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Racconti di DominazioneRacconti erotici sull'Incesto

Legata…a Lui

By 2 Febbraio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Erano anni ormai che vivevo da sola dopo il divorzio, intendiamoci non è che non avevo più voglia di frequentare gente nuova anzi… non disdegnavo divertirmi con gli uomini ma tenevo anche alla mia libertà.
Di tanto in tanto invitavo qualche amico per incontri privati ma dopo ognuno a casa propria, di certo non mi andava di ricominciare una relazione seria. Dopo quello stronzo di mio marito mi ero ripromessa di fare nuove esperienze e esaudire tutti i miei desideri che per tanto tempo avevo tenuto nascosto.
Essendo una donna matura di 53 anni con i capelli rossi e lunghi poco oltre le spalle, gli occhi verdi e un corpo generoso nelle zone giuste non avevo problemi per quanto riguardava i pretendenti, le loro lusighe mi facevano piacere ma dato che ero diventata uno spirito libero non mi lasciavo catturare facilmente.
Infatti ci son volute ben due settimane affinchè la mia amica riuscisse a convincermi di andare in una gita fuori porta con lei e due amici che io non conoscevo, probabilmente lei aveva in mente di organizzare del sesso sfrenato ma non ne ero proprio sicura, fatto sta che per esasperazione alla fine accettai.
Da li a due giorni saremmo partiti, ognuno con la propria auto e ci saremmo incontrati nel luogo prescelto; stavo li a preparare la valigia decidendo se portare o meno qualche bel completino intimo che squillò il telefono.
Andai a rispondere ed era mia sorella minore, aveva una voce alterata, era in ansia e ciò aumentò la sua indole logorroica; insomma ci mise ben mezz’ora per spiegarmi che Andrea, mio nipote, aveva lasciato la fidanzata dei tempi del liceo e ora secondo lei era triste e capace di fare qualche sciocchezza.
Devo ammettere che mia sorella aveva sempre reazioni esagerate.
Sta di fatto che per stare con l’anima in pace suggerì al figlio di raggiungermi per qualche giorno così si sarebbe distratto.
Inutile dirle che prima avrebbe dovuto chiedermi se non avessi avuto altri impegni, quando poi le dissi che effettivamente stavo per partire lei attaccò a piangere e il mio istinto di sorella maggiore e zia affettuosa ebbe la meglio.
La tranquillizzai dicendole che avrei rimandato il viaggio e che Andrea poteva raggiungermi anche il giorno successivo.
E così fu.

Andare via da quella paranoica di mia madre non poteva che essere la salvezza per me. Solo lei riusciva a vedermi triste o depresso, sto proprio in pace con me stesso. Se mi sono lasciato con la mia ragazza è solo che quando cresci ti accorgi che si possono amare le persone sotto diverse forme. Io lei la amavo come un’amica, una sorella, e allo stesso modo lei con me. L’unico grande dispiacere era non poter far sesso e a 20 anni se ne ha la fame, quasi si è drogati di sesso.
Alla fine problemi con le ragazze non ne avrei avuti, seppur non essendo un figo da paura, il mio modo di fare, unito a un fisico comunque piacente, non mi permetteva di fare grandi drammi. Il fatto però di allontanarmi dalla petulanza di mia madre andando a casa di mia zia, la cui casa mi riporta sempre indietro di qualche anno, diciamo 3 o 4 per la precisione.
Infatti lei è stata la mia donna, anche se solo per una volta, in un amplesso che si è verificato per diversi fattori concomitanti e che, purtroppo vista la sua esperienza, non si è mai più ripetuto. Ogni volta che la vedevo non riuscivamo mai a essere soli.
Arrivai da lei il venerdì pomeriggio, alla fine erano semplicemente due orette di viaggio, e le proposi di andare a mangiare una pizza fuori, cosa che accettò di buon grado.
La fortuna di abitare in una grande città è quella di avere le pizzerie sotto casa, tanto che mia zia si mise un jeans e una maglietta e ci incamminammo a piedi.
-zia- incominciai io mentre camminavamo- non devi badare a quello che dice mamma io sto bene e so che tu ti eri organizzata per uscire con un’amica. Se vuoi puoi andare, io qualche amico che mi ospita ce l’ho-
-Ma no tranquillo Andrè- mi disse scompigliandomi i capelli con la mano- non era così importante e poi la senti tu tua madre se veramente tu non stai da me?- mi chiese quasi ridendo.
-In effetti- convenni con lei alla fine.
Cenammo tranquillamente parlando del più e del meno, mentre nella mia testa mi chiedevo come lei facesse finta, in maniera molto naturale, che tra noi non fosse successo nulla. A dire la verità il dubbio che lei non si ricordasse mi passò nella testa. Eppure proprio il fatto che lei prendesse il discorso alla larga mi portò a un’eccitazione mostruosa.
Tornati a casa decidemmo che, visto l’unico bagno in casa, lei avrebbe fatto la doccia per prima e poi sarei andato io. Questo mi permise di avvicinarmi alla toppa della serratura per vedere qualche pezzo di zia, solo che lei fu previdente e mise un asciugamano così che mi oscurasse la vista. Dovetti toccarmi sotto la doccia digrignando i denti per la rabbia.

La casa regnava nel silenzio dato che era notte fonda e ormai erano ore che facevo finta di leggere…nonostante gli occhi seguissero le parole scritte sulla carta il cervello non assimilava.
Mi sentivo strana…irrequieta, insomma avevo voglia di godere!
Allungai una mano al mio comodino e tirai furi dal cassetto tre mollettine, le usavo spesso da quanto avevo scoperto quanto mi eccitasse il dolore; scostai le coperte sfilai nègligè, slip e posizionai due mollette sulle piccole labbra e una sul clitoride.
Sentire la carne stretta mi faceva godere, stringevo le cosce così che la molletta tirasse di più il clitoride e mi stringevo i seni. Pizzicavo i capezzoli e gemevo cercando di fare il minimo rumore.
Vicino alla mia camera c’era Andrea, mio nipote.
Quel pezzo di ragazzo forte e ben dotato, senza rendermene conto tornai alla primavera di tre anni fa…quando gli rubai la verginità nella casa di campagna.
Il clitorie pulsava, tolsi la molletta e iniziai a darmi piacere stimolandolo con le dita, il volto seminascosto nel cuscino per placare i gemiti della frenesia che mi travolse ricordando il passato.
Fu un orgasmo squassante che mi lasciò appagata…respirando piano per calmarmi mi liberai dalle altre mollettine mi coprii con la coperta e mi addormetai di li a poco.

La notte provai lo stesso giochetto della doccia. Feci finta di dormire, aspettando che il silenzio calasse su tutta la casa prima di avvicinarmi in maniera felina alla porta della camera della zia. Non aveva coperto il buco e rimasi deluso quando la vidi intenta a leggere sul letto, quasi mi aspettassi che da assatanata di cazzo si stesse trastullando in maniera selvaggia.
Quasi me ne stavo per andare quando la scena iniziò a cambiare con la zia che si stava toccando fugacemente, procurandosi volontariamente del dolore. Istintivamente misi le mani sul cazzo e tirai fuori il fazzoletto iniziando a menarmelo lentamente.
Volevo arrivare all’orgasmo nello stesso istante suo, così che quando lei iniziò ad aumentare i gemiti aumentai, a mia volta, la velocità della sega venendo in maniera copiosa sul fazzoletto che avevo in mano.
Mi ero stufato della falsità del nostro rapporto. Io non avevo mai dimenticato il sesso con lei ed ero sicuro, almeno talmente tanto sfrontato da esserlo, che lei non mi avesse dimenticato. In maniera delicata spinsi il fazzoletto sulla maniglia così che si conficcasse e rimanesse lì, tornando a dormire subito dopo.
La mattina seguente mi svegliai volutamente dopo di lei, arrivando in cucina, dove lei preparava le colazioni, indossando una maglia e un pantaloncino con sotto nulla ed un’erezione ben visibile. Mi avvicinai e, mettendo la mano poco sopra le natiche gli diedi un bacio sulla guancia, sfiorandola appena con la mia erezione e andandomi a sedere. Volevo portarla al limite.

Mi svegliai di buon ora, rilassata e sazia di sonno. Indossai solo il nègligè dato che dopo la colazione avevo intenzione di fare una doccia e aprii la porta per andare in cucina.
Rimasi un po’ interdetta quando vidi un fazzoletto sulla maniglia, lo staccai piano e lo osservai meglio; giusto in mezzo era più duro al tatto d’istinto lo porto al naso per annusare e capire.
Non c’erano equivoci quello era sperma; annusai di nuovo, deglutii sentendo la reazione del mio corpo a tale odore ma mi imposi di restare calma e facendo un respiro profondo andai in cucina.
Di li a mezz’ora mi raggiunse Andrea, io ero di spalle, riscaldavo il latte e le brioche quando mi sfiorò il sedere e mi diede il buongiorno con un bacio sulla guancia; adocchiai subito la sua erezione, la guardai per qualche secondo.
– Buongiorno…mi sa che ieri ti sei perso qualcosa.- esclamai divertita indicandogli il fazzoletto sporco e umido, gli feci l’occhiolino e gli offri la tazza del latte, tornai verso il forno e mi piegai per prendere le brioche, lo feci lentamente lasciandogli intravedere appena le natiche.
Mi sedetti e aspettai che lui si accorgesse che il fazzoletto incriminato ora era sporco anche di me; non riuscendo a restire, prima che mi raggiungesse in cucina mi ero toccata e dopo aver raggiunto l’orgasmo mi ci ero asciugata così che lui l’avrebbe trovato bagnato.
Mi ero ripromessa di non sedurlo più, più volte avevo cercato di convincermi che l’amplesso nella casa di campagna era avvenuto perchè volevo dimostrarmi di essere ancora piacente dopo il divorzio e le continue corna di mio marito ma in fondo sapevo che stavo mentendo a me stessa.
A me Andrea era sempre piaciuto…

Non appena vidi il fazzoletto sul tavolo sorrisi quasi d’istinto, prendendolo e portandolo al naso. Subito sentii odore di donna e, come un animale, portai la lingua sugli umori umidi di mia zia. Leccai avidamente e nel frattempo la guardavo voglioso. Avevo fame, certo, ma non di cibo; avevo voglia di sentire, sotto la mia lingua, la carne di mia zia.
Agii subito lasciando cadere il cucchiaino sotto il tavolo e, in maniera lenta e studiata, mi chinai andando a gattonare verso di lei, che aveva le gambe leggermente aperte e si poteva intravedere la vulva. Posai le mani sulle ginocchia di lei, spingendole verso l’esterno senza resistenza, così da potermi fiondare su quel frutto così polposo davanti ai miei occhi. Preso dalla voglia iniziai a limonare, quasi in senso letterale, con le grandi labbra della fica che subito iniziò a secernere degli umori, seppur la zia dicesse di no in maniera poca convinta. Non appena arrivai con la lingua sul clitoride oramai gonfio (sembrava una cappella di 1 cm) sentii mugolare in maniera sconnessa e capii che il primo orgasmo era arrivato.
Non volevo di certo fermarvi, anzi, così che iniziai a baciare l’interno coscia, prima, leccandolo dolcemente poi. Solo in un secondo momento infilai, con poca dolcezza a dire il vero, due dita nella fica della zia e ponendole a uncino in lei, così che potessero toccare la parete vaginale. A quel punto le mie labbra si incollarono al bottone di carne succhiandolo appena, leccandolo dolcemente e lasciando strusciare i denti. Quando sentii le mani della zia accarezzarmi i capelli intuii che era il momento di osare, così infilai il medio dell’altra mano nel suo buchino e presi a dedicarmi, in maniera esclusiva e vorace, al clitoride, muovendo le dita in maniera asincrona. La sentii venire per una seconda volta, abbandonandosi totalmente alla sedia.
Uscii da sotto il tavolo con il cazzo che esplodeva nei pantaloncini e, in maniera studiata, mi avvicinai a lei baciandola con molta passione, così che scambiammo i suoi umori con le nostre lingue. Non appena ci staccammo cercò di avvicinarsi al mio cazzo ma io, in maniera diabolica, mi allontanai e, bloccandole i polsi con la mano destra, lo tirai fuori con la sinistra, sbattendoglielo sul viso 2-3 volte per poi rinfoderarlo.
-Hai aspettato troppo tempo zia- dissi lentamente con tono autoritario – ora devi implorarmi per averlo- così mi allontanai e andai in camera attendendo una sua contromossa.

Tentai di ribellarmi alle sue attenzioni ma l’inaspettata bravura di Andrea mi lasciò senza parole, lo sentivo divorarmi la fica e me ne approfittai senza ritegno.
Godevo come la più grande delle zoccole nel sentire le dita muoversi dentro di me, aprii le gambe oscenamente per godere a fondo della doppia penetrazione.
Venni gemendo e mugolando per ben due volte.
Quando finì e ci baciammo allungai una mano verso il suo cazzo ma lui sfrontato mi allontanò sbattendomi la cappella sul viso, d’istinto schiusi le labbra inebriata dal suo profumo di maschio e rimasi delusa quando si tirò indietro.
Le sue parole mi rimbombavano nella testa, passò qualche minuto prima che mi rendessi conto di fare qualcosa.
Mi alzai, quasi lo rincorsi fino in camera, strada facendo mi sfilai il nègligè restando completamente nuda, spalancai la porta e lo vidi seduto sul letto anch’egli privo di abiti; mi leccai le labbra fissando il suo fallo prontamente eretto.
-Andrea…- mormorai appena mentre mi abbassavo fino ad inginocchiarmi, mi misi a quattro zampe e mi avvicinai con calma. -Accontenta la zia…- ero a un passo da lui e senza mutare posizione allungai il viso fra le sue cosce.
Aspiravo il suo profumo strusciandomi contro il suo sesso.
-Saprò farmi perdonare- dissi prima di iniziare a leccargli i testicoli.
Alzai lo sguardo e lo guardai negli occhi senza smettere di dedicarmi alle sue palle, le leccavo, le succhiavo una alla volta e cercavo di lambire con la lingua il perineo.
Tentai di succhiargli il prepuzio ma di nuovo me lo negò, prese a sbattermelo in faccia più e più volte ed io subivo bagnandomi ancora di più.
Mi afferrò la testa e me lo spinse in bocca fino a toccare la gola, mi tenne ferma per alcuni secondi e lo tirò fuori per sbattermelo sulle labbra, bagnato della mia saliva.
-Non sono più il ragazzino inesperto cara zia.- disse con un sorriso diabolico.rificcandomi il cazzo in gola e dandomi il ritmo mentre mi scopava la bocca.
Mi sentivo una troia fra quelle giovani mani e mi piaceva da impazzire.

Volevo che lo sentisse duro nella sua bocca, oltre a cercare di farle capire chi veramente comandava ora. Oramai negli anni avevo capito cosa mi piaceva e, adesso, volevo venire ma non in quella calda bocca; il pompino era solo il preludio di quello che volevo fare.
Uscii da quelle labbra guardandola, quasi con aria di sfida, e, girandole attorno come se la stessi studiando, mi portai dietro di lei. Allungando una mano arrivai quasi a sfiorarle la vagina e, quasi immediatamente, aprì le gambe in modo osceno lasciando che potessi osservarla. In quella posizione, a 4 zampe sul letto, vedevo la fine del collo, tutta la schiena e quelle natiche così invitanti; solo più sotto potevo notare le labbra umide e aperte.
Mi avvicinai e infilai dentro il mio cazzo senza nessuna dolcezza, anzi volevo proprio essere cattivo, mentre con le mani le stringevo, quasi conficcandole le unghie nella carne dei fianchi.
Le mie palle, sbattendo sulla sua pelle, producevano un rumore sordo, al quale rispondevano i suoi gemiti e miei sospiri profondi.
-Vuoi che ti venga dentro?- chiesi avvicinandomi alle sue orecchie
-Si- faceva fatica a rispondere
-Allora implorami, dimmi che sei la mia troia e che vuoi che ti riempia- rallentai per aspettare la sua risposta
-Ti prego Andrea sono una troia, una vacca, riempimi totalmente della tua sborra-.
Incentivato dalle parole di lei mi aggrappai ai suoi seni e iniziai a morderle le spalle, quasi come i cani che fermano con la bocca la cagna in calore, e iniziai a spingere ossessivamente. Ero al culmine dell’eccitazione e, stringendo il morso ancora più forte, le venni copiosamente dentro.
Nessuna parola uscì dalla mia bocca, andandomene a fare una doccia e lasciandola lì sul letto. ParteII

Crollai sul letto sfatta e dolorante, respiravo affannosamente per tutto il piacevole dolore che avevo subito.
Mi sentivo sporca come l’ultima delle zoccole, abbandonata lì come una bambola.
Dovevo sentirmi offesa per come mi aveva trattato, non mi aspettavo un comportamento così rude da parte del mio piccolo Andrea.
Mi rigirai sulla schiena, allungai una mano fra le cosce dove sentivo colare qualcosa; raccolsi lo sperma che mi aveva schizzato dentro e portai le dita alla bocca.
Aveva un retrogusto acidulo e salato sulla lingua; succhiai le dita e strinsi le cosce, potevo percepire il clitoride ancora gonfio…non ero ancora del tutto sazia.
Con la mano libera cominciai a titillare il bottoncino tumido e venni un’ultima volta.
Dopo qualche minuto di riposo mi alzai e mi feci a mia volta la doccia, mi vestii e mi preparai per uscire.
Di Andrea non c’era traccia e gli lasciai un messaggio sul tavolo in cucina.

‘Ci vediamo più tardi, ho un appuntamento importante. Pranzo con Carlo’

Presi l’auto e andai in centro, a casa del mio amico Carlo.
Ci conoscevamo da tanto io e lui, da dopo il divorzio mi era stato molto vicino. Mi aiutava nei lavoretti a casa ed io per sdebitarmi il lavoretto lo facevo a lui; mi divertiva la sua mania di fare sesso con le tende tirate e le finestre aperte.
Non era possibile scoprirci dato che abitava in una villa privata ma l’idea di essere spiati lo eccitava da matti e io gli davo corda.
Tornai a casa verso le 16:00, il trucco un po’ sbiadito e i vestiti stropicciati; la casa era silenziosa.

Mi è sempre piaciuto fotografare, mi rilassava, oltre a permettermi di estraniarmi dal mondo. Tempo fa acquistai una reflex di quelle moderne e con il tempo, grazie anche a dei lavoretti, riuscii a comprarmi alcuni degli obiettivi.
Una volta tornato a casa mi accorsi che zia era andata via e, solo in un secondo momento, lessi il bigliettino. Da subito sospettai che ci fosse qualcosa tra lei e questo fantomatico Carlo e, se non fosse stata stupida, avrebbe nascosto i segni del sesso.
Pranzai con calma, da solo, cercando di fare il punto della situazione su quello che era successo e decisi che zia, anche solo con il sospetto che avesse fatto sesso, avrebbe pagato questa leggerezza.
Andai a coricarmi a letto cercando di riposare e mi rilassai, soprattutto grazie all’odore del sesso e di sudore che c’era in quella camera. Amavo quell’afrore che era intriso di incesto e di peccato, che mi ricordava come la zia si fosse lasciata andare.
Mi svegliai all’aprire della porta, mi alzai e attesi mia zia appoggiato allo stipite della porta della cameretta. Quando passò davanti a me, per dirigersi verso il bagno, sentii chiaramente, oltre a vedere come era conciata, l’odore del sesso appena fatto e sorrisi malefico
-Quando esci dal bagno vieni in camera mia che ti voglio chiedere una cosa, zia- caricando in maniera pesante l’ultima parola.
Passarono dei minuti quando ella usci dal bagno indossando un accappatoio bianco, legato in vita grazie alla cinta, cercando di andare direttamente in camera. Purtroppo, però, la trovò chiusa a chiave, oltre a trovare me che l’aspettavo fuori dalla mia camera.
Entrò a testa china, la seguii e chiusi la porta dietro di me, era nella tana del lupo.

Mi sorprese vedere mio nipote aspettarmi poggiato allo stipite della porta; ero un po’ a disagio conoscendo il mio aspetto in quel momento, tentai comunque di assumere un’aria tranquilla e naturale.
Lo guardavo man mano che mi avvicinavo, lo vidi sorridere sornione e capii che aveva intuito perchè avevo il trucco disfatto e gli abiti stropicciati; in una situazione normale avrei dovuto provare ,quantomeno, un po’ di vergogna ed invece il pensiero che lui sapesse mi eccitava molto.
-Va bene…- risposi, non mi sfuggì il suo tono ma continuai a camminare.
Entrai in bagno, misi gli abiti nella cesta e mi struccai prima di lavarmi.
Durante la doccia non facevo altro che pensare ad Andrea e su cosa voleva chiedermi, mi insaponai con calma prendendomi del tempo per meditare ad una possibile motivazione del perchè mi avesse invitato nella sua stanza.
Svariati pensieri mi frullavano in testa, cercai di scacciare l’immagine di un nuovo incontro fra i nostri corpi convincendomi che voleva parlarmi della sua ex, forse c’erano problemi in vista.
Chiusi l’acqua e indossai l’accappatoio, mi frizionai un po’ il corpo e uscii dal bagno diretta in camera mia per indossare qualcosa di più consono ad una chiacchierata, ma rimasi sorpresa nel constatare che la porta della mia stanza era chiusa a chiave.
Mi voltai e trovai Andrea che dall’ingresso della sua camera mi guardava e sorrideva diabolicamente, con l’indice mi faceva segno di avvicinarmi.
-Andrea… – tentai di fargli una partaccia assumendo un’aria seria. -Perchè hai chiuso la mia…- ma lui mi interruppe.
-Entra zia!- disse con calma e voce ferma.
Deglutii ed entrai a testa china, era evidente che non voleva parlare della sua ex.
Mi guardai attorno indecisa su cosa aspettarmi, iniziai a giocherellare con la cintura dell’accappatoio.

L’abbracciai da dietro facendole sentire tutto il mio sesso in erezione mentre le mani le stringevano i seni in maniera possessiva. La mia bocca, poi, si chiuse attorno al suo collo, dapprima baciandola lievemente per poi mordere con più decisione.
Seppur restia all’inizio, iniziò a sciogliersi e si rilassò sotto le mie cure. La girai e la baciai con molto trasporto e, indirizzandola verso il letto, la feci stendere sotto di me. Gli presi i polsi con una mano, continuandola a baciare, e con l’altra mi allungai verso la sedia dove c’era la sciarpa di lana.
Cercai di agire in fretta e le bloccai i polsi alla testiera del letto, cosa che le fece aprire gli occhi.
-Che cosa fai Andrea?- mi chiese in maniera timorosa
-Sei una maiala ed è giusto che disponga del tuo corpo- le dissi sicuro leccandole e mordendole piano le labbra.
Cercò di protestare, in maniera poco convinta, e scesi piano verso il suo seno, scostando un poco l’accappatoio, posando le mie carnose sui suoi capezzoli in maniera dolce e fugace. I suoi gemiti riempivano il silenzio della stanza mentre ero concentrato a scoprire grandi porzioni del suo corpo.
Con il viso arrivai vicino alla sua vagina respirandone l’afrore, saggiando allo stesso tempo, con le dita, quanto fosse bagnata. Appena posai la lingua sul clitoride gonfio mia zia ebbe un sussulto di piacere.
Mi fermai e iniziai a mordicchiare il monte di venere, l’interno coscia e tutte le parti intorno alla vagina, inclusa la porzione di pelle tra l’ano e la fica. Il mio alito caldo andava ad accarezzare la pelle violacea della vulva, non seguita però dalle mie labbra o dalla mia lingua. Allungai le dita verso il clitoride, massaggiandolo piano, così da provocare ulteriori gemiti di piacere nella zietta. Oramai era nelle mie mani e mancava un solo passaggio, farla cadere totalmente ai miei piedi.
Le dita continuavano il loro lavoro, tanto che la zia, paonazza in volto, non riusciva a dire nulla se non a emettere delle parole scomposte. Attesi il momento prima del suo orgasmo e smisi di massaggiarla, guardandola sadicamente.
-Co..Cosa fai ti prego fammi venire, farò tutto quello che vuoi- mi implorava ormai
-Lo so che farai tutto quello che vorrò- dissi avvicinando il mio viso al suo ‘giura di essere la mia schiava e di sottostare a tutto quello che ti farò e potrai avere un orgasmo-
-Non puoi chiedermi questo- totalmente frastornata cercava di strusciare le gambe tra loro per procurarsi piacere, ma le bloccai subito
-Va bene zia come vuoi- dissi andandomene verso la porta
-No fermo, sono e sarò la tua schiava ma ora fammi venire-
Un ghigno solcava il mio viso. Mi avvicinai con le labbra a quel clitoride gonfio e lo leccai in maniera magistrale. Non ci volle molto che zia riempisse le mie labbra dei suoi umori. Avrebbe pagato molto caro quest’orgasmo.

Me lo ritrovai addoso, sentivo perfettamente il suo fallo duro spingere contro le mie natiche, cercai di divincolarmi anche se senza decisione; quando poi prese a baciarmi il collo iniziai a sciogliermi.
Quella canaglia di mio nipote sapeva quali erano i miei punti deboli.
Ci baciammo con passione, cercandoci le lingue e scambiandoci i sapori; mugugnavo allungando le mani verso il suo corpo per poterlo toccare e stringere.
Non so nemmeno come mi ritrovai sul letto sotto di lui; d’istinto schiusi le gambe lasciandogli lo spazio che voleva.
Aprii gli occhi accorgendomi di avere le mani legate alla testiera del letto, il suo tono autoritario che usava nel rispondermi mi eccitava e intimoriva allo stesso tempo.
Stetti al gioco e mi godevo il suo modo di fare, gemevo e ansimavo a senconda del piacere che magistralmente sapeva darmi.
Per quanto mi era possibile arcuavo il busto spingendo i seni verso le sue mani, mi offrivo affamata sempre di più di raggiungere l’acme del piacere.
Chiusi gli occhi lasciandomi andare completamente, ciò che mi interessava era godere senza remore.
Il suo alito caldo mi stuzzicava e il mio corpo pretendeva sempre di più, la mente era preda di quell’intrigante incesto; in quella stanza eravamo puro peccato.
Continuano a ripetermi mentalmente che ciò che stavamo facendo era uno sbaglio ma paradossalmente quei pensieri mi eccitavano ancora di più, sentivo gli umori irrorarmi le piccole labbra; l’orgasmo era vicino…mancava pochissimo quando Andrea si allontanò.
Sbarrai gli occhi guardandolo con fare interrogativo, mi sentivo le guance in fiamme, lo pregai di farmi venire, lo supplicai di darmi sollievo ma fu sordo alle mie preghiere.
Voleva lasciarmi li inerme il sadico.
Non potetti che sottostare alle sue regole; promisi di essere la sua schiava e di sottostare ad ogni suo comando e capriccio.
Solo a quel punto mi concesse ciò che tanto agognavo.
La sua lingua calda e sapiente mi regalò un piacere intenso, gemetti forte quando l’orgasmo esplose nel mio basso ventre.

Avevo il cazzo duro e il sangue faceva fatica a irrorarmi il cervello, talmente tanta era la concentrazione sul basso ventre. Mi spogliai facendomi guardare da mia zia, ancora seminuda e legata al letto.
-Il primo gioco che ti propongo è quello di leccare, di essere la lingua per i miei servizi
Deglutiva a vuoto mentre, oramai totalmente nudo, mi avvicinai a lei e mi sedetti poco sotto il suo seno. Cercai di non farle male, non era quello il mio scopo, non ancora almeno, e le porsi il mio uccello da leccare.
Con la lingua, agevolata dai miei movimenti, iniziò a leccare la punta per poi imboccarla tutto deciso. Il mio cazzo usciva ed entrava dalla sua bocca grazie alle spinte del mio bacino, aggrappandomi con le mani a quei due globi con i capezzoli durissimi.
-pensi che serva solo a questo la tua lingua?- le chiesi sottovoce guardandola.
Non riusciva a rispondere mentre strofinava le gambe tra di loro, sperando che il clito ne fosse coinvolto così da provare una stilla di piacere.
Mi avvicinai ancora al suo viso e avvicinai le mie palle glabre, come tutta la mia zona genitale, ano incluso, ala sua bocca. Iniziò a lapparmele piano, dedicandosi al perineo, prima di mordicchiarle dolcemente. Mi massaggiavo il cazzo piano, frustandoglielo sulla fronte di tanto in tanto, cercando di farle capire come il volto fosse oggetto del mio cazzo e che potevo sfruttarlo a mio piacimento.
Spostandomi di nuovo le piazzai il mio buchino davanti alle labbra e lei non poté che leccarlo avidamente. La lingua giocherellava con il mio forellino, inumidendolo a dovere, prima di spingere e cercare di entrarvi.
Non appena la punta penetrò il mio buchino venni, inondandole tutto il viso, capelli inclusi, usando il cazzo come pennello per spalmarglielo su tutto il volto, porgendoglielo così che ella stessa potesse leccare. Mi spostai verso il basso e con le mani raccolsi lo sperma e glielo feci leccare tutto.
-Sei una troia, la mia troia da monta- ghignai leccandole appena le labbra.
-Si- sospirò inarcandosi in modo da avvicinarsi a me
Mi alzai e, ancora nudo, la slegai permettendole di alzarsi.
-Ora vai a pulirti- le diedi una pacca sul culo così che iniziò ad allontanarsi, in maniera lenta, di nuovo verso il bagno.
Io chiusi la porta di nuovo e mi addormentai.

Li legata ed inerme feci tutto quello che voleva, l’avevo promesso.
Mai avevo fatto un’esperienza del genere, mai mi ero spinta tanto oltre da farmi legare e usare a quel modo.
Leccai come una brava schiava, bagnandomi sempre di più man mano che mi sentivo costretta a fare le cose, le sue palle così lisce erano deliziose da succhiare; per quanto riguarda l’ano fu la prima volta che lo feci e il vedere con quanta facilità venne mi stuzzicò molto.
Sentivo il suo sperma colarmi sul viso, caldo e appiccicoso.
Ingoiai tutto quello che mi spinse in bocca.
Confermai quanto ero troia e ubbidiente mi alzai quando mi slegò, mi avviai fuori e quando chiuse la porta mi voltai a guardare; una parte di me non si capacitava di ciò che era appena successo.
Andai velocemente in bagno, presi la doccetta e rivolsi il getto verso il clitoride; venni subito. Mi lavai e andai a riposarmi, la serata trascorse tranquilla, ed anche la notte compresa la mattinata.
Quando eravamo nella stanza insieme studiavo mio nipote, sembrava così tranquillo come se non fosse successo nulla la sera precedente, chiacchieravamo del più e del meno tant’è che iniziai a pensare di essermi sognato tutto.
Passò coì un altro giorno nella calma più totale.
La mattina successiva fui svegliata dalla telefonata di mia sorella che si informava su come stesse suo figlio, sorrisi fra me e me pensando che stava benissimo, la tranquillizzai e mi lasciò in pace.
Non avevo impegni quella mattina e mi vestii comodamente indossando un vestito semplice, scesi in cucina per la colazione e mi resi conto di essere sola evidentemente Andrea era uscito senza far rumore.
Stavo terminando di mangiare quando suonarono alla porta, andai ad aprire e mi ritrovai Carlo davanti.
-Buongiorno!- ci salutammo e andammo in cucina a chiacchierare; fra una parola e l’altra iniziò a baciarmi spingendomi contro il tavolo, mi issò e mi fece sedere sul piano.
Sapevo che cosa voleva, allungai la mano alla patta dei calzoni e gli tirai fuori il cazzo in erezione, il primo pensiero che mi balenò in testa fu che quello non era duro come quello di Andrea; mio nipote era di marmo.
Carlo intanto mi sfilò gli slip e mi penetrò, incominciammo a fare sesso in cucina, gemevamo insime e non ci accorgemmo che la porta di casa si aprì.
Il tavolo era quasi parallelo all’entrata, Carlo dava le spalle mentre il invece ero di fronte, avvampai quando vidi comparire Andrea, rimase in silenzio sorridendomi sardonico io da parte mia ricambiai lo sguardo e non feci nulla per concòludere l’incontro anzi lasciai che il mio amico continuasse senza interruzioni; Volevo che mio nipote mi vedesse godere con un altro.
Restò in piedi a guardarci finchè non venimmo dopodichè silenziosamente come era arrivato andò in camera sua.
Dopo esserci ricomposti accompagnai Carlo alla porta e andai da lui.

Dopo aver fatto sesso con la zia sentivo il bisogno di estraniarmi dal mondo, di non vedere, solo fotografare tutto ciò che mi faceva sentire in pace con il mondo. E proprio in giro trovai il negozio che pungolò la mia anima di diavolo padrone. Mi eccitai al solo pensiero’
Tornai a casa della zia cercando di fare il minor rumore possibile e quando entrai trovai quella scena, così eccitante ma allo stesso tempo così rude e animalesca. Rimasi a guardarli più per spirito voyeuristico che per altro e me ne andai in camera non appena quello le venne dentro, in fondo non avevo nessun motivo per rimanere.
Stavo riordinando le cose che avevo comprato quando la porta della camera si aprì, chiudendosi subito dopo. Con l’anta dell’armadio aperta potevo solo immaginare fosse mia zia, così chiusi il mobile e la guardai: era totalmente rossa in viso e vestita in maniera approssimativa, era la riproduzione fedele di un animale appena scoperto a fare la cosa più istintiva. Cercò di avvicinarsi, ma non appena la guardai si blocco, andandosi a sedere sul letto.
-Cosa stavi mettendo a posto?- mi chiese cercando di rompere il ghiaccio
-Delle cose che ho preso- tagliai corto
La sentii avvicinarsi e abbracciarmi da dietro ripetendo a bassa voce delle scuse che non capivo, e sinceramente non mi importava capire.
-Sei una troia esibizionista- dissi a bassa voce
-And’- non finì la frase che la bloccai baciandola in maniera appassionata.
Mentre le nostre lingue si toccavano la spogliai velocemente. Odorava ancora di sudore, umore femminile e sesso. Le strusciai il mio evidente bozzo dei pantaloni sulla sua pelle nuda, tanto che cercò di abbassarmi la zip, ma mi ritrassi.
Guardai attorno a me, soddisfatto di vedere molte tende e molte finestre, poi tornai su di lei.
-Il primo ordine è quello che dovrai rimanere sempre nuda- presi i suoi abiti mettendoli nell’armadio, non coprendo assolutamente gli oggetti che avevo preso: svariate corde e manette, oltre a due buste chiuse.
Stava per arrivare anche il secondo ordine.

Arrivai in camera da Andrea e chiusi la porta alle mie spalle, avanzai verso di lui ma quando si voltò a guardarmi i bloccai, cambiai direzione e andai a sedermi sul letto.
Cercai di iniziare una conversazione oltre per rendere l’atmosfera piacevole anche per capire il suo allontanamento di quei giorni; non resistendo oltre mi alzai e mi avvicinai per abbracciarlo.
Tentai di spiegare cosa era successo in cucina ma quando mi apostrofò in quella maniera sentii un fremito poiché sapevo che lui aveva ragione.
Un languore mi pervare quando mi bacio con ardore, ricambiai assetata di baci, mi strinsi a lui lo abbracciavo e morivo dalla voglia di sentire il suo cazzo di marmo nelle mie mani però quando provai a liberarlo dalla costrizione dei calzoni Andrea si allontanò.
Lo guardai sorpresa e confusa, annui alle sue parole e lasciai cadere il vestito, gli slip non c’erano più e rimasi nuda innanzi a lui, quando poso i miei abiti nell’armadio adocchiai le buste e le corde.
Eccitata più che mai aspettavo altri ordini, mi palpai i seni stringendo i capezzoli fra l’indice e il medio.
-Andrea qanto vuoi farmi aspettare ancora?- inziai rilassando le braccia lungo i fianchi. -Sono giorni che non ti avvicini, prima mi usi e poi fai finta di niente-
Azzerai la piccola distanza che ci separava e afferrai una sua mano portandola alla vagina -senti quanto è calda e bagnata?- deglutisco a fatica presa dal desiderio ‘ Scopami Andrea…- lo guardai negli occhi. -Scopami come quella volta nella casa in campagna, ti ricordi?-
Lasciai la sua mano e allungai le mie a slacciargli i pantaloni, non ragionavo più, lo volevo, lo desideravo da impazzire e avrei fatto tutto quello che lui voleva.

Massaggiai piano la sua vulva nell’intento di farla diventare ancora più calda. Morivo dalla voglia di possederla, di farla mia con tutta la forza ma dovevo aspettare. Vedevo mia zia come un piatto appetitoso, di quelli che devi assaggiare piano, con molta calma.
Tolsi la mano da lei e levai la sua dai miei pantaloni continuando a baciarla in maniera passionale e palpandola dolcemente sul seno. Il cazzo scoppiava nei pantaloni ma volevo farla sentire ancora più troia. Mi staccai da lei, studiandola quasi.
-Stai ferma ora che ti faccio una cosa e meno mi ubbidirai più scudisciate prenderai- le dissi in maniera autoritaria mentre dall’armadio prendevo la corda di canapa.
Iniziai a legarle i seni, in maniera stretta per renderli più sensibili, ma non da fermare il sangue. Grazie al cielo avevo seguito, per interesse personale, il corso sullo shibari e sulle legature, così che sapevo quel che facevo. Feci passare, poi, il resto della corda giù lungo il ventre legando le due estremità alle due gambe.In questo modo più muoveva le gambe più poteva sentire la corda attorno ai suoi globi divenuti più rossi.
Presi un’altra corda e aprii la finestra; appena fuori le inferiate dividevano il cielo, oltre al resto del mondo, in grandi quadrati. Le legai i polsi così che non potesse muovere le mani e la tirai sulla ringhiera.
Zia aveva assunto, così’, la posizione di angolo retto e, vista la situazione, presi la macchina e feci delle foto da diverse angolazioni perché era uno spettacolo così conciata: i seni cadevano giù, ma legati avevano un colore rosso; le gambe, divaricate e legate, permettevano alle grandi labbra di fuoriuscire e mostrare la fica. Era totalmente aperta.
Mi spogliai, posizionai il tre piedi con un’angolazione di tre quarti e arrivai dietro di lei posandole piano il sesso sul suo, oramai fradicio
-Sei legata mia schiava e questo è l’inizio della tua nuova vita- dissi penetrandola deciso.
Oramai il dado era tratto.

Ci baciavamo con passione, gli succhiavo la lingua e mordevo le labbra cercando di suggerirgli tutto il mio ardore dato che non potevo toccarlo.
Io dal mio canto m ifacevo palpare eccome, mugugnavo fra i baci per la sensazione di benessere che mi regalavo le sue mani sulle mie tette; avevo il respiro affannato e il cuore mi batteva forte in petto.
Lo guardai quando staccandosi da me fece un passo indietro, aveva lo sguardo offuscato dal desiderio, deglutii quando mi intimò di essere ubbidiente; annuii e mi morsi il labbro inferiore, arcuai un sopracciglio nel vederlo prendere una lunghissima corda, sorrisi immaginando cosa stava per farmi.
-Andrea mi sorprendi ogni giorno di più…- esclamai pregustando la sensazione di essere legata.
Lo lasciai fare e più la corda strusciava sulla mia pelle più mi bagnavo, sentivo le piccole labbra fradice di umori e il clitoride fuoriusciva dal suo cappuccio per quanto era gonfio.
I seni iniziavano a diventare rossi e sensibilissimi, quando passo la corda sulle cosce le muovevo apposta per sentirle stringere; legata in quella posizione avrebbe potuto farmi di tutto e da troia la quale ero lo speravo con tutta me stessa.
Mi lasciai fotografare eccitata dal fatto che poi avrebbe rivisto quegli scatti, intanto con le gambe divaricate sentivo gli umori raffreddarsi alla leggera corrente che mi investiva dalla finestra, sentivo un leggero solletico per nulla fastidioso ma solo piacevole.
Lo vedevo che mi guardava, così virile col suo cazzo ben eretto, sentii la cappella strofinare e bagnarsi fra le piccole labbra per poi penetrarmi con impeto.
-Ohh siii padrone!- guaii come una cagna in calore godendo nel sentire la sua carne aprire la mia.

Entrai in lei facilmente, come una lama incandescente spezza la durezza di un panetto di burro. Le strinsi un seno, compresso e pulsante grazie al lavoro delle corde, iniziando a farle sentire la lunghezza del mio cazzo incitandola.
-Sei la mia troia, la schiava di cui posso abusare, baldracca-
-Si si usami Andrea-
Oramai era sotto l’effetto delle corde e raggiunge l’orgasmo in poco, pochissimo tempo. Io, invece, cercavo di mantenere il ritmo costante, per ritardare il mio di orgasmo.
-Sbattimi come una vacca, fammelo sentire per bene- la zia non era ancora soddisfatta del trattamento, evidentemente.
Anche l’altra mano andò sul seno e, aggrappandomi agli stessi, sbattei con forza il mio cazzo in lei, quasi entrandovi con i testicoli, stringendo allo stesso tempo i suoi capezzoli. Avevo perso oramai il lume della ragione, schiaffeggiandole le chiappe in maniera dura, con chiari segni rossi sui glutei di quella creatura alla mia mercé.
Avvicinai la mano destra, poi, al clitoride gonfissimo di lei e, sfiorandolo dolcemente, venne di nuovo cercando di muovere le gambe, facendo si che le corde stringessero quei globi rossi in maniera maggiore. Oramai ero allo stremo anche io e le riversai tutta la mia voglia in lei, accumulata nel vedere mia zia trombare e così legata.
Una volta finito la slegai e la feci sedere sul letto, lasciando che potesse rilassarsi, intanto io andavo di nuovo all’armadio prendendo l’ovetto e glielo porsi.
-Cos’è?- mi chiese lei insicura
-Infilalo è un ovetto che va con onde radio e io ho il telecomando e posso sempre attivarlo- schiacciai un bottone e si accese vibrando ‘vedi ora infilalo e vai a lavarti, è anche impermeabile-
Deglutì a vuoto e guardandomi se lo infilò senza problemi, alzandosi poi dal letto e baciandomi dolcemente sulle labbra, prima di uscire.

Oltre che godurioso essere scopata con forza e impeto fu una liberazione, gridai, gemetti senza alcun ritegno, incitandolo a fottermi sempre di più come meritava la troia quale ero.
Venni più volte sotto i colpi di mio nipote: merito della sua bravura, delle corde che mi tiravano la pelle e degli improperi che mi riservava.
Il mio corpo si rilassò dopo l’amplesso e quando mi liberò, mi sedetti sul letto e mi massaggiai le tette doloranti, i capezzoli erano sensibilissimi come mai prima d’ora; dopo che mi porse l’ovetto lo studia rigirandolo fra le mani mentre ascoltavo le sue spiegazioni.
Sorrisi quando lo sentii vibrare e sguendo le indicazioni di Andrea lo spinsi in vagina.
-Mhmmm divertente.- esclamai muovendomi appena da seduta.
Mi alzai e lo salutai con un bacio prima di uscire dalla stanza.
Aprii l’acqua nella vasca e iniziai a riempirla, avevo bisogno di un bel bagno ristoratore, i muscoli mi dolevano, dopo aver prodotto una soffice schiuma mi immersi; l’ovetto dentro di me vibrava piano ed a intermittenza, era piacevole e rilassante.
Chiusi gli occhi per qualche minuto, ripensando a cosa era successo poco prima, mai ero stata legata, ci avevo fantasticato certo però era un’esperienza nuova per me e mi eccitava da impazzire; mi sentivo un’adolescente.
L’ovetto prese a vibrare più forte in modo continuo, contraevo e rilassavo i muscoli pelvici allungando una mano a stimolare il clitoride apparentemente addormentato, gemevo rumorosamente man mano che il mio corpo veniva stimolato dall’interno rispondendo con un orgasmo copioso; il giochino riprese a vibrare piano.
Mi alzai dalla vasca e la svuotai, mi misi l’accapatoio per asciugarmi quando l’ovetto riprese con una vibrazione fortissima, mi aggrappai al bordo del lavabo ansimando e guaendo per la delizia di quella amabile tortura.
Non ebbi nenache il tempo di accorgermene che un punto del mio corpo reagì con mia immensa sorpresa, gridai fra il piacere ed il fastidio prima di ritrovarmi bagnata, quasi inondata di liquido caldo: avevo squirtato.
L’oggetto di fermò del tutto, alzai la testa e mi guardai allo specchio: avevo le guance in fiamme, sorrisi al mio riflesso.

Sentivo i suoi gemiti dalla mia stanza’ e godevo per quella tortura che io stesso procuravo alla sua carne, aumentano e diminuendo a piacere la vibrazione dell’ovetto. Rimettevo in ordine le cose quando la sentii uscire dal bagno e, totalmente nudo, uscii dalla stanza guardandola. Le sorrisi e lei stessa mi sorrise di rimando, spogliandosi davanti a me ed entrando nella sua camera.
La sera cenammo insieme, anche se dopo cena uscii per andare a fare un giro, avevo una voglia sfrenata di fotografare la città di notte, avvolta dal buio naturale ma illuminata dalla luce artificiale. Mi trovai sulla sponde di un ponte e iniziai a fotografare dall’altra parte, soffermandomi su una ragazza, avrò avuto una trentina d’anni più o meno, che da sola sentiva la musica e leggeva sulla panchina. Anche se era una giornata fresca non aveva paura di sfidare la natura per stare su un buon libro all’aperto. All’ultima foto, però si alzò così mi dedicai ad altro.
Dopo poco tempo sentii toccarmi la spalla, era lei che veniva a chiedermi, seppur scherzando, perché la fotografassi. Le dissi che era curiosa l’immagine che produceva e gliela feci vedere. Iniziammo a parlare e mi raccontò come fosse una persona ‘strana’ e che quell’immagine la rappresentava in maniera piuttosto coerente. Parlammo tutta la sera e mi raccontò come amava leggere di sesso e di affini, e che quella sera girovagava per la città per poi prendere l’ultimo treno. Le dissi che l’avrei ospitata io, ma che allo stesso tempo era da mia zia, che quindi si sarebbe dovuta adeguare. Accettò e io pensai che poteva scapparci qualcosa.
Qualcosa ci scappò, infatti non appena in camera iniziammo a baciarci, in maniera passionale, facendo partire i vestiti in pochissimo tempo. La ritrovai ai miei piedi che mi succhiava in maniera vorace e, proprio al momento più bello, mi infilò un dito nell’ano stimolandomi la prostata, procurandomi un orgasmo inatteso.
Prese in bocca il mio sperma e mi baciò, scendendo di nuovo e mi montò a cavallo, iniziando a godere come una matta. Gli ricordavo che c’era mia zia, ma lei mi disse che la eccitava se qualcuno la sentiva, o la guardava e che immaginare mia zia all’uscio le procurava un piacere enorme.
Venimmo quasi insieme e, prima di dormire, chiacchierammo. Mi confidò che l’aspetto dell’incesto la eccitava da morire, così le confessai gli avvenimenti dei giorni prima e le esposi la mia idea. Accettò con occhi eccitati. Ci addormentammo bisbigliando porcate.

Dopo cena approfittando dell’essere rimasta sola chiamai la mia amica per sapere com era andato il viaggio; restammo a parlare per ben un ora a parlare di quanto era bello il luogo che avevano scelto e di quanto si fosse divertita con i suoi amici.
La zoccola se li era scopati entrambi in un bel triangolo, disse che le sembrava brutto dover disdire all’ultimo minuto e così aveva pensato che un menage a troi era l’ideale.
Mi preparai per la notte e mi misi a leggere, non avevo sonno anche se l’ora era tarda quindi posai il libro e accesi la tv, facevo zapping senza trovare nulla di interessante e decisi di guardare un film anche se non era un gran chè.
La noia stava diventando pesante quando ad un certo punto sentii Andrea rientrare, sentivo che parlava e rideva e qualcuno unirsi alla sua risata; chiaramente una voce di donna.
Curiosa mi alzai e schiousi leggermente la porta per vederli quando sarebbero passati davanti alla mia camera; era in compagnia di una bella ragazza mora pressapoco della sua stessa età, quel porco si era portata una in camera propria sotto il suo stesso tetto! Per un attimo la gelosia mi avvampò le guance ma poi ritornai in me, erano ragazzi ed a mio nipote faceva bene fare sesso con delle coetanee.
Mi rimisi a letto e spensi la tv, dopo pochi minuti sentii dei mugolii venire dalla stanza accanto; erano inequivocabili, stavano facendo sesso.
Mi misi ad origliare immaginando cosa stessero facendo, ripensavo al cazzo di Andrea fotterla a dovere senza alcuna dolcezza, ovviamente mi eccitai ed iniziai a massaggiare piano il clitoride che poco a poco diveniva più duro e usciva dal suo cappuccio.
Lei gemeva rumorosamente, mi sembrava di averli ai piei del letto, io ormai ero un lago fra le cosce e non avevo intenzione di accontentarmi, cominciai col penetrarmi con due dita, poi tre; le dite scivolavano che era una meraviglia ed infilai anchje un quarto raggiungendo così il primo orgasmo.
Li sentivo ancora godere e non ero sazia, mi alzai e andai al mio armadio; in una scatola avevo i miei giocattoli preferiti; ne estrassi un dildo di 25 cm era uno di quelli con la ventosa, lo attaccai all’anta dell’armadio, mi inginocchiai e mi impalai carponi.
Lo spingevo tutto dentro mentre i loro orgasmi facevano da sottofondo, il secondo orgasmo fu quasi istantaneo, ero fradicia e il dildo era perfettamente bagnato; avevo voglia di un ultimo e devastante orgasmo.
Con una mano mi aprii le natiche mentre spingendo contro l’anta facevo entrare il dildo nel mio culo, poco alla volta e con calma presi dentro di me tutti i 25 cm.
Iniziai piano per abituarmi alla dilatazione ma poi presi a incularmi sempre più velocemente, percepivo ogni venatura sfregare l’ano; venni copiosamente soffocando appena i miei gemiti.
Sfatta e aperta andai a dormire.

Lasciai Letizia, così si chiamava la ragazza, in camera iniziando così il gioco che c’è tra pescatore e pesce, iniziai semplicemente a tendere l’amo, con una bella esca adornata.
Mi presentai in camera di mia zia con un vassoio pieno di ogni cosa, mentre sulle braccia erano appoggiate le corde, non aveva nessuno senso nascondere che lei fosse la mia schiava, eccitava me ed eccitava lei. La baciai dolcemente e le lasciai fare colazione in maniera tranquilla, facendole compagnia. Era nuda, come io stesso gli avevo ordinato e mi stesi su di lei baciandola con più passione.
Presi un foulard di seta e la bendai mentre continuavo a baciarla scendendo verso il suo monte di venere, lambendolo appena. Mi dedicai, da subito, a legarle tutte e due le caviglie in modo che avesse le gambe totalmente aperte. Salii verso di lei leccandole le labbra e mordendo appena il collo, dedicandomi ai polsi che legai alla testiera del letto. Totalmente nuda formava una perfetta X e subito iniziò a muoversi sorridendomi.
-Mi piace quando mi leghi, mi sto bagnando di già- più si muoveva e più si eccitava.
-Oggi sarà un giorno indimenticabile per te- la baciai di nuovo sulla bocca per poi scendere lambendo la sua pelle con la lingua.
Non appena misi la carnosa sul bottoncino duro della zia sentii le sue urla goduriose, tanto che non ci volle molto che ebbe il primo orgasmo. Proprio in quel momento feci cenno a Letizia di entrare e, stando attenti a non far accorgere la zia, lei venne al mio posto e iniziò a leccarle la fica.
Presi la macchina e feci molte foto a quella scena così eccitante, tanto che il mio cazzo svettava imperioso. Aprii tutte le finestre così che l’illuminazione fosse ottimale e che i due corpi delle donne fossero illuminati dal sole.
Al secondo orgasmo la ragazza salì verso zia e la bacio dolcemente, palpando in maniera lieve le tettone della zia. Solo quando si staccò le tolse la benda.

Legata e bendata l’ansia piacevole di non sapere cosa mi avrebbe fatto mi rendeva più sensibile, muovevo appena le gambe e le bracce per sentire la deliziosa sensazione di costrizione.
Era così eccitante sentirsi preda, il mio corpo reagiva velocemente, gemevo ad ogni suo bacio e carezza, quando poi finalmente si dedicò al clitoride ansimai forte e il cervello stuzzicato fino all’estremo dalla situazione diede via libera al piacere e venni quasi subito.
Mi mordevo le labbra e contraevo i muscoli pelvici sentendo gli umori inondarmi la vagina, sospiravo sotto le sue attenzioni, era qualcosa di indescrivibile.
La maestria che mostrava mi meravigliava sempre di più.
– Andrea…- mugolavo sentendo il secondo orgasmo montare dentro di me.
Venni per la seconda volta, gemendo e ansimando senza alcuna vergogna.
Ricambiai il bacio con la medesima dolcezza.
Mi fu tolta il foulard dagli occhi e rimasi spiazzata nel vedere il viso della ragazza che mio nipote aveva portato a casa.
-Ma che…- iniziai a parlare ma lei mi blocco riprendendo a baciarmi con passione questa volta.
Mi cerca la lingua con la propria ed io le andavo in contro, porto una mano fra le mie cosce e mi penetrò con due dita, io sospirai e lei si staccò da me; mi sorrise prima di iniziare col baciarmi il collo a quel punto le dita divvenero tre che prese a muovere velocemente.
Ero in balia di due porci, sentivo il clik della macchina fotografica ma non mi preoccupai più di tanto, il mio sguardo si posò un attimo su mio nipote poi fui distratta da Letizia che poco alla volta era scesa con il viso fin al monte di venere.
Mi guardava da quell’angolazione ed io la guardavo a mia volta, sentivo le guance in fiamme mentre lei prese a leccare piano il clitoride intanto che inseriva un quarto dito dentro la mia figa.
Si aiutava con i miei umori e con la propria saliva, io ormai avevo perso del tutto il controllo, sentivo che spingeva ed io godevo, null’altro mi importava.
-Zietta…ti sto scopando con la mano.- mi disse lei con un sorriso malizioso.
La zoccoletta mi stava facendo un fisting vaginale, piano contraeva e rilassava le dita ed io percepivo tutto, chiuse la mano a pugno e inizio a muoverla avanti ed indietro senza farla uscire.
Non resistetti molto nemmeno questa volta e venni senza alcun ritegno.

Il dito era oramai parte della macchina e presi numerose foto di quella scena, molto eccitante a dire la verità. Quando zia ebbe il terzo orgasmo Letizia mise la sua mano, chiusa a pugno, davanti la bocca dell’altra e tutte e due iniziarono a leccarla come fosse un gelato.
Oramai la mia eccitazione era arrivata all’inverosimile tanto che misì lo scatto in sequenza e andai sul letto, sedendomi dietro la ragazza ed aggrappandomi con le mani alle sue tette. Le diedi qualche bacio sul collo sussurrandole di attuare il piano B.
-ora zietta- iniziò lei -devi far godere me- disse sghignazzando mentre si andava a sedere sul viso della zia strofinandole la fica in faccia.
Nello stesso momento slegai le gambe della zia’e me le misi sulle spalle, appoggiando il mio cazzo gonfio alla sua fica e spingendo piano. Mugolii strozzati dalla bocca piena echeggiavano nella stanza, mentre Letizia mi guardava sorridendomi.
-Fottila per bene- disse mentre con le mani appoggiate alle tette della zia gliele palpava avidamente.
Le feci sentire tutta la lunghezza del mio cazzo entrando in lei lentamente, uscendo poi alla stessa maniera. Più deciso fu il secondo affondo, aumentando la potenza con il passare del tempo. Il piacere della zia faceva aumentare il suo lavoro di lingua tanto che procurò 2 orgasmi alla ragazza.
-Fermati ora- mi disse Letizia -inculala mentre facciamo un 69. Voglio leccartelo mentre le sfondi il culo-

Ero parzialmente esausta ma non ancora del tutto sazia ed anche volendo smettere con quei due infoati era impossibile finirla li.
La vulva di Letizia era fradicia, sentivo gli umori colarmi sulla linga mentre il cazzo di Andrea entrava ed usciva in me, lo sentivo quasi fino in fondo all’utero e godevo da matti.
Più godevo e più leccavo mentre l’amica si dimenava con i fianchi usando la mia lingua con un piccolo fallo, con le mani si apriva le natiche e si facea leccare il culo, il suo ano era ben allenato tant è che appariva leggermente aperto e riuscivo a farci entrare facilmente la punta della lingua.
Mi palpava le tette, me le stringeva e pizzicava i capezzoli, ogni gemito e gridolino veniva soffocato dalle sue piccole labbra; la sentii confabulare con mio nipote e mi resi conto solo dopo di cosa stava per accadere.
Lei si abbassò dando vita ad un 69, Andrea uscì da me per incularmi quasi subito.
-Ohhhh- riuscivi a gemere avendo più libertà data la posizione. -Siiii inculami forte!- lo incitai vogliosa come non mai.
Mentre lui mi sodomizzava con forza la lingua di Letizia saettava dal mio perineo al pene di lui, la zoccoletta mi pizzicava con i denti la carne sensibile della vagina.
Ogni affondo mi faceva godere e urlare, presi a succhiare le piccole labbra di lei intanto che sentivo aprirmi per bene; bastò poco che raggiunsi un altro orgasmo e che ne regalai uno anche all’amichetta.
Nel stanza riecheggiavano i gemiti, le urla e gli scatti della macchiana fotografica.
Mi accorsi che Andrea accelerò il ritmo segno che stava per arrivare anche lui.
-Ho sete, fammi bere.- disse Letizia.
E lui l’accontentò uscendo da me e venendogli sul viso, alzuni schizzi caddero anche sulla mia figa ed ovviamente lei si premurò di pulire tutto con attenzione.

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