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Racconti erotici sull'Incesto

Le Avventure Di Max E Sua Madre (Parte Prima)

By 24 Gennaio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

1

“Tesoro, svegliati! La colazione è in tavola”
Lentamente, Max emerse dal sonno. Non ricordava di preciso cosa stesse sognando; solo che c’entravano in qualche modo donne nude nude in pose provocanti. Andò al bagno a orinare e si accorse di avere un incombente problema: il suo pene pareva un punto esclamativo. Era così tutte le mattine, e sicuramente quegli strani sogni avevano contribuito…
Si recò in cucina per la colazione e trovò sua madre affaccendata ai fornelli. Senza quasi accorgersene, su quel culo pieno e … invitante.
“Oddio, ma cosa sto pensando?”, pensò distogliendo lo sguardo. “E’ mia madre!”
Ma il suo pene, che si stava ammosciando, aveva ritrovato d’improvviso tutto il suo vigore.
Effettivamente, con i suoi quarantadue anni, Chiara era ancora una bellissima donna. Alta e in perfetta forma, rossa di capelli e con un seno esagerato. Una quarta piena che avrebbe fatto ancora la felicità di moltissimi ragazzi, anche molto più giovani.
“Sì, ma è mia madre”, si ricordò Max sedendosi, deciso ad allontanare una volta per tutti quei pensieri sconvolgenti.
“Ben svegliato, tesoro”, lo salutò Chiara. “Come vanno gli studi? Quando hai il prossimo esame?”
“Tra circa un paio di settimane, ma'” rispose Max, la voce ancora un po’ impastata dal sonno. “Comunque vanno bene, sono abbastanza avanti”.
“Ne sono contenta. Ha chiamato tuo padre, ieri sera. Dice che l’incontro di lavoro è andato bene, ma che dovrà star via ancora una settimana”.
“Ah”, disse Max, a cui la notizia non faceva nè caldo nè freddo. Per un’altra settimana sarebbe stato da solo in casa con mamma.
Meglio così. Non si recava in facoltà in quei giorni, preferiva studiare in casa, e meno persone c’erano, più tranquillità e concentrazione riusciva ad ottenere.
Ad un certo punto, con un movimento sbadato del braccio, si rovesciò addosso la tazza di latte caldo. Precisamente all’altezza del cavallo dei calzoni.
“Ti sei scottato?” chiese sua madre in tono apprensivo.
“No, però diamine…”
“Aspetta che ti aiuto a pulirti”. Prendendo uno straccio bagnato, Chiara s’inginocchiò di fronte al figlio e cominciò a strofinare all’altezza del pacco.
Solo allora si accorse dell’erezione del figlio…
“Oh” disse rialzandosi di scatto. Imbarazzata, notò anche un’altra cosa: che Max fissava con occhi spalancati la sua vistosa scollatura.
Si guardarono poi negli occhi e, entrambi imbarazzati, finirono per distogliere lo sguardo.
“Be’, è il caso che io vada studiare”, farfugliò Max. “Altrimenti resto indietro. Grazie per la colazione…”
“Sì, anche io ho tante faccende da fare…”
Entrambi erano frettolosi di risolvere l’imbarazzante episodio.
Una volta nella sua stanza, Max si sdraiò sul letto e lasciò correre i pensieri.
Liberi.
La scollatura di sua madre… i seni prorompenti, enormi, compressi dalla stoffa…
il suo culone… morbido e invitante…
Senza quasi rendersene conto, si slacciò i pantaloni e cominciò a masturbarsi. Mancava poco all’orgasmo quando la porta della sua stanza si aprì d’improvviso.
Che idiota! Non aveva chiuso a chiave!
Sua madre fece capolino dalla porta.
“Ti ho portato le sigarette, ieri le hai lasciate in salotto e… ooopss… scusa, non immaginavo che…” Resasi conto della situazione, balbettando, sua madre uscì e richiuse la porta.
Max si sentì una merda. Mai aveva provato una vergogna simile. Sorpreso da sua madre mentre si masturbava! Cosa poteva esserci di più umiliante?
Ma c’era qualcosa di ancor più sconvolgente. Nonostante il devastante imbarazzo, il suo pene era rimasto ancora eretto. Anzi, la vista di sua madre aveva contribuito ad aumentarne il vigore.
Così finì quello che aveva iniziato, sborrandosi litri di sperma nella mano.

Anche Chiara era rimasta turbata da quanto aveva visto. Turbata ed eccitata. Sì, inutile nasconderlo a se stessa.
Sdraiata in camera da letto, cominciò a toccarsi. Nella mente, aveva fissa l’immagine del pene di suo figlio. Un pene di tutto rispetto, che sicuramente si avvicinava ai venti centimetri, e con una circonferenza niente male. Sicuramente molto meglio di quello di suo padre…
Suo padre, cioè suo marito.
Non l’aveva mai tradito. Non solo: non aveva neanche mai pensato seriamente di farlo. Gli era rimasta fedele, col corpo e con la mente, fino a quel momento. E possibile che ora desiderasse di tradirlo proprio con suo figlio?
Continuò a toccarsi sempre più appassionatamente, accelerando il ritmo. Ma proprio mentre mancava poco perchè l’orgasmo montasse, si bloccò domandandosi:
“Ma che diavolo sto facendo? A che diavolo sto pensando? Sono un’immorale!”
Smise di toccarsi sul più bello. Piena ancora di voglia, ma ora anche di vergogna per se stessa, si portò le mani al volto.

I giorni passavano e nessuno dei due parlava più dell’episodio, per quanto entrambi ci pensassero assiduamente. Chiara si tormentava per l’imbarazzo, Max si ammazzava di seghe.
Mancavano ormai solo tre giorni al rientro del capo famiglia, evento che forse avrebbe riportato tutto alla normalità. Se non che, un pomeriggio, la situazione precipitò.
Max era andato in cucina a prender un bicchier d’acqua. Sua madre, nella stanza accanto, stava facendo delle pulizie.
“Max”, lo chiamò. “Mi reggi per qualche minuto lo sgabello, che devo spolverare quello scaffale lassù in alto?”
Lui l’accontentò, non potendo evitare però di guardarle il culo.
Quando stava per scendere, lo sgabello traballò e Chiara scivolò. Ci pensò suo figlio a sorreggerla… ,ma così, facendo, involontariamente, strofinò il suo pene, già durissimo, contro quel culone morbido.
Rimasero entrambi paralizzati per qualche istante.
“Scusa mamma, io non…” balbettò Max, senza però muoversi. Il cazzo, più duro che mai, era incastonato al centro di quelle belle chiappone.
“Non… cioè…”
E qualcosa accadde nella mente di Chiara.
“Sssssssssttt”, disse voltandosi. “Non dire una parola”. E, senza aggiungere altro, lo baciò.

2

Era stata la sua figa a decidere per lei. Complice l’eccitazione di quei giorni, non sfociata in una vera e propria masturbazione, la sua voglia aveva devastato qualsiasi resistenza etica o morale.
Non appena aveva sentito il cazzo duro di suo figlio premerle fra le chiappe, aveva perso la testa.
Fu un bacio lungo e appassionato. Quando si staccarono, Max sussurrò:
“Mamma, forse non dovremmo…”
Ma lei gli pose un dito sulle labbra ad intimargli nuovamente il silenzio.
Impossibile resistere agli imperativi della figa.
Lentamente, tremante di voglia, s’inginocchiò e gli slacciò i pantaloni.
“Vediamo un po’ che cosa c’è qui dentro”, disse accarezzandoglielo da sopra le mutande. Poi le calò.
Il cazzo di Max saltò fuori come un giocattolo a molla.
“Com’è bello” si lasciò sfuggire Chiara. “E’ proprio un bel cazzo, figliolo mio… ti ho fatto proprio bene. Un capolavoro, oserei dire…”
“Mamma, io non sono sicuro di quello che stiamo facendo. Preferirei… preferirei smettessi!”
Era diventato rosso come un peperone.
Sua madre lo guardò dal basso all’alto, fissandolo negli occhi.
“Davvero?” chiese con un ghigno. “Davvero preferisci che smetta? Il tuo cazzo non sembra della stessa idea…”
E così dicendo diede un veloce bacino all’oggetto in questione, che ebbe una pulsazione, come ringraziando.
“Mi sembra che il tuo pistolino qui, anzi, forse è il caso di dire pistolone, apprezzi le mie attenzioni e non abbia voglia di tornarsene nelle mutandine…dove resterebbe solo soletto… ”
“Mamma, è che… non so…. mi sembra immorale…”
Ignorando quest’ultima affermazione e continuando a guardarlo fisso negli occhi, Chiara gli domandò:
“Vuoi che te lo prenda in bocca?”
“Mamma…”
“Allora, sì o no?”
Oh mio dio, pensò Chiara in un attimo di lucidità, un barlume di ragionevolezza nel vortice della lussuria che aveva attanagliato la sua mente. Che cosa sto facendo? Che cosa sto dicendo? Ho appena chiesto a mio figlio se vuole un pompino da me? Sono diventata matta?
Ma prima che potesse tornare sui suoi passi, Max sussurrò, con un filo di voce:
“Sì… va bene. Lo voglio. Sistemiamoci sul divano, però. Non mi va di stare in piedi”.
Si sedette soltanto Max. Chiara, di nuovo precipitata nel vortice più lussurioso di prima, s’inginocchiò davanti a lui. Gli prese la mazza in mano e cominciò a segarlo. Prima lentamente, poco più di uno strofinio, poi sempre più velocemente, guardando fissamente la cappella violacea e grande.
“Ti piace?” gli chiese. “Ti piace come ti masturba la mammina? Come te lo mena per benino?”
“Sì” rantolò Max. “Mi piace tanto tanto tanto…”
“Ora la mammina te lo prende in bocca, come promesso. Ti va?”
“Sì…”
“E allora chiedimelo. Voglio che tu me lo chieda. Mi eccita…”
“Ah.. va bene… prendimelo in bocca, allora”.
“No, voglio che tu dica: mammina, ti va di prendermelo in bocca?”
“Sei incredibile mamma! Incorreggibile… comunque va bene: mammina, ti va di prendermelo in bocca?”
“Certo figliolo mio” disse lei e si calò sul cazzo.
Affamata, prese a succhiare come una forsennata. Lo ingoiava tutto, fino alle palle. Se lo cacciava in gola, poi se lo sfilava dalla bocca e leccava lentamente tutta l’asta.
“Te la stai godendo la bocca di mamma, vero?”
“Oh sì!”
Faceva versi osceni succhiando. Sbavava come una troia.
Una troia incestuosa, pensò, ecco cosa sono. Una porca incestuosa, golosa e affamata.
Mentre succhiava, prese a massaggiare dolcemente le palle pelose del figlio. Ogni tanto, quando si staccava dal cazzo, le leccava e le succhiava.
“Sei meravigliosa, mamma”, disse Max.
Lei per tutta risposta s’infilò il cazzo ancora più in fondo alla gola.
Succhiava e mugugnava, tastando i coglioni, talvolta tornando a leccarli e a prenderli in bocca, infoiata come una cagna.
E’ quello che sono, si disse. Esattamente quello che sono. E al diavolo l’etica e la morale! Mi sto eccitando come non mi è mai successo a godermi la mazza di mio figlio, e solo questo conta, nient’altro! Se sono felice allora va tutto bene, e mi sembra che anche lui lo sia…
Come a confermare i suoi pensieri, Max esclamò:
“Mamma, sto per venire! Spostati o ti sporco!”
Lei staccò la bocca dal cazzo e disse:
“E perchè dovrei spostarmi? Sborrami in bocca! Lo voglio bere tutto…!”
E veloce se lo ricacciò tra le labbra.
La sborrata arrivò, puntuale e poderosa. Chiara ingoiò tutto, da brava cagna qual era diventata. Si leccò le labbra compiaciuta. Mai aveva bevuto niente di più buono. Mai aveva trovato nettare più saporito.
“Ora che ti sei sfogato” disse sedendosi accanto al figlio, “riprendi le forze con calma e preparati ad una sessione di sesso indimenticabile. Oggi non ho ancora finito con te…”

continua…

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