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La passione proibita di Babìque

By 3 Agosto 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Babìque era cresciuta in una famiglia abbastanza normale. Suo padre era italiano e sua madre francese, e lei e sua sorella Elettra (più piccola di due anni) avevao vissuto un’infanzia felice. Quando erano molto piccole, fino circa ai nove anni di Babìque, le due erano inseparabili: facevano insieme ogni cosa, giocavano mel giardino di casa loro, a Nizza, fino allo sfinimento e condividevano tutto. Il loro rapporto non veniva minimamente influenzato dal… “problema” di Babìque. Dal fatto cioè che avesse fin dalla nascita corpo da femmina e genitali da maschio. Ma le cose cambiarono radicalmente quando Babìque giunse al suo decimo anno di età. I suoi genitori litigarono e si separarono e lei fu affidata a sua madre, mentre Elettra rimase con il padre. A peggiorare la cosa ci fu il fatto che la madre di Babìque era costretta a viaggiare moltissimo per lavoro, e fin dalla separazione e poi negli anni successivi decise molto spesso di portarsi dietro la figlia affidatale. Ciò fece sì che il rapporto tra le due sorelle si andasse indebolendo fino a che nel giro di circa dieci anni era sostanzialmente svanito, anche grazie al fatto che Elettra stessa aveva iniziato a girare il mondo (sia la madre che il padre delle sorelle erano discretamente ricchi).

Nel corso dei suoi viaggi in Europa e in Asia Babìque aveva dunque attraversato l’adolescenza ed era giunta, più o meno al tempo dei fatti che ci accingiamo a raccontare, ad essere una donna fatta. Aveva infatti raggiunto i vent’anni. Ciò nel suo caso significava che il viso era ormai quello di un’adulta, il seno aveva raggiunto le giuste dimensioni e il suo corpo snello e forte era ormai del tutto formato. E con esso anche il suo membro. Come già accennato infatti Babìque era dotata di una caratteristica prodigiosa: al suo corpo meraviglioso da donna, che faceva sbavare ogni ragazzo che incontrava quando andava per locali (e ciò accadeva molto spesso ormai), si accompagnava in mezzo alle sue gambe a un pene di più di 20 cm che avrebbe fatto invidia a quegli stessi ragazzi su cui il suo corpo esercitava una tale attrazione, corredato di due testicoli da toro che già da qualche anno fornivano lo sperma per i suoi molti orgasmi notturni. Infatti viaggiando Babìque aveva imparato presto a conoscere ed apprezzare il suo corpo e aveva fatto di questa sua “stranezza” un punto di forza: nonostante i primi anni fossero stati segnati da insicurezze e difficoltà, ella aveva ormai raggiunto una sicurezza di sè ed una spavalderia ammirevoli, aiutata anche dal fatto che la Natura la aveva prodigiosamente dotata di ottimo materiale sia per la parte femminile (volto bellissimo dall’espressione all’ccorrenza lasciva, seni grosse ma proporzionate, fondoschiena perfetto e gambe da urlo) che, come già detto, per quella maschile. In virtù di ciò, già dai suoi 17 anni Babìque aveva iniziato ad avere rapporti sessuali con uomini e donne soprattutto più grandi di lei, e con essi aveva imparato quanto la sua natura fosse predisposta alla lussuria e ai piaceri della carne. A vent’anni, Babìque era una bomba sexy col corpo di una donna e il vigore di un uomo, viziata, spregiudicata e affamata di sesso.

Elettra al pari della sorella era cresciuta nel corso degli anni. Era rimasta a Nizza con il padre nei primi tempi, che la aveva viziata oltre ogni dire per colmare il vuoto affettivo creato dalla assenza della sorella e della madre. Era stato estremamente difficile per lei superare la rottura dei rapporti con Babìque. All’inizio le sorelle cercarono di sentirsi regolarmente e riuscirono a mantenere vivo il rapporto quasi magico che le legava ma col passare del tempo la sua reazione per evitare la sofferenza fu un progressivo distacco che di certo Babìque non ostacolò, presa com’era dalla scoperta del mondo e di se stessa. Nel giro di qualche anno Elettra era divenuta una precoce adolescente insensibile per l’aver troppo sofferto; questa sua reazione al dolore, unitamente alla innata inclinazione per la lussuria comune alla sorella e che entrambe avevano ereditato dalla madre, fece sì che già all’età di quindici anni ella avesse iniziato a godere dei piaceri che il suo corpo le poteva dare; in ciò aiutata dal fatto che il padre la faceva viaggiare moltissimo fin dai quattordici anni, con l’obbligo di risedere dai numerosi amici che egli aveva in giro per il mondo ma all’atto pratico sostanzialmente sola e libera di provare qualsiasi cosa. Alta, magra, bionda, proprorzionata e con due meravigliosi occhi di ghiaccio, era arrivata all’età di diciotto anni, nel momento in cui prende avvio la nostra narrazione, con molte esperienze alle spalle: aveva provato il sesso con uomini e donne e conosceva aspetti del piacere sessuale che molte persone non conoscono in età assai più avanzata. Elettra era una giovane lussuriosa e lasciva, il cui unico obiettivo era fare sempre più sesso.

Al tempo della nostra storia queste due personalità così simili e così diverse stavano per incontrarsi di nuovo dopo tanti anni di vita separata. Cosa sarebbe scaturito da tale incontro? Il suono del telefono sul comodino la distrasse da ciò che stava guardando. Era stesa sul letto, con la testa e il collo rialzati da tre cuscini. Prese il telefono riprendendo a guardare e rispose con voce lievemente ansante:
“Pronto?”
“Babìque? Sono Elettra. Ti rompo?” disse allegramente la voce al telefono.
“No no… Dimmi pure sorellina.” (anche se da molto non avevano più lo stesso rapporto che avevano da piccole non avevano mai smesso di essere tenere tra loro, probabilmente più per abitudine che per affetto).
“Senti papà mi ha chiesto di tornare a casa per Natale, io sarò lì domani sera, tu vieni ?” disse Elettra tutto d’un fiato.
E Babìque rispose con allegria non troppo sincera:”Ma certo, verrò volentieri un po’ a casa, giusto una ventina di giorni. Avvisalo tu ok?” poi preoseguì, parlando velocemente e alzando lievemente il tono della voce “ora devo scappare ma ti richiamo in giornata, ciao” e riattaccò senza attendere una risposta. Nel momento in cui chiuse la comunicazione fiotti di bianco e caldo sperma sgorgarono dal suo grosso membro eretto nella gola del cameriere di cui non sapeva nemmeno il nome che da diversi minuti le stava succhiando il pene. Aveva chiesto il servizio in camera e… il cameriere era troppo carino per mandarlo via senza un premio, cioè il suo grosso cazzo in gola.

La sera stessa Babìque richiamò Elettra, si scusò e si mise subito in viaggio in prima classe (come sappiamo il denaro non era un problema). Il viaggio in aereo fu lungo ma la nostra Babìque non ebbe problemi a riempire sia il tempo sia la sua bocca con i cazzi di tre o quattro uomini durante il viaggio (chissà cosa vrebbero pensato se avessero saputo che sotto la minigonna di quella ragazza così bella e assetata di sperma c’era un grosso pene eretto che poteva competere con il loro); appositamente per riuscire prendere qualche cazzo durante il viaggio la signorina si era preparata a dovere: tacchi alti, minigonna nera e canottiera bianca e attillata , con giacca di pelle borchiata, il tutto corredato da due treccie che ricaevano sulle spalle ed un trucco esagerato. Non era difficile abbordare gli uomini, bastava semplicemente seguirli in bagno e aspettare che uscissero per poi rispingerli dentro e prenderglielo in bocca prima che potessero protestare; aveva avuto fortuna e trovato compagni ben dotati. Altro vantaggio di quella pratica era la possibilità di assaporare cazzi sconosciuti e il più delle volte con sapore di urina e sudore: il brivido della perversione e della spudoratezza, come sappiamo, era il massimo per lei.

Circa 24 ore prima di Babìque si era messa in viaggio anche Elettra. Da qualche tempo non vedeva sua sorella ed era felice di poterla finalmente incontrare, sebbene non si potesse dire lo stesso del padre. Non la infastidiva vederlo ma le era francamnte indifferente, come d’altronde molte cose del mondo. Il suo non sarebbe stato un viaggio molto lungo (si trovava in Germania in quel periodo) e proprio per questo aveva deciso di viaggiare in macchina, ovviamente con autista, e permettersi qualche sfizio lungo il percorso… Nel viaggio che si era protratto per tre giorni aveva avuto modo di assaggiare i cazzi di un meccanico e due camerieri e aveva anche avuto la fortuna di suscitare l’attrazione di una meravigliosa escort transessuale (non troppo alta, elegante, mora, seno di grandi dimensioni che compensava il pene non eccezionale ma comunque godibilissimo) con la quale aveva passato una nottata molto intensa. Arrivò dunque a casa del padre, in Francia, molto soddisfatta e chiaramente pronta ad approfittare del soggiorno per godersi le delizie di Parigi….

Abbiamo conosciuto sommariamente le nostre protagoniste, le abbiamo accompagnate entrambe nella partenza per comprendere meglio quale attitudine avessero nei confronti della vita. Si trattava d due creature uniche e meravigliose, per nature munite di acume, bellezza, sicurezza di sè e soprattuto di una lussuria quasi demoniaca. I piaceri della carne erano il loro scopo e il loro mezzo in ogni circostanza della vita. E, cosa forse ancora più importante, la loro lontananza durante l’adolescenza non aveva permesso che condividessero la sfera sessuale, sicchè erano quasi ignare della rispettiva comunanza di temperamento e passioni. Quel tnue legame sopravvissuto tra di loro era forse proprio la percezione inconscia di avere lo stesso sangue assetato di sesso nell vene, una percezione quasi istintiva, da pantera. Quando sta per entrarle in culo pensa, per una frazione di secondo “cazzo, è troppo grande” ma… la monta inizia e la sua capacità di articolare pensieri regredisce allo stato ferino. sbava dal desiderio. Un solo sussurro: “ancora”

L’incontro avvenne proprio di fronte al vialetto della casa dove avevano trascorso i felici anni infantili. Era freddo, ma entrambe come sempre, sembravano non dare molta importanza al fatto, Babìque con le lunghe gambe scoperte ed Elettra con la larga scollatura del suo rosso pullover attillato.
“Ehi sorellina!” si illuminarono gli occhi di Elettra nel pronunciare dal vivo quelle parole già dette al telefono; Babìque fu impressionata e piacevolmente colpita dalla sincerità dei sentimenti della sorella e si abbracciarono dopo tanto tempo.”Uh, siamo bellissime mi sembra!” disse.
Si abbracciarono, ed Elettra dissimulando perfettamente, lo cercò con il suo corpo, impercettibilmente, e lo trovò. Quello a cui pensava da giorni…
Entrarono assieme incontro al padre, la madre essendo assente ancora per alcuni giorni.

Da un buco all’altro la monta a pecora senza tregua e con furore da toro, da ormai qualche minuto. Le cola sudore lungo il seno. sfila il cazzo e la fa girare.

Dopo alcuni convenevoli di rito, si misero a cena e l’iniziale allegria si stemperò in una malinconia generalizzata. Le figlie sempre lontane, il padre non più giovane e la madre ormai sostanzialmente distaccata dalla famiglia se non per il mantenimento di Babìque… Erano ormai una famiglia silenziosamente finita in pezzi, a distanza. A fine pasto il padre si ritirò e le due sorelle si trattennero a raccontarsi qualcosa dei loro continui viaggi, bevendo qualche drink.

A un tratto si sente presa dai fianchi e girata. La vede, le trecce, le tette dai capezzoli turgidi e sotto il cazzo grosso e caldo… Sembra attendere e guardarla, mentre lei lo vuole. Si lecca le labbra, la tira a sè con le gambe

Al secondo giro di gin tonic preparati da Elettra erano passate già alla condivisione di qualche dettaglio scabroso sulle loro avventure amorose (al momento non erano del tutto consce di essere entrambe troie animate solo dalla lussuria, cercavano di nascondersi l’una all’altra) e a questo punto la bionda dagli occhi di ghiaccio, fissando Babìque, le lanciò un dardo velenoso “So cos’hai lì. Sei bella e io lo voglio, ora” lo disse con amore, con candore quasi, nascondendo la diabolica malizia dell’intento incestuoso

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