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Racconti erotici sull'IncestoRacconti TransTrio

Le notti di Marta

By 18 Maggio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Eravamo ospiti a casa dei genitori di Marta e, come sempre era stata una notte infuocata.
Il mio uccello è quello del padre di Marta avevano fatto gli straordinari per soddisfare sia la mia dolce mogliettina che mia suocera.
Per quest’ultima la visita del suo genero preferito è super dotato era sempre una festa e quindi, il marito, di buon grado si era fatto da parte lasciandomi scopare la tardona in tutte le posizioni e in tutti i buchi.
Nel frattempo Marta munita di uno straphon viola aveva preso il ruolo maschile che tanto adorava e si era dedicata al culo di suo padre.
L’uomo, effeminato e poco dotato aveva accettato di buon grado di essere montato dalla figlia con tanta irruenza finché il culo non aveva preso a sanguinare.
Nel contempo si era segato e risegato fino a ridursi il cazzetto come uno straccio.
L’unico dispiacere era che, alla combriccola mancasse la nonna di Marta, una troia aperta ad ogni gioco erotico e vera mente pulsante in quella famiglia di incestuosi. Purtroppo la vecchia bagascia era al mare a casa di una sua cara amica.
Lasciando all’immaginazione cosa poteva combinare quella sessantottenne troia da competizione con un amica di cotanta porcaggine notai anche l’assenza di Claudio il cugino di Marta e di quella porca di sua madre Fulvia.
Il ragazzo era un po il mio asceta. Ero stato io ad aiutarlo ad esaudire il suo sogno preferito di scomparsi la madre ma, nel contempo, l’avevo anche introdotto al piacere del sesso senza remore inculandolo a più non posso.
Così eravamo finiti a fare un trenino con Fulvia a farci da locomotiva e noi due maschioni dietro a fare i vagoni col cazzo in tiro.
Oltre a questa tresca avevo anche aiutato Fulvia a liberarsi di ogni tabù visto che segretamente intratteneva da anni una relazione saffica con la sorella, la mamma di Marta.
Ora libere da ogni pensiero le due sorelle potevano lesbicare allegramente è più nessuno ci faceva caso.
Avrei tanto voluto avere Fulvia e Claudio nell orgia ma purtroppo erano a una serata di beneficenza a cui non potevano propio mancare.
Così la maggior parte dei miei sforzi si erano concentrati nel culo dei genitori di Marta che alle prime luci dell’alba erano crollati sul letto esausti e pieni di sperma in ogni orifizio.
Io purtroppo, nonostante la stanchezza, alle otto ero già in piedi.
Marta nuda e a gambe larghe dormiva un sonno disturbato russando anche un po. La poverina doveva essere esausta. Sul comodino c’era ancora il suo cazzo a cintura tutto lordo….
Chissà che male alle ginocchia povera cara pensai e cercando di non far rumore mi alzai dal letto e uscii dalla camera degli ospiti.
Nella camera di fronte la porta era semi aperta e si vedevamo mio suocero e mia suocera nudi uno sopra l’altro. Sudati, sporchi e stremati russavano come una segheria anche loro.
Così scesi di sotto, avevo un gran bisogno di un caffè.
Entrato in cucina trovai Claudio seduto al tavolo della colazione “ciao caro, ieri sera mi sei mancato. Avrei avuto un gran bisogno di aiuto”.
Lui, un bel ragazzone di vent’anni bruno, mi sorrise timido come sempre “mamma aveva questo impegno. Sai e la tesoriera del circolo e non potevamo mancare”.
“Peccato” dissi mentre mi preparavo la caffettiera e la mettevo sul gas.
Intanto non potei fare a meno di notare che Claudio mi fissava il cazzo semi duro. In effetti, senza farci troppo caso ero sceso in cucina completamente nudo. Nonostante tutto il lavoro notturno appena sveglio il mio randello gigante aspettava la sua bella sborrata mattutina. Ormai era un abitudine a cui non potevo rinunciare.
“Tua madre è già sveglia? Quasi quasi le faccio una sorpresina” dissi mentre solo all’idea già mi si alzava il cazzo.
“No purtroppo è dovuta uscire presto. Questo nuovo lavoro la pressa molto, è già tanto se lo facciamo alla sera e nemmeno tutte le sere”.
“Poverino. E adesso come facciamo. Marta russa tua zia pure e a me tira il cazzo….”.
Lui fece un mezzo sorriso. “Vuoi che…..”.
“Ma si va -concessi mentre già mi avvicinavo a lui approfittando che stava seduto sulla sedia- vediamo se sei ancora bravo come una volta” e senza aggiungere altro lasciai che Claudio aprisse la bocca e iniziasse a farmi un bel pompino.
Il ragazzo ci sapeva fare. Non solo ingoiava più che poteva del mio cazzone ma mi passava anche la lingua sulla punta della cappella in modo divino. In più, sapendo quanto lo gradissi mi piazzo una mano sul sedere cominciando a solleticarmi le chiappe.
Ormai tra le gambe avevo un pezzo di marmo.
Il dito di Claudio mi entro nel culo e lui tutto convinto prese a muoverlo deciso aumentando il mio eccitamento. Intanto la sua lingua calda succhiava come un idrovora impazzita.
Alla fine non ne potevo più “dai dai alzati che te lo metto dentro dai forza”.
Lui si alzò, lascio velocemente cadere a terra la vestaglia da camera e tutto nudo si mise in posizione chinato sul tavolo. Eccitato dal pompino che mi aveva sparato ce l’aveva durissimo anche lui. Benché non fosse un super dotato come il sottoscritto aveva comunque un bel randello.
Il mio cazzo scivolo come nel burro. Le chiamo e sode di Claudio nascondevano un buco sfondatissimo che mi accolse caldo fino ai coglioni.
Afferrai i fianchi di Claudio e mentre lui gemeva di piacere iniziai a pompare. Il ragazzo intanto si era preso il cazzo in mano e si segava come un pazzo.
“O george quanto mi è mancato il tuo cazzo nel culo”.
“Sei un porco. Dai godi, goditi sta mazza” sussurravo io mentre lo inculavo con tutta la forza che avevo.
Andammo avanti un quarto d’ora buono finché non sentii quel fremito nei testicoli di appagamento. Tutto il mio sperma fluente e ardente schizzo fuori come una sciabolata inondando il culo al ragazzo.
Lui eccitato venne a sua volta con una bella fontanella bianca che si piazzò sul pavimento della cucina.
“Odio che chiavata” sospiro Claudio mentre io muovendomi lentamente avanti e indietro mi svuotavo nel suo ano le ultime gocce.
Propio in quel momento suono il campanello di casa. “E chi cazzo e?” dissi.
“O cazzo George sono già le otto. Porca troia è arrivata la badante”.
“Badante? ”
“Si una che viene al mattino a pulire casa. Non sa di noi, non sa tutto quello che succede…. Corri di sopra non farti vedere nudo per favore” disse mentre in fretta e furia si infilava la vestaglia.
Obbedii per farlo contento.
Intanto una parte del mio cervello già stava elaborando che in quella casa era entrata una nuova donna.
L’unica che non mi ero scopato.
Per lo meno non ancora…….
Fatta una doccia veloce scesi a conoscere la nuova arrivata.
Non potevo farne a meno.
La ragazza si chiamava Xenia, greca, immigrata in italiano da qualche anno. Aveva 19 anni ma ne dimostrava si e no 16. Quasi piatta, con gambe lunghe e ben definite, un facciano vispo con occhi verdi e lunghi capelli nero scuri. La pelle bianco sporco non tradiva la sua origine mediterranea.
Si stava dando da fare con il mocio in cucina e così chinata con gli short di jeans era un bel vedere il suo culetto sodo dimenarsi allegramente.
Chissà se sapeva che stava lavando lo sperma di Claudio?
Mi avvicinai e la sorpresi tanto che quando senti la mia ombra incombente alle spalle fece un mezzo salto spaventato.
“Ciao” dissi sorridendole.
“Buongiorno” disse lei tutta seria e intimidita.
“Sono George. Non so se ti hanno parlato di me”
“Il genero giusto. Il marito di Marta”.
“Si propio io. Stanotte abbiamo dormito qui anche noi”.
Lei mi studio un attimo e senza mai fissarmi negli occhi si limitò a dire “se la signora dorme ancora le camere le faccio dopo”.
“Si è meglio” annui ben sapendo che se fosse salita ora avrebbe trovato la padrona e il padrone coperti di sperma e nudi come vermi.
“Beh ti lascio proseguire il tuo lavoro” dissi e tornai in salotto. Accesi la TV anche se non la guardai affatto. Da quella posizione potevo mirare benissimo Xenia che si agitava tutta con lo strofinaccio o che muoveva affannosa le braccia sotto la canotta per passare la polvere dai mobili.
Quando, a un certo punto, mezza tettina le uscì quasi fuori denotando che sotto non aveva il reggiseno già me lo sentivo durissimo.
Non potevo certo tirarlo fuori davanti a lei. Non così… Bisognava andare per gradi.
Così salii in camera. Marta nel frattempo si era alzata e si stava facendo la doccia in bagno.
Entrai e mi spogliai anche io. Quando la mia mogliettina si accorse che ero con lei avevo già il cazzo poggiato sul suo fianco. “Tesoro credevo avessi già fatto la doccia” disse lei tranquilla continuando ad insaponare il suo magnifico corpo e dondolando le poppe gonfie e e insaponate.
“Ne faccio un altra” dissi io e senza aspettare altri inviti feci chinare Marta appena un po in avanti per poterglielo infilare nella vulva.
Scopammo velocemente mentre l’acqua calda ci deliziava il coito. Marta gemeva a tutto spiano godendosi il mio attrezzo di cui pareva non stancarsi mai. Io mi beavo della sua fica calda e umida e sempre pronta spingendo come un pazzo finché non mi parti lo schizzo. “Sborrrooooooo” ululai.
“Vengooooooooooo” ribatté lei dimenandosi avanti e indietro come in preda alle convulsioni.
Sfilai il cazzo, quietato per qualche ora e ci lavammo tranquilli.
Quando uscimmo dalla stanza da bagno eravamo lindi e pinti e pronti a ricominciare. I nostri sessi non avevano pace.
Aprii la porta del bagno e vidi Xenia. Lei mi fisso strano. Era la prima volta che sosteneva il mio sguardo.
“Problemi!?” Chiesi.
“Dovevo pulire il bagno” disse.
“è tutto tuo noi abbiamo finito” dissi.
Lei entro nel bagno e sussurro “si ho sentito che avete finito”.
“A!” Sussurrai, e senza fare commenti tornai in camera mia a mettermi qualcosa addosso.

Marta aveva già messo le autoreggenti a rete e ora si stava infilando la gonna. Dovetti lottare coi miei istinti per non guardarla perché solo a vederla vestirsi già avevo voglia di scopare ancora.
Così voltandole la schiena aprii la valigia leggera che mi ero portato dietro e tirai fuori un altra camicia pulita.
“Chi è la fichetta?” Chiese Marta che col suo istinto lesbico già aveva apprezzato la carne giovane di Xenia.
“La badante. Dice che l’hanno presa per fare le pulizie al mattino”.
“Finirà per pulire tonnellate di sborra temo”.
Risi “credo anche io cara”.
“Secondo me è vergine. Tu che ne dici?”.
“Si lo stile ce l’ha” annuii.
“Scommetto che vorresti farle tu il piacere di sverginarla vero porcellone?”.
“Beh l’idea mi ha sfiorato. Lo sai”.
“Pensi di provarci?”.
“Non so cara domani torniamo a casa nostra. Mica posso saltarle addosso così di brutto. Ci vuole il giusto tempo”.
“Non fare il modesto. Ti sei scopato delle mie amiche mezz’ora dopo che te le avevo presentate. Non hai mai avuto problemi di tempi”.
“Troietta che sei… Tu vuoi che me la scopi per poterti godere lo spettacolo vero?”.
“Ovvio” rise Marta.
“Allora sappi che lei mi sa che il tuo spettacolo lo ha già visto. Credo sia entrata in bagno mentre scopavamo”.
“Ma dai…. E perché non è rimasta?”.
“Porca!” esclamai.
“Perché vuoi dirmi che se si univa a noi sotto la doccia ti facevo dei problemi!?”.
“Non l’ho mai detto”.
“E allora sei tu il porco mio caro maritino” e se ne andò sculettando sotto ad una gonna troppo corta per nascondere le sue magnifiche cosce inguantate nel nylon….
Nel frattempo entro in camera mia suocera. Vestita. Sembrava su di giri e nervosa.
Chiuse la porta e mi guardo “o meno male che hai i pantaloni addosso”
“Li ho appena messi ma per te li tolgo subito….” ridi io.
“No no dai. è una cosa seria. Abbiamo questa ragazza che ci fa le pulizie. Mi ero dimenticata di dirvelo. Sua madre è una bacchettona di prima categoria e una pettegola da competizione.
Insomma quando c’è lei in casa dovremmo…. Contenerci capito?”.
“Mi sa che arrivi tardi. Prima credo mi abbia visto scopare sotto la doccia”.
“O cavoli. E con chi. Con chi scopavi?”.
“Con tua figlia”.
Si rasserenò “a meno male temevo con Fulvia o peggio con Claudio. Se è tra marito e moglie va ancora bene. L’importante è che non facciamo porcate strane con lei in giro capito?”.
“Tipo quando tu e tua sorella vi consumate le labbra della figa a colpi di lingua?” chiesi.
Lei arrossì “si esatto. Propio quello. Queste cose le facciamo al pomeriggio e alla sera quando Xenia non c’è ok? Ti prego George non voglio farmi sputtanare da sua madre per tutto il paese”.
Mi avvicinai e la accarezzai dolcemente sui capelli “stai tranquilla sarò obbediente”.
“Grazie” sospiro lei mentre le accarezzavo una spalla giù fino al seno.
Mi afferrò la mano e se la Guido fin sotto alla scollatura della camicetta facendomi palpare un seno “per favore chiudi la porta a chiave…. Veloce”.
Obbedii gentile. Arrivato alla porta feci girare la chiave finché potevo.
Mi voltai e mia suocera si era già tolta la gonna. Chinata in avanti contro il muro ondeggiava il bel culone nudo mentre le autoreggenti nere la facevano sembrare una gran troia. “Dai una veloce e senza far troppo rumore ok”.
Risi e mi avvicinai “vediamo se riesci tu a non far rumore porcona” e messomi in posizione glielo infilai fra le chiappe spingendoglielo di prepotenza su per il culo…..
Per evitare di farmi tentare da Xenia, visto che dovevamo fare la grigliata mi offri volontario per andare al supermercato a fare scorta di salsiccia.
Mia suocera mi sussurrò nell’orecchio che “di salsiccia tu ne hai già abbastanza caro” dopodiché mi fece la lista di quel che dovevo comprare.
Io, badando di non essere visto le infilai una mano sotto alla gonna e trovando le sue belle chiappe smutandate gli tirai una palatina.

La cosa più interessante erano i culi delle massaie chinate a far la spesa nei banchi.
Un sacco tra i 40 e i 60 e, complice la primavera avevano iniziato a mettersi le gonne corte senza calze.
Alcune erano davvero poco attraenti e veniva quasi voglia di sussurrare loro all’orecchio i benefici di un bel collant coprente quando non si ha familiarità con la crema depilatoria.
Altre invece erano fantastiche. Una signora in particolare era in short corti rossi in tinta con la canotta. Gambe perfette nonostante che avesse almeno cinquant’anni.
Aveva dei calzoncini tipo cowboy neri che le davano un andatura strana ma al contempo eccitante.
Gli short aderenti le segnavano la riga delle chiappe ogni volta che si chinava.
Era un bel vedere ma dovevo anche badare alla lista della spesa e così tornai a prendere la roba.
Dopo un po però, guarda caso, eccola di nuovo. Anche lei a scegliere la carne in quei banchi frigo a vasca.
Pensa la combinazione di fronte a me.
Si china e il seno (una quarta direi) dondola quasi fuori dalla canotta. Si intravvede il reggiseno sempre rosso. Un bel panorama.
Proprio in quelli stante lei alza la testa e mi fissa.
Si è sentita gli occhi addosso e ora mi guarda. Io la guardo a mia volta. Nessuna timidezza nel mio volto, ho fatto di peggio. Assumo più l’espressione da “ti fotterei subito”.
Torno alla spesa e lei alla sua. Ci incrociamo altre due volte. Quando sfila non posso fare a meno di voltare la testa e guardare quel bel culotto poco nascosto dagli short. Anche le cosce sono fantastiche…
Arriviamo alla cassa quasi assieme, lei alla uno io alla tre. I nostri sguardi si incrociano di nuovo e le strappo un mezzo sorriso malizioso…
Devo provarci.
La mia Mercedes e la sua Fiat Multipla sono quasi vicine pare un segno del destino.
Passo col carrello a fianco a lei chinata sul baule a infilare le borse e mi avvicino “vuole una mono con le borse”.
“Ma si grazie passami il cartone del latte che pesa” mormora lei con una voce bassa e profonda.
Afferro il cartone da dodici bottiglie, glielo porgo e nel farlo sono così vicino che mi è quasi naturale sfiorarla. Indosso dei pantaloni primaverili di tela blu e sotto non ho gli slip come al solito quindi……
“Umm” sussurra mentre sente chiara e netta la banana poggiarsi sul culo.
Il fatto che resti chinata in avanti a sentirlo poggiato alle chiappe la dice tutta.
Si alza, sorride, mi fissa. Io fisso i suoi grandi occhi marroni e anche un po le prominenti bocce.
“Hai molta fretta?” Chiede secca.
“No no anzi…” mento io che in realtà dovrei tornare entro mezz’ora per grigliare.
“Stammi dietro allora” dice chiudendo il bagagliaio.
“Lo stavo già facendo” rido io e ridacchiando anche lei col tono baritonale si piazza alla guida.
Schizza via come un fulmine ed io la seguo. Infila verso le colline e io sempre dietro. Prende per una strada di ghiaia che pare non andare in nessun posto è io già lo sento duro.
Arriviamo in uno spiazzo deserto accanto a un fiume. Deve essere passato da poco un mezzo alluvione perché ci sono due o tre piante a terra. Non è certo il posto dove verranno a disturbarci.
Ci sono anche dei preservativi e carte di sigaretta sparsi in giro.
La donna scende, sembra che conosca bene il posto. La prima cosa che fa appena messo piede a terra e sfilarsi la canotta e subito dopo, tranquillamente il reggiseno.
Le due belle bocce dondolano ritmicamente mentre mi si avvicina. “Io mi chiamo Dora”.
“Piacere Dora” e allungo la mano afferrandole una tetta. Sono molto sode per la sua età, pare si sia rifatta con una plastica. Anche i capezzoli sono un po piccoli per i miei gusti….
Mi calo i pantaloni in un colpo solo e presentò anche io il mio biglietto da visita.
Lei sgrana gli occhi “che trave!”.
“Ti piace Dora?”.
“Una delle più grosse che ho visto. Non la più grossa perché conoscevo un nero che…. Beh insomma un serpente. Comunque complimenti”.
“Tu cara non fare i complimenti” dico guidandole la mano sul mio attrezzo.
Dora inizia a segarmi “ora te lo faccio diventare di marmo e poi me lo provo tutto…. Ho già il culo che brucia”.
Glielo palpo “Ummm non vedo l’ora di aprirti in due. Qui si può scopare tranquilli o vuoi che andiamo in macchina”.
“No tranquillo -dice sempre segando- questo è il vecchio orto della mia famiglia. Una volta avevamo loro e il frutteto ma adesso è abbandonato. Però è proprietà privata della mia famiglia quindi tranquillo…”.
“Infatti ho visto che sei pratica del posto” dico mentre la aiuto a chinarsi in ginocchio davanti al mio cazzo.
“Ci porto i miei allievi. Sai insegno al liceo e quelli maggiorenni e meritevoli….”.
“Li porti qui e lì premi”.
“Si beh ma non come credi tu. Sono loro che si guadagnano la promozione”.
Si alza in piedi con mia somma delusione perché me lo stava per prendere in bocca. Si afferra i lembi dei pantaloncini elasticizzati e se li cala in un colpo solo “non voglio mentirti” dice.
Sgrano gli occhi. La signora Dora, anzi la professoressa Dora, ha un bel cazzone!
“Sconvolto? Credevi avessi un altra cosa vero? Beh se vuoi te ne puoi andare. I ragazzi che porto non possono perché devono guadagnarsi la promozione ma tu…. Non voglio se non vuoi”.
Le sorrido “se dopo che mi hai dato il tuo bel culo vuoi il mio non ci sono problemi….”.
“Davvero? Non hai paura?”.
Le mostro il cazzo di marmo “ti pare un cazzo impaurito. Dai forza Dora girati che voglio il culo….”.
Lei non aspetta altro. Si volta, si china a novanta sul cofano della Mercedes e inarca le sue stupende chiappe.
“Ummmmmmh” gemo e il mio randello le penetra dentro fino ai coglioni in un paio di colpi.
Mi viene da scoparla a tutta forza e non pago le infilo una mano tra le cosce afferrando il suo bell’attrezzo per segarla un po.
“O si, dai dai, spaccami il culo, spaccami tutta”.
“Si Dora, ti sfondo, ti faccio un clistere di sborra porcona”.
“Si dai, dai, o si dai con quel cazzone dai spaccami tutta” mugola la cinquantenne mentre si è afferrata da sola il cazzone e si sega a tutta forza.
Io le afferrò da dietro i seni (finti) e la mungo come una vacca. Il mio bacino va a tutta velocità, il mio cazzo pompa a mille…. Che gran culo che ha la signora. Che sia un maschio non mi importa davvero.
“O si sborrooooooo. O si Dora ti riempio il culo puttana”.
“O si, o si mi fai venire. Mi fai venire porco!”.
“No no tieniti. Non schizzare a vuoto no.” Lesto glielo tolgo dal culo e mi piazzo sul cofano nella sua stessa posizione “vai troia vediamo se sai usarlo”.
“O si…. O George anche tu hai un bel culo….” Inizia a palparmi dandomi i brividi. Sento la punta del pisellone fra le chiappe. “Ma sei già bello aperto caro mio”.
“Ti spiace?”.
“No no anzi…. Ummm un culo di burro” e con decisione mi incula tutto fino ai coglioni….
Ci dà per un buon quarto d’ora. Si vede che ne ha inculati parecchi.
“O si godo George. Godooooooo” urla e subito dopo una raffica di sperma bollente mi inonda le viscere..
La lascio pompare finché non esaurisce le forze. Esausta si siede sull’erba tutta nuda.
Mi volto. L’inculata me lo ha fatto tornare durissimo. Approfittando che è all’altezza giusta glielo Poggio vicino alla bocca. “Vai puttana d’un travestito svuota i i coglioni forza!”.
Lei non esita un attimo e concludiamo con un sommo pompino finale. Ho fatto appena in tempo a mandare un sms a Marta “ritardo un po”.
E infatti mi hanno aspettato più che potevano tanto che sono tutti più o meno nudi in giardino con il fuoco nel barbecue che scoppietta. Ci sono mio suocero, mia suocera, Marta, suo cugino e sua madre che è appena arrivata.
Tutti noi come vermi a parte Marta che ha delle autoreggenti nere a rete da troia.
“Deduco che Xenia sia già andata a casa?” Dico avvicinandomi a mia suocera.
“E io deduco che ti sei fermato a farti una chiavata” ribatte lei annusandomi il sudore.
Mi calo i pantaloni in un sol colpo “tranquilla troia varai la tua salsiccia anzi fatti pure un assaggio” e così dicendo le mostro il cazzo che lei subito prende in bocca iniziando a spompinato a tutta forza.
Marta si sacrifica al barbecue mentre gli altri iniziano a scopare. Il cugino di Marta inizia a inculare zia Fulvia a pecora, suo padre vedendo il giovane culetto del ragazzo non resiste e si piazza dietro a fare il trenino.
“Aia zio. Piano” sussurra Claudio.
“Zitto e godi porco!” Esclama lui.
“Si zitto e pompa” insiste sua madre Fulvia.
Io intanto inizio a fottere mia suocera e siccome la fica gliela ho già passata bene stamane mi viene subito voglia di aprirle il culo come merita.
“Aia! Neanche una leccata. Cazzo così mi spacchi”.
“Meriti di essere spaccata puttana” ribatto io pompando ancora più forte. Lei urla di dolore ma in fondo se la spassa. è una porca e lo sappiamo.
L’orgia va avanti prima e dopo mangiato. Tutti i buchi sono buoni. Il culo di Claudio, di sua madre, di sua zia.
Spuntano degli straphon. Uno blu personale di Marta che subito inizia ad utilizzarlo nella fica di sua madre.
Intanto il padre di Marta assetato di cazzo si tuffa fra le gambe di Claudio.
Il ragazzo geme, la vecchia checca spompina da Dio.
Come riesca a lavorare illibata la giovane Xenia in questa famiglia di porci resta un mistero.
Verso le tre del pomeriggio il sole batte caldo. Tutti siamo sudati e pieni di sperma.
Mia suocera sdraiata col fiatone ha una gnocca che pare il tunnel del Monte Bianco.
Mio suocero ha il cazzo rosso come un semaforo per le troppe seghe.
“Ragazzi io ho bisogno di una pausa e di un po di crema lenitiva” dichiara Fulvia esausta.
“Si mamma vengo anche io a metterne un po sul culetto” dice Claudio e sculettando la segue.
I genitori di Marta salgono al piano di sopra per una doccia in comune. La cosa divertente è che la moglie chiami il marito “la mia troia”.
Restiamo soli Marta ed io, ci versiamo una birra gelata e ci facciamo due risate.
“Sazia di sesso amore mio?”.
“Lo sai che non sono mai sazia del tuo sesso…” sussurra lei come una gattina in calore.
In effetti se la impilassi ancora non si tirerebbe indietro.
Proprio in quell’istante suonano al campanello del cancello. Sgraniamo gli occhi e faccio appena in tempo ad afferrare un accappatoio che credo sia di Claudio e a sbattermelo addosso.
Vado verso il cancello “chi è?”.
Dietro all’inferriata riconosco il giovane vicino di Xenia. “Ma ciao carina”.
Lei arrossisce subito “emmm salve. La signora è in casa?”.
“Si ma credo sia in bagno. Hai bisogno?”.
“No si, no ecco io….. Insomma stamattina ho perso una spilla e…”.
“Hai perso una spilla facendo le pulizie?”.
“Si ecco, scusi sa ma….” e’ imbarazzatissima.
Ho già aperto il cancello. “Credevo avessi le chiavi. Stamattina sei entrata senza suonare”.
Arrossisce ancor di più. “Io… Io non volevo disturbare ecco…”.
Indossa un corto vestitino a fiori senza calze. Le sue giovani gambe sono perfettamente tornite è assai invitanti. Non ha un gran seno ma ha davvero un gran culo.
Entra. Marta ancora nuda sulla sdraio non fa una piega come se stesse semplicemente prendendo il sole. Xenia volta la testa per non fissarla.
“Mia moglie ha la fissa per la tintarella integrale” minimizzo io.
“Si certo” ribatte brusca la ragazza è affretta il passo per scappare veloce dentro casa.

Iniziamo dalla cucina. Xenia si china e si allunga in tutti i pertugi per cercare la spilla scomparsa. Non si può fare a meno di guardare quel vestitino che si alza e si abbassa scoprendole il lembo delle bianche mutandine candide.
Lo ammetto, me lo sta facendo tornare duro.
Da tirarselo fuori e prenderla da dietro mentre se ne sta in ginocchio vicino al frigorifero.
“Dimmi Xenia ma a parte le pulizie qui da noi che altro fai di bello nella vita?”.
Silenzio. Grande titubanza, forse non sa che rispondere. Dopo un po, senza smettere di frugare sotto ai mobili, risponde “niente di bello. Aiuto mia madre”.
“A far che?”.
“Lei ha un negozio. Vende vestiti”.
“Ma dai. Certo che con questa crisi nel commercio sarà una gran faticaccia…”.
“Si si” annuisce.
“Magari potrei passare a vedere se c’è qualcosa di carino…. Sai per dare una mano”.
No non credo signor George”.
“No? E perché? E smetti di chiamarmi signore mi fai sentire vecchio come mio nonno. George. Solo George “.
“Vendiamo calze da donna. Solo calze da donna e costumi da bagno…George.”.
“Capisco”.
La spilla finalmente spunta fuori da un pertugio accanto al lavello. Forse l’aveva tolta per fare i piatti ed è scivolata.
La riprende e se la punta sul piccolo petto propio su una delle graziose tettine a punta che pulsano sotto al vestito.
“Ok io andrei….George….”.
Mi avvicino, proprio di fronte a lei. Vedo la soggezione nei suoi occhi ma le sorrido rassicurante “dimmi ancora una cosa Xenia. Ma davvero in una casa in cui entri con la chiave di botto ti sei fatta tanto scrupolo di suonare il campanello? A me pare strano…. Secondo me all’inizio sei entrata con la chiave, hai aperto il cancello e visto tutto quello che succedeva in giardino. Non sapevi che fare e sei uscita di nuovo. Hai aspettato un po indecisa se scappare o no e poi hai provato a suonare il campanello per essere certa che chi stava facendo certe cose smettesse… Sbaglio?”.
Mi fissa seria “e se anche fosse?”.
“Bhe se fosse hai fatto un grosso errore. Come hai visto una ragazza in più non sarebbe certo stata lasciata sola… Anzi una bella come te…..”.
“Ma che dici….. Guarda che io sono vergine”.
Le accarezzò il viso. “Lo so cara e non sai quanto vorrei aiutarti a toglierti quel peso di dosso”.
“Che peso?”.
“Il peso di poterlo fare con la persona giusta. Con un uomo che lo renda un momento bellissimo, senza dolore, senza imbarazzo….”.
Sgrana gli occhi come per sbeffeggiarmi “girala come vuoi ma in pratica vorresti scoparmi!”.
Sorrido “ci ho provato dai… Sei così bella”.
“Si ma tu sei così troppo…. Insomma li sotto…. Troppo capito?”.
A quindi ha visto bene. Sia quando scopavo in doccia sia in giardino.
“Quindi non ti da fastidio se facciamo sesso fra parenti?”.
“Bhe sono affari vostri. Io che c’entro?”.
Ottima risposta, brava ragazza.
La mia mano scivola delicata sulla sua coscia. La accarezzo un po. Le sento la pelle d’oca… Sento i suoi fremiti di eccitazione.
La mano sale e quasi le sfioro le mutandine….
Sospira! Le piace.
Poi di colpo fa un balzo all’indietro “mi sa che è ora di andare. Mia madre mi starà già aspettando al negozio”.
“E ci vai a piedi?”.
“Si. Ormai il bus l’ho perso”.
“Ma non sia mai. Dammi due minuti e ti ci porto io in macchina”.
“Ma no, non disturbarti”.
“Ma quale disturbo. Anzi è un vero piacere”…..

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