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Racconti erotici sull'Incesto

La vita continua – Vita mia!

By 10 Novembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Quanto speciale il legame che unisce chi ha dato la vita a chi tale vita ha ricevuto.

Che insuperabile esempio di totale e completo dono di sé!

Quando Spartaco, mio marito, ha il turno 1400-2200, deve uscire di casa almeno un’ora prima dell’inizio lavoro. Lui &egrave perito capo-turno alla MECROM, e cambia orario ogni due settimane: 0600-1400, 1400-2200, 2200-0600.

Adesso, in agosto, &egrave proprio un sacrificio affrontare il caldo delle prime ore pomeridiane. Pranziamo presto, e mentre lui entra in fabbrica io me ne vado a riposare un po’ dopo aver rassettato tutto ed essermi rinfrescata. Indosso solo una corta camicia da notte e mi sdraio sul letto, nella penombra assicurata dalle persiane chiuse.

Romolo, nostro unico figlio, di solito guarda la TV o naviga in internet, salvo se non decida di affrontare la canicola e andare a casa di qualche amico.

Il mio sonno non &egrave mai pesante, ma riesco a dormire abbastanza bene anche se mi disturbano i rumori. Per questo la mia camera da letto &egrave interna, non ha finestre che danno sulla strada.

Ero su un fianco, e il sedere stava proprio sull’orlo, così l’aria mitigava il caldo, anche perché la camiciola lo lasciava quasi del tutto’ scoperto.

Mi sembrò di percepire il lieve abbassarsi della maniglia della porta, poi l’uscio che lentamente di apriva. Non poteva essere che Romolo, ma lui solitamente bussa prima di entrare. Restai immobile. Chissà cosa voleva, forse mi informava che usciva. Strano, perché in tali casi lascia un messaggio sul tavolo del tinello.

Decisi di ‘stare a vedere’. Romolo entrò in punta di piedi, si avvicinò al letto, con voce appena udibile mi chiamò: ‘Ma!’ Era strano che parlasse così sommessamente. Si abbassò un po’. Di nuovo: ‘Ma!’ Non mi mossi.

All’improvviso sentii il suo fiato sulla mia natica nuda, e avevo dimenticato che ero in quel modo. Non sapevo cosa fare e soprattutto cosa stava facendo lui.

Lo appresi subito: mi stava sfiorando con le sue labbra. Incredibile, Romolo mi stava baciando il sedere. Mi venne in mente di voltarmi di scatto e dargli una sonora sberla. Ma pensai che, in fondo, era mio figlio, un ragazzo, e l’avrei traumatizzato. Seguitai a respirare come se dormissi profondamente. Adesso era la mano di lui che carezzava teneramente la mia chiappa! Incredibile’ dovevo assolutamente parlare con quel ragazzo, cercare di capirlo, sapere se avesse una fidanzatina’

Non se ne andava, però, la mano, lievissima, seguitava a carezzare e, fortuitamente’ o meno’ indugiava sul solco tra le natiche’ come se volesse infilarsi’ Che mano delicata, il mio bambino, e come carezzava la sua mamma’ Mi dovetti controllare per non scuotere la testa: però’ stava carezzando il sedere della mamma’ e questo non mi sembrava proprio naturale.

Dopo un po’ depose ancora un delicato bacio sulla parte, e certo si doveva accorgere che tutte quella sue carezze mi avevano provocato la pelle d’oca.

Uscì con la stessa circospezione con la quale era entrato.

Dovevo proprio parlare con Romolo.

Comunque, non riuscii più a dormire.

——-

Romolo era nella sua camera-studio, smanettava al computer. La porta era aperta.

Mi ero alzata da poco, avevo indossato una vestaglia sulla camiciola. Mi fermai sull’uscio.

‘Ciao Romolo.’

Si voltò e mi sorrise candidamente, squadrandomi, però, da capo a piedi. L’osservazione doveva averlo soddisfatto perché notai una chiara espressione di approvazione sul suo volto.

‘Ciao, ma”

‘Ti disturbo?’

Alzò le spalle.

‘Sto solo perdendo tempo”

Entrai, andai a sedere nella sedia accanto al tavolo, quasi di fronte a lui.

Altra sua perlustrazione della mia persona, con evidente insistenza sul petto, sui fianchi. Mi guardava intensamente, stringeva le labbra, si capiva che era turbato, forse preoccupato. C’era qualcosa di sensuale.

‘Mi spiace che ti annoi, tesoro. Credevo che andassi da qualche amico’ o amichetta!’

‘Quale ‘amichetta’ mamma, e chi le ha?’

Sorriso, con un senso di complicità.

‘Alla tua età, un bel ragazzo come te, ha certo una ragazzetta’ ha mille curiosità’ non &egrave vero?’

‘Vero in parte.’

‘Cio&egrave?’

‘Ha tanto desiderio di conoscere”

‘E’ normale, tesoro’ alla tua età si hanno nuove sensazioni, nuovi interessi”

Scosse la testa, sconsolato.

‘Proprio così.’

‘E riesci a soddisfarlo questi tuoi desideri?’

Tornò a scuotere il capo. Un lungo, profondo sospiro.

Gli presi la mano.

‘Lo sai, Romolo, che un proverbio francese dice che ‘cuore che sospira non ha ciò che desidera’? E’ il tuo caso?’

‘Chissà!’

Abbassai la voce, cercando di essere confidenziale.

‘Dillo a mamma tua, che farebbe tutto per vederti felice e sereno, c’&egrave di mezzo qualcosa di’femminile?’

Mi lanciò uno sguardo esaltato, restando in silenzio.

‘Allora, piccolo?’

Altro sguardo e altro sospiro.

‘Forse desidero l’impossibile.’

‘Non puoi dirmi altro? Posso aiutarti?’

‘Non lo so, mamma, non lo so”

Alzò la mia mano e la baciò, a lungo.

Mi alzai, lo baciai sulla fronte e mi avviai alla porta. Mi voltai.

‘Ricordati, Romolo, una mamma fa tutto, anche l’impossibile, per il suo bambino.’

Uscii.

La sera decidemmo di ritardare di molto la cena, per attendere Spartaco, che arrivò quasi alle undici.

Giorno successivo, stessa ora del dopo pranzo.

La mia titubanza era se chiudere a chiave la porta della camera da letto quando andavo a riposare.

Se Romolo avesse provato di nuovo a entrare, il mio gesto, chiaramente di sfiducia nei suoi confronti, lo avrebbe prostrato, disperato.

Decisi di non cambiare nulla, nemmeno la camiciola e’ la posizione.

Inutile dire che non riuscivo ad addormentarmi. Ero immobile, contratta, con l’orecchio teso, cercavo di respirare come se dormissi profondamente.

La maniglia si abbassò lentamente, la porta si aprì, Romolo entrò. Dal passo mi accorsi che era scalzo. Si avvicinò e con delicatezza sollevò ancora di più la camiciola. Non sapevo se ridere, dentro di me, o sdegnarmi. Insomma, sto ragazzo era attratto dal fondo schiena della madre. Non si muoveva, certo stava guardandolo. Me lo immaginavo, con gli occhi spalancati’ alla scoperta del deretano materno.. stavo diventando volgare’ ma che scoperta’ più scoperto di così’.!

Ecco il suo respiro, le sue labbra’ anzi’ oggi &egrave la lingua che lambisce’ dolcemente’ però’ sta andando tra le natiche’ ma che fa?… con le mani le scosta un po” ma che.. &egrave matto?… ma che’ sta leccando lo sfintere’ ma così non può essere’ quel muscoletto &egrave vergine’ ma &egrave tanto sensibile’ adesso si accorge che sta vibrando’ quasi quasi gli faccio capire che’ Ah, meno male’ ha smesso’ No, smesso un cavolo’ e adesso’ che cosa é’. Oddio, ma questo figlio mio &egrave proprio matto’ &egrave malato’ lo sento bene’ tra i glutei sta spennellando il suo glande’.

D’un tratto, toglie tutto e scappa dalla camera. Non chiude completamente la porta!

Un incubo, un vero incubo.

Ma questa volta l’ha fatta grossa.

E’ necessario parlargli chiaramente dell’incesto, senza mezzi termini, a costo di’

A costo di che? Di sconvolgerlo, traumatizzarlo, far sorgere in lui complessi strani, fargli credere che non &egrave ‘capace’ di stare con una donna? Devo rifletterci.

Ero nervosissima, e riflettevo che la colpa di tutto era mia, solo mia. Ma come mi era passato per la testa di non chiudere la porta? Ero stata io a provocarlo. Dovevo immaginarlo: col mio tondo popò in mostra era una provocazione palese’.

Sì, però’ lui non doveva infilare il suo ‘coso’ tra le materne chiappe.

Era ben sodo quel ‘coso’ e abbondante’ inutile’ il mio bambino era ormai un uomo.

D’accordo, ma, allora, perché non andava a sfogarsi con una della sua età?

Logico che non riuscii a dormire.

Mi alzai, indossai mutandine e reggiseno, una leggera vestaglia e mi misi a leggere, seduta in poltrona.

Niente da fare, scorrevo le parole ma pensavo a ben altro.

In effetti, quel ‘coso’ non doveva essermi infilato lì perché Romolo era mio figlio. Non altro!

Già, andavo rimuginando, e se invece era quello di un uomo diverso?

Che sciocca, Spartaco lo inseriva proprio tra le natiche, vicinissimo al ‘buchetto’, specie quando gli volgevo la schiena, e anche lui ogni tanto’ spennellava’. Non gli ho mai permesso di andare oltre, in quel luogo’ anche se a volte si eccitava fino al punto che all’ultimo momento lo metteva in fretta nel mio sesso e si’ scaricava!

Che razza di pensieri mi passavano per la testa. Non lo avrei mai immaginato.

Dopo un po’ di tempo decisi di andare a vedere dove diavolo stesse Romolo.

Lo trovai anche questa volta al computer, mi sedetti al posto del giorno prima.

Cercai di guardarlo severamente, la sua espressione di incantata adorazione e il suo volto che sembrava supplicare, non so se perdono od altro, mi intenerirono. Come fare ad essere severa con quel ragazzino. Comunque cancellai il sorriso dalle mie labbra.

‘Volevo chiederti una cosa, Romolo.’

‘Si, mamma.’

‘Sai cosa &egrave l’incesto?’

‘Certo.’

‘E cosa &egrave?’

‘Una legge scritta dagli uomini che punisce chi, in modo che ne derivi pubblico scandalo, ha rapporti sessuali con un discendente o un ascendente. A me sembra che si punisca solo il ‘pubblico scandalo’, non il fatto in &egrave stesso.’

‘Non ti sembra che la tua interpretazione sia solo un sofisma, un ragionamento cavilloso che ha apparenza di coerenza e logicità? Secondo te, quindi, se il tutto si consuma con la massima riservatezza e circospezione”

‘Non c’&egrave niente di male. Ciò accade normalmente tra le specie viventi, nel mondo animale al quale apparteniamo.’

Non nascondo che mi aveva spiazzata, non avevo argomenti’

‘A parte che non condivido quello che dici, non credi che certe cose sia bene che non avvengano, come dire, in famiglia?’

‘Ma’, come fai a vietare che uno si senta attratto, in tutti i sensi, da una persona bella, affascinante, seducente, solo perché fa parte della famiglia?’

C’era una logica diabolica, in quel suo modo di ragionare. Dovevo troncarla li.

Mi alzai.

‘Non sono d’accordo con te, Romolo!’

Stavo per avviarmi verso la porta.

Mi guardò con occhi da cerbiatto.

‘Neanche un bacio, mamma?’

Mi chinai su lui, lo baciai sulla guancia. Si strinse a me, forte, e, guarda combinazione, una sua mano finì, aperta, sulla mia natica.

Che scioccone, il mio bambino. Gli ricambiai l’abbraccio e lo baciai di nuovo.

—–

Il giorno dopo, mentre riordinavo tutto, dopo il pranzo, e dopo che Spartaco ero uscito per recarsi al lavoro, pensavo all’accaduto, al colloquio con Romolo, e a cosa dovevo fare. Ecco. Questa era la cosa più importante.

Romolo si era offerto si aiutarmi, lo ringraziai e gli dissi che avrei fatto tutto rapidamente, da sola.

Invece di andarsene nella sua camera, come soleva fare, sedette su una sedie e si mise ad osservarmi mentre sfaccendavo.

‘Sei veramente bella, mamma’ inutile’ una come te non c’&egrave al mondo”

Mi fermai un attimo.

‘I figli vedono sempre bella la propria madre. Ricorda la poesia dove De Amicis dice: mia madre ha sessant’anni,
e più la guardo e più mi sembra bella.’

‘Sono certo che sarai bella anche a sessant’anni, ma ora sei uno splendore!’

‘Adulatore.’

Ero al lavandino, stavo asciugandolo.

Lo sentii dietro me, mi abbracciava stretto e le sue mani erano sul mio seno, i miei glutei’lo sentivano!

Rimasi sorpresa, rigida.

‘Fammi finire, tesoro.’

Mi baciò la nuca.

‘Sì, mamma, vado in camera mia.’

Ero sempre più perplessa. Mille idee si agitavano per la mente. Quella sua dichiarazione sull’incesto mi dava da pensare. In fondo’ forse’ aveva ragione lui. Scossi le spalle, dovevo scacciare un tale punto di vista. Ma sì, dovevo chiudere la porta; e basta!!! Poverino, però, l’avrei distrutto. Si sarebbe sentito abbandonato dalla sua mamma. Mi fermai un momento. Dovevo riflettere, meditare: che sensazione mi aveva procurato quel robusto fungo di carne palpitante tra le mie natiche, proprio vicino al buchetto rosa? Beh, dovevo riconoscerlo: nulla di sgradito’. anzi! E poi, la curiosità era fortissima, insuperabile. Che tentazione!

Ma sì, conclusi, vediamo come va a finire.

Decisi, però, di indossare una camicia più lunga.

In camera la scelsi accuratamente. La infilai, mi guardai allo specchio. Era lunga fino al ginocchio.. però’ era come se non la indossassi’ era trasparente, impalpabile’ non solo non sottraeva nulla alla vista ma addirittura esaltava le mie non trascurabili rotondità. Alzai le spalle, mi sdraiai sul letto, sempre nella solita posizione’ quasi mezzo sedere era fuori dalla sponda.

Forse il discorsetto con Romolo, tutto sommato, lo avrebbe indotto a troncare tutto.

Niente affatto. Anzi, prima del solito. La maniglia’ la porta’ e mentre simulavo respiro pesante, tipico del sonno, lui, sentivo, si avvicinava’

Restò per qualche istante fermo, certamente era uno spettacolo nuovo’ con quella camicia! La sua mano ne prese il lembo e, molto lentamente, lo sollevò’ molto’

Sentii un sommesso rumore di stoffa’ le mani che delicatamente separavano le natiche e’ quel ‘coso’ che mi sembrava più caldo e grosso di prima’ Una leggera strusciata con sosta e.. spinta’ al contatto del buchetto’.

Attendevo, e quasi mi auguravo, che proseguisse’ scendesse verso le gambe’

Che cavolo, quel benedetto ragazzo, non sapeva dove andare?

Fu spontaneo, istintivo, impulsivo, tirare le ginocchia verso il mento e sporgere ancor più il deretano. Certo, in tal modo, il mio sesso, contornato da lunghi peli nerissimi, doveva apparire palese, in tutta evidenza’ e mi resi conto, inoltre, che era bagnato’ bagnatissimo.

Povero Romoletto, aveva bisogno di aiuto’

Mi mossi in modo tale che il suo massiccio glande vibrante scendesse all’ingresso della vagina. Mi sembrò di sentire il suo respiro fermarsi.. e anche lui restò come bloccato’ ebbi la sensazione che fosse terrorizzato, intimorito’

Una mia decisa spinta e’ entrò in me’ quasi tutto’

Sentii il suo ‘aaaaaaah”

D’improvviso, si avvicinò ancor più a me, per quanto poté mi abbrancò furiosamente le mammelle, strizzandole’ cominciò un dentro-fuori frenetico, convulso’ che stava sconvolgendomi’ stavo godendo come una matta’ una scopata del genere non me la ricordavo’ certo la violazione di un tabù aveva la sua parte’ comunque il piacere, la voluttà, mi stava sopraffacendo, sconvolgendo’ l’orgasmo mi stava travolgendo’ e nello stesso momento percepii il fiume caldo che Romolo riversava in me, con un ‘Dio.. diooooooooo’, che accompagnò i violenti colpi del suo sesso in piena eruzione!

La sua voce era roca, rotta di pianto.

‘Ma”. Ma” perdonami’.’

‘Vieni qua, cocco di mamma’ abbracciami’ ora sei un uomo’ vero?’

Dovetti abbracciarlo, carezzarlo, baciarlo, consolarlo, rassicurarlo, tranquillizzarlo, dicendogli che era il mio bambino e che era stato bellissimo anche per me’

Lo cullavo, tra le mie braccia, e pensavo che la sera dovevo’ farmi’ riempire’ anche da Spartaco’ perché non avevo preso alcuna precauzione.

Strano, non ero inorridita da quanto era accaduto, anzi’ e non mi turbava affatto la possibilità di generare nel mio grembo il figlio di chi nello stesso grembo era stato, a sua volta, concepito’. Al contrario, mi affascinava l’idea di diventare contemporaneamente madre e nonna’ e mi veniva perfino da ridere pensando che, invece, Spartaco sarebbe stato, in effetti, solo il nonno!

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