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Racconti erotici sull'Incesto

Mia cognata Stefania (2°parte)

By 9 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Liberò il mio cazzo dalla morsa delle sue tettone e mi giro facendomi piegare la schiena in avanti. Infilo la mano tra le mie gambe e raggiunse il cazzo, iniziando a masturbarlo, e quando la sua mano saliva sulla mia cappella la sua presa si faceva più possente e forzuta, procurandomi un immenso piacere.

I miei occhi si sgranarono quando senti che con l’altra mano mi aveva divaricato le natiche e il mio buchino si stava bagnando sotto i colpi veementi della sua lingua calda.

Nessuna donna era arrivata a farmi questo, e a dire la verità mi eccitava tantissimo ma ancora di più fui in estasi quando lei dopo alcuni minuti di leccate, mi girò nuovamente e se lo riprese in bocca, ma stavolta reinfilò la mano tra le mie gambe e mi penetrò l’ano con un dito, ritmandolo con la sua spompinata.

Forse molti di voi penseranno che io abbia tendenze omosessuali, ma vi assicuro che non &egrave così, ma farsi penetrare l’ano da una donna mentre ha il tuo cazzo tra le sue labbra &egrave qualcosa di eccezionale; e anche se forse a livello fisico non ti da una enorme eccitazione, questo gesto, a livello psicologico vedere quella scena di una donna che fa quelle cose, l’eccitazione &egrave massima; ecco perché ho detto di non essere omosessuale, perché il mio desiderio era sollecitato dalla mente non dai sensi.

Sensi che stavo mettendo a dura prova; non c’&egrave la facevo più, volevo liberami del mio succo, che premeva con insistenza.

Ma lei mi sorprese ancora una volta:

Si fermo mi fece indietreggiare e si alzo, dirigendosi verso il frigorifero.

Prese un barattolo di margarina, si tirò giù i pantaloni e si appoggio al tavolo sporgendo il suo enorme culo in alto, prese la margarina e se la spalmò in corrispondenza del suo sfintere, penetrandosi anche con due dita, per lubrificarlo anche dentro.

I miei occhi non avevano più pupille per guardare, e dopo un lungo periodo di silenzio, sostituito da soli gemiti:

‘Dai Andrea Vieni a farcire questa bella torta con il tuo bel tavolozzo di cioccolato e panna!’

Io ancora con la tuta e i boxer calati mi misi dietro di lei e iniziai a far scivolare la mia cappella dentro il suo buco del culo che si dilatava sempre di più. Dopo due o tre colpi dove il mio cazzo era sempre rimasto fuori per metà, le ancora una volta prese l’iniziativa, allungando le braccia sul tavolo, spingendosi così all’indietro e facendo scomparire del tutto la mia mazza tra le sue enormi natiche.

‘Devi farcirla tutta la torta non solo a metà!’

Io non riuscivo a dire una parola, non sapevo cosa rispondere e mi limitai a annuire anche se lei non poteva vedermi.

Abbattei i miei accorgimenti nel non farle male e iniziai a stantuffare con una veemenza animalesca, il mio cazzo scorreva per tutto il suo sfintere con una fluidità sorprendente; le stringevo con forza i fianchi e davo delle grandissime spinte con i reni, mentre sentivo le sue unghie solleticarmi i testicoli, perché probabilmente si stava masturbando quella fica a cui io non avevo dato il minimo interesse, sia perché Stefania aveva sempre guidato il gioco e la sua fessura principale non era rientrata nei suoi interlazzi, sia perché non sapevo se lei facesse uso di precauzioni, e non volevo che ci fossero degli strascichi drammatici, sapete a cosa mi riferisco.

Non saprei dire per quanto tempo le sfondai il culo, ma dopo un po’ stavo cedendo e stavo per venire, lei forse se ne accorse perché il mio ritmo stava aumentando, e allungò una mano e mi afferrò il cazzo stringendolo forte; si rigirò e appena lo lasciò una copiosa massa di sperma ricoprì parte dei suoi seno, con due o tre getti molto veementi.

Lei continuò a masturbarmelo mentre con l’altra mano si sollevo a turno le tette per portarsele alla bocca usando la lingua per ripulire le sue mammelle dal mio seme caldo.

Ero completamente svuotato, ma lei non era sazia e si sdraiò sul tavolo.

‘Dai Andrea, ora dopo la torta, vieni a bere un po’ di spumante.’

E così dicendo mi posò i piedi sulle spalle spingendomi verso il basso e tra le sue cosce, facendomi capire che gliela dovevo leccare. Certo non mi rifiutai dopo tutto quello che aveva fatto.

Gli allargai le labbra della sua fica, molto folta di peli, e iniziai a scoparla con la lingua; lei iniziò a darmi delle spinte pelviche verso il viso, ed io rimembrante della sua troiaggine la penetrai con l’indice e il medio il culo e con il pollice la fica mentre la mia lingua leccava il suo clitoride molto pronunciato che ritmicamente mordicchiavo; non durò molto e dopo l’ultimo scatto verso il mio viso lei chiuse all’improvviso le gambe schiacciandomi la faccia e con un sordo gemito venne, mollando la presa.

Io continuai a bere quello che lei aveva chiamato spumante, e poi mi alzai mi tirai su la tuta e mi sedetti sul tavolo accanto a Stefania che si stava accarezzando i peli e la parte superiore della sua fica.

Finalmente trovai il coraggio di dire qualcosa ma lei:

‘Stefania io’..’

‘Shhhhh”.non dire nulla, &egrave accaduto, non so come sia successo, e in che modo sia successo, ma ormai &egrave andata; so che pensi che io sia una gran porca, e forse &egrave vero, ma non hai alcun diritto di avere delle spiegazioni da me e dalla mia vita’.quindi ricordiamolo come un momento che ci ha fatto uscire fuori dai nostri ruoli e che ci ha fatto godere, ok?’

Era meglio che non avessi aperto bocca perché ero ancora più impietrito di prima, quindi ritornai ad annuire e a controllare l’ora: erano le 14.20 e non mi ero reso conto nemmeno per un istante del tempo che passava; infatti avevamo finito in tempo, perché io andai in bagno e dopo un minuto suonò il citofono; finalmente era arrivato Luigi.

Solo quelle ore successive passate con lui e la sera con la mia ragazza i miei sensi di colpa emersero duri e decisi, ma il giorno dopo le sue parole mi diedero un senso di pseudo innocenza; io non avevo alcuna attrazione né fisica né sentimentale verso Stefania, lei aveva ragione: era stato come girare una scena di un film, leggere un tratto di un libro.

E infatti il mio comportamento verso di lei rimase identico e per lei fu lo stesso, e quando la vedo non penso mai a quello che abbiamo fatto, tranne quando apre il frigo per prendere la margarina!

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