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Questa &egrave la vera storia della mia vita e della mia scoperta graduale della mia voglia di essere umiliato e sfruttato in qualsiasi modo da qualunque essere di genere femminile.
Potete non crederci, ma tutto quello che racconterò &egrave successo davvero e sarà una scoperta incredibile anche per tutti voi.
La mia &egrave una vera e propria adorazione per le ragazze che mi ha portato e mi porta ancora adesso a obbedire a qualsiasi ordine mi venga dato da una donna.
Anche se amo tutte le donne indistintamente, ho una marcata preferenza per le ragazze apparentemente angeliche e innocenti: più una ragazza sembra dolce e insospettabile, più mi sento costretto e felice nel servirla e riverirla e soprattutto ad essere umiliato da lei.
Ma andiamo con ordine, La prima volta che capii che avevo una sessualità diversa dagli altri avevo circa 8 anni. Ora ne ho 35, ma certe cose le ricordo come fosse ieri.
Ho una sorella di 2 anni più piccola di me, si chiama Martina, che ho sempre adorato, fin da bambini, nonostante lei fosse un pò stronzetta con me. Mi faceva spesso i dispetti e si divertiva a prendermi in giro. Ma io l’adoravo lo stesso, o forse proprio per quello: la mia natura stava venendo fuori.
Era estate ed eravamo in vacanza al sud. I miei avevano affittato un appartamento in una palazzina turistica e molto affollata. Un pomeriggio, dopo mangiato, i miei riposavano mentre io e mia sorella giocavamo in un’altra stanza.
Ad un certo punto, non ricordo bene per quale motivo, nacque una discussione su un gioco che non volevo fare e lei iniziò ad urlarmi “Fifone! Fifone!”. Odiavo quando mi chiamava fifone. Ero in piedi davanti a lei e stavo per girarmi e andarmene via offeso, quando lei si aggrappò al mio costumino e me lo tirò giù in un secondo. Poi si mise a ridere, mentre io mi coprivo con le mani cercando di non cadere per via del costume alle caviglie. Mi urlava “Pisellino!”. Io mi liberai e mi tirai su il costume. Lei allora continuò “Vedi che sei un fifone? Fifone! Fifone!”. Ero arrabbiato. La mia sorellina tenera e indifesa mi teneva testa, anzi, mi maltrattava come se fosse stata molto più grande di me. Ne venne fuori una discussione che sfociò in una sfida. Lei mi sfidò ad andare in balcone senza costume. Non volevo, mi vergognavo. Sapevo che poteva esserci molta gente affacciata e soprattutto c’era il rischio che ci fosse anche la ragazzina che mi piaceva tanto e che stava nell’appartamento proprio di fronte al nostro. All’ennessimo “Fifone” della mia sorellina però non ce la feci più e accettai. Molto controvoglia mi avvicinai alla porta-finestra che dava sul balcone e l’aprii. Guardai fuori, non mi importava molto della gente, mi assicurai più che altro che non fosse sul balcone proprio lei, Sara, la ragazzina che mi piaceva tanto. Non c’era.
Presi coraggio, mi tirai via il costume con un movimento veloce e feci due passi, per arrivare al centro del balconcino. In quel preciso momento capii l’errore che avevo fatto. La mia sorellina bastardissima chiuse dietro di me la porta-finestra ridendo. Poi corse in cucina, che era proprio di fianco al salotto, aprì la finestra e iniziò a urlare “E’ nudo! E’ nudo!”
Da quel momento fu tutto un rumore di finestre che si aprivano. Tutto il vicinato satva uscendo a guardare cosa succedeva. Molti adulti, dopo aver dato un’occhiata, rientrarono in casa disinteressati. I bambini no. Trovarono la scena molto divertente. Ridevano tutti mentre io con una mano mi coprivo il pisellino e con l’altra bussavo forte alla porta cercando di farmi aprire da mia sorella.
Poi, come nei peggiori incubi, sentii che si apriva la finestra di fronte a me.
Mi girai e vidi uscire sul balcone Sara, in tutta la sua bellezza di ragazzina di 10 anni, un paio più di me, e vidi la scena come al rallenty: vidi prima la sua sorpresa, poi la sua bocca che si apriva in un sorriso e infine in una risata divertita. Era a non più di dieci metri da me.
Per l’emozione e la vergogna persi l’equilibrio e per non cadere dovetti aggrapparmi con entrambe le mani alla ringhiera. In quel momento mi trovai di fronte a lei, aggrappato alla ringhiera, tutto nudo e con il mio pisellino in bella vista. Lei mi vide benissimo e scoppiò a ridere ancor più fragorosamente.
Fu davvero umiliante, anche se dentro di me sentii un brivido che al momento non compresi. Un formicolio raggiunse il mio pisellino ed ebbi probabilmente la mia prima, piccola erezione dovuta ad un fatto realmente erotico.
Quando mia sorella si decise finalmente ad aprire rientrai correndo in casa e andai a chiudermi in camera mia.

Il giorno dopo avrei voluto starmene chiuso in camera e non vedere nessuno. Invece i miei, che non potevano capire e a cui non volevo raccontare niente, mi costrinsero ad andare in spiaggia.
Speravo di non incontrare nessuno, ma sapevo che sarebbe stato praticamente impossibile.
L’ombrellone della famiglia di Sara era poco distante dal nostro e quando arrivai lei era già lì, e non con i genitori ma con un paio di amiche. Bellissima, con il suo costumino due pezzi nonostante ancora la quasi totale assenza di seno, girata a pancia in giù con la testa rivolta verso di me. Stava sfogliando una rivista insieme alle amiche quando mi vide arrivare. Si mise subito a ridere e la vidi girarsi verso le amiche, anche loro molto carine, a raccontare quello che era successo. Lo so perch&egrave subito dopo mi guardarono entrambe e scoppiarono a ridere in modo sguaiato.
Se avevo fino al giorno prima una flebile speranza di fare colpo su Sara, quella speranza era stata spazzata via per sempre da quelle risate.
Poco dopo arrivarono tre ragazzini, di quelli che fanno rabbia perch&egrave sono carini e sicuramente bravi a fare qualsiasi cosa, venuti a invitare Sara e le amiche a unirsi a loro per un giretto o qualche gioco da spiaggia. Loro si alzarono e li seguirono. Tutte e tre le ragazzine, quando mi passarono vicino, dissero sottovoce e ridendo “Pisellino” rivolte a me. Poi se ne andarono sempre ridendo con i tre bei ragazzini a divertirsi e probabilmente a raccontare anche a loro cosa mi era successo.
Volevo morire. Però, di nuovo quel formicolio al pisellino che mi costrinse a girarmi pancia in giù sul lettino per un pò.
La vacanza sarebbe durata ancora qualche giorno, che per fortuna passò abbastanza liscio, anche perch&egrave Sara e le sue amiche avevano altro a cui pensare. Passavano sempre meno tempo all’ombrellone con i genitori e sempre più tempo con i tre ragazzini.
Sicuramente avranno anche dato il loro primo bacio, mentre io ero ancora il pisellino umiliato e deriso dalla mia sorellina e soprattutto dalla ragazzina che mi piaceva tanto. Era la prima volta che venivo umiliato da una donna che mi piaceva e, pur non capendo perch&egrave, sentii che non sarebbe stata l’ultima.
Due anni dopo, sempre d’estate, fui mandato dai miei per un paio di settimane dai miei zii nella casa al mare. Mia sorella invece era ad un campo estivo con la scuola.
Dai miei zii c’erano anche le mie due cuginette Ambra, che ha due anni in più di me, all’epoca quindi dodici, e Silvia, della mia stessa età.
Siamo sempre stati amici di giochi e mi sono sempre trovato bene con loro, malgrado fossimo di sesso differente. Gli zii invece erano abbastanza severi e di vecchio stampo, ed avevano l’autorizzazione dei miei genitori a farmi rigare dritto e a punirmi se necessario.
Sapevo quindi che le cuginette erano cresciute in un ambiente severo e avevano avuto sempre poca libertà di divertirsi e conoscere altri ragazzi, quindi erano molto contente di avermi a casa loro.
Durante un allegro pomeriggio di giochi all’aperto, le mie cuginette videro delle belle pesche appese ad un albero che faceva capolino oltre l’alta recinzione di una casa lì vicino. Era ora di merenda e mi chiesero se potevo raccoglierne qualcuna per loro.
Ovviamente, non seppi dire di no. Mi arrampicai su per la rete, atteggiandomi a grande atleta per avere l’ammirazione delle mie cuginette, raccolsi qualche pesca e la lanciai ad Ambra che ne passò un paio alla piccola Silvia.
Se le stavano già assaporando con gusto e con mia grande soddisfazione, quando il proprietario di casa mi vide. Purtroppo andò a raccontare tutto a mia zia.
Mi presi tutta la colpa, sempre perch&egrave adoravo lo sguardo di ammirazione che avevano le mie cuginette, e con quella mossa ero diventato il loro eroe. Ci pensò la zia a farmi tornare con i piedi per terra.
Era molto arrabbiata e voleva darci una lezione sul fatto che rubare &egrave male, molto male. Così volle che Ambra e Silvia vedessero cosa succede a chi fa queste cose.
Si mise a sedere su una poltrona, poi mi fece avvicinare, sempre sotto lo sguardo atterrito delle mie cuginette. Davanti a loro, mi tirò giù i pantaloncini e le mutande e mi fece mettere a pancia in giù sulle sue gambe. Le cuginette non avevano praticamente mai visto un ragazzino nudo. Per loro era una grande novità.
Poi iniziò a sculacciarmi, forte, con quelle sue enormi mani ruvide, e ogni volta che mi colpiva sentivo un forte dolore alle natiche, ma soprattutto sentivo i gemiti delle due cuginette che sembravano soffrire insieme a me. Ancora una volta ero nudo, davanti a due ragazzine, umiliato e sottomesso. Andò avanti finch&egrave il mio culetto non fu tutto rosso poi mi fece scendere e mi disse di andare in camera.
Mi tirai su mutande e pantaloncini sempre sotto lo sguardo curioso delle due cuginette e me ne andai silenziosamente in camera mia.

Qualche minuto dopo sentii bussare. Era Ambra, la grande, che mi chiedeva se poteva entrare. Acconsentii. Mi consolò e mi disse che aveva preso una crema che avrebbe potuto darmi sollievo.
“Dai tirati giù tutto che te la spalmo, vedrai che ti aiuterà”. Io ero titubante. Lei rise e disse “Ti vergogni? Guarda che ti ho già visto nudo poco fa”. Non c’era bisogno che me lo ricordasse. Lo sapevo bene. Comunque peggio di così non poteva andare, così, sdraiato a pancia in giù sul letto, mi tirai giù di nuovo pantaloncini e mutande e rimasi con culetto nudo davanti alla mia cuginetta dodicenne, che iniziava ad essere una gran bella ragazzina, come sicuramente sarebbe diventata presto anche la sorella minore. Entrambe avevano capelli neri e occhi scuri, ed una bella pelle abbronzata.
Ambra si scaldò le mani strofinandole, poi prese un pò di crema e iniziò molto delicatamente a spalmarmela sul culetto. Feci finta di soffrire un pò, ma in realtà era una goduria. Un pò per la crema, un pò perch&egrave le sue mani non erano affatto come quelle della zia. Erano soffici, lisce e delicatissime. Avrei voluto non finisse mai. Ma dopo un pò lei si fermò. Poi un pò titubante mi disse “Posso chiederti un favore enorme?”.
“Certo”, risposi. “Sei stata così gentile con me. Qualsiasi cosa”.
“Beh &egrave un pò imbarazzante… insomma, prima io e Silvia ti abbiamo visto nudo, ma di sfuggita. E, ecco, vorremmo chiederti se ti andrebbe di rifarci vedere come sei fatto.. non abbiamo mai visto un ragazzo nudo dal vero. Ma se non vuoi non ti preoccupare..”
“Nessun problema, lo faccio volentieri” dissi senza quasi accorgermene. Il mio istinto aveva deciso al posto mio. Ambra sorrise felice e disse a Silvia di entrare anche lei, chiudendosi la porta dietro di s&egrave. La zia comunque era uscita per fare un pò di spesa.
Si misero sedute sul letto in trepidante attesa. Io in piedi davanti a loro. “Vado? Sicure?” chiesi. All’unisono risposero di si, eccitate per la novità.
Di nuovo mi tirai giù i vestiti. Si avvicinarono per guardare meglio il mio pisellino. Erano a pochi cm dal mio pisellino e lo guardavano da varie angolazioni con aria un pò stupita.
“Che buffo” si lasciò scappare Silvia. Ad Ambra scappò un risolino. A questo punto mi giocai le mie carte. “E voi non mi fate vedere come siete fatte?”.
Silvia sembrava molto imbarazzata. Ambra pareva invece aspettarsi la richiesta “E’ giusto” disse rivolgendosi alla sorellina. “Dai spogliamoci anche noi”. Così dicendo si tirò giù anche lei i pantaloncini e le mutandine. Non &egrave che anche io ne avessi viste molte di ragazze nude. Rimasi un pò sorpreso nel vedere che Ambra aveva già qualche peletto che sbucava dalla pelle intorno alla sua passerina. Silvia era ancora immobile, così ci pensò Ambra: “Dai su, non ti vergognare” e così dicendo abbassò anche i vestiti della sorellina. Lei invece l’aveva proprio liscia come quella della mia sorellina Martina.
Mi stavo eccitando, e loro se ne accorsero. Silvia si mise a ridere “Ma si sta muovendo, sta diventando più grande!” disse ingenuamente. Ambra invece un pò di teoria la sapeva e così si mise a ridacchiare “Perch&egrave quello che vede gli sta piacendo” disse divertita.
Silvia istintivamente attratta da quel cosino che si muoveva allungò la mano e lo toccò. “Sentilo Ambra, &egrave duro”. Così anche la sorella maggiore allungò la sua mano e diede un paio di colpetti al mio pisellino duro. La cosa mi piaceva molto. Due ragazzine mi stavano toccando il pisello mentre io guardavo le loro patatine. Allungai la mano anche io per toccare le loro, ma in quel momento sentimmo rientrare la zia. Ci rivestimmo in fretta e loro uscirono sgattaiolando dalla mia stanza. Quella notte non dormii. Passarono tre anni prima che tornassi in vacanza dagli zii al mare. Le mie cuginette erano cresciute. Ambra aveva 15 anni e Silvia 13, come me. Entrambe stavano diventando davvero molto belle. Ambra aveva ormai un corpo formato, con due belle tettine sode che intravedevo sempre sotto le canottierine leggere che portava abitualmente d’estate. Silvia era ancora un pò acerba, ma molto carina e un pò meno ingenua dell’ultima volta.
Mi rendevo conto che iniziavo a provare una certa attrazione per entrambe e in generale per il genere femminile. M’importava poco che fossero mie cugine, le avevo sempre adorate, come adoravo la mia sorellina, e mi resi conto che ero totalmente succube di quelle ragazze. Un loro sguardo mi avrebbe potuto convincere a fare qualsiasi cosa.
In quei giorni facevo spesso gruppo con loro due e altre due loro amiche, coetanee di Ambra. Una carina, una un pò bruttina. Però mi trovavo bene con loro, ero l’unico maschietto in un gruppo di ragazzine e questo mi faceva sentire importante. Mi trattavano tutte bene, a volte un pò incuriosite da me.
La sera di ferragosto decidemmo di festeggiare in spiaggia. Insieme alle due cuginette e alle due amiche facemmo un piccolo falò in spiaggia e passammo la serata a ridere e scherzare. Io mi stavo prendendo una cotta per Maria, l’amica carina. Cercavo di fare colpo tirando fuori battute divertenti, e un pò ci riuscivo pure. Ad un certo punto vidi Maria avvicinarsi all’orecchio di Ambra e sussurrarle qualcosa. Ambra rise e annuì divertita. Poi entrambe fecero lo stesso con Silvia e l’altra amica. Tutte e quattro sembravano essere complici di qualcosa che ancora non capivo.
Proposero un gioco, simile ad obbligo e verità, dove ognuno però doveva rispondere la verità alla stessa domanda. Così, tra una domanda e l’altra, venne fuori il racconto di quello che ci era successo tre anni prima, con ovvio leggero imbarazzo sia da parte mia che da parte delle mie cuginette. Maria invece sembrò divertirsi molto a quel racconto. Ero abbastanza sicuro che anche lei iniziasse a provare qualcosa per me. Poi Maria disse “Stavolta facciamo obbligo! Voglio che ci tiriamo su in piedi, ci spogliamo e corriamo a fare il bagno nudi!” poi rivolto a me “eh, non mi sembra giusto che voi vi siate visti nudi e noi no” e dicendolo mi sorrise compiaciuta. Tutte le ragazze risero complici. Io non capivo più niente. Da una parte il solito imbarazzo nello spogliarmi, ma dall’altro stavolta avrei visto nude ben quattro ragazze, e non più bambine, ma ragazzine con i loro corpi già in parte formati. Accettai, ovviamente. 3 … 2 … 1 … giù i costumi!
Ingenuo, ero caduto nella trappola, anche se forse sapevo ma volevo comunque caderci.
Ovviamente loro fecero finta mentre io mi calai giù il costume e lo buttai dietro di me, prima di rendermi conto che loro non l’avevano fatto.
Ero di nuovo nudo davanti stavolta a quattro ragazze che mi stavano fissando divertite.
Scoppiarono a ridere tutte insieme. Io cercai il mio costume per rivestirmi ma Maria mi urlò “Fermo, non puoi! Ti sei fatto fregare e quindi devi fare penitenza!”
Aveva uno sguardo diverso, sembrava diventata più crudele. Stava sogghignando, forse pregustando di avermi totalmente in suo potere.
Io non riuscivo a reagire. Mi immobilizzai e rimasi così, nudo, davanti a loro. Non mi stavo neanche coprendo con le mani.
Maria continuò “Allora, prima di tutto devi restare nudo finch&egrave non ti diamo il permesso noi di rivestirti”. Mi tremavano le gambe e mi batteva forte il cuore.
“Poi” proseguì lei “voglio che dai un bacio, un bacio vero, a … Elisa!” l’amica brutta. Merda. Avevo sperato di dover baciare proprio Maria, invece quella perfida mi faceva baciare la sua amica. Evidentemente piacevo a Elisa, non a Maria. Per lei ero solo un giocattolino che la faceva divertire. Provai a protestare senza convinzione ma lei non cambiò idea e anzi, mi intimò con forza di farlo alla svelta altrimenti mi avrebbe fatto tornare fino a casa senza niente addosso. Le mie cuginette ridevano nel frattempo.
Così, completamente nudo, con la luce del falò che rendeva ben visibile tutto di me, mi avvicinai a Elisa, che sembrava essere molto eccitata dalla cosa, e iniziai goffamente a baciarla. Il mio primo bacio. E invece di darlo a Maria, lo davo alla sua amica brutta, proprio davanti alla ragazza che mi piaceva e che rideva divertita prendendomi in giro. Fu umiliante, ma ovviamente in parte mi piacque. Mi resi conto che davvero mi piaceva fare quello che le ragazze mi chiedevano. Continuavo ad avere nella mia bocca la lingua di quella ragazza bruttina, mentre guardavo le mie cuginette e soprattutto Maria che ridevano senza ritegno.
Poi finalmente mi fecero smettere. Elisa sembrava molto contenta. Maria a quel punto disse che stavolta si sarebbero davvero spogliate per fare il bagno. Mi fecero girare per non guardare e io obbedii. Mi lanciarono contro i loro costumi e corsero verso l’acqua. Quando si furono tuffate tutte, con l’acqua e il buio che le copriva, mi dissero che potevo girarmi e raggiungerle.
Così corsi tutto nudo e mi tuffai anch’io. Giocammo per un pò, ci divertimmo, una volta superato l’imbarazzo iniziale. Tra un gioco e l’altro almeno mi capitò di sfiorare i loro corpi e mi successe pure di sfiorare con una mano il seno di Maria, che non disse nulla e non protestò. Era sodo e liscio, fu un momento stupendo. Mi eccitai, proprio quando le ragazze, che iniziavano ad avere freddo, dissero che era ora di uscire. Nel farlo, potei ammirare nella penombra i loro splendidi sederi sodi. Il mio pisellino si indurì, così restai in acqua imbarazzato. Le ragazze si rivestirono. Maria si girò verso di me urlando “Allora non esci? Ah ah ho capito cosa &egrave successo!! Ce l’hai duro e non vuoi farti vedere!!” sembrava a suo agio con quel tipo di linguaggio, mentre le altre tre erano imbarazzate forse quanto me.
Io cercai di giustificarmi e chiesi loro di andare avanti che le avrei raggiunte.
Maria a quel punto mi diede il colpo di grazia “Hai paura che ti veda eccitato? Credi che non ne abbia già visti di piselli duri?” non potevo credere a quel che stavo sentendo. Pensavo che fosse un’ingenua ragazzina, invece sembrava aver già avuto esperienze. Continuò “Ne ho già visti, credimi. E anche più grossi del tuo. Anzi, sono sicura che tutti quelli che ho visto erano più grossi del tuo pisellino!!” e scoppiò a ridere. Le altre risero della grossa insieme a lei. Sembrava avere un’influenza maligna anche sulle mie tenere cuginette. Mi stavano umiliando e prendendo in giro, e più lo facevano più non potevo uscire dall’acqua perch&egrave mi eccitavo sempre di più.
A quel punto le vidi confabulare, poi si salutarono “Ci vediamo domani!” dissero insieme. Vidi Maria raccogliere il mio costume “Ciao pisellino, buon rientro a casa tutto nudo!” disse ridendo. E si allontanò con l’amica roteando sulla testa il mio costume a mò di trofeo. Ambra, mia cugina, mi disse che mi avrebbero aspettato a casa e si allontanò con Silvia, la cuginetta, che stava ridendo ancora insieme a lei.
Mi toccò tornare a casa tutto nudo, cercando riparo dove potevo e facendo tutte le strade più buie. Per fortuna la strada era poca e comunque deserta. Ma fu in ogni caso un’esperienza umiliante.
Quando arrivai a casa le mie cuginette mi aprirono la porta sempre ridendo. Corsi in camera mai, tremante per l’emozione. Sdraiato nel letto, sentii le loro risatine dall’altra stanza per un pò, finch&egrave non si addormentarono. A quel punto, ancora molto eccitato, mi toccai. Venni pochi minuti dopo e sprofondai in un sonno profondo. Tornato a casa, continuai a sentirmi ogni tanto al telefono con le mie cuginette. Chiedevo anche di Maria, per cui avevo ancora una cotta. Loro mi raccontavano delle sue avventure e del fatto che lei fosse molto più libertina di loro. Mi chiesero scusa per quella sera ma io le rassicurai che mi ero comunque divertito. Loro rimasero un pò stupite ma in fondo contente di non aver rovinato il bel rapporto che c’era tra noi. Bel rapporto che si mantenne intatto nel tempo.
Passarono un paio di anni in cui gradualmente mi confidai sempre di più con loro e raccontai loro della mia eccitazione di quella sera e del fatto che avrei voluto essere di nuovo lì con loro ed essere usato per i loro giochini.
Crescendo, anche loro assunsero consapevolezza e iniziarono a giocare con me al telefono, dicendomi frasi maliziose o dandomi qualche ordine.
Così successe che un paio di anni dopo Ambra, che aveva 17 anni e ormai sapeva come girava il mondo, mi ordinò al telefono di tirarmi fuori il pisello e toccarmi. Fui piacevolmente sorpreso dall’ordine e lo eseguii senza neanche pensarci su. Ero eccitatissimo. Lei sembrava molto divertita e intanto raccontava alla sua sorellina quello che mi aveva detto di fare.
Me ne stavo lì, sdraiato sul letto, con pisello duro in mano e mi toccavo. Improvvisamente vidi un flash. Mi girai e vidi la mia sorellina Martina, tredicenne molto carina e bastardissima, con in mano una macchina fotografica. Rideva “Ahahah segaiolo!! Ora ho una foto di te col pisellino in mano!! Ahahah pensa quando la vedranno tutti a scuola!”.
“No ti prego” la implorai mentre cercavo di coprirmi. “Dai non farlo, così mi rovini la vita” le dissi. “Ti prego, farò qualsiasi cosa. Ti prego!”
“Qualsiasi cosa” disse lei pensierosa “ok, da oggi eseguirai qualsiasi mio ordine”.
“Si promesso, davvero, quello che vuoi”. Mi rendevo conto che finch&egrave aveva quella fotografia in mano mi avrebbe tenuto per le palle.
Una cosa va detta, io sono strano, ma sarà una cosa genetica, perch&egrave pure lei sviluppò fin da ragazzina degli istinti non propriamente normali per una ragazzina della sua età. Solo che mentre io crescevo con la voglia di servire, lei cresceva sempre più con la voglia di dominare.
Oltretutto cresceva bene anche fisicamente. Iniziava ad avere un pò di seno, due gambe lunghe e sottili, un bel viso con un dolce nasino all’insù e lunghi capelli biondi che spesso pettinava o con una lunga coda o con due treccine ai lati.
Per un bel periodo mi diede ordini ridicoli, tipo prepararle la merenda o farle i compiti.
Poi un giorno, di ritorno dall’allenamento di pallavolo, mi ordinò di svuotarle la borsa e di mettere i panni sporchi nel cesto da lavare.
Tirai fuori i suoi vestiti e fui subito travolto dall’odore di sudore e di vestiti sporchi. E ne fui inebriato.
Tirai fuori i pantaloncini e la maglietta e, dopo una veloce annusata, li misi nel cesto. Poi tirai fuori i calzini di spugna, umidi, e senza esitare me li attaccai al naso per sentire tutto quell’odore entrarmi dentro. Mi stavo di nuovo eccitando. Infine, col cuore che tremava, tirai fuori le sue mutandine. Non molto sexy a dire il vero, mutandine sportive, bianche. Ma odoravano di sudore e di qualcosa che ancora non avevo mai sentito o assaporato. Ero in estasi. Il mio pisello iniziava a spingere contro la tuta e la gonfiava visibilmente. Mi avvicinai le mutandine alla faccia e dopo averle annusate per bene inizia pure a leccarle.
“Ma cosa fai? Sei un maiale!!” urlò la mia sorellina che mi stava spiando a mia insaputa.
Cercai di giustificarmi ma ormai ero sputtanato. Lei non sembrava arrabbiata, ma più che altro divertita. E aveva un ghigno da malefica che le si stava stampando in faccia.
“Ti piacciono le mie mutandine? Bene, mettitele allora” mi ordinò ridendo. Cercai di protestare ma mi urlò contro ricordandomi della foto.
Non avevo scelta, mi spogliai, di nuovo, davanti alla mia sorellina e mi misi le sue mutandine. Lei mi scattò un’altra foto. Mi teneva sempre più per le palle.
Mi ordinò di seguirla in camera. Si sedette sul letto e mi fece mettere in ginocchio davanti a lei. “E così ti piace il mio odore eh? Sai che sei proprio un maiale vero?”
“Si” risposi io “mi piace il tuo odore e sono un maiale”. Lei mi guardò ridendo “interessante, e io ti piaccio quindi?”.
La guardai adorante “Si, sei bellissima e mi piaci un casino”.
Lei gongolava. Mi teneva per le palle e aveva un ragazzo che la adorava. Viste le sue inclinazioni, era una specie di gita al parco giochi.
“Quindi ti piace tutto di me?”. “Si” le risposi io ormai totalmente sottomesso “tutto quanto. Il tuo viso, i tuoi capelli, le tue gambe, la tua pelle, il tuo odore, la tua voce.. “.
“Ho capito” mi fermò lei “bene, molto bene. Mi sa che da oggi ci divertiremo molto io e te. Se ti piace tutto di me ti piaceranno anche i miei piedi” e così dicendo allungo il suo splendido piedino, avvolto in una calzetta rosa con disegnati dei cuoricini rossi, verso di me. Non ci fu neanche bisogno di dirmi niente. Lo presi tra le mani e iniziai a strofinarlo sulla mia faccia,dandogli bacini amorevoli. “Ora toglimi la calza, maiale!”. Così feci. E scoprii il suo bellissimo piedino di ragazzina, con la pelle ancora liscia e setosa. Lo baciai felice.
“Leccalo. Tira fuori la lingua, se &egrave vero che ti piace tutto di me” mi disse. Non me lo feci ripetere.
Leccai tutto. Il dorso del piede, il tallone, la pianta del piede (cosa che la fece sobbalzare per il solletico), poi le dita, che mi infilai in bocca ad una ad una. Poi lei mi infilò quasi a forza tutto il piede in bocca, facendomi quasi soffocare. Dio, che sapore meraviglioso. Ero un felice 15enne sottomesso alla sorellina 13enne che mi obbligava a leccare i suoi piedi mentre me ne stavo in ginocchio, quasi nudo, con indosso le sue mutandine usate. Riuscite a immaginare niente di più eccitante? Io no, o quasi. Perch&egrave lei a quel punto fu presa da una specie di estasi di dominazione.
“Tirati via quelle mutandine, maiale”. Così feci e restai completamente nudo davanti alla mia sorellina. “E non provare a toccarti il pisellino davanti a me! Ahahah guarda lì quanto sei buffo tutto nudo! Se ti vedessero i tuoi amici, sottomesso alla tua sorellina! Ahahaha che pisellino buffo che hai. Vorrei che ci fossero le mie amiche… quanto ci divertiremmo a prenderti in giro. Ora vediamo se davvero ti piace tutto di me” e così dicendo prese il bicchiere vuoto che aveva sul comodino e iniziò a sputarci dentro. Due, tre, quattro volte. Continuò finch&egrave non ci fu almeno un dito di saliva.
Poi mi guardò malignamente “Ora apri la bocca!”. Provai timidamente a protestare, poi mi arresi e spalancai la bocca. Lei avvicinò il bicchiere alle mie labbra, poi versò tutto il contenuto nella mia bocca. Era viscido, ed aveva un sapore strano. Inzialmente mi fece un pò schifo. Mi rendevo conto che era la saliva di un’altra persona.
“Non sputare! Guai a te! Ingoia tutto!” mi urlò contro. Così feci, Mandai tutto giù. Non fu così difficile. Evidentemente avevo una soglia del ribrezzo molto alta.
“Sei veramente un maiale. Ora vattene in camera tua a toccarti, porco. Quando avrò bisogno di te ti chiamerò, e tu dovrai scattare immediatamente, capito?”.
“Certo” risposi sottomesso “sono sempre a tua disposizione per qualsiasi cosa”.
Mi alzai, sempre nudo, per andarmene “Non così” mi disse “a quattro zampe fino in camera tua”.
E così, gattonando, mi allontanai da lei, col culo per aria e il pisello a penzoloni, mentre lei rideva e mi dava calci sul sedere per farmi uscire.
Da quel giorno sarei stato per sempre succube della mia splendida sorellina. Nel periodo successivo continuai a servire la mia sorellina in tutto e per tutto. Non c’era neanche più bisogno che mi ricattasse, ormai ero suo schiavo ed eseguivo gli ordini senza quasi protestare, e se protestavo, lo facevo per rendere il gioco più divertente e la punizione più severa. Volevo essere sottomesso a lei.
A volte mi sculacciava, oppure mi usava come poggiapiedi mentre guardava la tv. A tavola spesso, mentre i miei non guardavano, mi sputava nel piatto o nel bicchiere e poi mi sorrideva complice. Io mi divertivo a fare il suo schiavo, ma lei si divertiva un mondo a schiavizzarmi.
Non vedevo l’ora che i miei ci lasciassero a casa da soli, perch&egrave sapevo che quello era il momento in cui avrei dovuto eseguire i suoi ordini. La cosa divertente &egrave che, essendo io il fratello maggiore, quando i miei uscivano di casa davano a me il comando e l’ordine di badare a lei. Non potevano minimamente immaginare quale fosse la verità.
Un pomeriggio di inizio estate in cui faceva già abbastanza caldo, mi chiamò in salotto (i miei erano ovviamente a lavorare). Stava guardando un film in tv. Mi ordinò di spogliarmi completamente ed io eseguii. Anche lei non era poi così vestita. Visto il caldo lei girava per casa con le infradito, in mutandine e canottierina. Mi fece mettere a quattro zampe davanti al divano, con la faccia verso la tv e il culo verso di lei. Poi mi disse di stare fermo lì e mi poggiò i piedi sulla schiena. Il film alla tv aveva delle scene un pò spinte e a un certo punto ebbi la netta sensazione che lei si stesse eccitando. Non riusciva a tenere ferme le gambe e sentivo i suoi piedini muoversi sulla mia schiena.
Sentivo dei gemiti provenire da dietro di me.
Sembrava non riuscire più a trattenersi e infatti la sentii mugugnare “Oddio, non ce la faccio più. Basta. Girati e leccami i piedi!”. Sempre a gattoni mi girai e iniziai a leccare voglioso i suoi piedini meravigliosi e leggermente sudati per il caldo. Mentre leccavo ogni cm che mi veniva offerto, alzai lo sguardo e vidi che aveva una mano sotto la canottiera e una dentro le mutandine. Si stava toccando. Era una visione meravigliosa.
“Sono così eccitata che ti concedo di guardarmi oggi” mi disse sempre con la voce un pò affannata. E così dicendo si alzò la canottiera e si fece guardare mentre si accarezzava il suo splendido ed acerbo seno piccolo e sodo.
Con l’altra mano continuava a toccarsi la patatina. Io stavo impazzendo, era magnifica e sexy, era la mia sorellina e io la stavo guardando mentre si toccava praticamente nuda. Quel “praticamente” scivolò via un minuto dopo, quando lei decise di tirarsi via le mutandine che evidentemente la infastidivano.
Vidi la sua patatina rosa e bagnata. Uno spettacolo indescrivibile.
Lei afferrò la mia testa con entrambi i piedi e mi trascinò letteralmente tra le sue gambe. Ero ormai a pochi cm dalla sua patatina, ne sentivo l’odore.
“Leccamela!!” urlò come se fosse posseduta “Leccamela subito!!”. Mi ci fiondai senza farmelo ripetere.
La cosa più buona del mondo. Stavo leccando la mia prima passera e la cosa andava anche al di là delle mie più rosee aspettative. Avrei potuto stare lì per giorni, ma non fu necessario. Perch&egrave lei era così eccitata che dopo pochi colpi della mia lingua venne rabbiosamente, prendendomi quasi a schiaffi. Poi si gettò all’indietro, sfinita, sul divano. Io stavo dando gli ultimi colpi di lingua per ripulirla.
Con il piede mi allontanò. “Ho la pipì” disse “ma non ce la faccio ad alzarmi.”.
“Ci penso io ” dissi senza quasi pensare. Corsi in cucina e presi un grosso contenitore largo e di plastica. Tornai in salotto e le dissi che poteva farla lì.
Si spostò più verso il bordo del divano, mentre io tenevo il contenitore sotto di lei, e improvvisamente iniziò a spruzzare copiosamente. Cercai di inclinare il contenitore per non farne uscire neanche una goccia. Quando ebbe finito posai il contenitore sul pavimento.
“E la carta igienica?” chiese lei. “L’ho dimenticata, scusami”.
Lei sorrise “Sai cosa vuol dire questo, vero?” indicando la sua patatina che aveva delle goccioline di pipì che stavano per cadere.
Mi avvicinai di nuovo a quella meravigliosa passerina e senza la minima preoccupazione iniziai di nuovo a leccarla, ripulendola tutta.
“Bravo il mio cagnolino” disse lei ridendo “proprio bravo. Dai, a cuccia ora. Adesso avrai sete, perch&egrave da bravo cagnolino non bevi dalla ciotola?” ed indicò il contenitore pieno della sua pipì.
Ormai ero talmente estasiato da lei che non mi ponevo alcun problema. A quattro zampe, avvicinai come un cagnolino la mia faccia alla sua pipì. L’odore mi travolse, ma mi eccitò anche.
E, sempre come un cagnolino, tirai fuori la lingua e iniziai a leccare la pipì per bere come fanno i cani. Il sapore era forte e abbastanza cattivo, ma il pensiero che fosse la pipì della mia piccola padrona mi eccitava così tanto che non mi fece per niente schifo, anzi.
Non me la fece bere tutta, era troppa. Mi ordinò di andare a buttare quella che restava nel gabinetto.
Mentre uscivo dalla stanza mi disse ghignando “E così fai pure questo per me. Buono a sapersi” e rise.
Uscii dalla stanza per andare a buttare la sua pipì nel water. Mentre la versavo, anche se lei non era lì a guardarmi, intinsi nuovamente la lingua in quella meravigliosa bibita. Poi, senza sciacquarmi la bocca mi accucciai ai piedi del divano e lasciai che lei mi poggiasse nuovamente i piedi sopra. Mentre io avevo ancora in bocca il sapore della sua meravigliosa patatina e della sua pipì. Due sapori che volevo fortemente riassaporare al più presto.

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