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Racconti erotici sull'Incesto

Sesso, alcol ed incesto

By 2 Dicembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

… a D., che me lo aveva chiesto :-)

Barcollo, tentando di coprire quei pochi metri che mi separano dal cancello. Sento la testa esplodere, la vista offuscata, in bocca ancora il sapore di alcol, e lo stomaco che brucia come se avessi bevuto del’acido per tutta la sera. E quelle immagini che in un loop perpetuo mi tornano sempre davanti agli occhi. Il mio fidanzato, avvinghiato alla cameriera, sul tavolo del suo ristorante. Lei, gonna alzata, gambe aperte, che sostiene con le mani, mentre Lui la prende con forza. Che schifo! Dio, che schifo! Una ragazzetta, insignificante, e senza un briciolo di intelligenza. Beh, un tipo per lui, che ha sempre desiderato donnette adoranti ai suoi piedi.
No, non sono offesa, disperata, perchè mi rendo conto di non averlo mai amato. E’ il mio ego che sanguina, il mio orgoglio a gridare vendetta. Come una stupida ho deciso di affogare la mia rabbia nell’alcol, ma è stato un boomerang. Mi sento peggio, senza l’ausilio della ragione, sono soltanto colma di rabbia e voglia di vendetta. Se fossi stata lucida probabilmente avrei gestito razionalmente la cosa, ma adesso no, tutto ciò che voglio è ripagare quello stronzo con la stessa moneta.
Arrivo al cancello della villetta, una bifamiliare in cui vive la mia famiglia e quella dei miei zii. Provo, con immensa, fatica a cercare le chiavi nella borsa. Frugo in agni anfratto, in ogni angolo, ma non le trovo.
“Dove cazzo sono?” Farfuglio, poi, piena di rabbia, tiro un calcio al cancello, e scivolo, seduta per terra, piangendo per il nervosismo.
“Marta!” riconosco a stento la voca di mio cugino che mi viene in contro.
“Tesoro, ma che fai? Cos’è successo?” chiede, aprendo il cancello.
“Da-davide” rispondo, provo ad alzarmi, per ricompormi, ma non ci riesco, e cado, di nuovo, scoppiando nuovamente a piangere.
Mi porge un fazzoletto, carezzandomi i capelli, provando a farmi calmare.
Mi ricorda quand’ero bambina, quando cadevo, mi sbucciavo un ginocchio e correvo dal lui, più grande di me, per farmi consolare. Questo pensiero mi quieta, mi sento protetta quando sono con lui. E nelle mie condizioni non si può proprio dire che non ne abbia bisogno.
“Mi ha tradita.. con la cameriera” dico, racimolando quel minimo di lucidità residua.
Davide sgrana gli occhi. “Cosa?”
Annuisco.
“Che uomo senza spina dorsale!” commenta. “Vieni tesoro, che ti accompagno a casa.”.
Mi prende il braccio, come una bimba, e mi porta a casa. I miei non ci sono, sono fuori per il weekend. Mi consolo, almeno non mi vedranno in questo stato.
Mi reggo a lui, lo abbraccio, mentre mi porta in camera mia. Mi mette sul letto, mi spoglia, sdraiandosi accanto a me.
Smetto di singhiozzare, mi sento esausta, ho bevuto e pianto troppo. Ma non riesco a calmarmi, non riesco a stare ferma, con le mani disintegro il fazzoletto, bagnato dalle mie lacrime.
Davide lo capisce, si avvicina e mi abbraccia.
“Non ti merita, Marta. Non piangere.. calmati”, sussurra, carezzandomi i capelli.
“Lo so. Lo so. L’ho sempre saputo”
“Tesoro allora perchè fai così? Dovresti esserne contenta, ti sei tolta una palla dal piede!”
Balzo in piedi, in preda alla rabbia, fortuitamente riesco a reggermi all’armadio, evitando di cadere per terra. Cazzo che mal di testa! Vedo la stanza girare!
“Non doveva farmi questo, non quella donnetta poi! Ma.. occhi per occhio, dente per dente!”.
Quelle parole, per me insignificaniti fino a quel momento, dette d’impulso e per rabbia, assumono improvvisamente un significato diverso.
Davide mi guarda, adesso con occhi diversi. Vedo i suoi occhi scorrere un attimo sul mio corpo, seminudo, coperto solo dalla biancheria intima. Lo sguardo è differente, non è più quello del dolcissimo cugino che prova a consolare la piccola cuginetta tradita.. è molto diverso.
Capisco, in un attimo di lucidità, che Davide ha frainteso. Non avrei mai pensato di vendicarmi del torto subito stasera stessa, men che meno con mio cugino!
Meglio uscire da quella rischiosissima situazione.
“Davide, mi sento malissimo, per favore puoi prepararmi un bagno?”
Secondi di silenzio, poi rivedo il Davide di sempre, con le sue amorevoli cadenze. “Immediatamente, cuginetta” , dice, fiondandosi in bagno.
Mi siedo, di nuovo. Riesco a stento a tenere gli occhi aperti, non vedo l’ora di lavarmi ed andare a letto. La testa mi scoppia, ripassano davanti gli occhi quelle immagini: lui, che la chiava, chiamandola puttana, lei che geme. Poi mi vedo seduta in un pub, a bere, bere, bere, nonostante sia quasi astemia. Mi vedo sul portone di casa, tentando invano le chiavi, ed infine rivedo Davide, la sua dolcezza, il suo calore.. ed il modo in cui mi ha guardata. Mi stupisco, eccitata da quell’ immagine, stranamente divertita dall’idea che proprio lui potrebbe “vendicarmi”… Torno in me per un attimo. Che dico? E’ mio cugino, il mio migliore amico! Siamo cresciuti insieme, non potrei mai fare una cosa simile! Anche se, beh, è un gran bell’uomo ormai, da piccoli ci divertivamo a stuzzicarci a vicenda, ma non siamo mai finiti a letto insieme, per fortuna. Un turbinio di pensieri, immagini, dubbi che mi frullano nella mente alimentati dall’alcol.
Il mio grillo parlante urla per farsi sentire, quel minimo che basti per impedirmi di far cazzate.
Dopo qualche minuto Davide torna dal bagno, mi prende in braccio. Mi piace quando si prende cura di me, è come se fosse il fratello che non ho mai avuto, in quanto figlia unica.
“Andiamo a farci un bagno, bimba sporca!” sorride, provando a far ridere anche me. Ma stasera di tutto posso aver voglia, tranne che di ridere.
Mi porta in bagno.
“Vuoi che chiuda la porta?” mi chiede.
Accenno un no, col capo e mi volto verso la vasca, provando a spogliarmi. Mi rendo conto di quanto abbia effettivamente bevuto soltanto quando provo a slacciarmi il reggiseno, senza riuscirci. Sento Davide ridere, dietro di me.
“Tesoro, ti proibisco categoricamente di bere da adesso in poi! Dai, ti aiuto io”. Si avvicina, sento le sue mani caldissime sulla mia schiena, afferrare il gancino del reggiseno e sganciarlo in pochi attimi. Si ferma, rallenta. Lentamente si porta sulle bretelline, abbassando anche quelle, carezzandomi le spalle. Le sue mani stazionano li per qualche secondo, massaggiando dolcemente le spalle. Mi piace, troppo. Reclino in capo, appoggiandolo al suo petto. Sento il suo respiro, affannoso, sui miei capelli.
“Davide, scopami!” vorrei urlare. Ma, grazie al cielo, il minimo di raziocinio residuo me lo impedisce.
Sento le sue mani che tremano, so dove vorrebbero dirigersi, e la distanza che le separa dall’agognata meta è davvero esigua. Indugiano.
Con un istintivo movimento della schiena, porto il bacino verso il suo pube, avvertendo, da oltre la stoffa dei jeans una potente erezione. Strofino il culetto contro di essa. Mi pento immediatamente di averlo fatto, ripromettendomi che mai, mai, mai più mi ridurrò in questo stato di vacua lucidità.
Davide afferra le braccia, mi da un bacio sulla testa e mi dice “Dai, fatti un bagno”.
Il buon senso ha prevalso. E’ un bene?
Si sposta verso la porta, stà per uscire.
“Davide!”
Si volta, decisamente confuso ed eccitato.
“Aiutami a togliere anche le mutandine, o rischio di cadere”
Mi guarda, deglutisce, ma senza farsi pregare, si avvicina.
Bene, brava Marta, è così che precipitano le cose, ma cosa hai fatto? Ogni tanto la mia coscenza emerge, superando il frastuono dei sensi causato dall’alcol. Ma sarà la sua ultima comparsa, per questa sera.
Afferra l’elastico delle mutandine, tirandolo verso il basso. Si inginocchia, dietro di me, per sfilarle del tutto. Il suo volto è pericolosamente vicino al mio culetto. Si avvicina, carezzando le cosce con le mani, ma si ferma, a pochi millimetri dalle sode carni delle natiche.
“Fallo!” gli dico, finalmente, tutto d’un fiato.
Modalità grillo parlante: OFF.
Sento i suoi denti mordermi il culetto, baciarlo e leccarlo con foga, mentre con le mani scorre lungo tutte le gambe. Gemo, quando sento la sua lingua insinuarsi lungo il solco delle natiche, lambendo la piccola fessura della passerina.
Si alza, di scatto, mi gira, si fionda sulle mia labbra, baciandomi profondamente, stringendo il seno, perfettamente contenuto nelle sue grandi e calde mani. Continua a massaggiarlo, adesso le dita stimolano il capezzolo, ci giocano, rendendolo ancora più turgido, prima di cominciare l’opera anche con la lingua. Lecca a morde con foga i seni, sui quali, più volte, scherzando, aveva espresso la sua ammirazione.
Le mia mani scendono, abbasso la zip dei jeans, scosto i boxer, verso il basso lasciando uscire il suo membro, già pulsante, dalla fessura creata tra gli indumenti. Comincio a segarlo, mentre egli è intento a trastullarsi col mio seno. La sega non dura che qualche secondo, è praticamente impossibile tenere in mano una verga del genere senza cadere nella tentazione di ingoiarla tutta. Così faccio, abbassandomi. Senza troppi preamboli, la faccio scoparire in un attimo dentro le mia fauci, cominciando un pompino, completo, fatto soltanto con la bocca.
Eccomi, la brava cuginetta, trasformata in abile bocchinara dall’alcol. Non penso che la cosa gli dispiaccia, sentendo i suoi ansimi e mugolii, mentre con la mano sul mio capo, mi impone il ritmo.
Le pulsazioni cominciano ad aumentare, così come le dimensioni dell’asta. Stà per venire.
E’ un bene, penso. Alla fine un solo pompino non può aver compromesso così tanto il nostro rapporto tra cugini.
Penso… ma non spero.
Infatti, prima di giungere al punto di non ritorno, Davide mi ferma, spostando il suo bacino a sufficienza per lasciare il membro uscire dalla bocca.
Mi alza, mi bacia, di nuovo. Mi sposta sul lavandino, piegandomi in avanti. Vedo la nostra immagine riflessa nello specchio di fronte. Io, completamente nuda, appoggiata ai bordi del lavabo, e lui, vestito, ad eccezione della zip aperta, dietro, con la verga in mano, pronto a penetrarmi. Per un attimo i nostri occhi si incrociano, allo specchio. L’attimo dopo il suo membro è già affondato nelle mie carni.
Mugoliamo, entrambi. Gli affondi, prima dolci e lenti, adesso si fanno più profondi e veloci. Le sua mani, aggrappate al mio bacino, gli danno uno stabile appiglio per proseguire imperterrito quella intensa scopata.
In pochi minuti sento il primo orgasmo arrivare, e le prime contrazioni vaginali sopraggiungere. Chiudo gli occhi, aspettandolo, per godere meglio di quell’attimo.
Ma, improvvisamente, nulla. Non sento più nulla. Davide è velocemente uscito da me, e mi guarda allo specchio con occhi beffardi.
I miei rispondono con aria interrogativa.
“No, cuginetta, devi impazzire, prima di venire”.
Lo assecondo, volentieri. So cosa vuole fare. Inarco la schiena, offrendogli il culetto. Poggia il glande su quest’ultimo, imponendo una leggera pressione. Ricoperto dei miei umori, il suo pene non fa fatica ad entrare ed in pochi attimi è già dentro, per intero. Lo guardo.
“Bravo, cuginetto… sai cosa mi piace”.
Mi sorride.
Stà fermo, lasciando che lo sfintere anale si abitui alla sua presenza, prima di cominciare a muoversi.
Poi, comincia. Movimenti completi, lo affonda, interamente, per poi uscirlo, quasi del tutto.
Mi piace, da morire! Mi eccita tremendamente guardarlo allo specchio, mentre mi stà scopando. Vedo l’espressione di piacere disegnata sul suo volto, ed i suoi occhi, lucidi, fissi sui miei, che mi osservano godere. Quindi porta una mano sul mio viso, si intrufola dentro la mia bocca con due dita. Ci gioco, roteando la lingua intorno ad esse, ricoprendole di saliva.
Quindi le esce, si abbassa, quanto basta per portare le due dita, appena lubrificate, sul mio clitoride, tormentandolo.
Contemporaneamente la penetrazione si fa più intensa e veloce. Mi sento letteralmente riempita da quella possente verga, ed il piacere che le sue ruvide dita regalano al mio clitoride sono al confine, sulla sottile linea che separa il piacere dal dolore.
Ancora una volta sono al limite dell’orgasmo, provo a trattenermi, con tutte le mie forze.
“Vieni Marta, adesso puoi venire, con me”.
Finalmente mi lascio andare, godendo di uno degli orgasmi più belli della mia vita. Aiutato dall’alcol, sento il piacere arrivare immediatamente alla testa. Chino il capo, appoggiandolo all’avambraccio, abbandonandomi alle piacevolissime contrazioni dello sfintere anale, che accompagnano all’apice del piacere anche Davide. Sento il suo pene pulsare, diventare più grosso, mentre mi riempie di fiotti caldi di seme e geme rumorosamente.
Si accascia, anch’egli stremato, sulla mia schiena, abbracciandomi e carezzando dolcemente i seni.
Mi bacia la schiena, ride e commenta, divertito:
“Eh già, non v’è cosa più divina, che scopar con la cugina!”

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