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Racconti erotici sull'Incesto

Mia sorella Giuseppina – Angela 3

By 8 Maggio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Opera del mio grande amico Gianfranco.

Giuseppina, così bella, così innocente, commette un errore. Pensa che sia tutto finito, ma è in agguato il fato..
Lui vede subito la possibilità di poter trarne vantaggio.
La storia si divincola nei giorni che si susseguono. La piccola giovane Giuseppina non sa cosa le accadrà..
Leggete e scoprirete..

Mia sorella Giuseppina Nr. 1
http://www.iomilu.com/viewstory.php?sid=5496

Angela saga
http://www.iomilu.com/viewstory.php?sid=11308
http://www.iomilu.com/viewstory.php?sid=11328

Angela cap 3

La ragazza, la sorella del Capo Scout, era più o meno della mia stessa età. Carina, ma truccata un po’ troppo pesantemente, per i miei gusti. ‘Per i miei gusti, appunto’ mi dissi, un po’ seccata per la critica che m’era venuta in testa d’istinto.

Partimmo stipati in una decina di auto. Complessivamente il gruppo era composto di una ventina di persone. La macchina sulla quale m’avevano fatta salire, conteneva, oltre a me ed a Giorgio, che mi stava seduto vicino, sulla destra, anche altri due ragazzi: uno era l’autista, l’altro, uno dei’crestati, piazzato sulla mia sinistra. L’auto era una Nuova Panda, non molto grande, per cui io mi sentivo stretta tra Giorgio e l’altro ragazzo che, come venni a sapere, si chiamava Roberto. Percepivo il contatto, piacevole, tra la mia coscia e quella del mio amico. Però anche Roberto mi teneva premuta contro la sua gamba, ciò che mi imbarazzava un po’. Mi concentrai sul contatto a destra, permettendo al mio cervello di formare alcune immagini intriganti. Pensavo che in questo modo avrei potuto ignorare l’altra gamba, quella del ragazzo praticamente sconosciuto. Mi accorsi però che egli me la teneva addosso, ben oltre ciò che lo spazio ristretto poteva comportare. Quando mi girai per dirgli di piantarla, vidi che egli ricambiava il mio sguardo piuttosto incavolato con un sorriso sardonico, a fior di labbra.

Chiacchieravano tra loro, del più e del meno. Io stavo zitta, sentendomi un po’ fuori posto. E loro non facevano nulla per coinvolgermi. Ad un certo punto, l’autista disse a Giorgio una frase che non capii, anche perché, stando così, in silenzio, il mio cervello aveva cominciato a vagare per conto suo: – Beh, – sentii dire ad Andrea, – così, con due, ci sarà da divertirsi molto di più. – Scoppiarono tutti in una risata alla quale, Non riuscivo a capire il significato di quell’uscita, ma per spirito di gruppo mi misi a ridere anch’io.

Tra una cosa e l’altra, arrivammo a circa cinquanta chilometri da qui, da casa mia. A quel punto, le macchine svoltarono sulla destra su di una strada sterrata, in mezzo ad un bellissimo bosco, e dopo un’altra decina di chilometri arrivammo in una stupenda radura sulla riva di un lago, dove sorgeva una villa non enorme, ma molto bella.

– Staremo qui, – disse Giorgio, – la casa è del nonno di Andrea, che ce l’ha messa a disposizione. Le attività si svolgeranno nel bosco e sul lago. Tu potrai stare almeno un po’, assieme a noi, ma dovrai occuparti sopratutto della cucina, come ti ho detto. –

Scaricammo i nostri bagagli ed entrammo nella villa. Restai attonita: gli ambienti erano belli e vasti, arredati molto bene. Non avevo mai visto, dal vivo, una costruzione così piacevole. Studio all’Artistico e nei libri di architettura avevo trovato spesso delle abitazioni di gran classe, con dei bellissimi mobili dei quali avevo imparato a riconoscere lo stile. Ma vedere quelle stesse cose con i miei occhi, era tutt’altra cosa. Andrea mi fece vedere la cucina e poi la mia camera, al piano superiore. Mentre passavamo in un corridoio, aprì una porta:

– Ecco, guarda, questa è la stanza matrimoniale dei miei nonni. Non ci vengono più da molto tempo, ma la camera è sempre pronta ad essere abitata. Ti piace il letto? –

Altrochè, se mi piaceva! Era vasto ben più di due piazze ed aveva, sopra, un baldacchino. Era stato preparato con una bella coperta bianca e le lenzuola, aperte come se il letto stesse aspettando un ospite, sembravano di seta nera. Un contrasto di rara bellezza, pensai, ed anche piuttosto conturbante.

– Questa è la tua stanza. – mi disse Andrea, aprendo un’altra porta, – Come ti sembra? ‘

Era la stanza dei miei desideri più segreti, arredata con un gusto raffinatissimo: pochi mobili, ma di gran classe, stile ottocento, chiara e luminosa. Il letto era molto grande, anche se non proprio come l’altro che avevo visto poco prima. C’era un bello specchio ad una parete ed in un angolo una piccola cosa deliziosa: un portalavabo antico, sul quale facevano mostra di sé delle ceramiche bianche che sembravano tratte da una fiaba. Sui sostegni laterali c’erano degli asciugamani ricamati, che sembravano opere d’arte, fatti di lino e frangiati.

Sgranai gli occhi e dissi ad Andrea quanto fossi stupita da tanta bellezza.

– Beh, si – mi rispose, – senza stare a fare troppi complimenti, devo dire che è una casa rara, alla quale sono molto affezionato. Ci ho passato momenti bellissimi. – disse, con un sorriso che mi parve carico di ironia.

– Lascia la tua sacca, ora, e vieni con me, che ti faccio vedere la cucina. Non è che qui ci passerai molto tempo’. Avrai ben altro da fare! – proseguì, sempre sorridendo.

‘Eh, certo,’ pensai, ‘tra la cucina e le uscite, non avrò troppo tempo per riposare!’

***(Angela tacque improvvisamente. Giuseppina, attese che riprendesse il racconto.)***

‘Non sapevo ancora cosa mi aspettasse. Non potevo immaginarlo.

La cucina era davvero stupenda, fornita di ogni possibile comodità. Andrea mi fece vedere la dispensa, colma di ogni ben di Dio, e poi andò a raggiungere gli altri. Mi raggiunse Paola, l’altra ragazza ed, insieme, cominciammo a preparare il pranzo. Era carina, come ti ho detto, ed anche, ebbi modo di scoprire, anche intelligente. Cosa molto rara, considerato che spesso la bellezza non si accompagna all’intelligenza. Paola non era una sciocca, e trovammo non pochi argomenti che potevano unirci.

Alle due ci sedemmo attorno a due tavoli che erano stati uniti per farci stare tutti i ragazzi. Mi ero dato un sacco da fare, perché il pranzo riuscisse bene, e c’ero riuscita alla grande. C’era una matriciana ricchissima, e poi avevo preparato delle costolette alla bolognese, ripiene di prosciutto e formaggio e poi fritte nel burro. Avevo pensato che essendo così giovani, i miei compagni d’avventura avessero bisogno di molto carburante, per reggere alle fatiche del campo. Non sapevo ancora come avrebbero impiegato tutte quelle risorse d’energia. Alla fine del pranzo Giorgio mi allungò una pillola:

– To’, inghiottisci.’ mi disse. Poi, rendendosi conto della mia perplessità, continuò, sorridendo, – No, stai tranquilla, non è droga. Ti serve per proteggerti dalle allergie. Tutta la zona è piena di pollini di tutti i generi. Non ti preoccupare e prendila. Meglio una pillola ora che passare tutto il tempo a grattarti, dopo ‘

Nel pomeriggio facemmo una marcia nel bosco. Andrea mi insegnò a fare alcuni nodi. Quando gli dissi, ammirata, quant’era bravo, mi fece un sorrisetto strano e mi rispose:

– Non sai ancora quanto’. -, ciò che mi fece supporre che quelli che mi
aveva mostrato fossero dei più semplici.

Tornammo alla villa verso le cinque. Feci una doccia e poi scesi in cucina per cominciare a preparare la cena. Vidi con grande sorpresa, che due ragazzi erano già al lavoro. Stupita, chiesi delle spiegazioni, e loro mi risposero che il Capo aveva dato quella disposizione. Io e Paola, dissero ridendo, ci saremmo dovute occupare solo del dolce.

Mi fiondai a schizzo a chiedere ad Andrea cosa fosse accaduto:

– Ci sono state lamentele? – chiesi, – a qualcuno dei ragazzi non è piaciuto il pranzo? –

Andrea esitò solo un attimo. Dette un’occhiata a Giorgio che ci osservava da due passi di distanza e poi mi disse:

– Vieni, Angie, dobbiamo parlare un momento. –

Si avviò verso la porta di una stanza ed io lo seguii. Notai che al mio passaggio gli sguardi dei ragazzi presenti, quasi tutti, mi seguivano insistentemente. Dopo di me entrò anche Giorgio, che si chiuse la porta dietro le spalle. ‘Cos’è successo?’ mi chiesi, ‘Dove avrò sbagliato? Forse mi diranno di tornarmene a casa.’ Ero francamente dispiaciuta e preoccupata.

– Senti, Angie, dobbiamo parlarti di una cosa. C’è un piccolo cambiamento di programma, sul quale eravamo tutti d’accordo sin dall’inizio. – Giorgio teneva lo sguardo costantemente abbassato. Cercai di incrociarlo col mio, ma lui lo distolse in maniera evidente.

– Per la verità, non avevamo bisogno di una cuciniera, – proseguì Andrea, – siamo sempre stati abituati a prepararci pranzi e cene per conto nostro. E soprattutto siamo Scout solo per modo di dire: la verità è che siamo solo un gruppo di amici guidati da un Prete molto’aperto, diciamo, che ci dà una copertura con le nostre famiglie. Quelli di noi che si atteggiano a frick e metallari, lo fanno in modo evidente solo perché non gliene frega niente, dei giudizi degli estranei. Sniffano, e qualcuno si fa anche di altra roba, almeno qualche volta, quando rimediano qualche soldo. Ma in effetti, non ce n’è nemmeno uno, di noi, che non abbia conosciuto almeno un po’ di acidi o di extasy. E ci piace un sacco a tutti.

Quando possiamo, ci facciamo qualche giorno di vacanza, come questa volta. Ma senza ragazze non c’è gusto. Allora, se programmiamo una di queste gite, un paio, a turno, si danno da fare per procurarcene due o tre. Qualche volta anche una sola, ma così non è più molto bello. Quando arriviamo nel posto dove abbiamo deciso di stare, le facciamo mettere a letto ed a turno le scopiamo per il tempo che dura il campo. Poi le riportiamo a casa e la cosa finisce lì. E’ chiaro che abbiamo bisogno di ragazze che collaborino. Non vogliamo violenza, ma solo avere una possibilità di fare sesso. Le prime volte, dopo un giorno o due, anche se avevano dato la loro disponibilità un paio di loro si squagliò. Allora abbiamo deciso che nella collaborazione deve rientrare anche la disponibilità a farsi legare sul letto. Guarda che le trattiamo molto bene: prepariamo roba molto buona da mangiare, restano al calduccio e tutte le volte che hanno bisogno di qualcosa glielo procuriamo, sia che si tratti di indumenti o di prodotti da toilette, sia che desiderino del fumo od altre cose del genere. Ne viene fuori una cosa piacevole, sia per noi che per loro.

Stavolta solo Giorgio ha trovato una ragazza: te, appunto. Allora l’ho detto a Paola, che l’ha già fatto un altro paio di volte e le è piaciuto molto. Quindi lei è d’accordo. Non vi separerete, e questo ti servirà a stare più tranquilla, penso. Giorgio mi ha detto che non hai esperienza. Ma poco male: sono sicuro che già domani avrai capito tutto. Paola è diversa: l’ho iniziata io l’anno scorso ed è diventata già piuttosto brava. Me l’hanno detto tutti i miei amici ai quali l’ho prestata. Tu, che ne pensi? Tieni conto che se avessimo voluto fartelo fare per forza, ci sarebbe bastato rifilarti qualcosa nel cibo, e tu ti saresti ritrovata a letto, senza nemmeno sapere come. Invece vorremmo che tu lo facessi di tua volontà. Certo, se tu rifiutassi, almeno una passatina dovremmo dartela comunque per coinvolgerti fortemente, in modo da impedirti di accusarci, dopo. E poi, ricorda che sei in un posto isolato, a molti chilometri dalla strada e poi da casa tua: come faresti, a tornarci? Dai, pensaci un po’ e poi dimmi cosa decidi. –

Man mano che Andrea parlava, io mi sentivo sprofondare in un mare di vergogna. Quello che mi proponeva (ma era qualcosa di più e di peggio, di una semplice proposta’.) era un’umiliazione senza pari. Se avessi accettato avrei perso anzitutto la mia verginità. Non è che la cosa in sè mi preoccupasse troppo: era già un bel po’ di tempo, che avevo deciso di fare il grande passo. Perlomeno da sei mesi desideravo di riuscire a capire, sapere, cosa ci fosse oltre la soglia del piacere solitario che continuavo a darmi in grande abbondanza, ma che sentivo come una cosa incompiuta, come una spiaggia calda ed assolata posta sulla riva di un bellissimo mare, dolce, soddisfacente ma dietro la quale intuivo una foresta verde, lussureggiante e profumata. Ora sarei potuta entrare in quella foresta, assaporarne i profumi, sentire sulla mia pelle il tocco vellutato delle foglie, sfamarmi con frutti succosi, dal gusto, dal tatto, terribilmente eccitante. E tuttavia sapevo che avrei trascorso parecchi giorni a disposizione di una quindicina di ragazzi ‘ piuttosto infoiati, mi veniva da pensare ‘ che avrebbero potuto chiedere qualsiasi cosa che rientrasse nel campo del sesso, anche se avrei diviso il mio compito con Paola. Certo, sarei stata servita sino alla punta dei capelli, ed avrei potuto avere qualsiasi cosa avessi desiderato. Ma il prezzo che avrei dovuto pagare sarebbe stato molto alto. Ed io avevo tanta paura.

D’altra parte, come avrei potuto rifiutarmi? Ero isolata, senza uno straccio di amico. Giorgio, che avevo ritenuto lo fosse, era quello tra di loro che, pensarci bene, mi aveva tradito per primo. E quindi non potevo fidarmene. Percorrere a piedi circa sette od otto chilometri nel bosco, difficile durante il giorno, sarebbe risultato pressoché impossibile al buio, in un ambiente sconosciuto, priva di qualsiasi punto di riferimento.

E poi, a dirla tutta, per quanto tentassi di levarmi dalla testa pensieri di quel genere, l’idea di essere scopata da tutti quei ragazzi, di avere a disposizione tutti i loro cazzi, mi faceva contrarre la vagina e crescere quella specie di solletico sul clitoride che avevo imparato a conoscere ed anche a desiderare. C’era anche un’altra sensazione piacevole e fastidiosa nello stesso tempo, che non riuscivo ad analizzare: poi mi accorsi che si trattava dei miei capezzoli che si erano irrigiditi spasmodicamente e che strofinavano sulla T-shirt che indossavo, procurandomi un lieve senso di dolore.

Tentai di guardare Giorgio in viso, per capire cosa pensasse di tutta quella storia, ma lui continuava imperterrito ad ignorarmi, impegnato in un dialogo serrato con Paola che nel frattempo era entrata nella stanza, senza che io, concentrata nel valutare la situazione, me ne fossi accorta. Semmai, era proprio la ragazza, a guardarmi mentre continuava a parlare, forse per comprendere quale potesse essere la mia reazione. Non impiegai molto, a prendere una decisione. Non sono del tutto scema e quindi non potevo ignorare come ormai fossi incastrata: lontana da casa, senza alcuna possibilità di trovare da sola una via d’uscita, in mezzo ad un gruppo di ragazzi alcuni dei quali, potevo supporre, pronti a prendersi con le cattive ciò che non avessi voluto dargli con le buone.

E poi, tutta la faccenda mi intrigava non poco. Dopo tutto, erano mesi, che sentivo tutta l’insoddisfazione che, ormai, mi procurava l’autoerotismo al quale avevo fatto ricorso quando non mi sentivo ancora pronta per un rapporto sessuale a due. Ed avevo desiderato molto intensamente che un uomo, o meglio, un maschio, si decidesse a far cadere le ultime, fragili barriere che ancora resistevano, poste tra il mio essere una ragazza ancora intatta e lo sbocciare definitivo di tutta la pienezza della mia femminilità.

Mi volsi verso Andrea e mi resi conto che appena incontrato il mio sguardo, aveva capito quale fosse stata la mia decisione:

– Bello! – esclamò, – Sono proprio contento. Vedrai che ci divertiremo tutti un sacco. E non aver paura: io ed almeno altri tre amici fidati, staremo attenti che nessuno passi i limiti. ‘ Data la situazione, quel tentativo di rassicurarmi appariva abbastanza ridicolo, pensai.

Uscimmo dalla stanza tutti insieme, Andrea, Giorgio, Paola ed io. I ragazzi che riempivano la sala zittirono d’un colpo. Mentre passavamo si scambiavano occhiate e commenti sottovoce, chiaramente euforici.

Dal momento in cui cominciammo a salire le scale, entrai in una specie di sogno erotico. Per parecchio tempo non capii se e quando avrebbe avuto fine.

Mi fecero entrare, assieme a Paola, nella stanza da letto grande, quella che avevo visto per prima. Non c’erano solo Andrea e Giorgio: altri cinque ragazzi, il gruppetto dei Rover, li aveva seguiti, ed ora i ragazzi stavano seduti su alcune poltrone, in attesa. Andrea sedette su un divanetto e disse a me ad alla sorella di metterci ai suoi fianchi. Cominciò a chiacchierare di diverse cose, dischi, libri ed anche un po’ di gossip su alcune persone giovani molto note in città. Cercava evidentemente di tranquillizzarmi e di far apparire le cose il più possibile normali. Anche gli altri ragazzi, partecipavano alla conversazione. Sembrava una qualsiasi riunione di amici.

– Andate nel bagno qui vicino e fatevi una bella doccia. – ordinò Andrea, – Ne avete bisogno, perché non potrete lavarvi di nuovo sino a domattina. ‘

Mi muovevo come in trance: non era possibile, mi dicevo, che tutto questo stesse accadendo proprio a me. Cercavo di indovinare cosa sarebbe accaduto quando fossimo uscite dal bagno, ma la cosa mi risultò impossibile.

Gianfranco
Maxtaxi

Aiutatemi a migliorare. Aspetto le vostre critiche.
Sono in attesa delle vostre proposte e suggerimenti da inserire nei prossimi capitoli’

taximassimo@yahoo.it ‘ mail e msg nelle poche volte che sono collegato.

Questo romanzo non deve essere riprodotto elettronicamente o a mezzo stampa senza la mia autorizzazione scritta.
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