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Racconti erotici sull'Incesto

Mia sorella Giuseppina – Angela 8

By 2 Giugno 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Opera del mio grande amico Gianfranco.

Giuseppina, così bella, così innocente, commette un errore. Pensa che sia tutto finito, ma è in agguato il fato..
Lui vede subito la possibilità di poter trarne vantaggio.
La storia si divincola nei giorni che si susseguono. La piccola giovane Giuseppina non sa cosa le accadrà..
Leggete e scoprirete..

Mia sorella Giuseppina Nr. 1
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Angela saga
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Angela cap 8

Quando uscimmo, mi trovai sul prato splendido e fiorito che circondava la casa e che arrivava sino al limite del bosco. Paola si mise a cogliere dei fiorellini, mentre io mi allontanavo sempre più, sino al termine della radura quasi circolare. Mi resi conto che in quel punto era pressocchè impossibile, avventurarmi più oltre. Tra gli alberi piuttosto fitti sorgevano dei cespugli uniti gli uni agli altri da intrichi di rovi spinosi ed altre erbe.
Costeggiai il bosco per un tratto e giunsi in un punto nel quale si apriva l’unico sentiero visibile. Mi bloccai improvvisamente, mentre un’idea cominciava a formarsi nel mio cervello: ‘Ecco l’occasione!’ pensai, ‘se corro velocemente, posso arrivare ad una strada seguendo il sentiero, e là trovare qualcuno che mi dia un passaggio per arrivare al primo telefono che trovo’.’
Mi guardai attorno, ma non vidi nessuno. Paola, cercando i fiori, doveva essere passata sul retro della costruzione, perché neppure lei era visibile. Mi avvicinai lentamente all’inizio del sentiero, lo imboccai e mi misi a correre. Riuscii a fare una ventina di metri, prima che due dei ragazzi mi balzassero davanti:
– Feeeerma -, mi disse uno dei due, – cosa credi di fare? –
– Voglio andarmene, – risposi gridando, mentre le lacrime cominciavano a scendere dai miei occhi, – non potete impedirmelo, non è giusto. Non ne voglio più sapere! –
Cercai di proseguire:
– Naaaa’., – disse colui che aveva già parlato prima, – non se ne parla proprio! Eh già, ieri sera si sono divertiti Andrea e Giorgio, ed adesso tu vorresti lasciare gli altri a bocca asciutta’. Dai, gira e ritorna a casa. – Mi prese per un braccio e mi costrinse a camminare verso l’ingresso. Mi lasciò solo quando fui entrata nell’androne. Paola, che stava aggiustando i fiori in un vaso, si girò con uno sguardo interrogativo:
– Cos’è successo? – chiese, – cosa volevano, quelli? –
– Stavo cercando di scappare, ma mi hanno bloccato. – Risposi, continuando a piangere.
– Te l’avevo detto, Angie, non c’è nessuna possibilità. Organizzano una specie di servizio di sicurezza in questi casi. Adesso c’è pure il rischio che ci leghino di nuovo. O forse soltanto te. L’ho fatto anch’io, la prima volta, ma me ne hanno fatto passare la voglia. – Finì di sistemare il vaso. La composizione era fatta con grande buongusto e risultava molto colorata ed anche profumata.
– Su, dai: adesso andiamo in studio, come ha detto Andrea. –
Lo trovammo in piedi, con lo sguardo aggrondato:
– Angie, ti avevo avvertito di non provarci! Adesso diventa tutto più difficile. Quelli non te la perdoneranno. Dovrò fare una fatica da bestia, per evitare che esagerino, con te. –
Continuavo a piangere, ma adesso piangevo di paura. Andrea mi si accostò:
– Dai, non fare così, piccola’. Vedrai che non sarà così brutto, dopo tutto. E se non farai troppo casino, magari ti divertirai pure. –
Singhiozzavo disperatamente:
– No, Andrea, ieri sera sono stata bene, ma eravate solo voi due. Adesso, cosa mi succederà? –
Paola mi strinse a sé, carezzandomi:
– Angie, cerca di calmarti, tanto non c’è nulla da fare. Ricordati che staremo vicine. Se ti sembrerà di non farcela, cercherò di aiutarti, se non mi staranno scopando troppo forte’ –
Le sue parole non riuscirono a consolarmi molto. Mi ero seduta su una poltrona, con le braccia posate sulle ginocchia e non riuscivo a frenare le lacrime. Andrea mi si avvicinò con un bicchiere in mano:
– Tieni, Angie, è un po’ di spremuta. Vedrai che t’aiuta. – Dovette insistere ancora un po’, ma poi presi il bicchiere dalle sue mani ed inghiottii tutto d’un colpo il liquido profumato e dolce. Poi mi appoggiai alla spalliera per riprendere fiato.
Persi coscienza tutto ad un tratto. La bibita conteneva certamente un sonnifero. I ragazzi dovevano aver imparato molto bene le tecniche da adottare in quelle situazioni.
Ripresi confusamente conoscenza. Ero ancora torpida e faticavo ad alzare le palpebre. Tuttavia mi accorsi che ero sdraiata sul letto, completamente nuda e nuovamente legata, anche se solo per un polso. La constatazione mi procurò una botta di adrenalina ed aprii del tutto gli occhi. Doveva essere passato un bel po’ di tempo, perché la luce del giorno andava diminuendo. Probabilmente era già tardo pomeriggio.
Mi ci vollero alcuni secondi, per riuscire a decodificare le immagini che mi si presentavano alla mente. E la presa di coscienza risultò devastante.

*”’*”’*

Erano schierati, tutti, lungo la parete di fronte al letto. Una lunga fila di sedie sulle quali i ragazzi sedevano silenziosi. Ce n’erano di tutti tipi: bruni, biondi, esili e palestrati, alti e meno alti, Alcuni portavano quella strana cresta sulla linea mediana del cranio, dalla fronte sino alla nuca, mentre i lati della testa apparivano accuratamente rasati. Dava loro un aspetto strano, che mi aveva colpito subito, quando li avevo visti, solo il giorno prima, per la prima volta. Probabilmente, in un’altra situazione ‘ in discoteca, persino a scuola – li avrei considerati abbastanza normali. Ma ora tenevano tutti lo sguardo fisso su me e Paola, chiaramente eccitati e bramosi, gli occhi sgranati ed i visi protesi in avanti, verso di noi. Sembravano un gruppo di cani in attesa che il padrone desse loro il permesso di gettarsi sul cibo. E tutto questo creava uno strano contrasto col silenzio assoluto che regnava nella stanza, fatta eccezione per i rumori generati dai movimenti delle sedie mosse.
Erano tutti nudi. Completamente privi di vestiti. I due cuscini che avevo sotto la testa mi consentivano di vedere i loro corpi ben sotto la cintola, le gambe muscolose, i’ peni in evidenza. Erano tutti in erezione. Uno o due tentavano di nascondere il loro stato con il povero espediente di tenerci sopra le mani, con il risultato di mettere ancora più in evidenza le aste rigidi di desiderio. Anche se i nostri corpi nudi erano coperti, certamente si erano eccitati nell’immaginare cosa ci fosse sotto quel lenzuolo. E dunque, ciò che li aveva portati a quel punto non poteva essere altro che le fantasie che frullavano nei loro crani, l’attesa spasmodica per la scopata prossima ventura.
Andrea si avvicinò:
– Ora, Angie. Guarda bene, perché sarà Paola, la prima a essere presa. Guarda con attenzione tutto ciò che accadrà, perché subito dopo toccherà a te. –
Si curvò appena e tirò via il lenzuolo, assieme a Giorgio che agiva sul lato di Paola, lentamente, molto lentamente. I nostri corpi emergevano poco a poco, mostrandosi ogni momento di più agli occhi dei ragazzi.
Ero spaventata come mai mi era successo prima. Pensavo vigliaccamente che ciò che temevo non sarebbe accaduto subito, perché la prima ad affrontare quella prova sarebbe stata la mia compagna. Dal suo sguardo, dalla piega delle sue labbra potevo rendermi conto che, per quanto quella non fosse un’esperienza nuova, per lei, probabilmente non ne aveva mai affrontato una di quelle proporzioni. Avevamo pensato che i ragazzi sarebbero venuti da noi in pochi, non più di un paio alla volta. Ed invece, ce li vedevamo davanti tutti insieme a guardarci famelici, puntando gli occhi prima sui seni, i primi ad affacciarsi da sotto il lenzuolo, poi sui fianchi e sull’ombelico. Quando la tela giunse a scoprire il pube, sentii un fruscio che riconobbi come un respiro collettivo molto pesante. Scivolò poi sulle gambe, fin quando, finalmente, nessuna parte di me fu più al coperto.
– Dai, Antonio, comincia tu, con mia sorella. Quando arriviamo ad Angie vi dò una mano. Mi sa che ci sarà qualche problema. –
Colui che portava quel nome non si fece pregare. Salì sul letto, vicino a Paola, le aprì le gambe e puntò il cazzo verso di lei.
– Posso fare quello che voglio? -, chiese a chi l’aveva incitato ad iniziare.
– Certo – fu la risposta, – fanne quello che ti pare. –
Antonio, in ginocchio, sollevò le gambe della mia compagna e se le posò sulle spalle. Poi le passò le mani sotto le natiche, tirandole su sino a quando il suo cazzo risultò allineato con la vulva. Qualsiasi altra cosa avesse pensato di fare, chiaramente ormai non resisteva più: l’unico pensiero che gli permeava il cervello, era di sprofondare subito dentro quel corpo piccolo ma voluttuoso. Rosso in faccia, rorido di sudore, appoggiò la punta del membro sulla figa di Paola e la penetrò con una spinta fortissima. La mia amica emise un gemito nel quale la sofferenza ed il piacere si confondevano. Compresi che i preparativi, dal momento in cui Giorgio aveva cominciato a scoprirla lentamente, sino a quando aveva visto il pene di Antonio sfiorare le sue grandi labbra, l’avevano eccitata irresistibilmente. Con ogni probabilità, le erano tornate in mente delle sensazioni provate in occasioni precedenti, non facili ma piacevolissime.
Continuai a guardare, impaurita ma affascinata oltre ogni limite. Vedevo Paola inarcata all’indietro, il culetto alzato che spingeva in su il monte di venere sul quale risaltavano i folti ricciolini scuri. I suoi occhi continuarono a fissare per qualche attimo, torbidi di piacere, quelli di Antonio: poi si chiusero. Si reggeva sulle sole spalle poggiate sul letto, così come la testa da sotto la quale era stato tolto il cuscino. Mi ero messa di fianco per vedere bene e quella posizione mi stirava il braccio ammanettato alla testiera. Provavo dolore, ma non riuscivo a distogliere lo sguardo da quella scena che mi faceva provare contrazioni e spasmi irrefrenabili in tutto il ventre, dalla vulva sino al più profondo della vagina. I capezzoli, follemente rigidi, mi dolevano come mai m’era successo prima d’allora. Immaginai che assieme al sonnifero, dentro la spremuta fosse stata disciolta anche qualche pastiglia, forse di extasi. Quasi senza che me ne rendessi conto, la mia mano destra scivolò piano sul lenzuolo, raggiunse il corpo che giaceva vicino al mio, si avventurò su di un seno, cominciò a carezzare piano il capezzolo col palmo della mano. Paola girò la testa verso di me, socchiuse gli occhi e la sua bocca si aprì in un tenero sorriso. Una botta di desiderio mi attanagliò le viscere ed io non resistetti più: artigliai il capezzolo con il pollice e l’indice e strinsi, strinsi sempre più forte, senza curarmi delle urla della mia compagna. Ancora una volta si innescò un circolo perverso tra dolore e piacere: Paola spinse violentemente verso il pube del suo chiavatore e mentre Antonio sussultava sorpreso, venne senza alcun ritegno. Vidi tutto il suo corpo scuotersi, rendendo difficile ad Antonio il conservare la presa sulle sue natiche. Tutti i suoi muscoli -‘ il ventre, le cosce ‘ erano rigidi e risaltavano attraverso la pelle liscia e lucida. La testa della mia compagna sbatteva fuori controllo da una parte all’altra mentre dalla bocca uscivano invocazioni confuse:
– Mamma aiutami’mamma, non ce la faccio’come faccio a sopportarlo’ – e poi, senza interruzione, – continua, continua, non fermarti, ti pregoooo, ti prego, caro, amore mio infinito’ – Poi il suo bacino ricadde verso giù, sul letto, non più sostenuto dalle mani di Antonio che ‘ me ne accorsi solo in quel momento ‘ non aveva resistito alle contrazioni della vagina di Paola ed alla vista di quel suo orgasmo devastante, ed era venuto quasi assieme a lei, mentre la sua bocca invocava, quasi urlando, il nome della ragazza. Antonio si abbattè su quel corpo tenerissimo il cui profumo di piacere risultava così intenso da arrivare sino a me.
Ritrassi la mano che aveva tormentato il seno di Paola. Ora non mi restava che aspettare.

***II’ INTERLUDIO

Antonio assisteva muto. Una punta di gelosia lo ferì quando vide la sorella scatenarsi in un orgasmo tanto intenso da risultare difficile da sopportare. Considerava Paola come una sua cosa privata, fin da quando l’aveva iniziata al piacere del sesso. Insieme, i due fratelli, nel segreto della notte e della camera di uno di loro, avevano percorso strade ignote fino ad allora, con una ricerca che per la ragazza inesperta aveva significato una scoperta continua del proprio corpo e di quello del fratello. Andrea, pur con enormi sforzi, era riuscito nei primi tempi a controllarsi, abbastanza da non spaventarla. L’aveva carezzata e baciata a lungo, tentando di ignorare la tensione del proprio ventre che si concentrava in un pene sempre più rigido e dolente. Soffriva, e non poco, sino a che riusciva a rimediare – quando le carezze ed i baci delicati deposti’ sulla fighetta tenerissima e rosea di Paola l’avevano scossa sino a costringerla a prendere la testa del fratello tra le mani per spingerla ancora di più contro il suo grembo in fiamme – rifugiandosi con una scusa nel bagno per carezzarsi furiosamente e venire in pochi secondi. Ogni volta doveva affrontare il problema del dolore terribile dal quale erano sommersi i suoi testicoli. Però aveva imparato ad affrontarlo, quel male fottuto, sino a quando non si leniva.
Poi un’ giorno, al limite dell’orgasmo, era stata lei a chiedergli, urlando, di penetrarla. Ed i suoi tentativi di resistenza si erano infranti contro la volontà della ragazza che, con una forza insospettabile in quel piccolo, giovane corpo, lo aveva tenuto stretto a sè. Era stato così che Paola aveva perduto la sua verginità. E da quel momento l’esplorazione era divenuta ancora più intensa ed appagante.
Poi, per ambizione, aveva cominciato a darla ai suoi amici, a permettere che alcuni di loro, a turno, la scopassero. Ma non si era mai rassegnato del tutto. Ed ogni volta che assisteva ad una scena come quella, qualcosa, dentro di lui, si ribellava. Si consolò un poco, pensando a quanto era stato bello, la sera prima, penetrare in quel corpo amato, sino laggiù là dove il suo cazzo aveva sbattuto ancora una volta contro una carne straordinariamente morbida e cedevole, mentre i gemiti di piacere della sorella riempivano la stanza, eccitando perfino Angela, lì di fianco, riempita dal membro di Giorgio. L’aveva portato ad un parossismo di eccitazione, vedere le mani e poi le bocche delle ragazze unirsi alla ricerca di un palliativo che somigliava invece assai di più ad un completamento del raptus causato dal piacere incontenibile. Aveva guardato gli occhi socchiusi di Angela ed era venuto come poche altre volte nella sua vita.
Angela. Angie. Gli era venuto spontaneo, quel diminutivo. Appena era scesa dalla macchina di Giorgio, gli era piaciuta da morire: forse per la prima volta aveva provato per una ragazza la stessa intensità di attrazione che gli ispirava la sorella. E quando l’aveva presa, la sera prima, aveva capito di essersi perso irrimediabilmente, per la seconda volta nella sua vita.
Ora era colmo di inquietudine. Già non era stato facile, per lui, vedere Paola posseduta da altri: fra poco ciò sarebbe successo anche ad Angela e questo lo portava ben oltre le sue capacità di sopportazione. Sapeva di non potersi ribellare: nella mente dei suoi amici ciò avrebbe equivalso ad un grave tradimento nei loro confronti, e la sua leadership avrebbe tremato gravemente. E tuttavia, guardare quel bel corpo nudo ‘ e lui sapeva quanto piacevole, colmo di morbidezze incredibili, di succhi dolcissimi ‘ giacere così, in attesa di un evento ormai inevitabile, gli dava il senso di un rifiuto totale. Si costrinse a restare immobile, mentre percepiva sino in fondo la dolorosa sensazione del suo pene spasmodicamente rigido e pulsante. La ragazza stava abbandonata sul letto, in una posizione che forse, in un’altra, sarebbe potuta risultare lasciva, mentre invece conferiva a quel corpo una capacità di seduzione assolutamente irresistibile. Era piegata su di un fianco, rivolta verso la sua compagna che gemeva sotto i colpi del cazzo di Antonio. Un braccio, un po’ contorto, era teso verso l’esterno, tenuto dalla fune che lo legava alla spalliera. L’altro era teso verso Paola a carezzarla con furia, ciò che lasciava intuire quanto fosse grande la voglia che l’aveva invasa, tanta da compensare perfino la paura che le aveva visto sul viso poco prima. Da dove si trovava, Andrea rimirava la dolce curva del fianco: partiva da sotto l’ascella e scendeva un attimo solo, per poi risalire bruscamente a formare l’anca: una dolce collina dai due pendii laterali, uno dei quali scendeva, ripido, verso un fitto boschetto, mentre l’altro si gonfiava in una natica dalla forma perfetta. La gamba destra, piegata al ginocchio ad all’anca per raccogliersi contro il ventre, poggiava sulla sinistra in una posizione di languido abbandono. La parte superiore della gamba, leggermente abbronzata, contrastava con la purezza quasi nivea dell’interno della coscia sinistra, nascondendo il piccolo, grande tesoro che poteva solo intuirsi. Andrea si sentiva perdutamente attratto da quel bel corpo che avrebbe voluto coprire di carezze e di baci. Ma non poteva muoversi, malgrado che tutto il suo essere, fisico e mentale, fosse teso come una corda di violino: doveva lasciare che il destino le cui linee aveva tracciato assieme a tutti gli altri, si compisse fino in fondo, in una vicenda che ormai aveva ben oltrepassato qualsiasi limite e che non poteva più essere controllata.***

*”’*”’*

– E’ il tuo turno, Patrizio, – disse Antonio, riprendendosi dal torpore.
– Anch’io con Paola? –
– No, adesso è la volta dell’altra’. –
Il ragazzo, che era restato in piedi a fianco del letto dalla parte della mia amica, seguendo attentamente ciò che avveniva a pochi centimetri da lui, con gli occhi spalancati, la bocca semiaperta ed una mano avvolta attorno al membro, in una lentissima carezza, si pose ai piedi del giaciglio, proprio di fronte a me. Mi fissò, percorrendo tutto il mio corpo, dalla testa ai piedi, con soste prolungate, prima sui seni, poi sull’ombelico ed infine sul pube.

Gianfranco
Maxtaxi

Aiutatemi a migliorare. Aspetto le vostre critiche.
Sono in attesa delle vostre proposte e suggerimenti da inserire nei prossimi capitoli’

taximassimo@yahoo.it ‘ mail e msg nelle poche volte che sono collegato.

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