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MARGHERITA, CASSIERA DOMINATA E UMILIATA…

By 10 Aprile 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo Margherita, ho 46 anni e faccio la cassiera in un supermercato. Nonostante non sia più una ragazza ho un fisico ancora giovanile, anche grazie al fatto di essere alta 163 cm, magra e con una 2′ misura di seno. Ma oltre al mio corpo minuto ed atletico, i miei punti forti sono i capelli neri che porto lunghi sino al collo e gli occhi scuri ed intensi. Mio marito dice che altro mio punto forte sono i miei piedi n. 36, che quando andavamo d’amore e d’accordo era solito curare con molta attenzione… E anche quando sono alla cassa del supermercato noto spesso alcuni clienti, di solito adolescenti e ragazzi piuttosto giovani, che mi fissano i piedi fasciati dalle calze bianche (o scalzi nel periodo estivo) e dalle ciabatte tipo infermiera. E quanti ragazzi ho conosciuto grazie al mio lavoro di cassiera: sia tra i miei colleghi sia tra i clienti…
Sono sposata con Luigi, che ha perso da poco il lavoro ed ho una figlia di 20 anni, Giulia.
Mio marito, che ha 50 anni, a causa della perdita dell’occupazione, &egrave entrato in crisi, in depressione. Continui litigi, aumentati ed amplificati dalla crisi economica: a differenza di qualche tempo fa, non mi porta più a cena fuori, a prendere aperitivi. Per ripicca io non mi concedo più a lui. Quando di notte, a letto, si avvicina e inizia ad abbracciarmi e sfregarsi contro il mio corpo, io mi ritraggo di colpo. So forse di essere eccessiva, di sbagliare. Ma sono stufa di tirare avanti tutta la famiglia grazie al mio misero stipendio da cassiera. A causa di questa situazione, ultimamente tendo ad uscire da casa spesso, non appena posso. Per cercare di trovare svago e, lo ammetto, anche compagnia maschile. E, cosa che non avrei pensato mai sino a poco tempo fa, mi accompagno con ragazzi molto più giovani di me, per non volermi vincolare sentimentalmente. Inoltre, con ragazzi molto più giovani, riesco meglio a dare sfogo alla mia voglia di essere dominata brutalmente, violentemente. Probabilmente il mio &egrave un riflesso condizionato, una sorta di incoscia autoflagellazione che mi voglio infliggere per i miei comportamenti.
Tutta questa situazione, se da una parte mi crea eccitazione, dall’altra mi fa sentire in colpa. Anche nei confronti di mia figlia Giulia. Forse per reazione dei miei atteggiamenti, mia figlia ha preso a “sfidarmi”, prendendo a frequentare brutte compagnie. Oltretutto sono preoccupata perch&egrave mia figlia, nonostante abbia appena 20 anni, &egrave una bellissima ragazza, già più donna di me. E’ alta già 172 cm, un po’ più robusta di me, una 4′ di seno, 39 di piede.
E non avrei mai pensato che, un giorno, me la sarei trovata insieme a me in mezzo a storie folli ed estreme…
&egrave un giorno d’estate come tanti qui a Roma, caldo e soffocante. Finisco di lavorare e mi avvio verso casa a piedi. &egrave un pomeriggio molto caldo di fine agosto e voglio godermi il sole in faccia.. Torno spesso a casa a piedi, mi piace camminare e godermi la città perso nei miei pensieri o magari ascoltando della buona musica’ sento vibrare il cellulare mentre You shock me all night long di AC/DC mi rimbomba nelle orecchie’ &egrave mia mamma, mi dice di passare dal supermercato a prendere qualcosa’ una volta fatta la spesa mi avvicino alla cassa’ &egrave un supermercato aperto da poco vicino a casa mia ma che visito per la prima volta.. Il personale mi fa un certo effetto, sono tutti così allegri e gentili, ma funziona solo una cassa per cui la fila si &egrave fatta lunga’ In quella cassa aperta noto una bella commessa sui 30 anni, con una bella scollatura sotto il camice, che lascia intravedere due seni ampi, almeno una quarta. Sono lì che fisso e penso a quei seni, allorquando dagli autoparlanti si sente: “APRE LA CASSA DUEE”; essendo più vicino a quella cassa, nonostante avrei voluto vedere da vicino le tettone della cassiera giovane, mi affretto a prendere posizione alla cassa due. Sistemo la spesa sulla cassa ma la cassiera ancora non c’&egrave’ dopo due minuti appare una donna di mezza età, tra i 40 e i 50 anni, magra e minuta ma comunque bella e, soprattutto, con un fascino particolare… Sotto il camice del supermercato, su cui &egrave appeso un cartellino con su scritto “Margherita”, noto una maglietta bianca aderente che le avvolge strette due piccole tette all’incirca della seconda misura. Avvicinandomi, inoltre, noto che da quella magliettina spuntano leggermente due capezzoli piccoli. Noto anche che porta delle ciabatte bianche, tipo infermiera, da cui spuntano due piedini nudi. Mi sono piaciute sempre le donne più grandi di me, le trovo affascinanti anche se non ne ho mai avuta una. Sono un ragazzo di 25 anni, moro, alto 185 cm, con un fisico atletico, e ho avuto parecchie storie con donne anche più grandi di me di uno o due anni ma niente di più. Noto una certa tristezza nel volto della cassiera mentre si sistema al suo posto’ La osservo in ogni suo movimento, ha un’aria di donna leggermente trascurata ed infelice, mi pare vogliosa di emozioni forti ma allo stesso tempo insicura di sé. Almeno questo &egrave quello che mi sembra osservandola. I nostri sguardi si incrociano. Un timido sorriso appare sulla sua faccia. “Buona sera” le sue prime parole.. – “Ciao’ ” due tre secondi di sguardo intenso mi appaiono un secolo’ l’intimità che si creo in quei istanti con quella donna fu incredibile, mi sembrò di entrarle dentro l’anima e vedere la sua disperazione e la voglia di amore e di affetto’ in quei istanti mi sentì come se la conoscessi da sempre come se fosse sempre presente nella mia vita. – “..un sacchetto la prego” dovetti interrompere il silenzio’ – “Si.. Certo” rispose con una voce confusa’ Poi prendo a fissarle i talloni nudi, leggermente screpolati ma molto attraenti, per poi passare alle sue tettine piccole da adolescente. Di colpo mi accorgo che la sto fissando troppo a lungo, tanto che alzando lo sguardo vedo il suo viso contrariato e leggermente rosso… Inoltre dopo di me si era creata la seconda fila quindi non potendo approfondire la conoscenza la saluto con un cortese – “&egrave stato un piacere Margherita”‘ mi diede una rapida occhiata e la cosa finì lì.. Per tutta la serata &egrave i giorni successivi non pensavo d’altro che a Margherita, masturbandomi al pensiero di leccare i suoi piedi, i suoi seni’ La mia ultima storia risaliva a tre mesi fa e la mia astinenza sessuale si era fatta pesante, ad ogni pensiero di quella cassiera, il mio membro reagiva, c’era qualcosa in lei che mi tormentava che non mi dava pace’ facevo mille pensieri e fantasie, per poi ricordarmi all’anello che portava sulla sua mano’ “Non t’illudere, &egrave una donna sposata”. Questo fatto da una parte sprofondava le mie speranze, dall’altra invece mi eccitava ancor di più’

Una sera di queste decisi di uscire per scacciare un po’ i pensieri che avevo in testa e sperando di trovare qualcosa che potesse farmi dimenticare la cassiera’ Marco, un ragazzo di 23 anni, non era uno dei miei migliori amici ma quando si trattava di conoscenze nel mondo femminile era il numero uno’ Non erano delle semplici stronzate le sue, Marco conosceva davvero quasi tutte le ragazze della città, e a me era quello che serviva. Lo chiamai ed uscimmo insieme in un lounge bar non molto noto, ma comunque pieno. Ci salutammo con un gruppetto di 5 ragazze e due ragazzi che sedevano su uno dei tavoli. Una delle ragazze era particolarmente carina, alta più di 170 cm, con un seno molto abbondante (abbondantemente oltre la quarta) e un viso d’angelo: era vestita con una camicetta a maniche corte un po scoperta che le esaltava il seno prosperoso ancor di più, e una gonna color blu sopra le ginocchia. Si chiamava Giulia e aveva 21 anni. Era insieme con uno dei ragazzi, si tenevano per mano e si scambiavano delle carezze ogni tanto. Ci allontanammo dal gruppetto e ci appoggiammo al bar ordinando i nostri drink. Con il passare del tempo notai le occhiate di Giulia verso di me’ I suoi rapidi sguardi aumentavano fingendosi preda invece era una cacciatrice ,mentre il suo amoroso era impegnato in una conversazione con una delle sue amiche’ le piaceva il gioco della seduzione, la stuzzicava, specialmente con il suo uomo accanto’ decisi di uscire e fumarmi una sigaretta e facendole il segno di uscire uscì dal locale. Dopo pochi istanti sentì i passi di una dietro di me.. Era Giulia, lo sapevo ma non mi girai’ “Sì?” le chiesi – “ha l’accendino?” mentre le accendevo la sigaretta posò le sue mani sulle mie guardandomi da vera porca’ in quel momento capì cosa voleva Giulia da me. In quell’istante il mio membro diventò una sbarra di ferro, ma non dovevo cedere: era una come una partita di scacchi, non potevo sbagliare e rovinare tutto. – “Com’&egrave che mi fissi tutto il tempo?” chiese sbuffando una nuvola di fumo’ aspettai per un po’ prima di rispondere’ -” Fai due passi con me?” le chiesi e mi avviai senza aspettare conferma.. Un poco più in là c’era una piccola stradina, un vicolo ceco un po’ buio: fermai la camminata lì e avvicinandomi a mezzo passo da lei guardandola negli occhi le chiesi: “Ci sono due tipi di persone Giulia: le prede e i cacciatori. Quale dei due sei tu?” – “Scusa, ma..” e prima che potesse rispondermi le afferrai i capelli e la baciai…Era talmente scioccata che ci mise ben due secondi a rispondere al bacio. Io intanto esploravo la sua bocca con la mia lingua. Lei fremette quando le misi una mano sulla nuca, costringendola a continuare il bocca a bocca. La via attorno a noi era deserta, completamente vuota… Mi staccai da lei ansimando. Ci guardammo negli occhi per un’istante e quello sguardo mi ricordò Margherita’ era lo stesso identico sguardo’ cominciai a baciarla di nuovo e con le mie mani le toccai il sedere’ non rispose e sapevo che avevo via libera’ non potevamo trattenerci molto senno me la sarei scopata lì in mezzo alla strada.. Ma decisi di lasciare il segno, a prepararla per i giorni successivi. Era la mia unica opportunità e dovevo sfruttarla al massimo.. La strinsi vicino a me il mio cazzo le poggiava sullo stomaco, la pressione del suo seno sul mio petto’ Inizia a tastarle le tettone e misi una mano dentro la camicetta stringendole una mammella. Era gigante! Le feci uscire la tettona destra dal reggiseno e dalla camicetta: era molto grossa, con un capezzolo enorme di colore chiaro. Presi a ciucciarle proprio il capezzolone, mentre scesi con le mani fino al bordo della gonna e la sollevai fino alla vita’ misi poi la mia mano tra le cose di Giulia’ il suo perizoma blu era fradicio, smisi di baciarla infilandole due dita in bocca’ Giulia mi guardava e succhiava le dita guardandomi negli occhi.. Tolsi le dita dalla bocca li portai sulla sua figa grondante.. Infilai l’indice e il medio con un colpo solo mentre con il pollice cominciai a torturarle il clitoride. Appoggiata a un muro, con una tetta fuori, la gonna sollevata e le gambe mezze aperte Giulia si faceva masturbare da me’ cominciò ad ansimare, e a quel punto con l’altra mano le tappai la bocca, mentre lei con una mano mi abbracciava appoggiandosi a me, mentre con l’altra mi teneva per il polso della mano con la quale la masturbavo’ dopo due minuti il suo respiro si fece pesante, cominciò a muovere il bacino al ritmo della mia mano, stava per venire, allora rallentai un po’ e cominciai a penetrarla con spinte profondi e lenti ma costanti, e bastarono pochi affondi per venire’ -“mmmmhh, mmmh..” risuonava nel silenzio assoluto della strada mentre Giulia tremava tutta e si reggeva a malapena a piedi’ quando ritornò in sé le tolsi le mutandine e de dissi che me le sarei presi come ricordo e che dovevamo tornare dentro’ si sistemò velocemente e prima di entrare nel locale le lasciai il mio numero’ sapevo che avevo lasciato il segno, e che avrebbe chiamato’

Invece Giulia non chiamò n&egrave il giorno successivo né la settimana successiva… Niente’ ormai avevo perso le speranze’ comunque, dopo 9 interminabili giorni, mentre tornavo a casa avvolto in pensieri sul se presentarmi di nuovo dalla cassiera e provare un approccio o no, ecco che vedo Giulia attraversare la strada e avviandosi davanti a me, con le cuffie nelle orecchie fissando il cellulare in mano’ mi girai intorno per assicurarmi che non ci veda nessuno e avvicinandomi da dietro di lei le diedi una sculacciata forte dalla quale Giulia balzò in avanti. Quando si girò e mi vide un splendido sorriso apparve sul suo bellissimo viso’ Mi raccontò che dopo quella sera non fece altro che pensare a me ma aveva il ciclo e aspettava che le finisse prima di chiamarmi, e che mi avrebbe chiamato uno di questi giorni.. . “tutte balle” dico tra me e me, quando Giulia mi fa “Perché non vieni da me? Ti offro un caff&egrave” capì le intenzioni di Giulia e accettai’ lungo la strada mi raccontò che viveva con i suoi ma che suo padre era fuori e ultimamente tornava sempre tardi mentre sua madre era al lavoro’

Nel momento in cui le porte dell’ascensore si chiusero davanti a noi Giulia eravamo già nelle braccia dell’altro baciandoci e toccandoci dappertutto.. Era più una lotta per assumere il controllo, in quegli istanti si decideva chi sarebbe stato il dominatore e chi sarebbe stato dominato…

Appena chiusi la porta del suo appartamento mi abbracciò e ci baciammo come mai finora’ la girai contro il muro vicino alla porta, leccandole il collo e il lobo le mettevo le mani dappertutto. Intanto lei aveva accolto il mio cazzo duro tra le sue natiche perfettamente delineate dai leggins aderenti’ quando le sollevai la maglietta e sentì le sue tettone nude (non portava il reggiseno) ebbi un’erezione ulteriore di quella che avevo fin adesso. Le tolsi la maglietta e i leggins insieme alle mutandine’ era nuda come mamma l’ha fatta’ la presi in braccia la sollevai, mentre lei abbracciò e mi strinse con le sue gambe alla vite.. La portai in camera sua gettandola sul letto mi tolsi i vestiti e mi fermai per un secondo, ad osservarla’ aveva proprio lo sguardo arrapato e triste allo stesso tempo come quello della cassiera’

– “vieni’ devo prendermi cura di te!”

mi implorava la bella ventenne maggiorata’ ma non era ancora il suo momento’ la presi per le caviglie, le leccai i piedi che odoravano un po’ e automaticamente aprì le gambe’ aveva una figa come la preferisco io’ stretta con labbra gonfie, rasata completamente con un piccolo ciuffetto sopra il clitoride’ cominciai a baciarla intorno la figa e poi lentamente la presi tutta nella mia bocca’ Intanto con le mani le massaggiavo i seni enormi, stringendoli sempre più forte sino a farla gridare… La sua figa grondava, cominciai a leccarle le labbra una ad una, passionalmente dapprima poi sempre più velocemente’ la penetrai con la punta irrigidita della lingua’ cominciai a penetrarla così mentre ansimava sempre di più’ quando stava per venire mi fermai’ non volevo farla venire’ volevo torturarla per tutto il tempo prima di farla esplodere’.

-“no ti prego non fermarti!”

non risposi niente, ma cominciai a baciarle lo stomaco le due bellissime tettone dai capezzoli chiari ed enormi (i cui capezzoli si indurirono subito) e la bocca’. Poi smisi e lei mi leccò tutta la faccia, ogni singola goccia dei suoi umori e si mise sopra di me’ cominciò a bacciarmi a leccarmi i capezzoli e scese giù’ cominciò a leccarmi le palle a prenderle in bocca e lasciarle. Soffiava sul mio cazzo ma non lo toccava’ voleva farmi impazzire, voleva condurre il gioco’ voleva che la implorassi’ d’altro canto la “tigre” che c’era in lei era soffocata per troppo tempo’ un bravo stratega sa bene quando deve arrendersi’

-“ti prego, troia ti prego succhiami il cazzo”

Giulia rise timidamente e non se lo fece ripetere due volte’ prese il mio cazzo duro come il marmo e lo fece quasi scomparire nella sua bocca’ prese a farmi un pompino da primato, con espressioni facciali e tutto, come se fosse una vera pornostar’ percorreva la mia asta con la lingua dal glande fino alle palle e poi di nuovo su per poi farlo scomparire dentro la sua bocca…

La presi per i capelli e mi alzai sedendomi sul letto per poterla baciare’ era tutta rossa sul volto, con le lacrime agli occhi’ le spinsi la testa di nuovo giù e quando sentì la sua bocca calda che accoglieva tutto il mio cazzo toccando con il naso i miei peli pubici e con la punta della lingua i miei testicoli non c’&egrave lo fatta più, cominciai ad inondarle la gola di sperma e lei che ingoiava ogni singola goccia, mentre si sentiva il rumore della serratura della porta di casa che si apriva’ Giulia tentò di liberarsi mentre io la strinsi ancora di più per poter svuotarmi completamente dentro’ per fortuna la porta della stanza era socchiusa, e Giulia con ancora i miei succhi dentro la sua bocca chiese ad alta voce:

– “Mamma sei tu?”

– “si sono io” rispose una voce;

– “Sono con un amico ti prego non entrare ok?”

Sua madre non rispose niente’ ci sdraiammo a letto tutti e due ansimando, e guardandoci negli occhi’ nessuno dei due era contento.. Volevamo scopare ma con sua madre nell’altra stanza era davvero troppo’ cominciai a toccarla e a baciarla piano, ma le nostre mani finivano nuovamente lì.. Il mio cazzo diventò duro di nuovo’

– “voglio scoparti”

– “Allora fallo”

– “Ma tua madre..”

– “Faremo piano…ho aspettato abbastanza” esclamò la troietta

Allora le dissi di mettersi sopra e le promisi che l’avrei fatta venire’ in seguito.. Afferrò il mio palo se lo fece passare tra le grandi labbra due tre volte e lo infilò dentro’ era un vulcano vero’ era calda come mai ed era sul MIO cazzo’ cominciò a muoversi su e giù piano per non farci sentire, ma ciò aumentava il nostro desiderio di una vera scopata sempre di più’ appena aumentava il ritmo, con le sue tette enormi che ballonzolavano, io la abbracciavo per calmarla e riprendevamo di nuovo’ ad un certo punto si stufò:

– “ora scopami come si deve non me ne frega un cazzo chi c’&egrave a casa e chi ci può sentire!” era quello che mi aspettavo di sentire’

La misi a pecorina presi i suoi leggins e le legai le mani ad un pomello del letto e le sistemai la testa tra i due cuscini’

– “qualunque cosa succeda non togliere la testa da qui puttana hai capito?”

– “farò tutto ma ti prego fottimi’ fottimii”

Mi sistemai dietro di lei, in piedi al bordo del letto e con un colpo solo infilai il mio cazzo grosso fino all’ultimo millimetro.. Giulia alzò la testa e emette un urlo strozzato: “aiaaa” la sculacciai forte e le dissi di rimettere la testa tra i cuscini e se la toglie ancora una volta niente più cazzo’ iniziai a pomparla con vigore, un movimento completo per tutta la lunghezza della mia asta.. sempre più forte mentre la sculacciavo fortemente’. Giulia si arrese alla mia irruenza, legata e con la testa tra i cuscini gridava più che poteva, non guardava ma sentiva il mio cazzo fino alla vescica, le mie palle che sbattevano contro il suo clitoride e il bruciore delle natiche provocato dalle forti sculacciate’ stavo per prenderla e girarla quando sentì una strana sensazione’ mi girai e vidi te’ la cassiera Margherita che ci guardava allibiti e con le lacrime agli occhi, con indosso quella maglietta aderente bianca che le vidi quel giorno al supermercato, dei jeans e delle infradito bianche…

– “Cosa fai Giulia…” disse Margherita con una voce spezzata dal pianto… “Cosa fai a mia figlia, togliti di lì porco!” mi gridò.

– “Mamma, va a fare in culo! Lascia stare Alessandro e vattene…”

– “Giulia, no! Non voglio che tua madre se ne vada, voglio possederla con te…”

– “Cosa dite!” disse Margherita allibita… “Fuori da casa mia!”

Nel frattempo, mentre Margherita gridava, Giulia si era liberata dal mio cazzo duro ancora ficcato nella sua fica e completamente nuda si avventò su sua madre. Le due iniziarono una sorta di lotta, che inizialmente sembrava una sorta di danza con le braccia in aria e le mani delle due intrecciate nel tentativo di prevalere. Io me ne stavo steso sul letto a godermi la scena eccitato, con il cazzo in mano a masturbarmi selvaggiamente e a incitare Giulia di dare una lezione a sua madre. Era uno spettacolo vedere Giulia che iniziava a prevalere sulla madre: Giulia svettava in altezza sulla madre di quasi 10 cm e, soprattutto, era più robusta. La figlia aveva quella quarta/quinta misura di tettone morbide e piene che ballonzolavano, mentre la madre aveva due piccoli seni, ancora nascosti dal top bianco. Ma la maglietta presto volò via, in quanto Giulia aveva fatto cadere a terra la madre e prendendole la maglia dal collo gliela tirò via a forza… A quel punto spuntarono i piccoli seni ancora sodi di Margherita, la metà di quelli della figlia. Anche i capezzoli della madre erano molto più piccoli: Giulia aveva aureole mammarie molto chiare e tre/quattro volte più estese di quelle di sua mamma. Quest’ultima aveva aureole molto piccole, coincidenti quasi con i capezzoli scuri e pronunciati. Margherita rantolava e piangeva, non riusciva neppure più a parlare… Intanto Giulia, con una facilità estrema, che dimostrava quant’era più forte della madre, iniziava a sfilare dalle caviglie di quest’ultima i jeans, lasciandola con un tanga nero piccolissimo, consistente in una sottilissima e strettissima stringa di tessuto che si perdeva nelle natiche ancora abbastanza sode di Margherita.

– “Che vacca che &egrave tua madre, guarda con che cosa va in giro la troia!” sbottai dal letto mentre continuavo a masturbarmi il cazzo enorme ed avendo come pensiero unico quello di dominare in tutti i modi Margherita.

– “Bastardo, vattene da…” stava dicendo con un filo di voce Margherita, ma non la lascia finire neppure la frase in quanto mi precipitai come una furia giù dal letto e le diedi uno schiaffo forte sul viso. Talmente forte che si sentì forte lo schiocco della pelle e l’arrossamento sulla guancia di Margherita, che non riusciva più a trattenere le lacrime. Dissi a Giulia di posizionarsi sul letto, a gambe aperte. Giulia obbedì, visibilmente eccitata. Dopodiché presi Margherita per i capelli tirandoglieli indietro mentre le leccavo il collo e il lobo. Nel frattempo le avevo scostato il tanga e ficcato due dita dentro la fica, che era completamente bagnata, un lago.

-“Che troiona che sei, sei eccitata brutta vacca, eh? Voglio vederti andare da tua figlia a quattro zampe e ficcarti la sua figa in bocca, altrimenti giù botte'”

Margherita esitò un attimo si inginocchiò sul letto tra le gambe di Giulia e cominciò a strusciare la sua bocca verso il sesso di sua figlia con una faccia distrutta ma da gran troiona.. Chi l’avrebbe mai detto’ madre e figlia in una sola volta’. Mentre strusciava notai i piedini di Margherita, dei piccoli piedini numero 36 che mi fecero aumentare ancora di più l’erezione. Così, mentre Margherita leccava il sesso di Giulia, io mi dedicai a piedini della mammina, odorandoli…

– “Ma ti lavi i piedi, gran troia?”, e le diedi una pacca sonora sul culo che la fece sobbalzare. I piedi di Margherita, infatti, puzzavano parecchio, presumo per il fatto di avere indossato a lungo i sandali al supermercato. Nonostante la puzza, presi a leccarle con gusto le piante dei piedini e i talloni leggermente screpolati, ciucciandole anche le dita. Poi mi spostai verso il suo culetto e la sua fica matura, spostandole di lato il tanga minuscolo: a quel punto vidi una bella fica grondante e pelosa luccicante di umori. Umori che assaggiai con la lingua per qualche secondo, facendola fremere… Poi la presi per i capelli, allontanandola dalla fica di Giulia, e la baciai’ fu un bacio lungo e passionale, con il gusto di Giulia’ tolsi a Margherita il minuscolo tanga e le legai le mani dietro la schiena mentre riavvicinavo la sua faccia alla figa di sua figlia’. Tirò fuori la lingua più che pot&egrave e leccò tutta la scia degli umori collati dalla figa di Giulia tra le sue cosce’ Giulia cominciò ad ansimare a squarciagola non curandosi di chi potesse sentirla..

Margherita la leccava con maestria, succhiando tutti gli umori della figlia’ il mio cazzo raggiunse un livello di eccitazione mai conosciuto fin adesso’ i suoni che sentivo dalle leccate della madre mischiati con i mugoli della figlia rendevano questa situazione fin troppo perfetta’

-“più piano, ti prego leccami il clitoride più piano’ prendila tutta in bocca”

Implorava la figlia… La reazione della figlia ebbe un effetto esplosivo della madre’ la sua lingua divenne un tornado, la penetrò con la punta irrigidita della lingua e cominciò a disegnare dei cerchi dentro la figa di sua figlia’ stavo quasi per venire dalla sola visione’ madre e figlia sullo stesso letto davanti a me’ Giulia gridava senza alcun ritegno’

– “sii siii, leccami’ vengo, o mio dio, vengooooooo”..

Giulia stava venendo e spingeva il suo bacino contro la faccia di sua madre’ quando si calmò, slacciai le mani della madre e le sussurrai:

Margherita scese dal letto e si inginocchiò davanti a me, mentre Giulia si masturbava con le mano’

Margherita aprì la bocca a più non posso &egrave accolse il mio cazzo duro come marmo dentro la sua gola’ &egrave a mia grande sorpresa lo fece scomparire senza batter ciglio’

– “Guarda troietta’ la tua madre si dimostra più abile di te!”

– “Sei veramente fortunata piccola, ho succhiato tanti cazzi in vita mia ma questo qui &egrave uno dei più buoni!”

disse la cassiera mentre Giulia stava muta’

– “Allora mammina adesso andiamo vicino a tua figlia e le facciamo vedere come si succhia per bene il cazzo, e se non lo fai bene davanti a lei ti sculaccio per bene capito?”

..prendendola per i capelli e infilandogli tutto il cazzo di nuovo gola e sculacciandola allo stesso tempo le dissi:

– “E questo &egrave perché prima hai tolto il cazzo dalla bocca senza chiedere puttana”‘

Margherita stava soffocando sul mio cazzo’ gocce di saliva le colavano dai bordi della bocca’

– “voglio guardare” esclamò la figlia’ sorrisi contento e le chiesi:

– “vuoi guardare cosa?”

– “voglio guardare come sculacci quella troia di mia madre che pensa che può succhiare il tuo grosso cazzo meglio di me’ voglio proprio vederla”

Dopo avere detto quest’ultima frase Giulia non mi diede il tempo di fare nulla che si alzò, prese sua madre per i capelli e disse:

– “adesso succhia'”

..avvicinandola verso il mio cazzo’ la madre cominciò a succhiare a ingoiare il mio cazzo e la figlia le spingeva la testa sempre più velocemente’ non era un pompino’ Margherita con l’aiuto di sua figlia si scopava letteralmente la bocca’ la sculacciai forte e la madre fece “aughfug” con il cazzo in bocca’

– “cos’&egrave mamma? Ti fa male? Te lo meriti, pensi di essere meglio di me &egrave non sai spompinare un cazzo come si deve'”

Tirai il cazzo dalla bocca della mamma per farla rispondere’. Invece Margherita disse solo:

– “ti prego dammelo voglio succhiarlo'”

– “eh, no cara mammina adesso &egrave il mio turno, ti prego Ale mettimelo dentro'”

la presi e la girai si nuovo a pecora, sulla soglia del letto mentre io ero in piedi’ girai pure la madre cosi’ ed ecco’. Avevo madre e figlia a pecora una accanto all’altra aspettando il turno a prendere il mio cazzo’ cominciai a fottere la figlia con una foga animalesca le mie palle sbattevano contro il suo clitoride come un martello’ era proprio così, ero un martello pneumatico che stava aprendo in due la giovane ventunenne’

Quando notai lo sguardo della madre che aspettava ed implorava di essere scopata tolsi il cazzo dalla figlia e pian piano lo infilai nella madre’ aveva una figa veramente stretta, più stretta di quella della figlia, ma era un lago per cui la penetrai facilmente’

– “sii’ siii, cosii ohh, quanto tempo, ti prego fottimi, voglio il tuo cazzo fottimi” furono le parole della madre’

Mentre la scopavo da dietro con più forza e violenza persino dalla figlia le infilai il pollice dentro l’ano’ non trovai nessuna resistenza anzi’ era abbastanza largo’ Margherita si fermò d’un tratto guardò la figlia e le chiese:

– “Ti prego amore di mamma, può incularmi? Ti prego ti prego’.”

La presi per i capelli e la girai’

– “senti troia qui comando io’ e si adesso t’inculo”..

Giulia si sistemò davanti la madre con le gambe spalancate le misi la faccia della madre sulla sua figa mentre io mi sistemai di nuovo da dietro’ sputai due tre volte su quel bellissimo ano e pian piano il mio cazzo entrò tutto dentro’ quella troia di cassiera si faceva scopare l’ano più dalla figa visto quant’era largo’ cominciai a scoparla senza ritegno con tutte le mie forze’ non avevo mai scopato una cosi, con tanta forza tanta violenza, con tale velocità’.

– “aiaaa, aaaah, mi stai rompendo il culo, siii spaccamelo ti prego, fottetemi tutti e due usate la vostra troia”‘

A quelle parole e a quella visione sfido chiunque uomo a questa terra a resistere’ io non c’&egrave l’ho fatta pesi Margherita per i capelli le infilai il cazzo dentro la gola e le riempì la bocca’ la figlia si avvicinò e quando la madre fini a succhiare riprese lei’ voleva raccogliere anche l’ultima goccia del mio seme anche se la mamma aveva ingoiato tutto’

Mi sdraiai sul letto soddisfatto, pensando a come sottomettere in futuro Margherita… Era una calda giornata di inizio Settembre. La città non era più vuota come nelle settimane di Agosto, quando solo chi non poteva proprio permettersi nemmeno un giorno di vacanza era rimasto: erano sempre di più i fortunati che tornavano a casa, abbronzati e rilassati.

Tutto questo rendeva il lavoro di cassiera ancora più stressante per Margherita. Era nervosa, le facevano male le gambe e i piedi.

“Come sta signora, la trovo così bene” e “Ma che bel colore che ha preso, dove &egrave stata, in montagna?” e “Grecia? non mi dica!” e “&egrave piaciuta Disneyland ai suoi bambini?”. Per lei non c’era stato nemmeno un giorno di pausa -e non perché non lo volesse. Aveva dovuto convincere il superiore e alcuni suoi colleghi, alcuni anche pregandoli in ginocchio, di fare in modo di lasciare il piccolo supermercato aperto anche nelle settimane centrali di Agosto: aveva bisogno di quegli straordinari.

E così si era sudata tutta l’estate in cassa e tra gli scaffali, facendo turni doppi e cercando di nascondere il fatto che per il caldo era costretta a rimanere con i soli slip sotto il camice.

Margherita era stanca, molto stanca.

Quando quella calda mattina di inizio Settembre Giulia, la figlia 21enne di Margherita, e la sua amica di un anno più piccola entrarono nel supermercato, non degnarono nemmeno di uno guardo la povera Margherita, che si affannava in cassa. Lei riuscì a vederle entrare con la coda dell’occhio: trotterellavano ridendo, tenendosi per mano. Giulia davanti, con il suo bel seno misura 4′ abbondante strizzato in una camicetta annodata, il sedere in un paio di pantaloncini di jeans, le dr martens (“ma dove diavolo le ha prese? sa quanto costano?”) aperte ai piedi e i capelli raccolti in due trecce, e dietro la sua amica, di poco più bassa, scura di carnagione, i capelli corti, le forme ancora più abbondanti di quelle di Giulia, anzi burrose, e una camicia chiara aperta. Non s riusciva a capire bene la dimensione del seno, ma almeno aveva una 5′. Se non di più. Sparirono tra le corsie, continuando a sghignazzare.

Quando arrivarono alle casse si tenevano ancora per mano. Avevano preso farina, lievito, prodotti dolciari. Si misero buone in fila dietro la signora Tallarico (una vecchina piuttosto odiosa), ma nessuna delle due fece segno di aver notato Margherita.

Lei, timida, cercò almeno di incrociare lo sguardo di Giulia e di biascicare un “ciao”. Le rispose l’amica.

“Tu sei la mamma di Giulia vero?” aveva un accento toscano o giù di lì, ma non forte, e un piercing al labbro inferiore, sulla sinistra. E non le dava del lei. Margherita non rispose -chissà cosa le aveva raccontato Giulia! e poi era il momento di battere lo scontrino per la signora Tallarico.

L’amica -che non si era ancora presentata- si sporse in avanti “Non sentite uno strano e cattivo odore qui?” sembrava incuriosita, arricciava il naso. Così sporta, alle spalle della vecchina, faceva dondolare il seno, che ora Margherita poteva notare, quasi ipnotizzata, muoversi libero sotto la canottiera. Due seni enormi che ballonzolavano davanti ai suoi occhi increduli: quella ragazzina così giovane con dei seni così grandi, molto più grandi dei suoi di donna matura.

“Sì &egrave vero” fece la Tallarico contando il resto “c’&egrave puzza”.

“Puzza di piedi sudati, &egrave colpa sua!” Giulia, dietro a tutte, se ne stava cl bacino appoggiato al carrello, puntando il suo indice dall’unghia perfettamente smaltata di amaranto (Margherita sapeva che era il suo colore preferito, uno smalto costoso). Indicava sua madre. ‘I piedi’.

“Ma che schifo!” strillò l’amica di Giulia, facendo sobbalzare le tettone.

“Ma non si lava lei?” le fece eco la vecchiaccia, storcendo il naso.

“No, si &egrave proprio lasciata andare vero?” infierì Giulia.

Margherita non aveva parole, era annichilita dall’imbarazzo. Il cuore le pulsava, la pancia le si torceva -ma più in basso qualcosa si stava smuovendo.

“Fossero solo i piedi” continuò Giulia “Dicci mamma, oggi almeno un reggiseno lo indossi? Sai, con quelle tettine della seconda misura, non &egrave che si noti molto se non lo porti…”

Sia la Tallarico che l’amica di Giulia fecero un balzo. La vecchia se ne andò mugugnando qualcosa sul fatto che non c’&egrave più decenza, e che passi se uno ha un personale come quello di quelle due care ragazze, ma se una &egrave solo una vecchia cassiera deve contenersi.

Giulia aveva un ultimo colpo da sparare: “Marta” disse all’amica “va bene che &egrave mia madre, ma qui qualcuno deve protestare. Ferma la signora Tallarico, andate dal direttore. E mamma, ti aspetto a casa. Paghi tu la spesa, ok?”

“Si può sapere cosa ti &egrave preso?” il direttore l’aveva convocata in ufficio prima della chiusura, e sbattuta la porta alle sue spalle aveva iniziato ad inveirle contro “Si può sapere? Razza di incapace. Prima mi preghi in ginocchio di darti degli straordinari e poi mi ringrazi in questa maniera? Questo non &egrave un concorso di bellezza, ma santo cielo, tu ce la metti proprio tutta per passare per una barbona. Credi che il tuo posto di lavoro sia intoccabile? Razza di cretina, come ti permetti di servire in quella maniera una cliente abituale come la Tallarico? Ma ti lavi almeno? Sei capace di farlo? dovrei farti lavare nel parcheggio sul retro con una canna dell’acqua e una spugna metallica, ecco cosa dovrei fare. E poi cos’&egrave questa storia del non portare il reggiseno sotto il grembiule? chi ti credi di essere, stupida vecchia, Scarlett Johanson? Forse sì, visto che sei una cretina. A sberle ti dovrei prendere. Adesso vattene, prenditi un giorno di ferie (tanto non ne hai usati neanche uno, perch&egrave sei una morta di fame) , ma giuro che se torni al lavoro in condizioni non degne ti licenzio in tronco, hai capito?

stupida cagna” e se ne uscì iroso, sbattendo ancora la porta.

Margherita ebbe un orgasmo.

[Quella sera Margherita tornò a casa stravolta, tuta tremante di stanchezza e umiliazione.

La casa era un disastro. Giulia e Marta avevano combinato un pasticcio. C’erano carte e imballaggi di cibo su ogni ripiano, strumenti da cucina usate e buttati a casaccio su tavolo e lavandino. Sul tavolino della sala, quattro dr martens nere facevano bella mostra di se, tronfie quanto affascinanti.

Margherita avrebbe voluto piangere.

Dal fondo del corridoio, dalla stanza di Giulia, provenivano quei risolini che Margherita aveva già sentito. Si avvicinò, con un groppo in gola e socchiuse la porta.

“Che cazzo fai cretina?” fece Giulia stizzita. Si alzò dal letto, tra le cui lenzuola era avvolta a che Marta, e venne verso la porta. Indossava solo slip e camicia, le trecce disfate. “Non ci puoi lasciare in pace?” nella stanza, dalle finestre socchiuse, c’era un odore pesante e dolciastro di fumo, e gli occhi di entrambe le ragazze erano iniettati di sangue “hai del lavoro da fare in cucina, no?” concluse Giulia, chiudendo la porta e facendo scattare la serratura. E, attutita dal legno, giunse a Margherita anche la voce di Marta “E lucida”. Altri risolini.

Margherita tornò in sala. Voleva piangere, &egrave vero, ma un’altra sensazione le stava crescendo nel ventre. Mangiò gli avanzi delle ragazze, che furono la sua cena. Pulì e lavò ogni cosa. E quando ebbe finito, si sedette sul divano, si appoggiò le scarpe delle ragazze in grembo (con il tallone ben piantato fra le sue gambe) e le lucidò con attenzione.

Marta e Giulia uscirono dalla stanza solo a notte fatta, appena coperte da abiti corti e leggeri. Presero le scarpe, sempre ridendo e senza degnare Margherita di uno sguardo.

Prima di uscire, Marta gettò per terra un foglietto. “Per i tuoi piedi vai qui. Hai un appuntamento domattina”.]

Margherita era in piedi, imbambolata di fronte all’ingresso del negozietto di estetiste cinesi. Si stava contando i soldi in tasca.

Pedicure curativa 23. Calli 3 euro. Margherita se li stava contando mentalmente. No. Non aveva abbastanza soldi per tutti e cinque i sui calletti. Deglutì così forte che si stupì di non essere stata sentita da tutta la via, ed entrò.

Fu accolta con molta gentilezza, e fatta accomodare su una poltrona imbottita. Una delle ragazze si mise subito al lavoro su di lei. Fu mentre le stava togliendo il secondo callo (“ventitr&egrave… ventisei… ventinove…”) che l vide.

In quel momento, Marta, dalle forme generose morbide coperte solo da un vestitino di cotone a fiori e con un fazzoletto in testa, stava uscendo dal retro.

“Ciao Marghe” disse, con un sorriso largo e gioviale. E poi, rivolta alle signore cinesi “Min, sii un angelo, metti la mia poltrona davanti alla sua” e non appena due estetiste ebbero, con fatica, trascinato la grossa sedia, visi sedette tronfia.

“Devo fare anche io la pedicure, sai? Quelle scarpe sono stupende, ma bisogna mantenere i piedi sempre morbidi, vedi?” Così dicendo aveva alzato una gamba, ed allungato il piede verso Margherita, tenendolo forse una spanna sopra la testa della cinese indaffarata.

“Guardalo bene” Margherita ubbidiva. Allungò le mani e prese il piedino di Marta tra le palme. Era piccolo, morbidissimo, profumato. I ditini non erano allungati e piegati come i suoi, ma corti, carnosi, separati di poco. Le unghie perfettamente curate erano smaltate di blu. Marta alzò anche l’altra gamba, mettendole in mano entrambi i piedi. Margherita si accorse che li stava ammirando come fossero piccoli fiori. “Guarda bene anche i talloni, Marghe cara. Non sono certo come i tuoi”, sorrise Marta.

Era vero. I talloni di Marta erano come quelli di un bambino: non solo lisci ed esenti da screpolature, ma anche morbidi. Tutto in lei parlava di pienezza, morbidezza, tenerezza. I piedi di margherita non erano così belli e morbidi: più lunghi di quelli di Marta (che al massimo portava una 35!), ma più stretti, ossuti sul dorso, dalle dita poco invitanti. E odorosi. Marghertia era quasi ferita dal pensiero di quanto profumassero i piedini di Marta, mentre i suoi puzzavano di sudore e lavoro.

Marta si appoggiò allo schienale, spingendo un po’ più avanti gli alluci, proprio contro la pancia di Margherita.

“Rriposaare rriposaare” chiocciò la cinese alzandosi e dirigendosi verso un’altra cliente dall’altra parte del negozio.

“Marghe sii un angelo anche tu, massaggiameli” disse Marta torcendo le dita appena questa se ne fu andata “ieri sera io e tua figlia abbiamo ballato fino alle tre, sono tutta intorpidita’.

Con un gesto quasi automatico, ma immaginato e quasi desiderato molto prima che le fosse ordinato, Margherita ubbidì- Quei piedini erano deliziosi. Aveva quasi voglia di baciarli, anzi, di leccarli.

“Aha, che bello” Marta faceva le fusa come una gattona, e sotto il vestitino leggero il suo seno, sempre libero ma incredibilmente sodo, traballava come un dolce di gelatina “Ma Giulia lo sa che sei così brava? Glieli fai mai dei massaggi ai piedi? Dovresti farlo, perch&egrave lei pensa che tu sia una buona a nulla. E invece guarda, abbiamo trovato la tua utilità. Dovresti fargliene, visto quanto lei li usa. Ci sarà modo. A proposito. Il tuo comportamento ieri &egrave stato davvero odioso. Perch&egrave non ci hai ringraziate di averti fatto notare quel tuo problema? E perch&egrave non mi hai ringraziata di averti consigliato questo posto? Insomma, sarai anche una vecchia e io una ragazza, ma potevi essere più educata. Ringraziami”.

“G..g-razie… Marta” Margherita teneva la testa bassa mentre continuava il massaggio.

‘Non mi chiamare per nome”

“e..”

“Cara va bene, o se preferisci Signorina” Marta rise.

“Grazie, signorina”.

“Brava”.

Per un po’ non si dissero nulla, Margherita tutta compenetrata a lavorare i piedi di Marta e a nascondere il lago di umori che le si stava allargando, Marta a sua volta intenta a farsi portare una sigaretta e un fiammifero dalle cinesi, e a fumarla bellamente sotto il cartello di divieto.

“Senti Marghe, non ti sei chiesta così ci faccia una persona per bene e agiata come me in un posto adatto a togliere i calli ad una cassiera?”

“No signorina. Perch&egrave?”

“Fanno un bel servizio, lo vuoi vedere? Alza gli occhi”

Marta tolse i piedi di dosso da Margherita, li poggiò sui braccioli della sua poltrona e lentamente si sollevò il vestitino.

Sotto era nuda, e liscia e pulita. Non un pelo, nemmeno l’ombra. Al labbro destro portava un piercing lucido, identico a quello della bocca.

“Questa &egrave la mia fichetta. Ti piace come la tengo? ecco, guarda, te la faccio vedere bene: allargo le grandi labbra, qui vedi le piccole. Vedi come sono rosse, Marghe? e qui c’&egrave il mio clito, mi piace tantissimo, ne sono molto fiera. Ti piace come la tengo?”

Margherita sentiva il cuore rimbombarle nelle orecchie, e non riuscì quasi a sentire il suo suo stesso “Sì, signorina, mi piace moltissimo”

Si era fatta sera. Marta aveva portato Margherita a fare shopping. Aveva comprato un paio di zoccoletti per lei, e speso dieci volte tanto per se. Per tutto il tempo Margherita aveva camminato dietro la signorina, tenendo i sacchetti, senza parlare.

“Tua madre ha un sacco di potenzialità, lo sapevi?” gridò Marta aprendo la porta. Era un appartamento spazioso, arredato con gusto, mobili scuri, tendaggi. Poco oltre l’ingresso, due gradini e tre divani in pelle disposti a cerchio attorno ad un tavolino giapponese. Giulia le aspettava appoggiata d una credenza, coperta solo da slip e camicia, portata aperta. L’ombelico e lo spazio tra i seni (che non si sfioravano al centro del petto, ne si toccavano come quelli morbidi e sodi di Marta, ma stavano ben separati) erano ben visibili. “Davvero questa buona a nulla ti &egrave stata utile in qualche maniera?”

“Certo cara” rispose Marta “&egrave stata ubbidiente e mi ha fatto un massaggino ai piedi niente male” Marta e Giulia si avvicinarono, si sfiorarono a vicenda le punte delle dita guardandosi negli occhi e si stamparono un bacio leggero ma umido.

“E tu che cazzo guardi vecchia” sbottò Giulia appena Marta si fu staccata da lei. “Metti a posto i sacchetti e torna qui appena possibile. E guai se fiati”.

Margherita eseguì l’ordine meccanicamente. Il cuore le sobbalzava in gola. Aveva saputo e temuto cosa sarebbe successo, la verità che le sarebbe stata svelata, per tutto il pomeriggio. Macch&egrave, era dal giorno prima che aveva capito. Era inutile fingere. E ora la verità che aveva intuito si stava trasformando in un ratto concreto… in qualche modo era grata di non avere la forza di opporsi.

Quando tornò ai divani, Marta e Giulia erano mezze sdraiate e si baciavano appassionatamente. Sua figlia stata tastando la materia soffice delle tette di Marta, provocando in Margherita una doppia corrente di gelida invidia e torrida eccitazione.

Le labbra si staccarono, ancora aperte, mentre le lingua si davano un’ultima carezza. Marta asciugò con un dito un filo di bava che colava dall’angolo della bocca di Giulia.

“Amore, cara, tua madre fa dei massaggi ai piedi stupendi, vuoi vedere?” chiese Marta, e senza aspettare risposta fece un cenno a Margherita. Non serviva altro. Si inginocchiò davanti alle forme ricche e morbide dalla sua nuova padroncina, e presi di nuovi i i suoi piedi, riprese con il massaggio.

“Brava vero? te lo avevo detto che sarei riuscita a farne qualcosa di utile, no?” mentre Margherita massaggiava, Marta continuava ad alzarsi il vestito per mostrarle il suo intimo liscio e morbido. “baciameli anche” Marta iniziava a mugolare, e mentre Margherita si chinava per poggiare le labbra sul suo alluce, spostava l’altra gamba dietro la sua nuca, quasi a volerla avvicinare al nodo delle sue gambe. Fu allora che Giulia prese l’iniziativa “Manda via mia madre, Marta, voglio leccartela io, dai…”

Marta si trasformò. Saltò in piedi, ricoprendosi, e afferrò Giulia per i capelli “Puttanella impertinente, come ti permetti di darmi ordini?” strillò, e poi “Chi comanda, chi decide? rispondi cagnetta!” Giulia masticò un “Tu” tra i denti, mentre Margherita era allibita e atterrita.

“E tu stronza” urlò la padrona contro Margherita “Come cazzo si fa ad allevare una figlia in questo modo? Chi comanda?” Margherita fu più pronta di sua figlia, e dopo aver risposto “Tu, Signorina” la guardò con un po’ di sfida.

“Vi si deve insegnare tutto, a voi buone a nulla” e dicendo questo si fece scivolare le spalline dell’abito sulle braccia, e poi l’abito stesso sui fianchi e infine ai piedi. Rimase così nuda davanti a madre e figlia. Il suo corpo era bellissimo e invitante, un monumento alla lascivia. Piedi e caviglie piccoli, cosce tornite e lisce, fianchi e sedere invitanti, sesso morbido, adorno di quell’anello d’argento che tanto aveva intrigato Margherita, ombelico posato come un anello al centro di una pancia rotonda, come quella di una dea pagana. E grosse tette toniche anche se leggermente cadenti, che mostravano senza vergogna tutto il loro peso e la loro sostanza, adorne di areole larghe un palmo, scurissime, ricche di grinze, che si sollevavano al centro in due capezzoli che sa soli parevano in grado di conquistare il mondo. Marta si abbracciò da sola, stringendosi quelle poppe meravigliose. “Coraggio” fece con rinnovata dolcezza “toglietevi le magliette”.

Giulia era scocciata, stizzita. A Margherita sembrava avere la stessa espressione di quando veniva sgridata da bambina: frustrata ribellione. Tuttavia, fu proprio Giulia a spogliarsi per prima di ciò che le copriva il petto, restando in slip. Margherita invece ci mise più tempo e rimase in jeans.

“Bene care” iniziò Marta risedendosi “ora… mmm… Marghe, iniziamo da Marghe. Dimmi Marghe, come sono le tette di GIulia?”

Margheirta riuscì a parlare nonostante la bocca secca, la gola chiusa ed il cuore che sobbalzava. “S… ss…. s-sono grosse… ”

“Stronza, appena Marta si gira vedi cosa ti combino” “zitta bimba, tua madre sta parlando, lasci che vada avanti”

“Sono tette grose, ma non come le tue, Signorina. Sono scure, perch&egrave ha preso il sole in topless, si vede. E poi… non sono brutte, ha sempre voluto portare un reggiseno, fin da quando era ancora piccolina, quindi hanno preso una bella forma. Riempiono una mano. Ho sempre saput che piacevano ai ragazzi. E anche ame…’

“I capezzoli, Marghe” “Sono piccoli, con l’areola piccolissima, e chiari, rosa, teneri. non sporgono molto e non sono duri come i tuoi o i miei”.

‘E?’

‘E li vorrei in bocca’. Margherita tirò un sospiro di sollievo. Aveva finito.

“Bene. Ora tu, Giulia, sai cosa fare” Gilia sbuffò e cominciò “Le tette di mia madre non si possono nemmeno definire così. Già erano piccine all’inizio, dei veri brufoli. Mancano di sostanza, ha una seconda striminzita. I capezzoli invece spuntano fuori, l’effetto &egrave orribile. Quando andavamo al mare ed ero bambina, quando questa stronza riusciva ancora a mantenere una famiglia e non dovevo procacciarmi da sola la roba e i soldi, mi vergognavo sempre di come il suo seno non ingrossava il costume. Che fortuna le altre bambine, pensavo. La cosa pi odiosa però &egrave che questa cagna che &egrave mia madre ha pure allattato, e questo le ha rovinato per sempre le mammelle. Si vede, non puoi coprirti, stupida! E poi guarda, quelle vene blu che rendono ancora più bello il seno di Marta, rendono il tuo più squallido. Che Schifo”.

“Brave. Vedete invece le mie? Come sono pesanti, ricche, floride? Giulia, tu hai una quartta, ma io porto una sesta abbondante. Le persone si voltano per strada per guardarle, sia i maschi che le femmine. Vedete come posso stringerle tra le dita, strizzarle? Il solco tra le mammelle &egrave sempre sudato, e scuro e buio. E i miei capezzoli sono più grossi e scuri dei vostri.

Ora, spero che abbiate capito come funziona: chi ha pi tette vince. Facile no? Chi comanda?”

“Tu Marta”

“Tu Signorina Marta”.

“Sarete un articolo stupendo per i nostri amici. Ma prima… Marghe, Ti ho fatto tanto vedere la mia fichetta, ti &egrave piaciuta? Bene, allora, facci vedere la tua. Chissà come &egrave?”

Margherita si alzò e calati pantalonie slip rimase nuda. Giulia quasi soffocò per una risata.

‘Che schifo mamma! Non ti depili la figa! Ma non ti vergogni a farti vedere così? Ci credo che puzzi’

Margherita chinava il capo vergognosa.

‘Mamma, adesso devi fare una cosa: calami le mutandine. Guarda per bene una fica della tua famiglia, anzi, la fica di tua figlia, come deve essere tenuta per essere bella ed amabile’

Margherita, in ginocchio, fece scendere gli slip di sua figlia, tenendo gli occhi fissi sul suo pube. Le labbra erano perfettamente lisce, ed un ciuffo sbarazzino faceva bella msotra di se sul motne di Venere.

Marghertia era elettrizzata.

‘Vedi, uan figa signorile &egrave sempre ben pulita. Si può ammettere del pelo, ma non intorno alle labbra. Non &egrave difficile da capire. Guardati invece la tua: tutta pelosa, coperta da un itnrico di pelazzi scuri che rendono quasi invisibile il luogo più prezioso. Pensa a tutti gli umori sprecati tra i tuoi peli, sciocca. Una vera puttana che si rispetti deve pulire la figa da ogni pelo, almeno attorno alle labbra.

Non deve essere certo disordinata e sporca come te’.

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