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Madre tardona e figlio Sissy: vita da schiave

By 29 Marzo 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Marina nonostante i suoi 50 anni ed un marito che l’aveva abbandonata a favore di sinuose giovani braccia, era ancora una bellissima donna.

Spesso si interrogava sul perché suo marito l’avesse lasciata per stare con quella sciacquetta di Lorena, la giovane assistente del suo studio… quella troietta dalle curve prorompenti, i modi volgari ed un vestiario degno di una cortigiana d’alto borgo. “la troia ed il ricco avvocato…Un cliché” pensò… e poco importa se Lo Stronzo le aveva lasciato il lussuoso attico in centro ed un robusto assegno mensile a garanzia di agi e comodità. Lo Stronzo le aveva lasciato anche l’onere di cresce i loro figli ed il trauma di una separazione che aveva fatto parecchio rumore nella piccola cittadina in cui vivevano.

La ribelle Beatrice l’aveva vissuta talmente male da rompere ogni rapporto con la madre… e si era trasferita in malo modo a Milano ospite di amiche “così mi ha detto… l’ennesima ferita senza possibilità di guarigione… l’ennesimo vuoto incolmabile”. Non le restava in casa che il ventenne Giuseppe, al primo anno di Scienze Politiche. Era lui il cocco di mamma, sempre protetto e tutelato.

“maledetta solitudine!” era questo il suo cruccio fisso. Nei fatti non era sola…. Aveva le sue amiche d’alta società, Dolores la sua cameriera e Sergio il tuttofare autista che la scorrazzava a piacimento sulla grossa Mercedes di famiglia… ma nel profondo era sola. Provava uno struggimento costante..per non parlare della mancanza del sesso: 2 anni ormai di totale astinenza la frustravano. Si sentiva ogni giorno che passava sempre più una vecchia frigida.

Eppure…. Eppure il desiderio…la fame di sesso selvaggio era lì.. la percepiva.. si svegliava nel cuore della notte trasformata dalla voglia, sognando di essere presa a forza..di godere senza ritegno e senza l’incubo costante di passare a fatti che potessero contrariare il quasi ex-marito e far crollare il suo castello di agi dorati. Meglio aspettare la sentenza definitiva di divorzio, anche se l’ex marito continuava a frapporre ostacoli alla sua definizione.

Il suo costante desiderio dato da forzata astinenza era costantemente inoltre messo alla prova  dagli amici di Giuseppe, che erano spesso ospiti in casa per suonare la chitarra, studiare o giocare alla play. Quei giovani uomini, con quei fisici longilinei ed asciutti dai molti allenamenti erano una costante provocazione ai propositi di castità di Marina.

 

La spina peggiore era Carlo, amico recente del figlio, con le spalle ampie dono del canottaggio, la pelle ambrata dal sole, uno sguardo sicuro e provocatore del ragazzo abituato a piacere. Era lui la sua inquietudine..una morsa costante al ventre ogni volta che lo accoglieva in casa e con lo sguardo la radiografava da testa ai piedi, facendola sentire vergognosamente nuda ai suoi occhi. Marina odiava ed amava quella sensazione…di impotenza e di desiderio da vero maschio. Vista la giovane età mai avrebbe preso in considerazione di concedersi a quel ragazzo, ma quegli sguardi.. quel sottile desiderio carico di ormoni freschi la lusingava oltremodo. La faceva sentire ancora desiderata..piacente… conturbante.

“oddio…di nuovo” l’ennesima fitta al ventre mentre pensava a Carlo. Una notte, complice forse un paio di calici di buon bordeaux si era ritrovata senza freni, eccitata come poche volte, ad immaginare di essere presa a forza da quel giovane stallone di razza, trattata come una troia di strada… troia che nel suo intimo temeva di essere nonostante una maschera di morigerata virtù. Quella notte aveva scostato le lenzuola di seta del letto e colta da un raptus era andata in bagno prendendo dal cassetto quel completo tre pezzi che aveva comprato due anni fa per eccitare Lo Stronzo. Non lo aveva mai messo perché lo riteneva eccessivamente provocante con il suo arrapante corsetto in pizzo e tulle semitrasparente, il tanga che molto poco lasciava all’immaginazione ed un reggicalze che fasciava il suo bel didietro. Il tempo di indossare il completo ed avvertiva distintamente la figa pulsare, fradicia di desiderio. Aveva scostato velocemente il filo del tanga con la mano e si era masturbata furiosamente contorcendosi sul letto mordendosi le labbra per non gemere troppo forte, con in mente quello stallone di Carlo…immaginandolo trattarla da vacca e sfogando la sua giovane virilità con il suo corpo di madre di famiglia. Era stato un orgasmo travolgente quello che l’aveva colta, accompagnato da un “siiii Carloooo” totalmente inaspettato, aveva goduto di un orgasmo di un’intensità raramente provata. L’aveva lasciata boccheggiante, con il respiro corto ed una vistosa chiazza di umori sulla parure Frette. Aveva squirtato, evento raro… aveva goduto come una cagna… e non immaginava lontanamente che da quel preciso istante la sua vita si sarebbe trasformate in un vortice di costante depravazione.

 

Marina non poteva certo immaginare di essere stata spiata e registrata. Il gruppetto di amici di suo figlio da parecchi mesi fantasticava sulla bella mignottona, così la chiamavano in privato, lontano anche dalle orecchie del figlio Giuseppe.

Si sparavano fior fior di seghe di gruppo immaginando di schiavizzare la bella Marina, di farla diventare il loro sborratoio dedicato. Ma erano sempre state fantasie vista la presenza ingombrante del marito, con tutti i suoi soldi ed una ostentata aria di disprezzo verso di loro. Ma nelle ultime settimane il discorso era cambiato, si percepiva aria di divorzio…da mesi l’avv. Pantaleo non si vedeva in casa e ciò li aveva resi più arditi. Avevano iniziato a ripassare il cesto della biancheria sporca in cerca di mutandine odorose della madre del loro amico. Con quei perizomi di gran lusso al naso si sparavano delle sontuose seghe immaginando di avere Marina a darsi da fare sotto di loro. Il più alternativo era Manuel, godeva nello sborrare negli assorbenti nuovi di Marina, li richiudeva con tutta cura e si godeva l’immagine della donna che, ignara, mettesse a contatto con la figa il suo sperma secco. Non sapeva resistere alla tentazione ed ogni settimana preparava uno o due assorbenti “personalizzati”.

Carlo invece era il più misurato e calcolatore del gruppo. Aveva capito precocemente come essere un vero leader manipolando il gruppo senza che se ne accorgesse e portando tutti a pensare in maniera allineata. Non era stato sorpreso quando era diventato vittoria dopo vittoria il leader della squadra di canottaggio e poco importa se era uno dei più giovani. Ora ogni sua parola aveva un peso ed ogni suo desiderio… immediatamente realizzato. Ma da quando quella milfona di Marina era entrata nelle loro vite i pensieri di Carlo avevano preso un indirizzo preciso. Il tutto era iniziato come un gioco tra ragazzi, ma si era trasformato in breve tempo nel loro chiodo fisso, nella loro ossessione. 4 giovani arrapati che nonostante si sfogassero con giovani compagne di corso continuavano senza sosta a fantasticare, tutto sapientemente guidato ed alimentato da Carlo. Lo stratega del gruppo.

Spesso commentava il fisico di Marina e fantasticava con gli amici sulla Mignottona ma non erano mai commenti buttati a caso.. istigava i suoi ignari sottoposti con commenti salaci: “È una gran zoccola. Mi sono sempre piaciute le donne di una certa età. Hanno esperienza… avete visto che bocca? Deve fare pompini stupendi!”… a cui tutti poi rispondevano a ruota, sempre più ingarellati e circuiti.

“Sì, è una gran fica… e che tette! Peccato che non si metterebbe mai con uno di noi”.

“Vero”, diceva un terzo, “però se quel che dice Giuseppe è vero lei non chiava da due anni…  secondo me non vede l’ora di essere trombata. Peccato che non voglia ragazzini senza soldi”.

Era giunto il momento. Carlo se lo sentiva.. doveva solo realizzare quel piano all’apparenza folle che aveva concepito negli ultimi giorni.

“Ci sono tanti modi per far fare a una donna le cose che non vuole… lasciate fare a me. Ho in mente un piano che se va bene ci farà tutti felici”.

Con l’aiuto di Manuel,il nerd del gruppo, autentico smanettone di computer ed il più frustrato con le donne, avevano comprato su amazon un kit di mini telecamere con registrazione autonoma. Ne avevano messe due in casa di Marina un pomeriggio che erano con Giuseppe ed il personale era distratto in commissioni. La prima mini-camera l’avevano piazzata dietro una cornice, con visuale ottimale sul grande letto matrimoniale…luogo delle loro immaginarie epiche chiavate. La seconda nell’angolo del bagno sul soffitto. Sulla doccia e “sul cassetto degli assorbenti”, specifica richiesta di Manuel.

Una volta ogni due giorni trovavano una scusa per andare a casa di Marina e sostituire le schede di memoria e guardare i filmati. La prima settimana aveva generato ben poche sorprese: la vita di Marina era una noia mortale, inframmezzata da un’arroganza ed un tiranneggiare costante verso la servitù. Si atteggiava da diva-dea della casa trattando inservienti e personale alla stregua della peggior merda possibile. “nuovi alleati potenziali” pensò cinicamente Carlo.

Avevano però scoperto cose interessanti su Giuseppe.

Il cocco di casa, ignaro delle telecamere non sapeva resistere ad una visitina quotidiana al bagno della madre ed ad una ridicolmente breve sega sfogliando immagini della madre in costume mentre annusava avidamente l’interno di una decolletè della madre… Ma lo sfigatello di casa non si limitava solo al feticismo! Quando era solo soletto in casa attingeva a man basse al cassetto dell’intimo della madre e dei pochi indumenti lasciati dalla sorella per una sfilatina solitaria in casa in mise decisamente femminili mentre sculettando si metteva reggicalze e rossetto. Filmato salvato ed archiviato… Carlo aveva un piano anche per Giuseppe. Quella mezza checca gli serviva…. Ma una volta avuta Marina….avrebbe servito il gruppo anche lui!

Così, un pomeriggio, saputo che l’autista e la cameriera non erano in casa, si recò a casa di Marina. Era tempo di cambiare le memory card nelle mini-camere sperando in qualche svolta rispetto a quella noia mortale. “Altro che chiavate…la vita di Marina è più noiosa di versione di Catullo!”.

Si presentò quindi a casa di Marina con una scusa banale, il ritirare il quaderno con gli appunti di Economia Aziendale che aveva prestato a Giuseppe (lasciato a sua insaputa nella stanza del ragazzo). Fu un intervento lampo, ormai esperto della casa sostituì le schede in maniera rapida, prese il quaderno e salutò ringraziando.

Quello che trovò sulla memory card della stanza della donna lo stupì. Vederla con addosso quel corpetto aderente nero, quel micro tanga dai lacci elaborati.. quel suo sditalinarsi furibonda con le tettone che ondeggiavano ipnotiche. Non aveva saputo resistere: impugnata la sua mazza in mano iniziò a spararsi una sontuosa sega guardando quella donna e pensando di averla già in mano. Ma le sorprese non erano finite… quando la sentì venire grugnendo ed urlando “siii Carlo” non resistette e frastornato dal piacere sparò lunghi getti di sborra sul tappeto persiano della sua camera. “hai capito la troiona… forse è più facile di quanto pensassi” si ripeteva sotto la doccia, con la verga ancora turgida di voglia.

“Devo averla…  è tempo di tirare la rete”

 

Marina fu quindi molto sorpresa nel rivedere Carlo il giorno seguente. “Mi scusi signora, ma temo di aver dimenticato la mia chiavetta elettronica con tutti i file qui da Giuseppe. Posso dare un’occhiata?”.

Marina provò a guardarlo con diffidenza ma non seppe resistere al sorriso disarmante del ragazzo. I pensieri bollenti di quella nottata di auto-passione tornarono a bussare prepotentemente ma fu brava a non darlo a vedere mentre apriva la porta.

“Non potevi prenderla stasera?so che vi incontrate qui con Giuseppe a studiare”.

“Ha ragione ma ne ho bisogno ora. Posso?…ci vorrà un secondo”..ed altro sorriso disarmante, la poveretta era senza difese.

Una volta in stanza, dopo avere finto di cercare la chiavetta, all’improvviso Carlo la tolse non visto dalla tasca e disse di averla recuperata dalla scrivania dell’amico.

“Sono molto scortese se le chiedo di bere un po’ d’acqua?”, chiese a Marina.

Andarono in cucina e lì Carlo chiese: “Non è che, per caso, è rimasto un po’ di caffè?”.

“No, ma se vuoi te ne faccio uno al volo”. Non sapeva perché, ma la presenza di un giovanotto in casa la lusingava. Oltre a tutto, tra un paio d’ore sarebbe dovuta andare fuori a cena con degli amici e si era vestita in maniera “spigliata”: gonna al ginocchio, camicetta attillata, reggiseno push-up che mostrava il suo seno in tutta la sua gloria ed autoreggenti per finire. Non si vestiva così solitamente ma dopo quella sera di piacere sentiva il bisogno di mostrarsi donna, che andasse al diavolo il suo quasi ex marito infedele. Si sentiva perciò all’altezza di un ruolo molto femminile.

Quando andò al lavello per riempire la caffettiera, Carlo la seguì e si posizionò a pochi centimetri dietro di lei. Marina capì che se si fosse mossa avrebbe sfiorato il corpo di Carlo. Oddio quanto era tentata di farlo!! Eppure non era che un ragazzotto, un amico del suo Giuseppe. Mise i suoi bollenti spiriti in un freezer mentale e cercando evitare quel contatto, anche dopo aver riempito la caffettiera rimase immobile. La cosa la infastidiva e la eccitava insieme.

“Vai pure a sederti”, gli disse, “ti porto io il caffè quando è pronto”. La voce tremò leggermente e le sembrò di un’ottava più alta rispetto al suo solito facendola sembrare decisamente emozionata e nervosa, come una verginella al primo rodeo.

“Preferisco star qui. Magari posso aiutarla”, sussurrò Carlo e il fiato caldo la colpì sul collo.

Marina si sentiva in prigione: da una parte il lavello, dietro di lei il corpo sodo e giovane di Carlo. Due anni che non faceva sesso, due anni senza le mani di un uomo… Si girò con aria di sfida.

“Lasciami andare al fornello. Sennò come faccio a prepararti il caffè?”.

Carlo taceva e non si spostò. La guardò fisso negli occhi. Poi lasciò uno spazio minimo per Marina. Se lei avesse voluto andare al fornello avrebbe dovuto strusciargli contro.

Marina si insinuò in quello spazio ma, nel farlo, dovette sfiorare il corpo di Carlo.  Lui si mosse in avanti di appena un millimetro, ma sufficiente a far sì che il suo membro si appoggiasse al fianco di Marina. Lei si accorse della esagerata erezione e ebbe un attimo di esitazione. Lui ne approfittò e la strinse a sé baciandole il collo.

“Ma cosa fai? Sei matto?”, reagì Marina tentando di divincolarsi ma senza troppa forza. La sua era la voce della ragione e lo sforzo per bloccare il suo corpo che bramava il ragazzo fu incredibile.

Ma le mani di Carlo la tenevano ben stretta e poi le labbra del ragazzo cominciarono a cercare la sua bocca. Avvertiva il calore emanato da quel giovane muscoloso, il suo incredibile profumo e quelle due braccia come tronchi che la bloccavano con il suo petto. Potè sentire distintamente la figa inumidirsi di voglia ed i capezzoli diventare più sensibili premuti contro il tessuto del reggiseno. La voglia..quella maledetta voglia non stava più bussando…stava direttamente tirando giù la porta con un ariete!

Marina resistette per qualche secondo, poi quando la mano di Carlo iniziò a d accarezzare il seno e a slacciare la camicetta capì di essere perduta.

Lui capì di averla totalmente in pugno quando la trascinò in salone spogliandola. La gonna e la camicetta erano stati i primi due capi ed essere lasciati per strada. Quando l’ebbe davanti a sé  in tanga blu notte e push-up abbinato faticò a non chiavarla seduta stante…ma doveva arrivarci per gradi, portarla al suo massimo potenziale. Si limitò quindi a prenderle la mano e si fece accarezzare l’uccello.
Marina aveva perso. Lui la fece inginocchiare e la costrinse a succhiargli l’asta, Marina era impacciata ed inesperta, faticava a prenderlo tutto in bocca ma compensava con un ardore che sorprese Carlo. Succhiava come un’indemoniata ed aveva la saliva che le colava ai lati della bocca come un mastino napoletano. Aveva pensato di gustarsi un pompino per iniziare per poi avviarla alla sua vocazione di troia poco a poco.. ma quella foga meritava una ricompensa, per non parlare poi del cazzo duro che aveva da un giorno pensando al suo ditalino notturno. La sollevo quindi agevolmente e la fece sdraiare sul divano di pelle avorio che arredava l’ampio salone. Con foga sfilò il tanga e la penetrò dapprima godendosi il panorama di quelle tettone strizzate nel pushup stretto poi decise di prenderla a pecorina dove la martellò con colpi profondi e ritmati. La milfona godeva e blaterava senza ritegno mentre quel giovane randello le faceva provare sensazioni ormai dimenticate. La sua figa era fradicia di liquidi e continue scariche nervose partivano dall’utero arrivando al cervello. Non capiva più nulla e si abbandonava totalmente al piacere. Non vi era logica, non vi era pudore…solo l’istinto animale finalmente appagato. Avrebbe voluto che quel momento non finisse mai mentre veniva squassata da un orgasmo dietro l’altro. Al terzo orgasmo sentiva le gambe cedere mentre Carlo, l’inesauribile Carlo continuava a farla sua finchè non sentì il ritmo diventare più irregolare finchè velocemente non si sfilò da dentro di lei e si ritrovò una mazza pulsante in bocca. Bastarono poche veloci lappate prima che un getto di sborra densa le si riversò in gola…e poi un secondo..ed un terzo finchè non dovette iniziare ad inghiottire per non farla finire sulla pelle delicata del divano. Con suo marito in 24 anni di matrimonio non l’aveva mai fatto e benchè il sapore in bocca fosse non esattamente di suo gusto sì sentì felicemente una vacca, che aveva dato filo da torcere ad un giovane toro. Non sapeva che da quel momento sarebbe stata alla sua mercè.  

Carlo, riprendendo il fiato dopo la copiosa scarica di sborra che aveva riversato in quella futura schiava, sapeva perfettamente come gestire la situazione:“Mi scusi signora, non so che cosa mi ha preso, non ho saputo resistere, era così sensuale… ma per carità.. non dica niente a Giuseppe, sarebbe imbarazzante. È un segreto che deve restare tra noi. Promesso?”.

Ridendo tra sé Carlo sapeva perfettamente di aver appena raccontato una balla epica… Giuseppe l’avrebbe saputo…eccome se l’avrebbe saputo! Sarebbe stato lo stesso Carlo a raccontargli tutto..o magari a fargli vedere, non aveva ancora deciso.

Marina fu sollevata e ben felice di quella richiesta. Anche lei avrebbe avuto molte difficoltà se si fosse venuta a sapere di quella follia. Oltre alla vergogna con Giuseppe e Beatrice, se l’ex marito fosse venuto a sapere della sua condotta (scopare con un amico del figlio!) forse avrebbe potuto far riconsiderare dal giudice gli accordi della separazione. L’avrebbe ridotta in rovina!

Eppure le reti non servivano più, il pesce (o la vacca aahaha) aveva abboccato saldamente all’amo. Carlo mentre, non visto, estraeva la memory card dalla minicamera posizionata poco distante dal divano del salotto, sapeva che Marina non poteva fronteggiare quanto avevano loro in mano, non poteva rischiare di perdere tutti i suoi agii, tutto quel contegno snob e quella strafottenza verso persone di estrazione più umile. Avrebbe fatto di tutto affinchè non si sapesse in giro. Avrebbe fatto tutto quello che quelle menti perverse e giovani avrebbero desiderato o voluto.

Non serviva altro che riavvolgere la lenza e Marina sarebbe stata loro.. la loro schiava tutto-cazzi, a placare ogni minima libidine o desiderio.

Ed ad una schiava serve un nome: “Nully, come la nullità che diventerà quando avrò finito con lei” penso malignamente Carlo e, mentre si massaggiava il cazzo nuovamente turgido, cercò su internet un negozio che facesse medagliette e collari… perché ogni buon padrone mette il collare alla sua cagna!

 

Erano passati due giorni da quell’ardente scopata sul divano, due giorni vissuta da Carlo e Marina in maniera diametralmente opposta.

Marina, ripresasi dallo shock iniziale di aver fatto sesso con un ventenne prestante, ma pur sempre coetaneo ed amico di suo figlio, era rientrata nella sua routine quotidiana animata però da una ritrovata consapevolezza di sé data dalla scarica di adrenalina del sesso fantastico che in un sol colpo aveva cancellato due anni di ditalini e ragnatele. La consapevolezza di essere ancora una donna piacente aveva rafforzato la sua innata arroganza, che si ripercuoteva su Dolores e Sergio, l’autista, che erano spesso oggetto di commenti maligni, ordini stizziti ed in tale quantità da rasentare la schiavitù.

Carlo dal canto suo si era preso del tempo… ma non per ponderare e meditare i prossimi passi. No.  Sapeva perfettamente cosa fare: avrebbe reso Marina una schiava e la vacca del gruppo in una sera. Stava solo aspettando il momento giusto in cui tutti i pezzi del suo puzzle mentale sarebbero finalmente andati al loro posto.

Doveva coinvolgere i ragazzi del suo gruppo universitario, questo era scontato… un vero leader pensa al benessere del gruppo! Ma prima di mollare Marina ai loro cazzi famelici…prima doveva pensare a Giuseppe. Carlo non si sarebbe accontentato di schiavizzare Marina, no..dopo aver visto quella mezza checca spararsi una ridicolmente breve sega annusando e leccando le mutandine sporche della madre mentre forsennato si menava il cazzetto con la sinistra godendo e sculettando come una piccola troia…Carlo aveva capito che doveva compiere il “miracolo”, trasformare in sissy arrapata quel ragazzo privo di spina dorsale.  Non ce l’avrebbe fatta da solo, avrebbe avuto bisogno di Tony ed Adam, due ragazzi della squadra di canottaggio e gay dichiarati e che per arrotondare anche vista la loro passione per il poker facevano i croupier nei casinò di Campione durante il weekend. Spiegò loro il piano e quando, entusiasticamente, accettarono. Inviò loro via whatsapp l’indirizzo e si trovarono due ore dopo, alle 18, sotto casa di Giuseppe.

In quelle due ore Carlo si era dato da fare, aveva recuperato tutto l’occorrente per il gioco ed era passato a prendere la “collana” che aveva ordinato per Marina. Gli piacque talmente tanto che ne fece fare immediatamente una gemella con una diversa incisione e se l’era cavata pure gratis, se per gratis si possa definire una scopata sontuosa con l’avvenente commessa che l’aveva maliziosamente spompato nel camerino delle foto.

Quando Carlo raggiunse i due amici sotto casa di Marina poteva avvertire la loro tensione positiva, l’energia e l’eccitazione sessuale. Sapeva di aver colpito nel segno con quel piano e che ci sarebbe stato da divertirsi. Nonostante il suo carattere autoritario e spesso sadico, non era razzista. Non aveva nulla contro i gay dichiarati che facevano della loro sessualità una scelta di vita… non sopportava al contrario le persone deboli, che non avevano il coraggio di dettare le regole della propria vita. Si sentiva “in obbligo” di prendere queste persone e far emergere i loro più oscuri segreti.

 

Giuseppe fu non poco stupito dalla presenza di Carlo e di due ragazzi che si presentarono semplicemente come Tony e “Randello Adam” e che lo salutarono tenendo in mano borse e pacchetti.

“Giuseppe scusa l’improvvisata, loro due sono miei compagni di scuola al Canottieri, eravamo usciti per passare un pomeriggio di poker da amici ma hanno avuto un problema con un tubo in casa e quindi abbiamo pensato di farti un’improvvisata..spero non ti dispiaccia”

“no no, stavo solo studiando diritto delle organizzazioni internazionali”

“solo il nome sembra una palla! Ci sta una pausa e una bella partitina a Poker” disse Carlo

 “ma non so giocare!”

“Ci penso io ad insegnarti il Poker e molto altro Giusy” disse Adam, mentre con il braccio cingeva Giuseppe e si diressero verso casa.

Nella prima mezz’ora non successe molto, i ragazzi spiegarono a Giuseppe le regole base del Poker e fecero un po’ di partite di prova, con il chiaro intento di far vincere Giuseppe che iniziava sempre più a divertirsi.

Bastò un’occhiata d’intesa dei tre canottieri per incanalare il gioco in ben altre direzioni.

Fu Tony a prendere l’iniziativa.

“Dai ragazzi così però è una palla…che ne dite di giocare a poker con soldi?? Puntate da 5 euro”

Giuseppe era a disagio, aveva capito le regole e se l’era cavata bene nelle prime partite…ma scommettere soldi… che quella tirchia di sua madre gli dava con il contagocce visto quanto spendeva a sua volta nello shopping… non se la sentiva.

Carlo aveva previsto anche questo sviluppo…ed era solo un espediente per passare alla fase 2.

“no dai ragazzi, tra amici puntar soldi non si fa.. che ne dite di giocare ad una variante? Lo conosce l’Humiliation Poker??è divertente!”

L’humiliation poker era una versione per adulti dove il giocatore perdente con la mano più bassa doveva estrarre da una sacca un bigliettino con la punizione da dover sostenere. Dopo 3 volte che si perdeva si pescava una punizione speciale da un altro sacchetto ed il primo che perdeva per 10 volte pescava dal sacchetto delle punizioni estreme. Carlo ed i due amici ovviamente avevano preparato tutto affinchè Giusepe perdesse a raffica.

Le prime mani furono volutamente abbastanza equilibrate, il primo a perdere fu Carlo che pescò il bigliettino “esibizionismo libero”. Decise di farsi una rampa di scale condominiali coperto unicamente del solo asciugamano. Poi toccò a Tony la punizione “porta da bere a tutti” e se la cavò con una birra…poi Giuseppe…Adam…Giuseppe…e di nuovo Giuseppe che pescò “pubblico orgasmo” e dovette spararsi una sega davanti a tutti. Imbarazzatissimo, il ragazzo ci provò ma vuoi il contesto, vuoi la mancanza di stimoli il suo cazzetto non fece l’alza bandiera, tra i sorrisi strafottenti degli altri tre.

 Il secondo a raggiungere quota tre fu di nuovo Tony che ben attento a forma e colore dei bigliettini pescò “limonata con i perdenti”, a vincere era stato Carlo, a Tony sarebbe toccato provare a baciare con lingua gli altri. Adam sussurrò all’orecchio d Giuseppe “guarda come si fa Giusy” e si lanciò in un bacio passionale e duraturo. Giuseppe invece era viola dall’imbarazzo.

“dai ragazzi…non sono mica Gay” continuava a dire

“ma guarda che è un bacio…chiudi gli occhi e pensa di baciare una strafiga se proprio non ci riesci”

E fu così che ad occhi ben chiusi baciò Tony, fu un bacio diverso… percepiva la prestanza dell’altro ragazzo.. i suoi modi fermi ed autoritari, la sua lingua penetrare curiosa ed avvolgersi alla sua. Smise di pensare ad una donna e si godette il momento, ogni sensazione…e si scoprì inspiegabilmente eccitato, anche se fortunatamente la sua dotazione era tale da passare ugualmente inosservata. Alcolici e birre scorsero amabilmente mentre i ragazzi giocavano e vuoi la bassa resistenza all’alcool, vuoi il bere a stomaco vuoto, Giuseppe-“Giusy” si trovò in poco tempo estremamente stordito e disinibito. Non si accorse delle bieche manipolazioni di Carlo e compagni. Non si accorse del fatto che sapevano perfettamente quali bigliettini estrarre e con quale abilità e cenni di intesa baravano a poker. Giuseppe senza quasi accorgersi si trovò a perdere per la decima volta e quale Perdente Designato a dover estrarre il bigliettino dalla busta delle punizioni estreme che, Giusy non l’avrebbe mai scoperto, erano volutamente tutte uguali.

In un momento di lucidità tremò nell’aprire il biglietto. SII DONNA! TRUCCO E VESTIARIO

Giuseppe cercò di rifiutare… ma la frittata era fatta. L’alcol e la presenza di tre maschi prestanti lo fece prontamente desistere. Quello che non si aspettava però fu di diventare il fulcro dell’attenzione di Adam e Tony che presero velocemente a spogliarlo mentre Tony continuava a mordicchiare e baciare il collo del giovane.

“tutto come previsto….sarà una checca entro un’ora” pensò Carlo mentre solitario si avviava verso la camera di Marina dove il video della telecamera nascosta aveva svelato dove la vacca baldraccona aveva nascosto il completo di quella notte di passione in cui si era sditalinata furiosamente urlando il nome di Carlo. Era un completo davvero arrapante, un po’ gli dispiaceva sprecarlo su Giusy, ma era la ciliegina del suo programma di umiliazione. Prese tutto quanto e si diresse in soggiorno dove Giuseppe era in balia dei due nerboruti giovani, che lo facevano ballare… continuavano a palparlo. Era umiliante…eppure Giuseppe rideva e gradiva avviato a sua insaputa in un percorso di umiliazione senza fine.

Al trucco pensò Tony, mentre Adam rovistava nella borsa che avevano portato.

Il completo risultò ovviamente vuoto sui seni, ma i ragazzi pensarono bene di riempirlo prelevando dalla borsa magica numerosi boxer che avevano indossato per parecchi giorni e nei quali, su indicazione di Carlo, avevano sborrato abbondantemente prima di incontrarsi. Ne emersero quindi due palle di tessuto che diedero volume al “seno” di Giusy, unitamente ad un afrore acre di sperma e sudore che ben faceva il paio con l’odore di sesso di cui era impregnato il corsetto in pizzo ed il perizoma.

I commenti si sprecavano….ed i ragazzi non si risparmiavano, resi ancora più audaci dalla telecamera nascosta e dal video in ripresa.

“guarda, è una vacca nata!”

“guarda…ha il cazzetto in tiro! È più corto di una chiavetta usb!! Ahahaha”

E via ..via così. Eppure Giuseppe non si vergognava più…era come se una molla fosse scattata nella sua mente. Si sentiva sé stessa, forse davvero per la prima volta nella sua vita. Quando Adam sempre sfottendolo si avvicinò quasi a baciarlo, Giusy si protese verso di lui. La sensazione del rossetto sulle sue labbra fu del tutto nuova. Fu un bacio carico…strano….splendido….almeno finchè non sentì una pressione sul suo ano e si ritrovò con un oggetto che premeva per entrare.

Pensò immediatamente ad un cazzo…e quasi si scoprì delusA quando constatò che si trattava di un plug a forma di coda canina. Istintivamente si mise a 4 zampe senza che nessuno glielo avesse chiesto.

“guarda, è una cagna nata!”

Era tempo… l’ultimo atto di quella commedia.

“Giuseppe, sei una vera troia…e sarai sempre più una troia rottainculo. Da adesso, mentre indossi l’intimo di tua madre con il quale si è sgrillettata pensandomi ed i nostri boxer pieni di sborra….da questo momento ci appartieni e visto che siamo padroni coscienziosi(con quale malignità riuscì a dirlo) eccoti un dono!” prese il collare che aveva fatto fare la mattina e lo agganciò al collo esile del ragazzo.

Era un collare in cuoio nero elegante, alto circa un centimetro che terminava con una medaglietta dalla scritta eloquente “Giusy la Cagna” e sul retro “se la trovi, falle il culo e poi chiama il 329…..”

E fatto questo un sonoro schiaffo sulla guancia che lasciò le cinque dita rosse ben visibili ed un principio di lacrime.

“smettila di ciondolare…avanti scodinzola fino a qui e bacia i piedi del tuo Padrone…Cagna!”

Come intontita e sotto ipnosi si trovò a cuccia a leccare le dita di Carlo, mentre sentiva i boxer appiccicarsi e lo sperma seccarsi sul petto glabro. Si sentiva una merda…eppure il cazzetto era un chiodo tanto era eccitato. Si accorse appena del gancio metallico e del debole clic…ma si accorse molto bene quando ricevette uno strattone dal collare che la spinse via. Vide Adam con il guinzaglio e si trovò a gattonare per la casa tra lo scherno e le risa dei ragazzi, condite dagli ordini più stupidi…ai quali lui-lei prontamente obbediva.

“fuori la lingua a penzoloni!”

Oppure

“lecca la ciotola della patatine”

“abbaia”

E continuò per interminabili minuti finchè non venne bloccato da Tony ed il cazzo di Adam prese dolorosamente il posto del plug anale. Poco aveva fatto il gel versato, il cazzo del ragazzo era colossale ed il dolore indescrivibile. Si ritrovò a mugolare ed urlare dal dolore, a supplicare Adam di smettere… di essere delicato. Ma Adam più Giusy supplicava più affondava con vigore. Strisce di sangue segnavano il cazzo dell’italo-canadese ad ogni affondo, mentre lacrime che scioglievano il mascara scendevano copiose sulle guance della Cagna.

Giusy urlava e si dimenava…provava a bloccarsi ma era saldamente bloccato.

A tappargli la bocca fu letteralmente un paio di mutande..l’ennesimo. ma questo era differente. Era un tanga, blu notte… di sua madre…. Il suo profumo era palese, l’avrebbe riconosciuto anche ad occhi chiusi visti quanti ne aveva leccati di nascosto. Eppure vi era però  qualcosa di strano. Si trovò in bocca un sapore salmastro ed una strana consistenza gelatinosa.

“Allora Cagna? Ti piace il Tanga che tua madre indossava quando l’ho scopata come una troia su divano??dopo che l’ho fatta godere tre volte e ben farcita di sborra ho pensato di portarti un souvenir direttamente dall’utero che ti ha messo al mondo. Succo di figa e sborra sottovuoto…solo per te!”

Vuoi la situazione… vuoi le randellate nel retto…vuoi il dolore che annebbiava la sua mente…… si scoprì a succhiare avidamente il tanga.

Carlo aveva immaginato l’andamento del pomeriggio nei minimi particolari, ma tutto era andato oltre le loro più rosee aspettative, avevano trasformato il loro amico dal carattere debole in un travesta già rottoinculo, vergognosamente sottomesso,non si poteva finire senza un bel Bukkake!

Fu così che i tre prestanti giovani si divertirono a scaricare abbondanti dosi di sborra calda sul viso della loro neo-vacca che non fece nulla…ma proprio nulla per ritrarsi….arrivando persino a sorridere quando immortalarono l’evento con i loro cellulari, come presa da una trance mistica.

Lasciarono Giusy così…. Imbrattata, vestita con l’intimo usato della madre e con il plug a coda di cane ben fissato nel retto.

Giusy non sapeva ancora cosa le prospettava il futuro ma, sempre gattonando si avvicinava alla doccia, si scoprì preso da emozioni contrastanti: da un lato da una rabbia cieca ed un sordo senso di vergogna…dall’altra si sentì libero per la prima volta nella sua vita. Ripensò ad ogni istante del pomeriggio mentre furibondo si menava il cazzetto. Fu un piacere rapido e breve, prima di tornare ad una normalità che non sarebbe più stata tale..

 

 

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