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Racconti erotici sull'Incesto

Rievocazioni malinconiche (continuazione)

By 11 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

I miei primi mesi di gravidanza, trascorsi in uno stato d’animo mutevole ed instabile, furono alleviati ed esaltati dall’amore di mio padre, dalla sua dolcezza, dalla sua immensa pazienza, dalla passione erotica che ci travolgeva.

Non ero mai sazia delle sue attenzioni e molto spesso durante il giorno, lo distoglievo dalla sua occupazione nella tipografia sottostante per chiamarlo a soddisfare ogni sorta di capriccio di bambina viziata. Non sopportavo la sua assenza in quel periodo, lo volevo sempre vicino, lo desideravo ardentemente. In realtà, con il senno del poi e rievocando quel periodo, i capricci erano senz’altro dovuti ai primi fastidi della gravidanza, nausee, spossatezza, incubi improvvisi. D’altra parte non c’era nessuno altro vicino a me che mio padre.

Egli si staccava dalle sue incombenze e correva da me per donarmi le sue coccole, rassicurarmi e tenendomi stretta a se iniziava a carezzarmi con vellutati massaggi sulla nuca, sulle spalle per vagare liberamente su tutto il corpo con tocchi delicati sulle parte più sensibile portandomi all’eccitazione incontrollabile ed al prepotente desiderio di essere posseduta. Io mi donavo senza remore, godendo più volte prima che lui si scaricasse liberamente in me. La sua cura era un toccasana , ritornavo tranquilla. Dopo ogni rapporto lo tenevo avvinghiato in modo che non uscisse dalla mia vagina con il suo membro sicuro nel mio grembo come sicuro gia si trovava il frutto della sua semenza.

Così trascorrevano i primi mesi, ma stava per giungere il momento nel quale non avrei più potuto nascondere il mio stato e mio padre era preoccupato delle dicerie, dell’ eventuale scandalo che ne potesse derivare. Io ero incinta, ma nessuno mi aveva mai visto con un ragazzo. Frequentavo pochi amici. Sarebbe stato facile per i conoscenti ed amici giungere ad una conclusione logica. L’attaccamento fra me e mio padre era troppo evidente.

Decidemmo quindi una strategia:

Io mi sarei trasferita in un’altra città per un corso di specializzazione, li sarebbe successo il fatto. ( Ero solo gravida di due mesi)

In quella città, sconosciuta portai a termine la gravidanza e pochi mesi dopo la nascita di Roberto tornai a casa con il dolce fagottino. Ero la ragazza madre ritornata dal suo unico genitore.

Il mio bambino cresceva nell’amore assoluto della madre e con quello senza limiti del papà-nonno, tanto che il bimbo ne era completamente preso.

Usavamo tutte le accortezze, evitando effusioni amorose in presenza del bambino ed agli occhi di tutti la mia vita di ragazza madre era supportata dalla massima dedizione e dal sostegno del papà per l’unica figlia con la propria creatura.

La mia mente, comunque, era sempre eccitata, il mio sangue surriscaldato, il corpo era in costante agitazione e solo mio padre nel segreto della nostra alcova riusciva a calmare.

Ancora oggi mi chiedo se in quel tempo la mia ossessione erotica non fosse una malattia o era la caratteristica della mia natura. Sta il fatto che io desideravo in continuazione di essere posseduta in quel modo celestiale, come sapeva fare il mio papà.

Il destino crudele, però volle che in una tremenda disgrazia automobilistica il nostro papà-nonno ci fosse tolto per sempre.

La mia disperazione fù infinita, una brutta depressione stava per distruggermi se gli amici non mi avessero sostenuta come la necessità di dover allevare il mio bambino.

Reagii e mi buttai nella gestione dell’azienda paterna, anima e corpo.

La mia vita ormai era solo lavoro ed attenzioni per mio figlio.

Roberto aveva 12 anni, risentì quanto me della improvvisa mancanza. Fu un colpo tremendo per lui la perdita del suo faro, dipendeva da quella sicurezza che il nonno gli infondeva, da quella dolcezza che lo avvolgeva in ogni frangente.

Io compivo appena 32 anni e mi ero imposta di non avere un altro uomo, per rispettare la memoria del mio unico amore e perché mio figlio non potesse essere defraudato anche dell’affetto di sua madre. D’altra parte io non riuscivo, non volevo, allontanare il pensiero di quell’amore, di quella passione travolgente, di quegli amplessi spossanti e mi torturavo in interminabili masturbazioni notturne sognando il favoloso membro che mi trapanava. A volte era una vera ossessione.

Roberto, in quel periodo difficile dall’infanzia all’adolescenza si attaccò ancora più morbosamente a me. Non voleva dormire da solo, si trasferiva sempre più spesso nel mio letto. Aveva bisogno di ascoltare le mie storie, le risposte alle sue domande, a farmi le confidenze più intime, a chiedermi lumi sulle differenze fra i due sessi.

Cercavo di essere il più esauriente possibile, come lo era stato già il mio papà per lui e per me prima.

Roberto aveva raggiunto i 14 anni ed era già un ometto, perfettamente sviluppato. Non mi rendevo conto che non fosse più un bambino e come tale lo trattavo, lo coccolavo, lo stringevo al mio petto, senza preoccuparmi del mio abbigliamento succinto per casa che metteva in mostra le mie qualità femminili. Facevamo spesso il bagno insieme nella grande vasca e non mi preoccupavo nello strofinarlo liberamente e stringerlo a me anche in quella occasione. Non mi accorgevo, accecata dalla passione materna, delle trasformazioni del suo fisico fino a quando in uno di quegli abbracci più ravvicinati mi sono accorta di una sua eccezionale erezione ammirando un membro di dimensione considerevole per la sua età.

Non lo avevo mai visto in quello stato, quella volta mascherai la sorpresa e successivamente posi molta attenzione negli atteggiamenti affettuosi, per non replicare situazioni scabrose.

Ero nel pieno della maturità femminile, a 34 anni. Interruppi di girare per casa in abbigliamento che mettesse in risalto le mie forme alquanto prosperose. Ero cosciente di attirare l’attenzione degli uomini e non era mia intenzione attirare quella di mio figlio.

Certe preoccupazioni ormai, credo, fossero superflue. Mi accorgevo che Roberto mi spiava, mi adocchiava scrutando il mio corpo. Cercava di rifugiarsi spesso fra le mie braccia ed io con infinita delicatezza cercavo di allontanarlo.

A 17 anni, Roberto diventava sempre più bello, atletico.

Da una parte mi sentivo lusingata delle attenzioni che destavo come donna ; dall’altra parte ero atterrita dalle conseguenze, perché mi turbavano certe effusioni di Roberto.

In tutti quegli anni, occupata nel lavoro e nelle cure per mio figlio, avevo trascurato il sesso, vivevo solo nel perenne ricordo delle lontane schermaglie amorose con il mio unico uomo della mia vita, con profondissima nostalgia e quando il ricordo era doloroso mi rifugiavo nella masturbazione.

Vedevo in quel ragazzo, mio figlio, la copia perfetta del mio genitore, alto e robusto e gli avevo visto quel membro altrettanto poderoso! Ne ero rimasta scossa, cominciavano a sorgermi dei dubbi, dei sensi di colpa.

Avevo attirato l’attenzione di mio figlio! Non mi ero preoccupata della sua fragilità! Io una donna seducente, prosperosa non avevo pensato che mio figlio potesse esserne attratto! Lui un uomo in crescita, con tutte le ansie, le incertezza ed i sogni dell’adolescente.

Cominciai a rinvangare ciò che mio padre aveva dovuto subire, quando io adolescente lo provocavo, ed il combattimento intimo al quale lo avevo sottoposto.

Possibile che la storia si ripetesse? Ma non mi sembrava di essere nelle stesse condizioni. Io non vedevo in mio figlio, l’uomo, il maschio che potesse soddisfarmi; non mi sfiorava quell’idea, mi dicevo fra me.!

Ma allora perché ci pensavo con tanta ansia? Perché non mi chiedevo che l’interesse per la donna, che io credevo d’intravedere negli atteggiamenti di mio figlio, fossero nella natura delle cose?

Non riuscivo a distogliermi, a volte, da queste intense domande; ma’quel membro favoloso mi era rimasto impresso! Avevo paura della mia fragilità.

Feci mille sforzi per superare quel periodo adoperando ogni accorgimento per deviare gli interessi di mio figlio e rifuggire io stessa dalle tentazioni.

Cercai, come fece mio padre, d’invogliare Roberto a circondarsi di amici ed amiche, ma lui pure espansivo ed allegro non sembrava mostrasse particolare interesse per qualsiasi ragazza, anzi era sempre più disponibile per me, con mille attenzioni e non trascurava mai di complimentarsi, per la ‘ fresca bellezza’, così era uso ripetermi. Criticava le mie scelte nel trucco, mi consigliava come dovevo acconciarmi.

Io ero felice di seguire i suoi suggerimenti, ciò mi inorgogliva.

Intanto il tempo passava, ma non i miei turbamenti intimi per le attenzioni di mio figlio che si faceva uomo.

Roberto raggiunse la maggiore età e mi diede grande soddisfazione per gli ottimi risultati per la sua maturità scolastica. Continuava a non avere una ragazza pur frequentando feste e discoteche. Trascorreva gran parte del suo tempo libero coltivando il suo hobby della fotografia utilizzando apparecchiature sofisticate. La sua camera era piena di marchingegni fotografici di cui non capivo assolutamente niente.

Una sera torrida d’estate, ero distesa sul letto, completamente nuda per il caldo, come del resto faccio in genere d’estate, tentavo di prendere sonno. Roberto non era ancora rientrato, io ero ormai abituata ai suoi ritardi ed avevo quasi smesso di preoccuparmi. Spesso dormivo quando lui rientrava e cercava silenziosamente di ritirarsi nella sua camera senza fare rumore.

Quella sera, ero ancora sveglia e Roberto che rientrava constatando la luce accesa dell’abatajour spalancò decisamente la porta della mia camera, sorprendendomi nella mia nudità. Cercai maldestramente, sorpresa, di coprirmi in qualche modo, non avevo che le mani a disposizione. Roberto per un lungo attimo rimase inchiodato a fissare le mie forme ancora perfette illuminate dalla luce diretta dell’abatajour e solo alle mie urla usci dalla stanza balbettando qualche scusa ma non trascurando di complimentarsi per la mia bellezza.

L’incidente, se così può chiamarsi, finì lì, ma io continuavo a non prendere sonno mentre Roberto doveva già essere nel mondo dei sogni.

Mi alzai per andare a dissetarmi in cucina. Attraversando l’atrio, notai la stanza da bagno illuminata e dei suoni indistinti, sembravano lamenti, provenire da essa. Curiosa mi accostai alla porta chiusa ed istintivamente cercai di sbirciare dal buco della serratura. Si vedeva buona parte della camera da bagno ed interamente Roberto completamente nudo, con quel suo magnifico corpo atletico, in piedi mentre stringeva nel pugno, a mala pena, il suo poderoso membro in erezione.

Ma era ancora più bello di quell’altra volta che lo avevo visto!

Nell’altra mano aveva un foglio anzi una cartolina ed un pezzo di stoffa rosa che si portava al naso aspirando avidamente.

Ero sbalordita! Quel minuscolo pezzo di stoffa era il mio slip che avevo lasciato nella cesta dei panni sporchi da lavare.

Roberto si masturbava decisamente, il pene era grosso! Si vedeva quando fosse duro con la cappella paonazza. Il suo viso era trasfigurato, la bocca spalancata per l’eccitazione, certamente la sua immaginazione in quell’istante era quella di essere immerso in qualche sesso femminile, in cuor mio già intuivo che quel sesso fosse il mio. In breve potei osservare l’intermittente ed interminabile ieculazione che schizzava violentemente, come una fontana.

Ero affascinata dalla scena e mi vergognavo con me stessa di un certo languore nelle mie parti intime sentendomi inumidire. Stavo eccitandomi alla vista di quell’enorme bastone!

Non riuscivo a staccarmi da quel buco mentre Roberto dopo aver appoggiato la cartolina su una mensola si affrettava ad asciugare dove aveva imbrattato con il suo fluido lattiginoso.

Mi ritirai precipitosamente accingendomi a trascorrere la notte più agitata di quegli ultimi tempi. Fu un continuo dormiveglia, con frammenti di sogni erotici, dove si confondeva il membro indimenticabile del mio unico uomo della mia vita, con quello di mio figlio che mi penetravano.

Riuscii a trovare un po’ di pace, soltanto dopo la tortura che avevo sottoposta la mia vagina, terminata con i diversi e spossanti orgasmi.

Ma ciò che più mi spaventava era la causa di quell’attacco di lussuria: quel membro meraviglioso che avevo visto nel pugno di mio figlio.

Mi ero estasiata nell’eccitazione immaginandolo tutto immerso in me, potentemente introdotto nella mia vagina da tanto tempo orfana di un simile strumento di piacere.

Ero pazza! Stavo desiderando mio figlio! Più il pensiero mi spaventava, più ricompariva l’eccitazione. Ero sorpresa di quel risveglio dei sensi così repentino, e non riuscivo a calmarmi!

La notte fu lunga ed ero distrutta dai continui orgasmi, mentre il clitoride era fortemente indolenzito dalle continue sollecitazioni.

Il mattino dopo ero irritata con me stessa e fui alquanto scostante con Roberto, che ignaro del mio combattimento interiore, mi chiedeva se stessi male. Lui si preoccupava sempre quando mi vedeva stanca, abbattuta o pensierosa. La sua premura a volta era anche ossessiva. Non ebbi, perciò, il coraggio di sottoporlo all’interrogatorio che mi ero proposto di fargli.

Quando fui sola e mi recai in bagno un’altra sorpresa mi attendeva:

Notai sulla mensola la cartolina che probabilmente Roberto aveva , forse ,dimenticato di ritirare.

La presi e con mia grande meraviglia constatai che l’immagine impressa su di essa ero io! Nuda!

Era una foto, direi, artistica nel suo genere. Mi trovavo distesa sul letto, stavo dormendo, tutta scoperta ed in una posizione voluttuosa, alquante eccitante, adagiata sul fianco con le ginocchia piegate una davanti all’altra. Le natiche tonde erano in primo piano, le cosce leggermente aperte lasciavano intravedere le labbra gonfie ed unite dalle quali emergeva la punta del clitoride e rendevano tutta la scena gradevole allo sguardo.

Il contrasto con la massa scura della vulva attorniata dalla peluria nerissima risaltava il candore del corpo tutto chiaro, quasi bianco come un alabastro.

Quella foto era recente, scattata in mia insaputa ovviamente. Non riuscivo a capire come Roberto avesse potuto ritrarmi in quella posizione. Era comunque una scena eccitante agli occhi di un ragazzo sempre con il pensiero fisso, a quell’età, per il desiderio di una donna.

Non mi soffermai più di tanto su tale dilemma perché il vero problema era il turbamento dei miei sensi ancora più eccitati al pensiero che il mio bambino dedicasse la sua masturbazione a sua madre, attraverso un’immagine, devo riconoscere eccitante, ed annusando la biancheria intima della stessa.

Ero torturata dal pensiero di come comportarmi con lui: se fosse il caso di affrontarlo decisamente sul fatto o se rinviare il momento delle spiegazioni quando mi sarei sentita più serena.

Ma c’era poco da spiegare, mio figlio mi desiderava ed io ne ero lusingata! Eccitata all’idea!

Non ero più arrabbiata! Mi sorpresi, invece a sorridere della scena che avevo assistito la sera prima, per cui mi accinsi a trascorrere la giornata di lavoro con più tranquillità, quasi felice.

Nei giorni che seguirono non feci parola con mio figlio di ciò che ero venuta a conoscenza, ma ormai la sua presenza mi turbava. Mi rassicurava nel contempo la conoscenza, che avevo, dei suoi desideri nei miei confronti.

Sapevo cosa gli passasse per la mente quando mi abbracciava per darmi il saluto del mattino e della notte stringendomi a se con forza.

Intuivo quali fossero i suoi pensieri quando con la scusa di sistemarmi una ciocca di capelli si soffermava con il palmo della mano sulla nuca lasciandovi una carezza vellutata.

Mi rendevo conto quale fosse la causa del suo tremore, quando accostato a me sul divano, a volte, di fronte alla televisione mi cingeva le spalle con il suo forte braccio.

Attendevo con ansia questi momenti e senza che lui se ne accorgesse approfittavo di quelle dolci intimità partecipando e godendo delle sue stesse sensazioni.

Ero felice di quel segreto desiderio di mio figlio per me.

Questa situazione andò avanti per settimane fino a quando l’inevitabile accadde facendomi precipitare nel vortice di una violente passione incestuosa.

Era una sera come tante altre. Roberto si fermo ad assistere con me al film ‘ Basic instinct’ dove alcune scene erotiche erano particolarmente esplicite ed eccitanti.

Il film, l’atmosfera già conturbante dei giorni trascorsi che si ripeteva, il mio abbigliamento abbastanza succinto, composero la goccia che fece traboccare il vaso.

Nel momento in cui girava la scena in cui l’attrice veniva chiaramente posseduta dall’attore, Roberto mi strinse talmente forte da farmi girare dalla sua parte e ricevere sulla bocca un bacio timido e tremolante.

Sorpresa, non opposi resistenza, mi rilassai subendo passivamente , lasciandomi cadere indietro, riversa sul divano. Roberto incoraggiato mi segui sommergendomi di baci, il viso, il collo, il seno quasi scoperto, mentre con una mano decisamente vagava verso l’alto su una coscia nuda.

Ero inerme, senza difesa, completamente passiva mentre la mano, audace, si era fatta strada fra la stoffa degli slip lambendo le labbra della mia vulva calda.

Roberto sembrava impazzito, continuava a baciarmi con foga, continuava ad insinuare le dita sempre più nel profondo della mia natura accogliente.

Subivo e attendevo con ansia il proseguo del dolce tormento. Ero, ormai, vergognosamente eccitata, lamentandomi per il piacere fino ad urlare un orgasmo prorompente che sopraggiunse, spaventando mio figlio sommerso dall’affanno.

Mi guardava sbalordito, incredulo per tanta audacia, aspettandosi una reazione negativa. Lo rassicurò il mio impercettibile sorriso di ringraziamento, seguito dalla mia carezze lieve sul dolce viso.

Ci ricomponemmo e silenziosamente e lentamente come in un tacito reciproco assenso, cominciammo a liberarci degli indumenti superflui.

Ormai ero partita, la mia sopita libidine ritornò a galla e senza freni afferrai con due mani frenetiche il membro meravigliosamente eretto indirizzandolo vero la mia bocca spalancata.

Quel piolo così potente e smisurato non poteva entrare tutto nella mia bocca famelica che, con maestria non dimenticata in breve tempo, porto all’estrema conseguenza la tensione del duro membro, rimanendo imbrattata sulle labbra, sul viso, sul corpo dal fluido che si scaricava copiosamente.

Rimanemmo abbracciati a lungo, con i corpi nudi avvinti in silenzio, come in silenzio eravamo stati per tutto il tempo della battaglia erotica.

Non mi sentivo minimamente pentita, anzi mi sentivo fiera di aver donato così tanto piacere al mio bambino-uomo.

Sempre in silenzio mi rialzai e prendendo per mano Roberto lo trascinai in camera da letto.

Quella sera, mi confessò il mio bambino, fu la prima volta che penetrava il corpo di una donna e fu inesauribile, cosicché io potetti godere ampiamente di quel bastone prepotente che non mi saziava mai. Ero ingorda dopo tanti anni della sua mancanza.

Dopo quella sera Roberto si trasferì di nuovo nel letto con me e non c’era sera che quella potenza non si consumasse nella mia natura prosciugandomi con assalti interminabili che mi lasciarono distrutta ed appagata.

Fu stupendo quell’amore che mi travolse. Avevo di nuovo perso la testa per il piacere sessuale e non mi ponevo alcuna domanda sull’incesto che stavo consumando. Ero soltanto presa dalla frenesia di essere posseduta con veemenza da quel membro giovane, meraviglioso, potente, insaziabile.

Solo allora scoprii da quando tempo mio figlio aveva desiderato il mio corpo.

Mi confessò che già a 14 anni ogni suo atto masturbatorio era dedicato a me. Lui non conosceva una donna tanto bella, tanto sensuale quanto me. Lui mi amava come mamma, come donna e sognava ad occhi aperti, senza speranza, di potermi abbracciare e stringermi per liberamente immergersi nella mia vagina che gli torturava il pensiero.

Di nascosto era riuscito a fotografarmi nuda, ora lo confessava, in pose estremamente eccitanti e su di esse aveva ricamato tanti sogni erotici.

Ma ora che aveva realizzato quei sogni, non credeva ai propri occhi, e non aveva mai immaginato il piacere che ora provava mentre s’introduceva in quello adorato grembo, in quell’alcova meravigliosa da cui era uscito e dove voleva installarsi ancora, per sempre.

Fu un periodo esaltante, carico di amore e di erotismo sfrenato.

Mi donai tutta a lui, persino la sodomizzazione mai avvenuta nei miei confronti fu un altro momento colmo di piacere irripetibile. Quel bastone così bene introdotto anche in quel buco mentre due dita mi torturavano il clitoride mi fecero raggiungere un orgasmo intenso da farmi quasi perdere conoscenza.

Trascorsero così quattro mesi intensi, di passione, di trasgressioni di amplessi focosi, appaganti.

Come ogni cosa bella, però, anche questa era destinata a terminare.

Se fosse dipeso da mio figlio, certamente non avremmo mai posto fine alla passione erotica che ci divorava. Ma io dovevo pensare al suo bene, al suo futuro. Solo io potevo trovare la forza d’interrompere quel meraviglioso rapporto inequivocabilmente incestuoso, che non poteva che condurci a qualche epilogo devastante.

Così con dolorosa determinazione convinsi mio figlio a trasferirsi negli Stati Uniti per studiare e perfezionare lo studio della lingua inglese.

Ora &egrave trascorso già un anno dalla sua partenza e lo attendo qui per una breve vacanza.

Attendo con ansia di riabbracciare il mio bambino che come tale sarà per sempre.

La passione che mi aveva accecata non potrà più riapparire, potrò soltanto rievocarla con malinconica nostalgia.

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