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Racconti erotici sull'IncestoRacconti Trans

Storia dei giorni nostri

By 22 Agosto 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Premetto che è un racconto ispirato (quindi non accaduto) e approvato da una mia “fan” visto che è lei la protagonista.

Alla soglia dei trent’anni sono riuscita a reimmettermi nel mondo del lavoro, con tanta volontà e anche una lieve botta de culo (che ci vuole comunque al giorno d’oggi), iniziando così ad uscire da un tunnel di mesi rimasta a casa senza poter rendermi utile.

Fondamentalmente lavoro in ufficio e non sono una di quelle tipe che ti fanno girare la testa quando sei in giro, ma sono il classico tipo che può piacere, e molto, e può divertirsi come far divertire: sono alta più o meno un metro e sessanta ho un pochino di pancetta e fianchi larghi, le classiche maniglie dell’amore, una terza che non è sodissima ma che è piacevole al tatto, o almeno così mi hanno sempre detto anche se al momento sono sola, ma non è un problema anche perché se proprio sento un bisogno fisico ricorro alla masturbazione senza nessun tipo di pregiudizio precostituito.

Vicino al posto dove lavoro vi è un parco e nella pausa pranzo, che dura generalmente un’oretta e mezza, quando è bel tempo vado li a mangiare a stendermi prendendomi un pochino di sole, oltre a leggere o scrivere qualche riga o qualche pensiero.

Con l’avvicinarsi della bella stagione le persone che seguivano il mio esempio iniziarono ad essere sempre di più. Tra queste c’era una ragazza probabilmente originaria del Sud Italia, alta mora e con un seno sicuramente di una taglia più grande del mio, e sodo come il marmo, che si fermava a mangiare e a sentire la musica. Spesso smettevo di legge perché mi soffermavo a notare le sue forme, non attirata più che altro invidiosa di quel seno e di quel ventre che era sicuramente più piatto del mio.

Lunedì scorso la vidi arrivare con la sua borsa a tracolla, indizio che probabilmente è una studentessa universitaria, posarla sul prato e iniziare a rovistare dentro, imprecando tra se e se; si ferma un istante e inizia a tirare fuori tutto imprecando di nuovo quando la sua borsa è vuota.

«Ciao- le dico in tono gentile- se ti manca il telo ti puoi mettere sul mio, è grande abbastanza» le spiego con un sorriso mentre alzo gli occhiali per farle vedere i miei occhi e non sembrare sgarbata

«no no guarda tranquilla mi metto sull’erba senza problemi» spiega lei sorridendomi per non fermi preoccupare

«insisto dai senza che ti sporchi» chiudo io in maniera decisa così che lei non debba far altro che sedersi vicino a me.

«Grazie ancora per avermi permesso di aver condiviso il telo con me-mi disse quando alzandosi, segno che stava per andarsene- lavoro in un bar qui vicino se ci passi fermati che ti offro il caffè». Accettando di buon grado l’invito tornai a lavoro poiché anche la mia pausa pranzo stava per finire.

Per tornare a casa devo affrontare un viaggio di venti minuti in metro e alla fermata sotto il lavoro e la ritrovai proprio lì così affiancandomi le sorrisi «Giuro non ti seguo» le dico e subito scoppiamo in una risata. Feci tutto il viaggio in metro con lei a chiacchierare e la coincidenza volle che abitasse vicino a casa mia e che, come avevo sospettato, si era traferita da poco dalla Sicilia e non aveva fatto ancora amicizia avendo comunque un carattere schivo.

Ad inizio della settimana successiva, gli incontri al parco con Beatrice, così si chiamava, avvenivamo quotidianamente con intense chiacchierate e scambi di commenti sui ragazzi (a dir la verità veramente pochi) che venivano a sostare in quel periodo. Il venerdì della stessa settimana stavamo per andarcene quando Bea mi fermò un istante.

«Senti Claudia domani è sabato e lavoro mezza giornata, ti va di venire a pranzo da me e poi il pomeriggio andiamo a fare un po’ di shopping?»

«Certo mi fa molto piacere- le dico io allegra- ovviamente mi devo vestire da caccia alla preda» non riesco a finire la frase che ridiamo insieme per la stupidaggine.

Il giorno dopo l’attendo alla fermata della metro dove lei scende di solito, vestita con una magliettina scollata un pantalone non troppo aderente e un giacchetto, aspettando lei che si presentò con una minigonna da urlo e una canottiera aderentissima che provocava sguardi arrapati da parte dei maschi e invidiosi da parte delle donne.

Mi accompagnò a casa sua, un appartamento di pochi metri quadri con cucina e sala insieme, la camera da letto e il bagno. Ci prepariamo spaghetti col pachino innaffiati da vino, tanto, forse troppo così da trovarmi brilla io e un po’ meno ubriaca lei arrivando a parlare delle cose più disparate.

«Bea devo confessarti una cosa. Dalla prima volta che ti ho vista odio le tue tette il tuo culo e le tue labbra, se non fossi così simpatica ti odierei come le donne che ti vedevano usci dalla metro»

«Pensa che non sono tutte cose mie ammette ridendo- solo il culo è frutto di allenamento, le labbra e il seno sono rifatti» ridendo divertita

«E io che li volevo tocca da quanto erano belli. Ciò non cambia che ti invidio, i maschi ti scoperebbero sul marciapiede»

«Ma non è vero- si schernì lei- io per esempio ti invidio il carattere, sai mettere di buon umore e non sei chiusa come una scatola a differenza mia. E poi- disse ridendo- chi ti vieta di toccarmi le tette?» togliendosi così la canottiera e mostrandomele così come erano.

Rimasi a bocca aperta e non seppi cosa fare fino al momento in cui lei si alzò e avvicinandosi me le mise praticamente in faccia. Le toccai, piano, ed erano bellissime così tonde e sode, per nulla “finte” al tatto, con due capezzoli piccoli però ma allo stesso tempo durissimi. Devo ammettere che il viso era diventato di fuoco imbarazzandomi tanto che ritrassi le mani non sapendo dove metterle. Lei si abbasso portando i suoi occhi all’altezza dei miei e fissandomi, con quei due fari color nocciola, portando le sue mani sotto la mia maglietta, scostare il reggiseno e strizzare i miei seni, giocandoci come se fossero delle pagnottelle di pane da impastare.

Sto per dirle che non ho mai avuto un rapporto con una donna quando le sue labbra si avventano sulle mie, intrufolando potentemente la lingua facendo cadere le mie vane difese. Sono letteralmente nelle sue mani, che continuano a martoriarmi i capezzoli, procurandomi dolore ed eccitazione allo stesso tempo.

Come una tempesta mi toglie la maglietta e il reggiseno avventandosi sui miei capezzoli, mordendoli in maniera forte e dolce facendomi sospirare e andare letteralmente in brodo di giuggiole. Quando fa per togliermi i pantaloni non posso che aiutarla nell’intento e trovarmi aperta per la sua bocca che con la lingua perlustra le mie grandi labbra e il clito, mentre con una mano mi stringe un seno in maniera forte: quel senso di essere sua, di essere posseduta mi fa bagnare ancora di più.

Oramai i gemiti hanno preso il posto dei sospiri e tre dita di Beatrice sono in me a penetrarmi mentre la sua lingua tartassa il mio clitoride con piccoli cerchi. Inutile dire che in breve raggiungo l’orgasmo e mi avvicino a lei baciandola così da assaporare il mio sapore dalle sue splendide labbra.

Rimango per qualche istante con il respiro affannato per poi alzarmi e cercare la sua bocca di nuovo, in un lungo bacio in cui le nostre lingue si toccano più volte mentre le nostre mani girovagano sui nostri corpi quando vado per toccarla sotto la gonna per darle a mia volta del piacere ma mi blocca guardandomi negli occhi seria.

«Non credo tu voglia veramente» mi dice in tono quasi perentorio

«eh no ora voglio capire cosa c’è?» il mio tono è visibilmente alterato

«Prometti che non scappi»

«Ma no Bea che non scappo basta che tu sia sincera» mi alzo attendendo che lei faccia qualcosa.

Nel momento in cui mi allontano un pochino si toglie la gonna e le mutande, mostrandomi un cazzo in erezione di tutto rispetto (18 cm credo di lunghezza e non proprio fino) coprendolo subito dopo. «Ecco non ti ho detto che sono un trans e sono emigrata proprio per questo. Mi sento totalmente donna e non ho mai provato un’attrazione così forte verso una donna. Se vuoi scappare fallo»

La guardo ancora qualche istante prima di inginocchiarmi e andare carponi verso di lei, scostandole dolcemente le mani mi ritrovo il suo cazzo eretto e ricurvo con delle palle gonfie. La mia bocca si avvicina al suo scettro mentre una mano accarezza dolcemente lo scroto e l’altra stringe forte un capezzolo.

La mia lingua, come se leccasse un gelato, si ferma sulla cappella formando dei cerchi intorno al frenulo e le mani, allo stesso tempo, scendo per andare ad artigliare le sode chiappe impastandole e donandole degli schiappi. Subito dopo le mie mani aprono le natiche infilando così un dito che va a giocherellare con il buchino dell’ano di Beatrice, provocando un piccolo movimento in avanti del suo bacino con un aumento della durezza del suo cazzo.

Per qualche istante mi dedico alle sue palle, così gonfie, baciandole lievemente per poi iniziare a pompare pesantemente con la bocca, iniziando ad andare avanti e indietro prima dolcemente, poi velocemente e infine ancora dolcemente infilando due dita nel culo aperto di Beatrice producendo un movimento alternato tra dita e bocca che porta il bacino della mia amica ad andare avanti e indietro scopandomi direttamente nella bocca.

Sento che è vicina all’orgasmo, ma non diminuisco l’intensità, voglio sentire il suo seme nella mia bocca, così porto un altro dito nel suo culo penetrandola in modo prepotente e facendomi penetrare la bocca in maniera oscena finchè Bea non produce un gemito basso, quasi un ruggito, che preannuncia una sborrata di 3,4 fiotti potentissimi che devo in parte ingoiare e in parte mantenere nella bocca così da poter scambiare con la mia mia un bacio molto bagnato…

 

 

 Per commenti e/o informazioni: oliver88@live.it

Dissi alla mia amica di essere entusiasta del racconta ed ella lo disse a Beatrice. Infatti dopo qualche giorno mi arrivò una mail con le sue congratulazioni perché le piaceva veramente tanto e mi disse che avrebbe racconto qualche episodio della sua vita. Per cui ora vesto i panni di Beatrice e andrò a raccontare qualche aneddoto: questo lo chiamerò Fuori di casa!

 

Quando ho incontrato xxxx (la mia fan) venivo si dalla Sicilia ma io, anche essendo comunque di origine meridionale, non sono nata e cresciuta li. Non voglio parlare della mia maschera di prima, perché la vera io è Beatrice, che uscì fuori in tutta la sua natura intorno ai 16 anni quando mi accorsi di pensare e, se non mi fossi controllata, agire da donna così da guardare gonne invece di pantaloni, perizomi invece di boxer e quando mi guardavo allo specchio volevo che mi crescesse un bel seno, grosso e sodo. Ma nulla.

Già da tempo avevo capito che i miei gusti sessuali non avevano particolare predilezione per questo o quel sesso, sono sempre stata attratta dalla personalità più che dall’esterno della persona stessa.

Iniziai a travestirmi a 17 anni, comunque rimanendo di facciata un bel maschietto con un fisico asciutto e che poteva conquistare chiunque. Iniziai a trasgredire sempre di più finche a 19 anni i miei mi scoprirono che andavo in giro vestito da femmina. Avevano visto Bea.

La reazione fu la classica per una classica famiglia di antica tradizione, fui cacciata di casa e, probabilmente, da quel giorno per loro sono morto, anzi io sono morto quel giorno per rinascere come Bea.

Una mia amica andò via per studiare e mi ospitò per un annetto dove, grazie ai soldi accumulati con anni di lavori e lavoretti, riuscii ad operarmi per avere le protesi al seno mentre gli ormoni li prendevo già da appena maggiorenne.

Decisi così che una volta ottenuto l’aspetto più femminile che potevo (oramai allo specchio vedevo i miei bei capelli lunghi mori, il mio seno prosperoso e i miei fianchi larghi) mi sarei traferita al Nord dove avevo dei parenti alla lontana in caso di qualcosa di grave, ma soprattutto dove potevo essere chi volevo senza che nessuno avesse qualcosa da ridire.

Arrivata cercai subito di poter lavorare e automantenermi, riuscendoci per qualche mese, prima di perdere il lavoro e finire ben presto i soldi. Non potei che andare dai parenti più prossimi e iniziai dalla cugina di mio padre, Maria, una persona che da sempre è stata raccontata come stravagante e particolarmente distante dai modi e dal fare della mia famiglia.

Mi informai e andai al palazzo suonando così al citofono, presentandomi come il figlio del lontano cugino (con la voce più profonda che mi riusciva), e salii con il cuore in gola e la paura di esser cacciata in malo modo.

Aprì la porta e mi squadrò per qualche secondo «Entra stavo preparando il caffè- non riuscii nemmeno ad aprire bocca- mi raccomando chiudi la porta non voglio che entrino persone strane»

«Ma…» rimango interdetta mentre la raggiungo in cucina dove stava versando il caffè in due tazzine fumanti «non mi cacci?» furono le sole parole che riuscii a dire

«Conosco tuo padre e ho anche io parenti dalle tue parti. So più o meno tutta la storia e non mi sono mai formalizzata in vita mia, pensa se lo facessi ora a 60 e passa anni»

Solo ora notavo come fosse veramente una 60enne con la non paura di mostrare i suoi anni, il suo seno cadente o il suo culo un po’ grosso. Una camicetta e un pantalone con delle comode ciabatte la rendevano così mamma, così nonna. L’abbracciai e lei mi accolse senza avere nessun tipo di esitazione.

Le raccontai tutto: dai 16 fino a quando decisi di andare in quella città sperando di potermi muovere con i miei piedi. Arrivata al punto dei soldi le chiesi solamente se aveva qualcuno a cui serviva che so una badante o comunque qualsiasi lavoro pur di poter star in quella città-

«Io sono sola quindi intanto vieni a vivere qui finchè non puoi camminare realmente con le tue gambe, poi cerchiamo un lavoro».

Era la prima volta che sentivo una casa come la mia casa. Dopo essermi stabilità lì iniziai a lavorare come barista da una sua amica che mi teneva a sua volta il gioco. Uscivo poco è vero, ma avevo trovato una serenità totalmente nuova per me, non avevo più voglia di fuggire, anzi non vedevo l’ora per poter tornare dalla zia (oramai si faceva chiamare così) e raccontare dei ragazzi che mi adocchiavano o comunque tenerci compagnia.

Non riuscivo proprio a capire dove fosse la sua stravaganza, anzi la trovavo così normale. Tanto legammo che mi presentò suo figlio con tutta la famiglia, ai quali raccontò la mia storia e i quali si offrirono di darmi una mano.

Una sera ero in pigiama (canottiera e pantaloncini corti senza nessun tipo di intimo che mi da fastidio) a casa e mi stavo dirigendo verso la camera da letto quando passai dinnanzi alla porta e notai la zia nuda e in posizione prona mentre cercava di farsi un clistere, facendo molta fatica vista comunque l’età-

«Zia hai problemi di stomaco? Vuoi che te la faccia io?»

«No no sono consona usarli mi piace tenermi pulita e…» rimase in silenzio per qualche istante

«e?»

«Niente mi eccita sentire la canula che mi preme e il liquido che entra»

«Ti capisco zia lo stai dicendo a me eh» risi divertita così mi misi dietro di lei usai un po’ della mia saliva così le infilai la canula piano e iniettai tutto il liquido.

Quando ella strinse  le natiche si diresse verso il water dove inizio a toccarsi furiosamente il clito, trattenendo ancora il liquido. Feci  per andarmene ma ella quasi gridò «no no rimani piccola mi eccita che qualcuno mi guardi» mi voltai e notai che quando lasciò andare il liquido venne mostrandomi i suoi umori sulla mano.

Il bozzo che avevo all’altezza del cavallo era mostruoso e anch’ella se ne accorse porgendomi la sua mano, che leccai avidamente, dito dopo dito. Quando ebbi finito non riuscivo a guardarla per la vergogna.

«piccola ti va di provare?»

Le sorrisi raggiante annuendo «mi piacerebbe moltissimo zietta»

«Bene appoggia le mani sul Bidet e mettiti a pecora cucciola che al resto ci penso io»

Mi misi come ella mi disse e subito mi tolse i pantaloncini, arrotolandomi la canottiera sui fianchi quasi a farla sembrare un reggiseno. Il mio cazzo era durissimo e lei iniziò a  toccarmelo dolcemente mentre spargeva una crema fredda sull’orifizio, introducendo prima il dito indice e poi sia il dito indice che il medio. Nella mia vita sono sempre stata versatile quindi non ha trovato moltissima resistenza per cui introdusse la canula con sicurezza, iniettando in maniera lenta il liquido.

«Stringi fortissimo le chiappe tesoro- mi disse non appena fini l’iniezione del liquido ed estrasse la peretta- e siediti sul water. Mantieni il liquido finchè puoi»

Mi sedetti e strinsi un pochino le gambe per poter tenere il più possibile il liquido all’interno del mio intestino, ma proprio in quel momento mia zia si inginocchiò e inizio a farmi un poderoso pompino mentre con le mani accarezzava le mie palle. Non seppi resistere molto, anzi forse fu la volta che resistetti di meno, infatti non riuscii ad avvisarla che rilasciai i glutei e, allo stesso tempo venni in bocca a lei che, guardandomi, mi sorrise ingoiando tutta la mia crema.

Rimasi qualche istante seduta sul water a respirare mentre ella, nuda, si sistemava davanti al lavabo per ricomporsi e mi guardava sorridente. Io non avevo per nulla esaurito la mia eccitazione, anzi ero ancora molto eccitata per cui mi avvicinai a lei togliendomi la canottiera, così da rimanere nuda, e portandomi dietro di lei iniziai ad accarezzarle prima il collo, poi baciandolo mentre le mani esploravo il suo seno.Non appena mi attaccai al suo corpo, facendole sentire la mia eccitazione, apri le gambe sorridendomi ancora, con un muto invito. 

Presi i suoi fianchi e posizionai il mio cazzo tra le labbra della fica di Maria, spingendo piano mentre con le mani mi attaccavo al suo seno e, non appena entrati tutta dentro di lei, appoggiai il mio seno sulla sua schiena facendola miagolare come una grande gatta.

Le mie mani si impossessavano del suo seno mentre il mio ritmo era alternato, così da farle sentire tutta la lunghezza (e larghezza) del mio cazzo e portandola quasi all’orgasmo per poi fermarmi diabolicamente.

 «Ti prego cucciola fammi venire» sospirò ella così continuai ad alternare il ritmo finchè non sentii che i suoi muscoli vaginali stringevano come un guanto il mio cazzo, allora accelerai il ritmo, mantendolo costante per qualche istante, poi riaccelerando ancora in modo che ella venisse nello stesso momento in cui dalla mia bocca usciva quasi un grugnito dalla mia bocca riempiendo la mia zia.

Staccatami da lei notai la lucentezza del mio uccello, bagnato dagli umori della fica di zia, e andai a dormire così, non pulendomi ma dando un bacino della buonanotte alla zietta.

 

 

 Per commenti e/o info: oliver88@live.it

Rimasi ancora qualche settimana da Maria quando, grazie al suo aiuto, riuscii a trovare lavoro presso un Bar di una cittadina lì vicino gestito da Clotilde, una conoscente della mia zietta, e dal figlio Roberto.

La signora Clotilde era a conoscenza del mio segreto ma mi disse subito che a lei non importava nulla, l’importante era la serietà nel lavoro e nascondere la cosa perché poteva comunque sollevarsi un inutile polverone.

In tutto ciò chi non riuscivo a inquadrare era il figlio della signora,18enne con i classici occhiali tondi alla Harry Potter, fisico minuto, molta attitudine a manga, informatica ecc ecc (un vero e proprio NERD) e poco carattere, testimoniato dalla totale sottomissione alla madre che non perde tempo nel schernirlo e sminuirlo.

Oltre al lavoro mi ospitarono in casa loro con una stanza piccola ma accogliente, insomma la gentilezza non mancava e io avevo solo da ringraziare la signora Clotilde per cui spesso l’aiutavo a fare i mestieri di casa così da allontanare un pochino il figlio da lei e dargli qualche attimo di riposo.

In fondo non mi piacciono le persone che devono essere autoritarie a tutti i costi, per cui silenziosamente ero dalla parte di Roberto, certo non potevo dirlo apertamente anche perché io in quella famiglia  ero entrata da poco ed ero comunque un’estranea.

Spesso la notte sentivo dei rumori provenire dalla stanza del ragazzo e tendendo bene l’orecchio al muro si potevano intuire i gemiti sommessi delle attrici dei filmini porno che si trovano comunemente su internet, e ridevo da sola come una scema perché  mi immaginavo la madre che tutto d’un tratto entrava e lo sgridava anche per una sana sega.

Probabilmente Clotilde lo faceva perché la vita le aveva portato via presto il marito, così da lasciarla sola con un figlio piccolo e dover fare da mamma e papà al ragazzo, con un carattere poco paziente che fa chiudere a riccio il figlio prima ancora di aprirlo.

Oramai la notte non riuscivo a dormire se non sentivo quei rumori che smettevano mediamente dopo mezz’ora, quaranta minuti, strano che la madre non si fosse accorta di nulla o molto più probabilmente, come la maggior parte delle mamme, fa finta di non sentire per quieto vivere.

Oramai a lavoro ero preparata e spesso mi trovavo a dare parola a Roberto che però faceva proprio fatica a rivolgermi parola, solo monosillabi, non guardandomi nemmeno in faccia spesso capitava che, lavorando a stretto contatto, mi sfiorasse il corpo con il gomito, il ginocchio o la mano arrossiva come un peperone per poi allontanarsi con la scusa di avere altro a che fare.

Era un gioco oramai per me perché non riuscivo a capire se fosse attirato da me o se, conoscendo la realtà del mio essere, volesse distanziarmi in qualche modo. Era divertente però vederlo così pudico in confronto alla madre che, seppur per lavoro,  era aperta al dialogo con gli altri o a flirtare, più o meno velatamente, con i clienti.

Una sera, di quelle torride estive, non cenai nemmeno facendomi una doccia e recandomi direttamente a letto nuda con il ventilatore che girando solleticava il mio corpo. Sono abituata ad avere tutto chiuso per riposarmi, quindi vi era buio in camera finchè non vidi filtrare uno spiraglio di luce dalla porta, aperta in modo cauto da qualcuno che la richiuse subito in modo felpato.

Feci finta di dormire mentre i passi si facevano decisi verso il mio letto, fermandosi a poca distanza dal giaciglio. Il respiro caldo batteva sul mio corpo all’altezza del seno, prima, per poi abbassarsi verso l’ombelico dove due labbra baciarono in modo caldo quel forellino. Nel frattempo una mano prese il mio arnese iniziandolo a menare in maniera molto dolce, smettendo qualche secondo per massaggiarmi i coglioni.

La sega continuava mentre la bocca scendeva baciandomi le cosce e solo alla fine si chiudono sul mio cazzo aspirando quasi l’anima. L’assenza di vita sessuale fece si che venissi quasi subito quando quella bocca mi avvolse pienamente. Senza spostarsi bevve tutto e di fretta usci dalla mia stanza.

Il giorno dopo cercai di capire come si comportava Roberto e notai una vergogna maggiore rispetto gli altri giorni, infatti quasi non mi parlò per tutto il giorno, girando alla larga da me. Avrei aspettato che succedesse di nuovo perché volevo coglierlo in flagrante mentre me lo succhiavo, anche perché avrei tranquillamente ricambiato il servizio molto volentieri.

Non successe nulla per qualche giorno finchè una sera sentii di nuovo la porta aprirsi e chiudersi e quei passi avvicinarsi ancora per andare a fiondarsi direttamente, seppur in modo cauto, sul mio cazzo con la bocca. Lasciai che il pompino fosse iniziato da un bel po’ quando accesi alla luce e scoprire, con mia grande sorpresa, Clotilde china a spompinarmi.

Mi guardò e mettendo l’indice sul naso, chiaro segno di stare in silenzio mentre il suo lavoretto continuava, massaggiandomi le palle con le mani e strusciando l’unghia tra la fine delle palle e l’inizio dell’ano, provocandomi un nuovo orgasmo che non si lasciò scappare.

Fece per andarsene ma la fermai stringendo il braccio con la mia mano e restituendo il  segno del silenzio mi alzai e la spogliai quasi strappandole i vestiti e ficcandole a forza un paio delle mie mutandine usate. La feci mettere a pecora sul pavimento mentre con la mano raccolsi parte dei suoi umori iniziando così una lenta sega.

Le allargai le chiappe con le mani  e iniziai a incularmela senza nessun tipo di remora, in sottofondo i suoi urli smorzati dal bavaglio. Mi fermai per qualche istante, rovistando dentro la mia borsa facendo uscire un ovetto di quelli con le batterie, impostandolo alla massima vibrazione. Glielo ficcai in fica e subito continuai a incularmela  con ancora più potenza, mentre al di fuori della mia stanza si poteva notare un’ombra furtiva.

Aumentai il ritmo in maniera ancora più vertiginosa finchè non le sborrai tutto i mio seme nelle sue viscere, portando la mano sul clito per strofinarlo e provocarle un orgasmo che la stende a terra.

 

L’ombra rimane per qualche secondo per cui io mi sdraio sulla schiena di Clotilde sussurrandole: «Saluta che tuo figlio ci stava spiando» con un sorriso beffardo guardandola mentre si rivestiva e usciva dalla mia stanza…

Per info e/o commenti: oliver88@live.it

I giorni seguenti furono carichi di imbarazzo sia per Clotilde che per Roberto, tutti e due faticavano a guardarsi in faccia e a guardarmi in faccio, io ero naturale come al solito: in fondo non ho fatto nulla di male.

La cosa piano piano scemò e si tornò alla solita storia, solo Clotilde era rimasta toccata, non comandando più a bacchetta il figlio ma chiedendo le cose in modo più gentile e addirittura fare lei delle cose al posto suo. Si sentiva in colpa ovvio, però non potevo dire nulla a nessuno dei due, ero ancora ospite nella loro casa.

Le abitudini di Roberto non cambiarono, ancora video porno prima di andare a dormire e quei gemiti oramai erano come le pecorelle da contare, mi mettevano un sonno incredibile. Alla fine sembrava che non era per nulla turbato da quello che era successo quindi mi sentivo più tranquilla ancora.

Una sera mi misi al computer prima di dormire e la stanza era solamente illuminata dal monitor quando sentii bussare piano alla porta.

«Avanti»

«Scusa se ti disturbo» Roberto aprì piano la porta comparendo solo con la testa «vorrei parlare con te un secondo, sempre se vuoi» aveva un tono sottomesso e sembrava si scusasse solo per il fatto che respirava

«Entra pure se vuoi accendi la luce, stai tranquillo» dissi senza problemi avvicinando le mie gambe al corpo, creando uno spazio sul letto e ringraziando il cielo che avevo un pigiamino (canotta più pantaloncino) e non ero nuda.

«No no va bene così mi sento a mio agio. Posso chiederti una cosa? Sai siamo coetanei ed è un po’ che  vorrei chiederlo a qualcuno»

«Dimmi tutto e se sarà un segreto lo terrò come se fosse mio»

«Sai- mentre si sedeva un po’ distante da me- l’altra sera ho visto te e mia madre. Non sapevo fossi una trans- mosse le mani come per scusarsi non appena vide che mi agitavo- ma non è un problema, mi sei simpaticissima è solo che ecco…».

La pausa durò più del previsto così posai il pc sul comodino di fianco al letto e mi avvicinai a lui, sedendomi al suo fianco «parla pure stai tranquillo» cercando di confortarlo mettendo una mano sulla schiena.

«Ecco voglio prima ringraziarti perché mia madre non mi tratta male- fece un respirone subito dopo- ecco come ho detto ho visto te e la mamma e mi sono eccitato tantissimo»

«Beh guarda ti sento ogni sera che guardi i film porno, sarà stato come vederne uno in diretta» gli sorrido gentile così da allentare la tensione

«Si ecco certo lo so che è abbastanza comune eccitarsi per la propria mamma, o comunque per le signore molto più grandi, però io volevo essere al tuo posto e al suo posto contemporaneamente» un altro sospirone usci dalla sua bocca e mi fece segno di voler continuare «ecco quando sei venuta mia madre mi ha detto della tua situazione per cui mi sono informato e ho diciamo scoperto il tuo mondo attraverso i video porno. So che si deve dire la trans nel tuo caso e il trans nell’altro, e devo dire che ho scoperto di eccitarmi tantissimo vedendo trans in azione, sia da attive che da passive. Ecco non voglio che pensi che ci stia provando- ancora nel tono di scusa come se fosse un delitto- però secondo te sono gay?» buttò fuori l’ultimo peso dal proprio stomaco

Risi divertita e lui mi guardò stralunato «scusa non dovrei ridere ma non sei gay, può darsi tu sia bisex, cioè che ti piacciano sia donne che uomini, può darsi che ti piacciamo noi trans per via del fatto che siamo delle donne con un membro maschile ma ti dico che non ti deve mettere paura ciò che ti piace. Ho imparato che nel sesso si deve soddisfare ciò che ci piace, sempre e comunque. Per esempio la maggior parte delle trans sono raffigurate come escort per uomini che vogliono provare forti emozioni. A me piacciono anche le donne, come hai visto con tua mamma. Non avere paura della tua sessualità, accoglila e soddisfa tutte le voglie che hai. Per esempio sei mai stato con una donna? E ora cosa vorresti fare in assoluto?»

«No sono vergine- scosse la testa sconsolato- al momento vorrei poter toccare te, ma allo stesso tempo ho paura di toccare un altro membro- pudicamente disse- ma anche vorrei possedere mia madre ma so che potrebbe cacciarmi da casa. Credo per lei sia abominevole»

«Tua madre non sembra una santarella, come nessuno in fondo lo è- gli spiegai- prima di quella sera venne prima a farmi un pompino. Quindi se qualcuno andasse in camera sua di notte, potrebbe pensare che sia io»

Confuso mi guardò ancora «cosa vuoi dire?»

«Semplicemente che ora vai in camera tua, dopo mezzanotte vieni da me e ti dico come possiamo fare per soddisfare questo tuo desiderio. Per l’altro ti capisco e non voglio forzarti in nessuna cosa, perché il sesso non è forzatura, ma armoniosa volontà».

Mi rimisi a letto quando se ne andò, subito dopo, giocando al pc così da non correre il rischio di addormentarmi. Non appena fu passata la mezzanotte sentii bussare pianissimo, mi diressi alla porta e aprii a Roberto che era tutto timido.

«Sei sicura? Non voglio litigare con mamma»

«Fai come ti dico, solamente quello che ti dico. Allora ora prendi dalla mia borsa delle exstension rimuovibili del mio colore te le metto poi ti metti un mio reggiseno e una mia mutandina, insieme a una goccia del mio profumo. Entra da tua mamma  piano, devi avere il passo di una donna. Ti avvicini e senza andare troppo per le lunghe la massaggi prima nell’interno coscia, poi Sali piano iniziando a baciare il ventre, delicatamente, come se appoggiassi le labbra a una pesca. Quando oramai senti che è calda toccala da fuori le mutandine, piano come se facessi un massaggio, stacci qualche minuto poi torna qui e stenditi a letto- guardandolo per qualche secondo- per fortuna sei glabro così non sentirà peli».

Uscì e io mi misi ancora a letto per qualche minuto aspettando Roberto che rientrava, cosa che successe dopo circa un quarto d’ora. Gli lasciai il letto mentre io mi misi dietro la porta, così da non farmi scoprire da lei.

Dopo qualche minuto la porta si aprì di nuovo e, nel buio della camera, sentii Clotilde avvicinarsi al letto con il passo pesante che la contraddistingue, allo stesso modo mi avvicino a lei, che da subito ha la bocca occupata. Per fortuna l’interruttore della luce è vicino al letto per cui accendo la luce, abbracciando poi da dietro Clotilde, arrivando a contatto con la sua quinta di seno.

Da subito si stacca dal cazzo e si accorge che è il figlio «ma cosa sta succedendo?»

Prima ancora che ella alzi la voce gliela tappo e mi avvicino al suo orecchio «in camera era sempre lui a toccarti per cui per ripagarlo succhialo, sei una vacca lo sappiamo entrambe quindi finisci il pompino a tuo figlio». Annui piano e continuò senza fiatare mentre i gemiti di Roberto alimentavano la camera.

«Ora mentre lo pompi metti un dito nel suo ano e continua la pompa» mentre dolcemente avvicinavo la mano di Clotilde al culo del figlio, che accarezzò con fare dolce per poi massaggiare decisa e penetrarlo con il dito medio.

Non appena il dito entrò il figlio mosse il bacino verso la bocca della madre in modo forsennato venendole in bocca «non ingoiare» le sussurrai ancora facendola alzare e iniziando a baciarla, mulinando le lingue come due forsennate. Dopo qualche istante mi guardò e senza dire nulla se ne andò dalla camera.

Non fece in tempo a chiudere la porta che Roberto mi abbracciò strusciando il suo arnese moscio sulla mia coscia. «Grazie Bea grazie» mi disse ma io lo allontanai un poco e lo baciai con la bocca inserendo al suo interno il proprio seme.

 

«Assaporalo» dissi allontanandolo da me così che potesse uscire ulteriormente confuso…

 

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Per qualche giorno non si parlò degli episodi successi in camera mia. Solo alla domenica, quando tutti e tre mangiamo insieme (quasi come una famiglia), fu Clotilde che ruppe il silenzio:

«Sentite ragazzi- ci guardò per qualche secondo non aggiungendo nessun’altra parola, prima di continuare- scusatemi per ciò che è successo giuro che non succederà mi dispiace se ho dato il peggio di me»

«Clotilde- intervenni prima che potessi finire- io non posso parlare perché non sono sua figlia, o suo figlio come vuole lei, però non ha fatto nulla di  male, ha solo soddisfatto delle voglie con delle persone maggiorenni e consenzienti»

«Mamma- intervenne Roberto subito dopo di me- ho sempre sognato una notte come quella quindi non ti devi giustificare anzi se vuoi ripeterla io ci sto eh» disse nella maniera più ingenua, tanto da farci scoppiare a ridere.

«Clò- aggiunsi io- poi se ti trovi un uomo e vuoi portarlo qui noi ce ne andiamo e vi lasciamo soli. Devi inizia a capi che non sei ne vecchia ne da buttare quindi non ti fare problemi. Ecco, secondo me, se ci fosse più sincerità vivreste meglio tu e tuo figlio»

« Credo tu abbia ragione- rispose Clotilde- non voglio più nascondere desideri e voglie ma non voglio esagerare. Inoltre ho capito che ti tratto ingiustamente- guardò Roberto- quindi mi dispiace cercherò di essere la più sincera possibile, anzi ci terrei che tutti lo fossimo»

«Ecco appunto mamma- intervenne di nuovo il ragazzo guardando prima me, poi Clotilde- devo dirti una cosa» martoriava il tovagliolo tra le mani  «ecco a me ecciti molto tu e le donne in generale ma trovo anche eccitante Bea- mi guardò di nuovo- e il suo arnese ma non so se sono bisex o se è semplicemente un’attrazione verso di lei o se mi attraggono le trans, ti prego non ti arrabbiare»

Clotilde lo guardò per qualche istante, guardando anche me, per poi allungare una mano e accarezzarlo sulla testa «tesoro mio devi essere felice tu, ecco forse dovresti aspettare e vedere cosa ti piace, per poi decidere tu».

Le cose si rasserenarono e passarono i giorni quando Clotilde ci invitò calorosamente ad uscire ed andare al cinema per tornare solo dopo un suo messaggio e così facemmo, ridendocela tra noi per l’imbarazzo che aveva Clò nel dircelo.

Guidai io verso il cinema e uscii dalla città andando a parcheggiare vicino uno stabile basso e un po’ isolato.

«Ti ho fatto una sorpresa ora chiudi gli occhi, faccio tutto io e tu non appena ti siedi aprili» così condussi Roberto all’interno di un cinema si, ma di quelli hard dove trasmettevano un film con trans, e lo guidai nella sala, posizionandoci in fondo, spostati da un lato. Fatto sedere gli dissi:«apri gli occhi»

Non appena vide cos’era rimase a bocca aperta «ma ma cosa»

«Inizia a vedere il film e se c’è qualcosa che vuoi imitare dillo, sono qui per soddisfare ciò che vuoi stasera».

Le immagini iniziarono a scorrere con un ragazzo che impersonava il solito fattorino e che trovava questa bellissima trans in intimo ad accoglierlo, discorsi banali finchè lui non mette le mani tra le gambe di lei trovando un cazzo davvero notevole che inizia a segare. Proprio in quel momento sento la mano di Roberto salirmi piano la coscia fino a sollevare piano il mio vestitino trovando il mio cazzo già in erezione, visto che le mutandine le avevo messe in borsa.

Lo tira fuori e inizia a scappellarlo dolcemente, iniziando una dolce sega guardandomi negli occhi emozionato. Non appena quello del film inizia a spompinare il trans egli si abbassa in mezzo alle mia gambe leccando la punta come un gelato, soffermandosi sulla cappella e sul frenulo per poi pompare dolcemente e andare con le mani sulle mie palle. «tesoro abbassa le mani e massaggiami l’ano vedrai come godo» gli sussurro mentre da vero maiale mi guarda facendosi uscire l’uccello dalla bocca e sbattendoselo sulle labbra rimettendolo dentro subito dopo e penetrandomi duramente con il medio.

Sul film il trans è venuto in faccia al fattorino mentre io resisto qualche istante, il tempo che le dita divengano prima due e poi tre, facendomi esplodere nella bocca di Roberto che rimane a succhiare anche dopo che sono venuta. Alza la testa dopo qualche istante si pulisce intorno alla bocca con le dita e le succhia, da vera troia.

Proprio in quel momento Clotilde ci manda un messaggio per cui torniamo a casa trovandola nuda in cucina che guarda la tv, rimanendo così interdetti per qualche istante finchè non è proprio lei a rompere il silenzio: «gentile carino ma non è durato nemmeno un minuto andandosene subito dopo e lasciandomi insoddisfatta» guardandomi delusa.

«Clo facciamo un gioco- prendo io in mano la situazione- ora io e tuo figlio ci spogliamo e dicendoci cosa vuoi che facciamo ti facciamo eccitare così puoi sfogarti» le dissi iniziando a togliermi il vestitino e rimanendo così nuda, aiutando anche Roberto a svestirsi e mostrando i nostri corpi alla madre.

«A dire la verità mi ha sempre eccitato vedere una donna che possiede un uomo, Roberto ti va di farti possedere da Bea?» Gli chiese dolcemente la madre alla quale lui annui docile.

«Bene robi ora mettiti a pecora con la faccia rivolta a tua mamma» cosa che fece dubito per cui io andai dietro di lui e iniziai a leccare il suo culo vergine penetrandolo prima con un dito, poi con due e pian piano inserendo un terzo dito così da dilatarlo bene. Mi fermai e guardai Clotilde come a chiedere l’autorizzazione.

«Roberto sei la troia di Bea vero?» chiese la madre al figlio

«Si voglio che mi apra per bene»

Spinsi allora, piano piano inserendo prima la cappella e aspettando, infine dando un colpo di reni e inserendolo tutto. Proprio in quel momento Clotilde iniziò a sfregare la mano sul clito allargando le gambe e mettendo in mostra la figona aperta a me e al figlio che muggisce come una mucca che sta per partorire.

«Aumenta il ritmo che sto per venire» mi incita la signora così che io inizi a dare poderosi colpi così che le palle sbattano sul culo di Roberto che si lascia a grida di dolore misti a piacere, bloccate dalla mano della madre che va nella sua bocca. Mano piena di umori e umida come un laghetto. Mentre continuo a incularmi il figlio, Clotilde raccoglie umori dalla sua figa facendoli leccare a Roberto. Oramai sto per venire e anche lui ha un’erezione mostruosa, tanto che Clotilde stessa si avvicina e inizia a segarlo, azione che dura pochi secondi prima che lui venga sul pavimento e io dentro di lui.

Esco velocemente e punto il cazzo in faccia alla donna che me lo succhia da vera troia raccogliendo lo sperma dal pavimento e offrendomelo così che io stessa possa assaggiare il seme del figlio.

 

Rimaniamo così per qualche istante prima di tornarcene alle nostre camere.

 

per informazioni e commenti: oliver88@live.it

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