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Racconti 69Racconti erotici sull'Incesto

Lea

By 7 Dicembre 2015Febbraio 9th, 2020No Comments

Mi chiamo Lea. Ho 48 anni e mi avvio a superare la soglia dei cinquanta. Nonostante l’età sono una donna, fisicamente parlando, che ha ancora molti colpi da sparare nel suo caricatore. Capelli rossi, viso tondo con zigomi un pò sporgenti, occhi castano chiari, altezza 163 cm, peso 56 kg. Due tette non molto grandi, che ospitano due bei capezzoli grossi come nocciole circondati da due belle areole caffellatte. Non sono una tettona, la mia taglia di reggiseno &egrave una 34B (circonferenza seno 93 cm). Ho un culetto (90 cm di circonferenza) ben modellato ed in armonia con il resto del corpo; a vederlo senza mutandine suscita pensieri immorali. &egrave un mandolino. Anche il mio ‘miciotto’ &egrave un capolavoro della natura. Grandi labbra polpose che fanno da porte ad un roseo ingresso protetto da piccole e gonfie labbra e sovrastato da una uretra su cui si erge imperioso un clitoride che, quando stimolato, si proietta verso l’esterno per una lunghezza di ben 7 cm tanto da sembrare, senza il cappuccio, un piccolo pene. Per vedere il tutto &egrave necessario aprirsi un varco tra la folta foresta di peli (sono una pelosona) che ornano il mio organo genitale. Insomma sono una donna che al suo passare attira su di se sguardi e occhiate di uomini e donne che farebbero carte false per portarmi a letto. Non possono e mai potranno soddisfare i loro desideri perché il mio letto &egrave già occupato. Sono ormai trascorsi 10 anni circa da quando mi lasciai andare e permisi ad un mio assiduo corteggiatore di entrare nel mio letto, di possedermi e di diventare il mio amante. Avevo 38 anni e lui 18 appena compiuti. Una differenza di ben 20 anni mi separava dal mio giovane corteggiatore. Da ridere. Una donna matura porta a letto un giovincello ancora imberbe. Per la verità non fui io a portarlo a letto fu lui ed io non mi opposi. Quando mi accorsi che l’oggetto dei suo corteggiamento ero io restai scioccata. Eppure una serie di segnali avrebbero dovuto mettermi in guardia. Non prestai la dovuta attenzione perché, per un verso,abitavamo nella stessa casa e soprattutto perché, per altro verso, il ragazzo che mi faceva oggetto della sua serrata corte era mio figlio. Mai avrei pensato di suscitare desideri in mio figlio. Quando la cosa era, ormai, molto, ma molto palese non adottai gli opportuni provvedimenti. Nella mia mente si scatenò un conflitto inimmaginabile. La mia natura di donna gioiva nel sentirsi desiderata da un giovane puledro. Di contro il mio essere madre mi metteva in uno stato di prostrazione dalla quale non vedevo vie d’uscita. Pensai che se avessi agito l’avrei traumatizzato. Parlarne con mio marito, suo padre? Due le prospettive. La prima mi avrebbe riso in faccia dandomi della pazza. La seconda avrebbe chiesto una perizia psichiatra per suo figlio e lo avrebbe fatto ricoverare in una casa di cura. Non feci niente. Una cosa potevo però fare. Essere io stessa a parlare con mio figlio e fargli capire che quello che lui voleva da me non potevo darglielo. Lo lasciai fare e la cosa arrivò ad un punto tale che solo un sottile filo ci separava da quello che si rivelò inevitabile, che avvenne e che, inconsciamente, desideravo accadesse. Un sabato mattina, mio marito aveva preso un appuntamento con i suoi amici per trascorrere un week end di pesca e mi aveva lasciata sola con mio figlio. Un oscuro pensiero mi assali. Lo scacciai. Stavo in cucina e, seduta vicino al tavolo, sorseggiavo un caff&egrave. Ero nuda e indossavo una vestaglia bianca che non nascondeva il mio meraviglioso corpo lasciando che occhi indiscreti, se ci fossero stati, potessero ammirarlo. Dormo sempre nuda, anche d’inverno. Avevo dimenticato che quegli occhi erano presenti sotto il tetto che abitavo ed erano quelli di mio figlio. Una folata d’aria attraversò la cucina. Non ebbi il tempo per girarmi a guardare che una mano mi scostò i capelli dalla nuca e due labbra calde si posarono sul mio collo. Un brivido mi percorse la schiena ed una sensazione, mai da tempo dimenticata, pervase il mio corpo. Capii subito di chi era quella bocca che mi stava baciando il collo. Mi piaceva e per un attimo mi lasciai andare. Poi mi ripresi e girai la testa. Uno sguardo carico di desiderio fissava i miei occhi. Era mio figlio. Vidi la sua testa piegarsi verso la mia e la sua bocca si posò sulla mia. Le nostre labbra erano schiacciate le une contro le altre. Sentii la punta della sua lingua picchiettare contro le mia bocca. Mio figlio voleva baciarmi non come mamma ma come donna. Non so perché dischiusi le labbra e permisi alla sua lingua di penetrare la mia bocca e cercare la mia lingua. Risposi alla sua ricerca andandogli incontro con la mia. Le nostre lingue ingaggiarono un furioso duello e ci alimentammo dell’aria che era nei nostri polmoni fino a che essa non si esaurì. Ci separammo. Avevo l’affanno. Mai ero stata baciata con tanto ardore. Mi alzai dalla sedia e mi posizionai di fronte a lui. Ero rossa in volto per la vergogna di aver risposto al suo bacio accettandolo e ricambiandolo. Non riuscii a parlare. Guardavo i suoi occhi gravidi di una intensa luce e non mi accorsi che mi aveva sollevata da terra prendendomi in braccio. Mi aggrappai al suo collo per non cadere. La vestaglia si aprì e la mia nudità si mostrò ai suoi occhi che si accesero di un intenso fuoco. Tenendomi sulle sue forti braccia si avviò verso l’uscita della cucina. Fu allora che riuscii a parlare.
‘Dove mi stai portando?’
‘Nella mia camera.’
‘A che fare.’
‘A fare quello che avrei dovuto fare già da molto tempo addietro. Papà non c’&egrave e mancherà per due intere giornate. Siamo soli. &egrave l’occasione che aspettavo. Oggi tu sarai mia.’
‘Vuoi violentarmi? Vuoi possedermi? Lo sai che sono tua madre? Che non puoi fare quello che hai in mente?’
‘Non ti userò violenza perché so che lo vuoi anche tu. Si che posso farlo. Tu sei una donna ed io sono un uomo. Che tu sia anche mia madre &egrave un fatto secondario. Oggi mi accoppierò con te e come donna e come madre che &egrave la cosa più eccitante che potessi desiderare.’
” e sarebbe questa cosa eccitante?’
‘Chiavarti.’
‘Tu sei pazzo.’
‘&egrave vero. Sono pazzo e tu sei la cura alla mia pazzia.’
Intanto giungemmo nella sua camera. Mi posò sul letto e mi spogliò della vestaglia. Ero nuda. Mi fece stendere sul letto. Non mi ribellai e non tentai di scappare. Il mio io voleva che accadesse. Restai in attesa degli eventi. Lui si spogliò e distese il suo corpo sul mio. Mi fissò e mi baciò sulla bocca; accettai e risposi al suo bacio. Avvertii la durezza del suo pene premere contro il mio ventre. Tirai su le gambe ed allargai le cosce a quasi 120 gradi di apertura. Lui sollevò il bacino e muovendosi lentamente portò la testa del suo ariete all’ingresso della mia vulva. Cominciò a spingere. Sentii il suo glande aprirsi la strada fra le grandi labbra. Imperterrito, avanzava nel mio ventre e mentre mi penetrava non smetteva di guardarmi negli occhi. Poi arrestò la spinta. La punta del glande era arrivata alla fine della corsa. Sul suo cammino aveva incontrato il mio utero. Oltre non poté andare. Era entrato lì da dove era uscito 18 anni prima. Il figliuolo prodigo era ritornato a casa. Fu in quel momento che raggiunsi il mio primo orgasmo. Gridai e venni. Lui se ne accorse.
‘Dio, mamma, stai godendo. Allora ti &egrave piaciuto? Sono contento. Mia madre ha provato piacere nel mentre suo figlio la sta chiavando. Vedrai, mamma, quante volte ti porterò all’apice del piacere. Io ti amo e voglio che tu sia la mia donna. Da questo momento sarò il tuo amante. Non dovrai preoccuparti di tuo marito. Mio padre non saprà mai niente del nostro rapporto.’
Si mi era piaciuto e glielo dimostrai portando le mie gambe ad allacciarsi sulla sua schiena e stringendo le cosce sui suoi fianchi.
‘Su completa l’opera. Recuperiamo il tempo perduto. A tuo padre ci penseremo dopo. Ora amami e fammi visitare gli spazi infiniti. Accendi il motore e metti in azione la tua astronave e portami a spasso nell’universo.’
Trascorremmo l’intera giornata del sabato e parte della notte ad amarci. Più volte e più irrorò il mio ventre della sua forza. Avevo la vagina piena di sperma, mio e suo, che unendosi avevano formato un lago e che tracimava dai suoi bordi. Erano anni che non provavo un tale piacere nell’accoppiarmi con un uomo. Che quest’uomo fosse mio figlio poco importava. Era quasi l’alba quando ci addormentammo.
Cap 2′ – Ricordi
Un raggio di sole attraversa i vetri della finestra ed investe il mio corpo riscaldandolo. Mi sveglio. &egrave domenica. Mi guardo intorno e mi accorgo di non essere nella mia camera. Al mio fianco &egrave disteso un corpo nudo di un uomo. Lo guardo. &egrave mio figlio. &egrave la camera di mio figlio ed il letto su cui giaccio &egrave il suo. Cosa ci faccio nuda nel suo letto. Istintivamente porto le mani fra le mie cosce. Raggiungo la mia micia e le mie dita tastano i peli della folta foresta che la nascondono. Sono appiccicosi. Veloce ritraggo la mano. Guardo le dita impregnate di liquido limaccioso; lo riconosco. &egrave sperma. Balzo a sedere. Questa notte ho fatto sesso. E con chi? Mio marito &egrave fuori a pesca. Ritorno a guardare mio figlio steso nudo al mio fianco ed i ricordi si materializzano in tutta la loro perversa drammaticità. Mio figlio mi ha chiavato ed io ho lasciato che lo facesse. Non mi sono ribellata. Che casino. E adesso cosa accadrà? Se suo padre se ne accorge ci ammazzerà entrambi. Scendo dal letto, raccolgo dal pavimento la vestaglia e la indosso. Esco dalla stanza e mi precipito nella mia. Mi siedo sulla poltrona. Ho la testa che mi scoppia. Come &egrave potuto accadere? Per la prima volta in diciannove anni di matrimonio ho tradito mio marito. Non &egrave il tradimento in se stesso ad essere grave; nelle coppie, anche le più unite, può capitare. La gravità sta nel fatto che l’ho tradito con suo figlio. Mi sono fatta chiavare dal frutto nato dalla nostra unione. Come ho potuto permettere che accadesse. La mia mente &egrave un vortice di pensieri. Interi spezzoni della mia vita di mamma si materializzano e si uniscono in un film che &egrave stato girato avvalendosi della regia della sottoscritta ed avendo come interprete principale mio figlio. Eravamo in vacanza nella nostra villa al mare. Mio marito, appassionato di pesca, era di frequente a praticare questo sport. Mio figlio, allora quattordicenne, restava a farmi compagnia. Di amici, in loco, ne aveva pochi. Il suo tempo lo trascorreva per la maggior parte, a casa. Invece, a me piaceva farmi arrostire dal sole. La villa era fornita da una piscina su un lato della quale vi erano dei lettini su uno dei quali mi stendevo, nuda. In casa non avevo mai avuto problemi a mostrarmi nuda agli occhi di mio figlio. Specialmente quando eravamo in vacanza. Mio marito lo sapeva. Siamo una famiglia di naturisti. Fu in un particolare giorno di luglio che mi accorsi che il mio Pippo mi faceva oggetto di particolari occhiate. Come mio solito ero distesa nuda e di schiena sul lettino. Avevo le gambe tirate contro le cosce che erano aperte come se volessi permettere ai raggi del sole di penetrarmi.. Chi mi stava di fronte poteva benissimo vedere la mia passera. Era una posizione che raramente assumevo. Lo facevo solo quando ero in calore. Non mi accorsi che sul tappeto d’erba era steso mio figlio tra l’altro anche lui nudo. Ad un certo punto sentii un gemito. Sollevai la testa e vidi Pippo che aveva lo sguardo puntato fra le mie cosce. Li per li non mi resi conti di cosa gli stavo mostrando. Poi lo sentii pronunciare una frase.
‘Dio, mamma, hai una figa che &egrave una meraviglia della natura.’
Balzai a sedere. Fu il momento sbagliato. Lui si stava sparando una sega e pronunciò le parole che avevo sentito nell’attimo in cui cominciò a godere. Eiaculò espellendo una notevole quantità di sperma. Mio figlio aveva goduto guardando la mia figa dilatata. Arrossii. Scappai in casa. Andai in bagno e mi sedetti sulla tazza. Quella frase mi martellava le tempie. Mi fece capire che mio figlio era cresciuto e che i pruriti giovanili si erano presentati. Doveva pur accadere. Il dramma stava, come in seguito mi accorsi, che le sue voglie erano a me indirizzate. Mi resi conto che non potevo più mostrare il mio corpo nudo o parti di esso agli occhi di mio figlio. Da quel giorno presi a vestirmi come si conviene ad una donna sposata e con un figlio. Il problema non si risolse. Pippo continuava a gironzolarmi intorno e non perdeva occasioni per lanciare sguardi carichi di desideri nelle mie scollature e sul mio culo. Spesso lo sorprendevo a fissare la mia bocca con occhi incandescenti. Un anno trascorre. Io a cercare di nascondermi e lui a marcarmi stretta. Aveva anche preso l’abitudine di fare apprezzamenti lusinghieri sul mio corpo oltre che riempirmi di complimenti. Mi corteggiava senza preoccuparsi minimamente di chi fosse presente. Scatole di cioccolatini e fiori di campo erano diventati una routine vedermeli regalare quasi tutti i giorni. Questi erano niente. Ogni mese trovavo sul tavolo del mio studio una scatola avvolta in carta platinata di colore nero con stelle gialle stampate. Le aprivo e dentro vi trovavo dei combinati di calze a rete, di reggicalze, di reggiseno di merletto con un buco al centro dove fare entrare il capezzolo in modo che premesse contro la stoffa del vestito evidenziandolo (era la prima volta che li vedevo) oppure reggiseno formati da solo dischetti aderenti che si applicano sui capezzoli nascondendoli e infine mutandine talmente striminzite che a stento copriano il pube ed il culetto: sono dei puri perizoma o,in alternativa, dei tanga. Il tutto rigorosamente di colore nero e di merletto. Erano le lingerie mie preferite e lui lo sapeva. Si fosse limitato ai soli fiori e/o regalini forse lo avrei anche perdonato. Invece no. Le sue attenzioni erano sempre accompagnate da bigliettini in cui mi dichiarava il suo amore. Diceva che ero la sua donna ideale; che gli sarebbe piaciuto molto vedermi indossare quei modelli di intimo. Biglietti che puntualmente distruggevo per non lasciare tracce in giro. Mi sarebbe piaciuto conservarli. Nonostante fosse fortemente infoiato mai un gesto volgare al mio indirizzo. Il bagno era il luogo dove scaricava le sue voglie. Mi arrovellavo il cervello allo scopo di trovare una soluzione non traumatizzante ne per lui, ne per me e ne, soprattutto, per suo padre. Poi il corteggiamento cominciò a piacermi. Mi sentivo lusingata dalle attenzioni che un ragazzotto dell’età del mio Pippo mi dedicava. Il fatto che fosse mio figlio passò in secondo ordine. Accettai la sua corte e ripresi a mostrargli parti nude del mio corpo. Venne l’estate e ritornammo nella nostra villa al mare. Ripresi a mostrarmi nuda agli occhi di mio figlio. Inconsciamente sapevo che mi sarei accoppiata con mio figlio. Era solo questione di giorni forse di ore. Fu il giorno che ascoltai, non volendo, ad una sua telefonata. Rientravo in casa quando sentii la sua voce. Mi avvicinai alla sua camera e sentii. Stava parlando con qualcuno dei suoi amici di città. Quello che sentii era per un verso stravolgente e per altro verso mi fece capire che il momento era giunto.
‘Si, hai ragione. Mia madre &egrave una bella figa. Non so cosa darei per scoparmela. Però anche tua madre &egrave una bella gnocca. Non &egrave che anche a te piacerebbe fotterla?’
Silenzio.
‘Ma va. Non ci credo. Mi stai raccontando una frottola.’
Silenzio.
‘Mi stai dicendo che tu &egrave tua madre avete fatto sesso? L’hai chiavata? Non l’hai mica violentata?’
Silenzio.
‘Siete diventati amanti? No! Dai. Mi prendi in giro. Dici che mi mandi sul cellulare le foto del vostro amplesso. Lo farai veramente? Dio, come ti invidio. Magari avessi il coraggio di fare quello che hai fatto tu? Al solo pensiero di poter chiavare mia madre mi sento gli ormoni ballare come fossero impazziti. Ora ti devo lasciare perché la donna dei miei sogni sta per rientrare.’
Scappai in cucina. Aspettavo con ansia il suo arrivo. Venne e tutto si realizzò come io desideravo avvenisse. Mi prese in braccio e mi portò nella sua camera; mi adagiò sul letto; mi spoglio dalla vestaglia; distese il suo corpo sul mio e mi chiavò. Oramai sono trascorsi, da quel fatidico giorno, circa quattro anni. Pippo &egrave diventato il mio amante. Suo padre non ha mai sospettato. Il destino volle che mio marito abbandonò questa valle durante una battuta di pesca. Una improvvisa mareggiata investi lo scafo e gli occupanti ne furono travolti. Lo amavo e la sua perdita mi sconvolse. Fu l’amore di Pippo a tenermi su. Lui sostituì suo padre in tutte le funzioni di marito. Si rivelò un perfetto amante. Mi fece conoscere la coppia di cui ascoltai la conversazione quel giorno che mi fece diventare la sua donna. Lui &egrave un bel ragazzo e lei &egrave una bella donna. Ci piacemmo e ci confidammo. Entrambe esprimemmo il pensiero che non c’&egrave amore più grande di quello che si sente per i propri figli. Sto ancora arrovellandomi le meningi al fine di trovare una giustificazione a quanto ho lasciato che accadesse. Di una cosa sono certa. L’ho voluto io ed ho fatto si che mio figlio mi possedesse. Mi sono fatta portare in camera sua dove, per circa due giorni, mi ha sbattuta in tutti i modi possibili e lo ha fatto con maestria. Non ho mai goduto cosi tanto come in quelle ore che mi ha strapazzata. Pippo si &egrave rivelato un amante con la ‘A’ maiuscola. Un rumore mi distogli dalle fantastiche immagini degli amplessi con lui vissuti. Guardo verso la porta che si sta aprendo e lo vedo. &egrave nudo. Niente lo copre. Sembra Marte, il dio della guerra. &egrave stupendo. Lascio scorrere i miei occhi sul meraviglioso corpo di mio figlio. I miei occhi si beano della sua figura. Lo sguardo scende fino ad incontrare il suo inguine da dove si staglia l’arma che ha usato per devastarmi. Un grosso e lungo (deve essere almeno 20 cm) indurito ariete punta imperterrito verso di me. Sono rapita ed incantata da tanta possanza. La mia miciotta comincia a miagolare. Si avvicina. Continuo a guardarlo fra le giunzione delle cosce. Prende un cuscino dal letto e lo getta ai miei piedi. Ci si siede sopra e poggia la sua testa sulle mie cosce. Un brivido mi percorre lungo la schiena. Gli metto una mano fra i capelli e glieli scompiglio. Devo scoprire le sue intenzioni. Devo sapere se sa quello che ha fatto e se ha intenzione di avere, anche in futuro, rapporti con sua madre.
‘Pippo, sai quello che hai fatto? Mi hai posseduta. Ci sono molte altre donne e tante ragazze che volentieri si sarebbero concesse. Perché proprio con me? Sono tua madre. Non dovevi farlo.’
Continua a tenere la testa sulle mie cosce.
‘Perché tu sei la più bella donna che io abbia mai visto. Hai un corpo che fa impazzire gli ormoni di tutti quelli che ti guardano ed io sono geloso dei loro occhi. Vorrei che fossero tutti ciechi al tuo passaggio. Io ti desidero da quando ho cominciato a capire. Eri e sei il sogno delle mie notti. Le mie giornate non sono tranquille quando non ti vedo. Mi sono consumato masturbandomi con la tua immagine nella mente. La mia non &egrave una ‘cotta’ passeggera. Ti amo. Voglio essere il tuo amante. Mi auguro che lo voglia anche tu. Quando ti ho presa in braccio non ti sei ribellata quando ho detto che ti avrei posseduta. Hai lasciato che lo facessi. Sono entrato nella tua pancia e mentre lo facevo ti ho guardato negli occhi. Non vi ho letto paura. Pur sapendo che era tuo figlio ad entrare nel tuo ventre non hai opposto resistenza. Mi hai incitato a chiavarti. Ti &egrave piaciuto. Hai goduto. Lea, mamma, dimmi che la storia che &egrave incominciata fra noi due non avrà fine; che avrà un seguito. Lascia che io ti ami. So che il nostro sarà un rapporto non ammesso dalla legge e che se conosciuto saremmo entrambi puniti. Ti prometto che sarò discreto. Nessuno saprà mai niente di me e di te.’
Vuole che io sia la sua donna. Gli artiglio i capelli e gli faccio alzare la testa e fissandolo negli occhi gli dico:
‘Sarai discreto cosi come lo &egrave stato il tuo amico che ti ha confidato di andare a letto con sua madre? Eri discreto quanto gli hai detto che anche a te piacerebbe fotterti tua madre? &egrave questo il tuo modo di essere discreto? Il nostro &egrave un rapporto incestuoso. Hai chiavato tua madre. Questo non &egrave ammesso ne dalla legge ne dalla morale. Il rapporto fra consanguinei,(in particolare lo &egrave quello fra genitori e figli e tra fratelli e sorelle) &egrave proibito per salvaguardare le razze. Hai mai pensato alle conseguenze se si sapesse. Hai pensato al dolore che daremmo a tuo padre se lo scoprisse. Io lo amo e non voglio vederlo soffrire.’
Il suo viso si rabbuiò.
‘Chi ti ha parlato di questo. &egrave quanto ci siamo detti per telefono io ed il mio amico Marco.’
‘Ho ascoltato la tua telefonata. Quel giorno sono rientrata prima.
‘Allora fra noi &egrave tutto finito?’
‘Non ho detto questo. Ho detto che devi imparare a controllarti e nascondere le tue emozioni. In quanto alla nostra storia essa continuerà perché anch’io ti amo e non solo come figlio. Sì; sarai il mio amante e mi concederò ogni qualvolta ne avrai voglia e ti chiederò di cavalcarmi ogni volta che avrò i pruriti. Sarò la tua giumenta e tu il mio stallone; la tua vacca e tu il mio toro; ti sarò madre ed amante cosi come lo fu Giocasta per Edipo. Ti assicuro che non ti risparmierò. Dobbiamo solo fare in modo che tuo padre non venga mai a sapere e nemmeno ad immaginare quello che c’&egrave fra noi due. Fuori dalle mura domestiche nessuno dovrà sapere o lontanamente sospettare che fra me e te esiste un rapporto che va ben oltre al fatto di essere madre e figlio. Non dovrai mai vantarti di essere ospite nel mio letto.’
Rassicurato sul nostro futuro, i suoi occhi si riaccesero ed il suo viso si irradiò di una nuova luce.
‘Mamma, me la fai vedere?’
‘Cosa vuoi vedere?’
‘La tua passerotta.’
‘L’hai già vista. Ricordi? Fu quando ti sparasti una sega con gli occhi puntati fra le mie cosce dilatate esprimendo anche un favorevole compiacimento sulla sua fattezza. Eppoi sono due giorni circa che la usi scaricandoci dentro tutto il tuo piacere.’
‘Già allora sapevi che ti volevo? E ti sei fatta desiderare? Voglio vederla perché desidero vedere com’&egrave la figa di mia madre. Ne ho solo un vago ricordo.’
‘Va bene. Guardala e dimmi se &egrave di tuo gradimento’
Sposto il bacino verso il bordo della poltrona. Sollevo le gambe ed allargo le cosce andando a posarle una su un bracciolo e la seconda sull’altro bracciolo. In questa posizione la passera &egrave completamente esposta ai suoi occhi. Lui si mette in ginocchio ed avvicina la testa più vicino all’oggetto del suo desiderio.
‘Lea. Mamma. &egrave bellissima. Su internet ne ho viste a migliaia, ma nessuna &egrave bella come la tua. E questi peli che la circondano, nascondendola, la rendono ancora più eccitante. Posso darle un bacio?’
‘Senti, quanto siamo a letto o come in questo caso, non chiamarmi mai per nome. Voglio che tu mi chiami sempre ‘mamma’. Per due ragioni. La prima non voglio che in pubblico o in casa ti scappi di chiamarmi per nome, non immagini quanto improvvide parole o frasi innocenti possano insinuare sospetti. Sono tua madre e lo sarò sempre anche quando siamo a letto e mi chiavi. Anche se sarai il mio amante sei pur sempre mio figlio ed &egrave da mio figlio che mi faccio montare. Mai mi farei sbattere da un estraneo. Il fatto di sapere che &egrave mio figlio a chiavarmi lo rende più eccitante. Certo che puoi baciarla. Tu sei venuto al mondo attraverso di essa. &egrave tua. Ti appartiene ‘
Un attimo e la sua bocca si schiaccia sulle grandi labbra e uno schiocco si sente nell’aria.
‘Se non ti fa schifo puoi anche leccarmela.’
‘Davvero posso? Dio, mamma, dimmi che non &egrave un sogno.’
‘Datti da fare. Sono anni che desidero sentire una lingua che mi pennelli la vulva. Tuo padre non lo fa più già da molto tempo. A pensarci bene non lo fa da quando nascesti. Non me l’ha più leccata.’
‘Non sa cosa si &egrave perduto. Te la mangerò.’
Un primo e delicato morso mi dice che mio figlio saprà come darmi piacere. Altri piccoli morsi fanno seguito al primo.
‘Dio, Pippo cosi mi fai morire.’
Una fitta si diparte dalla mia passera e raggiunge il mio cervello. Gemo. Il tocco vibrante della lingua di mio figlio sulla mia figa mi scatena gli ormoni. Un grido di piacere mi sale nella gola e si propaga nella stanza. Lui muove la lingua ad una velocità incredibile. La fa spaziare sulla superficie della mia vulva insinuandola fra le grandi labbra fin dentro la vagina. Gli metto le mani sulla testa e la spingo con forza contro il mio ventre.
‘Sììììììì. Cosììììì. Com’&egrave bello. Mi sento morire. Dove hai imparato ad usare la tua lingua in questo modo? Non smettere. Continua così. Dio, quanto mi piace.’
Al tocco della lingua di mio figlio sulle pareti della mia vagina si aprono le fontane. Le secrezioni vaginali si fanno più intense. Lui le lappa e le ingoia. Ed io che credevo che si sarebbe schifato. Pippo, mio figlio &egrave un uomo e mi ama. Avverto l’orgasmo montare.
‘Amore, sto per venire.’
‘Mamma sto aspettando che tu lo faccia. Voglio sentire il tuo nettare colarmi nella gola. Lo farò scivolare nel mio stomaco come fosse miele.’
Sono parole che non mi fanno pentire di aver soggiaciuto alle voglie di mio figlio. Un ruggito riempie la stanza. Vengo ed esplodo nella bocca di mio figlio la mia forza. Lui la beve e la ingoia. La sua lingua continua a lappare i miei succhi che continuano a sgorgare copiosi dalla mia vagina. La sua voce mi giunge ovattata.
‘Mamma hai il clitoride completamente fuori. &egrave abbastanza lungo. Deve essere circa 7cm ed ha un glande che sembra quello di un piccolo cazzo. Mi piacerebbe molto succhiartelo.’
Vuole farmi un pompino. Mi vuole morta. Non riesco ad oppormi.
‘Pippo, amore di mamma, quando hai voglia di fare non me lo chiedere. Fallo. Sono tua madre ed ogni tuo desiderio &egrave per me da soddisfare. Vuoi succhiarmi il clitoride? Accomodati.’
La sua bocca si apre ed avvolge il mio indurito clitoride con le sue caldi labbra. La lingua lo avvolge e lo sottopone a subire dei ghirigori intorno alla sua lunghezza. Il mio ventre lancia acuti da soprano. Poi comincia a succhiarmelo. Parto e con la mente vengo catapultata nello spazio. Stelle e mondi mi vengono incontro a velocità impressionante. Mio figlio &egrave un maestro nell’arte del cunniluguus. Usa la lingua e la bocca meglio di una donna ed io sono la gratificata dalla sua arte amatoria. Un primo sconvolgente orgasmo fa tremare il mio corpo. Un mio grido lo accompagna.
‘Pippo, mio uomo, sei fantastico. Nemmeno una donna sa usare la bocca e la lingua nel modo in cui la usi tu. Ti prego, amore mio, non fermarti. Non darmi tregua.’
&egrave una condizione che mi accorda: niente tregua. Continua a succhiarmi il clitoride che &egrave diventato cosi duro sotto l’azione della sua lingua che pare voglia scoppiare. Sono talmente presa da quello che mi sta facendo che non mi accorgo che una sua mano si &egrave posata sull’entrata della mia vagina. Sento un dito penetrarmi seguito da un secondo e poi da un terzo. Vanno in esplorazione del mio antro; trovano l’utero e lo accarezzano provocandomi meravigliose sensazioni. &egrave l’intera sua mano a entrare nel mio ventre e questo senza smettere di succhiarmi il clitoride. Inizia a chiavarmi. La mano di mio figlio entra ed esce dalla mia pancia come fosse un cazzo. Mi rovista la vagina come se stesse cercando qualcosa. Di colpo si ferma e tasta il posto in cui le sue dita si sono posate. &egrave la base del clitoride. Il cosiddetto punto ‘G’. Lancio un lungo ululato che gli fa capire che ha trovato il punto che tanto cercava. Intensifica l’azione su quel punto ed i mondi e le stelle che non hanno mai smesso di venirmi incontro cominciano ad esplodere. Intere costellazioni si perdono dentro al buco nero formatosi nel mio cervello. Sento montare l’orgasmo e per le sensazioni che sto provando sono certa che il mio ventre erutterà come un vulcano. Un secondo dopo e l’esplosione avviene. Un liquido viscido e giallognolo investe, come una cascata, la faccia di mio figlio. &egrave una cosa che mai mi &egrave capitata anche se so cosa &egrave. Sto squirtando. Lo inondo. Lo sento agitarsi: sta cercando di berne il più possibile. &egrave tanto il mio piacere che espello, attraverso la mia uretra, una quantità enorme di sperma femminile accompagnato da ululati e grida. Pippo lascia la presa sul mio clitoride e poggia la bocca sulla mia uretra. Cosi facendo riesce a convogliare nella sua gola tutta la forza che il mio ventre riesce a produrre. Stringo le cosce sulla sua faccia e, svuotata, svengo.
Quando ritorno in me mi accorgo che non sto più sulla poltrona. Sono invece, distesa sul letto. Sono sempre nuda ma ho il corpo coperto da un lenzuolo. Riordino la mente e rivivo gli ultimi momenti. Vedo Pippo con la testa fra le mie cosce che mi sta succhiando il clitoride. Mi sta facendo un pompino. Ho squirtato e poi sono svenuta. Non mi &egrave mai capitato. Nei miei ricordi non c’&egrave traccia alcuna. Nessuno degli uomini con cui ho fatto sesso &egrave riuscito a portarmi a squirtare. Orgasmi in grande quantità ma mai cosi devastanti da farmi svenire . Pippo, mio figlio, c’&egrave riuscito. Mi ha portato in cima alla massima vetta del piacere. Al solo pensiero i capezzoli mi si induriscono e la micina comincia a miagolare. Ci risiamo. Sono di nuovo pronta. Lo voglio. Dov’&egrave? Balzo giù dal letto e nuda vado in cerca del mio amante. Arrivo in cima alle scale che portano alla zona giorno e sento la voce di mio marito. Mi blocco. Ritorno sui miei passi. Indosso una vestaglia e lo raggiungo. &egrave in cucina. C’&egrave anche il mio stallone. Sono entrambi seduti al tavolo. Mio marito si alza e viene ad abbracciarmi. Lui invece non mi degna di uno sguardo.
‘Ciao cara. Vedo che stai bene. Quando sono venuto tuo figlio mi ha detto che sei svenuta a causa del troppo sole. Ti ha preso, ti ha portato in camera e ti ha messo ha letto. Ti ha fatto degli impacchi di acqua e poi, rassicuratosi della tua condizione, ti ha coperto con un lenzuolo e stava tornando giù quando io sono entrato in casa. Mi ha ragguagliato su quanto ti &egrave accaduto. Sono venuto in camera e ti ho visto. Eri stesa ed avevi gli occhi chiusi. Il tuo respiro era regolare. Il ché denunciava che stavi bene. Ho preferito non disturbarti ed ho raggiunto nostro figlio.’
Pippo ha avuto prontezza. Si &egrave accorto dell’arrivo del padre ed ha agito con scaltrezza. Mi ha messo a letto ed lo ha raggiunto. Gli ha raccontato la frottola del sole. Mio marito ci ha creduto. Sposto lo sguardo su mio figlio. Lo ringrazio con una occhiata carica di promesse. Di una cosa mio marito ha ragione. Nostro figlio mi ha presa ed ha saputo farlo. Ci vuole un po di scena.
‘Amore, mi hai salvata. Chiedimi tutto quello che vuoi e te lo darò. Posso farti una domanda? Quando mi sono ripresa mi sono accorta di essere nuda. Non ti ha dato fastidio sollevare il corpo nudo di tua madre?’
&egrave mio marito ad evitare di farlo rispondere togliendolo dall’impaccio in cui lo avevo cacciato.
‘Perché avrebbe dovuto provare fastidio. Ti ha vista svenuta. Ti ha sollevata e ti ha portato in casa. Eri nuda e allora? Sei sua madre e lui non &egrave un pervertito. Che idiozie ti saltano in mente.’
Mio marito si &egrave agitato. Devo calmarlo.
‘Caro, non agitarti. Lo sai, io prendo sempre il sole nuda; sono, come te, una naturista. Anche nostro figlio lo &egrave. Non mi sono mai vergognata a mostrarmi nuda ai suoi occhi. Ti ho sempre detto che a Pippo, credo, non faccia piacere che sua madre si mostri nuda ad altri occhi anche se sono quelli di suo figlio. Ho notato che quando sono nuda evita di guardarmi. Ecco perché ho pensato che avesse provato fastidio a sollevarmi nuda e trasportarmi in camera. Non ho mai pensato che Pippo fosse un pervertito.’
Guardo mio figlio e gli sorrido ammiccando. Mio marito si calma.
‘Così va bene. Ora vado a farmi una doccia e radermi. Poi ceniamo.’
Si gira ed esce. Avremo cinque, forse dieci minuti. Bastano. Mi avvicino al tavolo. Mi piego in avanti e poggio le braccia sul tavolo.
‘Dai pervertito figlio di una pervertita, abbiamo pochi minuti prima che torni tuo padre. Datti da fare. Ho la passera che sta cinguettando e solo il tuo ariete può zittirla. Mettimelo dentro e dalle una botta in testa e vedrai che si calmerà.’
‘Dio! Mamma, vuoi che ti chiavi con la presenza di papà in casa? Non hai paura che ci scopra? Per un attimo ho creduto che tu volessi dirgli tutto.’
‘Se invece di parlare ti dai una mossa vedrai che non ci scoprirà. Su fa presto. Sono già tutta un lago.’
Il puledro si alza e si porta dietro di me. Mi solleva la vestaglia sulla schiena e fionda il suo ariete contro il nido che ospita la mia passera. Spinge e il suo gladio entra nella mia pancia fino all’elsa. Miagolo. Comincia a chiavarmi. Il suo cazzo entra ed esce dal mio ventre con una velocità impressionante. Un primo orgasmo mi investe. Reprimo il grido che mi sale nella gola. Lui continua imperterrito a stantuffare il suo pistone nel mio cilindro.
‘Si. Dai. Spingi più forte. Spaccami in due. Ecco, bravo. Mi stai sventrando. &egrave così che voglio che tu mi chiavi. Svelto, più svelto che sto per venire.’
Non riesco a trattenermi. Il grido che prorompe nella stanza mi esce dalla bocca senza che riesca a reprimerlo. Rompo gli argini e vengo nello stesso momento in cui lui raggiunge il suo culmine. Mi scarica nella pancia la sua forza e poi estrae il cazzo dalla mia figa. Si ricompone e va sedersi. In quel preciso momento fa il suo ingresso in cucina mio marito avvolto in un accappatoio.
‘Ti ho sentita gridare. Cosa &egrave successo?.’
Ho avuto la prontezza di mettermi dritta ma restando appoggiata al tavolo.
‘Niente, caro. Sono urtata contro il tavolo e mi sono fatta male. Tutto qui.’
Intanto dalla mia vulva tracima la miscela formata dal mio e dal suo sperma che cola lungo le mie cosce andando a spargersi sul pavimento. Speriamo che non guardi a terra.
‘Vado in camera. Se mi porti una tisana ti ringrazio.’
Pericolo passato.
‘La preparo e ti raggiungo.’
Appena il padre esce dalla nostra visuale Pippo si precipita all’entrata per accertarsi che suo padre vada realmente in camera. Ritorna da me e mi abbraccia.
‘Mamma, tu sei pazza. Ti rendi conto che &egrave mancato un pelo e mio padre mi avrebbe sorpreso a martellarti il ventre col mio arnese.’
‘Di pure nel mentre mi stavi chiavando. &egrave stato eccitante sapere che mio marito era nella doccia mentre suo figlio si stava chiavando la moglie. Dovremo rifarlo.’
‘Si, stai impazzendo. Non so cosa mi &egrave preso per lasciarmi convincere, ma in futuro non si avvereranno più situazioni del genere.’
‘Non lo dire. Il tuo desiderio per me &egrave cosi grande che mi chiaveresti nel mio letto e con tuo padre steso dormendo al mio fianco. Ora lo raggiungo e poi verrò a darti la buonanotte.’
‘Mamma?’
‘Ti prometto che sarà una buonanotte tra madre e figlio. Tu intanto pulisci il pavimento dal prodotto del nostro amplesso.’
Lo lascio solo. Sono le due di notte quando mi presento nella sua stanza. Ha la luce del comodino accesa.
‘Sei sveglio?’
‘Ti sto aspettando.’
‘Non sono potuta venire prima perché ho dovuto soddisfare l’esigenza di tuo padre.’
‘Ma non sei mai sazia. Per caso sei una ninfomane?’
‘Ma che ninfomane d’Egitto. Non rinuncio mai ad una bella galoppata. E tuo padre &egrave un valente cavaliere.’
‘Più di suo figlio?’
‘Non faccio paragoni fra voi due. Vi amo entrambi. Quello che mi da tuo padre non &egrave lo stesso di quello che mi dai tu. La differenza sta nel fatto che tu sei più giovane e quando mi sbatti lo fai con più irruenza.’
‘Lo facciamo?’
‘No. Tuo padre &egrave ancora sveglio. Mi sta aspettando. Credo che abbia ancora voglia. Ci vediamo domani mattina. Non andare a scuola. Io non andrò a lavorare. Ti aspetta una calda giornata. Ti farò un servizietto che ricorderai finché campi. A domani mio focoso torello.’
Prima di lasciarlo apro la vestaglia e gli do in visione le nudità del mio corpo compreso il culetto. Gli lancio un bacio sulla punta delle dita e sparisco dalla sua vista non prima di avergli detto:
‘Sognami.’
La cavalcata fantastica e la mela di Newton

&egrave mattina. Mio marito &egrave già uscito. Resterà lontano da casa per l’intera giornata. Gli ho detto che sarei restata a casa per riprendermi dallo scampato pericolo del giorno prima. Mi riferisco alla balla raccontata a mio marito e non alla galoppata che mio figlio si &egrave fatto infilando il suo palo nella mia pancia. Prima di uscire mio marito mi ha riferito che anche Pippo non &egrave andato a scuola perché aveva una materia da approfondire in quanto sarebbe stato interrogato e lui non voleva farsi trovare impreparato. So bene di che materia si tratta. &egrave la stessa materia che piace a me. Fra poco sarò da lui e la studieremo insieme. Sono sicura che a fine giornata non avrà niente da pentirsi per essere rimasto a casa a studiare anatomia umana avendo come soggetto il corpo si sua madre. Mi alzo, vado in bagno e faccio una doccia. Vestita della mia sola pelle e con le mammelle ed il culetto al vento vado a preparare la colazione per il mio torello. Prendo il vassoio, ci metto tutto sopra e vado da lui. Arrivo alla porta della sua camera. Busso. La sua voce mi invita ad entrare. Entro. Poso il vassoio sulla scrivania. Lo invito ad alzarsi e di venire a fare colazione.
‘Su pigrone. Alzati che &egrave già tardi. Noi due abbiamo molte cose ancora da dirci. E prima di cominciare voglio sapere se sono stata nei tuoi sogni e cosa mi facevi.’
Pippo si libera del lenzuolo e scende dal letto. Anche lui &egrave nudo e la sua arma &egrave già pronta all’uso. Vederla &egrave riempirsi gli occhi di una meravigliosa visione di potenza. La sua fattezza &egrave una mia creazione; l’ho scolpita io tenendolo nella mia pancia per nove mesi. Un’asta lunga circa 18/20 cm con un diametro di circa 4 cm ed un glande che sembra la cappella di un fungo porcino. Mi porto le dita della mano alla bocca e lancio un gridolino di stupore.
‘Amore di mamma sei uno spettacolo. Vienimi vicino fatti toccare.’
Si avvicina. Allungo la mano ed impugno il gladio. &egrave duro come l’acciaio. Lo stringo. Lui geme. &egrave presto per cominciare. Allento la presa.
‘Dimmi hai sognato la tua bella mammina? E cosa facevo nel tuo sogno?’
‘Mamma eri talmente arrapante nella posizione che ti sei messa che ti ho sbattuta per una notte intera.’
‘Oh dio! Mi fai bagnare al solo pensarci. Sento la mia passera cinguettare. Descrivimi la posizione.’
‘&egrave quella che piace tanto anche a te. Eri messa alla ‘ pecorina ‘ ed io ero dietro di te con il mio idrante ben addentro nella tua fucina e te l’ho pompato dentro alla pancia cercando di spegnere il fuoco che ti divorava.’
‘Ci sei riuscito?’
‘Tu cosa dici? Può un figlio riuscire a calmare le bollenti ed inesauribili voglie di una madre che ha gli ormoni completamente impazziti? No; non ci sono riuscito.’
‘Sono contenta che non ci sei riuscito. Dai siediti e fai colazione.’
Pippo si siede ed io mi metto su di un suo lato.
‘Mamma, &egrave una colazione ricca di proteine ma hai dimenticato un elemento.’
Gli passo un braccio intorno al collo e lo costringo a girare la testa verso il mio petto.
‘Se ti riferisci al latte non l’ho dimenticato. Ho pensato che a te sarebbe piaciuto provare ad estrarlo direttamente dalla fonte.’
Inarco la schiena, metto le mani sotto le zizze e gliele offro avvicinando i rosei e inturgiditi capezzoli alle sue caldi labbra.
‘Succhia e fai lavorare la fantasia. Fa conto che io ti stia allattando anche se latte non ne uscirà perché non sono una balia e vedrai che ti piacerà lo stesso.’
Mio figlio non si fa pregare. Si avventa sulle mie zizze e fiondando la testa prima su uno e poi sull’altro capezzolo me li strapazza con la bocca fino a farmeli dolere. Io lo incito spronandolo e magnificandogli il mio piacere.
‘Bravo il mio cucciolo d’uomo. Ti piacciono le tette della tua mammina? Succhia mio bel porcellino. Tira fuori tutto il latte che vuoi. Ubriacati con il mio latte.’
Pippo fa lavorare la fantasia tratta le mie zizze come fossero pasta da pane. Le impasta e le pastrugna; i miei capezzoli vengono torturati: li morde, li artiglia con le dita e li strizza; li aggancia con le labbra e schiacciandoli con la lingua contro il palato li succhia. La mia libidine si scatena. Senza togliergli il capezzolo dalla bocca mi posiziono in modo da poterlo cavalcare. Allargo le cosce e mi siedo sulle sue gambe. Porto la mano libera fra le sue cosce ed artiglio il paletto. Lo guido posizionandolo in modo che il glande venga a trovarsi fra le grandi labbra della mia infuocata vulva. Avvicino la bocca al suo orecchio.
‘Dai amore, infilza la tua mamma che ha tanto bisogno di sentire la tua mazza dentro la sua pancia.’
Pippo si agita quel tanto che basta a far si che il suo cazzo scivoli verso l’interno del mio ventre (posizione della cavalcata fantastica) in tutta tranquillità fino a che il mio pube incontra il suo pube.
‘Ecco, bravo, così. Adesso fermati; non agitarti. Abbracciami e tienimi stretta a te. Goditi il caldo della mia fucina e non smettere di succhiarmi le zizze. Ci penserà la tua mammina a darti piacere.’
Gli metto le mani nei capelli e lo costringo a schiacciare il suo viso contro le mie tette; metto in azione i muscoli vaginali e gli mungo il cazzo con forti contrazioni intorno alla sua circonferenza. Mio figlio geme.
‘Dio, mamma. Cosa mi stai facendo? Ooooohhhhhhhh; sssssììììììììì; che bello; mai ho provato tanto piacere cosi come me lo stai procurando tu.’
‘Ti piace? Più di come mi hai chiavata ieri quando tuo padre era in bagno?’
‘E no mamma. Quella &egrave una posizione che non la cambierei con nessun altra.’
‘Anche a me piace farlo alla ‘pecorina’. &egrave la posizione che preferisco più di ogni altra. Quando mi prendi standomi dietro mi sento di tua proprietà. Mi sento veramente posseduta.’
‘Mamma anche questa posizione &egrave più eccitante di quella tradizionale. Stabiliamo che quando ci accoppiamo lo facciamo sempre in queste due posizioni. Ti va?’
‘Amore di mamma per me vanno bene tutte le posizioni. Basta che tu me lo metta dentro il ventre e mi sbatti fino a distruggermi.’
I minuti passano e la clava di mio figlio non mostra cenni di cedimento.
‘Mamma, ti prego, smettila di massaggiarmi il cazzo con i muscoli vaginali. Perché non ti fai una bella galoppata. Faresti un favore a me ed a te.’
‘Sei stanco? Vuoi uscire? Credevo che ti piacesse tenerlo al caldo nella mia pancia.’
‘Chi ti dice che non mi piace. Io starei dentro di te per un tempo infinito. Però vorrei anche poterti chiavare.’
‘Perché adesso cosa stai facendo?’
‘&egrave vero. Ma sei tu e non io a condurre il gioco.’
‘Se ti senti di sostituirmi nella conduzione perché non lo fai?’
&egrave come avergli lanciato il guanto di sfida. Smette di succhiare. Fissa i suoi occhi nei miei. Porta le sue mani sulle mie chiappe e con un minimo sforzo (non sono molto pesante: 56 kg) si alza dalla sedia. Per non cadere gli passo le braccia intorno al collo e porto le mie gambe ad incrociarsi sulla sua schiena (nel kamasutra viene descritta come la posizione della mela di Newton). Il suo batacchio &egrave ben ancorato nelle profondità della mia pancia. Ne ha di forza il mio torello. &egrave giovane ed &egrave fisicamente ben piantato. &egrave una giovane sequoia. Tenendomi in quella posizione avanza fino a farmi toccare, con la schiena, il muro di cinta della cucina.
‘Adesso, mamma, tieniti forte.’
‘Cosa vuoi farmi?’
‘Voglio demolirti. Farò sparire dal tuo viso quell’espressione di tigre perennemente in calore.’
Ha accettato la sfida. Comincia a muoversi. Mi solleva e lentamente fa uscire il suo cazzo dalla mia vulva e, prima che esca del tutto, lo riaffonda nel mio ventre. Ha preso ha chiavarmi. Gli affondi si susseguono e col passare dei minuti aumentano di intensità. I colpi che mena col suo cazzo nel mio ventre sono carichi di forza e fanno sobbalzare le mie zizze. Ha detto che vuole demolirmi e ci sta dando dentro per riuscirci. Io non smetto di guardarlo fisso negli occhi. L’ho sfidato e sto raccogliendo i frutti. Quello che mi sta devastando il ventre &egrave un martello pneumatico ed il manovratore &egrave mio figlio. Dio che forza. E che potenza. Di tanto in tanto il maglio colpisce anche la mia cervice strappandomi urla di dolore immediatamente assorbite dal piacere che il mio Pippo mi sta dando. Mai avrei pensato che mio figlio fosse capace di cosi tanto ardore. La decisione di concedermi si &egrave rivelata proficua. Mio figlio &egrave un amante ineguagliabile. Chissà chi &egrave la donna che lo ha svezzato. Dovrò scoprirlo per ringraziarla di essergli stata maestra. Intanto il martellamento produce il suo primo effetto. Un primo orgasmo mi allaga la vagina e straripa facendosi largo tra gli interstizi che stanno fra le pareti della mia vagina e quelle del pene di mio figlio. Colano sul pavimento. Non ho gridato per non dargli soddisfazione. Invece lui se ne accorge. Per un attimo smette di sbattermi.
‘Sei venuta; hai goduto. &egrave inutile che lo nascondi. Mamma oramai ti conosco. Con me non puoi fingere.’
Riprende la sua azione di demolizione. Un secondo orgasmo, questa volta accompagnato da un grido di piacere, gli annuncia che la sua opera sta dando i suoi frutti. Il mio corpo &egrave percorso da continui fremiti. La mia pelle brucia. I miei capezzoli sono talmente duri che sembrano vogliano perforargli il torace. Ma quello che più di tutto mi sta facendo impazzire di piacere &egrave la durezza del mio clitoride che si &egrave espanso in tutta la sua lunghezza. Stacco un braccio dal suo collo e lo faccio scivolare fra i nostri corpi sudati. Con la mano raggiungo il mio pistolino; lo artiglio e mi faccio una sega. Accompagno l’azione della mia mano sul mio clitoride con gemiti e piccole grida di piacere. Lui non rallenta. Continua a menare con la sua spada violenti fendenti nel mio ventre tanto da sembrare volermi squartare. Se non fosse che sono stata io a dargli il permesso di chiavarmi direi che mio figlio mi sta stuprando; mi sta usando violenza. Intanto il piacere si &egrave espanso per tutto il mio corpo. Violenti scariche partono dalla mia vagina e raggiungono il mio cervello. &egrave il preludio ad un devastante orgasmo. Ne riconosco i sintomi. Per un attimo mi tornano in mente i momenti precedenti al mio svenimento del giorno prima.
‘Oh no, ancora? Non &egrave possibile.’
‘Cosa non e possibile mamma?’
Non faccio in tempo a rispondergli che esplodo. Dalla mia uretra un oceano di umori si riversano all’esterno andando ad inondare il ventre e la pancia di Pippo. Ancora una volta sto squirtando. Mio figlio ha vinto la sfida. &egrave riuscito a demolirmi. &egrave con questa considerazione nella mente che mi sento venire meno. Sto per perdere di nuovo conoscenza. Resisto. Non gliela do vinta. Mi ha demolito ma la sua vittoria non &egrave completa. Mio figlio non mi vedrà svenire una seconda volta. Ancora in preda ai postumi dell’orgasmo lo invito a sfilare il suo cazzo dal mio ventre.
‘Esci e lasciami andare. Ho bisogno di una doccia.’
Mi lascia andare. Barcollando lascio la cucina e vado a chiudermi in bagno. Mi siedo sul bidet e lascio che il succo del nostro rapporto coli verso l’esterno. Apro il rubinetto e mi lavo. Nel toccare ii liquidi che mi colano dalla vagina mi accorgo che sono solo i miei umori. Quel figlio di puttana non &egrave venuto. Si &egrave controllato. Voleva demolirmi? Bene. Vedrà con chi ha a che fare. Tirerò da quel suo cazzo priapesco tutta la boria che lo tiene su. Gli farò abbassare la cresta. &egrave il mio turno di dargli una lezione.
BLOW JOB E SOTTOSOPRA

Dopo essermi ben pulita l’interno della vagina con una peretta, faccio uno shampoo alla folta criniera che orna la mia passerotta e poi faccio ritorno dal demolitore. E’ di spalle ed &egrave seduto. Mi avvicino. Gli metto le mani sulle spalle e le lascio scivolare lungo il suo petto fino ad incontrare i suoi capezzoli che artiglio con le punte delle dita. Glieli strizzo con forza fino a fargli emettere un grido di dolore. Balza in piedi e si gira verso di me.
‘Ahia! Mamma, cosa ti &egrave preso? Mi hai fatto male.’
Non gli rispondo. I miei pensieri ed i miei occhi sono rivolti all’incrocio del suo inguine. Eccolo; il maglio &egrave ancora pieno di forza. &egrave pronto per sostenere un altro scontro. Meglio così. Allungo la mano e lo impugno. Dio, come &egrave duro. Sento il pulsare del sangue che lo attraversa. Lentamente mi piego sulle ginocchia e mi fermo solamente quando la mia testa ed i miei occhi sono sullo stesso livello del paletto di soda carne. &egrave bellissimo. Il glande &egrave di un roseo vermiglio ed emana bagliori di fuoco. Sono incantata da tanta meraviglia. Alzo gli occhi e li fisso nei suoi. Sono pieni di libidine. Emanano lampi di intenso desiderio. Allunga le mani e le porta sui lati del mio viso. Resta in attesa. Sa cosa lo aspetta. &egrave la prima volta che glielo faccio. Lentamente e senza smettere di guardarlo negli occhi avvicino la testa alla sua arma letale. La mia bocca &egrave sul suo cazzo. Le mie labbra sono sul grosso porcino. Gli schiocco un rumoroso bacio che lo fa muggire. Apro la bocca e tiro fuori la lingua. La faccio scorrere intorno alla corona dello scettro. Un ululato mi dice che sto andando bene. Con le dita di una mano glielo premo contro il ventre. Con l’altra mano vado a circondare il suo scroto il cui contenuto &egrave formato da due grossi testicoli che sembrano le palle di un toro. Le accarezzo e poi le stuzzico usando la punta della mia lingua. Dischiudo le labbra e accolgo nel mio cavo orale le palle di mio figlio. Le succhio. Pippo grugnisce. Mentre gli succhio le palle porto la mano fra le sue cosce e con le dita vado a solleticare il buchetto del suo culo. La sorpresa gli fa stringere le natiche. Poi si rilassa permettendo alle mie dita di continuare a solleticargli il buco del culo. Intanto ho smesso di succhiargli lo scroto. La mia lingua diventa un pennello e risale lungo la meravigliosa asta fino a raggiungerne la vetta per poi ridiscendere di nuovo fino alla base. Ripeto l’operazione più volte. Il pene &egrave diventato bollente e comincia a dare segni di insofferenza. Sta per esplodere. Non glielo permetto. Gli afferro i testicoli e glieli strizzo interrompendo la eruzione.
‘Mamma, perché? Non ce la faccio più. Mi stai distruggendo.’
Non sa il mandrillo che &egrave quello che mi sono prefissa. Devo demolirlo per fargli capire che a letto sono io che comando. Ritorno in cima al promontorio; apro la bocca e accolgo nel mio cavo orale il grosso glande del poderoso cazzo di mio figlio. Lo faccio scivolare verso l’interno fino a farmi toccare l’ugola. Do inizio al pompino. Nella pratica dell”arte del blow job sono una maestra. Lo avviluppo con la lingua e faccio scorrere la bocca verso il suo pube mentre con le labbra gli mungo il pene prestando attenzione ai segnali che il suo cazzo mi trasmette. Non deve venire. Sono io che decido quando &egrave il momento di farlo godere. Senza smettere di mungerlo, lentamente ritraggo la testa fino a che le mie labbra sono in prossimità del glande. Gli do una calda leccata e poi ritorno verso il suo pube facendo affondare il suo cazzo all’interno della mia bocca. In breve mi faccio chiavare la bocca. I minuti passano. Pippo &egrave in tensione.
‘Mamma, mi stai succhiando il cazzo come fosse un capezzolo di una vacca. Non ti facevo cosi brava nel lavoro di bocca.’
&egrave un complimento che apprezzo. Decido di ringraziarlo per il riconoscimento della mia arte oratoria. Intensifico l’azione del pompaggio fino a che non sento le sue natiche irrigidirsi.
‘Dio, mamma, sto per esplodere; vengooooo.’
Un secondo dopo il vulcano erutta ed una valanga di lava incandescente invade la mia bocca. Potenti fiotti di denso e caldo sperma vengono sparati nella mia gola. Dio, quanta ne ha. Sembra un fiume in piena. Faccio scivolare il prezioso nettare lungo il mio esofago facendogli raggiungere il mio stomaco. Mi sto cibando della forza di mio figlio; &egrave squisita. Gli spruzzi di sperma si esauriscono. Metto in azione le labbra e mungo il cazzo di Pippo facendogli uscire i residui di sperma rimasti nel suo condotto uretrale. Quando sono certa che non ne ha più metto in azione la lingua e gli pulisco il glande. Intanto Pippo si piega sulle ginocchia e si stende. Il suo cazzo &egrave ancora prigioniero nella mia bocca. Non l’ho liberato perché non ho finito. Lo devo distruggere. Con un’abile mossa porto il mio corpo sopra il suo e con la sua testa fra le mie cosce. &egrave la posizione del ‘sessantanove’. La mia vulva &egrave sulla sua bocca. Per un attimo lo lascio andare.
‘Dai, mio prode, fammi vedere di cosa sei capace. La tua mammina vuole che tu la ringrazi per il servizietto che ti ha fatto. &egrave giusto che tu mi ricambi.’
Il mandrillo non si fa pregare. Un secondo e sento le sue labbra incollate alle mie grandi labbra e la sua calda lingua che penetra la mia vagina e comincia a leccarmela. Da parte mia riprendo a succhiargli il cazzo che &egrave rimasto ancora inalberato e duro. Sono tutta impegnata nell’esplicazione della mia arte di esperta in pompini che non mi accorgo che mio figlio ha smesso di leccarmi la micetta. Poi risento il tocco della punta della sua lingua, ma non &egrave la micetta a godersi le pennellate che la sua lingua a ricominciato a menare. Un altro &egrave il posto che ha attirato la sua attenzione. Oh dio! Pippo mi sta leccando il buchetto del culo. Sobbalzo ma non smetto di pompargli il cazzo con la bocca. &egrave una sensazione mai provata. Sento la punta della sua lingua spaziare sulla mia rosellina. &egrave qualcosa di indescrivibile quello che sto avvertendo. Mio marito, suo padre, non mi ha mai toccata in quel posto.
‘Pippo mi stai leccando il buco del culo. Non ti fa schifo?’
Non mi risponde. La risposta la capisco dal modo in cui mi lecca il culo. Sento la punta della sua lingua tentare di forzare il buchetto. Vuole entrare ma non ci riesce. &egrave troppo stretto. Lì dietro sono vergine. Nessuno degli uomini che ho avuto ha mai tentato di sodomizzarmi; nemmeno il padre del mio giovane amante ed ecco che suo figlio sta tentando di violarmi il culo. Ecco una cosa a cui non avevo mai pensato ovvero perdere la mia verginità anale. Devo sapere le intenzioni di Pippo. Accelero il ritmo e lo conduco all’orgasmo. Viene e scarica nella mia gola una ennesima sequela di spruzzi di cremoso e gustoso sperma. Gli lecco le ultime gocce e libero il suo batacchio dalla prigionia delle mie labbra. Capovolgo il mio corpo portando il mio viso all’altezza del suo. Lo guardo. Ha gli occhi appannati ed uno sguardo da ebete. &egrave nel pallone. La seconda esplosione lo ha messo KO. Prima che sprofondi nelle braccia di Orfeo gli ripeto la domanda.
‘Pippo, prima mi hai leccato il buco del culo. Non ti ha fatto schifo. Lo sai che nessuno me lo ha mai leccato. Nemmeno tuo padre ha mai tentato di farlo. Tu sei il primo. Cosa ti &egrave frullato in quel tuo cervello perverso?’
Non mi risponde. Si addormenta.
Lo lascio dormire. Scendo dal letto; indosso una vestaglia &egrave vado in cucina. Mi accingo a preparare da mangiare. Cosa che non riesco a fare. Ho la mente occupata dall’immagine di Pippo che mi lecca il buco del culo. La mia fantasia lavora frenetica e riempie la mia mente di altre immagini dello stesso argomento. I miei ormoni cominciano a scalpitare. Mi vedo messa nella posizione alla ‘pecorina’ con mio figlio che mi sta dietro e con le mani agganciate alle mie maniglie dell’amore. Il suo cazzo &egrave dentro la mia pancia. Mi sta chiavando, ma non &egrave dalla vulva che &egrave entrato nel mio ventre. Sta usando la porta posteriore. Mio figlio mi sta sodomizzando. Le gambe mi tremano. Non riesco a stare in piedi. Mi siedo. Riprendo il controllo del mio corpo e della mia mente. L’eccitazione rientra. Comincio a pensare in modo razionale. Ho permesso a mio figlio di possedermi e ne ho fatto il mio amante. Non gli &egrave bastato. Vuole di più. Il fatto che mi abbia leccato il buco del culo mi ha fatto capire che c’&egrave ancora qualcosa del mio corpo che lo attizza. E questo qualcosa &egrave il mio culo. La parte di me mai violata e mio figlio la vuole. Il pensiero di far entrare, attraverso il buco del culo, nella mia pancia la clava che giace fra le cosce di Pippo mi provoca un brivido di paura. Permettergli di mettermelo nel culo sarebbe il coronamento del suo sogno, ma per me sarebbe sottopormi ad una sofferenza inimmaginabile. Per adesso &egrave solamente una mia fantasia. Devo sapere. Se ho visto giusto quello che non ho lasciato che accadesse fin dalle mie prime esperienze sessuali sta per diventare cruda realtà. In molti hanno tentato di avere approcci con il mio culo compreso mio marito e tutti hanno fallito nel tentativo di sodomizzarmi. Ora &egrave il turno del mio giovane puledro a tentare. Mai nessuno mi ha leccato il buchetto. Leccandomi il buco del culo Pippo ha chiaramente manifestato la sua intenzione di volermi inculare. Non può essere diversamente. Ho un culetto ben pronunciato e ben modellato. Quando lo guardo riflesso nello specchio mi rendo conto dell’effetto che fa sulle voglie maschili e mio figlio &egrave un maschio. L’idea che sarà mio figlio a sfondarmi il culo mi eccita. Devo essere mentalmente pronta a subire l’assalto alla mia entrata posteriore. Se ho visto giusto il giorno non &egrave molto lontano. Cosa farò quando verrà il momento? Non lo so. Di una cosa sono certa. Quando mi ha leccato il buchetto il mio corpo ha tremato ed ho provato piacere. Vedremo quali saranno gli sviluppi. Sto ancora coi pensieri a districarmi sulle voglie di mio figlio che due mani si intrufolano nella mia vestaglia e raggiungono le mie ‘gemelle’; le artiglia e comincia a pastrugnarmele. Poi la sua voce.
‘Mamma hai due zizze che sono una meraviglia del creato.’
Approfitto del complimento fatto alle mie tette che gli faccio la domanda che più mi preme.
‘Sono solo le mie zizze che ti piacciono? Non c’&egrave nient’altro del mio corpo che &egrave di tuo gradimento?’
‘Mamma, tutto di te mi piace. Guardarti, toccarti, baciarti, leccarti, succhiarti le mammelle &egrave quanto di più eccitante mi potesse capitare. Hai fatto di me il tuo amante e di questo ti sarò sempre grato. Amarti &egrave la cosa più bella. Quando sono dentro di te ho la sensazione di aver raggiunto la vetta del mondo.’
‘Mi spieghi, allora, perché mi hai leccato il buco del culo?’
‘Oh! Quello? Ti &egrave piaciuto? Quando ho messo la punta della lingua sullo sfintere hai avuto un fremito e subito dopo hai premuto il bacino sulla mia faccia. L’ho preso come un invito a continuare. Perché me lo chiedi?’
‘Non ti ha fatto schifo leccarmi il buco del culo?’
‘Mamma, come potrebbe farmi schifo una parte di te? Tu hai un culo fantastico. Mentre te lo leccavo mi sono reso conto che li non &egrave mai entrato nessuno. Ad ogni pennellata che facevo con la mia lingua sullo sfintere tu lo contraevi. Sei analmente vergine?’
Ci siamo.
‘Sono domande da farsi? Comunque te lo dico lo stesso. Sì, dietro sono vergine. Nessuno ha mai usato la mia porta posteriore per entrare nella mia pancia. In molti ci hanno tentato ma tutti hanno fallito. Perché lo vuoi sapere? Non farti venire strane idee.’
‘Non &egrave una strana idea. &egrave da tanto che ci penso. Ogni volta che mi stai davanti, i miei occhi sono attratti dalle forme fantastiche del tuo culo ed i miei ormoni si eccitano e cominciano a ballare. Hai un modo di far ondeggiare il tuo lato posteriore che &egrave un invito. Sembra dire: ecco questa &egrave la mia parte inviolata; se ne siete capaci &egrave vostra. Mamma mi fai tentare?’
‘Mi stai dicendo che il mio culo ti eccita al punto da desiderare di sodomizzarmi? Pippo mi vuoi inculare? Voglio dire vuoi mettermelo nel culo? Mi vuoi chiavare nel culo?’
‘Mamma sarebbe favoloso incularti. Ci pensi. Sarebbe una notizia da prima pagina: < Il figlio-amante sodomizza la madre e la fa perdere la sua verginità anale >‘
‘Oltre che essere un perverso sei anche un ‘porco’ figlio di puttana ed anche sadico.’
‘Non offendere te stessa. Ricorda che sono tuo figlio e tu non sei una puttana. La perversione &egrave una cosa che caratterizza entrambi. Tu sei mia madre e sei anche la mia amante. Sei la donna di cui sono innamorato. Io sono tuo figlio e ti chiavo perché ti amo. Concedendoti mi hai detto che anche tu mi ami. Ci amiamo. Non ti ho mai fatto del male fisicamente e quindi non sono un sadico. Mettertelo nel culo e chiavartelo fa parte dei nostri giochetti. Non &egrave sadismo.’
‘Ma mi farai male; non sarà certamente facile far entrare il tuo coso nella mia pancia attraverso la rosellina posteriore.’
‘Se mi dai la possibilità di mettertelo nel culo userò tutta la delicatezza per alleviare la tua sofferenza. Poi vedrai che ti piacerà.’
‘Vuoi il mio consenso a trapanarmi il culo? Hai una bella faccia tosta.’
Durante tutto il tempo trascorso a dissertare sul suo desiderio di sfondarmi il culo non ha mai smesso di impastarmi le zizze accompagnando l’operazione anche con strizzatine ai miei capezzoli e di sporadici baci al mio collo ed alla mia nuca. Mi tiene sotto pressione. E lo sono veramente. Il mio corpo &egrave un brulicare di punture di spilli. La mia passerotta pigola e lacrima. Il mio respiro &egrave diventato affannoso. Il colmo &egrave che sento anche forti contrazioni allo sfintere. La carne mi sta chiedendo di cedere. Alla fine decido. Vuole il mio culo? vuole sodomizzarmi? Che cosi sia.
‘Pippo, amore di mamma tua, ho deciso. Questo sarà il giorno della nostra luna di miele. Non potendo darti la mia verginità vaginale perché quella l’ho persa molti anni fa oggi ti farò dono della mia verginità anale. Avrai l’onore di essere il primo uomo a mettermelo nel culo.’
‘Mamma non mi stai prendendo in giro? Vuoi veramente essere inculata?’
‘Amore mio &egrave una cosa che prima o poi devo provare e a chi dare il mio culo se non a mio figlio; &egrave un tuo desiderio ed io come mamma sono sempre disponibile a soddisfare i desideri del mio bambino. Come vuoi farlo? Con il preservativo o senza?’
‘Dio, mamma, ti amo. Calzare il mio ariete con un preservativo non mi aggrada. Preferisco incularti a carne nuda e viva. Voglio sentire i tuoi muscoli anali stringersi sul mio cazzo.’
‘Ci avrei scommesso. Allora vieni in bagno con me ed aiutami a prepararlo a riceverti.’
‘In cosa devo aiutarti?’
‘A liberare il mio retto dalle impurità. Non vorrai incularmi con il budello sporco? Ed ora libera le mie zizze dalla stretta delle tue mani e seguimi.’
Mi alzo e mi dirigo in direzione del bagno. Durante il tragitto mi libero della vestaglia ed inizio ad ancheggiare. Pippo lancia un lungo nitrito.
‘Mamma sei fantastica. Dio che culo che hai.’
Giungiamo in bagno. Vado all’armadio, lo apro e tiro fuori una sacca per clistere da circa 2 litri dotata di tubo flessibile e di cannula. La riempio di acqua tiepida, vi aggiungo due fiale di glicerina e l’appendo all’attaccapanni. Mi giro verso mio figlio e gli porgo la cannula. Pippo mi guarda con aria interrogativa.
‘Adesso la tua mammina si metterà carponi e tu gli metterai la cannula nel culetto ed aprirai la chiavetta in modo da far scorrere l’acqua nel retto.’
Mi inginocchio sul tappeto del bagno e poggio i gomiti sul pavimento; sollevo il bacino giro la testa verso Pippo.
‘Dai sono pronta; introduci la cannula e gira la chiavetta.’
Da bravo allievo mio figlio esegue l’ordine che gli ho dato. L’acqua scorre nel mio intestino invadendo il mio retto ed il mio colon. Quando la sacca si &egrave svuotata gli intimo di sfilarmi la cannula dal culo. Mi rimetto in posizione eretta e passeggio nello spazio ristretto del bagno sotto lo sguardo indagatore di mio figlio. Trascorso che &egrave un quarto d’ora corro a sedermi sul water e, senza compiere sforzo alcuno, scarico nella tazza tutto quanto il contenuto del clistere. Ci vuole un po di tempo per riprendermi. Intanto ordino a mio figlio di preparane un altro.
‘Hai visto come ho fatto. Uno non basta. Per quello che dobbiamo fare &egrave meglio farne un altro. Saremo più sicuri. Su preparalo.’
Pippo ripete l’operazione. Riempi la sacca, la riappende e mi mostra la cannula.
‘Dai mamma, posizionati che sono pronto.’
Mi rimetto carponi e gli offro il buco del culo per farmi praticare un secondo clistere. Tutto &egrave la ripetizione del primo. Quando tutto ha fine entro nel vano doccia e mi accingo a farmi una doccia. Pippo mi segue.
‘Mamma lascia che sia io a lavarti.’
‘Va bene. Tanto lo so che &egrave un’occasione per palparmi e so anche come finirà.’
Gli passo la spugna ed il sapone. Lui lascia cadere la spugna ed usa le mani per insaponarmi. Era scontato. Le sue mani scivolano sul mio corpo provocandomi brividi di piacere. Prende a baciarmi spostando la sua bocca ora sulla mia bocca ora sulle mie zizze. Si piega sulle gambe ed il suo viso &egrave fra le mie cosce. La sua lingua esce dalla sua bocca e viene a frugare fra i peli della mia foresta che nascondono la mia vulva. Si inoltra come una biscia. Raggiunge le grandi labbra. La fa vibrare ed un grido mi sale in gola. Il clitoride si allunga e si indurisce. La bocca di Pippo lo imprigiona fra le labbra e comincia a succhiarmelo. Un ululato riempie il vano doccia. Mio figlio mi sta facendo un pompino. Il tempo sembra essersi fermato. L’acqua continua a scorrere sui nostri corpi. Lui continua a succhiarmi il clitoride. I miei nitriti si susseguono uno dietro l’altro. Sto per venire. Gli metto le mani sulla nuca e la spingo contro il mio ventre. Un mio urlo accompagna il movimento. Esplodo in un orgasmo. Vengo e riverso nella sua bocca il mio sperma. Lo sento deglutire. Lo sta ingoiando. Sono spossata ma so che non &egrave finita. La sua voce mi giunge ovattata.
‘Mamma, girati, mettiti a 90′, appoggiati al muro ed allarga le gambe.’
Chissà perché non sono per niente meravigliata da quella richiesta. Senza tentennamenti eseguo. Ho appena finito di assumere la posizione chiestami che le mie natiche sono oggetto delle sue attenzioni. Le bacia e le lecca. Una sua mano si intrufola fra le mie cosce e raggiunge la mia vulva. Le sue dita si inoltrano tra le pareti della vagina e si fermano. Contemporaneamente la sua testa si &egrave fiondata fra le opulenti pacche del mio culo. Le sue calde labbra si poggiano sul mio sfintere e lo baciano. Sobbalzo ma non mi sottraggo. I baci si trasformano in lunghe spazzolate di lingua su tutto lo spazio racchiuso nella circonferenza della mia rosellina strappandomi gridolini di piacere. La sua lingua vibra come quella di un serpente che saggia l’aria in cerca di tracce di eventuali prede. Io però non sono una probabile preda. Sono già sua.
‘Dio, Pippo. Sei un adorabile maialino. Ti piace leccare il buco del culo della tua mammina? Usi la lingua come un pittore usa il suo pennello. Sei un artista. Sei bravo. Continua così. Non smettere che a mamma tua piace molto farsi leccare il buco del culo dal suo piccolo porcellino.’
Pippo intensifica l’azione sul mio buchetto. Sento la punta della sua lingua cercare di penetrare il buchetto. Una fitta di intenso piacere raggiunge il mio cervello. Grido e l’orgasmo esplode inaspettato. Questa volta non c’&egrave la sua bocca a raccogliere il frutto del mio piacere. Il tutto si perde nel piatto doccia e l’acqua lo convoglia nel tubo di scarico. L’effetto dell’orgasmo non &egrave ancora passato che sento una forte pressione esercitata al centro della mia rosellina. Ci siamo.
Il TIR entra nel budello

La punta del grosso glande del cazzo di mio figlio &egrave sistemata al centro del mio ‘crisantemo’. Pippo ha agganciato le sue mani alle mie spalle e sta spingendo. La pressione aumenta. Lui comincia a spingere. Incomincio ad avvertire un leggero fastidio.
‘Pippo, amore, non avere fretta; nessuno ti corre dietro; fai con calma; mammina non scappa.’
Il fastidio si sta trasformando. Comincio a gemere. Non sono gemiti di piacere quelli che mi escono dalla bocca. Sono l’inizio di quello che fra poco effettivamente sentirò. Lui continua a spingere.
‘Amore di mamma non essere irruente; se continui così mi farai sentire dolore. Ti prego sii dolce. Quando il tuo trapano entrerà nel mio buco del culo lo voglio sentire; non voglio che ci sia solo sofferenza.’
Sono parole e solo parole. So per certa che quando il glande valicherà il primo strato del mio buchetto sentirò un dolore atroce. Una mia conoscente che pratica il sesso anale mi ha detto che la prima volta che lo prese nel culo (fu il marito a romperle il culo) si sentì svenire tanto era forte il dolore. La spinta si fa più energica. La rosellina comincia a dilatarsi e la trivella avanza di alcuni millimetri nel tunnel. Non sono più gemiti quelli che mi escono dalla bocca. Un secondo dopo un dolore atroce investe il mio buco del culo. Il grido che mi sale in gola e che si propaga nel ristretto spazio della doccia &egrave quello di una scrofa sgozzata. Le mie urla di dolore si propagano anche al di fuori del bagno e si disperdono per tutta la villa. Meno male che siamo molto distanti dal centro abitato e che la prima casa più vicina &egrave a dieci Km altrimenti le mie urla di dolore avrebbero messo in allarme chi le avrebbe sentite e si sarebbe precipitato ad avvertire la polizia e sarebbero stati guai seri. Mio figlio non si &egrave lasciato spaventare dalle mie urla ed ha continuato nella sua opera di trivellazione del mio ano. Sposta le mani dalle mie spalle e, distendendosi sulla mia schiena, le porta sul mio petto e le aggancia alle mie zizze. Poi continua a spingere. Sento il cazzo di mio figlio scorrere nell’interno del mio retto. Continuo a gridare. Poi di colpo non lo sento più spingere. Il suo pube e schiacciato contro le mie natiche. &egrave entrato. Il TIR &egrave nella fortezza e la sta esplorando. Il cazzo di Pippo &egrave nella mia pancia. Mio figlio mi ha sfondato il culo. Ho dato a mio figlio la mia verginità anale. Sento le sue mani strizzarmi le mammelle e le sue dita stritolarmi i capezzoli. Poi la sua voce.
‘Dio, mamma, finalmente. Ora niente di te mi &egrave sconosciuto. Posso dire che mi appartieni. Che sei mia più di quanto lo sei per mio padre. Ti ho sfondato il culo. Ti sto inculando. Ancora uno sforzo.’
Con gli occhi pieni di lacrime per il dolore sentito riesco a parlare.
‘Cosa manca al completamento dell’opera?’
‘Mamma voglio riempirti il buco del culo con la mia forza. Voglio chiavarti il culo e scaricare dentro le tue budella litri di sperma.’
La prospettiva &egrave allettante. Del resto ha ragione. L’opera non può restare incompiuta.
‘Allora muoviti. Chiavami nel culo e riempimi la pancia della tua essenza. Dopo tira fuori la tua trivella dal mio culo, lavala, puliscila, disinfettala e vammi ad aspettare nella mia camera da letto che &egrave il luogo adatto per continuare il discorso.’
Senza spostarsi di un millimetro mio figlio mette in moto il motore del trapano perforante e da inizio all’allargamento del tunnel. Il TIR ingrana le marce e comincia, lentamente, ad andare avanti ed indietro nello stretto spazio a sua disposizione. Mi sta chiavando nel culo e lo sta facendo con maestria. Ad ogni colpo il mio retto allenta la sua tensione fino a che il cazzo di mio figlio comincia ad entrare ed uscire dal mio culo con sempre più facilità. Il motore sale di giri e la velocità dell’inculata aumenta di intensità. Il dolore si &egrave attenuato ma non sparito. Le mie grida si sono affievolite. La mia mente diventa preda della più sfrenata delle perversioni. Prenderlo nel culo comincia a piacermi.
‘Bravo il mio cucciolo. Mai avrei pensato di perdere la mia verginità anale con mio figlio. Hai superato ogni mia aspettativa. Mi hai rotto il culo e adesso me lo stai chiavando. Sento che stai per farmi un altro clistere che scaricherà nelle mie viscere un fiume di sperma.’
Pippo continua imperterrito a stantuffare il suo cazzo nel mio buco del culo. Non una parola gli esce di bocca. Solo mugugni e grugniti accompagnano la sua azione di sfondamento. Poi una stretta più forte alle mie mammelle mi dicono che il vulcano &egrave sul punto di esplodere. Un attimo dopo il mio retto viene invaso da una calda bordata di denso e copioso sperma a cui fanno seguito altre bordate di minore intensità. Mio figlio sta svuotando nel mio culo tutta la forza accumulata nelle sue grosse palle.
‘Mamma &egrave stato fantastico. Ti ho fatto il culo. Il mio sogno si &egrave avverato. Cosa resta di te che ancora non mi hai dato? Ora sei mia e nessuno ti porterà via dal mio letto. Nemmeno tuo marito; mio padre.’
‘Non dire scemenze. Tuo padre non dovrà mai sapere niente di noi due. Ora sfilati dal mio culo e datti una sana pulita e vai ad aspettarmi nella tua stanza.’
Sento uscire il suo cazzo dal mio culo. Mi metto dritta e lascio che lui si defili dalla doccia. Sparisce. Mi siedo sulla tazza e sento il suo sperma scorrere dal mio sfintere. Penso alle sue ultime parole. Ha ragione. Di me ha avuto tutto. Sono veramente sua. Un pensiero mi attraversa la mente. No. Non &egrave vero. Non gli ho dato tutto. C’&egrave ancora una cosa che potrei dargli. Ma &egrave meglio non farne parola. &egrave troppo pericoloso parlarne. Vediamo gli eventi.

La prima parte di questo racconto ha così fine. Il prosieguo a breve.

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