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Racconti di DominazioneRacconti erotici sull'Incesto

Patty porcella

By 1 Luglio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo Patrizia; ho 48 anni, sono divorziata; ho una figlia di 22 anni che abita con me e un compagno che non vive con me. Sono bionda, alta un metro e sessanta, gli occhi azzurri; penso di essere una donna piacente; sono un po’ tettona, porto una quarta, e il mio fondoschiena &egrave ancora ragionevolmente sodo. Vivo in una città di mare del nord Italia in un appartamento al piano terreno di un piccolo condominio. Lavoro come infermiera.

Era una domenica; mia figlia Daniela era partita alle sei perché era parte del collegio arbitrale in una gara sportiva, sarebbe tornata nel primo pomeriggio; si era fermato per la notte il suo ragazzo, Simone, con cui si frequentavano da tempo.
Simone ha 26 anni, quattro più di Daniela. E’ un bel ragazzone alto, moro, muscoloso; lavora in una ditta di informatica.
A giudicare dai rumori e dai suoni che provengono dalla camera di mia figlia, confinante con la mia, sembra che i due scopino allegramente; qualche volta mi sembra di sentire dei mugolii soffocati, quasi di dolore. Non parlo molto con mia figlia riguardo a faccende di sesso, ma per quello che mi &egrave dato di capire credo di essere più aperta di lei. Fisicamente non mi assomiglia molto, probabilmente ha preso dal padre. Lei &egrave alta, longilinea; ha una seconda di seno e questo &egrave un po’ il suo cruccio, in compenso non ha bisogno di sostegno particolare. Le gambe le ha lunghe slanciate, il culetto piccolo e sodo.

Patrizia, la mamma di Daniela, la mia ragazza mi &egrave sempre piaciuta. Per me &egrave proprio la MILF ideale; &egrave una donna tutta curve, sensuale, con una certa propensione a mostrare le sue grazie; credo lo faccia spontaneamente, senza secondi fini. Al mare porta il bikini, non ha un filo di cellulite e se lo può permettere. Ha due belle tette valorizzate da ampie scollature; le gambe ma sopratutto il culo sono notevoli. E’ un po’ che frequento casa e mantiene quindi una certa libertà
Quando fa caldo, come in questi giorni, porta delle vestagliette di cotone leggero sotto le quali il seno si muove liberamente. Quando si china un po’ in avanti riesco quasi a vederle i capezzoli. Seduta rimane con le gambe abbronzate quasi completamente scoperte offrendomi fugaci visioni dei suoi slip che mi sembrano assai ridotti.

Mi ero alzata prima di Simone, e fatta la doccia, sono andata in cucina a preparare la colazione; ero in accappatoio, uno di quelli corti e leggeri in microfibra che si usano nei mesi più caldi.
Nel frattempo si era svegliato anche Simone, era seduto in cucina con addosso solo le braghette del pigiama.
Uscì il caff&egrave, lo versai nelle due tazzine e le presi in mano dirigendomi verso il tavolo; in quel momento il nodo che chiudeva la cintura dell’accappatoio, evidentemente mal fatto, si sciolse, la cintura cadde a terra e l’indumento si aprì completamente offrendo al ragazzo una panoramica completa delle mie tette e della mia figa.
Avevo le tazzine con il caff&egrave bollente in mano e non potevo fare nulla.

Patty era davanti a me con l’accappatoio aperto: il mio sguardo scorreva sul suo corpo nudo. Sulle tette abbondanti e toniche sporgevano i capezzoli grossi e scuri, circondati da ampie aoreole più chiare che risaltavano sulla pelle bianca non raggiunta dall’abbronzatura. In basso un triangolo perfetto di pelo biondo nascondeva la figa che immaginavo socchiusa in attesa di un cazzo che la riempisse.
Mi alzai per raccogliere la cintura mentre Patrizia posava le tazzine sul tavolo e chiudeva l’accappatoio.
– Grazie; me la dai? ‘ mi chiese indicando la cintura
– Sei una bella donna, veramente ‘
– Detto da un ragazzo con la metà dei miei anni &egrave proprio un bel complimento ‘
– E’ quello che penso’ e che ho visto ‘
– Pensa alle ragazze! ‘
– Anche tu.. però.. mica male ‘
– Dai, basta scherzare ‘
– Sei proprio una MILF ideale ‘
– Cos’&egrave una Milf? ‘
– In inglese ‘Mother I’d Like to Fuck’
– non capisco ‘
– la mamma che mi piacerebbe scopare ‘
– adesso basta ‘ mi sorrise ‘ dammi la cintura –
– Prendila! ‘ avevo arrotolato la cintura e me l’ero infilata nelle braghette
– Dai, non scherzare ‘ mi disse mentre con una mano teneva chiusa l’accappatoio porgendomi l’altra perché gli dessi la cintura
– Non scherzo, puoi prenderla ‘
– non importa ‘ cercò di superarmi ed uscire dalla cucina ma mi misi sulla porta impedendoglielo
– non hai il coraggio di prenderla? ‘

La situazione era molto imbarazzante. Simone si stava chiaramente divertendo, o anche qualcosa di più, visto il bozzo che gli stava comparendo sotto al pigiama. Poteva essere mio figlio anche se il suo sguardo, nei pochi secondi in cui mi aveva visto seminuda, era stato assai poco filiale. Pensavo a mia figlia. Pensavo anche che se il ragazzo era così, era forse meglio perderlo che trovarlo. Mi passarono davanti agli occhi alcune sue occhiate nella mia scollatura o sul mio fondoschiena.
– certo che ce l’ho ‘

Mi infilò una mano nel pigiama, la cintura era arrotolata attorno al mio cazzo, sentivo le sue dita che nel cercare di liberarla me lo toccavano portandomi così ad un’erezione completa.
Intanto l’accappatoio si era riaperto;
– hai delle belle tette Patty ‘ dissi sfiorandole un capezzolo con un dito
– non toccarmi ‘
– e tu allora? ‘
Aveva il mo cazzo in mano; le presi un seno con una mano, palpandolo. Non disse nulla, ma la sua mano si strinse sul mio uccello. Presi anche l’altro.
– ti piacciono? ‘
– me le immagino piene di latte, con i capezzoli ancora più grossi di adesso ‘
Le aprii completamente l’accappatoio, tirandolo giù fino ai gomiti, presi i capezzoli tra le dita, prima massaggiandoli, poi stringendoli; infine tirandoli verso di me. Intanto lei mi segava, lentamente’
– sei una vacca! ‘
– allora montami ‘
– prima la tua bocca ‘

Il suo pene era duro ed eretto nella mia mano, lo pensai piantato nella fighetta di Daniela, la immaginavo sotto di lui con le gambe attorno ai suoi fianchi mentre quel cazzone le devastava la passerina.
Mi pose le mani sulle spalle, costringendomi ad inginocchiarmi, il viso all’altezza del suo inguine.
Gli abbassai i pantaloncini, ripresi il suo cazzo in mano, lo avvicinai alla mia bocca, me lo spinse dentro.
Mi prese la testa con una mano, usava la mia bocca come una figa, il suo uccello entrava e usciva; andava sempre più a fondo; non riuscivo quasi a respirare; andò avanti così qualche minuto, mi colava la saliva.
– sei proprio una gran troia, quanti cazzi ti fai a settimana? –
Mi sfilò il cazzo dalla bocca, mi spinse contro il tavolo, le tette contro il marmo freddo. Mi scoprì completamente.
– hai un bel culo, mammina ‘ mi arrivò uno schiaffone sulla natica
– fottimi ‘
Non ebbe nessuna difficoltà a penetrarmi, ero vergognosamente bagnata; pensai ancora a Daniela. Doveva leggermi nel pensiero.
– tua figlia ha una fighettina stretta, si lamenta quando la prendo così, di brutto. Non &egrave una vacca sfondata come te ‘
mi arrivò un altro schiaffone
– Daniela ha il culetto delicato, devo stare attento, perché ho le mani pesanti, il tuo mi sembra allenato’. ‘
mi colpì ripetutamente ridendo
– Tua figlia &egrave ancora vergine li dietro; ma provvederò presto, forse le farò un po’ male; magari finch&egrave non vuole darmi il suo mi rifarò sul tuo ‘
giunsero altri sculaccioni mentre mi arava violentemente la figa; ero completamente in sua balia.
Mi squassava tutta a colpi di cazzo, forse faceva con me quello che non poteva fare con mia figlia. Mi teneva per i fianchi spingendo la sua verga sempre più profondamente; ansimavo, gemevo.
– ti basta vaccona? ‘
stavo venendo, strinsi la mia vagina intorno al suo bastone duro
– Ora ti do la prima dose della giornata ‘
Mi riempì del suo sperma, come una vacca alla monta. Alla fine estrasse il cazzo, sentii la sua sborra colare; la raccolse con le dita, mi fece girare la testa verso di lui
– leccale, sei una porcona, ti piace di sicuro ‘
gli succhiai le dita, aveva ragione.
Mi alzai, soddisfatta e un po’ dolente. Stavo per raccogliere l’accappatoio finito a terra, mi arrivò un’altra pacca sul sedere
– cosa fai? Resta così, mi piace i più. ‘
mi prese per mano, guidandomi in soggiorno; suonò un cellulare, era il suo, andò a prenderlo
– ciao, dammi un momento ‘
si sedette sul divano, ampio a tre posti.
– stenditi qui, a pancia sotto, e comincia a succhiarmelo ‘
La situazione era divertente; eravamo nudi tutti e due, lui seduto comodamente su un lato, io distesa col suo cazzo davanti al viso. Aveva il telefono in una mano, mi mise l’altra sul culo.
Riprese la sua telefonata
– scusami Gianni; mi sta succedendo proprio una cosa fantastica! ‘
– ‘.. ‘
– Mentre ti telefono c’&egrave un troione che mi fa un pompino ‘
– ‘. ‘
– Una porcona matura con due tette e un culo da favola ‘
– ‘.. ‘
– No, non posso dirti chi &egrave ‘
– ” –
– Se la conosci? si. ‘
– ‘. ‘
– Non te lo dico –
Mi stava trattando come una puttana. Il suo cazzo aveva l’odore della mia figa, lo leccavo tutto e con una mano gli massaggiavo i grossi coglioni. Lui intanto, dopo avere inzuppato il dito nella mia figa me lo aveva piano piano infilato nel culo.
– ‘ –
– L’ho riempita prima, una bella figa bagnata ‘
– ‘. ‘
– Ne ha presi tanti, di sicuro, e per come usa la bocca ne ha succhiati anche di più ‘
– ‘-
– Te la farò provare, certo, ora chiudo ‘
La telefonata con Gianni, che avevo visto più volte con Daniela e Simone, mi aveva profondamente eccitata. Avevo il suo uccello tra le labbra, stava riprendendo il volo’e le dita dentro di me erano diventate due.
– Era Gianni, cosa ne dici, uno di questi giorni lo invitiamo? Sono sicuro che ti divertiresti; potremmo prenderti insieme. Una come te l’ha già fatto di sicuro –

La mamma di Daniela si stava dimostrando una donna molto calda e disponibile. Doveva avere poi preso delle belle dosi di cazzo perché le mie dita erano affondate dentro di lei come nel burro.
Vedevo la sua testa bionda andare su e giù mentre mi pompava per bene. Con le labbra mi succhiava e con la lingua mi tormentava la cappella. Le sue mani esperte ed abili mi accarezzavano le palle, stringendole appena.
Con la coda dell’occhio notai un movimento alla finestra; eravamo al piano terreno, la finestra dava sulla strada seppure un po’ rialzata. Un persona di altezza normale poteva guardare dentro.
Un uomo di circa sessant’anni ci stava guardando. Non so perché, ma gli feci cenno di restare.
– Patty, ora ti voglio scopare –
– Dove me lo vuoi mettere? ‘ mi chiese sollevando la testa e guardandomi con un sorriso provocante
– Bocca e figa le ho provate, tu che dici? –
Mi stesi sul divano, il viso rivolto verso la finestra; Patrizia si mise a cavalcioni rivolta verso di me, prese il cazzo in mano, appoggiò il glande sul suo buchetto beante e si calò, autoimpalandosi
– ce l’hai grosso e lungo Simone ‘
– però &egrave entrato facilmente, Patty. Quanti ne prendi? O ne hai presi? ‘
– ho cominciato presto ‘
Era chinata leggermente verso di me; il seno sodo davanti ai miei occhi.
Pensavo allo spettacolo che il suo culo offriva all’ignoto guardone. Avevo le sue natiche in mano, le stringevo forte mentre lei piantava il mio bastone sempre più profondamente all’interno del sui intestino. Saliva e scendeva, sembrava quasi si dovesse sfilare. Il suo ritmo aumentava, e le sue tette ballavano libere davanti a me. Gliele presi tra le mani, sentivo i capezzoli duri contro il palmo, le stringevo forte le spremevo. Gemeva. Non so se per il dolore o per il piacere. La strizzavo forte, cercava di sfuggirmi ma ero troppo forte per lei. Le lasciai il seno. Le infliggevo spinte sempre più forti con il cazzo; continuava a gemere, eccitata. Il suo corpo si inarcava all’indietro, teneva gli occhi chiusi.

L’uccello di Simone, grosso e duro, si era impadronito del mio corpo. Mi avevano insegnato a godere con il culo. Le tette si muovevano sotto i colpi che ricevevo. Mi facevano male anche per la strizzata che mi aveva dato.
– Ora toccati, porcona ‘
Mi aveva preso le mani portandomele sula figa. Le mie poppe erano così strette tra le mie braccia, ancora più in evidenza. Strinse entrambi i capezzoli fra le dita, tirandoli forte, verso di s&egrave
– Sono duri, sei una cagna in calore ‘
– Mi fai male ‘
– Mi piace ‘
– Basta.. Simone.. Basta ‘
– Ho appena iniziato, se vuoi il mio cazzo devi guadagnartelo ‘
– Dai ‘ –
Smise di pomparmi
– Allora smetto? –
– Continua’ ti prego ‘
– Sei una puttana cazzo dipendente. Ne vuoi ancora? ‘
– Riempimi, maiale ‘
Mi lasciò i capezzoli;
– Mi devi rispettare, troia ‘ rise e contemporaneamente mi diede due ceffoni sulle tette, a mano piena, uno per lato. E subito dopo altri due, dall’alto verso il basso. E ricomincio a fottermi.
Mi venne in mente mia figlia Daniela, messa a pecorina, il suo corpo trafitto da quel cazzone, la sua passerina, che immaginavo stretta allargata e violata da Simone che mentre la scopava le palpava le tettine, le tormentava i capezzoli. Mi stavo bagnando sempre di più.
– Toccati ancora, senza smettere.
Avevo il clitoride gonfio e duro, non ci misi molto a venire. Ululavo mentre Simone tenendomi per i fianchi mi faceva saltare sul suo cazzone.

Patrizia era una cagna in calore; mi stringeva l’uccello con il culo, mungendolo. La sentii venire e la riempii di sborra a mia volta.
Il guardone era sempre lì.
– Certo che hai dato un bello spettacolo ‘
– Non capisco ‘
– Girati ‘
Si voltò verso la finestra e vide l’uomo
– Lo sapevi? ‘ era rossa in viso
– E’ li dall’inizio, conosce il tuo culo meglio di te ‘
– Mandalo via ‘
– Lo faccio entrare invece, avrà bisogno di uno sfogo ‘
– Sei impazzito? ‘
– Aprigli ‘ si era alzata, nuda l’uomo la vedeva tutta. Le diedi una pacca sul sedere
– Non scherzare ‘
Le diedi un altro sculaccione, più forte
– Vai ‘
Andò al citofono, fece scattare la serratura del portoncino, aprì la porta di casa e attese. Intanto mi rimisi i pantaloncini.
L’uomo entrò. Un po’ calvo, di altezza media, una bella pancetta, guardava il corpo di Patrizia con sguardo voglioso
– Ciao, ti &egrave piaciuto lo spettacolo? ‘
– Eh, a chi non sarebbe piaciuto! ‘
– La vuoi toccare?
– S-si.. posso? ‘
– Cosa le vuoi toccare? ‘
– La figa ‘
– Fallo ‘
– Tu, siediti e allarga le gambe ‘
Obbedì.

Ero solo un oggetto, qualcosa con cui divertirsi; ero nuda, le gambe bene aperte davanti ad uno sconosciuto che tra poco mi avrebbe palpeggiata intimamente.
L’uomo venne verso di me. Si inginocchiò. Mise una mano tra le mie cosce, risalì. Con l’indice dischiuse le mie labbra, e mi penetrò. I suoi movimenti erano goffi, ma lo sentivo carico di desiderio.
– E’ bagnata? ‘ gli chiese Simone
– Si ‘ molto ‘
– Mettile due dita dentro, e fottila come se fosse un cazzo ‘
Mi stavo eccitando un’altra volta. Sollevai il bacino verso lo sconosciuto. Lo presi per il polso, usavo la sua mano come se fosse stata un cazzo. La guidavo avanti e indietro nella mia figa fradicia di umori.
L’uomo con la mano libera si era sbottonato i pantaloni e tirato fuori l’uccello, si stava masturbando.
– sborrala in faccia ‘
tolse la sua mano dalla mia figa, sostituita dalla mia, si alzò, continuò a masturbarsi con il cazzo a pochi centimetri dal mio viso, finch&egrave non me lo riempì con i suoi schizzi caldi.
Venni anch’io, come una puttana.
– Ora vattene ‘ gli disse Simone

Patrizia aveva la sborra dell’uomo sui capelli, su un occhio e sulle labbra; le colava ai lati della bocca.
– Vai a lavarti, ho altri programmi per te e Daniela –
Entrai in casa con le chiavi che mi aveva dato Daniela per prenderle dei documenti. La mamma di Daniela, la mia ragazza, stava lavando i piatti in cucina; indossava una vestaglietta di cotone leggero piuttosto corta. Non credo mi avesse sentito. E’ proprio una bella donna, con un gran bel culo che stavo imparando a conoscere bene. Le arrivai dietro cingendole la vita con un braccio infilandole una mano nella camicetta.
– Senza reggiseno’ la solita vacca –
– Simooooone! –
– Mi piacciono le tue tettone –
– Smettila ‘
La palpavo a piene mani e i suoi capezzoli eretti dicevano che le piaceva. Ne presi uno tra le dita, lo strinsi
– Piano, mi fai male –
– E’ duro, mi piace –
Strinsi ancora, tirandolo. Il suo corpo era contro il mio, mi piaceva sentire il suo culo dimenarsi contro il mio cazzo. La sollevai senza fatica portandola nella sua camera. La misi supina sul letto, le tenevo un braccio dietro la schiena, con la mano libera le sollevai la vestaglia e le strappai letteralmente gli slip.
– Simone’ ti prego ‘
– Te l’ho detto: finch&egrave tua figlia non si lascia prendere il culetto mi prendo il tuo, tutte le volte che ne ho voglia ‘
Tirai fuori il cazzo dai pantaloni e glielo misi tra le cosce. Cominciai a spingere verso la figa.

Simone aveva un cazzo grosso, lungo e duro. Ed era giovane. Capivo perché mia figlia non lo volesse provare. Già pensarlo piantato nella sua fighetta mi pareva tanto, anche se devo confessare che immaginarla scopata da quel cazzone mi scaldava un po’.
Ero una liceale di sedici anni quando mio cugino Gianfi mi aveva sverginato il culetto. Lui e il suo amico Marco si erano divertiti per tutta l’estate con me, da soli o insieme. Ero la loro puttanella da esibire, scopare e anche fare scopare, che ne avessi voglia o meno.
Gli uomini che ho avuto, con poche eccezioni, si sono sempre presi il mio culo, soddisfa il loro desiderio di dominarmi e umiliarmi ed io godo con il culo come e meglio che con la figa.
Il cazzo di Simone era sicuramente tra i più grossi che avessi preso e adesso lo sentivo avanzare tra le mie cosce verso la mia passerina dove si sarebbe fermato un po’ prima di cambiare ingresso. Entrò facilmente.
– Sei una mammina calda, sempre pronta a prendere cazzi ‘
– Ti eccitano le mammine calde’ –
– Mi avevano detto che sono affamate ‘
– Siamo esperte ‘
– Sei una puttana Patty ‘
– Spingi, sfonda la tua puttana ‘
Simone mi stava staccando l’utero a colpi di cazzo.
– devi insegnare a tua figlia la tua troiaggine; ora girati, voglio vederti in faccia mentre ti inculo ‘
Mi girai; mi fece mettere le caviglie sulle sue spalle, appoggiò la cappella sull’ano, mise le mani sui
miei fianchi ed entrò in me con un’unica spinta.
– fammi vedere le tette, vacca ‘
La mia vestaglia fece la fine degli slip
– adesso le facciamo ballare ‘
Un cazzo grosso e sopratutto lungo &egrave meglio prenderlo nel culo che nella figa, se, come me, te lo tieni in esercizio. Anche l’uccello più lungo trova tutto lo spazio che serve’..
Simone mi pompava con forza e le mie tette seguivano il ritmo dei suoi colpi.
– toccati il figone, troia sfondata ‘
– ti svuoterò i coglioni, maiale ‘
Mi lasciò i fianchi e mi prese per le tette, usandole come appiglio per le sue spinte
– mi devi rispettare, puttana ‘
Sentivo un male cane
– siiii, scusami Simone ‘
– brava, va meglio ‘
– mollale’ –
Le colpì contemporaneamente a piene mani, due schiaffoni, dall’alto in basso
– si chiede per piacere ‘
– per piacere ‘
Riprese a scoparmi il culo mentre io mi sditalinavo; ogni poco mollava uno sculaccione, oppure uno schiaffo su una tetta o mi tirava un capezzolo.

Non che abbia una grandissima esperienza in fatto di donne, ma una porca simile non l’avevo mai vista. Il mio cazzo qualche problema me l’aveva sempre dato, ma Patrizia oltre a fasi scopare senza difficoltà in figa lo prendeva allegramente nel culo che, seppur compiacente, non era certo sfondato. Anzi. Mi stringeva con forza crescente, quasi mungendomi. Aveva due poppe fantastiche che sembrava godesse farsi strapazzare per bene. Quando vedevo la sua mano muoversi più velocemente sulla passera le davo una sberla da qualche parte, tanto per raffreddarla un po’; ma mi eccitava soprattutto tormentarle i capezzoli.
Le tette erano ormai di un bel colore rosso; bastava una modesta strizzatina ai capezzoli per farla gemere per il dolore.
La tormentai ancora per un po’ finch&egrave decisi di lasciarla godere, e poi avevo voglia anch’io di scaricarmi.
La maiala, come al solito, venne molto rumorosamente; estrassi il cazzo e le riempii di sborra la faccia. Si pulì con le dita che poi ciucciò volentieri.
Eravamo sul letto
– Mi &egrave venuta una bella idea per sabato sera ‘
– Sono libera ‘
– Tu dirai che esci e starai fuori la notte ‘
– Andrò da Giorgio ‘
– Puoi farti scopare da chi vuoi, ma verso mezzanotte, torni e suoni il campanello ‘
– Non capisco ‘
– E’ una sorpresa per Daniela, non preoccuparti ‘
– E se non lo faccio? ‘
– Fallo e basta ‘ per farmi capire meglio le presi i peli della figa e cominciai a tirarglieli quasi a volerglieli strappare. Capì al volo.

Suonai come mi aveva detto. Venne ad aprirmi Simone, nudo. Mi fece segno di stare zitta. La camera di Daniela era aperta, illuminata dalla luce del comodino. Era distesa sul letto, a pancia sopra, nuda, bendata. Quattro nastri di seta la legavano alle colonnine del letto in ottone in modo che braccia e gambe fossero bene aperte.
– Entra ‘ mi disse Simone
– Chi &egrave? ‘ chiese Daniela
– Una persona ‘
– Coprimi! mandala via! Perché? ‘ lo disse con voce sempre più forte, quasi urlando, cercando di liberarsi
Lui le si avvicinò, coprendole la bocca con una mano.
– Sssst. Ti avevo promesso una sorpresa. Se non stai zitta ti imbavaglio. Capito? ‘
Annuì con la testa e lui le liberò la bocca.
– E’ una persona che conosci e che ti conosce. La conosciamo tutti e due. Ogni volta che vedrai qualcuno che ci conosce penserai che potrebbe essere chi ti sta vedendo ora, nuda e disponibile. Potrebbe essere chiunque. Penserai al tuo corpo e a quello che ti avrà fatto. Saprà chi sei e tu no.
– Sei perverso ‘
– Visto che non mi offri il tuo culetto, mi diverto anche così ‘
– Sei un maiale ‘
– Ti piacerà, vedrai –
Si rivolse a me
– Non ha due belle tettine? ‘
Feci di sì con la testa; Daniela ha una seconda misura, il seno &egrave sodo per cui anche distesa com’era, rimaneva ben sollevato. I capezzoli sporgevano dritti circondati dalle piccole aoreole scure che spiccavano sulla pelle bianca circostante.
– Toccale! ‘
Indietreggiai
– se non lo fai la inculo ora ‘ mi sussurrò. Sapevo che l’avrebbe fatto.
Mi prese per un polso, mi guidò facendomi appoggiare la mano sul ventre di mia figlia, me lo fece accarezzare, poi mi lasciò andare
– ora sali ‘

Simone &egrave il mio ragazzo, con lui mi trovo bene. Abbiamo un’ottima intesa su tutti i piani. I nostri unici due punti di discussione sono sul versante sessuale. Vorrebbe sodomizzarmi. Non ho un particolare pregiudizio in proposito ma lui ha un cazzo troppo grosso ed io ho paura del dolore. Abbiamo provato una volta o due ma non ce l’ho fatta. Me lo mette nella fighetta, dove entra appena, e mi pompa proprio per bene, mi dice che poche donne si bagnano quanto me. Gli faccio dei bei pompini anche se il suo cazzone non mi entra in bocca tanto facilmente. All’inizio non volevo ingoiare ma ora mi piace. Delle volte &egrave un po’ rude, mi molla qualche sculaccione o mi strizza un po’ le tettine, ma posso sopportare. La seconda cosa su chi non siamo d’accordo &egrave che lui vorrebbe provare un rapporto sessuale a tre, uomo o donna non importa.
Gli piacciono molto i giochi sessuali e quella sera mi aveva convinta, senza molta fatica, a farmi legare e bendare, dicendomi che questo avrebbe acuito i miei sensi.
Sapendo di essere soli in casa mi lasciava tranquilla e libera di fare quello che volevo con Simone che quella sera mi sembrava particolarmente ‘preso’. Mi portava continuamente sull’orlo dell’orgasmo senza farmelo raggiungere lasciandomi così in uno stato di eccitazione continua.
Quando suonò il campanello di casa lo sentii andare tranquillo a vedere chi fosse e quando tornò in compagnia mi venne quasi un colpo.
Le sue frasi mi avevano lasciato una strana sensazione addosso. Ero lì nuda, indifesa, bendata e a cosce aperte davanti a una persona che sapeva chi ero.
Mi stava accarezzando, chi era? Lo faceva delicatamente. Poi sentii Simone che diceva, meglio ordinava, di salire.
Raggiunse il seno, lo sfiorò. Si fermò.
– Più su ‘
Ero come paralizzata. Respiravo appena.

Daniela era ferma, ero china al suo fianco, appoggiata con una mano al suo letto con l’altra avevo raggiunto il margine inferiore del suo seno sinistro; sentivo la pelle delicata; salli ancora, la mano a coppa, le coprii la tetta nuda, toccandola appena.
– Stringila, senti come &egrave soda ‘
Contrassi la mano
– Più forte ‘
Strinsi più forte. Daniela emise un gemito.
– Palpala bene, le piace, non vedi? ‘
Mi sembrò che Daniela si sporgesse verso di me, offrendosi.
– Leccale il capezzolo ‘

Una persona sconosciuta mi stava palpando un seno, lo faceva gentilmente, quasi con timidezza; mi accarezzava e mi stringeva. Mi piaceva. Prese l’altro, e sentii la sua lingua scorrere sul capezzolo, girarci intorno, passarci ancora sopra. Lo prese tra le labbra, lo succhiava. Smise.
– Ancora ‘ chiesi offrendo le mie tette

Patrizia stava palpando e succhiando le tettine di sua figlia che sembrava gradire moltissimo il trattamento. Vedevo il suo corpo muoversi caldo sotto le mani e le labbra di sua madre. Salii sul letto, mi misi sopra di lei spingendo il mio cazzo duro nella sua fighetta. Non era mai entrato così facilmente.
– Ohhh Simone ‘
– Lo vuoi tutto? ‘
– Siiiiii, vi voglio tutti e due ‘
– Sciogli i lacci sulle gambe ‘ ordinai a Patrizia. Lo fece subito
– Riprendi a occuparti delle tette della puttanella ‘
– Ancora, siiii ‘ disse Daniela
Si contorceva sotto i colpi che le davo, sapevo che poteva venire più volte. Emetteva suoni gutturali, li alternava a grida di piacere, ad inviti a continuare. Aveva perso il controllo. La inondai di sborra bollente. Scesi dal letto.
– Ora puliscila bene –
Patrizia mi guardò interrogativamente. Le indicai la fighetta di sua figlia da cui usciva la mia crema.
– Se non lo fai, sai cosa succede ‘ le dissi piano

Non glielo potevo dire ma vedere il suo cazzo entrare ed uscire dalla passerina di mia figlia mentre io le palpavo e succhiavo le tettine mi aveva fatta allagare. Mi accucciai tra le gambe ripiegate ed aperte di Daniela, con le dita le divaricai le labbra e cominciai a leccarla a lingua piena. La bocca mi si riempiva della sborra di Simone mentre sentivo sotto la lingua il clitoride duro di mia figlia. Mi stringeva la testa tra le cosce, mi venne letteralmente in bocca Simone mi aveva telefonato per autoinvitarsi a pranzo. Daniela, mia figlia e sua ragazza, non c’era e gli dissi di si. Al lavoro avevo il turno del mattino e uscivo alle 13. Gli dissi che avrebbe dovuto attendere il tempo di preparare qualcosa.
– Va bene. Ti voglio però vestita con il solo grembiule ‘
– Agli ordini ‘
Mi scopava ogni volta che ne aveva voglia, minacciando di raccontare tutto a Daniela. Era solo sesso, ero, come mi diceva, carne da cazzo.

Arrivata a casa misi l’acqua sul fuoco; mi spogliai indossando solo un grembiule da cucina. Era lungo fino a metà coscia, mi copriva le tette sul davanti pur lasciandone ampie visioni di lato. Il culo, ovviamente rimaneva completamente nudo. Le scarpe con un bel tacco completavano il quadro.
Suonò il campanello, ed andai ad aprire. Mi trovai di fronte Simone e Gianni. Quando lo vidi cambiai colore. Mi squadrò da capo a piedi, sorpreso. Chissà cosa gli aveva raccontato Simone.

Sono Gianni, amico Daniela, la ragazza di Simone da molti anni. Attraverso lei ho poi conosciuto Simone con il quale ci siamo subito trovati perfettamente. Era da un po’ che la menava con la storia di una bella porcona che si faceva fare di tutto. Ma quello che mi incuriosiva era il fatto che secondo lui la conoscevo anch’io e soprattutto che me la avrebbe fatta scopare.
Quella mattina mi aveva detto che Patrizia, la mamma di Daniela ci invitava per pranzo. Quando ci aprì seminuda capii.
– Buongiorno signora. Forse non mi aspettava? ‘
– Eh’.. ‘
– Non mi saluti come si deve? ‘ chiese Simone
– S-si ‘
L’avvicinò a sé; la baciò a lungo ficcandole la lingua in bocca mentre le palpava le tette. Lui portava una tuta leggera, Patrizia infilò una mano nei pantaloni per accarezzargli il cazzo.
– Ora facci strada ‘ le disse
– Simone’ per piacere ‘
La prese per la vita costringendola a girarsi e mostrare così il fondo schiena
– Guarda che meraviglia! Non &egrave bello? Tondo, sodo e ‘. disponibile; sentilo ‘
Le appoggiai una mano sulla spalla, l’altra mano sul culo; le palpai le chiappe nude, due strette vigorose.
– che mammina! –
– e non conosci il resto –
– non vedo l’ora –

In cucina l’acqua bolliva, buttai la pasta
– ho preparato un po’ di sugo, spero basti per tutti –
– a te ci penso io – mi disse Simone tirandosi fuori l’uccello dai pantaloni della tuta – segami! –
– cosa vuoi fare? –
Infilò una mano sotto la pettorina prendendomi una tetta, stringendola con forza
– far vedere a Gianni quanto sei porca, obbedisci –
Gli piaceva strapazzarmi, in particolare le tette. Mi stava facendo male. Cominciai a segarlo.
– Che manine d’oro che hai Patty ‘
Aveva un bel cazzone e sentirmelo crescere in mano mi piaceva. Devo però riconoscere che tenere un cazzo in mano &egrave un’attività che gradisco sempre’.
– la pasta &egrave pronta, devo scolare ‘
– fai pure me lo tengo in caldo –
Scolai la pasta e divisi il sugo tra due piatti, lasciando il mio senza. Li misi in tavola.
– ora condiamo il tuo, finisci il lavoro ‘ mi disse Simone
Aveva il cazzo a pochi centimetri dal mio piatto, Gianni ci guardava
– Simone ‘ cosa vuoi fare? ‘
– Condire la tua pasta. A una succhiacazzi come te piacerà di sicuro. –
Se mi voleva umiliare di fronte al suo amico c’era riuscito. Ricominciai a masturbarlo.
– più veloce Patty ‘
Accelerai il movimento del braccio facendo così oscillare anche le mie tette che uscirono dal grembiule. Simone sborrò abbondantemente sui miei spaghetti.
– ora mescola bene; sediamoci per mangiare ‘
In cucina avevo un tavolo a quattro posti; ero in mezzo a loro due
Simone passò dietro di me fermandosi per slacciarmi la pettorina.
– Lascia che Gianni veda le tue tettone. Non ti dispiace vero? ‘
– No, naturalmente ‘
Gianni allungò una mano per palparmi il seno
– Ho sempre desiderato farlo

La mamma di Daniela mi aveva sempre intrigato molto. Da ragazza doveva essere uno splendore, ora era una gran bella donna. Bionda, i capelli morbidi,appena sopra le spalle con gli occhi azzurri. Aveva un bel corpo, morbido sensuale. Quello che mi attirava soprattutto era il seno, secondo me portava una quarta, valorizzato da ampie scollature dentro le quali avrei volentieri messo le mani. Quando camminava le sue tette ondeggiavano piacevolmente; in casa mi pareva facesse spesso a meno del reggiseno.
Non so come avesse fatto Simone a portarsela a letto e ancora meno a convincerla a vedere me ma la cosa non mi interessava più di tanto.
L’avevo vicina. Simone l’aveva scoperta. Se le tette erano come il culo’.,
Erano anche meglio! Proprio belle, grandi e sode; i capezzoli, grossi e duri. Ne presi una in mano, da sotto, soppesandola, la palpeggiai, la strinsi. Le pizzicai un capezzolo poi l’altro;li tirai; emise un gemito. Mi eccitava quella donna, quel suo aspetto da allegra vacca sottomessa.
Mangiò la pasta. La crema che la condiva doveva piacerle veramente. Alla fine pulì anche il piatto con il pane.
– Invece che gli ‘spaghetti alla puttanesca’ hai preparato ‘gli spaghetti alla troiona’ ‘
Simone rideva di gusto
– E se gli &egrave gustati tutti; ne ha un po’ sul mento –
Si pulì con il tovagliolo; ci chiese se volevamo altro. Preparò il caff&egrave. Rigovernò e rimise in ordine la cucina. Vederla muoversi vestita del solo grembiule era estremamente piacevole. Il suo seno si muoveva morbidamente; i tacchi alti la facevano sculettare per bene e qualche pacca sulle natiche nude ci stava bene.
Rideva e faceva finta di difendersi.
– e se passassimo di là ‘ propose Simone ‘ ho parlato tanto a Gianni della tua abilità con la bocca; dimostragli quanto sei brava ‘
– mettetevi comodi che vi raggiungo –
Mi spogliai, e mi sedetti sul letto, la schiena appoggiata alla spalliera. Poco dopo arrivò Patrizia, si era tolta il grembiule. Sul pube un triangolo perfetto di pelo biondo. Salì sul letto, si distese perpendicolare rispetto a me, le gambe appena divaricate, appoggiata sui gomiti il busto sollevato, il viso all’altezza del mio inguine.
Cominciò a leccarmelo. Lunghe linguate. Senza mani. Sulle palle. Le prendeva in bocca. Sentivo la sua lingua sullo scroto. Partiva dalla base e saliva. Mi passava la lingua intorno. Il mio cazzo cresceva. Lo prese tra le labbra. Lo succhiava. Più cresceva e più lo prendeva tra le labbra. Sentivo la sua lingua calda. La sua bocca umida. Allungai una mano verso il suo seno. Palpavo. Stringevo. Mi prese il cazzo tra le mani, lo segava; la sua testa si muoveva lungo l’asta. Lo prendeva fino in gola. Non l’avevo mai avuto così duro. Me lo baciava; passava la lingua sulla cappella. Mi stringeva le palle. Aveva ragione Simone: era una pompinara fuori dal comune.

Patrizia stava succhiando il cazzo di Gianni; a giudicare dalla sua espressione la porcona lo stava facendo bene. Sapevo quanto era brava. Vederla così impegnata mi eccitava. Era distesa sul letto, con la figa e il culo disponibili, ed io avevo il cazzo duro. La esplorai fra le cosce. Le palpeggiai la passera. Allargò le gambe. Come pensavo, ne prendeva volentieri due.
Il troione aveva una bella figa tonica dentro la quale il mio uccello nuotava a meraviglia. Glielo ficcai dentro pompandola brutalmente. La tenevo ferma per i fianchi così da colpirla profondamente in vagina, fino in fondo. Volevo sfondarla e mi stimolava molto quando gemeva e si lamentava.
– pensa a quando scopo tua figlia, la sollevo a colpi di cazzo; per ora ha una fighettina ancora stretta, ma la trasformerò in una vaccona come te ‘
Gianni era arrivato: lo vidi mentre premeva la testa di Patrizia verso di sé, puntare i piedi sul letto e sollevarsi verso di lei per scaricarsi nella sua gola.
– ingoia tutto, puttana succhia cazzi ‘
– dagliela tutta, oggi la riempiamo ‘
Le eiaculò in gola. La sollevai in ginocchio, la testa tra le braccia piegate; ripresi a scoparla con tutta l’energia che avevo. Il mio cazzo batteva il suo utero come un martello.
– ti piace il mio cazzone, maiala ‘
– ahhhhhh ‘
– lo so che ti piace ‘
Il puttanone si lamentava ma godeva.

Ero la loro cagna da montare a piacimento. Mi penetravano con i loro giovani cazzi duri e mi davano la loro sborra. Avevo leccato e succhiato Gianni perché mi piaceva farlo e volevo sentire il sapore della sua crema. Ero venuta assieme a lui. Simone mi stava chiavando. Sapeva che lo immaginavo mentre lo faceva con mia figlia, sapeva che mi causava una eccitazione perversa.
Mi vergognavo e contemporaneamente mi scaldavo.
La mia figa era completamente riempita dal palo di Simone, mi stava usando per il suo piacere e per farmi capire chi comandava. Da brava maiala continuavo a godere. Alla fine liberò la mia figa, sapevo cosa voleva: mi girai verso di lui per farmi riempire di sborra la faccia.
– vai a lavarti e torna qui; non abbiamo finito ‘
– si, Simone

– Cosa te ne pare? ‘ chiesi a Gianni
– Ti scopi madre e figlia, bella fortuna. Daniela &egrave troia a letto come sua madre? ‘
– Non ancora. Ma &egrave sulla buona strada. ‘
– Vuoi farmi provare anche lei? ‘
– Prima o poi mi piacerebbe. Voglio prima sverginarle il culetto. ‘
– Non glielo hai ancora fatto? ‘
– Ho il cazzo troppo grosso, mi diverto con sua madre però ‘
– Lei non &egrave più vergine neanche nelle orecchie ‘
– Puoi dirlo forte! ‘
– Eccola che arriva
Aveva fatto una doccia veloce; si distese tra noi un cazzo per mano. Gianni giocava con la sua figa; le tirava i peli ben curati, li arricciava tra le dita. Le cercò il clitoride, lo titillò. La porcona cominciava a fremere;
– allarga le gambe ‘
la penetrò con due dita, facilmente
– &egrave già infoiata Simone ‘
– &egrave una cagna in calore, fatti montare da lei –
Gianni non era ancora perfettamente in tiro. Lei gli si mise a cavalcioni, sfregando la passera sul suo uccello.
– Dai Gianni, fammelo sentire. Fammelo crescere dentro ‘
Gianni le aveva messo le mani sul culo, guidandola avanti e indietro per farsi masturbare dalla figa di Patrizia
Non mi rimase che mettermi di fianco a loro e farmi succhiare il mio cazzo. Non ci mise molto a farceli drizzare.
Era ormai impalata sul cazzo di Gianni. Le andai dietro; la spinsi sulle spalle costringendola a chinarsi in avanti. Le sue tettone erano pronte per la bocca di Gianni che poteva divertirsi mordicchiandole i capezzoli mentre la mungeva come una vacca. A me offriva il meraviglioso spettacolo del suo culo che imparavo a conoscere sempre meglio.
Le divaricai le chiappe così da vedere bene il buco; ho un cazzo grosso e il culo della porcona era uno dei pochi in cui potevo entrare senza problemi. Me lo aveva succhiato bene, era duro e ben lubrificato dalla sua saliva. Appoggiai la cappella e iniziai a spingere. Facevo un po’ più di fatica del solito ad entrare, forse perché aveva la figa già impegnata. Mi pareva cercasse di impedirmi l’ingresso.
– Mi vuoi fare arrabbiare Patty? ‘
– No Simone, perché? ‘
Le diedi una violenta manata sul sedere. Urlò per la sorpresa e per il dolore. Gliene mollai un’altra.
– Fammi entrare zoccola ‘
– Siete troppi in due ‘
– Chissà quante volte l’hai fatto ‘
– Hai il cazzo troppo grosso ‘
– Allora ti rompo il culo ‘
– Fai piano, per piacere ‘
– Il piacere sarà mio ‘
Mi attaccai ai suoi fianchi e spinsi, come un trapano. Lei era impossibilitata a muoversi e a difendersi. Gianni le stava strizzando le poppe.
Glielo infilai fino alle palle.
La pompammo nella figa e nel culo. Io la sculacciavo mentre Gianni si divertiva con le tette. Lei urlava e godeva. Smise solo quando la riempimmo di sborra.
Simone mi aveva dato le chiavi di casa sua. Mi aspettava a metà pomeriggio. C’ero già stata un’altra volta, lui e il suo amico Gianni si erano divertiti a farcirmi culo e figa oltre che con i loro cazzi con ogni ortaggio di cui disponevano e che avevano acquistato per l’occasione. I due maiali mi avevano ripresa a mia insaputa con la telecamera del PC di Simone, che da esperto informatico qual era non aveva avuto poi difficoltà e realizzare un bel filmino e foto anche migliori.
L’appartamento era un monolocale con angolo cottura e bagno. Entrai.
Simone era seduto sul divano-letto, nudo a gambe larghe. Di fronte a lui mia figlia Daniela, nuda e bendata, messa a pecorina gli stava succhiando il cazzo. Dietro di lei Gianni; la scopava allegramente mentre le palpava le tettine sode.
– Ho detto a questa puttanella che finch&egrave non si farà sfondare il suo culetto vergine dal mio cazzone, la farò scopare dai miei amici, e non solo. A giudicare da queste prime esperienze direi che le piace ‘
– sei un porco! – Parlavo sussurrando per nascondere la mia voce
– senti chi parla’ Ora spogliati. In quel cassetto c’&egrave una cosa che devi mettere, sbrigati ‘
Guardavo Daniela: aveva l’uccello di Simone tra le labbra, lungo, grosso e duro. Troppo grosso per la sua bocca dentro cui entrava appena la punta che succhiava con passione. Vedevo la sua lingua scorrere lungo l’asta, scendere fino ai coglioni, che riusciva a prendere in bocca dopo averli baciati amorevolmente. Conoscevo il cazzo di Simone: me lo aveva fatto provare più volte. Nonostante ne abbia presi tanti e possa affermare di avere una notevole esperienza e allenamento, era stato ad un passo dal rompermi il culo. Nel suo non so come sarebbe potuto entrare senza effetti devastanti
– hai visto come lecca bene? Ha imparato in fretta. Deve essere una dote naturale. Chissà da chi l’ha presa’. ‘ rideva di gusto guardandomi
– ha anche una bella fighettina calda ‘ aggiunse Gianni, sempre sussurrando
– e le tettine? ‘
– un piacere! Stanno una per mano, le palpeggi per intero, senti il capezzolo duro che preme sul palmo. Le strizzi e lei geme e gode. ‘
– non le ha mica da vacca come sua madre, una volta o l’altra mi piacerebbe farmela, a letto deve essere una gran troiona ‘
– l’hai vista. Per casa gira sempre con le tette in fuori, secondo me ha una gran voglia di cazzo ‘
– ha anche un bel culo; chissà quanti ne ha presi ‘
– e continua a prendere’. ‘
– sarà come la mia troiettina, ma più esperta ‘
– ha anche una bella bocca, da pompini ‘
– una volta che dormivo li, mi son alzato per andare a bere, c’erano lei e il suo compagno. Era in ginocchio davanti a lui: glielo succhiava proprio bene. Il corridoio era buio e sono stato a guardarli. Dopo un po’ lui l’ha presa per la testa, le scopava la bocca come una figa; glielo ficcava fino in gola e lei lo prendeva come se non avesse mai fatto altro in vita sua. Alla fine le ha riempito la bocca di sborra. ‘
– e lei? ‘
– ha ingoiato tutto, poi l’ha pulito per bene ‘
– bello spettacolo! ‘
– me l’aveva fatto venire duro, così sono tornato in camera, ho svegliato Daniela e mi sono fatto fare lo stesso servizio. ‘
– Brava come la mammina? ‘
– Bisognerebbe provarle tutte e due’ la mammina sembrava decisamente esperta ‘
– Mi piacerebbe metterglielo fra le tette ‘
– Sono proprio da spagnola –

Parlavano come se io non ci fossi; Simone e l’altro ragazzo; doveva essere uno che frequentava casa mia. Conosceva mia madre. Non pensavo li attirasse così. Mi stavano trattando come una puttana. Forse lo meritavo. Stavo succhiando il cazzo al mio ragazzo mentre un altro mi stava scopando e palpando. Ero già venuta una volta e le mie tettine turgide tradivano il mio piacere.
Il mio chiavatore me le palpeggiava a piene mani, massaggiando e spremendo. Mi stringeva i capezzoli, sempre più duri.
Era arrivata una terza persona. Chissà cosa mi aspettava.
– riempila, abbiamo ancora molto da divertirci ‘ sentii dire Simone
Chi mi stava scopando accelerò il ritmo; mi teneva per i fianchi affondando nel mio ventre; mi lasciò un fianco e con la mano libera cominciò a colpirmi il culo, a destra e a sinistra, di dritto e di rovescio. Mi muovevo per cercare di evitare i colpi ma serviva solo a eccitare me e lui.

Quando Simone mi aveva proposto di scopare Daniela, pensavo scherzasse. La conoscevo da prima di lui, ma l’avevo sempre considerata solo un’amica. Era indubbiamente una bella ragazza, alta longilinea, i capelli lunghi, biondi. Aveva delle splendide gambe e un bel culetto rotondo. Forse un po’ scarsa di tette, almeno per i miei gusti.
Me l’aveva fatta trovare in piedi, bendata, le mani legate dietro la schiena, un vestito a sottoveste leggero che arrivava a mezza coscia.
– E’ tutta tua ‘
– Sicuro? ‘ risposi sussurrando per non farmi riconoscere
– Si, deve capire chi comanda ‘
Appoggiai le mani sul seno, si ritrasse. Senza alcun preavviso Simone le diede un ceffone.
– devi fare quello che vuole ‘
– si, Simone ‘
Le tirai giù la spallina sinistra del vestito, scoprendole la tettina. Il capezzolo rosa scuro spuntava dritto sopra l’ampia aoreola circondata dalla pelle candida. Lo presi tra le dita, massaggiandolo: era duro, come piaceva a me. Tirai giù anche l’altra spallina, il vestito scivolò fino all’inguine, trattenuto dalle braccia piegate. Le accarezzai a lungo i seni, poi la presi per i capezzoli tirandola verso di me. La baciai. Una stretta le fece capire che doveva partecipare anche lei. Socchiuse la bocca dentro cui infilai la mia lingua, cercando la sua. Andava migliorando. Le lasciai un seno per poterle palpare il culo. Infilai la mano sotto il vestito incontrando la pelle nuda. L’avevo vista molte volte in costume apprezzando la rotondità del suo posteriore. Ora potevo apprezzarne la consistenza. La feci girare, le liberai le mani. Il vestito scivolò a terra scoprendola completamente.
– ti piace la mia troietta? ‘
– &egrave proprio bella ‘
– e anche calda, provala ‘
– se insisti ‘ –
– insisto ‘
– qualsiasi cosa? ‘
– meno il culetto; glielo voglio sverginare io ‘
– d’accordo ‘
Mi spogliai. L’abbracciai da dietro, il cazzo già duro contro il suo fondo schiena. Con una mano le palpavo le tettine; le piantai pollice ed indice sui capezzoli premendoli e schiacciandoli verso il torace. La sentivo contrarsi. Mugolare.
Con l’altra mano scesi fino al pube, coperto da una morbida peluria. Lo accarezzai lievemente, le feci aprire le gambe, cercai la passerina dove entrai facilmente con un dito. Era umida. Sentivo il suo corpo divincolarsi contro il mio. Premevo sempre di più sui capezzoli, roteando le dita.
– chiavala, &egrave pronta ‘
Simone la costrinse ad inginocchiarsi; si sedette sul divano, guidò il viso di Daniela verso il suo uccello, glielo strofinava contro
– succhia, e fallo bene ‘
– si, Simone ‘
– di al mio amico cosa sei ‘
– sono una cagnetta ‘
– e cosa fanno le cagnette? ‘
– si fanno montare ‘
– bravissima; hai imparato bene; mettiti in posizione ‘
Daniela si mise a pecorina, le gambe aperte; la sua bella fighetta bene esposta. Ero pronto, avevo il cazzo duro, entrò facilmente dentro di lei, fino in fondo. Scoparla era una vera goduria. Simone la stava addestrando bene. Dopo pochi colpi era ben lubrificata; sentivo la sua vagina stringersi attorno al mio uccello, mentre spingeva verso di me per prenderselo tutto. Cercai le tette, mi era sempre piaciuto scopare palpando a piene mani. Le sue mi stavano bene in mano. Non ci mise molto a venire.
– hai visto che brava cagnetta? Pompa più forte, le piace ‘
In quel momento entrò Patrizia, la mamma di Daniela. Simone mi aveva già detto qualcosa.
Portava uno scamiciato verde, abbottonato sul davanti, corto. Se lo tolse, come le era stato ordinato. Sotto portava solo un perizoma.

Vedere mia figlia godere scopata da Gianni mi eccitava. Sentire i due ragazzi parlare di me come di una puttana mi umiliava ma mi piaceva. Tolsi anche il perizoma. Aprii il cassetto. Tirai fuori una busta che aprii. Simone era dietro di me che mi palpava il culo.
– ti aiuto a metterlo ‘ mi disse dandomi un pizzicotto
– no’ no’ –
– si, lo farai; te la sei già fatta una volta, farai anche questo ‘
La sua mano era sulla mia figa, giocava con i miei peli, me li tirava, sempre più forte
– sei un troione, mettilo ‘
Era un grosso strap-on, doppio. Un cazzo finto per me, uno per Daniela.
– allarga le gambe, &egrave la tua posizione naturale’..ti aiuto ‘
Mi infilò lo strap e lo fissò con le cinghie.
Il culetto di Daniela era sempre più rosso; supplicava Gianni di smettere.
– continua, ammorbidiscila ancora un pochino ‘ lo incoraggiava Simone
– nooooooooo, riempimi, per piacereeeeeeeeeee ‘
La prese per i fianchi, dandole gli ultimi colpi, si vuotò dentro di lei.
– ora tocca a te ‘
Ero dietro a Daniela, in ginocchio con lo strap che mi pendeva davanti; dalla passerina dischiusa di mia figlia colava la sborra di Gianni. Le divaricai le chiappettine sode; con la lingua raccolsi il liquido che era sceso lungo le cosce; la penetravo con la punta, sentivo il suo sapore misto a quello di Gianni. Entravo e uscivo; con un dito le titillavo il clitoride, sempre più gonfio. Gemeva.
– chi sei? ‘ chiese ansimando
– pensa a godere, puttanella ‘ disse Simone, poi rivolto a me ‘ senti com’&egrave calda, mettici due dita ‘
– Simone, non posso, &egrave mia f’ –
– La stai già facendo venire con la lingua, piace anche a te ‘ strofinava il suo cazzone contro il mio corpo nudo.
Entrai con un dito dentro Daniela. Poi con due. Mi vergognavo e mi eccitavo. Stavo masturbando mia figlia. Lentamente.
– fammi venire.. non ne posso più’ ho voglia ‘
– portiamola sul letto. La devi guardare mentre la scopi ‘
La fecero stendere supina, le gambe piegate e larghe, la passerina pronta. Gianni le teneva le braccia ferme sopra la testa. I capezzoli sporgevano dritti, duri.
– montala, aspetta solo te ‘ mi disse Simone
Salii sul letto, mi inginocchiai tra le gambe aperte di Daniela, presi il cazzo finto e lo appoggiai tra le labbra vaginali, poi lo spinsi dentro, piano, fino in fondo, spinsi ancora: l’altro cazzo, dentro di me, urtò il mio utero. Mi aggrappai ai fianchi di mia figlia, più spingevo più sentivo lo strap muoversi nella mia figa di mamma puttana. Vedevo le tettine sode di Daniela ballare sotto i colpi che riceveva. Era lì con la bocca semiaperta che scuoteva la testa, in preda ad un orgasmo continuo.
Ero bagnata fradicia, sia per l’azione del cazzo finto dentro di me che per quello che stavo facendo. vedermi osservata dai due ragazzi, immaginando i loro pensieri e giudizi nei miei confronti mi scaldava ulteriormente.

Patrizia era una porcona incredibile: stava scopando sua figlia Daniela traendone un evidente piacere. Tenevo ferme le mani della ragazza che si divincolava di piacere mentre sua madre la sbatteva allegramente. Mi bastava una mano per tenerla. Con l’altra passavo dalle sue tettine a quelle di Patty, due poppe da mungere a piene mani.
Simone stava palpando il culo alla donna, lo vidi penetrarla con un dito, poi due, ma lì dentro ci stava ben altro. Aveva il cazzo duro, si portò dietro a lei strofinandoglielo fra le chiappone. Poi lo puntò sul buco spingendo ed entrando fino alle palle.

Ero troppo presa e quasi non mi accorsi di quello che mi stava facendo Simone; mi inculava come piaceva a lui, brutalmente. Le sue spinte si trasmettevano allo strap che sfondava me da una parte e Daniela all’altra. Facevo fatica a trattenermi mentre mia figlia era andata completamente fuori di testa. Mi sodomizzò a lungo, poi mi liberò.
– Apri la bocca, te la voglio riempire, ma non ingoiare ‘ mi disse piano. Feci come mi aveva chiesto, la lingua in fuori.
– Brava troia! –
Mi mise il cazzo davanti al viso segandosi; schizzò la sua sborra parte sul mio viso, parte, la maggiore, in bocca.
– Passagliela –
Scossi la testa. Mi prese un seno, stringendolo, sempre più forte. Non volevo cedere, ma il dolore era sempre più grande, e sapevo che lui non avrebbe mollato. Alzai la mano in segno di resa. Allentò la presa. Portai due dita verso la bocca di mia figlia, me le prese tra le labbra, cominciò a succhiarle. Mi chinai verso di lei. Fu un unico rapido movimento. Appoggiai le mie labbra alle sue, tolsi le dita, sostituendole con la mia lingua. Le passai la sborra del suo ragazzo. Non capì subito e quando lo fece era troppo tardi. La baciai tenendole il capo. Ingoiò tutto.
Gianni le liberò le braccia. Le sue mani corsero verso di me, mi toccò le cosce, salì verso i fianchi. Le presi le mani portandole sulle mie tette, ero al limite. Quando me le palpò, incredula per quello che sentiva persi il controllo.

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