi dal mio corpo tutto il piacere che ti &egrave necessario per placare fino in
fondo il desiderio di maschio. Se io sentirò dolore dentro la mia passera, non dartene
pensiero, quel dolore si trasformerà dentro di me in un dolce piacere: il
piacere di farti veramente felice!-””””

” Mio padre non ha
risposto alle mie accorate parole ma ho sentito immediatamente la sua stretta
sul mio corpo diventare cosi forte da farmi quasi mancare il respiro; ho
sentito il suo sesso, possente e duro, penetrare ancora più profondamente
dentro il mio grembo; ho avvertito una fitta di dolore, dovuta alla pressione
violenta del suo pisello contro le parti più intime della mia femminilità; il
suo respiro si &egrave fatto affannoso; i suoi baci sempre più irruenti, quasi
rabbiosi; i peli del suo irsuto petto, schiacciato contro il mio, pungevano,
fino a farmi male, la delicata, femminea pelle delle mie poccette.

” Poi, mentre il suo
durissimo cazzo cominciò, instancabile, il suo andare su e giù, ho sentito i
suoi denti, quasi famelici, affondarsi alla base del mio colle; mi &egrave sfuggito
un lieve gemito di dolore e, contemporaneamente, quasi d’istinto, mi sono
inarcata ancora di più verso l’alto, mentre lui spingeva, quasi con rabbia,
dentro di me il suo grosso bastone, facendo penetrare i testicoli dentro le
labbra della mia micia.

” Poi, mentre io
spingevo il più in alto possibile il mio bacino, credo per conseguenza dei suoi
denti affondati alla base del mio collo (e questo penso che sia una reazione
istintiva per una femmina che viene posseduta dal suo maschio) il mio amato
papà ha cominciato ad andare su e giù col suo durissimo e instancabile membro
dentro la mia povera passerina, ormai completamente tumida e turgida dall’eccitazione;
il ritmo, con il quale si insinuava e usciva dalla mia carne, &egrave diventato
sempre veloce, frenetico, affannoso; i nostri corpi avvinti in un viluppo di
libidinoso piacere, che sembravano diventati una sola cosa: io ripiegata
disperatamente verso l’alto, in una totale offerta di tutta me stessa al suo
piacere; lui, ormai ripiegato su di me, tenendomi strettamente legata al suo
corpo con le braccia e con i denti affondati sul mio collo, continuava ad
affondare, con un ritmo ormai quasi forsennato, il suo sesso dentro la mia
carne, producendo un rumore all’incirca uguale a quello di uno straccio
inzuppato d’acqua che viene sbattuto su di una superficie bagnata, (che mi
eccitava e mi esaltava in un modo tale che non so descrivere). Poi, le fitte di
dolore che i suoi colpi mi facevano sentire dentro il mio sesso, si sono
trasformate in altrettante onde di piacere che, partendo dalle profondità del
mio grembo, si sono irradiate su tutto il mio corpo, fino ad arrivarmi al
cervello, fino ad annullare ogni mio pensiero e, con un ultima, fortissima
spinta del bacino verso l’alto, mi sono abbandonata, come una inanimata bambola
di pezza, ormai sazia, appagata, felice, fra le braccia del mio maschio, il
quale, lasciando il mio collo e rovesciando la testa all’indietro, con un
ultima potente spinta contro il mio pube, che ha fatto penetrare i suoi
testicoli dentro la mia boccuccia del piacere, emettendo un lungo gemito, quale
espressione del suo totale appagamento, ha cominciato a scaricarmi dentro il
suo seme che, con getti possenti e caldissimi, mi ha riempita tutta!style=”mso-spacerun: yes”>”’

” Poi, ormai
stanchi, esausti, svuotati di ogni energia, ancora abbracciati e stretti, con i
nostri sessi ancora uniti in un carnale abbraccio, felici ed appagati nei
sensi, ci siamo abbandonati ad un sonno profondo e ristoratore.

” Io sono stata la
prima a svegliarsi, che erano circa le sette del mattino; mio padre era ancora
disteso sul mio corpo (avevo avuto il suo peso sopra il mio corpo per tutta la
notte, ma, ciò nonostante, non avevo mai dormito cosi bene in vita mia).

” Il suo sesso,
però, era tornato, ancora una volta, ad essere duro, turgido e lungo e stava
ancora ‘profondamente affondato dentro
la mia passerina, la quale sentivo tutta dolente a causa del grande ‘lavoro’
che aveva fatto durante la notte.

” Allora, stringendo
a me, con le braccia e con le gambe, il mio adorato paparino, e, riempiendolo di
teneri ed affettuosi bacetti, l’ho svegliato.

” Appena sveglio,
lui ha ricambiato, con appassionato affetto, i mie baci e ha stretto tra le sue
forti braccia il mio corpicino di femmina, mentre ho sentito il suo sesso
penetrare, duro e pulsante, più profondamente nel mio grembo.

tab-stops:list 36.0pt’>-””””
Papà, gli ho detto, con voce tra il civettuolo e lo
sbarazzino, dai al tuo pipì la medicina, che sta dentro la mia micia, così
potrà tornare a dormire!-

” Lui non se lo ha
fatto ripetere due volte, e così, ancora una volta, ho sentito l’ebbrezza che
mi dava il suo durissimo sesso, nel suo instancabile entrare ed uscire dal mio;
abbiamo raggiunto un nuovo, potente orgasmo, che ci ha fatto raggiungere il più
totale e completo appagamento dei nostri sensi.

” Siamo rimasti
ancora per qualche minuto strettamente abbracciati, scambiandoci teneri
bacetti, mentre sentivo il suo adorato pisello farsi sempre più piccolo e
moscio e scivolare lentamente fuori dal mio, poi lui si &egrave sciolto dal mio
abbraccio e si &egrave sdraiato, sulla schiena, al mio fianco.

” Io sono scesa dal
letto, ancora nuda, e, solo allora, mi sono accorta di essere tutta sporca di
sangue, misto al seme di papà; anche lui se ne &egrave accorto e, prendendomi per una
mano, con voce di pianto, mi ha chiesto perdono per quello che mi aveva fatto
quella notte.

” Ancora una volta
io gli ho detto:

tab-stops:list 36.0pt’>-””””
Papà, te l’ho gia detto e ripetuto: non voglio più essere
trattata come una bambina; sono una donna! Una donna che ha preso il posto
della povera mamma, e come tale voglio che tu mi tratti; non voglio più
sentirti dire queste cose, altrimenti farai di me un infelice.

tab-stops:list 36.0pt’>-””””
Quando hai fatto l’amore per la prima volta con mia madre non
&egrave successo la stessa cosa?

Sono una femmina, ed &egrave del tutto
normale che la prima volta che una femmina accoglie dentro di se il sesso del
suo maschio gli esce il sangue dalla boccuccia che ha in mezzo alle cosce.
Perciò non parliamone più, perché tu non mi hai fatto del male ma, invece, mi
hai fatta tanto felice.

” Detto questo, dopo
avergli dato un bel bacione sulla bocca, mi sono infilata la vestaglia e sono
andata in cucine a prendere dell’acqua calda per lavare lui e lavarmi anch’io.

” Sono tornata in
camera e, per prima cosa, gli ho fatta fare la pipì (e questa volta il pisello
di papà non mi &egrave cresciuto tra le mani perché ormai era sazio).

” Poi l’ho lavato
(anche lui era tutto sporco del mio sangue, sul pisello, sui testicoli, in
mezzo alle cosce, assieme, ovviamente, al suo sperma).

” Dopo di che, con
non poco sforzo, visto che sul letto c’era mio padre, ho sostituito le
lenzuola, che erano letteralmente intrise del mio sangue, misto al seme di papà
e al liquido che era uscito dalla mia passerina, che per la prima volta aveva
accolto dentro di se il sesso di un maschio.

Caro diario,
adesso smetto di raccontarti quello che mi sta succedendo in questi giorni ma
presto tornerò da te per raccontarti ancora i dolci segreti di quello che facciamo
io e mio padre.
”style=”mso-spacerun: yes”>’

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