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Racconti di DominazioneRacconti erotici sull'Incesto

O la va… o la spacco!

By 11 Giugno 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

O la va o la spacca! – pensai d’impulso in quel momento.
E mi scoprii a sorridere del gioco di parole che quel pensierò mi fece subito balenare in mente. Il sintomo chiaro di quanto animalesco e istintivo fosse diventata la brama che avevo di possederla.
Eh già! O la va… o la spacco!

Non ce la facevo più a reprimere il mio desiderio. Erano cinque giorni che mia sorella Giulia, più piccola di me di un paio d’anni (io ne ho 23), mi gironzolava attorno seminuda. Avevamo preso assieme una stanza d’albergo – letti separati, ma unica camera – per dividerci i costi e goderci una settimana di mare in riviera all’insegna della spensieratezza più assoluta. Eravamo d’accordo che ognuno avrebbe trascorso quei giorni di vacanza nel modo che più desiderava, cogliendo ogni occasione di divertimento senza sentirsi condizionato dalla presenza dell’altro.

I primi due giorni andammo in spiaggia assieme, ma in vacanza si fa presto a fare nuove conoscenze. Dal secondo giorno ci trovammo a frequentare compagnie diverse, rientrare in camera a orari diversi e passare le serate in posti diversi. Io avevo trovato un gruppo di ragazzi e ragazze molto affiatati e simpatici con cui avevo legato subito. Passai la giornata con loro, e alla sera li seguii in discoteca. E idem la sera dopo. Ma nonostante la compagnia fosse eccellente e il divertimento non mancasse certo (e nemmeno fossero mancate le occasioni di far conquiste) non ero riuscito a concretizzare. In breve… ero andato in bianco. E dire che ci avevo provato sia con le ragazze del gruppo che con altre incontrate in disco. 

Dopo due serate sfigate, soddisfatto comunque da alcool, ballo e compagnia, mi ritirai relativamente presto nella camera che condividevo con mia sorella. Con Giulia però condividevo solo la stanza… non la sfortuna. Era la terza sera di vacanza e lei tornò in camera verso le 4 di notte. Mi ero addormentato da poco e il rumore che fece entrando mi svegliò, sebbene lei tentasse di essere più silenziosa possibile. Dischiusi appena un occhio sonnolento, intravedendola nel contrasto della luce proveniente dal corridoio.
La sua andatura era abbastanza incerta. Forse aveva bevuto un po’, ma ero sicuro che ci fosse anche altro. Intravidi la sua espressione, rilassata e soddisfatta. Nonostante la poca luce colsi anche il dettaglio della sua chioma bionda arruffata, in contrasto con la sua compulsione – quasi ossessiva – che la obbligava a controllare continuamente d’esser sempre con i capelli in ordine. 

Richiusi gli occhi facendo finta di non essermi mai svegliato, e quando Giulia si fece più vicina a me per infilarsi nel suo letto, poco distante dal mio, ebbi la conferma. L’odore di sesso che aveva addosso era inconfondibile. Magari – mi dissi – si era solo sfrenata in discoteca sudando un po’ e quell’odore accendeva la mia immaginazione. Però ero pronto a scommettere che la sorellina avesse appena scopato.

Buon per lei – pensai – E peggio per me!
 
Avevo sonno e mi riaddormentai immediatamente. Ma appena un’ora dopo, con le prime luci dell’alba che penetravano debolmente attraverso gli spiragli della pesanti tende, mi risvegliai: tremendamente lucido… come se avessi dormito dieci ore di fila. E con una erezione incredibile. Non avevo dubbi che non fosse solo la classica reazione fisiologica notturna. Erano già tre giorni che, in vari momenti, avevo potuto ammirare il bel corpicino di mia sorella vestito solo da striminziti bikini, o al più fasciato da uno svolazzante pareo a suo modo ancora più stuzzicante. Tutto questo non mi aveva solleticato alcun pensiero particolare, eccetto il piacere che provavo nel posare gli occhi su un corpo così giovane e fresco. Invece, l’averla immaginata poco prima come femmina passionale pronta a di dare libero sfogo alle sue voglie, mi aveva provocato un effetto inaspettato.

Che sciocco… eccitarsi per così poco, e sulla propria sorella poi! Come se non la conoscessi da sempre.
Scacciai quel pensiero e mi alzai silenziosamente per andare in bagno, attento a mostrare le spalle a lei nel caso non fosse addormentata come sembrava. Per fortuna orinare in piena erezione richiede un attimo di concentrazione, e intanto che ci si concentra sullo stimolo quella finisce per sgonfiarsi naturalmente.

Bè… col cavolo! – quando usciì dal bagno ero esattamente nello stesso stato di prima.

Di nuovo attento a dare le spalle a Giulia, mi reinfilai nel letto. Il fruscio che produssi mentre mi stendevo alleggerì anche il sonno della sorellina. La sentii respirare profondamente e rigirarsi nel letto dandomi le spalle. Il leggero lenzuolo che la copriva scivolò via. Ora potevo vedere la sua schiena dalla pella liscia, e seguirne con lo sguardo l’incavo della colonna vertebrale fino a… Oh cazzo!

Dalla vita in giù non indossava nulla. Due splendide terga senza un filo di cellulite offerte bene in mostra alla mia vista. Troppo buio, forse, per cogliere bene i dettagli, ma giurai di intravedere anche la sua fighetta affatto ricoperta da peluria. La porcellina si era depilata. Proprio quel che mi ci voleva per riprendere sonno. La guardai per un po’ come ipnotizzato e infine mi sforzai nuovamente di pensare ad altro. Mi girai dall’altro lato per non vederla, con una erezione ancora più prepotentemente presente. Stetti ancora sveglio per una mezz’ora, un tantino turbato, e infine ripresi sonno.

Mi risvegliai a mattina inoltrata. Saranno state le dieci, dieci e mezza. Luce intensa in camera e rumore di acqua corrente proveniente dalla doccia. Mi stavo stiracchiando sul letto quando Giulia uscì dal bagno in accappatoio, e d’impulso finsi nuovamente di dormire. Lei andò verso il letto, dove aveva preparato già il costume da bagno da indossare. Ne percepivo i movimenti ma non osavo aprire gli occhi. Rimandavo perché speravo di veder accadere esattamente quello che accadde. Probabilmente mi aveva scrutato per un attimo e si era convinta che dormissi, così non afferrò come suo solito il bikini per andare a indossarlo in bagno. Ero sicuro che si era tolta l’accappatoio e stava indossando il costume a pochi passi da me.

Non resistetti e aprii gi occhi. La vidi, di spalle e completamente nuda mentre si infilava il pezzo inferiore. Poi si infilò le spalline del reggiseno e…
Dio!…Era troppo bella!

Non ero eccitato come la sera prima, ma sicuramente ero molto molto intrigato dalla visione. Senza accorgermene mi ero mosso leggermente nel letto. Si accorse del mio movimento e, mentre ancora armeggiava con le mani dietro la schiena per abbottonarsi il reggiseno, si girò di scatto un tantino allarmata. Oramai era praticamente vestita e non aveva più nulla da temere a mostrarsi così, ma le passò comunque sul volto una fugace espressione di perplessità. Sospettava che l’avessi vista anche poco prima, ben meno vestita. Il suo turbamento comunque sembrò scomparire in un attimo. Con le mani ancora dietro le spalle mi sorrise:
– “Buongiorno!”

Ma nei suoi occhi c’era qualcosa. Una espressione di divertito rimprovero per non averle rivelato prima che ero sveglio. Bè, non era certo colpa mia se lei s’era vestita davanti a me. Semmai la mia colpa era che… sì, mi accorsi bene di dove le cadde lo sguardo! Ero in uno stato di erezione più intenso di quello della notte e me ne accorgevo solo ora. Il lenzuolo mi copriva, ma la bozza che avevo in mezzo alle gambe lo tendeva in modo inequivocabile. Mi girai appena su un fianco per mascherarla e feci finta di nulla.

– “Buongiorno a te” – le risposi. Ancora un lieve divertimento nei suoi occhi. Poi anche lei fece finta di nulla, mi annunciò che stava andando in spiaggia e uscì dalla stanza salutandomi allegramente. Restai solo concentrandomi sulle mie sensazoni. Inutile mentire a sè stessi: la volevo da morire.
Un’oretta dopo in spiaggia ci andai anche io. Trovai i miei amici ma – affatto strano a dirsi – non scorsi Giulia da nessuna parte. Mi scoprii a impazzire di gelosia all’idea che si era di nuovo appartata con la sua nuova conoscenza della sera prima, chiunque fosse. E non la vidi neanche per il resto della giornata. Di nuovo, serata in disco… ma questa volta non tentai nessun approccio. Ero distratto, disinteressato. Riuscivo a pensare solo a Giulia… e a come l’avevo vista quel mattino. Non mi ritirai tanto presto in camera. Fra cazzeggi vari e vagabondaggi in auto, mi congedai dai ragazzi della mia compagnia che erano ormai quasi le 5 del mattino. Albeggiava, ormai, e rientrai in camera silenziosissimo, sicuro di trovarci dentro Giulia.

Non era ancora rientrata. Mi obbligai a riprendermi dalla sorpresa e, distrutto dal sonno e dai bagordi, crollai sul mio letto. Mi risvegliai verso le undici del mattino. Giulia era nel suo letto che dormiva, vestita solo degli slip. I suoi seni meravigliosamente proporzionati esposti alla mia vista. Mi alzai piano, e mi avvicinai a lei. Guardavo quella bocca morbida leggermente aperta, rilassata. Avevo voglia di baciargliela. Per non parlare di quanto avessi voglia di leccarle i seni.
O la va o la spacca!

Mi inginocchiai vicino al suo letto e avvicinai le mie labbra alle sue… senza toccarle. Sarebbe bastato poco per baciarla davvero. Assaporavo quel momento senza ancora aver deciso se osare o limitarmi a fantasticarlo. Ma lei aprì gli occhi mentre ero proprio sopra di lei.
– “Ciao” – mi disse.
Per la sopresa mi scostai molto più bruscamente di quanto dovessi. “Ciao. Volevo vedere se dormivi.” Nella scelta delle mie parole mostrai una certa prontezza di riflessi per tentare di dissimulare la situazione, ma il mio atteggiamento nervoso aveva già tradito le mie intenzioni. E infatti quelle parole ottennero l’unico effetto di strapparle una risatina leggermente sprezzante.
– “Che coglione!” – esclamò. Però mi sorrideva. Io mi ero alzato in piedi e stavo per allontanarmi, piuttosto turbato… e accadde quello che non avrei mai sperato. Giulia allungò una mano e la posò sotto il mio scroto, palpandomi le palle da sopra il tessuto dei boxer. Mi guardò con uno sguardo malizioso che avrebbe fatto sciogliere il metallo.
– “Anzi…” – fece sorridendomi ancora più intensamente – “..dovrei dire…che coglioni!”

Ancora un attimo di totale confusione da parte mia, ma lei aveva le idee molto più chiare delle mie. Si sollevò fino a mettersi seduta sul letto, mi pose una mano dietro la nuca e mi tirò la testa verso di lei… per baciarmi. Un bacio che mi tolse il respiro. Un attimo dopo ero con una mano fra le sue cosce, eccitatissimo di scoprirla bagnata. E… depilata. Mi spinse via, scese dal letto e non perdendomi di vista un secondo si tolse lentamente gli slip.
– “E così ti piace la sorellina” – mi provocò – “E magari… vorresti anche scopartela?” – E me li lanciò adosso tornando a stenderti sul letto. Non ci vidi più ovviamente. Come un mandrillo mi buttai su di lei, che rispose alla mia foga passionale con entusiasmo. Si divertiva a provocarmi fino all’inverosimile anche usando un linguaggio molto esplicito.

– “No” – mi fece mentre sistemavo il mio bacino fra le sue gambe – “E’ chiaro che non vuoi solo scoparmi. Tu vuoi fottermi di brutto, vero?”. Armeggiavo per tirare fuori il cazzo dal boxer, posseduto solo dalla libidine e riuscii appena a rispondere un impercettibile “Sì!“.
– “Ma per chi mi hai preso? Per una troia? Sono tua sorella. Vuoi fotterti la tua sorellina come fosse una qualsiasi tro….oooohhh!!!”. – E che cazzo! Ero entrato in lei in un attimo, scendendo a fondo senza neanche spingere tanto la trovai bagnata. Il piacere che mostrò alla mia penetrazione mi fece ritrovare la voce.

– “No… non voglio fotterti come una troia. Voglio fotterti perché sei una troia. Altrimenti perché saresti così bagnata?”

Ora mi guardava più languida, con una espressione meno sfrontata. Uno sguardo dolcissimo e arrapante. Cominciai a spingere con ritmo affondando nella sua figa. Mi aveva attorcigliato le sue gambe sotto le natiche, e mi spingeva dentro di lei puntandomi contro i talloni. Come se ce ne fosse stato bisogno.
– “Troia o no… uhmmmgh… ora sbattimi. Oh sì… dai, fratellino… fottimi!!!”
– “Puoi scommeterci” – le risposi. La pompai per un po’ nella più classica delle posizioni. Ma in quella posa missionaria non c’era proprio nulla di scontato. Era Giulia, mia sorella che mi stavo scopando e questo mi faceva impazzire. E il fatto che comunicasse il suo disinibito desiderio in ogni gesto e una spudorata troiaggine in ogni tono e parola, aggiungeva una eccitazione che mi sentivo pulsare fino alle tempie.
– “Ti piace mmmh?” – le chiesi fra un affondo e l’altro. Non rispose subito. Gemeva e si mordeva le labbra per non godere troppo presto. Stava impazzendo anche lei. Anche per lei, evidentemente, farsi sbattere la sera prima da chissà chì era una cosa, ma farsi sbattere dal proprio fratello era tutta una altra goduria. Mi fissò dritto negli occhi.

– “Tu che ne dici? Dai spingi più forte bastardo. Fammelo sentire fino all’utero”. Feci come mi chiedeva. – “Ah! Femmine!” – pensai. Noi facciamo tanto per atteggiarci da macho, ma sono sempre loro a puntarci. Io sbavavo su di lei da qualche giorno, persino turbato dai miei pensieri, e lei invece aveva già scelto di prendermi. Tutto già deciso, predestinato. Ma queste sono considerazioni che feci solo dopo. Mi ci immaginate a filosofeggiare immerso nelle sensazioni che mi stava regalando quella fremente stupenda fighetta?

– “Dove hai imparato a parlare così?” – le feci sardonico. – “Ti sembra questo il modo di parlare a tuo fratello?” – non le diedi il tempo di rispondere. Le sferrai un colpo di reni brutale, che spostò anche il letto, e restai piantato dentro di lei fino alle palle premendo forte sul suo inguine.
– “Ti piace farti sbattere da tuo fratello, eh? Non vedevi l’ora. Che porca che sei, Giula, lo sai?”
Sì lo sapeva eccome. Stava rantolando dal piacere. Le diedi un altro paio di colpì e uscì di botto dalla sua figa. Restò imbambolata per una frazione di secondo per l’interruzione inaspettata di quel piacere. Con uno schiaffetto sui fianchi le feci capire che volevo si voltasse e lei mi comprese al volo. Si stava mettendo a pancia in giù quando le afferrai dolcemente i capelli per fermarla.
– “No, sorellina. Non stenderti completamente. A quattro zampe… come la cagnetta in calore che sei!”. Mi sorrise.
– “Sei proprio un porco!!!” – ma si stava posizionando proprio come richiesto. – “Te la vuoi sbattere proprio ben bene la sorellina, eh?” – mi provocò.

Non persi tempo a rispondere prima di essere di nuovo entrato in quella deliziosa fighetta.
– “Me la voglio sbattere tutta… e in tutte le posizioni” – io martellavo e lei respirava affannosamente.
– “Tutta?” – mi chiese, ritrovando un po’ di fiato – “Tutta, tutta tutta? E’ una promessa?”
Sentii una scarica elettrica dietro la schiena. Ebbi anche un attimo di esitazione mentre la chiavavo. Dio… mi stava forse facendo capire che era disposta anche a...
– “E spingi brutto stronzo! Perché ti sei fermato?” – e accompagnò l’imprecazione rabbiosa con un colpo all’indietro verso di me – “Cos’è? Il pensiero che dopo potrai farmi anche il culo te lo fa ammosciare?” . Sapeva esattamente quali corde pizzicare. Che zoccola!

– “Ti sembra moscio questo?” – ricominciai a fotterla freneticamente, afferrandola per le chiappe.
– “….mmmmh… ooooh!” – Come risposta poteva bastarmi come risposta, ma provai a stuzzicarla anche io. “Questo cazzo qui tu lo chiami mosc…” – non mi fece finire la frase.
– “Io non lo chiamo cazzo. Lo chiamo cazzone. Oddioooo. Spingi, questo cazzone stronzo. Sfondami… spacca la tua sorellina”. Mi sollevai, per dare più spinta alla chiavata.
– “Chi devo spaccare? La mia sorellina? O la mia troietta?”.

Si irrigidì. Sentì la sua figa contrarsi, con onde di piacere che montavano da lontano raggiungendo il picco in un’istante.
– “Spacca la tua troia! La tua sorellina troia!!! Sfonda quella gran puttana di tua sorella, porco bastardo! Dai, adesso!!! Veeeengooo ooooohhh….” – e si lasciò andare a un orgasmo lunghissimo e intenso mentre io non perdevo un solo colpo.

Non venni solo perché ebbi paura di ingravidarla, ma controllarsi fu dura. Nè ebbi cuore di guastarle il piacere del momento con stupide domande sull’opportunità di scaricarmi dentro di lei. Era ancora più bella, mentre godeva. Uno spettacolo di cui assaporai ogni istante.
Si accasciò sul letto e io mi abbandonai sopra di lei. Ormai ero fermo, ma restai dentro guardandola riprendersi. La baciavo su una guancia. Mi accarezzò teneramente il viso, con occhi sognanti. Capelli appiccicati sulla fronte per il sudore. Il respiro che tornava regolare.
– “E bravo il fratellone. Mi hai scopato da Dio.”- e aggiunse subito dopo: “Perché non sei venuto anche tu? Sembravi vicino…”
Capì da sola la risposta prima che avessi il tempo di aprire bocca. Mi sorrise un tantino beffarda.
– “Scemo! Prendo la pillola. Dai… fammi andare un attimo in bagno, che ce ne facciamo subito un’altra”.

Mi scostai da lei adagiandomi al suo fianco. Ma lei si era già alzata. Le stavo ammirando il culetto da favola quando mi puntò un dito contro, sorridendo. – “E stavolta godi anche tu. Guai a te se non mi schizzi dentro”.

Femmine!!!

“Vado un attimo in bagno” –  aveva detto. Forse erano passati venti minuti da allora. Avevo sentito il rumore del water e per un po’ anche quello della doccia. Altra acqua scrosciante, stavolta dal rubinetto del lavandino, poi lo sfregare dello spazzolino e persino sciacquii di gargarismi. E come se non bastasse il ronzio del silk epil. Chissà perché era proprio indispensabile dedicarsi a tutte queste operazioni di toeletta proprio ora.

 

Mi sarei praticamente riaddormentato se non me lo avesse impedito la mancanza di sfogo alla mia eccitazione durante la scopata interrotta poco prima. Interrotta per me, almeno, dato che lei invece aveva goduto come una pazza. Che cazzo altro stava facendo mia sorella Giulia là dentro?
Decisi che poteva bastare così. Andai verso il bagno, fermandomi davanti alla porta. – “Giulia?” – chiamai, bussando un paio di colpi. – “Alex, vieni dentro” – mi disse a voce alta. Sì, puoi contarci – pensai, e il cazzo mi tornò ben eretto mentre spalancavo la porta. Non si voltò a guardarmi. Era pensierosamete affacciata alla piccola finestra del bagno, intenta a fumarsi una sigaretta. Coperta con l’accappatoio mentre io ero invece completamente nudo.

 

La scrutai per un attimo non riuscendo a decifrarne l’espressione. Non sembrava ci fosse del turbamento per quello che avevamo appena fatto, né d’altra parte me ne aspettavo alcuno. L’avevo vista letteralmente andare fuori di testa proprio come stavo per andarci io. Lei aveva goduto – io premurosamente me l’ero impedito – e ora si stava godendo il relax del dopo scopata, completamente liberata dalla frenesia che attanagliava ancora me. Bè… ‘sti cazzi! Houston chiama missione Apollo. Invertire la rotta e ritornare sulla Terra immediatamente!

 

Mi avvicinai a lei da dietro, avvolgendola con le mie braccia. Reagì con tenerezza, e un lieve fremito mostrò che non era certo indifferente al membro che le premeva addosso. La tenni stretta baciandole il collo, ostentando una flemma pari alla sua mentre dentro ero un turbine di impazienza. Volevo godere prima di subito! Ero deciso a concederle solo il tempo di finire la sigaretta.
– “Piaciuto?” – le domandai. – “Mmh.. mmh!” – assentì lei mugolando e sorridendo appena. Proprio una gattina che si godeva il momento, completamente dimentica delle mie esigenze ancora in sospeso. Si voltò piano verso di me per darmi un bacio lieve sulle labbra. E poi un altro, ancora più lento e fugace e che sfiorò solo un angolo della mia bocca. Risposi ai baci con la stessa placida tenerezza, gettando un’occhiata verso il mozzicone ancora acceso. Lo avesse tenuto ancora un po’ fra le dita avrebbe finito per scottarsi. E’ ora! – pensai.

 

Mi scostò per avvicinarsi al water e finalmente ci gettò dentro la dannata cicca. Non ebbe neanche il tempo di girarsi verso di me perché l’afferai saldamente da entrambe le braccia e la feci voltare  piuttosto rudemente. Lampo di sorpresa nei suoi stupendi occhi verdi mentre le mie narici si dilatarono istintivamente al profumo dei suoi capelli che si sollevarono a solleticarmi il volto. Mi incollai alle sue labbra con passione senza una sola parola di spiegazione. Era stata ancora una volta colta di sorpresa, ma qualcosa del suo corpo reagì più velocemente di quanto reagisse la testa. Si dischiuse appena al bacio e subito le forzai le labbra con la mia lingua, andando a cercare la sua.

 

Brava sorellina! – ero riuscito a risvegliare nel suo corpo le emozioni intense provate poco prima. Respirava irregolarmente nella mia bocca, rispondendo all’intreccio di lingue. Smaniavo di godere al più presto, e volevo anche farle capire che ero piccato per l’attesa. Le misi lentamente una mano dietro la testa, poggiandola delicatamente come se il gesto fosse solo parte della passionalità del bacio. Invece strinsi subito a pugno i suoi capelli, e posai l’altra mano su una sua spalla per spingerla giù con studiata fermezza – Giù… Ora vai giù, cazzo! – forzandola fino a che non fu seduta sul water. Il mio cazzo eretto le sventolava davanti alle labbra ancora umide del mio bacio.

 

Sollevò lo sguardo verso di me. Occhi da cerbiatta che mi domandavano silenziosamente cosa volessi. Troia! Come se non lo sapessi! Ma mi aveva già afferrato i fianchi per tirarmi verso di lei. Con una mano mi afferrò a coppa le palle gonfie e cominciò a rigirarsele delicatamente fra le dita. Continuando a guardarmi con  uno sguardo di perversa finta innocenza aprì lentamente la bocca e si protese verso di me.
-“Ah… no!” – esclamai come per rimproverarla, e ruotai il bacino per farle sfuggire il cazzo appena prima che potesse imboccarlo. Duro com’ero, il movimento risultò in un sonoro schiaffo del membro sulla sua guancia, mentre lei rimase imbambolata, bocca aperta e lingua a penzoloni. Una vista eccitantissima. – “Guardati… sembri una cagnetta che ansima” – le dissi – “Una cagnetta in calore. Stai sbavando, mmmh? Proprio come farebbe una cagna”.

 

Ebbe un altro visibile fremito d’eccitazione e socchiuse gli occhi gustandosi il contatto del cazzo sul volto. Piegò leggermente la testa per sfegarselo contro una guancia, assaporando lentamente il piacere della carezza incestuosa. Ma ora davvero basta – per me il momento per giocare era bello che terminato. Le presi brutalmente la mascella fra pollice e indice, la forzai a riaprire la bocca premendo sull’incavo delle guance e – guidando il cazzo con l’altra mano – glielo ficcai dentro.
– “Mmmmrgghh!!!” – gorgogliò tentando di tirarsi indietro. Non mi preoccupai del lieve fastidio che provai: l’entrata era stata talmente inaspettata che non aveva potuto far attenzione a non sfregarmi il cazzo coi denti. Né mi interessava molto di averla di fatto soffocata nel prenderla così di sorpresa. Era quello che volevo farle e avevo nuovamente la mano dietro la sua testa. Assecondai la sua ritirata giusto per la frazione di secondo che le permettesse di riprendere controllo del respiro. E poi – ora vedrai se non tocca a me godere! – la spinsi con forza per farglielo imboccare tutto di nuovo. I suoi capelli stretti brutalmente nel mio pugno, la testa forzata all’angolazione giusta perché  il cazzo le entrasse tutto in gola. La tenni saldamente incollata al mio pube mentre con una mano mi schiaffeggiai le nocche dell’altra che la spingeva.

 

– “Ce l’hai tutto, pompinara di una sorellina! Brava bambina.” Ebbe un conato trattenuto a stento – Dio! Che piacere sublime sentire gli spasmi dell’epiglottide attorno alla cappella – e mollai la presa con studiato ritardo. Gesti e parole l’avevano ormai lanciata in orbita. Mentre mi guardava dal basso tossendo convulsamente, i suoi occhi scoccavano lampi di pura libidine, in netto contrasto col distacco ozioso di poco prima. Adesso moriva letteralmente dalla voglia di mangiarmi il cazzo.
– “Povera sorellina…” – la stuzzicai, fingendo un tono comprensivo mentre lei continuava a ansimare – “Sono stato tanto cattivo?” Le accarezzai dolcemente una guancia – “Oh, piccolina… mi dispiace davvero tanto, sai?“ – e terminai la carezza con un deciso schiaffetto sul viso, cambiando la voce in una inflessione più tagliente. -“Ma tu adesso torni subito al lavoro vero? Dai, succhiami il cazzo, troia!

 

Succhia tuo fratello e fallo schizzare in gola”. Tirò un’ultima boccata d’aria sonora, finalmente respirando a ritmo regolare o quasi.
– “Stronzo! Sei uno stronzo!”-  La sua voce arrocata dalla fregola mi fece scorrere elettricità ovunque. Le strinsi di nuovo i capelli da dietro la nuca, sollevando un sopracciglio severo. Sospirò e mi sorrise languida. – “Un meraviglioso stronzissimo porco, ecco cosa sei… brutto bastardo!” – è si rituffò affamata sul mio membro. Stavolta non avevo bisogno di spingere affatto. Che splendida succhiacazzi.

 

Pompò come assatanata, aspirando forte per crearmi il vuoto spinto attorno al cazzo. Ci premeva contro, spingendo forte con la lingua rigida e regalandomi sensazioni di piacere indescrivibili. Poi si dedicò a lappare golososamente il cazzo in tutta la sua lunghezza, cominciando dalle palle e indugiando sotto il frenulo con tanti frenetici colpetti. Una tecnica meravigliosa imparata su chissà quanti dei suoi compagni di scopate.

 

E di nuovo lo ingiottì, facendolo scivolare dentro quanto potè, ma non abbastanza per la voglia di domarla che ormai provavo. Non avrebbe dovuto farmi aspettare così tanto. Tirandole i capelli frenai il su è giù della sua testa, fermandola col cazzo mezzo imboccato. – “Sei pronta, zoccola?”-  Non ero sicuro che potesse comprendere al volo cosa intendevo, e invece lo capì senza esitazioni. Impedita dalla bocca piena nel rispondermi, assentì con la testa.Deve avere persino più esperienza di quanto credo.

La spinsi lenta giù fino a sentire le sue tonsille, godendomi ogni attimo dello scivolamento e assaporando il perverso piacere psicologico di usarla. O almeno così mi piaceva interpretare quel momento. E’ solo un gioco – e infatti proprio non mi sembrava si sentisse usata. Era evidente che si eccitava da matti a farsi pilotare così. Rifeci più volte la stessa cosa.
– “Un altro… pronta?” La tenevo ferma con la gola piena del mio cazzo fino a un attimo prima che perdesse il controllo della deglutizione. Quando la lasciavo andare, sempre tirandola via io per i capelli, sembrava impazzita dall’eccitazione ogni volta molto più della precedente. No, altro che usata – tutto il suo corpo parlava con estrema chiarezza. Voleva raggiungere picchi di eccitazione talmente incredibili da essere in grado di avere un orgasmo non appena l’avessi penetrata di nuovo.

 

Me ne resi conto e decisi che non l’avrei penetrata affatto. Sentii con assoluta sicurezza che Giulia era ormai definitivamente mia anche per il futuro. Ci saremmo donati piaceri impensabili chissà quanche altre volte. Perciò, nessuna fretta. Restare così l’avrebbe resa più mia. Mollai la presa sulla sua testa, lasciandole anche i capelli. Diede un altro paio di lente succhiate poi mi guardò. Vedendomi impassibile la sua espressione si fece quasi implorante. – “Scopami!” – “No. Un’altra volta. Ora voglio riempirti la bocca” – era evidente che non si aspettava quella risposta, ma dominò subito la delusione. Sei mia e l’hai capito anche tu. E saperlo ti eccita.

 

Portò una mano in mezzo alle sue gambe per masturbarsi e ricominciò a succhiarmi, stavolta col chiaro intento di portarmi rapidamente fino alla fine. Non le ci volle poi tanto. Lei era fantastica, io ormai al limite. Le riversai in bocca numerosi schizzi violenti, in un orgasmo di una intesità raramente provata prima. Non le fu facile gestire la mia sborrata ma non perse neanche una goccia. Intanto si abbandonava al piacere della sua masturbazione, che le fece trovare il ritmo giusto per mandar giù tutto con naturalezza… senza sprechi. Si accasciò con la schiena contro la tavoletta alzata del water, occhi chiusi e un’aria sognante.

Pur ansimando e un po’ malfermo sulle gambe non potetti fare a meno di piegarmi leggermente su di lei, cingendogli la testa fra le braccia e stampandogli un lungo bacio sui capelli. Mille frasi mi turbinavano in testa, impazienti d’esser pronunciate, ma dalla mia bocca non ne uscì neanche una. Non avrebbero saputo esprimersi meglio del ritmo dei nostri respiri vicini. 

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