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Racconti erotici sull'Incesto

Jeans

By 23 Gennaio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

I jeans sempre più stretti e sempre più aderenti. Indossarli implica un grande sacrificio. Pur di far arrivare la cintola alla vita si mette in scena una vera danza tribale, inarcando la schiena, muovendo i fianchi a destra e sinistra e tirando, tirando forte fino a quando il cavallo non si è incastrato perfettamente nello scoscio; ahimè poi arriva il momento di unire l’asole al bottone.
Insomma dietro un bel jeans attillato si nascondono sofferenze immani, diete e quantaltro, pur di arrivare a calzarli perfettamente aderenti al corpo.

Con questa premessa cercherò di raccontarvi la strana storia che ha visto come protagonista i jeans di mia figlia Erika.

Era un sabato pomeriggio.

Erika si era comperato un paio di jeans. La taglia emme per intenderci.

Dovendo partecipare ad un festa di compleanno a tema, tutti i ragazzi e le ragazze dovevano indossare i jeans e una tishert bianca, tutto all’insegna della semplicità, perché i vestiti eleganti per una volta erano stati banditi.

Quel sabato pomeriggio mia moglie aveva accompagnato il fratellino ad una partita di pallavolo. Per mia moglie quelle occasioni rappresentano una ottima opportunità per farsi delle grandi chiacchierate con le mamme degli altri ragazzi. Me la immaginavo, seduta con le altre al bar a bersi il caffè e a sparlare di tutti e di tutte.

Quindi, già pregustavo un sabato pomeriggio tranquillo, seduto davanti alla televisione a guardarmi un film d’azione e a degustare qualche trancio di pizza farcita con prosciutto e funghi, accompagnata da un birra fredda.

Prima di inoltrarmi nei particolari di questo racconto, al fine di farvi apprezzare lo spirito della storia, è opportuno lumeggiare la mia personalità. Lavoro come autista di TIR, faccio lunghi viaggi in tutto il continente Europeo. Sono di carattere rude e amante della fica, nel senso che scoperei dalla mattina alla sera, infedele per vocazione, perché quando mi capita un occasione non mi faccio alcun scrupolo a tradire la moglie. Quindi, viaggiare nei paesi anglosassoni significa frequentare i bordelli di quei paesi liberi, che permettono ai loro cittadini di sfogare comodamente in strutture protette gli impulsi sessuali, evitando di stressarsi a scopare la puttana per strada.

Capitolo primo l’imprevisto (scritto da guzzon59)

Parcheggiato l’auto nel cortile di fronte alla casa, appena entrato gettai le chiavi nel primo cassetto. Stavo andando in cucina per preparare il companatico: cioè tirare fuori la pizza dal congelatore e mettere un paio di bottiglie di birra al freddo, quando allimprovviso sento delle urla giungere dal piano di sopra. Provenivano dalla stanza di mia figlia.

Mi preoccupai, pensando che stesse male o peggio. Feci le scale di corsa e quando ho messo piede in camera per poco mi venne un colpo

Trovai Erika, in mezzo alla stanza, che stava saltellando con il culo nudo, mentre tentava di tirarsi su i jeans. Per quanti sforzi facesse i pantaloni non ne voleva sapere di salire.

Appena mi vide:

‘Papà ma che cazzo fai qui! Non vedi in che condizioni sono?
‘Scusami! Ho sentito urlare e ho pensato che stessi male!
‘Mi sto sforzando a far entrere sti cazzo di Jeans! Porca miseria sono tutta sudata!
‘Scusami vado via!
‘No! Dove vai?
‘Be! Via! E’ imbarazzante per me restare qui!
‘Aspetta! Forse potresti darmi una mano!
‘E come?
‘Avvicinati afferra i lati di dietro e tira insieme a me! Magari in due ci riusciamo!

L’idea mi sembrava buona. In un primo momento il culo nudo di Erika non mi aveva fatto alcuno effetto. I problemi arrivarono quando mi trovai lo scoscio a pochi centimetri dal naso e in una posa oscena.

Così tirammo all’unisono. Lo sforzo fu talmente energico che lei finì per essere proiettata a pecorina sulla poltrona.

La posizione assunta mise la fica in bella vista e davanti a quella visione esclamai:

‘Eh la peppa! Ma non porti le mutande?
‘Cazzo papà! Invece di fare osservazioni stupide dammi una mano!
‘Va bene! Non ti scaldare!

Mi inginocchiai dietro, con la faccia in linea con il suo culo nudo, e dopo aver afferrato i bordi superiori tirai con forza verso l’alto. Niente i jeans erano troppo stretti.

Ma qualcosa era successo, il suo culo a pecora aveva suscitato in me un attenzione non molto paterna.
Trovarmi davanti agli occhi, a distanza ravvicinata, la nicchia vaginale di Erika, influenzò i miei pensieri ed un terremoto di sensazioni turbò la mente.
Era impossibile restare inerti al cospetto di quel meraviglioso panorama.

Le natiche rotonde si dividevano divinamente in corrispondenza della fica, che sembrava incastrata come una conchiglia al centro dello scoscio. Sembrava l’immagine di una posa di playboy. Molto eccitante

‘Dai proviamo ancora!
‘Va’ be.. ne!

Ero già emozionato. Il sangue nelle vene cominciava a bollire. La visione di quel spendido incavo vaginale iniziava a stimolare la mia fantasia.
Il cazzo, termometro di quella febbre morbosa, misurò a suo modo il livello di libidine ingrossandosi, mio malgrado ed in pochi secondi, alla massima grandezza.

‘Dai papà tiriamo insieme!
‘Si!… si’

In quelle condizioni non era facile collaborare. Stavo sudando dall’agitazione.
‘Che fai non tiri!

Capitolo secondo: la tentazione (scritto fa guzzon59)

Stavo fermo, inpnotizzato davanti a quella fonte di piacere. La figa di mia figlia mi aveva stregato, la bramosia aveva già contaggiato la mia mente per cui persi il controllo della situazione. Ebbi l’impressione di trovarmi in uno di quei bordelli di Amsterdam e d’istinto immersi la faccia in mezzo ai glutei boriosi di Erika iniziando a mordere e a leccare la fica.

‘Papà che cazzo fai?

Non potevo rispondere perché la bocca era impegnata incisivamente a nutrirsi di quella bontà naturale.

Per rendere la mia azione più tagliente le afferrai il culo e dopo aver diviso le labbra con i pollici, misi a nudo la carne viva della fica, e come un affamato di sensazioni forti mi immersi in profondità come un disperato.

Vani furono i tentativi di Erika di sottrarsi dalla mia aggressione imprevista.
Dopo alcun minuti di intensa leccata, la voce di Erika mutò ed iniziò a tradire una po di emozione. Era difficile non farsi coinvolgere da quella azione impettuosa.

‘Pa’ pà mmmm cazzo fer’. mati mmmm

Tutto inutile, parole vuote e prive di qualsiasi potere. Ero super eccitato. La figa di Erika in quel momento era quanto di meglio potessi avere per soddisfare una libidine cresciuta a dismissura.
Man mano che scavavo con la lingua la sentivo cedere fino quasi a partecipare. Quando finalmente’.

‘papà mmm si mmmmm dio sto godendo mmmm si si mi piace mmmmm

Un incitamento inutile visto che già leccavo, mordevo e succhiavo la nicchia vaginale guidato solo dalle mie cieche intenzioni ormai straripanti di libidine; ero talmente eccitato che mi ero aperto perfino i pantaloni e con un mano mi menavo il cazzo duro. Avevo trovato un accordo sinergico tra l’impegno della bocca nella nicchia vaginale di Erika e la sega.

Erika lo notò subito e senza distogliere lo sguardo, insisteva a fissarlo intensamente.

Le sue occhiate sul mio cazzo mi infodevano un energia increbile. Si leggeva chiaremente che quella curiosità morbosa celava una nascente eccitazione della sua fantasia.

Alla fine.

‘visto che lo stai guardando! Non ti andrebbe di sucarmelo?

Mi piaceva essere scurrile e trattarla come una puttana di bordello. Silenzio assenso. Lo presi coma un si.

La spodestai dalla poltrona e ponendomi al suo posto me la tirai sopra il mio grembo e le spinsi la testo sul mio cazzo.

Erika si impossessò subito del pisello e attaccò a pompare come una indiavolata.
Avevo capito bene : quello era un desiderio che anelava di essere realizzato subito. Infatti il cazzo nella sue mani diventò il meglior lecca lecca che una ragazza potesse bramare.

Con quell’impegno aveva assunto una posa strabiliante, piegata con il busto sul mio cazzo, metteva in mostra il suo meravilgioso culo che era sempre scoperto. I Jeans non si erano mossi di un centimetro e le stringevano le gambe come pastoie.

Man mano che incalzava sul mio cazzo, aiutata da una mia mano che le spingeva il capo fino farglielo ingoiare tutto intero.
Nello stesso istante mi divertivo a stimolare le labbra della sua fica infilando qualche dito nel condotto vaginale.

Erika aveva una pelle liscia che a solo toccarla mi faceva venire i brividi alle radici del cazzo.

Da come pompava sul mio cazzo lasciava intendere che la troietta aveva fatto molta esperienza nell’arte orale.

Il cazzo brillava tanto era impregnato di saliva segreta in abbondanza.

Ci sapeva fare, era un vero diavolo di resistenza, perché aveva affrontato con determinazione le difficoltà di ossigeno pompando senza soluzione di continuità.
Procedeva sul mio cazzo con grande tenacia e da come mi accarezzava i coglioni anche con grande passione.

Il mio grembo era diventato un vero campo da gioco per la bocca e le mani di Erika. La sua bocca stimolavo il cazzo in tutta la sua lunghezza, mentre le mani si divertivano con i coglioni. Poi quando succhiava la cappella la mano spostava la pelle su e giù e soppesava i coglioni con molta cura.

Erika era un satannasso che sapeva bene come soddisfare un uomo.

Il godimento del cazzo, stimolato dalla sua bocca, mi aveva fatto salire il desiderio ad un livello tale da farmi aspirare ad una nuova forma di sollecitazione, più forte.

Capitolo terzo: Come al bordello di Amsterdam (scritto da guzzon59)

Le situazione era calda e adatta a fare il passo successivo.

‘Vieni! stenditi sulla letto! Voglio scoparti!
‘Si mmm si mmmm

Non aspettava altro…….

continua… per i curiosi andare qui:
http://raccontieroticidiguzzon59.blogspot.it/search?zx=c1c4aa1c51a8b454

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